UN APPASSIONANTE THRILLER PER RAGAZZI
di
Annalisa Strada
BIOGRAFIA DELL’AUTRICE
Annalisa Strada è nata ad Adro il 13 maggio del 1969.
Dopo la laurea in lettere, ha lavorato nel mondo dell’editoria, occupandosi nei
settori più svariati. Dagli inizi degli anni duemila comincia a adoperarsi nell’arricchimento
del catalogo della letteratura per bambini e ragazzi del nostro paese, come
scrittrice.
Annalisa è anche una professoressa di scuola
secondaria di primo grado, molto amata dai ragazzi; la cosa è piuttosto ironica
dal mio punto vista… ma questo lo potranno intendere solo i lettori della
storia di Nilla, che qui vi andrò a presentare.
Alcuni dei suoi numerosi libri hanno guadagnato premi
assai importanti. Nel 2014, Annalisa Strada vince il Premio Andersen, il più
prestigioso riconoscimento italiano attribuito nell’ambito della letteratura
per ragazzi.
Attualmente, l’autrice vive in provincia di Brescia
con il marito e la figlia.
INTRODUZIONE
Il romanzo è stato pubblicato nel 2019 da Pelledoca
Editore.
La mia scelta di “adozione” ha preso spunto da una
situazione molto particolare, carina… oserei dire: la Pelledoca ha pubblicato
su Instagram, tempo fa, dei post interattivi che avevano come argomento la
paura. Si chiedeva ai lettori quale fosse la loro paura, in base alla risposta
veniva proposto un consiglio di lettura. Io ho risposto nominando il buio. La
mia non è una vera e propria paura ma un disagio fisico, un cenestesico tilt.
Non a caso, un capito di questo libro s’intitola
proprio Buio. Sì, a un certo punto la nostra protagonista deve
destreggiarsi nelle tenebre: forse è scattato il salvavita, o forse no. Cosa è
accaduto?
L’idea del buio è corroborata dalla materialità del
libro: la sovraccoperta presenta le tinte del blu e del nero, e viene
rappresentata in modo stilizzato la condizione della povera Nilla nel momento
più alto di terrore. L’illustrazione è di Andrea Settimo. La scoperta curiosa
si fa se si estrare il volume dalla sovraccoperta: accidenti! la copertina vera
e propria è completamente bianca, con il titolo in nero. Una bella
contrapposizione che richiama alla mia mente anche il contrasto tra la pura
innocenza della protagonista e l’oscurità inattesa dei segreti e delle atroci e
turpi azioni che si celano tra le pagine di questa storia.
Un quartiere come tanti, lontano dal caos del centro,
può essere qualcosa che non sembra? La realtà supera di gran lunga la fantasia…
perché implica in sé l’imprevisto. Quest’ultimo è sempre un
motore che mette in evidenza movimenti che prima non erano percepibili, e spesso
fa venire allo scoperto molti fatti ed eventualità di cui non ci saremmo mai
accorti, diversamente.
UNA LUNGHISSIMA NOTTE è un thriller, diciamolo con
sicurezza. Sarà anche indirizzato ai ragazzi ma credo sia adatto a tutti, da
una certa età in su. Il romanzo narra una storia che potrebbe verificarsi; per
questo motivo appare come un monito ma, badate bene, ci si diverte grazie a una
scrittura perfetta e a una protagonista meravigliosa nella sua “normalità”. Si
potrebbe dire che in una notte, anzi devo dire in una notte e in giorno di due
anni dopo, Nilla vede la sua formazione e la sua crescita esplodere per cause
di forza maggiore. Ma lei… prima un po' infantile, come ha diritto di essere,
diventa poi una cittadina, un esempio di intelligenza emotiva e creativa, di
caparbietà e rettitudine. Ma all’inizio… QUANTA PAURA!
UNA SBIRCIATA ALLA TRAMA, TRAMITE
L’AUSILIO DI UNA TORCIA
Nilla ha tredici anni, dopo una gloriosa mattinata in
cui è riuscita a sfidare l’antipatica professoressa di storia, la prof. Martinelli,
torna a casa piena del senso di vittoria amplificato delle numerose pacche
sulla spalla ricevute all’uscita da scuola.
Tornata a casa si accorge che la mamma non c’è: nessun
problema, tra le mille distrazioni e corse di una quotidianità che si divide
tra l’organizzazione minuziosa e il disordine una dimenticanza, riguardo a un
cambio di programma, ci può stare. Ora, l’importante è andare a dar da mangiare
a Gullo, il Retriever un po' appesantito dalla vita familiare. In genere Gullo
corre al primo scossone dato alla confezione del cibo; una strana scoperta:
anche Gullo non c’è.
Nilla si ritrova da sola. Iniziano timidi tentativi di
contatto con la madre: il cellulare, però, non restituisce a Nilla nessun
feedback confortante, solo le numerose notifiche dei gruppi silenziati e delle
catene mandate compulsivamente dalla sua amica Valeria.
A questo punto tanto vale prepararsi da mangiare. I gesti
meccanici della routine sembrano il modo migliore per affrontare l’annidarsi
del timore, della paranoia. Piatto, acqua che bolle… ma con un po' troppa calma.
“È
inutile, aveva ragione Jerome K. Jerome (al momento il suo scrittore
preferito): se aspetti che vada in ebollizione, l’acqua resterà tiepida apposta
per farti un dispetto. Jerome diceva che non bisogna mai far capire all’acqua
che la si sta aspettando perché è sottilmente perfida.”
Effettivamente, quando si è inquieti tutto sembra
remarti contro, tendando di infastidirti. Sì, anche l’acqua messa su per un
piatto di spaghetti da consumare in bianco con un po' di olio e origano. Tra i
sughi pronti, sistemati in dispesa per dare una parvenza di organizzazione a
una casa che deve far fronte a diverse difficoltà, Nilla sceglie di non
prendere quello alla boscaiola: è il preferito della mamma, sarebbe meglio consumarlo
insieme, dato che sono sempre loro due da sole.
Il papà di Nilla è dovuto andare a lavorare molto
lontano, sulle navi da “crociera. Un bravo chef non poteva non cogliere questa
occasione, così almeno consigliò la mamma di Nilla: la famiglia era in forte
crisi economica… e la sorella maggiore di Nilla aveva ormai programmato un
viaggio studio in Nuova Zelanda. La mamma pare essere riuscita a pensare a
tutto, mentre dalla sua scrivania zeppa di oggetti e fogli continua a portare
avanti il suo lavoro da scenografa, un’occupazione probabilmente destinata ad
estinguersi.
“Nilla
abitava in una casetta a schiera, identica a tutte le altre della fila. Ognuna
con il proprio giardinetto delimitato da siepi basse le cui foglie ingiallite
ricordavano che all’inverno mancava una manciata di giorni.
Quella
serie di tetti e giardini era l’ultima propaggine di un quartiere relativamente
nuovo e mai ultimato, che si spingeva verso il vuoto della periferia.”
Nel mondo odierno, i contatti con i vicini sono rari,
guardinghi. Anche nel mondo di Nilla le cose vanno così. Una coppia è assai
inquietante… fortuna che c’è Marta, la quale rassicura Nilla di aver visto la
madre al mattino, con Gullo al guinzaglio. Marta manifesta la sua sincera
disponibilità imponendo alla ragazzina di chiamarla per qualunque necessità.
Quella sera la vicina sarebbe andata dai suoceri, ma il suo cellulare resterà
accesso.
Quanto può apparire rassicurante il vecchio gesto di due
mani che si asciugano strette in un grembiule, lì, all’ingresso di una casa
qualunque; poi se sopra le mani svetta un sorriso… forse Nilla avrà un’alleata.
Purtroppo, le cose andranno di male in peggio:
“Sentì
che le attecchiva dentro la piantina malevola della preoccupazione, che
allungava solerte le sue radici insidiose.”
Nella confusione, e nella solitudine, Nilla prende coraggio
e cerca di contattare anche la sua babysitter, Marta.
Marta è una ragazza di diciotto anni che di certo non
sogna di badare per sempre a dei ragazzini. Con Nilla i rapporti sono tesi,
soprattutto da quando la nostra protagonista giocò un brutto scherzetto a
Marta, ovviamente nulla di grave, ma per una diciottenne l’opinione dei propri
amici è assai importante.
Marta ha un fidanzato, Jacopo. Entrambi sembrano dei
ribelli, così vestiti di abiti e accessori da piantagrane; proprio quella
mattina, i due hanno avuto un brutto litigio davanti alla scuola di Nilla. Nel
trambusto si fa strada di corsa anche la professoressa Martinelli, la madre di
Jacopo.
I due giovanissimi fidanzatini sempre in groppa a uno
scooter, che sogna di essere un’Harley, parteciperanno alla lunghissima notte
di Nilla. Qualcuno si farà molto male.
“Aprì
il frigo, prese la busta dell’insalata si voltò vero il tavolo e…
Buio.”
Quando cala la sera, la nostra protagonista dovrà affrontare
un altro nemico invisibile oltre alla paura: il buio.
Il contatore della corrente pare essere un traguardo impossibile,
proprio perché bisogna raggiungerlo proprio quando la corrente non c’è. Di
notte… ogni oggetto può proiettare ombre che si fanno figure, paurose parvenze.
Nilla, però, è una ragazzina anche molto pragmatica.
In quella situazione, però, tutti si sentirebbero smarriti e divisi tra la volontà
di non creare allarmismi e la voglia di dare l’allarme con forza.
“È
normale che scendere sotto il livello della terra faccia paura. È il luogo dei
morti, dei vermi, della decomposizione e dei demoni.”
La citata normalità si trasformerà in anomalie, in
anormalità, in domande che troveranno risposte inaspettate e terribili.
Il lettore deve essere paziente come Nilla, ogni nodo
verrà al pettine, anche se una tredicenne che indugia nello spazzolarsi fieramente
i lunghi capelli… non poteva immaginarlo.
Umanità, coraggio, spirito di critica e analisi. La
crescita di Nilla verrà stimolata da una serie di brutti eventi che cambieranno
molte vite, anche se qualcosa di buono scaturirà anche dagli eventi negativi:
dopotutto la vita è fatta di luci e ombre.
Qui, attraverserete entrambe.
ANALISI E OSSERVAZIONI
Il racconto della vicenda di Nilla si divide in due:
abbiamo la narrazione da parte di una voce esterna che riporta gli eventi scoperchiando
i pensieri dei personaggi e anche quelli del lettore, lanciando riflessioni e
considerazioni quasi confidenziali, giuste e stimolanti; tra le pagine vediamo
interpolate anche delle interviste, scritte in caratteri diversi, fatte ai
diversi attori, principali e secondari, della brutta questione che ha coinvolto
Nilla. Le interviste si rivelano spaccati curiosi e assai arricchenti: oltre a far
parlare i personaggi, che si mostrano aldilà degli stereotipi esterni, contribuiscono
all’evoluzione della storia diventando sequenze narrative autonome e al
contempo integrate. Le interviste sono state fatte settimane dopo la conclusione
delle indagini.
Sì, si parla di indagini, avvocati, giudici e polizia.
Quando un poliziotto interroga Nilla ci viene davvero
da chiederci cosa avremmo risposto al suo posto.
Un reato? Un delitto? Il nero snodo della storia è
qualcosa che tocca temi terribilmente attuali, e questo fa meritare il nostro plauso
a un testo che parla di vite normali toccate da dolori, e da ignominie non
troppo lontane, se solo riusciamo ad aprire gli occhi e a fare un po' la nostra
parte nella verità, come farà Nilla.
UNA LUNGHISSIMA NOTTE è un libro per ragazzi che sa anche parlare forte e chiaro agli adulti. Si parla delle scelte giuste e delle scelte
sbagliate, e di quanto additare i giovani come a una sciagura sia forse un modo
per non farsi il giusto esame di coscienza. Questo non è solo un racconto per
ragazzi… è una rivincita dei ragazzi! Contro ogni stereotipo; contro ogni scenografia
divisa tra case tutte uguali, parchetti abbandonati, sogni edilizi mai terminati,
posti definiti “di nessuno”.
“Se
non fosse stata una ragazza ragionale, avrebbe potuto credere anche in qualcosa
di sovrannaturale.”
Il romanzo ha un sottotesto raffinato, ben inserito,
fino a diventare un insegnamento e un terapeutico discorso di cui ci si accorge
passo per passo. Qui abbiamo un piccolo trattato sulla paura e i suoi effetti. È
noto come non guardare in faccia i propri timori sia un modo per alimentarli,
il nostro stesso corpo passa da fisiologici segnali di allarme a malessere vero
e proprio.
La forza della narrazione viene da concreti
suggerimenti di reazioni, proposti attraverso i pensieri e le azioni di Nilla:
il celato trattato sulla paura cede spazio alla spinta motivazionale di un manuale di
crescita personale.
“La
paura ha due effetti contrapposti: ti frena e ti accelera.”
Ma badate bene, la nostra protagonista non si darà
certo per vinta:
“Era
l’ora di diventare parte attiva dell’attesa.”
Consiglio questo thriller per la scrittura coinvolgente,
chiara, matura ed estremamente stimolante. Non veniamo solo avvinti da una storia
perfettamente ideata e tessuta, possiamo anche imparare molto, e questo vale
per giovanissimi e adulti, perché spesso la banalità non fa parte esclusivamente
di ciò che è rassicurante. Anche qui:
“Il
resto era stato banale, come spesso è il male.”
Vi lascio con uno spezzone dell’intervista fatta ad
Andrea Soriani, il padre di Nilla:
“QUALI
CONSIGLI DAREBBE AI RAGAZZI CHE DOVESSERO TROVARSI NELLE STESSE CONDIZIONI DI
NILLA?
Non
state soli. Andate da parenti, amici, compagni di classe e cercate aiuto presso
un adulto. Mentre cercate una soluzione, fate come Nilla: appellatevi alle
vostre risorse interiori e non smettete di essere parte attiva. Mai
abbandonarsi alla disperazione.”
Grazie!