IL ROMANZO PER RAGAZZI IL CERCHIO MAGICO
CENNI BIOGRAFICI
Susanna Tamaro nasce il 12
dicembre del 1957 a Trieste. La famiglia appartiene all’ambiente borghese.
Lontana parente di Italo Svevo, Susanna ha due fratelli: Stefano, il maggiore,
e Lorenzo, il minore.
Dopo il diploma magistrale,
grazie a una borsa di studio, inizia la sua formazione presso il Centro
Sperimentale di Cinematografia di Roma; si diploma in regia e inizia a
collaborare saltuariamente con la RAI. Susanna ha difficoltà a trovare una
collocazione stabile perché il suo titolo di studio non è riconosciuto come
laurea. Il suo carattere poliedrico e particolare si nutre di stimoli di ogni
genere… tra i quali vi è anche il Karate.
Esordisce nel mondo della
letteratura nel 1989, grazie a un’iniziativa dell’editore Marsilio, rivolta agli
emergenti. Il suo romanzo d’esordio La Testa fra le nuvole (titolo
iniziale La Dormeuse electronique) viene rifiutato ventotto volte prima
di essere letto direttamente dal direttore della Marsilio. Il libro viene pubblicato
e l’editoria si accorge di questa autrice totalmente nuova, strana, coraggiosa…
irriverente e malinconica. La Testa fra le nuvole vince il Premio Elsa
Morante. Il protagonista della storia, Ruben, viene costretto a vivere mille
rocambolesche avventure e a cambiare identità; l’autrice dichiara di avere
molte analogie con quel personaggio: lei che sbaglia sempre l’entrata dal bagno
e si rivolge alla cameriera dell’albergo pensando sia la proprietaria. Susanna
è una scrittrice sbagliata e diversa, e proprio per questo è assolutamente giusta
e pertinente, e abile ad attirare il lettore che si riconosce nelle vicende
assurde e nefaste raccontate alla scrittrice: dopotutto sono davvero simili
alla vita, soprattutto a quella che corre e muta di continuo all’affacciarsi
degli anni Novanta.
Due anni dopo viene pubblicata la raccolta di racconti Per voce sola.
Il nuovo lavoro della scrittrice è un nido di storie dure e crudeli: bambini
abbandonati fisicamente ed emotivamente, infanzia violata e mancati riscatti di
donne… di anziani. Il tragico dramma degli ebrei, ladri di bambini e genitori
violenti: pagine che racchiudono solitudini marce, e tumori che crescono da
dolori mai affrontati, da esperienze mai compiute, come accade per una delle
protagoniste.
Per voce sola attira l’attenzione di un fan molto speciale:
Federico Fellini. Il famoso regista si imbatte nel libro della Tamaro quasi per
caso, in libreria, in un piccolo spazio a parte… quasi fosse un volume
negletto.
Fellini non riesce a staccare gli occhi da quelle pagine piene di dolore e decide che vuole assolutamente conoscerne la creatrice. La scrittrice resta colpita da questo importante ammiratore, ma non si fa certo intimorire. Susanna si reca all’incontro in bicicletta, tanto che Fellini la apostrofa “Lucignolo in bicicletta”. Lei è una donna schiva, libera e poco incline alla mondanità; racconta del fastidio che ha provato verso l’insistenza dello scrittore nel volerle mandare una macchina, descrive il regista come narcisista e lei come solitaria e, quindi, poco attratta da quelle circostanze. La Tamaro ha goduto dell’onore, ma a suo modo[1].
L’autrice sceglie di scrivere ancora di bambini ma in un modo totalmente diverso (o forse simile): tra il 1992 e il 1994 pubblica con Mondadori Cuore di Ciccia, Papirofobia e Il Cerchio Magico. Le tre storie parlano di bambini soli e disconosciuti da una società opprimente e ossessionata dall’ordine e dalla forma. Chi inneggia all’aspetto fisico, chi vuole obbligare il proprio figlio a leggere… e chi desidera un mondo “pulito” senza fiori, alberi e animali. La sterilità del presuntuoso e cieco universo degli adulti si scontra con bambini fragili, umani e allo stesso tempo assurdi. Queste storie sono confortanti solo alla fine: durante la narrazione esce fuori il peggio dell’umanità con la sua violenza verbale e gli abusi perpetrati contro la bellezza autentica del mondo, e quindi anche contro i bambini. In Cuore di Ciccia un bimbo che vive ignorato dai propri genitori trova conforto nel frigorifero, fino a chiamarlo per nome e a proiettare su di esso un sentimento confuso. La madre del protagonista si accorge del figlio solo quando è il caso di rimembrargli quanto sia schifoso il suo corpo grasso. In Papirofobia due genitori vogliono costringere, a tutti i costi, il loro figlio a leggere. Il protagonista ha altre necessità e viene solo additato e persino considerato “malato”; in realtà nessuno aveva centrato il vero problema del bambino: ancora la stoltezza dei grandi che si credono perfetti e proiettano un perfezionismo malato verso dei piccoli uomini visti solo come cuccioli da educare. Proprio di un cucciolo parla Il Cerchio Magico: Rick ha una mamma adottiva che ama tantissimo, un cane lupo. Guendy, che è metà cane e metà lupo, ha salvato il bimbo da un cassonetto e lo alleva con l’amore incondizionato e la saggezza che solo un animale può avere, in un mondo dove le persone stanno iniziando a odiare ogni gatto, ogni uccello canterino e ogni filo d’erba. Rick e Guendy vivono in un posto molto speciale… che sarà, però, l’oggetto dell’odio della città ormai preda di una malattia della mente e soprattutto del cuore. L’amore contrasta l’odio attraverso mille peripezie: morte, prigionia, lavaggio del cervello. La Tamaro racconta storie per bambini parlando a tutti; narra della vita esasperandone i lati negativi, non esagerandoli ma dipingendoli di assurdo… ma solo per mostrare la vera immagine di un mondo ossessionato dagli schermi televisivi e la pubblicità, dalla perfezione e dall’automatismo confortante di chi smette di pensare e amare. Anche leggere diventa un obbligo, e dire questo a una “Lucignolo”, con il dono della parola e della narrazione, può solo avere effetti prorompenti.
Nel 1994 la scrittrice affida alla Baldini Castoldi il suo nuovo romanzo Va’ dove ti porta il cuore, e il libro ottiene un successo e una risonanza enormi. La storia, attraverso diverse forme di narrazione che vanno dal diaristico, all’epistolare, al “testamento” parla della fine di una vita rivista a ritroso dalla sua protagonista. Un’anziana si avvia verso la morte e sente la necessità di raccontare alla nipote, tramite una lettera, molti rimpianti e soprattutto molte verità non facili da sgranare su una collana fatta di morti, sentimenti mancati, costrizioni e parole non dette. Il titolo del libro è l’eredità che l’anziana lascia alla nipote, l’invito più importante e difficile da seguire in una vita. L’attenzione guadagnata dalla Tamaro non si risolve solo in esperienze positive: innanzitutto si accende una feroce lotta tra la Baldini Castoldi e la Marsilio che si esprime in accuse non troppo velate verso l’autrice, da parte del direttore della Marsilio… così dice la Baldini Castoldi; il tutto alza un polverone che finisce per colpire l’innocente Susanna che si vede accusata di messe in scena organizzate a tavolino per attrarre l’opinione pubblica. I critici non sono tutti gentili ed entusiasti e molti si esprimono in maniere poco lusinghiere fino a definire la scrittura della Tamaro prevedibile e buonista. La nostra “Lucignolo” non manca di rispondere nella sua maniera tagliente e pacata:
“Io avrei un grande talento linguistico, ma in questo momento non mi interessa, voglio la semplicità.”
Il modo non lusinghiero in cui l’autrice tratta la rivoluzione
sessantottina nella trama la fa etichettare come “berlusconiana”, quando lei dice
di aver solo mostrato uno dei lati di quella realtà, che non si è risolta totalmente
in progetti portati a termine e in slanci totalmente positivi. Alle accuse, che
si protrarranno per anni, piene di parole usate con accezione negativa come “gay”,
“sentimentalismo”… la Tamaro risponde sempre con il suo piglio sincero. L’atteggiamento
della scrittrice ha molto a che fare con una sindrome neurologica manifestatasi
da tempo, e di cui parleremo. Il lavoro successivo, intitolato Anima Mundi,
viene criticato per il titolo troppo ambizioso; la sua collaborazione con Famiglia
Cristiana la fa chiamare “Cattolica”. Diciamo che tutti, ad un certo punto,
si sono sentiti in diritto di etichettare una persona che rifiuta ogni sorta di
collocazione umana e letteraria. Susanna è uno spirito libero, incastrato in
una mente brillante e sofferente. Il clamore mediatico e una bronchite cronica la
spingono a trasferirsi in una residenza più ritirata a Orvieto. Lì vive con i
suoi cani e la compagna che la affianca dal 1988, Roberta Mazzoni[2].
Anche questo rapporto è un altro degli appigli da cui indicare e giudicare la
scrittrice, che non si dichiarerà apertamente omosessuale ma rivendica la
libertà della sua scelta: vivere con una persona che è amica e confidente e il
che non significa rientrare in un orientamento sessuale definibile. Per i ben
pensati la Tamaro è un’omosessuale, per la comunità LGBT è un’ipocrita che non
vuole rivelarsi al mondo.
Riguardo alle accuse di “sentimentalismo” Susanna scherza, molto
seriamente, definendo i suoi libri “CATTIVISSIMI”, e dice che chi la accusa dovrebbe
innanzitutto leggerli quei libri. Beh, questo è vero: le sue storie non sono
buone e sono pervase da tutte le crudeltà che un uomo possa infliggere; la Tamaro ci racconta il mondo come lo stiamo "costruendo" e non
lo fa usando mezzi termini. Lei è chiara, dura e veritiera. La Tamaro non ha
mai avuto paura di dire la sua… solo che non lo fa con i modi imposti dalla
società che vuole per forza etichettare qualunque cosa.
In lei si alternano profonda oscurità e bontà silenziosa e educata. Nelle
sue narrazioni si parla spesso di morte, ed è lei stessa a evidenziare questo
aspetto quando viene chiamata a parlare di sé in interviste, negli anni sempre
meno frequenti. Lei ha un modo di fare le cose DIVERSO. Nel 2000 crea un’associazione:
la Fondazione Tamaro, che si occupa dei più deboli, specialmente donne e
bambini. Il lavoro della fondazione è sostenuto dai diritti dei libri dell’autrice
e da donazioni esterne. Negli anni, Susanna Tamaro pubblica diversi lavori, ma
la sua vita pubblica si riduce sempre di più. Tutti hanno cercato di prendere
possesso della sua figura e delle sue posizioni, riguardo a svariate questioni.
Lei non ama la “proprietà”. Anche la maternità viene trattata nelle sue storie
in modo anticonvenzionale e assolutamente moderno. I genitori si comportano
spesso da padroni e trattano la propria prole come oggetti, come beni; di
contro, ci sono diversi personaggi che fanno i genitori in maniera magnifica,
pur non essendolo biologicamente. La Tamaro non ha mai avuto figli ma racconta
di come abbia quasi cresciuto i bambini di una famiglia peruviana che ha vissuto
a lungo con lei. Il PEL DI CAROTA tanto ammirato da Fellini è un’entità sopra
ogni classificazione che dice quello che pensa in modo brusco e fantasioso,
come farebbe un bambino. Lei conosce profondamente l’amicizia e la fedeltà, l’altruismo
e il coraggio.
Il suo coraggio viene evidenziato ancora di più alla fine del 2019
quando annuncia il suo ritiro dalla vita pubblica a causa anche dell’inasprirsi
della sua malattia, che le impedisce di viaggiare e star troppo in mezzo alla
gente: tra il mondo fuori dalla casa di Orvieto e la scrittura lei sceglie
quest’ultima. Per continuare ad avere la lucidità e le energie per raccontare
deve staccarsi dalla confusione e dalla velocità del “fuori”; noi che siamo lì
fuori riusciamo forse ad orientarci meglio anche grazie ai suoi libri
CATTIVISSIMI, ma così veri e pieni di sentimenti crudi, e lotte interiori vinte
a suon di riflessioni e confessioni.
La sindrome neurologica che affligge Susanna Tamaro è racchiusa tra i
disturbi dello spettro autistico. Prende il nome dal medico austriaco Hans Asperger,
e solo nel 1994 è stata inserita nel Diagnostic and Statistical Manual of
Mental Disorders. Chi è affetto dalla Sindrome di Asperger non sperimenta
ritardi nel linguaggio e nelle capacità cognitive ma, oltre a mostrare segni clinici,
vive la compromissione dell’esperienza delle interazioni sociali. Spesso chi è
affetto da questa sindrome compie movimenti ripetuti, ha difficoltà a comprendere
il “tono” delle parole altrui e, nonostante abbia un vocabolario ampio e forbito,
spesso manifesta una certa pedanteria nel parlare. Questa condizione porta fissazioni
particolari e straordinarie capacità, ad esempio mnemoniche. Apparentemente
queste persone possono apparire fredde e permalose… ma in realtà non riescono a
comprendere molti segnali comunicativi e prendono le parole sempre in modo
letterale. Ogni paziente, però, è un caso a sé. Spesso si sperimentano delle
difficoltà negli sport di gruppo per la difficoltà nell’approcciarsi a un gran
numero di stimoli esterni che diventano una grande confusione. Susanna Tamaro
con gli anni sente sempre di più il peso della sua condizione e viaggiare o
frequentare troppi posti, e tante persone, è un sovraccarico assai pesante. Queste
persone fanno una grande fatica a rapportarsi con l’esterno, nonostante siano
spesso i portatori di un ricco mondo interiore e di una brillante genialità. Pensate
cosa hanno comportato tutte quelle accuse per una persona che dice sempre la
verità e sente tutto ciò che gli viene detto come vero. La scrittrice, negli
anni, ha anche ricevuto diverse minacce di morte. Io mi stupisco di chi dice
che non leggerebbe mai i libri della Tamaro a un bambino: beh, la vita è dura e
credo che dire la verità sia una buona cosa se può essere accompagnato da amore,
lotta per qualcosa che riteniamo giusto, e qualche cioccolata calda sorseggiata
a tarda notte parlando delle proprie paure (e mi riferisco a molti punti de IL
CERCHIO MAGICO). I bambini vivono spesso in un mondo peggiore del nostro:
si sentono dire offese indicibili e spesso tacciono appunto perché i grandi
vogliono vivere nella convinzione che sia tutto confetti e fiorellini. Io lessi
i libri per ragazzi della Tamaro quando avevo undici anni: beh, mi hanno fatto
alzare la testa contro il bullismo di chi vessa gli animi puri, liberi e diversi.
Io parlavo con il mio gatto per colpa della Tamaro, e per merito suo io ancora
riesco a udire le voci della natura e il coraggio che può sopravvivere in un cuore
spezzato.
Non sono certa di non avere anche io la Sindrome di Asperger…
IL CERCHIO MAGICO
SBIRCIAMO NELLA STORIA, MA NON
TROPPO
Questa storia è il prodotto della
società in cui nacque. Verso la metà degli anni Novanta i canali televisivi si moltiplicarono,
con annesse pubblicità inneggianti al consumismo sfrenato; i personal computer iniziarono
a entrare nelle case degli italiani e i giganteschi centri commerciali si
affacciarono anche fuori dalle grandi città.
Il narratore si divide tra le
stupide credenze della gente e la demolizione di quelle convinzioni che diventano
il pretesto per una caccia alle streghe assai particolare. La storia è arricchita
dai pensieri del protagonista e dai numerosi discorsi diretti legati che
ci presentano dialoghi che vanno a mostrare ciò che accade, accadde e ciò che
borbotta nell’animo dei personaggi. Il tutto inizia con un flashback che si
dirige disperato verso i ricordi felici del protagonista: Rick.
Rick è un bambino, anzi è un lupo… anche se in realtà la mamma non era un lupo intero. Il piccolo è stato “salvato” da un cane lupo femmina di nome Guendy. Il rapporto tra i due è quello amorevole di una madre e il suo cucciolo: un “cucciolo nudo”, così la scimmia Ursula chiama Rick. La tana è il luogo dove questa famiglia, formata da una madre single adottiva e ibrida e un bambino che non si riconosce nella sua pelle, si manifesta attraverso i racconti della buona notte che ci permettono di conoscere la storia del piccolo e del bellissimo e fiero animale dal pelo argentato.
Ma cos’è il CERCHIO MAGICO? Questa espressione indica un oggetto
reale e un luogo figurato. Quel cerchio si riesce a vedere realmente, a ogni
notte di luna piena… anche se una volta si poteva vedere sospeso nel cielo ogni
notte, e questo non è un buon segno. Il Cerchio Magico si crea dove cade una
stella, e una stella cade dove viene formulato un desiderio. Quell’anello
dorato è ciò che permette a un bosco di animali felici di vivere protetto. All’interno
del parco cittadino vi è infatti un agglomerato misterioso di vegetazione e animali
che inizia a spaventare gli abitanti umani. Nel Cerchio Magico non vi è nulla
di spaventoso, anche se molti dicono che un giardiniere vi sparì inspiegabilmente.
In quel bosco vivono tantissimi animali che parlano tra loro e raccontano storie;
come Ursula, una scimmia astronauta che è riuscita a sfuggire all’uomo grazie
alla sua “buona stella”… e, ragazzi, le stelle vibrano e Ursula ha avvertito la
loro voce direttamente nello spazio.
Rick ama ascoltare le storie
della sapiente scimmia anziana, e le fa moltissime domande; una sera, però, Ursula
si lascia sfuggire la sua preoccupazione riguardo a una fine che pare palesarsi
giorno dopo giorno. Rick non è mai stato triste, o almeno ha pianto solo quando
si è fatto male cacciando qualche cavalletta… adesso però piange come un uomo e
sente la tristezza. Guendy, come ogni brava mamma, riesce a consolare il suo
cucciolo spiegandogli che il Cerchio Magico non è solo nel bosco ma nel cuore
delle persone, e le persone che si vogliono bene sono legate da questo cerchio dorato
che nulla può spezzare.
Purtroppo, il cuore del piccolo
Rick viene spezzato in mille pezzi, la sua natura viene umiliata e il bosco
subirà l’ira degli uomini che dichiarano apertamente guerra alla natura. Le
persone sono sempre più inorridite dallo sporco che portano uccelli, cani,
gatti (e bambini): la città decide di demolire il parco e il bosco. La superstizione
è la giustificazione, un uomo ambizioso ne diventa il braccio armato che guida
un popolo di teste vuote. Triponzo è il portavoce delle preoccupazioni dei
cittadini; lui ha vocione in capitolo perché ha due doppimenti e tre pance.
Ma, a monte, il vero dittatore del rinnovamento è un essere ancora più crudele,
e piuttosto disgustoso. Un piano malvagio viene messo su mentre Rick è
imprigionato nella villa del suo “PAPÀ” adottivo. Beh, i motti sono facili e
gli intenti chiari:
“Bruciamo
gli alberi, bruciamo l’erba,
bruciamo
i fiori e i loro orridi odori!
Per
il sonno dei nostri bambini
degli
uccellini facciamo spiedini!”
Essì, i bambini… la loro
educazione è cosa primaria: le loro menti sono così simili a quelle degli animali
che sedare i loro slanci vitali e i loro ragionamenti liberi è un bel problema.
A proposito… se vedete un bambino con gli occhi quadrati potete liberarlo in un
solo modo, ma forse non posso ancora dirlo; lo suggerisco e dico “CLICK!”
L’allergia ai fiori è davvero un
crudele affronto da parte della natura e la cattiveria va ripagata con la
cattiveria. C’è addirittura una donna pericolosissima, di nome Amalia Cipolloni,
che annaffia piantine colorate e puzzolenti e nutre gattacci randagi pieni di
malattie. Saranno proprio Amalia e la regina dei cassonetti Dodò, un gatto, a
incontrare il destino di Rick.
Rick dovrà essere un perfetto “triponzino”,
un cane e un bambino… ma lui è un LUPO, e non smette di ripeterlo.
Il cucciolo nudo si chiede cosa
significhi la fine della felicità; il CERCHIO sarà la risposta.
La lotta sarà davvero dura, e a
tratti assai ripugnante.
L’amore e il coraggio possono
salvare capre (o bambini) e cavoli (fiori)?
Il motto è uno solo:
“CODA
ALTA E SGUARDO DRITTO E NON SARAI MAI SCONFITTO!”
ANALISI, ANZI, DIREI ESAME DI COSCIENZA
“Un
mondo pulito e obbediente:
panza
piena e in testa niente.”
Ok, prendetevi un minuto e rileggete
queste due frasi.
Questo è l’inno della rivoluzione
della “società civile” di questa storia.
Perché prendere un cane quando si
può acquistare un televisore? Non saprei… rispondete voi.
Il Cerchio Magico è una storia
coraggiosa di famiglie non tradizionali, di bestialità primigenia e di stelle
che vibrano. “La vita è un soogno o un sogno è la vita?” Per gli uomini che
vivono dentro questo libro il sogno è uno solo, il loro. La vita può essere
meravigliosa se non ci si sforza più neanche a sognare.
L’autrice mette molto di sé e
tutto si ritrova tra l’amore per la natura, le vite segnate da solitudine
coraggiosa, e da modi di fare considerati bislacchi. Rick è un bambino
selvaggio ma può essere anche visto come un individuo che ha difficoltà relazionali
e si pone tante domande sulle cose del mondo che non riesce a capire. Rick è
intelligente ma si incastra sugli spigoli della società… e qui si torna agli effetti
della Sindrome di Asperger.
Tutto è congeniato per parlare il
linguaggio dei bambini tra mani sporche, musi impiastricciati e la voglia di
stare con la mamma. Gli adulti, però, sono il bersaglio che può essere colpito
per cambiare le cose. In una realtà dove le cose naturali ci fanno sempre più schifo,
e ci danno mortalmente fastidio i petali dei gerani dell’inquilino del piano di
sopra che ci cadono sul balcone, credo che Il Cerchio Magico sia un
esame di coscienza necessario per riappropriarci dei nostri sogni. Una
scampagnata al tramonto è la meta, non il comprare l’ultima cosa di tutto… giusto
perché si è liberi quando non si dipende da troppe cose, non credete? Non
voglio fare la paternale ma riflettere imparando dalla forza dei lupi, dalla
scaltrezza dei gatti e dalla furbizia delle scimmie.
Anche la beneficenza fasulla viene
messa in ridicolo aprendo uno spioncino verso intenti poco umanitari e molto
utilitaristici.
A distanza di anni dalla sua
venuta al mondo, questo ibrido di libro è una simulazione di un futuro assai
probabile e poco auspicabile.
Di certo questo non è un cieco
invito ad abbracciare tutti i bambini del mondo e a radere al suolo ogni cosa
di cemento… ma quando si rade al suolo il mondo per ucciderci abbattendo alberi
e non pensando più ai bambini, se non con un senso di “possesso”, penso che
forse ci si dovrebbe fermare, come vi ho invitati a fare all’inizio di questo
paragrafo.
La narrazione è facile ma spinosa,
il linguaggio poetico e anche assurdo. I nomi dei potenti sono orrendi da pronunciare
e all’inizio siamo chiamati a soffrire non poco.
Il “CERCHIO” è la risposta che ci
attende alla fine del libro, anche a noi, oltre che a Rick.
Buona lettura!
[1] Susanna
Tamaro racconta la vicenda durante un’intervista a Repubblica del 21 novembre
1990.
[2] Sceneggiatrice
e scrittrice.