giovedì 6 agosto 2020

ANTONIO TABUCCHI

IL ROMANZO REQUIEM:
SOGNI E RICORDI TRA FANTASMI E INCONSCI (O ANIME?)



CENNI BIOGRAFICI

Antonio Tabucchi nasce il 24 settembre del 1943 a Pisa, anche se viene registrato un giorno prima, il 23 settembre; mentre sulla città si abbattono i primi bombardamenti americani. Suo padre è un commerciante e sua madre un’ostetrica.

Tabucchi trascorre l’infanzia nella casa dei nonni, presso il borgo di Vecchiano. Ha un grande passione per l’arte, che matura grazie alle gite a Firenze in cui lo coinvolge lo zio materno.

La lettura è un’altra grande passione. Questo stretto rapporto si fortifica, specialmente, quando lo scrittore a 14 anni è costretto a letto da un’ingessatura.

Frequenta il liceo a Pisa; poi si reca a Parigi dove assiste, come uditore, a lezioni di Filosofia presso La Sorbona. Quando decide di tornare in Italia si ferma alla stazione di Paris Gare Lyon… dove ha occasione di avere un incontro determinante. Proprio lì decide di acquistare la versione francese della poesia Tabacaria, di Álvaro de Campos (eteronimo di Fernando Pessoa). Da quella lettura, di un testo sofferente, onirico e profondo, scatta la scintilla tra Tabucchi e Pessoa.

Lisbona. From Pixabay, edited.

Nel 1965 decide, quindi, di recarsi in Portogallo a bordo della sua Fiat 500. A Lisbona incontra la futura moglie Maria José Le Lancastre. Tabucchi si presenta alla giovane con la curiosa domanda “Aimez-vous la litérature?”

A Lisbona conosce diversi intellettuali perseguitati dal regime dittatoriale di Salazar[1] ; entra anche in contatto con i poeti surrealisti.

Tabucchi si laurea nel 1969 con una tesi sul surrealismo in Portogallo. In seguito, continua gli studi presso la Scuola Normale di Pisa.

Nel 1970 lo scrittore e Maria José si sposano. Dalla loro unione nascono due figli: Michele e Teresa.

Nel 1975 viene pubblicato, dall’editore Bompiani, il primo romanzo Piazza d’Italia.

Per un periodo lo scrittore fa l’insegnante di latino e italiano nella provincia di Pisa.

Nel 1977 fonda, insieme alla moglie e a Luciana Stegnano, la rivista semestrale «Quaderni Portoghesi».

Del 1978 è il secondo romanzo, intitolato Il piccolo naviglio; edito da Mondadori. Nello stesso anno, Tabucchi viene chiamato ad insegnare presso l’Università di Genova, e vi insegnerà per più di dieci anni.

Nel 1981 esce la raccolta di racconti Il gioco del rovescio. Due anni dopo inizia la collaborazione con il quotidiano «La Repubblica».

Tra il 1983 e il 1987 pubblica una serie di racconti e i romanzi Notturno Indiano e Il filo dell’orizzonte.

A partire dal 1987, detiene per due anni la carica di direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Lisbona. Del 1988 è l’opera teatrale I dialoghi mancati; nello stesso anno prende vita la collaborazione con il quotidiano «Il Corriere della Sera».

Nel 1989 il Presidente della Repubblica Portoghese conferisce a Tabucchi L’Ordine do Infante Dom Henrique; il governo francese, invece, nomina lo scrittore Chevalier des Arts et des Lettres.

Lo studio su Pessoa Un baule pieno di gente. Scritti su Fernando Pessoa viene pubblicato un anno dopo.

Nel 1990 inizia l’impegno di Tabucchi come insegnante presso l’Università di Siena, che durerà fino al 2005.

La particolare raccolta di racconti L’Angelo Nero e il romanzo Requiem escono nel 1991. Requiem è stato concepito e scritto in portoghese ed è tradotto in italiano da Sergio Vecchio, per Feltrinelli editore. La versione italiana viene pubblicata un anno dopo. Grazie al romanzo Tabucchi vince il Premio Pen Club.

Nel 1994 esce Ultimi tre giorni di Fernando Pessoa: un delirio. In questo libro Tabucchi immagina Pessoa sul letto di morte che riceve i fantasmi dei suoi eteronimi; il tutto tra il biografico, l’immaginario, il macabro e l’onirico: in pieno stile Pessoa-Tabucchi. Dello stesso anno è l’importante romanzo Sostiene Pereira, che vince il Premio SuperCampiello. Il libro guadagnerà molti altri riconoscimenti.

Lo scrittore viene chiamato dall’École de Hautes Études di Parigi, dove tiene lezioni su Pessoa in seguito pubblicate.

Tabucchi, è da sottolineare, era uno scrittore “impegnato”: sempre nel 1994 è, infatti, tra i fondatori dell’International Parliament of Writers, sostenendone la missione di proteggere gli scrittori perseguitati per le loro idee.

Nel 1997 esce il romanzo La testa perduta di Damasceno Monteiro.

Tra gli scritti del periodo è da evidenziare il reportage Gli Zingari e il Rinascimento. Vivere da Rom a Firenze, pubblicato da Feltrinelli. Lo studio fa guadagnare a Tabucchi il premio spagnolo Hidalgo per la cultura gitana.

Nel 2000 il Pen Club[2] italiano propone all’Accademia di Svezia il nome di Tabucchi per il Nobel.

L’anno successivo esce il romanzo epistolare Si sta facendo sempre più tardi, edito da Feltrinelli.

In quel periodo lo scrittore si esprime criticamente sul Governo Berlusconi, in diversi articoli.

Del 2003 è il testo Autobiografie altrui. Poetiche a posteriori. Del 2004 il romanzo Tristano muore.

Antonio Tabucchi viene insignito del Premio Francisco Cerecedo nel 2004: importante riconoscimento dell’Associazione Giornalisti Europei, consegnato dal Principe delle Asturie. Tabucchi guadagna il Premio per la sua esplicita difesa della libertà di espressione.

Lo scrittore riceve, nello stesso periodo, la nazionalità portoghese.

La sua attitudine all’impegno ideologico e civile si traduce, sempre nel 2004, nella sua candidatura nella lista del Blocco di Sinistra alle elezioni per il Parlamento Europeo.

Due anni dopo, nel 2006, Tabucchi pubblica una raccolta di interventi scaturiti dalla sua penna e apparsi su riviste nazionali e internazionali. Oca al passo. Notizie dal buio che stiamo attraversando include testi dai temi più svariati come il terrorismo, il ritorno del razzismo e il revisionismo.

Nel 2007, lo scrittore riceve la Laurea Honoris Causa dall’Università di Liegi.

Del 2009 è la raccolta di racconti Il tempo invecchi in fretta.

Dopo un articolo di Tabucchi, apparso su «L’Unità», il Presidente del Senato Renato Schifani richiede allo scrittore un risarcimento di un milione e trecentomila euro. L’articolo in questione tratta dei fatti legati alla permanenza di Schifani in Sicilia; i suddetti fatti erano già stati raccontati da altri ma Tabucchi resta l’unico oggetto della protesta. Lo scrittore si difende sostenendo il diritto dei cittadini alla conoscenza dei trascorsi di un personaggio pubblico e ancor più di un importante esponente politico. L’editore Guillard lancia l’appello “Sosteniamo Tabucchi”, pubblicato dal quotidiano francese «Le Monde»[3] . L’appello si diffonde rapidamente anche in Italia. La Cassazione assolverà Tabucchi solo nel 2019, riconoscendogli il diritto di critica.

Nel 2012 esce il libro Viaggio e altri viaggi. L’anno successivo viene pubblicato Racconti con figure.

Lo scrittore viene invitato a un Festival brasiliano ma decide di non partecipare a causa del rifiuto del Brasile a estradare il latitante Cesare Battisti[4] .

Nel 2012 lo scrittore muore di cancro a 68 anni, presso l’Hospital da Cruz Vermelha di Lisbona. Le sue ceneri sono conservate nel Cimitero dos Prazeres, nella Cappella degli Escritores Portugueses.

Dopo la morte di Tabucchi hanno risuonato tra i mezzi di comunicazione le parole della direttrice della Fondazione Pessoa, Ines Pedrosa: “Il Portogallo gli deve molto”. La Pedrosa non manca di ricordare il carattere politico della letteratura di Tabucchi… che è stata una preziosa testimonianza abile a superare la breve memoria dei mezzi di comunicazione. L’invito della Direttrice è chiaro e potente:

“Gli scrittori continuano a vivere finché li leggiamo.”


REQUIEM

Ph. Francesca Lucidi. Edizione Feltrinelli, 1998

Il romanzo è breve e multidirezionale. La lettura di questo testo implica un percorso che invita ad andare avanti subendo arresti in pieno disorientamento: si deve a quel punto tornare indietro perché ci sono numerosi rimandi che chiedono la volontà di non affrettarsi alla fine ma di riuscire a cogliere spunti nascosti, che paiono semplici ma che sono assai complessi, richiedenti attenzione e tempo. Si legge qualcosa che sembra essere stato già accennato, ed ecco che ciò che sembrava superfluo deve essere ricercato nelle pagine precedenti, compreso di nuovo, collegato, ancora e ancora, ad altro. Il racconto racchiude piccoli ulteriori racconti che non prendono il via solo dai personaggi incontrati dal protagonista ma anche dalle trattazioni celate, dalle frasi che paiono casuali ma che sono una summa della vita dello scrittore e dell’esistenza del misterioso personaggio che il protagonista deve incontrare.

L’autore e il protagonista, chiamato “io” (così dice Tabucchi nell’introduzione), si sovrappongono in una narrazione che è una riflessione totale e riassuntiva, un’autobiografia infestata dalla biografia di un “altro”, un testamento e un commiato.

Il romanzo è un Requiem: ciò che dice il titolo è affermato con chiarezza nell’introduzione. Il personaggio deve fare la sua orazione nel solo modo possibile: in forma di romanzo. Dopotutto è uno scrittore che produce il testo e il narratore, nella sua sovrapposizione a Tabucchi, è uno scrittore. Il requiem è un’orazione ma anche una messa e una composizione musicale. L’autore parte dalla scelta della lingua, che non si esplica nell’obbligato e solenne uso del latino: l’idioma scelto è il portoghese. Lo scrittore è italiano ma ciò che chiama la lingua portoghese è l’ambientazione, la “natura” del personaggio morto che il protagonista deve incontrare, e le caratteristiche stesse di questa lingua che viene vista da Tabucchi come luogo perfetto di affetto e riflessione.

«Questo Requiem, oltre che una “sonata”, è anche un sogno»

Se partiamo dalla prima definizione, Tabucchi si distacca dalla solennità per indirizzarsi verso il sentimento della familiarità: sceglie la lingua di un paese che lo ha adottato e che lui stesso ha scelto di “adottare”. Lo strumento che sarebbe abile a dar vita a questa melodia non è l’organo di una cattedrale ma è più identificabile in un’armonica o un organetto… sì perché questa sonata viene eseguita sulla strada e serve uno strumento da portare con sé.

In questa storia si parla di morti… dopotutto è un requiem. I morti, però, non sono entità lontane da piangere ma figure reali che parlano, camminano, mangiano e provocano. Morti e vivi sono messi sullo stesso piano e nello stesso mondo, che è un mondo dell’affetto, del sogno e dell’inconscio… con una punta di rimorso.

LA TRAMA appare semplice e tratta di una persona che da una situazione di tranquillità campagnola si trova catapultato a Lisbona perché deve incontrare sul molo una persona importante, un grande poeta.

Vi devo comunicare, se non lo avete ancora sospettato, che il personaggio tanto atteso è Fernando Pessoa.

Il fantasma dà appuntamento al protagonista alle dodici… e il vivo così tanto abituato ai vivi si presenta al molo a mezzogiorno, sotto il sole torrido dell’ultima domenica di luglio. Solo dopo riesce a capire che probabilmente quell’orario indicava la mezzanotte, momento molto più in linea con le apparizioni spettrali.

Da quel momento inizia la giornata dell’”io”, che vagherà tra Lisbona e i suoi dintorni incontrando una lista di personaggi già indicata all’inizio del romanzo: sì, l’autore compila una vera lista di soggetti che include vivi e morti senza distinzione.

Seguire il personaggio, grazie allo stile di Tabucchi, significa provare una nuova sovrapposizione… che questa volta coinvolge i nostri sensi fisici e i nostri sentori mentali. Il calore di quella domenica lo sentiamo addosso nel sudore appiccicoso che attanaglia l’”io” all’inizio della sua PRESUNTA ALLUCINAZIONE.

Molte edizioni riportano il titolo REQUIEM: UN’ALLUCINAZIONE, altre abbreviano. Le due scelte implicano questioni assai importanti… se dopo quei due punti si sceglie di dare una definizione a quell’ultima domenica di luglio. In realtà non è chiaro cosa accada dato che nel testo di parla sì di allucinazione ma anche di sogno, di finzioni… e di storie redatte e immaginate da scrittori.

Nulla nel romanzo è identificabile con certezza. L’unica cosa chiara è che il protagonista deve incontrare il fantasma di un famoso poeta, presumibilmente a mezzanotte. Ciò che accade nel frattempo sembra essere determinato prima dalla casualità e poi dal destino.

Ogni personaggio incontrato diventa il pretesto per riflettere sulla vita, sul presunto declino del mondo nel presente (della storia e del libro), sulla fortuna e i suoi scherzi o manifestazioni; altresì ogni soggetto è uno spaccato della società e delle classi, delle virtù e delle fragilità umane.

L’intera umanità e il protagonista si frammentano in tante personalità.

Un drogato diventa il mezzo per parlare di surrealismo ed Erik Satie; un venditore ambulante di biglietti della lotteria legge articoli filosofici sull’anima e si intrattiene con l’Io che si lamenta di aver preso l’Inconscio (maiuscolo nel testo), visto come una malattia. Il venditore crede che al Sud si abbia l’anima… come se questa sia una fiamma calda e confortante rispetto al freddo e disorientante Inconscio mitteleuropeo. Un venditore della lotteria che parla di queste cose… beh, in Requiem è possibile e anche necessario. È anche vero che questo dissertatore, poi, annuncia di dover tornare al suo ruolo di “semplice zoppo” e scambia il giornale sull’anima con quello sul calcio comprato senza piacere dal protagonista. Ogni personaggio non si sa se sia una marionetta, una maschera dell’autore o un simbolo. In realtà questi presunti vivi sembrano più inconsistenti e sospesi dei morti. Ogni barista, lavoratore o donna incontrati si trova in un luogo di esistenza ristretto, come un fantasma legato a una casa infestata o a un cimitero dimenticato.

Il venditore della lotteria è anche la manifestazione di un ricordo letterario… e quindi lì viene il sospetto che quei simboli non riguardino Tabucchi bensì Pessoa. Il protagonista ricorda che prima di “arrivare” a Lisbona stava leggendo il Libro dell’Inquietudine, in cui il un venditore della lotteria importuna Bernardo Soares (uno degli eteronimi di Pessoa)… a volte si sogna ciò che abbiamo sperimentato appena prima di addormentarci.

Da un inizio pacato e annoiato si passa per dissertazioni che sembrano quelle consuete che si sperimentano quotidianamente a una fermata dell’autobus. Una prima porta apre a Lisbona, una seconda porta in forma di cancello apre a un uscio. Una Zingara (il maiuscolo ha le sue ragioni) sta prima dell’uscio e lo preannuncia attraverso la lettura delle mani del protagonista, dopo aver venduto allo stesso delle magliette taroccate che riproducono una famosa marca in modo creativo. Anche questo romanzo pare un falso ben eseguito e dai colori assai gradevoli.

Il protagonista inizia il percorso nel disagio, e in un malessere fisico talmente evidente da far preoccupare un povero tassista abusivo che stenta a seguire gli indirizzi confusi che il protagonista ha bene a mente. Tutto questo caos trasognato si trasforma via via in momenti di autentico piacere, al tavolo con un morto o con i piatti della cucina portoghese. Sì, la cucina portoghese ha un ruolo di primo piano in questo romanzo, con nomi e descrizioni. Ovviamente mangiando pesante si fanno gli incubi e il sonno si fa pesante a sua volta… dal piacere spunta ogni tanto del disagio, nulla che il letto pulito di un albergo a ore non possa curare. E non bisogna pensare male, il protagonista si reca in certi posti proprio per dormire. L’Io prende delle medicine per calmarsi, che funzionano ma spossano. L’anima di un defunto non manca di fargli notare quanto siano velenose le presunte medicine per l’anima. Anche qui sovrapposizione: anima su anima.

Le digressioni sono quasi più numerose delle apparizioni di vivi e morti. Le conversazioni con persone mediocri e costrette in una vita di doveri e placida ignoranza diventano il pretesto per ridicolizzare la cultura ufficiale, le definizioni, persino i generi letterari. Le classi umili vengono esaltate in una diminuzione apparente, che alla fine non fa che sottolineare una coscienza di classe forse tardiva… come tardiva è la consapevolezza della possessione subita dall’Io da parte di quel fantasma di cui si deve pur far qualcosa.

La tardività è parente del rimorso, anche questo paragonato a una malattia come avviene per l’Inconscio.

Le malattie te le prendi senza volerlo e spesso te le porti dentro tutta la vita… magari anche Pessoa è una malattia, una dalla quale Tabucchi vuole assolutamente guarire per tornare a sentirsi sé stesso.

Come si risolverà l’incontro di mezzanotte?

Prima bisogna prendersi tempo e magliette pulite per attraversare Lisbona e dintorni per tutto il giorno. Tanti incontri non hanno nemmeno un epilogo, eppure sembravano così importanti!

Infarti, suicidi… tutto appare normale in una narrazione anormale. Si fanno domande ma le risposte vengono spesso tralasciate perché ciò che conta pare essere solo il fantasma del prestigioso poeta. E anche questo fatto sembra rappresentare quanto questa messa “da morto” e messa “per un morto” sia necessaria per creare un distacco, per elaborare e accommiatarsi.

 

INDICAZIONI E AVVERTENZE (come riporterebbe il bugiardino di una medicina per l’anima)

Seguite le tracce, ascoltate bene e godetevi ogni singolo incontro.

Il fantasma forse in vita era un mago… e, comunque, un mago dovrebbe restare tale anche dopo la morte; quindi questa magia chi coinvolge e come? Chi ha chiamato lo spettro e per quale via si incammina sulla terra o in un Inconscio/sogno?

Pessoa era un occultista e un membro di diverse associazioni segrete di stampo massonico. Vi sembra strano che si parli di magia? E quella citazione di Erik Satie, fatta a cospetto di un drogato/allucinato, è casuale?

I nomi di Pessoa e Satie sono entrambi collegati all’antico e misterioso ordine dei Rosacroce.

Il protagonista cita spesso la fortuna, i numeri. La magia dei numeri e dello stato astrale di nascita non è un vezzo ma è un richiamo, un rimando.

Requiem è pieno di cose che appaiono ciò che non sono; in realtà sono anche ciò che sembrano ma sono anche un mezzo per altro. Tutto è un portale per un portale. Ogni parola è ciò che è, ciò che è stato e ciò che potrebbere essere o sempre sarà. Il ricordo spinge indietro ma la volontà originaria di Requiem è assolutamente quella di andare avanti.

Ricordate come iniziò l’amore di Tabucchi per Pessoa? Vi inserisco qualche verso della Tabacaria; provate a leggerli dopo aver completato la sonata/sogno:

 

“Oggi sono perplesso, come chi ha pensato e trovato e scordato.

Oggi sono diviso fra la lealtà che devo

alla Tabaccheria dirimpetto, come una cosa reale dal di fuori,

e alla sensazione che tutto è sogno, come cosa reale dal di dentro.”

/-/

“Mi hanno subito riconosciuto per chi non ero, e non l’ho smentito e mi sono perso.

Quando ho voluto togliermi la maschera,

era attaccata al mio viso.

Quando l’ho tolta e mi sono visto allo specchio,

ero già invecchiato.”

 

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[1] Governo autoritario istituito nel 1932 e destituito da un colpo di stato militare incruento, nel 1974. La rivoluzione che porta alla liberazione del Portogallo è anche chiamata la Rivoluzione dei Garofani.

[2] [2] Antica organizzazione di letterati fondata nel 1921 a Londra. Il nome fa riferimento all’oggetto per scrivere ma le iniziali richiamano anche le categorie incluse: Poets, Essaysts, Novelists. L’Organizzazione ha anche rapporti con le Nazioni Unite. Attualmente sono compresi nell’organigramma anche gli esponenti di tutte le forme di comunicazione scritta, come, ad esempio, i giornalisti.

[3] È interessante l’articolo del quotidiano «La Repubblica», che ironizza anche sul fatto che gli avvocati del protestante chiamino il grande scrittore “giornalista”. L’articolo è disponibile al link http://temi.repubblica.it/micromega-online/sostiene-schifani-condannate-tabucchi/.

[4] L’ex terrorista degli anni di piombo evaso dal carcere di Frosinone nel 1981. Battisti ha trovato per molti anni rifugio in Brasile, anche se ha anche maturato, contestualmente, diversi anni di carcere. Solo nel 2018 il Presidente Michel Temer dà l’ordine di estradizione. Il ricercato fugge ma viene arrestato dall’Interpol in Bolivia. Trasferito in Italia, viene condannato all’ergastolo.