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domenica 21 giugno 2020

"SE CI SEI BATTI UN COLPO!"

LA
NASCITA DELLA MODA OTTOCENTESCA DELLO "SPIRITISMO"

Ph.Francesca Lucidi

LO STRANO CASO DELLE SORELLE FOX
Le sorelle Fox, compresa Leah che parteciperà in seguito alle attività spiritiche di Maggie e Kate.

L’11 dicembre del 1847, la famiglia Fox si trasferì vicino al villaggio di Hydesville (nome evocativo vero?), nella contea di Wayne, a nord ovest di New York. Tutto intorno… campagne desolate.

Quell’inverno fu particolarmente rigido. La famiglia era composta dal fabbro David Fox, la moglie Margaret e le due figlie adolescenti Maggie e Kate. Dal momento del trasferimento, tutta la famiglia aveva iniziato ad avvertire una serie di colpi provenienti dai muri, e dal pavimento; nessuno, però, batteva… “Sarà il vento!” si saranno detti.

Con il passare del tempo, quei colpi divennero una presenza abituale. Le sorelle Fox iniziarono a chiamar per nome il misterioso “battitore”: quei rumori divennero il segnale della presenza di un incorporeo essere battezzato come Splitfoot.

Nell’ultima sera di marzo, nell’anno 1848, le sorelle Fox erano forse stanche di quel misterioso fenomeno che si riproponeva sempre in modo uguale. Maggie e Kate, esasperate, iniziarono a provocare l’entità. Le due iniziarono a urlare “Non ci fai paura!”, e Kate schioccò le dita invitando Splitfoot a ripetere ciò che lei faceva. Inaspettatamente, l’entità stette al gioco iniziando a ripetere i colpi suggeriti dallo schiocco delle dita. Era assai incredibile che questo Splitfoot (termine traducibile in modi assai diversi che suggeriscono, comunque, qualcosa riguardante un passo o piede con qualche attributo poco simpatico) sembrasse poter capire e avere addirittura la volontà di comunicare con… i “vivi”?

Kate, poi, incalzò lo spettro schioccando le dita senza emettere alcun rumore… incredibile, Splitfoot ci vedeva!

I genitori iniziarono a prendere coraggio, data la caparbietà sfacciata dimostrata dalle figlie, e Margaret chiese all’entità quanti figli lei avesse: Splitfoot rispose con sette colpi. Margaret fu quasi sollevata nel costatare che l’essere si sbagliava… contando, gli venivano alla mente quattro figlioli trasferiti da aggiungere alle due adolescenti. Margaret ripeté la domanda: Splitfoot rispose ancora con sette colpi.

A quel punto ci fu un attimo di un’inusitata pesantezza… perché Margaret ricordò che uno dei suoi figli era morto molto tempo prima. A quanto pare l’entità sapeva ogni cosa, aldilà delle distrazioni dei… vivi?

 Il momento tornò a essere un gioco e Splitfoot continuò a farsi interrogare e a non sbagliare un “colpo”.

Alla fine arrivò la domanda principe: “Sei un essere umano?”, nessuna risposta.

Poi il secondo e più temuto quesito: “Sei uno spirito?”… e due colpi furono battuti.


Alla famiglia Fox, poi, si unì una piccola folla di gente.

 David fingendo sicurezza, probabilmente malvestita per mascherare una forte inquietudine, lasciò per un attimo “il gioco” e andò a chiamare il vicino: il Signor Redfield.

Redfield fu disturbato alle otto di sera, un orario a quei tempi molto tardo. David Fox cercò di convincerlo dicendogli che c’era da far “baldoria” con uno spirito. Il vicino riuscì a convincere la moglie e si recò a casa Fox. Alla fine… in quell’abitazione si radunarono circa dodici persone.

 Uno dei presenti, William Duesler, ebbe il merito di proporre l’idea di insegnare allo spettro un metodo linguistico. Fu proposto di associare un numero di colpi a ogni lettera dell’alfabeto. Quella sera fu così inventata la COMUNICAZIONE TIPTOLOGICA.

 

Quante volte si dice, ancora oggi, “se ci sei batti un colpo!”… beh tutto ciò si deve a Splitfoot, alle sorelle Fox e a Mister Duesler.

 Probabilmente l’ispirazione venne dal metodo telegrafico: il primo messaggio in codice Morse fu fatto partire da Washington verso Baltimora nel 1844, solo quattro anni prima.

Lo spirito alla fine rivelò la sua storia: in vita si chiamava Charles B. Rosna, un venditore ambulante che aveva trovato ospitalità presso i precedenti proprietari della casa… che avevano pensato bene di ucciderlo per rubargli ogni avere. Il corpo di Charles sarebbe stato sepolto in cantina. Quella notte scavarono e trovarono, effettivamente, delle ossa e dei capelli, o peli; non si sa se appartenenti a un uomo o a un maiale.


La faccenda verrà raccontata da un cronista dell’epoca, tale Lewis; e il resoconto comparve sul «Report» nel corso del 1848.

Maggie, in seguito, testimonierà sulla non veridicità di quegli avvenimenti… ritrattando, però, successivamente.

 Da quella notte prese il via una vera e propria MODA dello spiritismo.

 Il termine spettro è qui usato con cautela e si riferisce alla fonte scientifica, non tanto lontana dall’epoca dei fatti raccontati, dell’Encyclopédie.

Tale summa di saggezza prese il via nella seconda metà del XVIII secolo, e vi presero parte molti intellettuali, sotto la direzione di Denis Diderot e Jean-Baptiste D’Alembert.

L’Encyclopédie spiega il termine spettro in questo modo:

Si denominano spettri certe sostanze spirituali, che si mostrano o si lasciano udire dagli uomini, alcuni hanno pensato che fossero anime dei defunti che ritornano e appaiono sulla terra.

Questa spiegazione sembra molto più vicina al concetto contemporaneo di fantasma, che invece in origine non era immediatamente collegabile ai “defunti”. L’Encyclopédie, infatti, collega il vocabolo al mondo delle”immagini”:

 Tutte le immagini che ci fanno supporre l’esistenza di esseri corporei al di fuori di noi, che invece non ci sono affatto.

 La summa prosegue associando le fantôme a inganni dovuti alla luce o all’interazione dell’occhio umano con un agente esterno.

 È, infatti, interessante come molte storie di fantasmi che si diffusero nella letteratura, dalla seconda metà del 1800, giochino su apparizioni non ESPLICITAMENTE spiegate come il ritorno di un defunto (non vi citerò gli autori… dovete andarvi a ricercare un po’ di lavori di Henry James ed Edith Wharton, ad esempio).

 La singolare esperienza vissuta dalla famiglia Fox va ricollegata, quindi, a una scia che, da quella notte, infestò felicemente la letteratura; e a un gusto ossessivo per il paranormale che coinvolse non solo gli studiosi ma soprattutto le persone annoiate e in cerca di stimoli. Le donne furono i principali veicoli di famigerati contatti con l’altro mondo (non a caso tutto partì dal coraggio e dalla curiosità delle sorelle Fox). Una moda borghese e una tendenza stilistica che fanno inevitabilmente ricondurre i fenomeni paranormali, e la loro interpretazione, a una necessaria “storicità della visione”: ogni epoca ha i suoi mostri o le sue sirene… non a caso ora abbiamo invaso film e libri di una grande quantità di extraterrestri!

 

                                     Img from https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Tables_tournantes_1853.jpg                                                                                                                                                       Edited

La storia della famiglia Fox è ben documentata anche in altre parti sul web; personalmente ho consultato un saggio sulla storia degli “spettri”. Cercate in qualunque biblioteca fisica o virtuale… ne troverete delle belle; l’importante è che vi sia poco chiacchiericcio e molti riferimenti nel corso dei secoli, così da inquadrare meglio i risvolti artistici, sociali e culturali.

Per l’Encyclopédie, potete consultare le voci grazie a Byterfly: un “contenitore” digitale Open Source… assai utile e prezioso.

 

 

 

 

 

 

sabato 13 giugno 2020

NEI PANNI DI POE

EDGAR ALLAN POE: LA PERSONALITÀ E IL PARTICOLARISSIMO ASPETTO FISICO DEL “CORVO”

Biografia, testimonianze e descrizioni minuziose di un genio “desiderato” e incompreso dal suo tempo

Ph. Francesca Lucidi

Edgar Poe venne alla luce il 19 gennaio del 1809, a Boston.

La sua nascita non fu cinta da felice attesa: la madre, Elizabeth Arnold, era un’attrice di terz’ordine; il padre, David Poe, che era il secondo marito della donna, abbandonò presto la famiglia.

Elizabeth ogni sera recitava dinanzi a un pubblico di certo non di alto rango… tutto ciò per tentare di mantenere i tre figli: William, più grande di Edgar di due anni, Edgar e Rosalie.

La piccola Rosalie era il frutto di un rapporto extraconiugale.

La famiglia si trasferì a Richmond nell’agosto del  1811. La donna era ormai logorata dalle difficoltà e morì di stenti e tubercolosi dopo pochi mesi.

La vita di Edgar, con la morte della sfortunata madre, cambiò radicalmente. Accanto al teatro dove Elizabeth si esibiva vivevano John e Frances Allan, quest’ultima, a volte, si prendeva cura di Edgar mentre la madre cercava di sbarcare il lunario. In realtà Elizabeth riuscì a sopravvivere grazie a delle collette organizzate dagli altri attori di Richmond. La famiglia Allan prese in adozione Edgar: la decisione fu, in verità, un forte desiderio di Frances. Poe divenne, da quel momento, EDGAR ALLAN POE.

La vita dell’oscuro scrittore arrivò a una svolta: cambiò nome e praticamente “identità”. Negli agi sviluppò un carattere capriccioso.

Nel 1815 gli Allan si trasferirono in Scozia… e Edgar non stava nella pelle nel voler dimostrare ai suoi parenti scozzesi quanto la sua condizione fosse cambiata.

Lo scrittore fu iscritto a un collegio di Londra, dove rimase per cinque anni. Nel frattempo Frances si ammalò, e il ribelle giovane tornava a trovare la famiglia solo per questo doloroso motivo.

I tormenti di Poe, da come si evince, non erano di certo terminati .

Nel 1820 la famiglia tornò in America a causa di problemi lavorativi di John. Gli Allan furono ospiti dei Ferris, a Richmond.

Edgar fu iscritto a un nuovo collegio: lì si distinse per acume, talento… e PESSIMO CARATTERE.

Poe si innamorò di una donna sposata: Jane Stith Stanard.

La Stanard era la moglie di un amico di famiglia degli Allan. Tra i due pare che il rapporto fosse prettamente platonico.

Anche questo rapporto finì in tragedia. La Stanard impazzì dopo una caduta e morì nel giro di poco tempo.

La fortuna degli Allan tornò: John ereditò ingenti fortune da uno zio paterno. Purtroppo Edgar, che non era, poi, mai stato a cuore a John, non beneficiò di ulteriori vantaggi economici: il padre adottivo gli lasciava solo quel poco per cui mangiare e vestirsi.

Nonostante tutto, le MADRI di tutta Richmond vedevano nel gracile e inquieto giovane un buon partito.

Il fascino di Edgar assunse la sua caratteristica forza inebriante: le donne lo desideravano e gli uomini lo invidiavano.

John iscrisse il figlio adottivo all’università. In questo periodo Edgar dovette subire un sinistro isolamento… e gli fu anche impedito di ricevere le lettere di quello che fu il suo secondo amore: Sarah Elmira Royster.

La Royster era un’amica della madre di Poe e Allan mal tollerava questa presenza.

Come tutti gli universitari, anche se siamo nell’ottocento, Edgar fece amicizia e si distinse nelle bevute e le serate “proibite”. In verità Poe non era un grande bevitore: non si serviva dell’alcool per gusto o piacere… ma per l’ANNEBBIAMENTO.

Un compagno di corso testimoniò:

La passione di Poe per le bevande alcoliche era tanto violenta quanto quella al gioco.

Edgar non sorseggiava ma si ingozzava di alcool per una ricerca agli altri sconosciuta. L’amico di Edgar prosegue:

Di solito gli bastava un bicchiere solo per stordirsi, ma se ciò non avveniva subito, si affrettava a tornare alla carica.

A causa dei debiti di gioco Edgar tornò a chiedere soldi al padre adottivo, che gli negò ogni aiuto.

Il giovane cercò di sopravvivere utilizzando i fondi destinati agli studi. Dovette per questo abbandonare l’università.

Nel 1827 tentò il ritorno a casa ma vi fuggì subito dopo. Senza bagaglio e viveri, trovò ospitalità in un’osteria di cui conosceva la proprietaria.

Poe passò un periodo di ASSOLUTA MISERIA.

Per cercare la sua strada, dopo l’insuccesso della pubblicazione della raccolta poetica Tamerlano, si arruolò nell’esercito degli Stati Uniti… cambiando di nuovo il nome, in Edgar Allan Perry.

Il suo impetuoso carattere venne leggermente smorzato dalla VITA MILITARE, quest’ultima, però, si provocò una profonda insofferenza. Nel frattempo Frances si aggravò e John Allan richiamò Edgar in seno alla famiglia. Il giovane fece ritorno… Frances era però già morta, e Edgar non potette neanche partecipare alle esequie perché non era in possesso di un ABITO SCURO.

Durante il soggiorno padre e figlio discussero, e anche la città di Richmond iniziò a scontrarsi con l’atteggiamento fanfarone del “nostro”.

Edgar riuscì addirittura a impedire il secondo matrimonio di John, con la sorella della defunta Frances.

Rispedito a West Point, Poe incominciò a passare le giornate a leggere, in solitudine…  e fu lì che si imbarcò sul battello «Albany» e raggiunse New York. Era il 1831; e John nel frattempo si era risposato.

Nonostante la sua vita militare non avesse prodotto frutti, gli amici di West Point organizzarono una COLLETTA, che permise a Edgar di sopravvivere.

Baltimora fu la sua nuova casa: lì fu accolto dalla Signora Clemm, una zia. Questo incontro fu fondamentale perché è proprio in quella casa che conobbe Virginia…

Il figlio della Clemm, Henry, morì lasciando in dissesto la famiglia. Edgar prese parte al concorso letterario del «The Philadelphia Saturday Courier». Poe vi partecitò con il racconto Metzengerstein, ottenendo un grande consenso. Da quel momento si delineò lo stile d’INCUBO dello scrittore: autodistruzione, rabbia e simboli si dipanano nella pagine di quella prima, oscura, storia.

Edgar intraprese una burrascosa storia d’amore con Mary Devereaux, che terminò tra sospette violenze.

Poe partecipò, poi, a un nuovo concorso letterario per il «The Baltimore Saturday Visitor». Il suo Manoscritto trovato in una bottiglia vinse il premio per la prosa. In realtà Poe avrebbe vinto anche il premio per la poesia se non avesse avuto un acceso scontro con i membri della giuria.

IL PRESIDENTE DELLA GIURIA, J.H.B LATROHE, CI LASCIA UN RITRATTO DAVVERO INTERESSANTE DI EDGAR, DEL SUO ASPETTO… DELLA SUA UNICA E OSCURA AURA INTRISA DI FASCINO, MISTERO E “DISSONANZA”.

LATROHE SCRISSE:

Indosso agli altri, abiti come i suoi sarebbero sembrati trasandati e lisi, ma v’era qualcosa in quell’uomo che impediva nel criticarne il vestire. Aveva su tutta la persona l’impronta del gentiluomo nato, la fronte alta, caratteristica soprattutto per l’estremo sviluppo delle tempie, e che costituiva il particolare di maggior rilievo della sua testa, particolare che si notava subito e che io non ho mai scordato…

L’espressione del volto era grave, quasi triste; aveva una voce bella e ben modulata, quasi ritmica, e sapeva scegliere elegantemente le parole, senza esitare.

Questi aspetti sembrano ricondurre la figura di Poe a una moderna rockstar: di certo è impressionante entrare in contatto epidermico con un personaggio che abbiamo imparato a figurarci attraverso il suo immaginario. Edgar nella sua vita fu innanzitutto UN "PERSONAGGIO". Fu un individuo che racchiudeva in sé tutte le caratteristiche dell’OUTSIDER. Nei secoli gli sono stati imputati gli appellativi più impietosi e anche quelli più manifesti di un’ammirazione quasi religiosa. Sono felice di conoscere e far a voi conoscere intimi aspetti lontani dall’esclusiva reverenzialità letteraria. Il particolare della sua voce è assai intrigante

Edgar non smetteva di attirare l’attenzione: la Signora Clemm iniziò a tenerlo sotto il suo sguardo, per un motivo ben preciso, che vedremo tra poco.

Poe riuscì a pubblicare il racconto Berenice sul «Richmond Southern Literary Messenger». Il racconto era assolutamente nero, gelido e pregno di effetti abili a disturbare il lettore. Un nuovo modo di scrivere stava iniziando a prendere sempre più forma, e questo STILE cambiò gusti e modi della letteratura mondiale.

Dal feticismo alla necrofilia… Poe è l’iniziatore degli INCUBI che si sono poi espressi, all’ombra degli insegnamenti dello scrittore, attraverso tutti i mezzi artistici. Le “maniere” di Poe sono particolari: sono distaccate ma al contempo ESTREMAMENTE PERSONALI; basta guardare alla sua storia per ritrovare una profetica sovrapposizione di realtà e invenzione. Proprio per questo è stimolante e arricchente CONOSCERE l’uomo, il dissoluto non per piacere ma per inquietudine… il sentimentale e il violento; il marito devoto e l’amante bisognoso.

Ecco che pubblicò “Gordon Pym”, un racconto di avventure…  ma prima si avviò verso la più tragica e intesa avventura della sua vita: sposò la giovanissima cugina VIRGINIA.

Virginia aveva solo tredici anni e fu unita in MATRIMONIO con lo scrittore, il 22 settembre del 1835, nel salotto di una pensione. La Signora Clemm falsificò l’età della figlia per far sì che le nozze si potessero svolgere senza intoppi. Il matrimonio fu poi ripetuto in forma pubblica l’anno successivo.

Ci sono diverse ipotesi, di cui ancora non riesco a reperire fonti attendibili, sul fatto che Poe e Virginia non consumarono l’unione fino a una età più “accettabile” della ragazza.

Il matrimonio non portò Edgar alla stabilità: la scrivania del “Messenger” gli stava stretta… anche se la rivista aumentò esponenzialmente la sua visibilità grazie a questa collaborazione.

Poe raggiunse con tutta la famiglia New York e iniziò a lavorare con il «New York Review». Anche questa rivista ottenne molto successo grazie al lavoro di Edgar; ciò non impedì gli aspri alterchi con il direttore che si ostinava a revisionare e storpiare gli articoli dello scrittore. Questo particolare non può non andare a completare quell’atmosfera fatta di invidie che Poe dovette sopportare. Io credo che la sua presunta antipatia non fosse la causa dei suoi contrasti: spesso una mente eccelsa e SUPERIORE, e DIVERSA, incontra l’intolleranza della gretta umanità invidiosa, spesso dura nella comprensione.

Nel 1838 fu la volta di Philadelphia: anche lì nulla di concluso, apparentemente.

Dopo le iniziali difficoltà, Poe pubblicò presso l’editore inglese Burton Morella, Ligeia… ma anche questa collaborazione terminò nell’INCOMPRENSIONE.

A Burton subentrò Graham e Poe porto il «Graham’sLady’s and Gentleman’s Magazine» a una tiratura impressionante in soli due anni. Sulla rivista, nell’aprile del 1841, venne alla luce I DELITTI DELLA RUE MORGUE.

Edgar acquistò un pianoforte e un’arpa per la sua amata Virginia; la suocera si deliziava del denaro del genero per soddisfare i suoi desideri… Poe, invece, iniziò ad apparire liso e trasandato. Forse questo grigiore di una nuova tonalità fu il preludio della nuova tragedia che attendeva lo scrittore. 

Virginia si ammalò gravemente di tubercolosi: fu colpita da emorragia mentre si esibiva cantando, in casa.

Lo scrittore iniziò degli ossessivi tentativi di creare una propria rivista, lo “Stylus”. Ottenne addirittura di POTER INCONTRARE IL PRESIDENTE: peccato che la sera prima dell’appuntamento lo scrittore si distinse per le pietose condizioni raggiunte durante una festa, in un locale. Il segretario del presidente assistette alla scena e l’incontro fu, ovviamente, annullato.

Poe riportò la famiglia a New York.

Agli inizi degli anni quaranta vennero pubblicati capolavori come Il gatto nero e Il cuore rivelatore. Poe, però, risentiva sempre di più della malattia di Virginia: pur essendo legato a lei da un Amore indissolubile, iniziò a frequentare le donne facenti parti di quella mondanità che non lo aveva mai “riconosciuto”.

Di nuovo altalenanti condizioni economiche… fino alla pubblicazione de IL CORVO. La notorietà raggiunta con il poema lo portò anche a ottenere la pubblicazione di un’intera raccolta di racconti, sempre nel “glorioso” 1845.

Edgar fu nominato direttore del «Journal». La collaborazione si tinse di foschi slanci di rabbioso rancore: Poe sfogò tra quelle pagine il suo astio, armandosi di feroci critiche verso il prossimo.

Lo scrittore tornò in rovina. A quel punto andò in suo soccorso il suo vecchio amore Mary Davereaux.

Mary arrivò a New York, in tempo per la tragica morte di Virginia occorsa il 30 gennaio 1847.

Poe, da quel momento, si trascinò in diverse relazioni sentimentali. Le donne erano PROFONDAMENTE ATTRATTE DA LUI; nessuna, però, si volle legare a lui definitivamente.

Edgar era ormai conosciuto come “IL CORVO”. Affascinante e tormentato, come tutte le figure circondate da sensuale decadenza, si alternava tra l’attrazione e la repulsione altrui.

Poe arrivò a tentare il suicidio, a Boston. Il laudano non gli dette però la morte.

Nel settembre del 1849, lo scrittore scomparve misteriosamente. Fu ritrovato il 3 ottobre, a Baltimora, dall’amico medico Snodgrass. Poe era in evidente stato confusionario e indossava abiti apparentemente non suoi. SPOGLIATO dei suoi vestiti e della sua LUCIDITÀ, fu ricoverato al Washington Hospital.

Edgar Allan Poe si spense a soli 40 anni, tra i deliri e le convulsioni.

Le cause della sua morte restano avvolte nel mistero: molte ipotesi sono state fatte… e ne parleremo… posso prometterlo.

Sussurando “SIGNORE, AIUTA LA MIA POVERA ANIMA”, il grande visionario dell’incubo passò nell’altra dimensione, portando con sé i suoi segreti. Fu privato spesso del suo valore, altre volte fu bramato. Un animo sensibile facile preda di un mondo ostile… parlò come nessun altro del terrore e dell’oscurità… e in quella oscurità svanirono i suoi abiti eccentrici e così attraenti.

A distanza di così tanto tempo, possiamo dire che la sua anima non sappiamo se sia stata perdonata dall’entità da lui evocata… sappiamo, però, quanto ancora TUTTI NE RESTIAMO RAPITI. Che le nostre anime sappiano sempre accogliere quella immensa e bisognosa di EDGAR ALLAN POE.

 

Per le testimonianze si rimanda all'introduzione di Gabriele Morandi ai Racconti del Terrore (ediz. a cura di Alberto Peruzzo Editore, 1985).