di
STEFAN ZWEIG
- Anno di Pubblicazione 2016 (1° 1929)
- Edizione 1° edizione digitale
- Editrice Garzanti Libri
- Lunghezza stampa 96 pagine
- Prezzo Ebook 1,99€
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DALLA
DESCRIZIONE EDITORIALE
“Nella Vienna di inizio Novecento non c’è appassionato
lettore, studioso, esperto bibliofilo che non sappia chi è Jakob Mendel, vero
catalogo vivente di tutto ciò che su di un libro sia mai stato stampato.
[…]
Nella vita reale egli è solo, completamente incapace di ogni iniziativa concreta e sensata: siede al tavolino di un vecchio caffè, dove ha installato il suo quartier generale e da dove prodiga la propria esperienza a chiunque gli faccia visita.”
L’AUTORE
Stefan Zweig nasce il 28 novembre del 1881 a Vienna,
da un’agiata famiglia ebraica.
Si iscrive all’Università di Vienna alla facoltà di Filosofia,
che continua a Berlino. Dopo la laurea compie una serie di viaggi in Europa,
Asia e America. In seguito, sposa Friderike Maria Von Winternitz.
Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale arriva,
traumatizzando l’Europa e lo stesso Zweig che nel 1917 si sposta in Svizzera e
vi rimane fino alla fine della guerra. Durante il soggiorno mantiene contatti
con personaggi come James Joyce ed Hermann Hesse.
Torna nella sua terra, a Salisburgo, e si attiva in
ambito pacifista. Ed è proprio in quel momento che inizia a godere di un grande
successo. Acquista diversi manoscritti originali, e tra gli autori spiccano Bach,
Mozart, Beethoven.
Zweig, smette poi di essere, per una parte di mondo, la
brillante mente che aveva mostrato di essere: è solo un ebreo. Con l’ascesa di
Adolf Hitler, le sue opere iniziano ad essere bersaglio della censura, dell’odio.
All’annessione dell’Austria alla Germania Zweig si sposta a Londra, dove chiede
ed ottiene la cittadinanza britannica.
Dopo il divorzio, sposa la segretaria Lotte, con la quale
si trasferisce prima a New York e poi in Brasile. Proprio lì, nella città di
Petrópolis, si suicida insieme alla moglie il 22 febbraio 1942: li trovano sdraiati, sereni, come
addormentati. Una dose letale di barbiturici ha messo fine alle incontrollabili
crisi depressive e al dolore che lacerava l’artista, l’ebreo, l’uomo,
consapevole del dramma inarrestabile e incancellabile in cui è sprofondato il
mondo.
QUESTA
VOLTA… TUTTO D’UN FIATO
Temi,
valori, riflessioni
Vienna, la Grande Guerra ha
distrutto, ricostruito, cambiato. Una pioggia incessante spinge un uomo in un
caffè, e poi in un labirinto di sentori, ricordi e sensazioni. Una stufa in
ghisa e un tavolino: la ricerca comincia.
La memoria e le ricchezze
del mondo che si celano in angoli angusti, in volti persi nell’anonimo sfondo
di giornate qualunque; tesori inestimabili, e brillanti, camuffati tra le ombre
delle azioni dell’uomo, azioni per il progresso o per la regressione che le guerre
portano a tutti, tesori compresi. E lì, tra le spaccature di una vita che va
avanti da sola, vi sono persone che si cibano di pochi panini a due soldi, gesti
minimi, invisibili movimenti fagocitati dalle alleanze del mondo superiore,
strette tra di esse in nome di regole, doveri, motivazioni che non tengono
conto del brulicante bassissimo fondo del mondo che invece sta al di sotto, di
tutto. E proprio in quel fondo si raccolgono le gemme, ricoperte di sporco,
detriti, scarti di ciò che si cerca costantemente di lavare via: le
straordinarie particolarità dell’esistente, non ammesso nell’uniformismo
necessario al “progresso”.
Qui
si parla di libri, e di un “rivendugliolo” dalla testa macchiata e il cappotto
logoro: Jakob Mendel. Egli è un anziano ebreo che ha mantenuto degli studi da
rabbino solo la posa e il dondolio con i quali legge: il suo unico dio si è
moltiplicato nel politeismo di tutti i libri esistenti. Mendel conosce tutti i volumi,
tutti, ma non legge per il contenuto, no: l’ebreo orientale ha nella sua mente
il repertorio totale dei libri in titoli, veste editoriale, prezzo.
Egli
non vive di cibo, se non di quello che gli serve per fare qualche passo tra un
libro da cercare e uno da consegnare; non vive di denaro, oltre a quello utile
per comprare un libro; non conosce le donne perché egli è consacrato a un
sacerdozio laico, possessivo, ossessivo e totalizzante, in nome dei libri. E figuriamoci
se Mendel possa mai avere il vizio del fumo. A chi lo osserva pare non avere
neanche il piacere di vivere, o forse addirittura la vaga idea di essere in
qualcosa chiamato “vita”, se non fosse che lì ci sono libri da reperire.
Le sue consulenze, la sua rara facoltà, la sua
mania totale, riescono ad eludere i confini tra basso e alto, ovest ed est; nemico,
alleato. Ma eppur nel mondo si vive, e la pura astrazione in una sola idea è un’affascinante
eventualità, ma forse si può solo sognare da svegli tale stato; alla fine,
nessuno vuole considerare davvero che esistano dei propri simili che stando ai
margini paiono riuscire a sfiorare con le dita una libertà trascendente. Ma
quest’ultima è forse solo una fantasia di chi guarda a quei simili con invidia,
stupore, e magari celato disgusto.
Ma poi, rifiutare la realtà
è davvero il nirvana? Nascondersi da essa pare più simile all’oblio.
Un’idea romantica, un antieroe
sudicio, quasi suicida inconsapevole, e un mondo che si rifà il guardaroba, l’arredamento,
la coscienza. La memoria si incarna, si divinizza, e poi si tradisce con mano
propria. Interrogativi e stranezze in una storia che è fiaba e opera in musica,
dove si suonano gli strumenti cerebrali con un solo accenno di palpebra.
Veniamo a conoscenza di Jakob
Mendel, quel prodigio della memoria, proprio grazie al ricordo, al fortuito
caso che ha riportato un uomo sulle tracce di un cavillo fuggevole che si fa
flashback e poi ricerca. Tra gli scenari nuovi di zecca di un mondo fatto dalla
guerra, un ricordo affettuoso che sfugge, tra affaristi, burocrati, padroni di
caffè.
Ogni cosa grida: “dimentica”, in un’Europa dove si producono nemici e si demoliscono le strutture del sapere e dell’umanità nel suo significato più profondo.
Ha più responsabilità la realtà che invade le esistenze altrui, o queste ultime quando non riescono a far fronte a ciò che succede intorno? Nel mezzo può restare in piedi solo la preziosità del rispetto, della pietà, della protezione verso le piccole “anomalie” che sono in realtà custodi di una dignità troppo spesso deprezzata.
Nota
Mendel dei libri è un racconto lungo: in quelle poche pagine si sentirà che non c'era bisogno d'altro.
CITAZIONE PER VOI
“Avrei dovuto sapere che i libri si scrivono solo per legarsi agli uomini
aldilà del nostro respiro e per difendersi così dall’implacabile avversario di ogni
esistenza: la caducità e l’oblio”.
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