giovedì 5 novembre 2020

IL DIAVOLO SUL PONTE


Una Ballata

Testo di Valentina Lini

Illustrazioni di Alessia Ferretti

 

Ph Francesca Lucidi

INTRODUZIONE

Edito da Balena Gobba Edizioni nel 2020, questo albo illustrato è un’opera d’arte, è un retaggio, è un prezioso tesoro di tradizione e raffinatezza; si fruisce avvertendo un tocco di oscuro fascino.

Il volume ha un formato quasi quadrato, la copertina rigida e nera ci accoglie in un catalogo di esperienze visive, sensoriali, intense. Resti stupito anche solo guardando la copertina: è un dossier d’arte su Chagall? No, è un invito a sedersi alla luce di un fuoco, perché le fiamme ricordano l’inferno ma paiono saperci proteggere quando una storia inizia a bussare alla porta per aguzzare il cervello e far tremare la seggiola.

Ci troviamo a Venezia, dove il noto ponte di Torcello promette di rubarti l’anima… la notte del 24 dicembre.

CENNI STORICI

Torcello è una piccola isola della laguna nord di Venezia, fu sede vescovile dal secolo VII al secolo XVII. In passato fu noto per i commerci marittimi e l’industria della lana. Rispetto all’antichità, ora conta una stretta cerchia di abitanti.

Un’unica via principale attraversa l’Isola, seguendola si arriva al famoso Ponte del Diavolo, solo quest’ultimo e il Ponte Chiodo a Cannaregio mantengono la struttura originaria senza parapetto.

Il Ponte del Diavolo

Le origini paiono risalire al secolo XV, anche se alcuni studi hanno evidenziato fondazioni preesistenti riconducibili al XIII secolo. Oltre alla sua suggestiva bellezza, il Ponte offre numerosi interrogativi circa le origini del suo nome. Alcuni sostengono che il ponte portasse verso i palazzi di una nobile famiglia chiamata “Diavoli”, altri sostengono che la nobile casata si fosse solo guadagnata questo soprannome poco rassicurante; la motivazione che più ci affascina è, ovviamente, quella legata alla leggenda di un patto e di una sorta di maledizione che pare aleggi la notte di Natale.

LA LEGGENDA

La dominazione austriaca posò la sua mano su Venezia per lungo tempo, durante il XIX secolo. L’amore, si sa, non conosce confini e si dibatte sempre all’ombra dell’odio. Una giovane si innamora di un austriaco, ma la famiglia non approva. La sorte infierisce portando la morte all’uomo tanto amato dalla ragazza; diverse versioni vengono riportate riguardo questa morte, parrebbe anche che l’austriaco sia stato vittima di assassinio.

L’amore cerca sempre di soggiogare ogni altra forza, anche quella della morte. Dietro consiglio, chi dice di un amico di famiglia, chi di un’amica, l’innamorata si reca da una strega.

La strega fa un patto con il Diavolo: l’ufficiale austriaco in cambio di sette bambini, non svezzati ma battezzati. I tre si incontrano sulla laguna, la ragazza porge una moneta al Diavolo… che getta una chiave nell’acqua. Ecco che l’amato dalla morte ritorna e sta sul ponte, in attesa della sua bella.

La strega deve mantenere il suo patto. Durante la notte qualcosa accade: chi dice “ammazzata”, chi dice “incendio”; il Diavolo non ha avuto le sue anime. Così, da quella notte, camuffato da gatto nero, il Diavolo sta sul Ponte, la notte del 24 dicembre, in attesa della strega e del pagamento. Le anime che di lì passano potrebbero così finire per saldare il patto.

Sui due giovani c’è chi sussurra che son scomparsi.

IL PONTE DEL DIAVOLO

Una Ballata

Ph Francesca Lucidi

Prendere in mano una leggenda nota è rischioso, è come avere tra le dita una sfera di vetro unica nel suo genere: mille sono le sfaccettature, tutti vi si possono specchiare, maneggiarla troppo rischia di farla rompere. Qui le mani sono state sapienti, hanno filtrato l’oscurità e la storia per creare materici colori che incantano, come farebbe una magica cantilena.

Il testo balla come fiamma… è qualcosa che canta da sé, in strutture strofiche multiformi che guizzano attraverso le suggestioni sonore e le rime. Le parole diventano una voce, fatta delle tante voci che hanno sussurrato questa vicenda. Vien voglia di alzare la veste e cantare la storia di Isotta, del Diavolo, dell’Austriaco; e del Ponte e della Strega alla luce della luna. Qui ogni cosa pare poter essere toccata, grazie a uno stile grafico materico, pittorico. Sembra di guardare opere d’arte Medioevale, pare scorgere strane pitture rudimentali campeggianti in grotte dal santo nome; poi scorgi Goya, poi ti perdi nel simbolismo.

Una leggenda, nel suo passare di bocca in bocca, perde e acquista veli e orpelli. I punti più oscuri qui vengono lasciati all’oblio, o vengono raccontati scegliendo una versione delle tante. Ciò che fa la differenza è il moto di questo volume: è vorticoso grazie alle illustrazioni, ma anche nobile, composto, spirituale.

Le parole possono restar ben leggibili su uno sfondo chiaro, mentre illustrazioni passanti abbracciano le pagine. Altre volte, aperture prepotenti lasciano spazio a piccoli versi che danzano sull’onda di colori e forme ipnotiche.

Magistrale la rappresentazione del rito della strega, dove diversi momenti vengono resi nella stessa illustrazione con una moltiplicazione della protagonista che pare muoversi davanti ai nostri occhi. Ecco che avvertiamo una formula magica, e sentiamo l’aria spostarsi ai movimenti della gonna e degli strumenti della fattucchiera. 

Ph Francesca Lucidi

Poi un viso affascinante e affusolato, chi sarà? Ascoltare quell’elegante signore può costare assai caro… 

Ph Francesca Lucidi

È normale pensare alla notte della Vigilia come a un momento di presenze, di movimento sovrannaturale. La leggenda nacque mentre si affacciavano al mondo molti spettri natalizi. Ricordate Dickens, Jerome? Ne abbiamo già parlato, ma potrete ricercavi qui sul blog gli ectoplasmi di contenuti passati e non troppo lontani.

Alla fine, capirete perché di ballata si tratta: un tenebroso ritornello vi riporta all’inizio, perché accadrà, sì accadrà ancora!

Ph Francesca Lucidi

Amanti dell’arte, delle leggende, della magia… come non dirvi di regalarvi questo libro così pieno di personalità, così ben identificabile, di carattere. Io lo leggerò ad alta voce, e sono sicura che chi mi ascolterà non resterà indifferente. Sembra di vedere note che saltano nella penombra dell’imbrunire, e le forme saltano fuori dalla pagina per pregare, piangere, girare e girare.

Avete mai trovato una chiave in un corso d’acqua? Cosa mai avrà chiuso… o aperto.

Ringrazio la casa editrice per avermi dato la possibilità di avere questo libro così prezioso. Mi è piaciuto davvero molto.

 

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Grazie!