lunedì 15 giugno 2020

I DELITTI DELLA RUE MORGUE di Edgar Allan Poe

 LA NASCITA DI UN GENERE RIVISSUTA ATTRAVERSO L'ESPERIENZA

DI

UN AUDIOLIBRO

Ph. Francesca Lucidi. In foto l'audiolibro di Aliribelli Edizioni (in collaborazione con).

Nell’aprile del 1841, Edgar Allan Poe pubblica I DELITTI DELLA RUE MORGUE. Il racconto, inizialmente, apparve sul «THE GRAHAM’S LADY’S AND GENTLEMAN MAGAZINE» di Philadelphia, la rivista di proprietà dell’editore Graham per il quale Poe lavorava.

La grande importanza di questo breve lavoro di Poe sta nel contenuto, anzi nel personaggio…  un personaggio che è la personificazione di un METODO. I DELITTI DELLA RUE MORGUE  è il primo capitolo di una triade che comprenderà IL MISTERO DI MARIE ROGET  (1842-1843) e LA LETTERA RUBATA (1845). La storia introduce il personaggio di Auguste Dupin: un investigatore molto particolare… che segnerà la storia perché la sua genesi determina la nascita del RACCONTO POLIZIESCO, della  cosiddetta DETECTIVE STORY.

Quando si pensa a un poliziesco che racchiuda intuito, deduzione… stranezze e risoluzioni che non scaturiscono dalle “normali” indagini della polizia ecco che viene immediatamente alla mente la figura di Sherlock Holmes. Il celebre detective di Sir Arthur Conan Doyle non è altro che il frutto della scia iniziata dai ragionamenti e dalle bizzarrie di Auguste Dupin. Doyle ammette il suo debito e noi non possiamo non rileggere le pagine de I DELITTI DELLA RUE MORGUE senza riscontrarne tutti gli elementi che frustrano, burlano, e al contempo stimolano le nostre menti quando ci si approccia a una storia non solo di Conan Doyle ma anche di Agatha Christie, e di tutta la letteratura poliziesca… senza dimenticare le moderne serie tv dove compare sempre un personaggio straordinariamente acuto, scontroso; quasi inquietante nel suo vivere ai margini della consuetudine e in un corpo che porta in giro una mente gelida e “acutissima”. Proprio queste sono le caratteristiche che consegnano alla storia un topos umano che a distanza di tempo, molto tempo, riesce ancora ad affamarci e affascinarci… come accade ai personaggi “spalla” che  spesso raccontano di questi protagonisti misteriosi … che però DEL MISTERO CONOSCONO LE CHIAVI DI ACCESSO

 

AUGUSTE DUPIN

Dupin era di ottima famiglia; una serie di sconosciute e malaugurate vicende, però, lo avevano colpito causandogli la perdita di beni e “forza di carattere”.

Auguste Dupin rinunciò ad ambizioni e mondanità e iniziò a vivere cercando di gestire una rendita minuscola. Grazie alla volontà magnanima dei creditori riuscì a cavarsela e a trovare il suo modo di vivere.

Nel tempo del racconto, Dupin vive semplicemente e l’unico lusso che si concede sono i LIBRI.

Chi ci riferisce i particolari sulla storia di questo personaggio è il narratore. La voce che parla al lettore è quella di un amico di Dupin, il suo SOLO AMICO. L’uomo incontra Auguste lì a Parigi (la città che ospita storia, morti e carnefici), in una libreria di Montmatre: da quel momento nasce una frequentazione foraggiata dalla vivace IMMAGINAZIONE e dal FERVORE insolito di Dupin.

I due vanno a vivere insieme, scegliendo una magione “guasta”, separata. Arredata la casa in tono con la “fantasiosa malinconia” che affligge i loro animi, gli amici iniziano a vivere in un isolamento volontario in cui l’oscurità è il manto che avvolge i loro vividi ragionamenti e i loro discernimenti: questi ultimi sono il vero nutrimento di una vita parca e ritirata.

Questa coppia di coinquilini condivide la scelta di vivere nel buio: di giorno le imposte sono serrate… e la notte è il momento in cui i due si riversano sulle strade per commentare aspetti diversissimi di una realtà che pare filtrare attraverso Dupin per scioccare e inebriare il narratore, che asseconda ogni capriccio e atteggiamento dell’amico, non senza ragione.

Auguste ha conoscenze nella polizia… cosa che già preannuncia gli elementi caratteristici del genere che si delineerà proprio dopo la pubblicazione de I DELITTI DELLA RUE MORGUE. Questo particolare collegherà i due alla scena di un efferato delitto.

Ciò che però introduce al racconto è un discorso molto particolare fatto dal narratore: l’amico di Dupin, che quasi scompare dietro la descrizione dei comportamenti dell’oggetto-soggetto della sua testimonianza e ai ragionamenti che da quest’ultimo scateneranno la VERA TRAMA del racconto, parla delle “FACOLTÀ MENTALI”.

Più nello specifico… dopo aver usato proprio queste parole per iniziare la sua narrazione, colui che racconta descrive le facoltà analitiche, e più generalmente un metodo e una VISTA . Queste premesse che paiono in un primo momento assai astruse e complesse… sono la necessaria introduzione a Dupin e alla sua risoluzione dei MISTERI legati alla rue Morgue; di contro, i misteri della rue Morgue saranno la dimostrazione “pratica” che quanto l’amico dice all’inizio è vero e inconfutabile.

 Auguste Dupin è una parvenza assente e al contempo infinitamente PRESENTE nei fatti del mondo, e del racconto; è nobile nei modi e gentile, allo stesso tempo è però freddo e inquietante. Dupin si mostra come un “DOPPIO”: nel momento delle vive manifestazioni della sua particolare ATTITUDINE ANALITICA, della quale si vanta pronunciandosi sul fatto che le persone hanno per lui una “FINESTRA APERTA NEL PETTO”… ecco che Dupin prende ad assumere uno sguardo fisso, e la SUA VOCE CAMBIA.

Auguste Dupin ha un fare quieto e una voce da tenore… quando Dupin diventa “ANALISTA” la sua voce sale: diventa petulante, e sopportabile solo grazie alla chiarezza della sua dizione. L’attenzione sulla VOCE è un aspetto importante… che si manifesta nei terribili fatti della rue Morgue.

 L’amico-narratore è preda delle straordinarie osservazioni di Dupin; ne è anche, però,  il testimone che si riscalda alla luce delle fiaccole che illuminano l’oscuro appartamento da loro occupato: quelle fiaccole sembrano essere anche il segno esteriore dell’acume spietato di Auguste Dupin. Il testimone privilegiato che racconta il mistero e la risoluzione dei fatti della rue Morgue ci introduce il METODO attraverso il quale comprendere ogni cosa…

 

IL METODO

 L’ANALISTA è innamorato degli enigmi: questi sembrano giungere a lui per caso… e vengono poi risolti in una maniera che appare sovrannaturale.

L’acume è il muscolo allenato e sfoggiato dall’analista.

La matematica può essere una chiave di comprensione di questo metodo… in particolare l’analisi. Ma se si pensa alla matematica non dobbiamo credere che il calcolo sia il mezzo privilegiato.

Il narratore fa un paragone tra il gioco degli scacchi e il gioco della dama. Il giocatore di scacchi calcola, ma ciò non significa che compia un’analisi. Siamo soliti pensare che questo gioco sia difficilissimo… in realtà lo è, ma non per l’impiego delle facoltà mentali. Le pedine degli scacchi prevedono per esse numerosi movimenti e molteplici variabili: alla fine ciò che fa la differenza è la capacità di NON DISTRARSI.

Dice il narratore: “La complessità viene scambiata per profondità”.

Nella dama le mosse possibili sono poche: l’acume è ciò che differenzia un giocatore dall’altro… l’ACUME e il METODO.

 Nel gioco… anche di carte… ciò che distingue un analista è l’OSSERVAZIONE. Penetrare nell’avversario, quasi “possederlo”, ne fa prevedere i pensieri e i movimenti… ed ecco che entrando nei panni di un altro, attraverso la mimesi intellettiva, tutto appare chiaro e si rivela. La DEDUZIONE e l’osservazione fanno raccogliere all’analista una grande quantità di informazioni. SAPERE COSA OSSERVARE è il primo passo.

Tutto questo è ingegnosità? No. L’immaginazione è la molla che fa aprire e chiudere l’osservazione di un analista.

 

CENNI SULLA TRAMA… SENZA RIVELARE CIÒ CHE MERITA DI ESSER LETTO

Dopo l’ipnotica e illuminante introduzione del narratore, sull’analisi e sul rapporto con Dupin, ecco che i due si trovano a leggere l’edizione della sera della «Gazette des Tribunaux»; l’attenzione viene immediatamente indirizzata verso una notizia:

 SENSAZIONALI DELITTI

 “ INTORNO ALLE TRE DI STANOTTE GLI ABITANTI DEL RIONE SAINT-ROCHE SONO STATI SVEGLIATI DA UN SUSSEGUIRSI DI URLA SPAVENTOSE CHE SEMBRAVANO PROVENIRE DAL QUARTO PIANO DI UNA CASA DELLA RUE MORGUE, NOTORIAMENTE ABITATA SOLTANTO DA UNA CERTA MADAME L’ESPANAYE E DA SUA FIGLIA, MADEMOISELLE CAMILLE L’ESPANAYE.”

 La cronaca continua raccontando che i vicini e due gendarmes riuscirono a entrare nell’edificio solo dopo aver forzato energicamente la porta. Le grida in un primo momento cessarono… ma quando i soccorritori iniziarono a salire la prima rampa di scale ecco che le grida ricominciarono.

Poi di nuovo cessarono.

Quando i presenti arrivarono in una stanza al quarto piano, sul retro della casa, si trovarono nell'orrore e nello "sbalordimento”. È da sottolineare che la porta era chiusa dall’interno.

Nella descrizione della gazzetta vengono riportati lo stato della stanza, completamente in disordine; la presenza di un rasoio insanguinato, su una seggiola; due o tre ciocche grigie di capelli umani, insanguinate e staccate dalle radici; una serie di valori e preziosi sul pavimento. Tutti gli elementi, APPARENTEMENTE osservabili, vengono elencati con dovizia.

Il racconto dell’orrore prosegue…

Le due donne furono trovate morte. Non è però la morte il fatto notabile: Madamoiselle L’Espanaye venne trovata a testa in giù nella canna del camino… Madame, invece, inizialmente cercata senza successo, fu ritrovata nel cortiletto lastricato sul retro dell’edificio. Entrambi i corpi presentavano segni di una efferatezza inaudita: il corpo di Madamoiselle mostrava escoriazioni e lividi e graffi, specialmente sulla gola che manifestava i segni di uno strangolamento; Madame aveva la gola tagliata in modo così profondo che la testa si staccò dal corpo quando si provò a spostare il cadavere.

A quel punto la lettura si ferma, e viene rimandata all’edizione del giorno successivo.

Le nuove notizie sono lunghe e accuratissime, forse anche troppo. Nel giornale è elencata la lista dei numerosi e diversissimi testimoni, con il rispettivo racconto delle loro deposizioni.

Tutte le testimonianze concordano parzialmente su un punto… mentre un altro, riguardo cui tra poco vi parlerò, appare disorientante e confuso nelle menti degli interrogati.

Alla fine l’edizione del mattino conclude che il delitto appare inspiegabile, e dubita persino sulla natura di “delitto”. Gli indizi vengono considerati assenti.

La sera la lettura prosegue con l’edizione aggiornata della faccenda: la gente ancora sul posto, i testimoni nuovamente interrogati… e un arresto: Adolphe le Bon, un impiegato di banca che aveva avuto contatti con le vittime (ma questi contatti non posso svelarveli).

Alla notizia riguardo Le Bon, Dupin sembra “animarsi”. All’amico viene chiesto un pensiero sulla faccenda… il quale non fa che ricalcare le conclusioni del giornale, e della polizia.

Dupin lo incalza adducendo a ciò che di carente vi è nel metodo tradizionale di indagini: acume e scaltrezza senza l’ombra del METODO.

Aguste fa riferimento al celebre investigatore Vidocq (realmente esistito)… per alcuni l’antesignano di Dupin… ma ciò non può esser vero dato che Auguste ne critica l’ardore che lo portava a confusione, nonostante l’intuito e la perseveranza.

Un esempio viene di nuovo in aiuto, se così si può dire, al lettore.

Dupin dice che guardare le cose troppo da vicino ne fa perdere di vista l’INSIEME. Infatti afferma:

 “Insomma, la verità non sta sempre in fondo a un pozzo. Anzi, quanto agli aspetti determinanti, ritengo che se ne stia invariabilmente in superficie.”

 Ancora una volta, come nell’introduzione dell’amico… la PROFONDITÀ viene chiamata in causa: questa viene fatta scaturire erroneamente dalla complessità, ma è anche assai complesso “guardare” quando lo si fa profondamente.

Dupin fa l’esempio dell’osservazione di una stella: essa viene vista più distintamente quando la si guarda con la coda dell’occhio, se la fissiamo essa appare sfocata. L’osservazione profonda potrebbe persino far sparire Venere dal firmamento.

Auguste propone all’amico di andare a indagare… e che la cosa “li divertirà”. Rassicurando l’amico con il particolare della sua conoscenza con il prefetto della polizia, convince il suo compagno. Anche Le Bon ha un ruolo, Dupin dice di dovergli un favore.

A quel punto i due iniziano un’indagine accurata sul posto. Anzi, posso dire che Dupin inizia l’indagine SILENZIOSA del luogo del delitto e delle vittime; l’amico guarda, assiste.

Come nello stilema del filone generatosi da I DELITTI DELLA RUE MORGUE, il caso troverà le sue risoluzioni… non all’immediato sopralluogo… ma in separata sede.

L’assistente vedrà raccontatosi ogni elemento con le sue spiegazioni, in una circostanza segreta che si svelerà al contempo con lo scioglimento della faccenda.

Alla fine Il METODO e DUPIN si ricongiungono. Due finestre, due chiodi e una corda… per non dimenticare una persiana: tutto questo sarà ciò che Dupin saggerà con DEDUZIONE; e osservazione ben diversa da quella che parte dall’immediatamente constatabile. L’apocrifo investigatore riconduce e riduce la questione generale nelle sue parti, spiegate in un modo che ci farà innervosire e/o “riscaldare” piacevolmente.

Pensate che la polizia sarà riconoscente a chi ha spiegato l’efferato omicidio? Beh, pensate alle altre storie del “genere”…

  

LA VOCE

Tornado ai motivi di accordo e disaccordo tra i testimoni, l’elemento che spicca tra le deposizioni è quello sulla natura delle urla udite.

Tutti concordano sul fatto che una era di un francese e in linea di massima tutti convengono sul suo essere rude, in qualche modo stupita e manifestante rimostranze. Ciò che non combacia sono le descrizioni della seconda voce: questa risultò quasi a tutti ALTA, ACUTA… ma ognuno addusse una nazionalità diversa al padrone di quei suoni. Ovviamente la cosa non sfugge a Dupin, il quale ne svelerà collegamenti e spiegazioni.

Della versione dell’audiolibro ho apprezzato gli aggettivi… quell’ACUTO sembra quasi ricondurre lo straordinario essere sconosciuto allo SDOPPIAMENTO di DUPIN raccontato dall’amico.

I suoni sono assai importanti in questa storia, ed è stato molto interessante ASCOLTARLA invece che leggerla; l’avevo già letta ma questa esperienza si è rivelata assai interessante.

 

L’ESPERIENZA DELLA RUE MORGUE ATTRAVERSO L’AUDIOLIBRO DI ALIRIBELLI

Potrei chiamare in causa la psicologia della percezione o i benefici che certi suoni e frequenze hanno sul nostro cervello… in verità preferisco non cadere, qui,  nel pozzo citato dall’ANALISTA primigenio.

Posso affermare semplicemente che l’esperienza è stata piacevole e interessante. La vita è frenetica e non permette quasi a nessuno di potersi fermare lungo tempo per l’esperienza di una lettura senza troppe interruzioni. L’audiolibro permette di portar con sé comodamente i nostri classici preferiti: mentre ci alleniamo, mentre raggiungiamo un luogo… mentre facciamo un lavoro manuale; anche le faccende di casa possono diventare un’esperienza del tutto nuova!

Il racconto è qui narrato da Riccardo Isgrò. La voce che ci accompagna resta quasi sempre la stessa… varia quando si impossessa di Dupin o potremmo dire quando Dupin parla attraverso il mezzo umano che gli dà voce. Il tutto è molto rilassante, chiaro: tutto è lineare tranne che nel particolare “caso umano” citato e in qualche altro punto.

Io possiedo circa cinque edizioni cartacee de I DELITTI DELLA RUE MORGUE, a cui si aggiunge un ebook di cui mi interessava la traduzione. Non credo che l’audiolibro debba o possa SOSTITUIRE un formato a noi più noto… ma è un essenziale alleato: tutti e tre i formati si compensano perfettamente.

Io sono una persona molto incuriosita dalle sensazioni e da tutte le esperienze percettive: l’audiolibro è una coccola a cui non voglio rinunciare.

Per gli audiolibri di ALIRIBELLI basta visitare il loro sito, per acquistarli singolarmente; o gustarne il contenuto tramite i servizi Audible e Storytel.

 

Ora proviamo a guardare le stelle, non troppo profondamente si intenda! Magari ascoltando una storia.