sabato 27 giugno 2020

C'È DAVVERO LA NECESSITÀ DI UN PRINCIPE? Neil Gaiman e l'antifiaba LA REGINA NEL BOSCO

UNO SGUARDO AFFASCINATO VERSO LO SCRITTORE "DARK" NEIL GAIMAN:
IL CORAGGIO DI ESSERE DIVERSI

 

Il volume in foto è edito da MONDADORI (prima ristampa 2016). È da notare la curiosa sovraccoperta in trasparenza.

NEIL GAIMAN

Neil Richard Gaiman nasce il 10 Novembre del 1960, in Inghilterra.

È Portchester, nell’Hampshire, a dare i natali a un artista poliedrico, dark… che ha contribuito a creare mondi che hanno travalicato le “dimensioni” per infestare fumetti, letteratura e cinema.

Gaiman attrae immediatamente: ha un aspetto da rock star tormentata ma con uno sguardo curioso e brillante da far ricordare un Trent Reznor targato anni 90. Il legame con la musica non è affatto fuori luogo: Gaiman ebbe anche una curiosa band punk, e si decolorò i capelli per assomigliare a Billy Idol… cosa che, pensando alla chioma ribelle di Neil, credo abbia generato un certo “effetto”; i collegamenti con il settore musicale non finiscono qui, ma li scopriremo pian piano.

Guardando questo scrittore, sceneggiatore, questo “personaggio”… vediamo un misto tra un uomo attraente e una specie di strano Frankenstein che riunisce i tratti del front-man dei The Cure, e di un Tim Burton con una fisicità un po’ meno mortifera. Gaiman inizia a provare a scrivere fumetti fin da bambino; poi comincia a scrivere seriamente con alcuni articoletti qua e là, da freelance. La cosa che ci ricollega alla figura di Gaiman percepita come l’amico strano, figo, che ha la camera con la musica perennemente accesa, è la sua prima prova di pubblicazione: una biografia tascabile dei Duran Duran, del 1984.

Gaiman esce, poi, dallo stigma della rock star per gettare le basi di ciò che lo rende, davvero, un divo assoluto del panorama dark, nerd… sentimentale e oscuro. Alla fine degli anni 80, Gaiman approda alla DC COMICS. All’inizio non sono tutti così entusiasti e fiduciosi riguardo a questo nuovo progetto: la sinergia con Dave McKean, con cui Gaiman aveva già lavorato, poco tempo prima, nella Graphic Novel Violent Cases, porta però alla nascita di BLACK ORCHID.

L’Orchidea Nera riesce, invece, a fiorire maestosamente. Tra le pagine, le protagoniste incontrano diversi famosi personaggi della DC; lo stile di Gaiman vi imprime il suo marchio con prepotenza. Da lì, l’OSCURO per adulti trova la sua espressione. La scia fascinosa e nera tracciata da Black Orchid prende di nuovo profili delineati e accattivanti con il nuovo lavoro: THE SANDMAN (1989).

Con la collaborazione di vari artisti, Gaiman mette in piedi un mondo che straripa di mitologia, profili taglienti e sguardi accattivanti… lo stile gaiman è ormai saldo come una statua, di un vecchio cimitero… che in questo contesto ha comunque il permesso di muoversi e spostarsi, se vuole.

Sandman è colui che regola sogni e incubi. A differenza degli altri personaggi viene disegnato in un modo tutto suo, che effettivamente ci fa anche ricordare qualcuno… chissà chi. Questo personaggio è solitario, oscuro: un vero capolavoro per gli “strani” vestiti di nero di tutto l’universo. La beltà di Gaiman sta nel riuscire a essere alla moda, ovviamente per un certo tipo di moda, unendovi un bagaglio culturale che oltrepassa gli ambiti del pantheon fumettistico per introdurre storia e mitologia. Sandman è un vero successo, e moltissime sono le dichiarazioni entusiastiche a riguardo; Stephen King si spinge addirittura a dirci:

“Queste sono storie grandiose e noi tutti siamo fortunati a possederle. Per leggerle ora, e magari rileggerle poi, più tardi, quando avremo bisogno di qualcosa che solo una buona storia ha il potere di darci: trasportarci in un mondo che non è mai esistito, in compagnia di gente che avremmo voluto essere... o che, grazie a Dio, non siamo."

La serie ha fine nel 1996; nel frattempo Gaiman inizia a diffondere nel mondo i suoi romanzi e ad accumulare premi letterari.

 Tra i romanzi si ricordano Good Omens (1990), Neverwhere (1996), Stardust (1999).

Stardust sbarca al cinema nel 2007; il libro per bambini CORALINE, pubblicato nel 2002, vede il suo adattamento cinematografico nel 2009.

Non è da dimenticare American Gods, pubblicato nel 2001.

 

 UNO SGUARDO PIÙ APPROFONDITO SULLA BIGLIOGRAFIA DI GAIMAN

La collaborazione con Dave McKean non si ferma con Black Orchid ma ha una sua continuità nel corso del tempo: la loro sinergia porta alla nascita del famosissimo Coraline, che consacra Gaiman agli occhi della “massa”. Oltre a questo piccolo capolavoro si ricordano altri romanzi per ragazzi, prodotti con l’apporto di McKean: I lupi nei muri (2003); Mirrormask (2005), tratto dall’omonimo film; Crazyhair (2009).

 Gaiman collabora anche con altri personaggi che contribuiscono in modo magistrale alla forza d’impatto di storie inusuali: dall’unione con il lavoro dello scrittore e sceneggiatore statunitense Michael Reaves nascono Il ragazzo dei mondi  infiniti (2007) e il seguito Il sogno di argento (2016).

 Un altro lavoro di Gaiman dalla considerevole risonanza è Il figlio del cimitero, pubblicato nel 2008 con il titolo The graveyard book. La storia narra di un orfano che trova una famiglia assai particolare…

Lo scrittore pubblica anche raccolte di racconti, come quella che prende vita proprio da una costola del Figlio del cimitero: Il cimitero senza lapidi e altre storie nere.

Un altro illustratore, che si innesta con successo tra le parole di Gaiman, è Chris Riddell.

Riddell, oltre alla creazione di molti “mondi” per l’infanzia, vanta anche collaborazioni con l’Observer e l’Economist.

Dall’unione Gaiman-Riddell vengono alla luce L’esilarante mistero del papà scomparso (2014) e La regina nel bosco (2015).

 Durante la sua carriera, Gaiman, però, non abbandona affatto l’universo fumettistico.

Nel 2003 resuscita alcuni personaggi di Sandman nella rivisitazione intitolata Endless Night, un’antologia distintasi come prima graphic novel inserita nella lista dei best sellers del New York Times, come fiction a copertina rigida.

 Sempre nel 2003, Gaiman crea 1602, un fumetto in cui la fauna della Marvel viene reinterpretata immaginandone le origini risalenti proprio all’anno 1602.

 Ricordando gli echi mitologici alle origini delle creazioni fumettistiche di Gaiman, è da segnalare il saggio I miti del nord, edito nel 2018.

 

I PREMI

Neil Gaiman ottiene diversi premi con i suoi lavori.

Ad esempio, guadagna il Premio Bram Stoker per American Gods, nel 2001. Questo riconoscimento è assegnato, per opere dell’orrore, dall’Horror Writers Association.

Nel 1987, il primo anno di vita del premio, il vincitore non è altri che Stephen King… per il romanzo Misery.

Il Premio Nebula per la narrativa breve, della Science Fiction and Fantasy Writers of America, viene assegnato a Coraline nel 2003.

Gaiman vince anche Il Premio Hugo, istituito dalla World Science Fiction Society e celebrato durante la Worldcon: la più longeva fiera di fantascienza al mondo, nata nel 1939. Questo riconoscimento viene ottenuto da Gaiman per diverse opere: American Gods, nel 2002; Coraline, nel 2003; e Il figlio del cimitero, nel 2009. Quest’ultimo vale allo scrittore anche la Carnegie Medal: un prestigioso premio istituito nel 1936 e indirizzato a scrittori per bambini che abbiano pubblicato nel Regno Unito durante l’anno precedente alla nomina in corso. Il vincitore della Carnegie riceve una medaglia d’oro e un buono di cinquecento sterline da destinare a donazioni di libri per biblioteche pubbliche o scolastiche.

Lo scrittore riesce a guadagnarsi un premio Hugo, per la rappresentazione drammatica, anche in ambito cinematografico con il suo lavoro per la serie Dottor Who.

L’eco di Gaiman nella cultura di massa è sancito dalla sua “apparizione” in un episodio dei Simpson (Il colpo del libro), e in un episodio della serie tv che ha portato alla ribalta, come mai era accaduto con questa portata, il “mondo nerd”: THE BIG BANG THEORY (La polarizzazione della cometa).

 

L’APPASSIONATO SITO UFFICIALE DI NEIL GAIMAN… che parla di TESTAMENTI

Sul sito ufficiale dello scrittore si possono trovare tutte le canoniche informazioni riguardanti novità, eventi e pubblicazioni; ciò che rende speciale questo spazio sono gli interventi di Gaiman: nella sezione blog, egli tocca una questione che non ci aspetteremmo.

Mentre visitavo il sito, mi è saltato agli occhi uno strano scritto di Gaiman: egli affronta il tema delle volontà testamentarie e in particolare della strana malavoglia che affligge gli scrittori quando si deve pensare al “destino” delle proprie opere, dopo la morte. Gaiman si preoccupa riguardo a tutte le controversie che spesso accompagnano la dipartita di un artista; e delle innumerevoli bizzarre o funeste sorti dei prodotti lasciati in “eredità”, quando questa eredità non viene ben definita dal possessore, dal padre di questi prodotti.

Gaiman rimprovera gli scrittori e invita chiunque scriva, anche se non è un creatore di best sellers, a preoccuparsi di tutti quei fogli, appunti… files che circondano l’esistenza di una persona che scrive. Neil Gaiman arriva a inserire dei documenti legali scaricabili, che possano servire da base a una sistemazione delle volontà testamentarie di uno che per mestiere o passione narra.

Questo ci riconduce alla personalità forse macabra di Gaiman… ma sicuramente anche alla sua modernità, alla sua concretezza… che può risultare bizzarra ma che è, appunto, razionale a suo modo. La sensibilità di questo scrittore non può che accrescere l’estremo fascino “scarmigliato” che lo circonda.

 

NEIL GAIMAN E L’INCONSUETA COLLABORAZIONE CON ALICE COOPER (appassionati di musica mi rivolgo a voi!)

Vi ho già parlato della commistione di arti espressive che si riuniscono in Gaiman, tra le quali spicca la musica.

Neil Gaiman oltre a essersi decolorato i capelli per assomigliare a Billy Idol, ha collaborato negli anni novanta con la controversa rock star Alice Cooper.

Il ritratto espressionista di Gaiman va a completarsi, appunto, con la citazione del concept album di Cooper: The last temptation.

Il musicista è noto per la colorita atmosfera che circonda i suoi spettacoli e il suo immaginario: giacche di pelle, catene… morte e toni ridicoli, che funzionavano talmente bene da aver portato Cooper alla ribalta proprio per la sua voce stridula e il suo stile inconfondibile. Non dimentichiamo che l’horror rock ha avuto uno straordinario sviluppo negli anni novanta… poi però (per mio rammarico) ha lasciato spazio ad altri generi. Chi ricorda i Misfits, ad esempio?

Gaiman ha contribuito alla creazione del “concetto” dell’album, dal quale è stato tratto un fumetto, realizzato dallo scrittore, che compare anche nel videoclip realizzato per un singolo dell’album di Alice Cooper; il prodotto è stato pubblicato prima dalla Marvel, poi dalla Dark Horse Comics.

Alice Cooper non ha però esaurito tutti i suoi colpi: recentemente è tornato alla ribalta per la militanza nella band HOLLYWOOD VAMPIRES… che, udite udite, vanta la presenza dell’attore JOHNNY DEPP. Depp non è forse un altro degli attori che ha dato volto all’immaginario cinematografico dark? Alla fine molte linee striscianti e vellutate si riuniscono: tra le arti esiste un canale di comunicazione che riesce sempre a stupirci.

 

LA REGINA NEL BOSCO

La regina nel bosco viene pubblicata nel 2014 con il titolo originale The sleeper and the spindle (L’addormentata e il fuso). In Italia è pubblicata da Mondadori nel 2015, con la traduzione di Simona Brogli.

Le illustrazioni sono del già citato Chris Riddell.

Questa storia si può definire un’ANTIFIABA. Tutti gli elementi del genere fiabesco vengono rispettati, ripresi… per essere ribaltati. Già dal titolo originale si può capire a quali famose fiabe faccia finta di pagare un debito. La protagonista è una Biancaneve cresciuta e divenuta regina: il “nome” non viene citato esplicitamente ma molte evocazioni rimandano a quella storia nota. Biancaneve qui è semplicemente “La Regina”… che avrà a che fare con un’altra regnante, presumibilmente addormentata.

L’oscura questione viene introdotta da alcuni nani intenti ad attraversare le alte montagne che separano il “regno addormentato” da quello di Kanselaire.

Le sete di Dorimar sono meravigliose… ma purtroppo le montagne rendono il commercio impossibile: si riflette su questa eventualità mentre i nani si stanno avviando alla ricerca proprio di quelle sete, per donarle alla Regina che sta per sposarsi, come qualunque buona regina delle fiabe, e del mondo reale, dovrebbe fare. I nani portano con loro un meraviglioso rubino, come pagamento per il prezioso tessuto da acquistare. Tutto sembra procedere fino a che i nani arrivano alla locanda di Mastro Foxen, che già conoscono. Mastro Foxen tiene in ottima considerazione i nani, i quali gli portano sempre in dono il vino morbido e dolce di Kanselaire, molto diverso da quello aspro di quelle regioni remote… così remote solo a causa delle montagne. In realtà ben altre asprezze attanagliano quelle terre. La locanda è circondata di una strana atmosfera: i nani vengono presto a conoscenza di una strana EPIDEMIA che si sta diffondendo velocemente. Le genti del regno cadono addormentate a causa di una strana malattia… o incantesimo. Un ubriaco, un uomo grasso e uno stagnino; uniti a una servetta e ad altre donne del posto si alternano in un racconto pieno di nefasti eventi che hanno iniziato a coinvolgere il regno e la famiglia reale da sessant’anni, o forse ottanta (su questo sembrano tutti molto confusi). Ciò che resta certo tra i racconti è ciò che le fiabe raccontano: sì, le fiabe vengono chiamate in causa come la fonte affidabile delle cose fatte e da fare. Una principessa giace addormentata; e ora tutto il regno la sta seguendo in questo sonno fatato, o stregato. Cosa fa risvegliare le persone nelle fiabe? UN BACIO.

Di solito sono i principi a salvare capra e cavoli, qui no! La Regina è colei che rimanderà il matrimonio, per cui non è poi così entusiasta, e vestirà armatura e tutto il necessario per andare a salvare la situazione che i nani gli raccontano.

Ciò che rende diversa questa storia è la forza rivoluzionaria della protagonista: una donna forte che sfida le convenzioni per fare la cosa giusta, non è svenevole o tremolante ma risoluta e intelligente; e sa usare molto bene la spada. È lei a infondere coraggio ai nani, e non il contrario.

Le ambientazioni sono molto dark, il che ci fa immediatamente pensare alla versione cinematografica della Bella Addormentata: anche qui è coinvolto un fuso, una malevola presenza e innumerevoli rovi di spine e rose che avanzando inghiottono ogni cosa. Il castello nella foresta di Arcaire è completamente imprigionato da rami avvizziti che lasciano spazio a nuove braccia arboree e malvagie che rinascendo da esse si mostrano potenti e rigogliose. Per arrivare al castello, i salvatori attraversano la città che è grande e, ora, spaventosa. Gli abitanti sono addormentati e ricoperti di ragnatele: le inquietanti tele ricoprono anche lo spazio tra i seni procaci della servetta che poco tempo prima aveva parlato ai nani. Il sonno non si ferma in una quieta immobilità: la gente addormentata parla con frasi sconnesse e si muove… e incalza verso gli “ospiti” svegli con un fare spaventoso che rievoca i migliori film di zombi in pieno STILE ROMERO.


Alla fine del percorso c’è il castello e la torre. Nella torre vi è solo un vecchio fuso e un letto impolverato che ospita una meravigliosa fanciulla addormentata. Oh, la bellezza di quei tratti così angelici… non pensate male di questa povera creatura vero? Forse nell’universo di Gaiman dovreste riconsiderare le vostre convinzioni. C’è però da dire che nel regno vi è una sola persona realmente sveglia: una vecchia orribile, quasi calva… e la cui testa lascia cadere un’unica e putrida treccia striminzita. La figura disgustosa si trascina per il palazzo parlottando in modo rabbioso; mangia i suoi frugali pasti inveendo contro la cuoca addormentata… ma allo stesso tempo compie gesti inconsulti come il riposizionare a dovere un neonato verso il seno della madre, mentre entrambi sono nella catalessi di quella epidemia, o magia, o stregoneria.

Le fiabe sono molto chiare a riguardo, la servetta lo aveva detto ai nani, SOLO UN BACIO può essere la speranza. Ma voi direte che qui non ci sono principi… ed io v’incalzo chiedendovi qual è il problema.

Leggete questa storia, perché? Beh, Gaiman riesce, come sempre, a dar voce ai reietti e a umanizzarli. Lo scrittore unisce il fanciullesco e l’onirico con una serietà disarmante. I problemi esistono anche nei mondi inventati, ciò che fa la differenza è il coraggio di affrontare rovi reali e figurati. In tutto questo, tutti si salvano da soli e sono anche in grado di salvare gli altri… Sì, anche e soprattutto una DONNA.

La regina nel bosco è l’antifiaba del coraggio di oltrepassare le convenzioni per fare la cosa giusta, e un immenso e stupendo invito A ESSERE DIVERSI.

 

LE ILLUSTRAZIONI

Il lavoro di Riddell s’innesta perfettamente nella storia di Gaiman, anzi non s’innesta ma ne è carne e sangue.

I toni delle illustrazioni sono in bianco e nero, il tutto intervallato da preziosi dettagli in oro che rendono tutto estremamente “regale”.

I personaggi appaiono inizialmente simili a quelli che ci aspetteremmo da una fiaba… però, pian piano… se si guarda bene si iniziano a notare dei particolari che possono confonderci come esplicarci in anticipo risvolti inaspettati.

Come ogni illustrazione “comandata” (cioè come dovrebbe essere, ma non sempre è), il tratto di Riddell narra. Le figure fanno sia da accompagnamento alla storia, sia da narrazione autonoma che racconta ciò che le parole non riportano.

In quanto a tecnica e distribuzione: possiamo vedere diversi doppi spreads, ossia illustrazioni che attraversano entrambe le pagine in apertura; in questi casi il testo può essere assente come apparire in brevi stralci, su sfondo sfumato o sovrastando il disegno.

Le illustrazioni singole, distribuite su una sola pagina non invadendo quella limitrofa, sono preponderanti. Sfogliando, si possono vedere diverse figure o oggetti in forma di spot: piccoli disegni narranti che appaiono qua e là.

Le cornici sono il tocco di classe del libro: circondano non solo parti del testo ma anche le illustrazioni mute presenti nelle prime due pagine della fiaba.


Tutto è finemente cesellato, e questo si può comprendere soprattutto se si estrae un secondo il libro dalla sovraccoperta e si ammirano i piatti. Il piatto anteriore riporta la misteriosa addormentata in bianco su fondo nero, il piatto posteriore ci staglia davanti solo un teschio, che potremmo pensare poco in tinta con la sovraccoperta molto in stile fiaba. Se volete incamminarvi nel regno… basta fissare i fogli di guardia, e capirete quanto sia stata coraggiosa la NOSTRA Regina.


Buona lettura.

Un consiglio… ANNUSATE QUESTO LIBRO!!!

 

 

 

 

 

 


domenica 21 giugno 2020

"SE CI SEI BATTI UN COLPO!"

LA
NASCITA DELLA MODA OTTOCENTESCA DELLO "SPIRITISMO"

Ph.Francesca Lucidi

LO STRANO CASO DELLE SORELLE FOX
Le sorelle Fox, compresa Leah che parteciperà in seguito alle attività spiritiche di Maggie e Kate.

L’11 dicembre del 1847, la famiglia Fox si trasferì vicino al villaggio di Hydesville (nome evocativo vero?), nella contea di Wayne, a nord ovest di New York. Tutto intorno… campagne desolate.

Quell’inverno fu particolarmente rigido. La famiglia era composta dal fabbro David Fox, la moglie Margaret e le due figlie adolescenti Maggie e Kate. Dal momento del trasferimento, tutta la famiglia aveva iniziato ad avvertire una serie di colpi provenienti dai muri, e dal pavimento; nessuno, però, batteva… “Sarà il vento!” si saranno detti.

Con il passare del tempo, quei colpi divennero una presenza abituale. Le sorelle Fox iniziarono a chiamar per nome il misterioso “battitore”: quei rumori divennero il segnale della presenza di un incorporeo essere battezzato come Splitfoot.

Nell’ultima sera di marzo, nell’anno 1848, le sorelle Fox erano forse stanche di quel misterioso fenomeno che si riproponeva sempre in modo uguale. Maggie e Kate, esasperate, iniziarono a provocare l’entità. Le due iniziarono a urlare “Non ci fai paura!”, e Kate schioccò le dita invitando Splitfoot a ripetere ciò che lei faceva. Inaspettatamente, l’entità stette al gioco iniziando a ripetere i colpi suggeriti dallo schiocco delle dita. Era assai incredibile che questo Splitfoot (termine traducibile in modi assai diversi che suggeriscono, comunque, qualcosa riguardante un passo o piede con qualche attributo poco simpatico) sembrasse poter capire e avere addirittura la volontà di comunicare con… i “vivi”?

Kate, poi, incalzò lo spettro schioccando le dita senza emettere alcun rumore… incredibile, Splitfoot ci vedeva!

I genitori iniziarono a prendere coraggio, data la caparbietà sfacciata dimostrata dalle figlie, e Margaret chiese all’entità quanti figli lei avesse: Splitfoot rispose con sette colpi. Margaret fu quasi sollevata nel costatare che l’essere si sbagliava… contando, gli venivano alla mente quattro figlioli trasferiti da aggiungere alle due adolescenti. Margaret ripeté la domanda: Splitfoot rispose ancora con sette colpi.

A quel punto ci fu un attimo di un’inusitata pesantezza… perché Margaret ricordò che uno dei suoi figli era morto molto tempo prima. A quanto pare l’entità sapeva ogni cosa, aldilà delle distrazioni dei… vivi?

 Il momento tornò a essere un gioco e Splitfoot continuò a farsi interrogare e a non sbagliare un “colpo”.

Alla fine arrivò la domanda principe: “Sei un essere umano?”, nessuna risposta.

Poi il secondo e più temuto quesito: “Sei uno spirito?”… e due colpi furono battuti.


Alla famiglia Fox, poi, si unì una piccola folla di gente.

 David fingendo sicurezza, probabilmente malvestita per mascherare una forte inquietudine, lasciò per un attimo “il gioco” e andò a chiamare il vicino: il Signor Redfield.

Redfield fu disturbato alle otto di sera, un orario a quei tempi molto tardo. David Fox cercò di convincerlo dicendogli che c’era da far “baldoria” con uno spirito. Il vicino riuscì a convincere la moglie e si recò a casa Fox. Alla fine… in quell’abitazione si radunarono circa dodici persone.

 Uno dei presenti, William Duesler, ebbe il merito di proporre l’idea di insegnare allo spettro un metodo linguistico. Fu proposto di associare un numero di colpi a ogni lettera dell’alfabeto. Quella sera fu così inventata la COMUNICAZIONE TIPTOLOGICA.

 

Quante volte si dice, ancora oggi, “se ci sei batti un colpo!”… beh tutto ciò si deve a Splitfoot, alle sorelle Fox e a Mister Duesler.

 Probabilmente l’ispirazione venne dal metodo telegrafico: il primo messaggio in codice Morse fu fatto partire da Washington verso Baltimora nel 1844, solo quattro anni prima.

Lo spirito alla fine rivelò la sua storia: in vita si chiamava Charles B. Rosna, un venditore ambulante che aveva trovato ospitalità presso i precedenti proprietari della casa… che avevano pensato bene di ucciderlo per rubargli ogni avere. Il corpo di Charles sarebbe stato sepolto in cantina. Quella notte scavarono e trovarono, effettivamente, delle ossa e dei capelli, o peli; non si sa se appartenenti a un uomo o a un maiale.


La faccenda verrà raccontata da un cronista dell’epoca, tale Lewis; e il resoconto comparve sul «Report» nel corso del 1848.

Maggie, in seguito, testimonierà sulla non veridicità di quegli avvenimenti… ritrattando, però, successivamente.

 Da quella notte prese il via una vera e propria MODA dello spiritismo.

 Il termine spettro è qui usato con cautela e si riferisce alla fonte scientifica, non tanto lontana dall’epoca dei fatti raccontati, dell’Encyclopédie.

Tale summa di saggezza prese il via nella seconda metà del XVIII secolo, e vi presero parte molti intellettuali, sotto la direzione di Denis Diderot e Jean-Baptiste D’Alembert.

L’Encyclopédie spiega il termine spettro in questo modo:

Si denominano spettri certe sostanze spirituali, che si mostrano o si lasciano udire dagli uomini, alcuni hanno pensato che fossero anime dei defunti che ritornano e appaiono sulla terra.

Questa spiegazione sembra molto più vicina al concetto contemporaneo di fantasma, che invece in origine non era immediatamente collegabile ai “defunti”. L’Encyclopédie, infatti, collega il vocabolo al mondo delle”immagini”:

 Tutte le immagini che ci fanno supporre l’esistenza di esseri corporei al di fuori di noi, che invece non ci sono affatto.

 La summa prosegue associando le fantôme a inganni dovuti alla luce o all’interazione dell’occhio umano con un agente esterno.

 È, infatti, interessante come molte storie di fantasmi che si diffusero nella letteratura, dalla seconda metà del 1800, giochino su apparizioni non ESPLICITAMENTE spiegate come il ritorno di un defunto (non vi citerò gli autori… dovete andarvi a ricercare un po’ di lavori di Henry James ed Edith Wharton, ad esempio).

 La singolare esperienza vissuta dalla famiglia Fox va ricollegata, quindi, a una scia che, da quella notte, infestò felicemente la letteratura; e a un gusto ossessivo per il paranormale che coinvolse non solo gli studiosi ma soprattutto le persone annoiate e in cerca di stimoli. Le donne furono i principali veicoli di famigerati contatti con l’altro mondo (non a caso tutto partì dal coraggio e dalla curiosità delle sorelle Fox). Una moda borghese e una tendenza stilistica che fanno inevitabilmente ricondurre i fenomeni paranormali, e la loro interpretazione, a una necessaria “storicità della visione”: ogni epoca ha i suoi mostri o le sue sirene… non a caso ora abbiamo invaso film e libri di una grande quantità di extraterrestri!

 

                                     Img from https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Tables_tournantes_1853.jpg                                                                                                                                                       Edited

La storia della famiglia Fox è ben documentata anche in altre parti sul web; personalmente ho consultato un saggio sulla storia degli “spettri”. Cercate in qualunque biblioteca fisica o virtuale… ne troverete delle belle; l’importante è che vi sia poco chiacchiericcio e molti riferimenti nel corso dei secoli, così da inquadrare meglio i risvolti artistici, sociali e culturali.

Per l’Encyclopédie, potete consultare le voci grazie a Byterfly: un “contenitore” digitale Open Source… assai utile e prezioso.