venerdì 31 luglio 2020

JEROME KLAPKA JEROME

BRIVIDI E SORRISI (COMPOSTI)
 IN
RACCONTATI DOPO CENA


CENNI BIOGRAFICI[1]


Jerome Klapka Jerome nasce il 2 maggio del 1859 a Wasall, antica cittadina della contea industriale dello Stafforshire. Pare che il nome sia stata una scelta del padre, un predicatore evangelico.

A dieci anni viene ammesso alla Philological School di Lisson Grove. Nel 1873 muore improvvisamente il padre di Jerome. A causa del grave lutto, il giovane Jerome è costretto a lasciare gli studi… ma le disgrazie non finiscono qui: a soli quindici anni resta anche orfano di madre.

Le vicissitudini della vita portano Jerome a fare i lavori più disparati: impiegato delle ferrovie, segretario di un imprenditore edile, tuttofare nello studio di un avvocato. Tenta anche l’insegnamento, che abbandona per dedicarsi al giornalismo e all’attività teatrale.

È proprio il mondo del teatro a prospettare una soluzione alla solitudine e all’indigenza di Jerome.

L’autore scrive numerosi articoli e racconti umoristici ispirati all’ambiente teatrale, i quali saranno poi riuniti nel 1885 nel volume intitolato On the Stage and Off: The Brief Career of a Would-be Actor. La sua commedia Barbara viene rappresentata, nello stesso periodo, nel famoso Globe Theatre di Londra.  Seguono le pubblicazioni di The Idle Thoughts of an Idle Fellow, e il lavoro più noto dell’autore Three Men in a Boat. To Say Nothing to Dog (Tre uomini in barca. Per tacer del cane). Il seguito di Tre uomini in barca verrà pubblicato nel 1900 con il titolo Three Men on the Bummel (Tre uomini a zonzo): questa volta, i protagonisti della spedizione fluviale umoristica si recano in Germania. L’autore trae ispirazione proprio da un suo viaggio nel paese scelto per la nuova ambientazione.

Tra il 1892 e il 1897, Jerome collabora con la rivista «The Idler» e fonda il settimanale «To-Day».

Del 1902 è il romanzo Paul Kelver.

Jerome, nel 1908, mette in scena al St. Jame’s Theatre di Londra la commedia in tre atti The Passing of the Third Floor Back, che ottiene un buon successo. In seguito, pubblica il divertente romanzo They and I, che racconta uno spaccato della vita di campagna; in tale contesto viene mostrato, alla maniera di Jerome, il rapporto tra un padre e i suoi figli.

Purtroppo, la vena umoristica dell’autore si esaurisce e viene profondamente colpita dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Jerome prova a partecipare come volontario ma per colpa della sua età non viene arruolato; non rinunciando alla sua idea si unisce alla Croce Rossa, in Francia.

Nel 1919, dopo la Guerra, pubblica l’oscuro All Road Lead To Calvary (Tutte le strade portano al Calvario). L’opera mostra quanto Jerome esca amareggiato dall’esperienza bellica; infatti, il contenuto tratta della corruzione degli ideali e dell'animo umano.

Un anno prima della morte, nel 1926, esce l’autobiografia My Life and Times.

La vita di Jerome viene interrotta da un ictus il 14 giugno del 1927.

L’autore, però, ha trattato nei suoi scritti anche temi molto in voga nell’Inghilterra dell’Ottocento… l’orrore e gli spettri sono ciò di cui andiamo a parlare in questa infestazione fugace che subiamo con piacere dallo spirito letterario di Jerome.

 

TERRORI E FANTASMI 

JEROME E IL GUSTO DI UN’INGHILTERRA INNAMORATA DEL “BRIVIDO”

Già a metà dell’Ottocento la moda dello spiritismo si era diffusa negli ambienti alto-borghesi attraversando i cieli, dagli Stati Uniti all’Europa[2]. Questa tendenza non poteva non influenzare anche la letteratura… quando quest’ultima era ancora ad appannaggio delle classi più abbienti. In Inghilterra la letteratura d’intrattenimento mirata al divertimento dei lettori aveva una certa fama e un pubblico molto nutrito: i temi non erano impegnati e la paura era il sentimento prediletto, emozione che andava ricercata attraverso storielle sensazionali corredate di illustrazioni accattivanti. Questo gusto e questo tipo di letture ebbero una spinta maggiore a partire dal Forster’s Act del 1870, che pose la base per l’istruzione di tutti i bambini dai cinque agli undici anni… il pubblico non dotto si estese e i prodotti destinati anche.

Jerome non manca di criticare questa letteratura di consumo: basta leggere il suo racconto Una storia commovente[3], che riflette sulla funzione auspicabile quando si parla di arte. Jerome ci racconta come uno scrittore possa vendere facilmente l’anima per ottenere il successo… e ci propone, di contro, un’idea di letteratura come “compito divino, che viene dato a pochi, il compito di aiutare i figli di Dio al mondo per renderli più forti, nobili e sinceri”. Potremmo pensare, a questo punto, che l’autore non cede alla tentazione di scrivere di fantasmi… beh, non è così.

Nel 1891 pubblica la raccolta natalizia Told after supper (Raccontati dopo cena), per la Leadenhall Press.

Questo racconto di racconti parte da un “normale” dopocena inglese, ambientato durante la Vigilia di Natale, in cui gli astanti si raccontano storie di fantasmi tra sigari e tanto alcool. I temi così tanto famosi all’epoca vengono ripresi alla maniera di Jerome: l’umorismo sostituisce i particolari brutali, la violenza e le storie lacrimevoli… e il tutto diventa un’assurda didattica che intrattiene e al contempo riesce comunque a regalare qualche brivido, ovviamente se riusciamo a uscire dalla fame contemporanea per il sensazionalismo molto più acuta di quella ottocentesca.

Da questo racconto riusciamo a conoscere la particolare società inglese ridendo; possiamo anche commuoverci ma ciò che resta è un senso di straniamento che ci lascia nel dubbio sulla veridicità dei fantasmi… come se delle prove possano essere così importanti quando si parla di queste cose. La lezione di vita è dietro l’angolo, e possiamo goderne sorridendo tra uno spettro petulante e una famiglia inglese che ha lo scopo primario del buon nome e del decoro. Ovviamente ne parleremo più diffusamente tra un po'…

Jerome pubblica, poi, una vera raccolta di racconti del terrore intitolata Novel notes, nel 1893. Tra questi ho letto Lo scheletro, inutile dire che ve lo consiglio. Il tema viene ripreso, parzialmente, in John Ingerfield, datato 1894.

Enrico De Luca ci fa sapere che Jerome conosce Charles Dickens[4] nel 1870: questo incontro credo abbia avuto un impatto decisivo. Guardiamo a ciò che scrive Dickens nel 1850:

«Non scompariranno mai le vecchie case con le gallerie risonanti di echi, le tristi camere da letto di rappresentanza, le ali infestate dai fantasmi, chiuse da tanti anni, nelle quali eravamo liberi di scorrazzare, con piacevoli brividi lungo la schiena, e di incontrare tutti gli spettri[5] che volevamo; i quali, però (forse è il caso di precisarlo) si riducevano a pochissimi tipi o classi fondamentali: poiché i fantasmi mancano di originalità e “passeggiano” per sentieri battuti.»

Queste parole sono il perfetto entrée per prepararsi a Raccontati Dopo Cena; ed ora è giunto il momento che vi avevo promesso qualche riga fa.

 

RACCONTATI DOPO CENA di Jerome K. Jerome
ATTRAVERSO L’EDIZIONE CURATA DA ENRICO DE LUCA PER CARAVAGGIO EDITORE

 

Ph. Francesca Lucidi. Immagine dell'edizione presa in esame: Caravaggio Editore 2019

L’EDIZIONE 

RACCONTATI DOPO CENA è stato pubblicato nel 2019 dalla Caravaggio Editore, nella Collana I CLASSICI RITROVATI diretta da Enrico De Luca.

Il volume è piccolo e leggerissimo. La copertina flessibile e setosa lo rendono piacevole da maneggiare. Non c’è una sovraccoperta ma sono presenti delle alette interne con inserite le specifiche sulla storia, l’autore e il curatore dell’edizione.

La carta è scura, ruvida in modo delicato. Già dal frontespizio ci rendiamo conto di cosa ci aspetterà a livello grafico. 

Ph. Francesca Lucidi. Immagine dell'edizione presa in esame: Caravaggio Editore 2019

L’edizione presenta le illustrazioni originali di Kenneth M. Skeaping: scelta assai azzeccata e godibile in ogni angolo di questo libricino, che sembra il perfetto corpo per quella letteratura d’intrattenimento per cui tanto si sdilinquiva l’Inghilterra dell’Ottocento.

L’introduzione di Ernico De Luca riporta rapide informazioni riguardo all’opera e cenni biografici su Jerome, inseriti in nota. Per la biografia avrei preferito un paragrafo a parte… ma forse questa scelta sarebbe stata più pesante rispetto all’agile movimento di questa edizione adatta per essere portata con sé con l’intento di sollazzarsi in mondi improbabili, in un mondo contemporaneo tra il troppo prevedile e lo scioccante.

Le illustrazioni sono molteplici e multiformi: ne troviamo della tipologia “a pagina singola”; godiamo, poi, dell’eleganza dei capilettera finemente decorati, presenti all’inizio di ogni capitolo; siamo avvinti dai vezzosi spot che spuntano da ogni parte della storia. Gli spot possono essere sia diegetici sia puramente evocativi di un sentimento, di un gusto e magari di un simbolo. Ogni illustrazione è in bianco e nero e questa scelta non sa di povertà ma di raffinatezza. Molto particolari sono i disegni che precedono l’inizio di ogni capitolo: sulla pagina di destra troviamo un’illustrazione ampia e scura che riporta il titolo della sezione (ovviamente in inglese), insieme a cornici, oggetti e figure inquietanti e allo stesso tempo buffe, scherzose; nella pagina di sinistra, spesso, scoviamo un piccolo spot centrale che sbeffeggia ma inquieta grazie ai significati sospesi e ai personaggi dai tratti spettrali, brutti… è anche vero che spesso ci vediamo circondati da cherubini e separatori dal sapore classico, e così tiriamo un sospiro di sollievo. In realtà, le presenti illustrazioni guidano e confondono, dicono e smentiscono: questo è quello che dobbiamo aspettarci di trovare in tutto questo libro.


LA STORIA (CON LE SUE STORIE)

La narrazione parte dall’interno, il narratore fa parte della storia ed è il protagonista; è anche vero che questo ruolo primario viene conteso da altri soggetti, dato che il racconto del narratore contiene altri racconti con altri interpreti.

Tutto si svolge durante il dopo cena di una Vigilia di Natale svoltasi a casa degli zii del narratore.

La scelta di quella notte non è da imputare all’autore o ai personaggi “vivi”, coloro che decidono il come è il quando sono i morti, i fantasmi.

Sì, questa è una storia di spettri e apparizioni… e il narratore introduce la faccenda con una disanima sulle regole vigenti Ghostland, la terra dei fantasmi. Queste entità sono abitudinarie e molto “a modo” quando si tratta di comportarsi come spettri rispettabili che fanno ciò che ci si aspetta.

Ph. Francesca Lucidi. Immagine dell'edizione presa in esame: Caravaggio Editore 2019

La società Inglese è uno degli oggetti dell’umorismo che pervade il libro: la "genetica" determina il gusto perverso nel raccontarsi storie tutte uguali dopo cene annebbianti, grazie a fiumi di alcool; nonostante queste consuetudini risultino monotone a chi vi partecipi… ma nessuno può farci niente perché se si riunisce un nugolo di inglesi scatta sempre il racconto da brivido. Anche i fantasmi chiamati in causa sono, lo ripetiamo, inglesi: si preparano per la grande parata della Viglia di Natale con attenzione ai dettagli del “vestiario” e degli “accessori”… e anche loro si quasi annoiano del loro compito, si sbronzano, e maledicono quella notte. Tutti, però, cedono a questa endemica tendenza e tornano a fare le stesse cose con la precisione, l’umorismo nero, il gusto per le disgrazie tipico di un inglese.

A questo punto non posso non rimandarvi alle parole di Charles Dickens che vi ho citato nei paragrafi precedenti.

La società inglese è ben stratificata e anche i fantasmi hanno le loro “classi”. I nobili spettri scelgono una sola notte per apparire in tutto il loro splendore, quelli più borghesi possono farsi vedere in momenti meno onorevoli come la Vigilia di Ognissanti o la ricorrenza di San Giovanni. È anche vero che dove c’è una disgrazia appare un fantasma inglese, con il sadico piacere di predire sfortune. I motivi per cui ci si può imbattere in uno spettro sono molteplici: questo lo detta l’inglesità, il ceto, e le giuste lamentele che un fantasma può avanzare. Sicuramente tutto ciò è un velato invito a esami di coscienza per i vivi, lo avvertiamo ma non ce ne rendiamo conto.

Questa storia è sì una vicenda di fantasmi ma il tutto è mitigato dall’umorismo dell’autore che si distacca dal piacere truculento della letteratura d’intrattenimento di moda in quel periodo. Jerome accarezza il tema senza forzare troppo la mano. Il mondo tremendamente ordinario si scontra con lo straordinario, attraverso lo sguardo pacato e dissacrante di un inglese beneducato. Il narratore di primo grado tiene ferma una prima persona singola, che ci domandiamo se sia in realtà una prima persona inattendibile; però, la presa non tiene e la storia esplode nei multipli punti di vista degli invitati alla cena che raccontano, ognuno, una storia di fantasmi che li vede coinvolti in prima persona.

I personaggi della cornice esterna sono il narratore, che si presume essere giovane, lo zio (la zia non interviene nei fatti ma solo nella preparazione dei piatti di una rispettabile cena della Vigilia, inglese), il curato del posto, il vecchio dottor Scrubbles, il signor Coombes e Teddy Biffles. In realtà non tutti loro vedranno la propria storia riportata dalla principale prima persona “quasi” attendibile: una narrazione ellittica sorpassa due di loro tra tovaglie lanciate, intermezzi e interludi.

Tutte le storie sono presentate come vere… anche se tutti sembrano scettici.

Lo scetticismo è una delle qualità dell’inglese medio di ceto alto. La fase del dopocena che precede le storie di fantasmi vede il curato che mostra ai suoi amici il gioco delle tre carte e i suoi malefici intenti ed effetti. Le carte si spostano velocemente e l’illusione crea l’inganno; il curato non azzeccherà l’intento… ma forse questa digressione ha una certa importanza. Sono proprio le digressioni a caratterizzare lo stile peculiare di Jerome: qualcosa scompare per poi riapparire in qualità di assenza. E in questo caso dobbiamo stare bene attenti a non finir per strada solo con le braghe… e questo lo capirete entrando, e completando questo dopocena.

I fantasmi di cui si parla sembrano non far paura perché sono malinconici, smemorati, quasi sciocchi. Qualcosa però ci fa salire un brivido…

La consuetudine normalizza qualcosa che dovrebbe essere raccontato con termini forti ed esclamazioni accese. No, tutto sembra perfettamente normale. Probabilmente è proprio questa sorta di quotidianità a farci avvertire il mondo del soprannaturale incredibilmente vicino, possibile.

Per scoprire tutto sulle abitudini dei fantasmi e per cercare di capire se un mulino possa contenere o meno una grande fortuna nascosta… dovete solo aprire le pagine e sedervi magari con qualche amico che abbia voglia di intrattenersi con voi, possibilmente a pancia piena. La colonna sonora è data dalle catene ben lucidate per l’occasione e dal silenzio: qualcuno non ama la musica, gli estranei e gli scocciatori… pena la MORTE!

E adesso scompaio per poi riapparire al prossimo contenuto.

Buona Lettura!

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Bibliografia e sitografia delle fonti (esclusa l’edizione presa in esame):

Jerome K. Jerome, Storie di fantasmi per il dopocena, Milano, La Spiga, 2007;

Massimo Scotti, Storia degli spettri, Milano, Feltrinelli, 2013;

Mario Praz in Enciclopedia Italiana, dal sito della Treccani http://www.treccani.it/enciclopedia/jerome-klapka-jerome_%28Enciclopedia-Italiana%29/#:~:text=JEROME%2C%20Jerome%20Klapka,Northampton%20il%2014%20giugno%201927.&text=Entrato%20cos%C3%AC%20trionfalmerite%20nella%20carriera,Idler%20(1892%2D97).;

https://www.liberliber.it/online/autori/autori-j/jerome-k-jerome/.

 

 

 

 



[1] Per le fonti sulla biografia dell’autore si rimanda alla bibliografia a fine contenuto.

[2] Per saperne di più si consiglia il contenuto del Penny Blood Blog sulle famigerate Sorelle Fox. Trovate l’etichetta nella parte destra del blog.

[3] Nonostante i miei numerosi sforzi non sono riuscita a reperire il luogo e la data di pubblicazione.

[4] Voglio ben pensare che abbiate letto o conosciate Un Canto di Natale, il celebre racconto dell’autore che ci racconta di fantasmi, peccati e redenzione. Teniamo ben presente la scelta della notte della Viglia di Natale.

[5] Per comprendere la differenza tra spettro e fantasma vi rimando sempre al contenuto sulle Sorelle Fox presente qui sul blog.