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martedì 22 dicembre 2020

LA NOTTE PRIMA DI NATALE

 UN RACCONTO GROTTESCO, GENIALE; 

TRA I FUMI DELLA FIABA POPOLARE  E LE STRETTE DI UNA SAPIENTE CRITICA SOCIALE

... alla maniera di 

NIKOLAJ GOGOL

Ph Francesca Lucidi

INTRODUZIONE

Pubblicato per la prima volta dalla Garzanti nel 2019, ci troviamo di fronte a un volume piccolissimo, potrebbe essere un diario, un quadernetto di appunti, un libro di preghiere: tre immagini che possono avere a che fare con la storia che andreste a leggere. Curato da Paolo Nori e introdotto dallo stesso con “Sette piccole cose sulla «Notte di prima di Natale»”, che ne contestualizzano la fortuna critica, aprono un breve sguardo alla tormentata natura di Gogol, e citano una condanna a morte assai illustre che passa per la lettera di un critico e finisce con una grazia… ma quest’ultima informazione dovremo andarcela a cercare da soli; devo dirvi che si cita Dostoevskij, siamo chiari.

LA NOTTE PRIMA DI NATALE

PREPARETE IL BICCHIERE… TUTTA D’UN FIATO: CENNI SULLA TRANA, ANALISI E RIFLESSIONI

Nel reparto manoscritti della Biblioteca Lenin di Mosca, al numero 3231 dell’inventario, c’è un quaderno che contiene questo racconto, ed altri: il quaderno era di Nikolaj Gogol. La carriera del Nostro inizia male, con l’autopubblicazione di IDILLIO IN QUADRI; un po' ignorato e fortemente criticato ecco che il lavoro finisce, in tutte le sue copie, tra le fiamme. Gogol e il suo servo fanno un falò, così come accadrà con il secondo volume di AMINE MORTE, poco prima della dipartita dello scrittore. Fuoco e tormenti religiosi in un animo che è riuscito a portare il realismo ad un livello in cui il riso è funzionale, in cui il grottesco sa essere poetico; per dirlo con le parole Nabokov: “Dà la sensazione di qualcosa di ridicolo e stellare allo stesso tempo”. Gogol, indicato come precursore del realismo magico, scrive NOTTE PRIMA DI NATALE tra la fine del 1831 e l’inizio del 1832, e sarebbe stato il primo racconto del secondo volume del libro LE VEGLIE ALLA FATTORIA VICINO A DIKAN’KA; questo libro incanta la critica e Puskin di cui tratteggia “l’allegria ingenua e furba al tempo stesso”. Se pare che i tipografi si torcessero dalle risate mentre lavoravano a quelle pagine così “stellari”, posso affermare che lo stesso potrà capitare a voi lettori; il tutto verrà però circondato da magia bianca, canti, odori di cibo che vi faranno venire l’acquolina. Attenti al cielo, che pare molto più abitato di quel che potremmo pensare: streghe, scope che rincorrono le padrone, diavoli seduti sotto la luna, maghi e un diavolo che, però, scende sulla terra. Prima di Natale il male pare in subbuglio, per una grande tragedia? Beh, non direi, anche se la luna se la vedrà brutta e “stretta”, e qualche amante scoprirà che un sacco sarà il giaciglio a cui l’adulterio alla fine lo spingerà. Ah, Solocha e la sua bellezza, che in realtà è solo maestria: ma dove mai avrà preso questi incanti da propinare agli uomini?

C’è da dire che Solocha ha un figlio, il fabbro Vakula, che è anche un bravissimo pittore e un devotissimo fedele; l’amore lo terrà alle strette. In una notte dove si cantano le koljadki, e i ragazzi girano per le case agghindati e festosi, e raccolgono pasticci di carne o pane e salame; le slitte sono adornate e pronte a partire, in particolare qualcuno deve raggiungere la casa del diacono: lì si promettono bevute che hanno il sapore di mele secche, miele, prugne… ma altri hanno intenti diversi. La vendetta porterà un diavolo a cercar rivincita per un impietoso ritratto che lo presenta alla gente ridicolmente riempito di botte.

Un fabbro, una bellissima dama civettuola, un padre che qualcuno vuole allontanare, altri far fare dietro front; un diavolo brutto, piccolo e nero. Ah, le pene d’amore e le pene dell’orgoglio: diavolo e uomini sono accumunati da un bel po' di guai, in una notte che promette una commedia grottesca che mette in scena le miserie umane universalizzandole da nomi propri che potrebbero essere qualsiasi nome.

E se forse la luce nella tormenta potrebbe tornare… due scarpette luccicanti saranno il brillare più grande, il prodigio di vita e amore, forse. Un viaggio dall’Ucraina a Pietroburgo, a cavallo di una domata bestia assai improbabile. Magistrale critica della società e delle debolezze, con all’interno elementi autobiografici come la divisione d’animo tra fervore religioso e personali aspirazioni.

Una cosa è certa: fate attenzione ai vostri sacchi, alle vostre mogli e ai vostri mariti… per motivi molto diversi!

ULTIME CONSIDERAZIONI

Leggendo questo racconto abbiamo la possibilità di camminare tra la neve con una resistenza mai avuta prima, se gli abitanti di questa città ucraina sono assai abituati, la narrazione di Gogol ha la capacità di farci entrare nella vicenda con tutte le scarpe, nella neve ovviamente. I canti e le luci sono inebrianti, l’allegria permea le descrizioni; i vizi umani ci paiono anche più sopportabili perché c’è il sapore della fiaba popolare che coccola il lettore. Ricordiamoci che i russi fanno sempre le cose con una certa serietà: guardate bene a personaggi e dialoghi. Nel racconto troviamo i cosacchi, la comunità nomade militare che aveva in sé un sangue ricco e fiero, e i capelli neri della bella Oksana sembrano rievocare origine lontane.

Un discorso fatto, nientemeno, che alla Zarina snocciolerà questioni che nel tempo saranno cruciali per le sorti dei cosacchi.

Storia e folklore ci portano a spasso assieme alla narrazione di una religiosità popolare fatta di superstizione, rigore e peccato. Vi devo ripetere di guardare il cielo, ma sappiate che tra la gente si sa chi può vederle o no (le streghe); guai a discutere! E se l’amore puro di Vakula è il motore di tanti percorsi, ripensamenti e di una notte insonne… l’istituzione matrimoniale è resa anche nel suo svilupparsi tra infelicità, cattiverie e infedeltà: sacramento obbligato, e a volte mantenuto per  ridurlo a una scodella, una volta piena di gnocchi fumanti, oramai vuota.

Le pietanze descritte ci appanneranno lo sguardo con un fumo caldo e delizioso; i personaggi improbabili sono un bel po', ognuno con qualcosa di magico, ridicolo ma atto a stimolare riflessioni illuminanti. Vi pare possibile andare a chiedere un “miracolo” a chi, si dice, parli con il diavolo?

QUALCHE CITAZIONE, veloce, presto!

“Ma quando mai l’avrebbero smessa, con la vanità? Si può scommettere che a molti sembrerà stupefacente vedere il diavolo che si comporta nello stesso modo. Ma la cosa più spiacevole è il fatto che lui, davvero, credeva di essere bello, mentre a guardarlo veniva vergogna.”

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“Che meraviglia, il brillar della luna! È difficile raccontare come sia bello, in una notte del genere, stare con una compagnia di fanciulle che cantano e di ragazzi pronti a tutti gli scherzi e a qualsiasi trovata che solo una notte allegra può suggerire. Si sta caldi, nel cappotto imbottito, per il gelo le guance brillano ancora di più, e è il maligno in persona, da dietro, che ti spinge a fare il monello.”

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“Com’è possibile che un pensiero, contro la tua volontà, ti si ficchi in testa?”

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“Signorello, nel secchiello,

Che ci metta un bel tortello,

Un pugnetto di pappina,

Di salame una fettina!”

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“Non deve andare molto lontano, chi il diavolo ce l’ha in spalla”.


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