UN RACCONTO GROTTESCO, GENIALE;
TRA I FUMI DELLA FIABA POPOLARE E LE STRETTE DI UNA SAPIENTE CRITICA SOCIALE
... alla maniera di
NIKOLAJ GOGOL
Ph Francesca LucidiINTRODUZIONE
Pubblicato per la prima volta dalla Garzanti nel 2019,
ci troviamo di fronte a un volume piccolissimo, potrebbe essere un diario, un
quadernetto di appunti, un libro di preghiere: tre immagini che possono avere a
che fare con la storia che andreste a leggere. Curato da Paolo Nori e
introdotto dallo stesso con “Sette piccole cose sulla «Notte di prima di Natale»”,
che ne contestualizzano la fortuna critica, aprono un breve sguardo alla tormentata
natura di Gogol, e citano una condanna a morte assai illustre che passa per la
lettera di un critico e finisce con una grazia… ma quest’ultima informazione dovremo
andarcela a cercare da soli; devo dirvi che si cita Dostoevskij, siamo chiari.
LA
NOTTE PRIMA DI NATALE
PREPARETE IL BICCHIERE… TUTTA D’UN FIATO:
CENNI SULLA TRANA, ANALISI E RIFLESSIONI
Nel reparto manoscritti della Biblioteca Lenin di
Mosca, al numero 3231 dell’inventario, c’è un quaderno che contiene questo
racconto, ed altri: il quaderno era di Nikolaj Gogol. La carriera del Nostro
inizia male, con l’autopubblicazione di IDILLIO IN QUADRI; un po' ignorato e
fortemente criticato ecco che il lavoro finisce, in tutte le sue copie, tra le
fiamme. Gogol e il suo servo fanno un falò, così come accadrà con il secondo
volume di AMINE MORTE, poco prima della dipartita dello scrittore. Fuoco e tormenti
religiosi in un animo che è riuscito a portare il realismo ad un livello in cui
il riso è funzionale, in cui il grottesco sa essere poetico; per dirlo con le
parole Nabokov: “Dà la sensazione di qualcosa di ridicolo e stellare allo stesso
tempo”. Gogol, indicato come precursore del realismo magico, scrive NOTTE PRIMA
DI NATALE tra la fine del 1831 e l’inizio del 1832, e sarebbe stato il primo
racconto del secondo volume del libro LE VEGLIE ALLA FATTORIA VICINO A DIKAN’KA;
questo libro incanta la critica e Puskin di cui tratteggia “l’allegria ingenua
e furba al tempo stesso”. Se pare che i tipografi si torcessero dalle risate
mentre lavoravano a quelle pagine così “stellari”, posso affermare che lo
stesso potrà capitare a voi lettori; il tutto verrà però circondato da magia
bianca, canti, odori di cibo che vi faranno venire l’acquolina. Attenti al
cielo, che pare molto più abitato di quel che potremmo pensare: streghe, scope
che rincorrono le padrone, diavoli seduti sotto la luna, maghi e un diavolo che,
però, scende sulla terra. Prima di Natale il male pare in subbuglio, per una
grande tragedia? Beh, non direi, anche se la luna se la vedrà brutta e “stretta”,
e qualche amante scoprirà che un sacco sarà il giaciglio a cui l’adulterio alla
fine lo spingerà. Ah, Solocha e la sua bellezza, che in realtà è solo maestria:
ma dove mai avrà preso questi incanti da propinare agli uomini?
C’è da dire che Solocha ha un figlio, il fabbro Vakula,
che è anche un bravissimo pittore e un devotissimo fedele; l’amore lo terrà alle
strette. In una notte dove si cantano le koljadki, e i ragazzi girano per le
case agghindati e festosi, e raccolgono pasticci di carne o pane e salame; le slitte
sono adornate e pronte a partire, in particolare qualcuno deve raggiungere la
casa del diacono: lì si promettono bevute che hanno il sapore di mele secche, miele,
prugne… ma altri hanno intenti diversi. La vendetta porterà un diavolo a cercar
rivincita per un impietoso ritratto che lo presenta alla gente ridicolmente riempito
di botte.
Un fabbro, una bellissima dama civettuola, un padre
che qualcuno vuole allontanare, altri far fare dietro front; un diavolo brutto,
piccolo e nero. Ah, le pene d’amore e le pene dell’orgoglio: diavolo e uomini
sono accumunati da un bel po' di guai, in una notte che promette una commedia
grottesca che mette in scena le miserie umane universalizzandole da nomi propri
che potrebbero essere qualsiasi nome.
E se forse la luce nella tormenta potrebbe tornare…
due scarpette luccicanti saranno il brillare più grande, il prodigio di vita e
amore, forse. Un viaggio dall’Ucraina a Pietroburgo, a cavallo di una domata
bestia assai improbabile. Magistrale critica della società e delle debolezze,
con all’interno elementi autobiografici come la divisione d’animo tra fervore
religioso e personali aspirazioni.
Una cosa è certa: fate attenzione ai vostri sacchi,
alle vostre mogli e ai vostri mariti… per motivi molto diversi!
ULTIME CONSIDERAZIONI
Leggendo questo racconto abbiamo la possibilità di camminare
tra la neve con una resistenza mai avuta prima, se gli abitanti di questa città
ucraina sono assai abituati, la narrazione di Gogol ha la capacità di farci
entrare nella vicenda con tutte le scarpe, nella neve ovviamente. I canti e le
luci sono inebrianti, l’allegria permea le descrizioni; i vizi umani ci paiono
anche più sopportabili perché c’è il sapore della fiaba popolare che coccola il
lettore. Ricordiamoci che i russi fanno sempre le cose con una certa serietà:
guardate bene a personaggi e dialoghi. Nel racconto troviamo i cosacchi, la comunità
nomade militare che aveva in sé un sangue ricco e fiero, e i capelli neri della
bella Oksana sembrano rievocare origine lontane.
Un discorso fatto, nientemeno, che alla Zarina
snocciolerà questioni che nel tempo saranno cruciali per le sorti dei cosacchi.
Storia e folklore ci portano a spasso assieme alla
narrazione di una religiosità popolare fatta di superstizione, rigore e peccato.
Vi devo ripetere di guardare il cielo, ma sappiate che tra la gente si sa chi
può vederle o no (le streghe); guai a discutere! E se l’amore puro di Vakula è
il motore di tanti percorsi, ripensamenti e di una notte insonne… l’istituzione
matrimoniale è resa anche nel suo svilupparsi tra infelicità, cattiverie e
infedeltà: sacramento obbligato, e a volte mantenuto per ridurlo a una scodella, una volta piena di gnocchi
fumanti, oramai vuota.
Le pietanze descritte ci appanneranno lo sguardo con
un fumo caldo e delizioso; i personaggi improbabili sono un bel po', ognuno con
qualcosa di magico, ridicolo ma atto a stimolare riflessioni illuminanti. Vi
pare possibile andare a chiedere un “miracolo” a chi, si dice, parli con il
diavolo?
QUALCHE CITAZIONE, veloce, presto!
“Ma
quando mai l’avrebbero smessa, con la vanità? Si può scommettere che a molti
sembrerà stupefacente vedere il diavolo che si comporta nello stesso modo. Ma
la cosa più spiacevole è il fatto che lui, davvero, credeva di essere bello,
mentre a guardarlo veniva vergogna.”
˜
“Che
meraviglia, il brillar della luna! È difficile raccontare come sia bello, in
una notte del genere, stare con una compagnia di fanciulle che cantano e di
ragazzi pronti a tutti gli scherzi e a qualsiasi trovata che solo una notte
allegra può suggerire. Si sta caldi, nel cappotto imbottito, per il gelo le
guance brillano ancora di più, e è il maligno in persona, da dietro, che ti spinge
a fare il monello.”
˜
“Com’è
possibile che un pensiero, contro la tua volontà, ti si ficchi in testa?”
˜
“Signorello,
nel secchiello,
Che
ci metta un bel tortello,
Un
pugnetto di pappina,
Di
salame una fettina!”
˜
“Non
deve andare molto lontano, chi il diavolo ce l’ha in spalla”.
Grazie!