mercoledì 19 gennaio 2022

L'ESILARANTE MISTERO DEL PAPÀ SCOMPARSO

 di

NEIL GAIMAN

Illustrazioni di Chris Riddell

Ph Francesca Lucidi
Anno di Pubblicazione 2019 (Orig. 2013)
Editrice Mondadori
Pagine 153
Copertina flessibile

DALLA QUARTA DI COPERTINA

Un cartone di latte e un viso sconcertato di un papà “trattenuto” da una serie di impedimenti incontrati sulla strada per il negozio dietro l’angolo. 

ULTIMO AVVISTAMENTO: In cucina, davanti alla porta del frigorifero e a un cartone di latte vuoto. Stabilito che l’aceto dei cetriolini non poteva costituire una valida alternativa da versare sui cereali per la colazione, il soggetto è uscito di casa a comprare il latte. Lungo la strada è stato risucchiato da un disco volante, preso in ostaggio da una nave pirata e inseguito dalla Polizia Spaziale Dinosauriana. Potrebbe essere in stato confusionale.

CHIUNQUE ABBIA INFORMAZIONI È PREGATO DI AVVISARE I FIGLI, CHE LO STANNO ANCORA ASPETTANDO DAVANTI ALLA CIOTOLA DEI CEREALI.

TEMI

“Era una delle eventualità possibili”, per citare un eminente scienziato stegosauro… o una professoressa stegosaura, questo dovrete scoprirlo. Gaiman come un papà immensamente ispirato dai suoi bambini, ancora una volta; un autore capace di decretare una verità inoppugnabile con prove tangibili che solo una mente straordinaria come la sua può scovare in una quotidianità che non ci restituisce mai come scontata, noiosa, meschina. Un papà e i suoi due bambini restano soli perché la mamma è impegnata in un viaggio di lavoro: pochi gesti quotidiani e una lista di cose da fare e controllare. Peccato che il tea quella mattina mancherà del suo consueto latte. L’abituale lettura del giornale di un papà ordinariamente distratto è condannata a interrompersi per la necessità di andare a recuperare un cartone di latte; la colazione va salvata! E il mondo? Beh, il latte assume qui il simbolo di qualcosa che può mantenere in vita l’universo, il nutrimento, le famiglie, la credibilità del ruolo di un papà. Il latte forse è quella fantasia attenta che un genitore, un adulto, deve proteggere per rendere il tempo meno pauroso, la vita più ricca se ha storielle disseminate in ogni oggetto o situazione apparentemente comune. 

Riddell si affianca, come sovente, con illustrazioni che prendono la forma di disegni, fumetti, caricature; tra di esse si può riconoscere un noto e scavato volto che ha parlato a milioni di lettori rendendo sopportabile ogni vuoto cosmico dell’esistenza, e quest’ultima diventa così più incline a farsi plasmare da chi si prende la briga di immaginare e poi costruire la propria personale avventura.

L’ESILARANTE MISTERO DEL PAPÀ SCOMPARSO

Ho deciso che dovevo fare qualcosa. Avrei scritto un libro in cui un padre faceva tutte quelle cose elettrizzanti che i padri fanno nella realtà nel mondo vero.

Neil Gaiman

Siamo così certi di conoscere perfettamente il tempo e lo spazio? Che sciocchini… forse gli artisti hanno compreso che ci sono passaggi e porte, opzioni e possibilità. Andare a comprare il latte è una scocciatura, specialmente se bisogna andare a stomaco vuoto, e di prima mattina, verso il negozio all’angolo di corsa, mentre due bambini aspettano annoiati davanti a una ciotola di cereali restati orfani del proprio inzuppo. 

Un piccolo tragitto e un obiettivo banale; ma siamo sicuri che in un’attività così di routine si esaurisca quel lasso di tempo, così, senza sensi ed emozioni a parte la fretta e lo scopo materiale? Gaiman veste i panni di un papà vestito in modo particolare, e dall’aspetto poco convenzionale, e dai capelli inusuali su un viso espressivo e fumettistico; beh, è Chris Riddel che glieli mette addosso questi panni. Questo papà esce di casa e torna dopo “secoli e secoli”. Ma cosa mai lo avrà trattenuto tutto questo tempo? Ci sono buone ragioni.

Può un semplice uomo ossuto e distratto salvare il mondo con un cartone di latte sempre stretto? Attenzione! Mai perdere di vista il latte. Ah, il papà riesce a tornare e ha delle buone ragioni per discolparsi del suo ritardo; bisogna ribadirlo. 

Gaiman ci porta in un’assurda avventura: alieni, dinosauri, pirati e vampiri; varchi temporali, astronavi e antiche profezie. Che poi perché definire tutte queste cose assurde? Dopotutto i libri ne parlano, i disegni dei bambini ne sono zeppi; le leggende giurano che i vampiri esistono, alcuni scienziati lo provano addirittura. 

Un libro dove gli adulti sono “infantili” e i bambini sono pragmatici. Ma è facile cedere al desiderio di sentir raccontare qualcosa su un proprio personaggio preferito… magari un pony o un vampiro succhia pomodoro. Gaiman ribalta il reale per farci prendere meno sul serio tutto, così da rendere la realtà meno spaventosa: ci rende eroi delle nostre piccole e grandi battaglie quotidiane!

Una storia da leggere e condividere con i bambini, da gustarsi da soli con una cioccolata calda in mano o dei biscotti sbriciolati addosso. Un momento da prendersi, per concedersi di essere qualunque cosa vogliamo, portandosi poi questo potere anche fuori dalla sessione di lettura. 

CONSIDERAZIONI

Vorrei prendere in prestito ciò che Gaiman dice riguardo al suo compagno di pasticci e capolavori Chris Riddell:

Un uomo che sa riconoscere i due lati di una matita, e disegna con quello appuntito; un uomo che ha vinto dei premi per i suoi disegni; un uomo che sa che aspetto ha uno stegosauro che viaggia nel tempo a bordo di una mongolfiera; un uomo tutto d’un pezzo.

Non so come andare avanti perché con Gaiman rischio la commozione ogni secondo, facendo cadere il computer che ho adagiato sulle gambe ormai addormentate. 

Ecco, questo genere di libri sono “sapienti” non solo perché sono esattamente al corrente di come sono certe creature che i più non riescono a vedere; ma lo sono perché nel modo più ben fatto del mondo, come fa chi è tutto d’un pezzo, sanno rendere ogni cosa possibile. Leggere queste storie ti fa sentire potente. Che bella sensazione! E specialmente perché è una potenza benevola e salvavita. 

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martedì 11 gennaio 2022

LA PICCOLA PRINCIPESSA

 di

Frances H. Burnett

 

Ph. Francesca Lucidi

Anno di Pubblicazione 2007 (Orig. 1883)
Edizione Prima Ristampa
Editrice DeAgostini
Pagine 171
Copertina rigida (cartonata)
Illustrazioni
 di “Sergio”

DALLA QUARTA DI COPERTINA

Quando il destino strappa Sara dalla sua amata India per portarla in un tetro collegio inglese, la bambina non si perde d’animo. Da tempo ha imparato a trarre forza dalle meravigliose storie che sa inventare… e quante nuove amiche si conquista raccontandole! Ma dopo la morte del padre, l’arcigna direttrice non ha nessuna pietà per l’orfana ridotta in miseria.

TEMI

La Burnett ci porge un’altra storia dove i bambini diventano l’incarnazione delle brutture, delle bellezze, e delle speranze del mondo intero. Leggerete pagine dove la fiaba scaturisce da una realtà così tangibile da poterne sentire la durezza sotto le dita.

 Pubblicato nel 1883, con il titolo di SARA CREWE; un romanzo pervaso dalla nebbia, e da un gelo che penetra nelle ossa di chi si trova a guardare le tremende vicissitudini di una piccola, innocente, fortissima bimba dalle gambe esili e gli occhi verdi grandissimi. Quella nebbia fa scomparire ogni colore della gioia, o forse no. Sara aveva tutto: un padre che l’adorava e un patrimonio di quelli che rendono gentili anche le persone più abiette e insensibili. Una tragedia, una disgrazia, e Sara vede crollare il bellissimo castello dove viveva accompagnata da fantasticherie magnifiche e dalla fedele bambola Emily. Devo però dire che queste due ultime cose restano la ricchezza di una nuova Sara divenuta povera, anzi “poverissima”.

Un bravo soldato non si lamenta mai… un “prigioniero della Bastiglia” mantiene la fierezza anche tra mura umide e topi affamati. Le strade di una città che non bada ai bambini coperti di stracci e impalliditi dalla fame non perché si nascondano, dato che sono troppi, ma perché guardare in faccia le proprie colpe è cosa da persone davvero forti. Qui gli adulti sono deboli, tormentati e quasi sciocchi. Solo un viso straniero può riuscire a scorgere il vero volto di una realtà a cui gli altri si sono abituati pur costringendosi a farlo. Ed ecco che quei colori riescono a far scorgere qualche sfumatura da quella nebbia di dolore… grazie alla gentilezza, alla fantasia e all’onore: quest’ultimo non di rango ma d’animo. Una Principessa non è tale solo per gli abiti sontuosi; una vera Principessa ha a cuore gli altri e non si scompone mai, mai!

Tra le mura di un collegio di prestigio e di una soffitta putrescente, la Burnett ci invita a fare amicizia con la piccola Sara, una Principessa, un soldato, un’orfana. Un romanzo che è un inno alla forza d’animo, alla bontà; guerreggiando con i pregiudizi di cui Sara non fa vittima neanche un topo che ha problemi come i nostri, e occhi umani che meritano un nome di battesimo.

La genitorialità viene raccontata dal più profondo dei suoi valori, travalicando età anagrafica e ruoli; sesso e mezzi. La fecondità risiede nella capacità di donare vita ad ogni cosa: sia essa inanimata o vivente, attraverso il raccontare o per mezzo della cura del prossimo, nonostante le difficoltà personali.

Pagine dallo stile elegante e avvolgente, realistico e magnetico; personaggi caratterizzati perfettamente e ambienti che restituiscono ai sensi numerosi impulsi che catapultano nella storia… fosse anche tra strade fangose. Un odore di focaccine nell’aria e pochi spiccioli nella tasca; ma la Burnett ci insegna la forza di credere che qualcosa veglia su di noi: la bontà di un mondo in cui possiamo immettere un calore che ci verrà restituito.

LA PICCOLA PRINCIPESSA

FORSE SE SI PENSA INTENSAMENTE A QUALCOSA…

DELIZIAMOCI CON PERSONAGGI, CITAZIONI E QUALCHE ELEMENTO CHE VI PORGO ALL’ATTENZIONE

Come a dire che un atto di generosità è stato ripagato con una grande ricompensa, e che, qualche volta, la realtà può superare la fantasia più fervida.

Il fulcro della vicenda risiede nel valore delle piccole cose: anche se il lusso è l’iniziale protagonista, i veri gioielli risiedono nell’anima di ogni oggetto, cibo o gesto. Ogni elemento ha una sua storia: racconti nel racconto che parlano di focolari stretti nella ruggine, focaccine fragranti, tea odorosi; vecchie cianfrusaglie e scialletti rossi. Sara è la creatrice, la “madre” di tutto ciò che riuscirà ad illuminarsi nonostante l’asfissiante polvere che pare scrollarsi dalle spalle della perfida Miss Minchin o di giovani ragazze ricche già avvizzite in un consumante disprezzo verso il mondo.

Sara Crewe, insieme ai suoi capelli nerissimi così diversi, ha pochi anni ma sta già vivendo più di un’esistenza.

Via via che saliva, aveva la sensazione di lasciarsi alle spalle il mondo in cui era vissuta una bambina che non era più lei. Quella che si dirigeva verso la soffitta, con un vecchio vestito troppo corto e troppo stretto, era un’altra.

Sara, però, non demorde mai. Riesce a far luccicare una fiammella di bellezza anche dove la neve smette di essere magia ed è solo un dolore per le ossa stanche. Ciò accade perché Sara sa amare veramente, e non ha pregiudizi. Mirabile il personaggio della sguattera Becky che trova nella sua nuova compagna di sventure ispirazione e aspirazione verso una vita che sembrava non avere nulla da offrirle. Una soffitta cadente può essere il più bel castello se dentro vi abita una Principessa: ricordiamo che questo titolo è nato da una bella pelliccia e si è adagiato su un cuore d’oro, per restarvi per sempre.

˜

Uno dei miei libri preferiti… letto la prima volta quando ero a letto malata: avrò avuto nove o dieci anni. Perso tra i vari regali che le mamme usavano fare ai cugini più piccoli, è tornato a me dopo che ho cercato e trovato l’edizione giusta, dallo stile retrò e pagine che profumano di vecchio e di fiaba.

Consiglio di far leggere questo libro a più bambini e bambine si possano radunare… dopotutto siamo soldati e combattiamo amabilmente per la gentilezza, l’amicizia vera e l’orgoglio puro dei coraggiosi.

Credo che la gente preferisca la gentilezza, Ermengarda. Se Miss Minchin fosse la persona più intelligente dell’universo ma avesse lo stesso brutto carattere che ha adesso, sarebbe ugualmente detestabile e nessuno le vorrebbe bene.


Ecco, c’è Ermengarda che ci aspetta per ascoltarci mentre le leggiamo qualcosa… noi adoriamo leggere e lei adora ascoltare. Speriamo che Lottie non ci distragga con i suoi capricci, ma lei ci vuole bene perché adesso ha trovato una “mamma”, tra noi, che le vuole bene.

Buona Lettura! Mi è venuta voglia di tea.

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venerdì 7 gennaio 2022

LETTERE DI STAGIONE

 

di

CONNY MELCHIORRE

 

Anno di Pubblicazione 2021
Edizione 1°
Editrice AUTOPUBBLICAZIONE
Pagine 150
Genere EPISTOLARE con 17 lettere
Copertina flessibile

DALLA QUARTA DI COPERTINA

Come le stagioni si alternano nel tempo, così i sentimenti brillano o si adombrano, per quanto ci accade. I vorticosi tumulti del nostro animo, oggi come ieri, s’affidano a chi scegliamo come custode di emozioni e sogni. Nella speranza che le acque in tempesta si plachino, sfociando in mare navigabile.

Leggere questa raccolta di storie ti renderà partecipe dei timori, delle gioie, dei tremori, delle conquiste, degli affanni di chi le vive. Un narratore per ogni lettera. Ognuno con un singolare destino.

TEMI

Una ruota della vita che ospita le stagioni, e da esse viene ospitata; diverse epoche rappresentate attraverso la messa in scena di esistenze che nel presente poggiano il palmo sul ventre del passato proiettandosi verso futuri personali o donati all’altro, al destinatario. Donne e uomini che si confidano al lettore per invitarlo in un’intimità che non si risparmia: affetti delicati e perpetui, rapporti d’amore e fratellanza che sfidano la morte, la guerra e il destino. Anche la rabbia e la follia sono mostrate senza filtri… come solo una lettera può fare grazie al patto che si compie con le parole che scivolano tra le dita più coraggiosamente se non devono esser pronunciate. Madri, nonne e amiche; studenti, fanciulle e militari; più persone della stessa specie: l’umana carne che può santificarsi grazie all’amore o può deteriorarsi nella malattia di animi che hanno rinunciato a lottare per autodeterminarsi. Si inizia in modo amaro in contrasto con i boccioli primaverili; si termina nel gelo dove fiorisce con coraggio l’umanità e la forza di uno sperare non sterile ma fatto di gesti e scelte. Si lotta, si cade e ci si medica. Ci si abbraccia e ci si confida. Brevi stralci di sincerità assai profonda dove il lettore può confrontarsi con la varietà dell’esistenza e del tempo: corsi e ricorsi dove ciò che resta è ciò che si decide di mantenere vivo nel tramandare… come un seme che vola lontano per continuare una generazione ipoteticamente senza fine.

L’AUTRICE

Abbiamo già parlato di Conny, ricordate i RACCONTI DEL FOCOLARE? Nessun problema, vi rimando al contenuto scritto in precedenza: cliccate QUI.

LETTERE DI STAGIONE

DA UNA PRIMULA AL PRIMO NEVISCHIO CHE CI ACCAREZZA IL CAPO

Conny Melchiorre sa invitare a un pasto semplice che resta impresso, che riempie la pancia come una pietanza casalinga che sa di famiglia, anche se quella famiglia può essere composta da una sola persona… da noi stessi, e non per questo è meno salda o accogliente.

Diciassette lettere dove ogni piccola cosa viene innalzata dal ricordo, dalla forza delle emozioni che prendono un particolare o un incontro e lo rendono parte della nostra vita; poi della vita di tutti grazie al racconto, alla condivisione. Leggendo si sente di avere una madre, una nonna, un fratello o un amante. Un cagnolino ci sarà riconoscente perché siamo intervenuti per spezzare la stretta corda dell’indifferenza; un soldato dividerà con noi un pane condito di speranza. La madre che avremo non rivendicherà onori per un concepimento biologico ma ci curerà come solo una genitorialità del cuore può; perché tutti i personaggi non sono stretti in uno stereotipo, sì sono comuni ma non scontati perché essi sono la messa in scena delle numerose diversità di ognuno.

Lo stile è sempre semplice e curato; i racconti brevi e poco faticosi (se non si considerano alcuni temi, pesanti e asfissianti). Un libro adatto a chi si affatica a leggere o non legge spesso; che può essere donato e par chiedere di essere proprio passato di mano in mano.

Devo avvertire che ci sono confessioni e struggimenti non facili: la malattia, la solitudine e la perdita di un figlio; la sterilità e gli orrori della guerra. Anche in ciò è riuscito a salvarsi un germoglio che mostra i setosi petali del tocco affettuoso di chi ha mantenuto memoria, e la forza di continuare a vivere.

CONSIDERAZIONI

[…] ti auguro la presenza, nella tua vita, come accade ai protagonisti che incontrerai in questo libro, di spiriti sinceri e speciali, cui affidare le tue lettere ed il tuo cuore.

Due lettere le ritroviamo anche ne I RACCONTI DEL FOCOLARE, li ho riconosciuti subito; non vi dico quali, toglierei il divertimento.

Inizialmente ero spiazzata perché l’overture non mi ha fatto impazzire; subito dopo mi sono ricreduta e ho ritrovato la cara Conny che non sa essere diversa da sé stessa, e ciò è un bene per noi che la incontriamo.

Non mi ha comunicato nulla un piccolo racconto erotico e assurdo di cui forse non ho colto il senso. Piccoli confronti che non sempre devono portare a una mediazione: la diversità di vedute si accoglie, se ciò non nuoce a nessuno.

Mirabile un certo racconto su un rossetto: niente di vanesio ma un’apoteosi della dignità. E che emozione sentire sotto le dita il pelo di un cavallo affettuoso o avvertire la lingua ruvida di un dolce cagnolino riconoscente. Con Conny non ti senti mai solo, e apprezzi la rabbia concitata delle persone normali che si comportano in modo straordinario non cedendo a brutture, vuoto e caso infausto. Purtroppo, alcune tragedie non hanno avuto vendetta, ma forse il senso è proprio questo… beh, io avrei voluto giustizia ma a volte il credito vien restituito in modi inaspettati ma non per forza meno incisivi. Vorrei che il male non esistesse, e che sciocca volerlo! Leggendo i personaggi di Conny, però, riesco a far miei consigli sussurrati; a sentire tra le fauci come una bevanda calda che fa passare il mal di stomaco.

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martedì 4 gennaio 2022

COME FU CHE BABBO NATALE SPOSÒ LA BEFANA

di

ANDREA VITALI

Ph Francesca Lucidi

Anno di Pubblicazione 2013

Edizione

Editrice Mondadori

Copertina rigida con sovraccoperta

Pagine 125

ILLUSTRAZIONI di Gianluca Biscalchin

DALL’ALETTA INTERNA

Nel placido paese a bordo del lago ci si prepara a festeggiare il Natale, l’aria è carica di una promessa di neve e gli adulti sono al riparo dal freddo e dai dubbi, confortati dalle loro certezze esistenziali.

“Perché se Babbo Natale esiste nessuno l’ha mai visto?”: dalla fatidica domanda di Tom, un ragazzino curioso che non si accontenta delle risposte evasive dei suoi genitori, prende avvio il racconto di Vitali, che illustra il mondo dei grandi, impacciati e non sempre all’altezza del loro ruolo di educatori”.

TEMI

Tre bambini hanno una questione da analizzare, un caso da risolvere; un bel gruppetto di adulti si ritrova davanti a interrogativi che avrebbero voluto volentieri evitare: dopotutto dopo una certa età si presume che della vita tutto sia chiaro e che le fantasie siano delle sciocchezze. Però non tutti i grandi la pensano così: un direttore scolastico con la passione per la scrittura e una domestica ferratissima sugli amori da fotoromanzo stentano ad arrendersi a certezze che non saziano per niente, o che per lo meno lasciano lo stomaco un po' insoddisfatto per la mancanza di quella bontà che solo una magia avvenuta mentre fuori nevica può porgere su un piatto d’argento a un paesino qualsiasi con gente assolutamente ordinaria. I ruoli qui sono stabiliti, rigidi da diventare la caricatura di un mondo adulto che perde la partita davanti alla determinazione e alla pura, sincera, libera mentalità dei bambini. Carabinieri, madri e maestre; padri e barboni: per ognuno di loro c’è una definizione su aspetto, comportamento, e fregi. Ma davvero la vita è tutta lì? Di certo il lettore imparerà che le parole hanno un peso: è ora di smetterla di credere che i bambini non capiscano… essi ascoltano e vedono molto intensamente di un “carabiniere maresciallo”.

Una commedia degli equivoci che inganna fin dal titolo, a ragione. Una storiella alla maniera di Vitali che si presenta come un libro per bambini ma che, con la semplicità di un romanzo per ragazzi, si rivolge all’adulto per donargli una nuova, dolce, visione della vita.

L'AUTORE

Andrea Vitali è nato a Bellano il 5 febbraio del 1956; figlio di impiegati comunali, cresce sul lago di Como ed è il maggiore di sei fratelli. Restato a diciassette anni orfano di madre, cresce con la presenza costante delle sue tre zie, sorelle del padre; a questa esperienza dedicherà il libro LE TRE MINESTRE.  

Diplomatosi al liceo segue poi le ambizioni paterne e si laurea in medicina all’Università Statale di Milano. Vitale fa il medico per ben venticinque anni, più precisamente fa il medico di base proprio a Bellano. Nel 2020 riprende l’attività medica per aiutare nell’emergenza legata alla pandemia da Coronavirus. Nello stesso anno ha ripreso la sua aspirazione giornalistica giovanile e inizia la collaborazione con Il Fatto Quotidiano.

COME FU CHE BABBO NATALE SPOSÒ LA BEFANA

CHE COSA STA ACCADENDO?

Forse è già accaduto, forse no, non si sa.

[…]

Sicuramente è ancora giovane e lo resterà per gran tempo ancora.

Forse lo resterà per sempre, come capita a coloro che di invecchiare non ne vogliono sapere.

Tommaso ha dieci anni, il suo nome ha subito diverse modifiche: i diminutivi sono diventati sempre più lunghi con la crescita. Ciò che conta è che di maturità Tommaso ne ha da vendere, nel senso che il bimbo si pone domande serie che mettono in crisi la classica evasività che i grandi spesso hanno di fronte ai più piccoli. Se Babbo Natale esiste perché nessuno lo ha mai visto? Domanda lecita; mentre un raviolo raffredda su una forchetta in attesa di sapere se è una bandierina rossa o già una bandiera bianca.

La causa dei tormenti di Tommaso è Rebecca, “bèbèbè”, una bambina che inciampa sulle parole probabilmente perché vive la sua giovane esistenza cercando di salvarsi dagli appuntiti angoli di cui è fatta la madre. 

La Signora Stecchetti è ben nota alla mamma di Tommaso. La Stecchetti è davvero uno stecco, o meglio una figura geometrica appuntita che non lascia spazio alla gentilezza o all’emozione: le due non si sopportano perché il morbido subisce gli urti con ciò che è appuntito. 

Rebecca sa bene che Babbo Natale non esiste. Almeno così afferma frettolosamente, e freddamente, Stecchetti madre. La bimba però ha un crollo improvviso, un pianto infernale che evolverà in malesseri più cocenti. Diciamo che chi di angoli ha ferito di improvvisa magia ha subito. Non si sa se di magia si tratti ma Tommaso ha visto, e anche il suo amico Carmine; non si dubiti di Carmine il quale è figlio di un “carabiniere maresciallo” e sa bene come condurre un’indagine. 

Una bella patata bollente questo mistero che si presenta come una diatriba feroce agli occhi della maestra Venirà e del direttore Remedio Impero. Entrambi i personaggi non hanno figli ma chissà perché essendo quasi declassati come educatori, perché non essendo genitori pare non possano comprendere bene come ci si comportìi con i bambini, sembrino invece i più inclini ad osservare ed ascoltare. 

Il Direttore vive con l’anziana madre e scrive storie per bambini: è un creativo e ha tanto tempo per scrutare il cielo ed annusare l’ispirazione. Questo suo animo fanciullesco e aperto lo rende un uomo timoroso ma sicuramente comprensivo, di certo difenderebbe Babbo Natale da tutte le accuse!

Ecco, qui entrano in gioco i Carabinieri e delle accuse non ben chiare. Il Maresciallo, un carabiniere galante e una domestica si ritroveranno tra le mani la patata bollente che prima friggeva tra le mura di una scuola elementare. 

Lo sfondo degli anni Settanta, o forse prima, l’odore della neve in arrivo e le luci sul lago tanto caro a Vitali. Un’ambiente accogliente dove una leggenda diventa certezza, poi mistero, poi equivoco e ancora mistero. 

Il peso delle parole e la misura del cuore per una storia carina che regala un sorriso; potrebbe persino far venire un risotto il più buono di sempre. 

Se leggerete capirete il perché!

CI SONO CASCATA IN PIENO!

Analisi piccina con considerazioni che si son fatte attendere

Vitali è fatto così, ti pone in modo scherzoso piccole storie che vanno diventando questioni enormi e reali, di tutti e per tutti. 

All’inizio sono rimasta piuttosto delusa… se solo avessi potuto leggere l’aletta interna! 

Ho acquistato il libro usato e poco vi era scritto a riguardo. Dal titolo e dalla copertina ho pensato, inizialmente, ad una vicenda fantastica dove avrei visto il panciuto Santa Claus prendere per mano una vecchina ricoperta di stracci chissà dopo quali avventure tra cieli stellati, doni e tempeste di neve e carezze. 

Letta così direi che avevo più o meno visto bene, ma l’ho capito solo alla fine. 

Dopo una serie di vicende quotidiane niente affatto fantastiche mi sono sentita tradita, soprattutto perché Babbo Natale non è affatto il protagonista. In realtà non si sa neanche se abbia l’udito funzionante e se sappia parlare. Sta lì e tutti intorno si affaccendano a capire chi, cosa e perché. Ai piccoli la curiosità e gli spasimi passano presto, perché a loro non servono tante congetture, ma i grandi impazziranno alla ricerca di spiegazioni difendendo convinzioni e certezze che non sanno di niente e in realtà non si reggono perché un’identità non ce l’hanno: hanno solo un ruolo. 

La credibilità del ruolo è quel prestigio che una professione o una figura hanno perché considerate socialmente prestigiose: un carabiniere, un direttore di scuola, una ligia madre severa. La credibilità nel ruolo rimanda a come una persona incarna quel ruolo, e lo porta avanti. Si può rovinare un’intera categoria se non si fa ciò che ci si aspetta. In realtà le “regole” della vita sono molto più sfumate di quelle di una carica o una qualifica. Vitali gioca con tutto ciò sbeffeggiando un pochino i grandi, ma non troppo. Personaggi rigidi condividono lo spazio con personaggi sognanti e sognatori: il mix sarà simpatico, tenero e per certi versi illuminante. 

Credo che questa storia non possa essere compresa completamente da un giovanissimo che vi si approcciasse tutto da solo. Il piccolo romanzo è adatto a quelle persone che sanno essere credibili in quanto se stessi, nel senso che si danno spazio in toto: con sogni, incertezze e qualche strappo alla regola se il cuore lo richiede. Chi è fatto ad angoli, come la Stecchetti, forse potrà intraprendere un viaggio verso una meta promessa, verso una cometa messa a portata di mano. Sì, come i Magi: vi posso dire che avranno a che fare con la Stecchetti madre… dove si arriverà? O forse qualcosa partirà, o verrà spedito. 

Le illustrazioni in bianco e nero delineano con pochi tratti personaggini espressivi che sembrano poco realistici ma dimostrano, invece, la sincera realtà di ciò che rappresentano. 

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