di
Frances
H. Burnett
Anno di Pubblicazione 2007
(Orig. 1883)
Copertina rigida
(cartonata)
Illustrazioni di
“Sergio”
DALLA QUARTA DI COPERTINA
Quando il destino strappa Sara dalla sua amata India
per portarla in un tetro collegio inglese, la bambina non si perde d’animo. Da
tempo ha imparato a trarre forza dalle meravigliose storie che sa inventare… e
quante nuove amiche si conquista raccontandole! Ma dopo la morte del padre,
l’arcigna direttrice non ha nessuna pietà per l’orfana ridotta in miseria.
TEMI
La Burnett ci porge un’altra storia dove i bambini
diventano l’incarnazione delle brutture, delle bellezze, e delle speranze del
mondo intero. Leggerete pagine dove la fiaba scaturisce da una realtà così tangibile
da poterne sentire la durezza sotto le dita.
Pubblicato nel
1883, con il titolo di SARA CREWE; un romanzo pervaso dalla nebbia, e da un
gelo che penetra nelle ossa di chi si trova a guardare le tremende vicissitudini
di una piccola, innocente, fortissima bimba dalle gambe esili e gli occhi verdi
grandissimi. Quella nebbia fa scomparire ogni colore della gioia, o forse no. Sara
aveva tutto: un padre che l’adorava e un patrimonio di quelli che rendono gentili
anche le persone più abiette e insensibili. Una tragedia, una disgrazia, e Sara
vede crollare il bellissimo castello dove viveva accompagnata da fantasticherie
magnifiche e dalla fedele bambola Emily. Devo però dire che queste due ultime
cose restano la ricchezza di una nuova Sara divenuta povera, anzi “poverissima”.
Un bravo soldato non si lamenta mai… un “prigioniero
della Bastiglia” mantiene la fierezza anche tra mura umide e topi affamati. Le
strade di una città che non bada ai bambini coperti di stracci e impalliditi
dalla fame non perché si nascondano, dato che sono troppi, ma perché guardare in
faccia le proprie colpe è cosa da persone davvero forti. Qui gli adulti sono
deboli, tormentati e quasi sciocchi. Solo un viso straniero può riuscire a
scorgere il vero volto di una realtà a cui gli altri si sono abituati pur
costringendosi a farlo. Ed ecco che quei colori riescono a far scorgere qualche
sfumatura da quella nebbia di dolore… grazie alla gentilezza, alla fantasia e all’onore:
quest’ultimo non di rango ma d’animo. Una Principessa non è tale solo per gli
abiti sontuosi; una vera Principessa ha a cuore gli altri e non si scompone mai,
mai!
Tra le mura di un collegio di prestigio e di una soffitta
putrescente, la Burnett ci invita a fare amicizia con la piccola Sara, una Principessa,
un soldato, un’orfana. Un romanzo che è un inno alla forza d’animo, alla bontà;
guerreggiando con i pregiudizi di cui Sara non fa vittima neanche un topo che ha
problemi come i nostri, e occhi umani che meritano un nome di battesimo.
La genitorialità viene raccontata dal più profondo dei
suoi valori, travalicando età anagrafica e ruoli; sesso e mezzi. La fecondità
risiede nella capacità di donare vita ad ogni cosa: sia essa inanimata o
vivente, attraverso il raccontare o per mezzo della cura del prossimo,
nonostante le difficoltà personali.
Pagine dallo stile elegante e avvolgente, realistico e
magnetico; personaggi caratterizzati perfettamente e ambienti che restituiscono
ai sensi numerosi impulsi che catapultano nella storia… fosse anche tra strade
fangose. Un odore di focaccine nell’aria e pochi spiccioli nella tasca; ma la
Burnett ci insegna la forza di credere che qualcosa veglia su di noi: la bontà
di un mondo in cui possiamo immettere un calore che ci verrà restituito.
LA
PICCOLA PRINCIPESSA
FORSE SE SI PENSA INTENSAMENTE A QUALCOSA…
DELIZIAMOCI CON PERSONAGGI, CITAZIONI E QUALCHE
ELEMENTO CHE VI PORGO ALL’ATTENZIONE
Come a dire che un atto di generosità è stato ripagato
con una grande ricompensa, e che, qualche volta, la realtà può superare la
fantasia più fervida.
Il fulcro della vicenda risiede nel valore delle
piccole cose: anche se il lusso è l’iniziale protagonista, i veri gioielli
risiedono nell’anima di ogni oggetto, cibo o gesto. Ogni elemento ha una sua
storia: racconti nel racconto che parlano di focolari stretti nella ruggine,
focaccine fragranti, tea odorosi; vecchie cianfrusaglie e scialletti rossi.
Sara è la creatrice, la “madre” di tutto ciò che riuscirà ad illuminarsi
nonostante l’asfissiante polvere che pare scrollarsi dalle spalle della perfida
Miss Minchin o di giovani ragazze ricche già avvizzite in un consumante disprezzo
verso il mondo.
Sara Crewe, insieme ai suoi capelli nerissimi così
diversi, ha pochi anni ma sta già vivendo più di un’esistenza.
Via via che saliva, aveva la sensazione di lasciarsi
alle spalle il mondo in cui era vissuta una bambina che non era più lei. Quella
che si dirigeva verso la soffitta, con un vecchio vestito troppo corto e troppo
stretto, era un’altra.
Sara, però, non demorde mai. Riesce a far luccicare
una fiammella di bellezza anche dove la neve smette di essere magia ed è solo
un dolore per le ossa stanche. Ciò accade perché Sara sa amare veramente, e non
ha pregiudizi. Mirabile il personaggio della sguattera Becky che trova nella
sua nuova compagna di sventure ispirazione e aspirazione verso una vita che
sembrava non avere nulla da offrirle. Una soffitta cadente può essere il più bel
castello se dentro vi abita una Principessa: ricordiamo che questo titolo è
nato da una bella pelliccia e si è adagiato su un cuore d’oro, per restarvi per
sempre.
˜
Uno dei miei libri preferiti… letto la prima volta
quando ero a letto malata: avrò avuto nove o dieci anni. Perso tra i vari regali
che le mamme usavano fare ai cugini più piccoli, è tornato a me dopo che ho
cercato e trovato l’edizione giusta, dallo stile retrò e pagine che profumano
di vecchio e di fiaba.
Consiglio di far leggere questo libro a più bambini e
bambine si possano radunare… dopotutto siamo soldati e combattiamo amabilmente per
la gentilezza, l’amicizia vera e l’orgoglio puro dei coraggiosi.
Credo che la gente preferisca la gentilezza,
Ermengarda. Se Miss Minchin fosse la persona più intelligente dell’universo ma
avesse lo stesso brutto carattere che ha adesso, sarebbe ugualmente detestabile
e nessuno le vorrebbe bene.
Ecco, c’è Ermengarda che ci aspetta per ascoltarci
mentre le leggiamo qualcosa… noi adoriamo leggere e lei adora ascoltare.
Speriamo che Lottie non ci distragga con i suoi capricci, ma lei ci vuole bene perché
adesso ha trovato una “mamma”, tra noi, che le vuole bene.
Buona Lettura! Mi è venuta voglia di tea.