mercoledì 8 luglio 2020

FRIDA KAHLO RACCONTATA ATTRAVERSO UNO STRAORDINARIO ALBO ILLUSTRATO

FRIDA KAHLO. UNA BIOGRAFIA
di
MARÍA HESSE

Frida Kahlo. Una biografia, edizioni Solferino. Ph. Francesca Lucidi 

MARÍA HESSE

María è nata in Spagna nel 1982; ha una personalità rivoluzionaria, libera e desiderosa di comunicare importanti messaggi sociali ed emozionali. “Hesse” non è il suo vero cognome: è stata una scelta autonoma dettata da un profondo legame con Hermann Hesse. María è esattamente così: entra in un legame profondo con realtà e carni e le assorbe per poi cesellarle con gli splendenti materiali del suo talento e del suo animo.  Le connessioni che lei ricerca sinceramente, e perpetra, diventano un generoso regalo da fare a tutti.

María inizia a esprimersi con i colori fin da piccola. Una volta cresciuta pensa che l’Accademia delle Belle Arti sia la strada più sensata… in realtà non riesce ad essere ammessa. María, allora, si forma nel campo dell’istruzione infantile e diventa maestra.

Qualcosa manca.

Non riesce ad abbandonare il suo sogno, o destino. María inizia la carriera da illustratrice professionista. Il suo primo grande successo è “FRIDA KAHLO. Una biografia”, edito da Lumen.

Il libro viene tradotto in quattordici lingue; María vince in Brasile il National Children's and Youth Book Foundation Award.

María crea anche a un’altra biografia, dedicata a David Bowie. Questo lavoro è stato realizzato in collaborazione con Fran Ruiz, grande fan di Bowie. Frida, invece, è una creatura interamente curata dalla Hesse. Due icone ormai impresse ossessivamente quasi su ogni oggetto di uso quotidiano; due personaggi eccentrici e dolorosi… due personalità che hanno mescolato realtà e finzione da un’argilla originaria assolutamente inaccessibile all’uomo comune. María, infatti, riflette sulle volte in cui Frida parlò di molti eventi mutandoli; María sceglie di partire da pochi fatti certi per creare un documento che è innanzitutto un monumento alla VITA e alla COLORATA voce delle emozioni: anche il dolore ha i suoi colori, e grazie a María e a Frida possiamo affrontare un esercizio delle emozioni che non punta sul nozionismo ma sull’ESPRESSIONE.

María è presente sui social e ha un sito ufficiale adorabile. All’interno potrete trovare anche uno shop fin troppo accattivante.

Le biografie su Frida Kahlo e David Bowie sono uscite in Italia nell’ottobre del 2018, edite da Solferino.

 

FRIDA KAHLO. Una biografia

Questo libro è un albo illustrato, colorato, irriverente e rispettoso allo stesso tempo. La Hesse ci accoglie con il suo “manifesto” programmatico che invoca la volontà di ritrarre Frida Kahlo tra i poli della realtà e della finzione. L’illustratrice si prende la responsabilità del lavoro di scrittrice partendo dalla sua conoscenza di Frida… mondandola dalle pretese di eccessiva adesione alla realtà (una realtà altresì sfuggente), e si prefigge l’obiettivo di raccontare la straordinaria vita della pittrice cercando di esserne la portavoce; attraverso una mimesi profonda, sincera e rispettosa.

L’aspetto delle illustrazioni è giocoso, allegro e infantile. Tutto appare come un diario in forma di immagini, partendo da come Frida stessa ha raccontato la sua vita: con colori, contorni e trasfigurazioni.

Ph. Francesca Lucidi
Se si vuole leggere un saggio questo albo non è la scelta giusta, ovviamente. L’intento è la CONNESSIONE; non una conoscenza nozionistica ma emozionale. Tutti i punti salienti della vita di Frida sono riportati in un’apertura a inizio libro che ne sintetizza i passaggi fondamentali. Da lì, anche i profani possono partire con una panoramica generale chiara, semplice ed esaustiva.

Dopo, la narrazione inizia a dipendere dalle immagini in una maniera dolce e trasognata.  Frida non ci appare con la sua immagine iconica ma con linee che la ritraggono come un essere fatato, da amare immediatamente.

Tutto l’aspetto dell’albo ricorda un libro di fiabe. I dipinti di Frida vengono inseriti nella narrazione attraverso l’interpretazione dell’illustratrice, che intervalla il tutto con elementi nuovi che richiamano ogni singolo aspetto dell’esistenza, del gusto e della quotidianità della Kahlo.

Possiamo conoscere la Frida bambina che interagisce con le sorelle, e con l’amica immaginaria con la quale raggiungeva perfino il centro dalla terra. Quell’amica non ha volto ma i suoi movimenti, perfettamente orchestrati dai tratti della Hesse, sono ciò che più identifica il significato della sua presenza.

Sfogliando le pagine sembra di entrare a casa della famiglia Kahlo; ci pare di avvertire una inaspettata intimità con quella quotidianità qui riportata solo con pochi aneddoti. Si può riscontrare la gestualità forte e caratteristica di Frida, si può scorgere l’animo fermo ed elegante del papà… si può contemplare la gamba malata della pittrice che riesce ad essere un legno fermo ma allo stesso tempo un germoglio che non smette di voler vivere a tutti i costi.

Frida nasce con una malattia che viene nascosta a tutti per vergogna. La stessa vergogna fa sì che lo spirito rivoluzionario di Frida non venga compreso dagli altri. Il papà è una figura forte e amorevole… Frida non è una bambina come le altre: è debole e non si muove bene… quindi vi aspettereste che il Signor Kalho la iscrivesse a un corso di lotta libera? Tutto, qui, è stupore. Frida è un monumento sofferente al coraggio e alle risorse interiori urlanti.

Le pagine dell’albo sembrano tramutarsi in un quaderno assemblato tra fogli sparsi, schizzi e pensieri appassionati… come quello che Frida portava con sé il giorno del terribile incidente.

Nel 1925 l’autobus su cui è salita Frida si scontra con un tram; Frida non sarebbe neanche dovuta essere su quella prigione di metallo. L’impatto è lento e terribile. Frida viene trapassata da un corrimano che vìola la pura “femminilità” della giovane.

Nessuno crede nella sopravvivenza di Frida che, invece, ce la fa.

La convalescenza nel letto della sua casa è circondata dalle premure dei suoi genitori: la mamma e il papà ornano il suo giaciglio con un baldacchino e le regalano il necessario per dipingere, e uno specchio. Da quel momento inizia il viaggio di Frida nella pittura e nei significati profondi dell’esistenza, in primis della sua.

Lei inizia a dipingere ciò che è, ormai, il suo mondo: se stessa. Lei si guarda, si conosce e si reinterpreta… dandosi una forma che travalica le ferite fisiche per sublimare la sofferenza nell’espressione artistica del suo corpo, con le sue storie.

Prima dell’incidente Frida aveva un amore… aveva la passione per le bici prese a noleggio e non restituite a tempo debito. Nella borsa portava bambole, quaderni autoprodotti e tanti libri. La giovane era curiosa e vivace: una delle trentacinque donne ammesse alla Scuola nazionale preparatoria. Proprio durante i suoi studi, Frida conosce il “fattore x” del suo secondo incidente (così lei lo indentifica); la pittrice incontra Diego Rivera. L’impatto con Diego cambierà tutto… come quello che ha fatto scontrare l’autobus e il tram.

Ciò che colpisce è che la Frida prima della tragedia del 1925, che ho appena descritto, svanisce. Dal trapasso del povero e puro grembo della giovane nasce una persona nuova, risvegliata nel dolore.

Già da prima Frida si scopre più interessata alle persone che alle “nozioni” (come lo stesso albo che racconta la sua vita). La tragedia fa nascere delle consapevolezze dure da comprendere per chi non ha vissuto un dramma esistenziale e una lacerazione del corpo. Frida dice:

Perché studi tanto? Quale segreto cerchi di scoprire? La vita te lo rivelerà presto. Io so già tutto, senza bisogno di leggere o scrivere.

[…]

Ora vivo in un pianeta di dolore, trasparente come il ghiaccio, ma che non nasconde nulla, come se io avessi capito tutto nel giro di qualche secondo. Le mie amiche, le mie compagne sono diventate donne lentamente. Io sono invecchiata in pochi istanti e oggi tutto è bianco e limpido.

Ecco, soffermandosi sulla citazione, interamente riportata nell’albo, dobbiamo fermaci e restare in silenzio.

Dopo il silenzio inizia la seconda vita di Frida: il matrimonio con l’affermato artista Diego Rivera; gli scontri e l’amicizia con la prima moglie di lui; i tradimenti e la sofferenza pacata di Frida che cerca in tutti i modi di essere una amorevole moglie perfetta. Poi gli aborti e il senso di incompletezza. La lotta estenuante con una vita che sembra non volerla lasciare in pace. I dipinti vengono prima messi da parte e poi ripresi nella plasmazione cosciente del dolore che affligge la loro creatrice.

Da moglie perfetta Frida diventa una donna ferita nella fiducia e nel cuore; però, l’artista inizia a far vedere nel mondo la sua figura sofferente e immensa. La rottura con Diego, i numerosi rapporti sentimentali con uomini e donne. Non vorrei svelarvi i nomi di questi personaggi… assolutamente non anonimi. Vi cito solo il politico russo Lev Trockij.

Trockij e sua moglie vengono accolti e protetti, dopo la fuga dalla Russia, da Diego e da Frida che nel frattempo era tornata dal marito per recuperare il loro rapporto all’insegna dell’indipendenza.

Trockij e Frida iniziano una relazione clandestina… la moglie del politico scopre tutto e il rapporto viene troncato bruscamente. Forse anche Diego si accorge dell’accaduto, tanto che manda via i rifugiati accampando una banale scusa come l’affitto. Altri amori arrivano, con le loro magie e i loro distacchi.

I dipinti di Frida guadagnano sempre più attenzione, e la donna che dipendeva completamente dal marito inizia ad assaporare anche il piacere dell’autonomia economica.

Frida va a Parigi, dietro invito dei Surrealisti. Dopo mille peripezie, risolte da Marcel Duchamp, viene organizzata la mostra a cui Frida era stata invitata.

Lei è un animo libero e RIVOLUZIONARIO e ha difficoltà ad ambientarsi; in realtà, Frida inizia a disprezzare quegli artistoidi che si riempiono di parole… sono spocchiosi e odiosi. Purtroppo, durante il viaggio torna la malattia. A lasciare qualcosa di buono c’è però la nascita di alcune belle amicizie, come quella con Pablo Picasso.

Frida attira una grande attenzione su di sé.

Tornata in Messico, nella casa blu, il rapporto con Diego si consuma ancora tra le numerose amanti dell’uomo.

Frida si taglia per la seconda volta i capelli, per quella seconda rottura profonda.

La confusione fa avvicinare la donna a Ramón Marcader: una DISGRAZIA!

Marcader si macchia del brutale assassinio di Trockij; i sospetti ricadono su Frida che viene incarcerata per due giorni insieme alla sorella Cristina. Le donne vengono liberate… ma una delle due è ancora imprigionata nella malattia…

Diego, prende slancio dagli eventi terribili appena raccontati e chiede a Frida di sposarlo di nuovo. La donna tentenna per un po' per poi accettare di buon grado. Tutto sembra andare molto bene: il rapporto si lascia vivere nella semplicità dell’ambiente familiare e Frida si gode i nipoti e la profonda amicizia con Diego, cercando di non pensare troppo alle amanti che non smettono mai di infestare il matrimonio.

La pittrice si sente bene, si fa fotografare… inizia un diario e incomincia a insegnare alla Scuola di pittura e scultura del Ministero dell’Educazione, la cosiddetta “Esmeralda” (il nome trae origine dalla piccola via in cui sorge l’edificio).

 Frida e i suoi studenti passano il tempo sdraiati pancia a terra dando forme al mondo. Purtroppo, però, la salute della pittrice peggiora di nuovo. Costretta a stare a casa, continua a insegnare a un piccolo gruppo di fedelissimi: i “LOS FRIDOS”.

Arriva il busto di metallo e poi l’intervento chirurgico del 1946 che condanna Frida a indicibili patimenti, e alla dipendenza da medicinali. Un altro medico interviene nel 1950, il dottor Farill. Le nuove operazioni riescono a donare alla povera Frida una speranza di salvezza e un miglioramento dei dolori. Lei è così riconoscente al dottore che confeziona un “quadretto” apposta per lui.

La calma è solo apparente e l’isolamento e i tormenti di Frida tornano più forti di prima.

La pittrice smette di creare autoritratti e si dedica alle nature morte. Tra analgesici e alcool, in cui ormai si rifugia da diversi anni, ecco che tutto si alterna tra brevi sollievi e tenebra improvvisa.

Diego è sempre più distante e i due non vivono più insieme. L’uomo va a trovarla spesso… solo quello.

Il 1953 è l’anno di una bevuta di tequila diversa dalle altre: la fotografa Lola Álvarez organizza la prima personale di Frida in Messico. La pittrice non può alzarsi dal letto; il letto viene trasportato con il suo umano e bellissimo contenuto presso la mostra. Frida brinda con la tequila e canta…

La gamba destra viene amputata.

Diego non sopporta l’amputazione, piange e si dispera confusamente. Frida non smette di credere nella forza delle sue ali; anche se quelle della morte iniziano a far sentire il loro fruscio.

Il 6 luglio, Frida festeggia il suo compleanno con una forza vitale prorompente. Lei sa, per questo canta più forte e ride in modo memorabile.

Il 13 luglio il dottor Montoya si reca da Frida per un prelievo e la trova senza vita. Si parla di embolia polmonare o di dose eccessiva di analgesici.

La pittrice abbandona il suo dolore lasciando solo una BELLEZZA INESTINGUIBILE.

Tutto questo è raccontato in un modo che si può comprendere solo entrando a piedi scalzi nell’albo. L’unica cosa che forse necessitava di una piccola attenzione verso i lettori… è la forma. Le parti in corsivo riportano delle citazioni di Frida e questo forse era meglio specificarlo (non è scontato per tutti); sarebbe stato anche carino avere qualche riferimento in più sulle citazioni. Sono cose da poco, ma bisogna sempre pensare che nulla è scontato.

La fine del libro ci lascia un’altra panoramica, dopo quella iniziale sul riassunto della vita di Frida, e ci troviamo davanti a un catalogo di alcune opere della pittrice con titolo e data… ma nella trasfigurazione Hessiana.

Per SAPERE di Frida consiglio un altro tipo di libro; per CONOSCERE Frida, invece, questa è la scelta giusta!

Ph. Francesca Lucidi