FRIDA KAHLO. UNA
BIOGRAFIA
di
MARÍA HESSE
Frida Kahlo. Una biografia, edizioni Solferino. Ph. Francesca Lucidi |
MARÍA HESSE
María è nata in Spagna nel 1982; ha una personalità
rivoluzionaria, libera e desiderosa di comunicare importanti messaggi sociali
ed emozionali. “Hesse” non è il suo vero cognome: è stata una scelta autonoma
dettata da un profondo legame con Hermann Hesse. María è esattamente così: entra in
un legame profondo con realtà e carni e le assorbe per poi cesellarle con gli
splendenti materiali del suo talento e del suo animo. Le connessioni che lei ricerca sinceramente, e
perpetra, diventano un generoso regalo da fare a tutti.
María inizia a esprimersi con i colori fin da piccola. Una
volta cresciuta pensa che l’Accademia delle Belle Arti sia la strada più
sensata… in realtà non riesce ad essere ammessa. María, allora, si forma nel campo
dell’istruzione infantile e diventa maestra.
Qualcosa manca.
Non riesce ad abbandonare il suo sogno, o destino. María
inizia la carriera da illustratrice professionista. Il suo primo grande
successo è “FRIDA KAHLO. Una biografia”, edito da Lumen.
Il libro viene tradotto in quattordici lingue; María
vince in Brasile il National Children's and Youth Book Foundation Award.
María crea anche a un’altra biografia, dedicata a David Bowie.
Questo lavoro è stato realizzato in collaborazione con Fran Ruiz, grande fan di
Bowie. Frida, invece, è una creatura interamente curata dalla Hesse. Due icone
ormai impresse ossessivamente quasi su ogni oggetto di uso quotidiano; due
personaggi eccentrici e dolorosi… due personalità che hanno mescolato realtà e
finzione da un’argilla originaria assolutamente inaccessibile all’uomo comune.
María,
infatti, riflette sulle volte in cui Frida parlò di molti eventi mutandoli; María
sceglie di partire da pochi fatti certi per creare un documento che è
innanzitutto un monumento alla VITA e alla COLORATA voce delle emozioni: anche
il dolore ha i suoi colori, e grazie a María e a Frida possiamo
affrontare un esercizio delle emozioni che non punta sul nozionismo ma
sull’ESPRESSIONE.
María è presente sui social e ha un sito ufficiale adorabile.
All’interno potrete trovare anche uno shop fin troppo accattivante.
Le biografie su Frida Kahlo e David Bowie sono uscite in
Italia nell’ottobre del 2018, edite da Solferino.
FRIDA KAHLO. Una biografia
Questo libro è un albo illustrato, colorato, irriverente e
rispettoso allo stesso tempo. La Hesse ci accoglie con il suo “manifesto”
programmatico che invoca la volontà di ritrarre Frida Kahlo tra i poli della
realtà e della finzione. L’illustratrice si prende la responsabilità del lavoro di
scrittrice partendo dalla sua conoscenza di Frida… mondandola dalle pretese di
eccessiva adesione alla realtà (una realtà altresì sfuggente), e si prefigge
l’obiettivo di raccontare la straordinaria vita della pittrice cercando di esserne
la portavoce; attraverso una mimesi profonda, sincera e rispettosa.
L’aspetto delle illustrazioni è giocoso, allegro e
infantile. Tutto appare come un diario in forma di immagini, partendo da come
Frida stessa ha raccontato la sua vita: con colori, contorni e trasfigurazioni.
Ph. Francesca Lucidi |
Dopo, la narrazione inizia a dipendere dalle immagini in una
maniera dolce e trasognata. Frida non ci
appare con la sua immagine iconica ma con linee che la ritraggono come un
essere fatato, da amare immediatamente.
Tutto l’aspetto dell’albo ricorda un libro di fiabe. I
dipinti di Frida vengono inseriti nella narrazione attraverso l’interpretazione
dell’illustratrice, che intervalla il tutto con elementi nuovi che richiamano
ogni singolo aspetto dell’esistenza, del gusto e della quotidianità della
Kahlo.
Possiamo conoscere la Frida bambina che interagisce con le sorelle,
e con l’amica immaginaria con la quale raggiungeva perfino il centro dalla
terra. Quell’amica non ha volto ma i suoi movimenti, perfettamente orchestrati
dai tratti della Hesse, sono ciò che più identifica il significato della sua
presenza.
Sfogliando le pagine sembra di entrare a casa della famiglia
Kahlo; ci pare di avvertire una inaspettata intimità con quella quotidianità qui
riportata solo con pochi aneddoti. Si può riscontrare la gestualità forte e
caratteristica di Frida, si può scorgere l’animo fermo ed elegante del papà… si
può contemplare la gamba malata della pittrice che riesce ad essere un legno
fermo ma allo stesso tempo un germoglio che non smette di voler vivere a tutti
i costi.
Frida nasce con una malattia che viene nascosta a tutti per
vergogna. La stessa vergogna fa sì che lo spirito rivoluzionario di Frida non
venga compreso dagli altri. Il papà è una figura forte e amorevole… Frida non è
una bambina come le altre: è debole e non si muove bene… quindi vi aspettereste
che il Signor Kalho la iscrivesse a un corso di lotta libera? Tutto, qui, è
stupore. Frida è un monumento sofferente al coraggio e alle risorse interiori
urlanti.
Le pagine dell’albo sembrano tramutarsi in un quaderno
assemblato tra fogli sparsi, schizzi e pensieri appassionati… come quello che
Frida portava con sé il giorno del terribile incidente.
Nel 1925 l’autobus su cui è salita Frida si scontra con un
tram; Frida non sarebbe neanche dovuta essere su quella prigione di metallo.
L’impatto è lento e terribile. Frida viene trapassata da un corrimano che vìola
la pura “femminilità” della giovane.
Nessuno crede nella sopravvivenza di Frida che, invece, ce
la fa.
La convalescenza nel letto della sua casa è circondata dalle
premure dei suoi genitori: la mamma e il papà ornano il suo giaciglio con un
baldacchino e le regalano il necessario per dipingere, e uno specchio. Da quel
momento inizia il viaggio di Frida nella pittura e nei significati profondi
dell’esistenza, in primis della sua.
Lei inizia a dipingere ciò che è, ormai, il suo mondo: se
stessa. Lei si guarda, si conosce e si reinterpreta… dandosi una forma che
travalica le ferite fisiche per sublimare la sofferenza nell’espressione
artistica del suo corpo, con le sue storie.
Prima dell’incidente Frida aveva un amore… aveva la passione
per le bici prese a noleggio e non restituite a tempo debito. Nella borsa
portava bambole, quaderni autoprodotti e tanti libri. La giovane era curiosa e
vivace: una delle trentacinque donne ammesse alla Scuola nazionale
preparatoria. Proprio durante i suoi studi, Frida conosce il “fattore x” del
suo secondo incidente (così lei lo indentifica); la pittrice incontra Diego
Rivera. L’impatto con Diego cambierà tutto… come quello che ha fatto scontrare
l’autobus e il tram.
Ciò che colpisce è che la Frida prima della tragedia del
1925, che ho appena descritto, svanisce. Dal trapasso del povero e puro grembo
della giovane nasce una persona nuova, risvegliata nel dolore.
Già da prima Frida si scopre più interessata alle persone
che alle “nozioni” (come lo stesso albo che racconta la sua vita). La tragedia
fa nascere delle consapevolezze dure da comprendere per chi non ha vissuto un
dramma esistenziale e una lacerazione del corpo. Frida dice:
Perché studi tanto? Quale segreto cerchi di scoprire? La
vita te lo rivelerà presto. Io so già tutto, senza bisogno di leggere o
scrivere.
[…]
Ora vivo in un pianeta di dolore, trasparente come il
ghiaccio, ma che non nasconde nulla, come se io avessi capito tutto nel giro di
qualche secondo. Le mie amiche, le mie compagne sono diventate donne
lentamente. Io sono invecchiata in pochi istanti e oggi tutto è bianco e
limpido.
Ecco, soffermandosi sulla citazione, interamente riportata
nell’albo, dobbiamo fermaci e restare in silenzio.
Dopo il silenzio inizia la seconda vita di Frida: il
matrimonio con l’affermato artista Diego Rivera; gli scontri e l’amicizia con
la prima moglie di lui; i tradimenti e la sofferenza pacata di Frida che cerca
in tutti i modi di essere una amorevole moglie perfetta. Poi gli aborti e il
senso di incompletezza. La lotta estenuante con una vita che sembra non volerla
lasciare in pace. I dipinti vengono prima messi da parte e poi ripresi nella
plasmazione cosciente del dolore che affligge la loro creatrice.
Da moglie perfetta Frida diventa una donna ferita nella
fiducia e nel cuore; però, l’artista inizia a far vedere nel mondo la sua
figura sofferente e immensa. La rottura con Diego, i numerosi rapporti
sentimentali con uomini e donne. Non vorrei svelarvi i nomi di questi
personaggi… assolutamente non anonimi. Vi cito solo il politico russo Lev
Trockij.
Trockij e sua moglie vengono accolti e protetti, dopo la
fuga dalla Russia, da Diego e da Frida che nel frattempo era tornata dal marito
per recuperare il loro rapporto all’insegna dell’indipendenza.
Trockij e Frida iniziano una relazione clandestina… la
moglie del politico scopre tutto e il rapporto viene troncato bruscamente. Forse
anche Diego si accorge dell’accaduto, tanto che manda via i rifugiati
accampando una banale scusa come l’affitto. Altri amori arrivano, con le loro
magie e i loro distacchi.
I dipinti di Frida guadagnano sempre più attenzione, e la
donna che dipendeva completamente dal marito inizia ad assaporare anche il
piacere dell’autonomia economica.
Frida va a
Parigi, dietro invito dei Surrealisti. Dopo mille peripezie, risolte da Marcel
Duchamp, viene organizzata la mostra a cui Frida era stata invitata.
Lei è un animo libero e RIVOLUZIONARIO e ha difficoltà ad ambientarsi; in realtà, Frida inizia a disprezzare quegli artistoidi che si riempiono di parole… sono spocchiosi e odiosi. Purtroppo, durante il viaggio torna la malattia. A lasciare qualcosa di buono c’è però la nascita di alcune belle amicizie, come quella con Pablo Picasso.
Frida attira una grande attenzione su di sé.
Tornata in
Messico, nella casa blu, il rapporto con Diego si consuma ancora tra le
numerose amanti dell’uomo.
Frida si
taglia per la seconda volta i capelli, per quella seconda rottura profonda.
La
confusione fa avvicinare la donna a Ramón Marcader: una DISGRAZIA!
Marcader si macchia del brutale assassinio di Trockij; i sospetti ricadono su Frida che viene incarcerata per due giorni insieme alla sorella Cristina. Le donne vengono liberate… ma una delle due è ancora imprigionata nella malattia…
Diego,
prende slancio dagli eventi terribili appena raccontati e chiede a Frida di
sposarlo di nuovo. La donna tentenna per un po' per poi accettare di buon
grado. Tutto sembra andare molto bene: il rapporto si lascia vivere nella
semplicità dell’ambiente familiare e Frida si gode i nipoti e la profonda
amicizia con Diego, cercando di non pensare troppo alle amanti che non smettono
mai di infestare il matrimonio.
La pittrice
si sente bene, si fa fotografare… inizia un diario e incomincia a insegnare
alla Scuola di pittura e scultura del Ministero dell’Educazione, la cosiddetta
“Esmeralda” (il nome trae origine dalla piccola via in cui sorge l’edificio).
Frida e i suoi
studenti passano il tempo sdraiati pancia a terra dando forme al mondo.
Purtroppo, però, la salute della pittrice peggiora di nuovo. Costretta a stare
a casa, continua a insegnare a un piccolo gruppo di fedelissimi: i “LOS
FRIDOS”.
Arriva il busto di metallo e poi l’intervento chirurgico del
1946 che condanna Frida a indicibili patimenti, e alla dipendenza da
medicinali. Un altro medico interviene nel 1950, il dottor Farill. Le nuove
operazioni riescono a donare alla povera Frida una speranza di salvezza e un
miglioramento dei dolori. Lei è così riconoscente al dottore che confeziona un
“quadretto” apposta per lui.
La calma è solo apparente e l’isolamento e i tormenti di
Frida tornano più forti di prima.
La pittrice smette di creare autoritratti e si dedica alle
nature morte. Tra analgesici e alcool, in cui ormai si rifugia da diversi anni,
ecco che tutto si alterna tra brevi sollievi e tenebra improvvisa.
Diego è sempre più distante e i due non vivono più insieme.
L’uomo va a trovarla spesso… solo quello.
Il 1953 è l’anno di una bevuta di tequila diversa dalle
altre: la fotografa Lola Álvarez organizza la prima personale di Frida in Messico.
La pittrice non può alzarsi dal letto; il letto viene trasportato con il suo
umano e bellissimo contenuto presso la mostra. Frida brinda con la tequila e
canta…
La gamba destra viene amputata.
Diego non sopporta l’amputazione, piange e si dispera
confusamente. Frida non smette di credere nella forza delle sue ali; anche se
quelle della morte iniziano a far sentire il loro fruscio.
Il 6 luglio, Frida festeggia il suo compleanno con una forza
vitale prorompente. Lei sa, per questo canta più forte e ride in modo
memorabile.
Il 13 luglio il dottor Montoya si reca da Frida per un
prelievo e la trova senza vita. Si parla di embolia polmonare o di dose
eccessiva di analgesici.
La pittrice abbandona il suo dolore lasciando solo una
BELLEZZA INESTINGUIBILE.
Tutto questo è raccontato in un modo che si può comprendere
solo entrando a piedi scalzi nell’albo. L’unica cosa che forse necessitava di
una piccola attenzione verso i lettori… è la forma. Le parti in corsivo
riportano delle citazioni di Frida e questo forse era meglio specificarlo (non
è scontato per tutti); sarebbe stato anche carino avere qualche riferimento in
più sulle citazioni. Sono cose da poco, ma bisogna sempre pensare che nulla è
scontato.
La fine del libro ci lascia un’altra panoramica, dopo quella
iniziale sul riassunto della vita di Frida, e ci troviamo davanti a un catalogo
di alcune opere della pittrice con titolo e data… ma nella trasfigurazione Hessiana.
Per SAPERE di Frida consiglio un altro tipo di libro; per
CONOSCERE Frida, invece, questa è la scelta giusta!
Ph. Francesca Lucidi |