venerdì 26 maggio 2023

LA DISOBBEDIENZA CIVILE


DI 
HENRY DAVID THOREAU

Ph Francesca Lucidi
  •  Anno di Pubblicazione 2018 (or. 1849)
  • Tradotto da Alba Bariffi
  • Casa Editrice Garzanti
  • Prezzo edizione cartacea €4,89
  • Prezzo ebook €0,99
  • Num. Pagine 58
  • LINK ALL’ACQUISTO: QUI

DALLA DESCRIZIONE EDITORIALE

«La disobbedienza civile, il più noto tra gli scritti di Henry Thoreau, sancì l’affermazione della lotta non violenta come forma di opposizione al potere. Pubblicato nel 1849, suscitò l’entusiasmo di Tolstoj e raccolse poi il plauso e l’adesione di alcuni dei maggiori pensatori del Novecento, da Gandhi a Martin Luther King. Ma la sua ragione fondamentale, ovvero la critica costruttiva del libero cittadino nei confronti dello stato, è ancora al centro del dibattito delle idee e fa di questo pamphlet un grande classico del pensiero politico.»

L’AUTORE

 Per la biografia di Henry David Thoreau, rimando ad un post precedente. CLICCA QUI    PER LEGGERLA

LA PREZIOSA EREDITÀ DEL PENSIERO DI THOREAU

Thoreau è il padre dell’ecologismo e della lotta non violenta: a proposito della profonda teorizzazione dell’autore intorno al valore della Natura rimando al precedente post su VIVERE SECONDO NATURA (tratto dal Walden). Nel presente contenuto si affronterà anche il racconto di figure storiche che hanno segnato l’incarnazione e il successo dei coraggiosi comportamenti scaturiti da un approccio ribelle e rivoluzionario dai tratti non violenti, di cui LA DISOBBEDIENZA CIVILE ne è il capostipite. Nell’edizione è incluso anche il discorso IN DIFESA DEL CAPITANO JOHN BROWN.

LA DISOBBEDIENZA CIVILE

Introduzione

Thoreau propone un modello di comportamento sociale, strettamente indirizzato in primis all’individuo e non alla massa, volto a contrastare il mal governo, la vessazione, lo schiavismo e la pressione che in generale uno stato, anche una democrazia, rivolge al cittadino in nome di un bene di maggioranza che finisce per trasformarsi nella totale assenza di responsabilità e sensibilità morale da parte del singolo. 

Thoreau, convinto antischiavista e pacifista, pronunciò un discorso presso il Concord Lyceum, il 26 gennaio del 1848. Il testo fu dato alle stampe l’anno successivo, con il titolo di RESISTANCE TO CIVIL GOVERNMENT: il titolo oggi noto fu attribuito all’opera solo dopo la morte dell’autore. Le motivazioni che spinsero Thoreau a parlare liberamente del fallimento di quel cieco affidamento allo stato trovano giustificazione dalla stessa reazione dell’autore verso la situazione politica e sociale del tempo: gli stati Uniti erano in guerra d’espansione con il Messico, conflitto che portò all’annessione del Texas; gli schiavisti difendevano la propria posizione su più fronti e gli antischiavisti pronunciavano lodi alla libertà riempiendosi le cucine di servi e pagando tasse volte a finanziare azioni violente verso il prossimo loro. 

Thoreau teorizza qualcosa di nuovo, molto diverso da una “rivoluzione” in senso stretto: egli rifiuta categoricamente l’uso della violenza. Lo scopo non è sconfiggere a tutti i costi un nemico ma riunire sotto un ordine morale libero, benefico e benevolo, tutti gli uomini e le donne; ciò è raggiungibile secondo l’atto di convincere, non sottomettere, e di spingere a una, appunto, resistenza che apparirà del tutto naturale una volta che ci si riapproprierà dei diritti elargiti dalla natura e non dal processo di, presunta a suo parere, civilizzazione. Il programma d’azione di Thoreau nasce in totale ottica trascendentalista: la promozione della libertà del singolo e la forte fiducia per lo spirito di ognuno si giustifica dalla sostanza che esso condivide con l’Anima Universale. L’Io individuale, parte di un Io Universale che tutti permea, riscatta il proprio diritto alla decisione non in ottica egocentrica ma in una generale bonifica, in ottica morale non prestabilita da un organo dall’alto, del comportamento, e in primis della mente e dello spirito, che esula dalle prescrizioni della legge. Si infrangono le regole se esse sono sbagliate per l’uomo “buono” che osserva il mondo con occhi liberi e respiro indipendente, ma si deve essere disposti a gestirne e subirne le conseguenze. Molte persone sono sedute sulle spalle degli altri, dice Thoreau, accorgersi di come noi non avanziamo e di come chi sta sotto il nostro peso sprofonda è il vero sguardo della bontà. Tutto è fermo e il progresso è paurosamente solo decantato ma mai davvero sfiorato. I buoni propositi restano tali, da quando vengono abbandonati presso una sessione di voto elettorale dove si incaricano altri del lavoro che dovrebbe riguardare ogni persona, sempre. 

Il Mondo è quel tempio mistico dove la religione non è gerarchia ma uguaglianza, dove il governo è in primis autogoverno, dove la transustanziazione passa da cuore d’uomo a cuore d’altro uomo perché essi sono della stessa sostanza. Il miracolo non è mera speranza ma solo prodotto dell’azione: ogni fatto, benché piccolo, è fatto per sempre. 

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DENTRO LA DISOBBEDIENZA CIVILE 

Il nemico è dentro le nostre stesse case:

“Perché il nostro nemico è la quasi universale legnosità di testa e di cuore, la mancanza di vitalità dell’uomo, che è l’effetto del nostro vizio; e da qui nascono paura, superstizione, fanatismo, persecuzioni e schiavitù di ogni sorta, con il fegato al posto del cuore.”

L’uomo è attore principale all’interno del sistema “vita”: ognuno, con ogni azione che compie in virtù di una forma di pensiero individuale, condiziona ciò che accade intorno… a tutti gli altri.

Si potrebbe pensare che la democrazia implichi un certo coinvolgimento nella vita dello Stato di chi dentro vi vive; in realtà, il votante pone delega ad una struttura chiusa, coscientemente chiusa. La modalità con cui si da atto alla propria volontà diviene un sistema di abusi, permesso da chi ne subisce lo scotto più grande. Ma il cittadino, l’uomo, svende la propria responsabilità in nome di una tranquillità, di un riposo dell’anima che diviene una irrequietezza che soggiace in una inconsapevole sofferenza fatta di dipendenza, inutilità, colpa. Le persone sono nate per essere libere, e solo questo è il vero riposo dello spirito. La libertà però costa: il governo non ha sempre la flessibilità per mettersi in discussione, analizzare, giudicare lucidamente e modificare una direzione, se ciò non conviene o se tra i pochi che governano ce ne sono solo pochissimi che agiscono nel bene. 

“Il miglior governo è quello che governa meno.”

E chi con il proprio voto ha costituto una minoranza che si maschera da maggioranza, mette in mano al caso il proprio destino e quello di tutti gli altri. Non basta una sessione di votazione per affrancarsi dalla responsabilità personale e sociale, e neanche dai propri problemi. 

Thoreau sottilmente osserva: 

“L’unico voto che può accelerare l’abolizione della schiavitù è quello di colui che con il voto afferma la propria libertà.”

Rispetto al concetto e alla giustificazione di “maggioranza”, l’autore pone la coscienza: 

“Non è sbagliato dire che una comunità costituita non ha coscienza; ma una comunità di uomini coscienziosi è una comunità dotata di coscienza.”
“Qualsiasi uomo più giusto dei suoi vicini costituisce già una maggioranza.”

Perché delegare a una forza esclusivamente quantitativa? Egli si chiede a quel punto a cosa serva, quindi, avere una coscienza. 

Thoreau, però, non invoca un’anarchia ma un ordine di libertà, responsabilità, lucidità di cuore: 

“Io non chiedo da subito l’assenza di governo, ma da subito un governo migliore.”

Lo Stato non è una macchina perfetta, anche perché le macchine stesse non sono un buon esempio. L’uomo assoggettato all’ingiustizia, come un soldato che senza la volontà personale di andare a morire diventa egli stesso solo un’arma, sta senza occhi e senza nome. 

Chi serve lo stato lo fa facendosi strumento, perdendo la propria natura e così portando a sé e ai posteri una morte in vita che scivola velocemente verso una dipartita che non ha mai realmente conosciuto il suo opposto. 

Thoreau fa sua una citazione di Shakespeare che riporta d’esempio:

“Sono di nascita troppo illustre
per essere proprietà di qualcuno
Per essere secondo nel comando
O l’utile servo
E strumento di una qualsiasi sovranità al
Mondo.”
(dal Re Giovanni)

Ma come fa lo Stato a tenersi stretti i cittadini? Beh, sono essi stessi a consegnarsi perché in totale dipendenza da esso. Il gioco perverso è nella graduale snaturalizzazione e sfiducia personale subita passivamente dall’individuo, che lo ha portato a far parte di un sistema nel quale non sa costruirsi una casa, si fa schiavo e strumento per mantenere lussi di cui non ha bisogno; vive nella paura di perdere i propri privilegi che non sono altro che una gabbia mascherata da deliziosa abitazione ammobiliata di tutto punto. 

È però giusto tenere in piedi un sistema di organizzazione di cui tutti godono, senza differenze. A tal proposito, Thoreau era ben felice di pagare la tassa per la manutenzione delle strade, ma non altrettanto accondiscendente riguardo ad altre imposte. 

Durante l’isolamento al lago Walden, dove l’esperimento della suddetta indipendenza e del rapporto mistico e familiare con la natura prendono sostanza, Thoreau venne raggiunto da un esattore e finì irrimediabilmente in prigione, per una sola notte, nel 1846. La cauzione di una zia lo portò fuori dalle sbarre, ma l’esperienza gli rimase attaccata nella coscienza mentre guardava come gli amici si disperdono facilmente nei tempi difficili. Poi un pensiero, una possibilità:

“Se l’alternativa è fra tenere in prigione tutti gli uomini giusti e rinunciare a guerra e schiavitù, lo stato non avrà esitazione su cosa scegliere.”

Tramite le tasse il governo chiede di essere riconosciuto, ma la disobbedienza non inneggia a falsificare una dichiarazione dei redditi per essere poi più ricchi alle spalle di un altro componente di una comunità. La ricchezza, tra l’altro, è la catena più solida che lega allo stato. Le cose possedute rendono paurosi, dipendenti, egoisti. 

Thoreau immagina tante persone che mettono la testa nel fuoco, prendendosela poi solamente con le fiamme. 

E il povero esattore? Dovrebbe dimettersi. 

“Quando il cittadino ha ritirato la propria fedeltà e il rappresentante si è dimesso dall’incarico, allora la rivoluzione è compiuta.”

Si aspetta, gli antischiavisti non fanno che inneggiare a tempi più maturi. Mentre le navi negriere vedono precipitare da esse corpi senza vita. Il tutto per un sistema mantenuto da altri negrieri, quelli che Thoreau chiama i “negrieri di sé stessi”. 

Invece di riconoscere uno stato smettendo di riconoscersi è necessario un processo inverso: 

“Non esisterà mai uno stato davvero libero e illuminato finché lo stato non arriverà a riconoscere l’individuo come potere più alto e indipendente, dal quale deriva tutto il suo potere e la sua autorità.”

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FIGURE STORICHE A TESTIMONIANZA DELLA BUONA DISOBBEDIENZA CIVILE

THOREAU

“Non importa quanto piccolo possa sembrare l’inizio, ciò che è ben fatto una volta è fatto per sempre.”

Queste le parole di David Thoreau, ed egli stesso partecipò all’Underground Rail Road, un sistema di fuga segreto per gli afroamericani ridotti in schiavitù.

GANDHI 

Contro la tassa sul sale indiano e il SALT ACT, il 13 marzo del 1930 Gandhi e settantotto volontari percorsero 385 Km fino al mare. Lungo il tragitto molte altre persone si unirono per combattere l’obbligo all’acquisto del sale britannico imposto agli indiani. Gandhi si bagnò nel mare, raccogliendo il sale a dimostrazione di come il sale fosse un bene disponibile e gratuito. Questa marcia diede la spinta ad altre azioni che determinarono l’indipendenza dell’india. 

ROSA PARKS 

Denominata come MOTHER OF CIVIL RIGHTS MOVEMENT, Rosa Parks, il 10 dicembre del 1955 a Montgomery in Alabama, si rifiutò di lasciare il posto a sedere su un autobus ad un passeggero bianco, data la separazione delle sedute e l’obbligo per i neri di lasciare il proprio posto qualora un bianco si fosse trovato con i posti destinati occupati. Rosa Parks fu incarcerata, anche se poi rilasciata su cauzione.

Di risposta, Jo Ann Robinson, presidentessa della Women’s Political Council, fece circolare dei volantini che invitavano al boicottaggio dei mezzi pubblici della città. Lo stesso Martin Luther King, venuto a sapere dell’iniziativa, diffuse il messaggio. In molti si unirono alla protesta, inclusi i tassisti che abbassarono i prezzi. Molti pullman si fermarono e la città restò paralizzata per più di trecento giorni. 

Nel 1956, il caso di Rosa Parks arrivò alla Corte Suprema, la quale stabilì all’unanimità l’incostituzionalità della segregazione sugli autobus pubblici dell’Alabama. 

MUHAMMAD ALI

Nel 1966, Muhammad Ali si rifiutò di essere arruolato nell’esercito, mentre gli Stati Uniti erano impegnati nella Guerra del Vietnam. Fu arrestato nel 1967 e condannato ad una pena di cinque anni. La licenza da pugile gli fu revocata, ma la Corte Suprema annullò la sentenza quattro anni dopo. 

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martedì 16 maggio 2023

VIVERE SECONDO NATURA

di
HENRY DAVID THOREAU

(dal WALDEN)

VIVERE SECONDO NATURA (dal Walden), di Henry David Thoreau
Ph Francesca Lucidi

  • Anno di Pubblicazione 2021 (or. 1854)
  • Casa Editrice Garzanti
  • Prezzo edizione cartacea €4,66
  • Prezzo ebook €0,99
  • Num. Pagine 112
  • LINK ALL’ACQUISTO QUI

DALLA DESCRIZIONE EDITORIALE

«”Rinunciando a ciò che è superfluo, e abbracciando così un'esistenza all'insegna della semplicità e dell'autonomia, saremo in grado di guardarci intorno con occhi nuovi: ci accorgeremo di conoscere in verità «solo pochi uomini, ma una gran quantità di soprabiti e calzoni”.»

L’AUTORE

Biografia di Henry David Thoreau

Nasce il 12 luglio del 1817, a Concord, Massachussets. Terzo figlio di un uomo d’affari che non brilla per successi ed iniziativa, John Thoreau, e di Cynthia Dunbar Thoreau. 

Nel 1823 viene mandato alla Concord Academy, e in seguito entra All’Università di Harvard, dove si laurea nel 1837, ma non senza aver manifestato e vissuto una cerca incompatibilità con il sistema d’insegnamento, organizzazione e concezione dell’istituto. 

Inizia ad insegnare alla scuola di grammatica di Concord ma, anche lì, sperimenta una certa insofferenza che lo costringe a lasciare l’impiego. Tenta di lavorare nell’impresa familiare ma poi crea una piccola scuola con il fratello John, iniziativa che dura circa tre anni, nonostante i tratti progressisti. L’esperimento viene meno a causa della malattia di John, che muore nel 1842 lasciando Thoreau nel dolore. Dalla relazione fra i due fratelli, nascerà il primo scritto importante di Henry Concord and Merrimack Rivers, del 1849, ispirato ad una gita fatta proprio in compagnia di John.

Durante questo periodo di confusione e sofferenza, il sostegno più grande gli viene donato dall’amicizia con Ralph Waldo Emerson, conosciuto dopo il trasferimento di quest’ultimo a Concord nel 1837. 

Emerson, ex ministro della Chiesa Unitariana, culto caratterizzato da un rigido monoteismo che rinnega il dogma trinitario e la natura divina del Cristo, vede subito in Thoreau un discepolo da accogliere in seno al Trascendentalismo. 

Il Trascendentalismo si presenta subito come un movimento letterario, ma anche e soprattutto filosofico, che combina il romanticismo con un umanesimo tipicamente americano. Si celebra l’individuo e non le masse, l’emozione a scapito della ragione; si valorizza il valore essenziale e principale dell’esperienza diretta in relazione ad un rapporto stretto con la natura. L’uomo ha un potere straordinario perché ha in sé l’Io Universale, ma ciò implica un costante potenziamento nell’assunzione della realtà esterna attraverso la conoscenza della realtà e dei suoi limiti solo immergendosi in essa. Una visione romantica e panteistica, che sì richiama echi Kantiani, ma tratteggia una costruzione filosofica che richiama emancipazione dalla tradizione europea. L’Umanesimo americano si decolonizza creando le basi di una visione del vivere che ancora oggi è spinto a livelli a volte anche eccessivi dall’amore statunitense per il Self Empowerment.

Proprio Emerson spinge Thoreau ad iniziare un diario, pubblicato poi postumo in 14 volumi nel 1906. E a scrivere su The Dial, la rivista dei trascendentalisti. 

Nel 1840, Thoreau tenta di prendere moglie proponendosi ad Ellen Sewall, che alla fine rifiuta di sposarlo. Nel frattempo, lo scrittore si trasferisce da Emerson e vi resta mentre affronta la morte del caro fratello John e una profonda instabilità lavorativa. La famiglia Emerson aiuta Thoreau anche impiegandolo come insegnante in casa di William, il fratello di Ralph, a New York. L’esperienza dura però poco. Thoreau torna a Concord e all’impresa di famiglia, ma ormai la sua voglia di sperimentare e il suo modo di pensare rivoluzionario lo spingono a cercare l’illuminazione in un’esperienza radicale e formante: nel 1845 il ventisettenne Henry parte con un’ascia presa in prestito e si costruisce la sua capanna sulle rive del fiume Walden, dove vi resta due anni. Meditando e, soprattutto, sperimentando, appunta ogni cosa su un diario che sarà la base per la pubblicazione di Walden, Ossia vita nei boschi, del 1854: uno dei suoi lavori più famosi ed influenti. Durante l’esperienza non mancano intrusioni dal mondo esterno: Thoreau viene persino rintracciato da un esattore delle imposte, e chiamato a rendere conto del fatto che da anni non paga la poll tax, ovviamente non per dimenticanza per forte volontà di protesta contro la guerra degli Stati Uniti contro il Messico. Thoreau viene così tratto in prigione, dove vi resta per una notte: una zia paga la cauzione, e nonostante le sue lamentele Henry viene rimesso nel mondo. La sua convinta posizione pacifista e abolizionista cresce sempre di più, portando alla nascita del saggio La disobbedienza civile, pubblicato nel 1849 con il titolo originale Resistenza civile; nel 1854, stesso anno del Walden, pubblica anche Slavery in Massachussetts. È da ricordare che i suddetti saggi sono le trascrizioni di conferenze pubbliche che Thoreau tiene volentieri e con assai molta veemenza, come anche Emerson. È da annoverare l’intervento di Thoreau tenutosi il 30 ottobre del 1859, presso il municipio di Concord, In difesa del Capitano John Brown .  

Negli ultimi anni Thoreau si distacca un po' dal trascendentalismo per diventare soprattutto un naturalista, attività che svolge anche come lavoro insieme ad altre mansioni tecniche. Muore di tubercolosi nel 1862. 

Postumi sono The Maine Woods, Cape Cod, A Yankee in Canada; e raccolte di poesie e lettere curate da Emerson. 

LA PREZIOSA EREDITÀ DEL PENSIERO DI THOREAU

Thoreau è il padre dell’ecologismo e della lotta non violenta: a proposito di questo ultimo aspetto… attendete il futuro post su La disobbedienza civile.

VIVERE SECONDO NATURA

VIVERE SECONDO NATURA è un saggio estratto da WALDEN, OSSIA VITA NEI BOSCHI, di cui ne costituisce la prima e prodromica parte.

Due anni presso il lago Walden, senza null’altro che un’ascia presa in prestito. Una capanna costruita con mani che non avevano mai sentito il peso della responsabilità dell’autosufficienza. L’indipendenza gustata tra panini non lievitati cotti sulla pietra, e qualche mobile necessario anche perché sedere su una zucca sarebbe un eccesso che non giova alla causa. Fagioli coltivati da sé e pochi libri: una mente sgombra per creare un business senza denari ma con utili assai preziosi per la costruzione di una strada praticabile verso una vita migliore, perché di scontenti ce ne sono davvero molti, nel farisaico benessere che si lamenta; ed è per loro che Thoreau mette su il suo esperimento, anche se è noto che chi giova di una scoperta ha prima additato con paura a chi avesse avuto il coraggio di impiegarsi nella vera conoscenza dell’immanente, che è l’unico testo sacro e scientifico dove risiedono le idee. 

Grazie a Thoreau, e alle invocazioni del Trascendentalismo, si è invitati ad un “riformismo” dell’individuo: la chiamata può e deve riguardare chiunque; ma ognuno ha un solo particolare percorso, totalmente personale e specifico. 

L’Io individuale ha le sue radici nell’Io Universale: The Over soul, la Superanima che in sé include tutti gli esseri viventi, i quali sono qui spinti a superare ogni limite esteriore e, soprattutto, interiore. In nome dell’Anima Universale, tutti gli esseri viventi sono connessi: la Natura è il locus perfetto per trovare le soluzioni esistenziali e per tornare in armonia con un’indipendenza che non è mai egoistica ma esclusivamente responsabile, per sé ma soprattutto per tutto il resto. L’Energia Superiore agisce, o meglio dobbiamo ad essa permettere di agire, attraverso gli individui: rientrare nel flusso naturale delle cose, con essenzialità, rispetto, coraggio, curiosità e incuranza delle leggi precostituite da una vuota maggioranza è il mezzo per conoscersi e valorizzarsi, andando così a rimpinguare le risorse di un mondo già depredato e ridotto a un commercio di felicità a buon mercato, generiche; insalubri, ottenebranti, false.

L’uomo timorato di Dio sta in realtà in una perpetua penitenza inconscia: tra preoccupazioni futili ed eccessive, fatiche inutilmente brutali… assolutamente autoinflitte. 

La stessa religione invischia nel pronunciamento di canti fatti della paura di Dio e mai della gioia della vita. La carità si riduce a raccolte fondi ed elargizioni una tantum, fatte con una mano mentre l’altra continua a scavare una grande fossa comune per tutte le persone presenti e future.

“Se donate denaro, investitevi anche voi stessi, e non limitatevi a consegnarlo loro.”

Fare del bene, presunto, è cosa inutile se chi si prodiga così alacremente non è in realtà buono, e non sa neanche in cosa consista un minimo di bontà.

Al bando ogni ipocrisia, anche se l’autore non nega il suo piacere nelle cene fuori e ogni peregrinazione esistenziale fatta di fallimenti e di desideri. Ma egli ha tentato, ha sperimentato, ha sofferto carcere, fame e freddo; ha vissuto nel bosco tra gli animali riuscendo a sentire una voce che gli raccontava di come gli uomini sono strumenti delle loro bestie al giogo, e di come le fattorie siano la vera povertà del contadino. 

Mangiando vegetali le ossa non si formano, dicono cittadini e membri della “comunità” mentre stanno curvi sotto il peso di chincaglierie, mobili e cianfrusaglie esotiche estirpate da popoli “selvaggi” e depositari di una dignità sconosciuta al commerciante affannato, al fattore stremato, all’intellettuale soggiogato e al filosofo che insegna la filosofia senza averla praticata neanche un giorno della sua vita. 

La malattia del benessere e i deliri di una febbre dell’inutile; un morbo che ha alzato al massimo la superficialità che toglie l’essenziale alla fetta più numerosa della popolazione terrestre.

 Thoreau parla di un progresso mendace, che costruisce ferrovie mentre gli operai vi si ammazzano costruendole; di industrie che creano abiti belli per la gente per bene, mentre gli altri simili soccombono a ritmi di lavoro inumani. Il consumismo prima di essere chiamato così… è già chiaro: agli occhi di Thoreau c’è l’urgenza di essere svegliati:

“Non intendo scrivere un’ode allo sconforto, ma vantarmi gagliardamente come fa il gallo al mattino appollaiato al suo trespolo, se non altro per dare la sveglia ai miei vicini.”

/-/

Ironia pungente; coscienza ipersviluppata mostrata in una testimonianza che a volte cede alla tautologia, perdonata però per l’efficacia di un messaggio scaturito dalla prova, dal coraggio di fare qualcosa di diverso. E benedetta sia la diversità per Thoreau, che non vuole propinare una sola verità ma solo spingere verso l’emancipazione da una schiavitù non solo reale ma ideologica, sociale. L’uomo si affama perché il pane spirituale è sostituito da cibi che non saziano, da abiti che non scaldano e da case che non proteggono ma imprigionano: per le quali i costruttori ci invogliano verso travestite celle dorate, confinanti con vicini molesti. La separazione del lavoro si tramuta nella convinzione che siamo incapaci davanti all’autosostentamento, all’indipendenza. Il mutuo soccorso diviene solo l’organizzazione di uno spettacolare ed elegante funerale globale, di una morte dell’umanesimo per una società che celandosi dietro pubblicizzata sicurezza rifila solo indifferenza verso l’individuo e la natura. Quest’ultima si consuma perché l’uomo non è più solo una entità passeggera pervasa di meraviglia ma un parassita insaziabile che impara troppo presto a consumare, specialmente sé stesso dato che non si sa cibare di ciò che gli serve ma solo di ciò che gli viene preconfezionato senza alcun riguardo per i nutrienti davvero necessari. 

“Il prezzo di una cosa è la quantità di ciò che definisco vita da dare in cambio.”

Le istituzioni divorano la vita del singolo, ridotto a un vecchio signore che arranca trascinandosi dietro il peso di cose inutili. 

“Potrebbe essere la casa a possedere lui e non viceversa”. 

L’uomo insoddisfatto non sta facendo altro che lamentarsi dei tempi duri “perché non può permettersi ci comprare una corona”. 

Thoreau pone il suo Io a narrare, ma il discorso è aperto alle conclusioni e soprattutto alle azioni mancate del destinatario ben identificato: egli si rivolge “alla massa di uomini che sono scontenti o si lagnano inutilmente della durezza della sorte o dei tempi, quando potrebbero essere loro a migliorare la situazione”

DESIDERI E BISOGNI 

Il capovolgimento del modello motivazione dello sviluppo umano di Maslow, in tempi non sospetti

Credo di avervi già parlato della PIRAMIDE DEI BISOGNO DI MASLOW ma, per i nuovi arrivati e per quelli che come me hanno una labile memoria, meglio ripassare.

Nel 1954, lo psicologo Abraham Maslow immagina un modello motivazione dello sviluppo umano basato su una gerarchia di bisogni. L’uomo tende a sviluppare primamente dei bisogni primari, e solo dopo può far emergere quelli di ordine superiore che portano alla consapevolezza e all’attuazione dell’autorealizzazione individuale. In sostanza, si realizza la propria identità solo se prima si sono soddisfatti i bisogni primari, considerati di “sopravvivenza”. 

In ordine, partendo dal basso, Maslow parte dai bisogni fisiologici (fame, sete, sesso, combustibile); poi vi sono quelli di sicurezza (come un riparo); salendo arrivano i bisogni sociali come l’appartenenza e in seguito la stima, e solo in ultimo si giunge all’autorealizzazione. Questo modello è dimostrato essere parziale, e rigido, anche perché non contempla l’influenza dell’ambiente esterno che potrebbe spingere a concentrarsi anche su più bisogni contemporaneamente a seconda delle occorrenze. 

Thoreau, e appunto il suo “pane spirituale”, pone innanzitutto una riflessione sulla confusione tra bisogni e desideri. Il bisogno, chimicamente, mette in moto nel sistema nervoso una serie di percorsi che inducono all’urgenza, e lo fa smuovendo anche i fattori emotivi. Il desiderio dovrebbe essere un qualcosa in più, assolutamente non necessario. Thoreau fa l’esempio della moda, dei calzoni sempre nuovi indossati da manichini; non manca anche di portare a conoscenza studi antropologici che hanno osservato come un uomo selvaggio grondi di sudore in case troppo riscaldate che inducono un indebolimento delle naturali difese corporee. La contemporaneità di Thoreau, e ancor più la nostra, sostituisce il bisogno con il desiderio che è anche, nella maggior parte dei casi, indotto e non libero e specifico. 

Ciò cosa produce? Ansia, moltissima ansia. L’uomo si dimentica della natura, capace di adattarsi alla forza come alla debolezza degli esseri viventi, e la sostituisce con un’ansia che sopravvaluta l’importanza del lavoro, del fare schizofrenico. “Ma quante cose non sono state compiute da noi?” dice Thoreau, e guardandosi intorno senza paraocchi ciò è più limpido di quanto si potesse pensare… anche se, forse è troppo tardi, oggi, per rientrare in un certo circolo naturale. Ma questo saggio serve anche a ritrovare la fiducia. 

I bisogni primari e l’autorealizzazione possono e devono agire all’unisono, e solo così la piramide pare più flessibile e quindi solida. 

Uomini nuovi: ecco cosa serve, e i cosiddetti vecchi saggi non costituiscono un alibi. Più che cambiarsi d’abito l’umanità deve fare la muta, che negli animali indica uno stato superiore e non un cambiamento esteriore e inutile. Appena si può non morire di fame, di certo c’è altro in sostituzione del superfluo: esplorare la vita. 

Nessuna frase vuota, nessuna teoria che si adagia su sé stessa: VIVERE SECONDO NATURA significa imparare un’economia del vivere, che è sinonimo di filosofia. 

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