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giovedì 28 gennaio 2021

STORIE DI BIMBE, DI DONNE, DI STREGHE

 UNA RACCOLTA DI RACCONTI 

di ELIZABETH GASKELL

Parte prima:

 IL RACCONTO DELLA VECCHIA BALIA

Ph Francesca Lucidi

INTRODUZIONE

Una raccolta di quattro racconti, quattro storie che rievocano aspetti della biografia dell’autrice come la perdita dei genitori; la natura sconfinata, dura o avvolgente che ella visse prima del trasferimento a Manchester. Abbiamo i temi della maternità espressa non solo in concepimento, gestazione e parto ma anche nelle declinazioni del cuore, nelle cure che una donna può e sa donare al prossimo, spesso fragile. La Gaskell è sincera nel presentare situazioni quotidiane piegate dai doveri, dalle convenzioni e dai sentimenti contrastanti di personaggi che si nascondono spesso in cupi silenzi, in segreti sanguinanti. La dolcezza di personaggi puri, ingenui, venuti da una vita semplice; il muro ispido di famiglie strutturate e rispettabili che covano il seme della discordia, della vergogna o della colpa. Nelle opere gotiche della Gaskell si percepiscono le mani gelide di una società che si strazia tra un passato glorioso, nobile o contadino, e un nuovo ordine gestito da un progresso che ha la sostanza della devastazione; nella realtà dell’autrice, e dei suoi romanzi, ciò è esplicato dallo scontro della civiltà industriale con gli spazi rurali.

Nella raccolta qui presentata la donna si manifesta come strega, come infante, come megera: pare di vedere le forme umane della dea Hecate, la trina creatura che rappresenta le tre facce della vita e il mistero insito nel potere femminile che pare cullare i segreti della vita e della morte.

Quattro racconti: LA STREGA LOIS, IL RACCONTO DELLA VECCHIA BALIA, LA CLARISSA e SUSAN DIXON; li affronteremo singolarmente in questo piccolo spazio dedicato. Vi ho già parlato degli occhi grigi della delicata Lois, potete leggere il contenuto cliccando QUI; lì potrete anche posare lo sguardo su una breve biografia dell’autrice.

Ripeterò la stessa introduzione per ogni racconto, così tutti i miei lettori occasionali avranno la possibilità di usufruirne senza dover tornare al principio.

 

IL RACCONTO DELLA VECCHIA BALIA

Ph Francesca Lucidi

Mi bruciava dentro una smania ansiosa; e le dissi che per lei era facile parlare, dato che sapeva cos’erano, apparizioni e suoni, e forse aveva anche avuto a che fare con lo Spettro quand’era in vita. E la molestai talmente, che alla fine mi disse tutto ciò che sapeva; ma dopo, avrei preferito che non m’avesse detto niente perché ne fui ancora più impaurita.

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«Sto solo cercando la mia piccola Rosa-Rosetta», risposi, ancora convinta che la bambina fosse lì vicina a me, anche se non riuscivo a vederla.

Pare di avvertire lo scricchiolare del legno, alla sera quando le temperature scendono e il buio pare avere un tocco freddo che inquieta mobili e infissi. Si sente il fruscio dell’ampia gonna di una balia, pare salire nel naso l’odore della cera che si consuma insieme al passare dei minuti… che ora andranno a dilatarsi in un racconto, in una cronaca spaventosa che ci sembrerà lieve solo perché le parole escono dalla bocca dell’amore.

Una balia e delle bimbe che ascoltano: viene ripercorsa la storia di una famiglia attraverso il ricordo di una donna che entrò in una casa sconosciuta quando era ancora una bambina. La servitù non è presentata come qualcosa di avvilente, diviene anzi la forza stessa di una casa, la depositaria di verità e memorie. Una cameriera, una governante… sono qui amiche, quasi madri delle loro padrone. La Gaskell dona dignità al servizio, quando esso si esplicita nell’amore del proprio lavoro, nel fervore di una missione votata ad affiancare, affrancare e rendere migliori le vite altrui gioendo di un’affezione reciproca che dona una nobiltà pari o superiore a quella di nascita. La servitù ha la semplicità del passero e l’acume e la furbizia di una volpe; può anche manifestare lo scatto della lupa e lo sguardo attento e premonitore della civetta.

Morti premature, bambini venuti alla luce senza vita; una creatura fatta di delicatezza e allegria che viene protetta dalla sua balia con il grembiule e l’affetto incondizionato. La nobiltà che va a reclamare i suoi discendenti per dovere ed egoismo di sopravvivenza. Sotto le montagne vi è una grande casa: Lord Furnivall non ci vive, però alla piccola Rosamond potrebbe giovare l’aria pura. Una bimba di neanche cinque anni si stringe al grembo di una balia che non ne ha neanche diciotto, di anni. Ad aspettare l’arrivo una casa gigantesca; rami fitti che oscurano, al cui interno la luna non riesce a passare. Pochi abitanti: una nobile signora triste e silenziosa, con il viso solcato da rughe che paiono esser state tracciate da un ago sottilissimo; la governante della signora, un angelo custode, uno sguardo che pietrifica ma che spiegherà le sue ragioni; i domestici fedeli, che non fanno domande e cercano di dare meno risposte possibili.

Le premesse non erano delle migliori, ma la bimba riesce ad illuminare quelle stanze avvolte dal vento gelido, dagli eventi atmosferici perennemente arrabbiati. Dopo poco inizia l’ascolto… la balia Hester ha sentito l’organo suonare, nonostante Dorothy cerchi di smentire una musica fin troppo chiara per essere ignorata. Ma come può essere malevola la musica? Se passeggiate per gli infiniti corridoi potrete notare che un solo ritratto è stato girato.

La Gaskell anticipa elementi paranormali che saranno il cardine dell’arte del brivido: i bambini che per primi avvertono turbolenze extraterrene e ne sono purtroppo vittime; testimoni a cui non si crede; sparizioni spaventose e apparizioni che mostrano quanto la rabbia, la violenza e il rancore riescano a resistere alle ere e alla morte.

Ahimè! ahimè! ciò che si fa in gioventù non si disfa in vecchiaia! Ciò che si fa in gioventù non si disfa in vecchiaia.

Una scrittura di neve: gelida e paralizzante; dolce e calmante. Le coscienze delle persone, i loro cuori e i loro desideri renderanno quella neve soffice tappeto di gioco o crudele tormenta assassina.

I brividi prodotti dalla Gaskell non sono sguaiati; ogni cosa assume un certo peso perché la storia non è solo intrattenimento di un attimo ma riflessione duratura. Ordinario e paranormale si esaltano a vicenda.

Mi diede uva passa e mandorle per acquietare la signorina Rosamond: ma lei non toccò quelle buone cose e continuò a singhiozzare per la sua bambina nella neve.

 

A presto, con il prossimo racconto della raccolta.

 

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