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domenica 27 dicembre 2020

LOIS LA STREGA, una novella che rinasce dalle ceneri brucianti dei terribili eventi di SALEM

UNA STORIA CHE RIPARTE DALLE AZIONI DELL'UMANITÀ PER GUARDARLE CON GLI OCCHI DI UNA DONNA CORAGGIOSA

ELIZABETH GASKELL RACCONTA LA VICENDA DI UNA "STREGA": LOIS BARCLAY

L’AUTRICE

Elizabeth Gaskell nasce a Londra il 29 settembre del 1810. Figlia del pastore William Stevenson, unitariano. Gli unitariani, nati in seno al Cristianesimo Protestante, rifiutano l’idea di Trinità e pongono in dubbio la divinità di Cristo e dello Spirito Santo.

Elizabeth rimane orfana a un anno di vita. A quattro anni viene adottata dalla zia materna e vive la maggior parte dell’infanzia a Knutsford Cheshire, cittadina di campagna vicino a Manchester.

L’unico fratello della Gaskell muore in mare intorno agli anni venti dell’Ottocento; anche per questa triste ragione si allentano i legami con il padre, in quale era già in cattivi rapporti con la cognata.

La famiglia adottiva è borghese e unitariana, nonché legata per parentele e matrimoni con personaggi eminenti, tra cui William Turner. Elizabeth assorbì dall’ambiente un atteggiamento liberale e tollerante; si dedica a vaste letture e inizia a nutrire sue autonome opinioni.

Nel 1832 si sposa con William Gaskell, pastore unitariano della cappella di Cross Street impegnato alacremente nelle questioni sociali. Intorno al pastore ruotano intellettuali progressisti e pastori dissidenti.

Il cambiamento di vita è considerevole per Elizabeth: Manchester si presenta come un centro in piena espansione e mostra la realtà della nuova civiltà industriale.

Nei primi anni di matrimonio, i coniugi si occupano anche dell’istruzione dei figli degli operai, bambini che spesso a loro volta lavorano nelle fabbriche. Elizabeth sente la mancanza dei paesaggi della sua infanzia ma resta affascinata dal sentore di indipendenza che pervade Manchester.

Nel 1844, muore l’unico figlio maschio William.

Il lutto affligge profondamente Elizabeth; il marito cerca di sostenerla e la convince a iniziare a scrivere per trovare sollievo e distrazione. Nel 1848 esce MARY BARTON, anonimo: un crudo affresco dell’ambiente operaio, motivo per il quale viene messo al bando da diverse librerie e biblioteche. L’attenzione da parte del pubblico, però, è grande.

Inizia anche la collaborazione con Charles Dickens, con l’uscita di OUR SOCIETY AT CRANFORD, pubblicato sulla rivista edita dallo scrittore, Household Words. Dickens convince la Gaskell a scrivere un seguito e se ne assicura la pubblicazione, insieme ad altri lavori successivi.

Un altro grande nome che si interseca alla vita di Elizabeth è quello di Charlotte Brontë, con la quale instaura una forte amicizia e scambia un nutrito epistolario. Il padre di Charlotte chiede alla Gaskell di scrivere la biografia di Charlotte. Datato 1857, il lavoro in questione guadagna un grande successo.  

Scrittrice feconda di romanzi e racconti, ha prodotto anche meravigliose storie gotiche sempre in linea con un’attenta analisi e critica sociale.

Con i proventi dei suoi lavori, la scrittrice acquista un cottage ad Alton, nell’Hampshire. Lì muore circondata dalle figlie, all’età di cinquantacinque anni, il 12 novembre 1865.


LOIS LA STREGA

Ph Francesca Lucidi

L’AMBIENTAZIONE STORICA


BREVI ACCENI AI PROCESSI DI 

SALEM

I Puritani erano i seguaci del Puritanesimo, una corrente cristiana che sosteneva, appunto, la purificazione della Chiesa d’Inghilterra da quanto non strettamente indicato nelle Sacre Scritture. E cosa ben più “pericolosa”, credevano che la Chiesa dovesse essere svincolata dal potere politico. Il tentativo di riforma fu immediatamente limitato in Inghilterra, motivo per il quale si diffuse oltre i confini spingendosi verso le colonie. Le congregazioni emigranti portarono nel Nuovo Mondo le convinzioni in una chiesa purificata, rigida e pronta a riconoscere come unico capo della comunità solo il Cristo.

Il puritano doveva seguire una vita umile ed obbediente: la lotta al peccato, insito nell’uomo, era la priorità. Le comunità riconoscevano come guida una stretta cerchia di anziani, eletti direttamente dai fedeli. La rigidità nei costumi, la paura verso il diverso identificato nell’indiano, nel pellerossa spesso associato alle attività del Maligno, creano un terreno fertile fatto di superstizione e paura.

Gli indiani si nascondevano nella boscaglia, assaltavano i coloni e, dopotutto, stavano reagendo alla perdita dei loro sacri terreni di vita e caccia. La vita era dura e l’oscurantismo risentiva degli echi di quelle strane popolazioni native, spesso mescolate ai coloni perché alcuni indiani erano tenuti in casa come servitù.

Gli inverni erano rigidi, ma l’inferno parve far divampare improvvisamente le sue fiamme tra il 1691 e il 1692. In realtà, già tra il 1647 e il 1688 furono giustiziate 17 persone.

Ma fu dal 1691 che prese il via la più estesa ondata di accuse ed esecuzioni per stregoneria del territorio del Nuovo Mondo.

Tutto iniziò da due giovani, Elizabeth Parris, la figlia del pastore Samuel Parris, e sua cugina Abigail Williams. Le due cominciarono a comportarsi in modo strano, a strisciare sotto ai mobili, a emettere strani versi… a parlare in tali maniere da far venire i brividi. La diagnosi fu chiara: possessione diabolica. Inizialmente il pastore Parris non volle diffondere la notizia e si rimise nelle mani di Dio. La paura e la superstizione, però, non conobbero quiete e si diffusero a macchia d’olio. Coincidenze, animali ammalati, bambini caduti a terra… ben presto intorno alle due giovani “sventurate” si formò un nutrito coro di possedute: tra i nomi si ricordano Ann Putnam, Betty Hubbard, Mercy Lewis, Susannah Sheldon, Mercy Short e Mary Warren. Ben presto venne fatto il primo nome: la strega era Tituba, la schiava caraibica che da anni viveva e serviva in casa dei Parris. In realtà la donna non fu mai condannata a morte; fece lunghe confessioni, parve diventare una strana “consulente” degli accusatori. Tituba in seguito fuggì e si persero le sue tracce. La stessa sorte non toccò ad altre donne accusate, torturate e giustiziate; di tutte le età ed estrazioni sociali. Ricordiamo Sara Osrborne, una povera anziana inferma; tra le accusate anche la figlia di quattro anni di un’altra “strega”, stiamo parlando di Dorothy Good, figlia di Sarah Good.

Le accuse e l’odio parvero seguire alberi genealogici, legami di parentela, confini territoriali. È chiaro come vi fossero sottese antipatie e interessi personali nella diffusione delle dita puntate verso il prossimo.

In realtà, prima di iniziare dei veri processi v’era da risolvere un problema: non c’era un Governatore dal 1689; per questo motivo i reali inglesi inviarono Sir William Phips. La corte era composta da sei membri, nominati da Phips, e dal vicegovernatore William Stoughton.

In tutto furono impiccate 19 persone, un uomo morì schiacciato da una montagna di pietre perché si rifiutava di testimoniare; 150 furono imprigionate per sospetta stregoneria e 200 persone furono accusate. I numeri non devono parer esigui dato che la popolazione del New England contava appena centomila unità.

In realtà, tutto si fermò grazie ai dubbi sul peso delle testimonianze; no, non ci fu un immediato slancio di coscienza. Alcuni dissero di aver sentito le ragazze sussurrare di nascosto di aver inventato tutto; altri addussero dubbi più religiosi, evidenziando che alcune ragazze avrebbero attirato su di loro quei sintomi perché avevano praticato divinazione prima delle visioni. La pratica della divinazione era ovviamente aspramente proibita dal puritanesimo. Alcuni membri della chiesa puritana iniziarono a criticare i processi; alla fine, in settembre, il Governatore Phips ordinò la sospensione dei processi. Furono assolti i 49 imputati dei restanti processi pendenti.


COTTON MATHER

Figlio del pastore Increase Mather, fu il più giovane studente di Harvard, entrandovi a soli dodici anni per gli studi in medicina. Si laureò ma pensò di non seguire le orme paterne per colpa di un difetto di pronuncia; un amico, però, lo riuscì a persuadere e Cotton diventò pastore del 1685. Fu collaboratore del padre nella seconda chiesa di Boston. Profondamente convinto dell’esistenza delle streghe, scrisse anche un trattato intitolato WONDERS OF THE INVISIBLE WORD; pubblicato nel 1693. Noto per aver preso parte alle vicende di Salem, in realtà non fece mai parte della giuria. Egli era interessato molto alla questione e criticava i metodi adottati dai giudici. Di vedute particolari, Cotton pareva quasi essere più “liberale” dei suoi simili: sosteneva anche che gli Indiani potessero essere sbiancati nell’animo grazie al battesimo. Fu un medico sperimentatore e sostenne e si adoperò per l’inoculazione del vaiolo. Era, però, un forte sostenitore della schiavitù. Durante i processi raccomandava la liberazione dei rei confessi, cosa che, ovviamente, non venne considerata dalla Corte. Chadwick Hansen, con il suo WITCHCRAFT OF SALEM del 1966, ha tentato una più profonda analisi ridimensionando l’aura esclusivamente negativa creatasi intorno a Mather.

Dopo i processi, però, Cotton Mather fu uno dei pochissimi che non dichiarò pentimento. Morì solo cinque anni dopo il padre. Fu vedono tre volte, ebbe quindici figli dei quali solo due gli sopravvissero.


UNA CURIOSITÀ SCELTA DA ME

Nella contemporaneità, molti sono i prodotti di fantasia che i media propinano al pubblico romanzando, rimaneggiando, o rimescolando gli eventi di Salem: dalla serie tv omonima a Le terrificanti avventure di Sabrina. Una della “Sorelle Sinistre”, personaggi di quest’ultima serie citata e a sua volta ripresa da un noto fumetto, porta il nome di “Dorcas”: per capire le origini del nome dobbiamo tornare ai processi di Salem.  Dorothy Good era la figlia di William Good e Sara Good, una delle vittime del terribile periodo di Salem. A soli quattro anni, Dorothy fu imprigionata e interrogata. La piccola sosteneva che la mamma era la sposa del diavolo, e non mancava di mordere chiunque le capitasse a tiro. Diceva anche di aver avuto in dono da sua madre un serpente… un “famiglio”, un chiaro servo delle streghe, per i giudici. Erroneamente il suo nome fu scritto come “DORCAS” dal magistrato Hathorne.

La piccola fu rilasciata sotto cauzione.


IL ROMANZO DI ELIZABETH GASKELL

 

INTRODUZIONE e UNO SGUARDO ALLA TRAMA (SENZA ANTICIPAZIONI ECCESSIVE, PROMESSO!)

L’edizione da me letta è stata pubblicata nel 2017 dalla Lit Edizioni.

“E dovete ricordarvi, voi che leggete questo racconto nel XIX secolo, che la stregoneria era, per Lois Barclay duecento anni fa, un peccato terribile.”

Pubblicato nel 1859, LOIS LA STREGA, è una novella scura e severa; accusatrice e seria; compassionevole verso i malcapitati adocchiati dal bieco e terrificato sguardo del puritano. È la storia di una giovane di diciotto anni, una fanciulla pallida e delicata, dagli occhi grigi, a quanto pare, ammaliatori… Questo piccolo libro brucia di denuncia, di una donna per le donne, e di una liberale per la libertà e i diritti dell’individuo.

Prendendo spunto dai terribili eventi occorsi a Salem alla fine del XVII secolo, Elizabeth Gaskell segue le sorti di un’orfana; non nata senza genitori ma spezzata dal dolore di aver perso ogni cosa, persino la speranza nell’amore.

 L’Inghilterra aveva le sue contraddizioni, ma pareva più lenta nel condannare le “streghe”. Una capanna nella boscaglia, un’emarginata e il suo gatto… poi le acque del fiume che diventano rosse e una profezia che urla le sue verità. Il lettore dovrà ricordare bene determinate parole, sopportare una visione macabra, triste, priva di misericordia e umanità. Queste responsabilità e moniti sono in primis, però, per la giovane Lois.

Il Nuovo Mondo attende, da un fiume all’Oceano. Un capitano burbero e giusto, silenzioso e schietto allo stesso tempo. E una lettera che si presenta come il lasciapassare di Lois verso una nuova vita, magari una nuova opportunità. Un primo accogliente approdo, delle donne che sembrano saper vivere in un modo dominato da uomini e regole scritte ovunque e propinate ad ogni occasione. Un breve stralcio di serenità, prima che due promesse lascino Lois in una casa oscura: non è il colore, non è la sola luce che mancano, è un sentore di fitto malessere, di infelicità e affetti malsani. La madre di Lois ha scritto una lettera, prima di morire: suo fratello deve accogliere la nipote. Alla fine, le uniche compagnie che avrà Lois saranno una zia, Grace Hickson… talmente pia che “il devoto signor Cotton Mather ha detto che persino lui ha da imparare da me”; la cugina Faith, verso la quale inizierà a provare una cieca devozione; la cuginetta Prudence, pestifera, innamorata del pettegolezzo e della zizzania; il cugino Manasseh, cacciatore impavido sempre chino su un grande libro, sgradevole di aspetto non per voler essere superficiali… ma a voler ben interpretare due occhi neri nel guardare e insistenti nel seguire Lois. Resta un’indiana, Nattee: serva fedele e particolarmente legata a Faith, tra confidenze all’ombra del focolare e alla luce di pentole in ebollizione di segreti e parole che echeggiano in lingue che non possiamo comprendere.

“E quanta era grande la misericordia umana a quel tempo? Ben poco, e Lois lo sapeva. L’ istinto, più che la ragione, le aveva insegnato che il panico era vigliaccheria, e la vigliaccheria genera crudeltà.”

Posso aggiungere che il Maligno ha la faccia di chi invidia, la lingua della bugia; il peccato originale non è il solo neo sulla carne della gente ma vi svettano scuri l’individualissima propensione al possesso, il desiderio di essere importanti, visti… di avere occhi solo per sé. Tradimenti, crudeltà gratuita, visioni e insistenze che ti spingono all’angolo nelle notti invernali dove il sole pare aver voltato le spalle a Salem per una personale volontà. Una disamina puntuale di Elizabeth Gaskell, che parte dalla storia, presa in prestito con uno scopo lampante e dichiarato, e s’incammina sotto il mantello di una innocente creatura. Occhi grigi nell’ombra, convulsioni, l’ingenuità di un racconto dettato dalla voglia di sentir ancora quello scialle invisibile che è la famiglia; “STREGA!”, “STREGA!”. La colpa della fiducia, il peccato della bellezza e della solitudine.

Vorrete sapere se quelle due promesse torneranno alla porta di Lois… Vedo rovi, sento il sapore di pane sporco e duro.

Una novella eccellente d’onore, coraggio e devozione. Non pensate alla religiosità quanto alla devozione per giustizia, fratellanza, e bontà d’azione.


ANALISI E OSSERVAZIONI

Elizabeth Gaskell prende in mano un evento storico, luttuoso, vergognoso; lo prende in una presa forte, legittima le sue parole con note che rimandano ad eventi storici e versetti biblici. Assume i punti di vista esterni di chi vuole parlare ai contemporanei facendo conoscere una realtà che pare, già allora, sconcertante; lo fa assumendo la postura puritana per metterne in luce i succhi putrescenti; lo fa indossando i panni di un’orfana che rievoca suoi dolori antichi. Gli eventi di Salem vengono ripresi cambiando qualche nome ma mantenendo le mura umide delle prigioni, l’ombra della forca che imperversa sul capo di accusati e accusatori, e avvicinando un lume a personaggi realmente esistiti che non devono essere dimenticati, come Cotton Mather.

Negli anni si sono susseguite scuse, remore… o affermazioni ancor più forti di legittima difesa del gregge del Signore. Qui sì, si ragiona anche sul perdono, sulle scelte e su ciò che una mente e un cuore possono provocare: morte, cura, oppressione o follia. Elizabeth Gaskell parla coraggiosamente, quando le donne cercavano di mostrare figure femminili che nell’umiltà della loro condizione riuscivano a proferir gentili sentenze, fedeli ai propri ideali e sprezzanti dell’ignoranza e la pochezza altrui. Il legame dell’autrice con Charlotte Brontë mi fa tornare alla mente alcune frasi proferite da Jane, protagonista del capolavoro di Charlotte JANE EYRE: parole dure, che paiono uscire da un corpo gelido e da uno spirito inflessibile; quando invece il dolore e la solitudine si stanno solo mantenendo vive sulle gambe solide della rettitudine vera, quella nata da un cuore puro e fedele, non legato ai precetti altrui ma agli universali valori del bene e del giusto.

LOIS LA STREGA è una breve lettura indimenticabile, almeno per me. Una mano sulla coscienza, un libro aperto sul passato e uno sforzo di pensiero e azione proiettati al futuro.

Buona lettura!

 

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