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mercoledì 30 dicembre 2020

LA MONGOLFIERA ARCOBALENO

 

Un originale e coraggioso albo illustrato in formato orizzontale; una “Fiaba Tao” per i piccoli… che per il Tao sono anche i piu grandi. Tutti possono godere della profondità e della conoscenza che permeano queste pagine allegre e coscienti, nate dalla penna di Kiki Blu e dai disegni di Veronica Sgrulloni.

Ph Francesca Lucidi

QUALCHE PAROLA SULL’AUTRICE

Kiki, Chiara: una donna che molto sa e tutto rispetta; una mamma; una persona che studia incessantemente e illumina i significati che condivide con gli altri grazie alle sfumature dei suoi capelli blu, e tra quelle ciocche nasconde le lauree che non la pongono mai su podio, su uno scranno. Kiki si siede a terra e parla a tutti. Condivide la sua passione per la lettura e la sua devozione per la conoscenza tramite i profili social (su Instagram mamma_bookita), e il suo blog. Il sito di Kiki non contiene solo recensioni, lei ama snocciolare riflessioni, mescolare colori e attirare avventori che da lei possono sedersi e conversare. Interviste agli autori, interventi su argomenti di ogni tipo. Chiara ha prodotto questo albo perché sa la potenza del mezzo e dell’argomento scelti. Il volume qui presentato è stato autopubblicato, ed è una scelta che apprezzo perché è indice di sicurezza, e un pizzico di libertà e urgenza di voler dire qualcosa secondo i propri tempi… e posso dire che avevamo bisogno di questa fiaba, adesso.

IN CIELO E IN TERRA, OVUNQUE E DA NESSUNA PARTE: UN VIAGGIO VERSO L’UNIONE DEL TUTTO

C’è una mongolfiera che è sempre in cammino tra cielo e terra. Cielo e terra sono due, come anche la nostra mongolfiera, che non è “una”.

Il nostro strabiliante mezzo per volare è fatto di una cesta e un pallone, uniti da corde. Ed è qui che facciamo la conoscenza di Cestina e Palloncino. Ma badate bene, il dualismo nel Tao non è mai separazione ma è unione degli opposti, è completezza che si equilibra nella diversità e nella complementarietà.

Il Taoismo è antico, è una filosofia che tra origine dalla misteriosa figura di Lao Tzu, il quale ci ha lasciato il TAO TE CHING, il testo principe di questo pensiero rivoluzionario. E pensate che Lao Tzu visse nel VI secolo a.C.: c’è chi è riuscito a cambiare il dopo partendo da prima, chi travalica il tempo perché pare esser riuscito a spiegare con parole semplici i misteri del cosmo. Molto si discusse sulla reale esistenza di Lao, e ormai si è concordi nel sostenere che il Tao sia stato scritto da più mani. La leggenda, le testimonianze e la potenza di questo pensiero lo rendono comunque stabile, perché non dice verità ma mostra semplicemente l’ovvio, ciò che è… e ci può far vedere la reale armonia che noi combattiamo sempre in nome delle nominalizzazioni, delle definizioni, delle separazioni, degli scontri e del voler questo o quello. Cestina e Palloncino sono i protagonisti di un’allegoria potente e semplice: sono due parti che si separano perché cercano cose differenti, o per lo meno credono di volere altro rispetto a ciò che hanno costituito. La mongolfiera subirà una sorte che porterà in campo il Coniglietto Tao, un roditore lettore, uno scavatore eccellente.

A questo punto devo chiedervi se scavando pensereste di trovarvi in cielo, su in cima. Questo potrete scoprirlo seguendo TAO.

Queste le parole di Lao Tze:

“Il Tao è aldilà delle parole

e al di là della comprensione.

Le parole possono essere usate per parlarne,

ma non possono contenerlo.

 

Il Tao esisteva prima delle parole e dei nomi, prima del cielo e della terra,

prima delle diecimila cose.

È il padre e la madre illimitati di tutte le cose limitate.


Quindi, per vedere, al di là dei limiti,

il sottile cuore delle cose,

liberati dei nomi,

dei concetti,

delle aspettative, delle ambizioni e delle differenze.”

La MONGOLFIERA ARCOBALENO è tutto questo, parte da una Filosofia di tolleranza, libertà, unione e flessibilità e la rende comprensibile con poche parole; con simboli di lampante significato. Le stesse illustrazioni mostrano il TAO, ci fanno vedere il cerchio che non è una forma geometrica ma il cammino di ogni cosa che esiste, o è esistita. Anche perché, ciò che cessa di essere torna alla matrice e al Tao… quindi il non essere non è mai il nulla: leggendo questo piccolo libro capiamo le funzioni delle cose, il fatto che l’essere semplicemente è e non è; la morale è un concetto che non concerne la naturalità del cosmo; il giusto non è un punto di vista ma una postura dell’animo di chi sa moderare il suo correre (in basso o in alto), perché sa che tornerà comunque al punto di partenza.

Queste le parole di Chiara:

“ALLORA TUTTO PUÒ CAPOLGERSI, L’ALTO DIVENTA BASSO E IL BASSO DIVENTA ALTO, IL BIANCO ABBAGLIANTE DEL CIELO SI FONDE CON I COLORI DELLA TERRA E DEL MARE”.

L’unione degli elementi, lo sposalizio tra lo YIN e lo YANG; questi ultimi due rispettivamente rappresentanti del Femminile e del Maschile, del freddo e del caldo, dell’immobilità e del vorticoso movimento.

Questa fiaba richiamando il Tao diventa una storia di inclusività, di amicizia nel senso più nobile del termine: rispetto delle differenze e unione consapevole di diversità. LA MONGOLFIERA ARCOBALENO è un lavoro sapiente che può introdurre i bambini a concetti semplici e importanti da cui la società allontana. Saper vedere oltre la terra volgendo gli occhi al cielo, saper anche essere radicati nel terreno, stare tra la gente e riuscire a leggere il cuore dell’altro: essere saggi non ha età, quindi sono certa che i vostri bambini avranno la pazienza di farvi crescere con questa storia (permettetemi una risatina).

A fine volume troviamo delle tavole bianche da colorare. Vi sembra una scelta dettata solo dalla volontà di intrattenere i bimbi? Beh, io ho visto il Tao anche in questo. Leggiamo ancora Lao:

“Trenta raggi si riuniscono in un centro vuoto

ma la ruota non girerebbe senza quel vuoto.

Un vaso è fatto di solida argilla,

ma è il vuoto che lo rende utile.

Per costruire una stanza, devi aprire porte e finestre;

senza quei vuoti, non sarebbe abitabile.

Dunque, per utilizzare ciò che è

devi utilizzare ciò che non è.”

Buona lettura!

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Grazie!

Ph Francesca Lucidi

 

 

venerdì 13 novembre 2020

CANE NERO di LEVI PINFOLD

 UN ALLEGORICO ALBO ILLUSTRATO  CONTRO UN NEMICO POTENTE

Ph Francesca Lucidi

BIOGRAFIA DELL’AUTORE

Levi Pinfold è nato nella foresta di Dean, un altopiano del Gloucestershire, in Inghilterra.

Da subito sente un legame con la lettura, sfogata su libri e fumetti. Da bambino frequenta un corso di acquerello, tecnica che lo affianca ancora oggi nell’espressione artistica.

Tra i suoi punti di riferimento spicca anche il nome di Dave McKean, artista straordinario che affianca lo scrittore Neil Gaiman in numerose creazioni fin dagli anni Ottanta.

Levi studia illustrazione presso lo University College di Folmouth. Si laurea nel 2006 e inizia a lavorare come illustratore autonomo. Con il suo primo lavoro datato 2010, Django, vince il Booktrust Early Years Award. Nel 2011 esce Black Dog, che guadagna un grande successo di critica.

Attualmente, pare che Levi Pinfold lavori e viva in Australia.

CANE NERO

CHI E “COSA”

Pubblicato da Terre di Mezzo Editore, Cane Nero è un albo impeccabile. Innanzitutto, ha un pregio apprezzabile: i risguardi sono illustrati e fanno da inchino invitante e professionale verso la dimensione immaginifica e simbolica cui siamo chiamati. Lo sfruttamento dei risguardi ripaga il costo materiale dell’operazione, dato che in una narrazione per immagini bisogna da subito coinvolgere i sensi preposti alla fruizione. In questo caso viene ripetuta l’illustrazione della copertina, ma in “apertura”; quella nebbia, che circonda una bella casina accogliente e colorata, inizia già a introdurre le visioni ingannevoli che possono scaturire da una vista offuscata da condizioni non proprio eccellenti. Poi, se ci si mettono gli scherzi della percezione e dell’elaborazione mentale, un sassolino può proiettare una montagna spaventosa, soprattutto se il vedente è richiuso e guarda da lontano, e si sparge un messaggio voce dopo voce, amplificando effetti poco edificanti, come spesso accade.

Questo libro è dedicato alle famiglie, e parla di una famiglia: ciò è apertamente dichiarato nei risguardi. In quella casina rosa, ogni membro si sveglia. Uno ad uno ci si prepara alle normali abitudini mattutine: la colazione, l’abituare la vista alla veglia, il lavarsi i denti; ma lì fuori qualcosa pare in agguato. Un enorme cane nero imperversa all’esterno dell’abitazione, ognuno lo scorge fuori dalla finestra e si appresta ad annunciare agli altri la scoperta, con una crescente tensione che si ingigantisce attraverso il susseguirsi delle descrizioni ricche di similitudini. Il passaparola sembra peggiorare il terrore, dal papà alla mamma ai due figli più grandi; qualcuno manca all’appello… la più piccola della famiglia: Small, sì, così si chiama.

Small è fuori la porta armata di impermeabilino giallo e stivaletti verdi. Tutti gli altri cercano di ricondurla al sicuro, ottenebrati dalla paura e dallo sgomento. Un momento, ho dimenticato di dirvi che il cognome di famiglia è Hope, Speranza.

Essì, la Speranza si chiude in casa, paralizzata da ciò che non si comprende, e da ciò che pare troppo grande per essere affrontato; mentre qualcosa di “piccolo” si mette a sfidare l’enorme nero animale. Small inizia a percorrere ponti e parchi giochi, infilandosi in anfratti sempre più ristretti: questi percorsi iniziano come a filtrare la spaventosa parvenza che per correre dietro a Small è costretta a rimpicciolirsi, gradualmente. Il coraggioso percorso dell’affrontare della bimba riconduce alla porta di casa… e qualcosa di inaspettato accade.

ANALISI E CONSIDERAZIONI

Uno dei maggiori esponenti mondiali della Programmazione Neurolinguistica, Robert Dilts, identifica le credenze come “forme di pensiero che plasmano la nostra mente”; ciò è evidente nelle reazioni dei personaggi. La famiglia Hope contribuisce a ingigantire un’immagine attraverso una narrazione fatta di figure sempre più grandi e spaventose, Small affronta il Cane Nero e lima la credenza attraverso un percorso che pare simboleggiare la forza della coscienza e la lucidità di un’autoefficacia inarrestabile; in questo caso il Cane Nero non può che diventare più piccolo.

Le raffigurazioni dei volti rappresentano magnificamente le reazioni dei partecipanti alla vicenda. Small quasi non si scorge nella sua dimensione ridotta e il suo vorticoso agire; il viso è sicuro e impassibile, le parole ferme e insolenti:

“Se vuoi mangiarmi devi prima prendermi!”

“Se mi vuoi seguire ti devi rimpicciolire”

“Tu hai il PANCIONE, io sono elastica,

per prendermi devi fare ginnastica!”

Fratello, sorella e genitori, invece, vengono disegnati con le espressioni tipiche della paura.

Ph Francesca Lucidi

La paura fa parte delle emozioni primarie identificate dallo psicologo americano Ekman: queste emozioni sono universali in tutto il mondo nel modo in cui vengono mostrate ed esternate attraverso la mimica facciale. Sì, dall’Africa ai ghiacci il disgusto, la paura, la rabbia, la tristezza, la gioia, la sorpresa e il disprezzo mostrano lo stesso volto. 

Ph Francesca Lucidi

Ciò sta a dimostrare quanto l’illustrazione sia una modalità potente di universalizzazione, riconoscimento ed elaborazione delle emozioni. Per questo un albo illustrato è così prezioso per i piccoli e così accogliente e curativo per gli adulti sempre più distaccati dal proprio sentire.

Alla fine, una compagnia inusitata riuscirà a integrarsi nella “famiglia Speranza”.

“Siamo stati sciocchi” disse Adeline. “Solo Small ha saputo cosa fare.”

Perché se una cosa la guardi bene…

Buona lettura!

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giovedì 5 novembre 2020

IL DIAVOLO SUL PONTE


Una Ballata

Testo di Valentina Lini

Illustrazioni di Alessia Ferretti

 

Ph Francesca Lucidi

INTRODUZIONE

Edito da Balena Gobba Edizioni nel 2020, questo albo illustrato è un’opera d’arte, è un retaggio, è un prezioso tesoro di tradizione e raffinatezza; si fruisce avvertendo un tocco di oscuro fascino.

Il volume ha un formato quasi quadrato, la copertina rigida e nera ci accoglie in un catalogo di esperienze visive, sensoriali, intense. Resti stupito anche solo guardando la copertina: è un dossier d’arte su Chagall? No, è un invito a sedersi alla luce di un fuoco, perché le fiamme ricordano l’inferno ma paiono saperci proteggere quando una storia inizia a bussare alla porta per aguzzare il cervello e far tremare la seggiola.

Ci troviamo a Venezia, dove il noto ponte di Torcello promette di rubarti l’anima… la notte del 24 dicembre.

CENNI STORICI

Torcello è una piccola isola della laguna nord di Venezia, fu sede vescovile dal secolo VII al secolo XVII. In passato fu noto per i commerci marittimi e l’industria della lana. Rispetto all’antichità, ora conta una stretta cerchia di abitanti.

Un’unica via principale attraversa l’Isola, seguendola si arriva al famoso Ponte del Diavolo, solo quest’ultimo e il Ponte Chiodo a Cannaregio mantengono la struttura originaria senza parapetto.

Il Ponte del Diavolo

Le origini paiono risalire al secolo XV, anche se alcuni studi hanno evidenziato fondazioni preesistenti riconducibili al XIII secolo. Oltre alla sua suggestiva bellezza, il Ponte offre numerosi interrogativi circa le origini del suo nome. Alcuni sostengono che il ponte portasse verso i palazzi di una nobile famiglia chiamata “Diavoli”, altri sostengono che la nobile casata si fosse solo guadagnata questo soprannome poco rassicurante; la motivazione che più ci affascina è, ovviamente, quella legata alla leggenda di un patto e di una sorta di maledizione che pare aleggi la notte di Natale.

LA LEGGENDA

La dominazione austriaca posò la sua mano su Venezia per lungo tempo, durante il XIX secolo. L’amore, si sa, non conosce confini e si dibatte sempre all’ombra dell’odio. Una giovane si innamora di un austriaco, ma la famiglia non approva. La sorte infierisce portando la morte all’uomo tanto amato dalla ragazza; diverse versioni vengono riportate riguardo questa morte, parrebbe anche che l’austriaco sia stato vittima di assassinio.

L’amore cerca sempre di soggiogare ogni altra forza, anche quella della morte. Dietro consiglio, chi dice di un amico di famiglia, chi di un’amica, l’innamorata si reca da una strega.

La strega fa un patto con il Diavolo: l’ufficiale austriaco in cambio di sette bambini, non svezzati ma battezzati. I tre si incontrano sulla laguna, la ragazza porge una moneta al Diavolo… che getta una chiave nell’acqua. Ecco che l’amato dalla morte ritorna e sta sul ponte, in attesa della sua bella.

La strega deve mantenere il suo patto. Durante la notte qualcosa accade: chi dice “ammazzata”, chi dice “incendio”; il Diavolo non ha avuto le sue anime. Così, da quella notte, camuffato da gatto nero, il Diavolo sta sul Ponte, la notte del 24 dicembre, in attesa della strega e del pagamento. Le anime che di lì passano potrebbero così finire per saldare il patto.

Sui due giovani c’è chi sussurra che son scomparsi.

IL PONTE DEL DIAVOLO

Una Ballata

Ph Francesca Lucidi

Prendere in mano una leggenda nota è rischioso, è come avere tra le dita una sfera di vetro unica nel suo genere: mille sono le sfaccettature, tutti vi si possono specchiare, maneggiarla troppo rischia di farla rompere. Qui le mani sono state sapienti, hanno filtrato l’oscurità e la storia per creare materici colori che incantano, come farebbe una magica cantilena.

Il testo balla come fiamma… è qualcosa che canta da sé, in strutture strofiche multiformi che guizzano attraverso le suggestioni sonore e le rime. Le parole diventano una voce, fatta delle tante voci che hanno sussurrato questa vicenda. Vien voglia di alzare la veste e cantare la storia di Isotta, del Diavolo, dell’Austriaco; e del Ponte e della Strega alla luce della luna. Qui ogni cosa pare poter essere toccata, grazie a uno stile grafico materico, pittorico. Sembra di guardare opere d’arte Medioevale, pare scorgere strane pitture rudimentali campeggianti in grotte dal santo nome; poi scorgi Goya, poi ti perdi nel simbolismo.

Una leggenda, nel suo passare di bocca in bocca, perde e acquista veli e orpelli. I punti più oscuri qui vengono lasciati all’oblio, o vengono raccontati scegliendo una versione delle tante. Ciò che fa la differenza è il moto di questo volume: è vorticoso grazie alle illustrazioni, ma anche nobile, composto, spirituale.

Le parole possono restar ben leggibili su uno sfondo chiaro, mentre illustrazioni passanti abbracciano le pagine. Altre volte, aperture prepotenti lasciano spazio a piccoli versi che danzano sull’onda di colori e forme ipnotiche.

Magistrale la rappresentazione del rito della strega, dove diversi momenti vengono resi nella stessa illustrazione con una moltiplicazione della protagonista che pare muoversi davanti ai nostri occhi. Ecco che avvertiamo una formula magica, e sentiamo l’aria spostarsi ai movimenti della gonna e degli strumenti della fattucchiera. 

Ph Francesca Lucidi

Poi un viso affascinante e affusolato, chi sarà? Ascoltare quell’elegante signore può costare assai caro… 

Ph Francesca Lucidi

È normale pensare alla notte della Vigilia come a un momento di presenze, di movimento sovrannaturale. La leggenda nacque mentre si affacciavano al mondo molti spettri natalizi. Ricordate Dickens, Jerome? Ne abbiamo già parlato, ma potrete ricercavi qui sul blog gli ectoplasmi di contenuti passati e non troppo lontani.

Alla fine, capirete perché di ballata si tratta: un tenebroso ritornello vi riporta all’inizio, perché accadrà, sì accadrà ancora!

Ph Francesca Lucidi

Amanti dell’arte, delle leggende, della magia… come non dirvi di regalarvi questo libro così pieno di personalità, così ben identificabile, di carattere. Io lo leggerò ad alta voce, e sono sicura che chi mi ascolterà non resterà indifferente. Sembra di vedere note che saltano nella penombra dell’imbrunire, e le forme saltano fuori dalla pagina per pregare, piangere, girare e girare.

Avete mai trovato una chiave in un corso d’acqua? Cosa mai avrà chiuso… o aperto.

Ringrazio la casa editrice per avermi dato la possibilità di avere questo libro così prezioso. Mi è piaciuto davvero molto.

 

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venerdì 23 ottobre 2020

MILLE TEMPESTE

UN DARK FANTASY

 di 

TONY SANDOVAL 

Ph Francesca Lucidi

INTRODUZIONE

A circa cinque anni dalla sua nascita, ecco che MILLE TEMPESTE di Tony Sandoval torna con una nuova edizione 2020 targata, ovviamente, Tunué.

Ricordo che la Tunué si occupa delle pubblicazioni di Tony Sandoval dal 2011.

Vi parlai già di questo autore e illustratore quando discorremmo de IL CADAVERE E IL SOFÀ, graphic novel datato 2007 e pubblicato in Italia da Tunué nel 2011 e nel 2014. Per la biografia dell’artista basta cliccare QUI: verrete reindirizzati al contenuto che vi ho citato così potrete conoscere la curiosa e coraggiosa vita di Tony Sandoval, e saperne di più sulle sue idee di stile; in ogni modo qui torneremo su alcuni punti.

CENNI SULLA TRAMA, AFFACCIANDOCI APPENA OLTRE LO SPAZIO DI DUE ALBERI UNITI

Lisa è una giovanissima ragazza dall’aspetto diverso… dalle abitudini inusuali. Sua madre è morta e suo padre è separato da un “fossato”, così si dice; non capiamo dove sia il genitore, fatto sta che Lisa vive con la madrina e con il figlio della donna, Bruno.

Lisa passa le sue giornate un po' distaccata dai gruppi dei suoi coetanei che giocano per le strade. Anche lei gioca in giro, ma preferisce i boschi, la sabbia, l’erba e soprattutto i sassi. Sì, lei colleziona sassi strani e ossa: passione piuttosto bizzarra per chiunque.

 Lisa ha diversi segreti, uno la preoccupa particolarmente: ama ancora giocare con le bambole, si affretta a nasconderle quando viene scovata da qualche amico che tenta di convincerla a unirsi al gruppo, si vergogna molto quando la madrina le comunica di averla scoperta e la rimprovera. Il rimprovero della donna è, però, amorevole: invita la ragazza a trovarsi un lavoretto e le propone un posto da cameriera; la conversazione avviene mentre la madrina medica le mani ferite di Lisa… beh, la ragazza è passata in uno strano portale. Durante una delle sue scorribande, Lisa è attirata da un albero doppio, diviso in due tronchi… sembra quasi ricordare una porta, delle voci sembrano chiamarla, lei passa oltre e si ritrova in un “dove” diverso. Niente pare troppo strano alla sua curiosa attenzione che viene indirizzata verso uno spaventoso teschio, apparentemente animale, al quale Lisa asporta con difficoltà i denti… dato che quella testa morta parte non volersi far prendere.

Mentre la madrina le medica le mani, e Lisa nasconde i piedi sporchi, stretti nelle piccole infradito, la ragazza non pensa alla sua avventura ma più all’impellente problema del dover crescere. La conversazione fra le due è sotto gli occhi di qualcuno che si nasconde nell’ombra: Bruno. Il ragazzo è un integerrimo individuo dedito allo studio, invidioso dell’intelligenza di Lisa che pare non necessitare di troppo sforzo nei compiti.

Bruno ha un piano: dimostrare che Lisa non è solo strana… ma è, soprattutto, una strega.

La ragazza inizia a lavorare, a servire ai tavoli in un locale poco attraente e tra visi segnati dal tempo che ricordano di segnali di sciagura, di strane cose viste e avvertite: si sa, c’è sempre qualche strano personaggio del paese che afferma cose a cui nessuno vuol credere. Le giornate si susseguono tra il servire caffè e il passaggio oltre gli alberi: qualcuno sussurra “Regina”, altri oscuri personaggi inneggiano a un nome, a Ojdre; strane organizzazioni si adoperano, schiere si organizzano e qualcuno rivuole ciò che è suo.

Tra anormali dimensioni, tra segreti e lontananze non spiegate, continua la vita di una normale preadolescente. Il corpo di Lisa sta cambiando, qualcuno nota il suo seno e avrà anche l’ardire di volerlo toccare! Lisa è ingenua, pura… ma i suoi naturali istinti pizzicano, così come la curiosità e l’impavida ricerca di un posto diverso, magari dove sentirsi meno fuori posto.

Juan è lì, a portata d’occhi. Lisa lo nota e pare arrossire sul suo colorito cinereo. I due si parlano, e Juan si rende per la prima volta conto della straordinaria bellezza della ragazza dai capelli bianchi. I due si baciano: è quasi una “tempesta”, Lisa scappa… e proprio una tempesta determinerà il destino di Juan.

Lisa attira l’attenzione dei maschi, ma non tutti hanno intenti bonari. La “caccia alle streghe” è stata organizzata. Bruno, però, nonostante controlli la purezza dei suoi adepti, adoperandosi anche con acqua benedetta, non riesce a controllare gli altri “cacciatori”. Alla fine, a dei ragazzini interessa davvero prendersela con una loro coetanea in modo così crudele? Poi Lisa è così bella, e anche gentile, trasognata.

Chi voleva scacciare un male che ai nostri occhi pare inesistente, con finalità tutt'altro che disinteressate, forse farà un passo di troppo. Chi riuscirà ad arrivare tra le case e, soprattutto, tra i bambini?

Un uomo vestito di nero torna, porta con sé una borsa. Una lotta, morti e patti. La storia di Lisa vi porterà in un mondo fantasioso ricco di simboli alti, e significati quotidiani che hanno la loro dignità e la loro magica importanza.

Non aspettatevi tutte le risposte: Sandoval è un maestro delle sfumature e degli orizzonti ampliati.

La fantasia spesso non mette tutti i punti, come la vita reale.

ANALISI E CONSIDERAZIONI

Sandoval propone il suo stile pittorico, i lievi tocchi dell’acquerello rendono questo piccolo volume un portale verso uno dei mondi dell’autore, che sempre nascondono infinite evoluzioni, tumulti, attraverso il racconto delle vite di adolescenti mossi da pulsioni naturali… pur in situazioni dolorose, innaturali e scioccanti per chiunque.

Aprendo MILLE TEMPESTE veniamo accolti da una copertina che anche internamente presenta personaggi e scenari, seppur abbozzati. La storia inizia con ovali irregolari che, dividendosi gli spazi, introducono al personaggio di Lisa, con le informazioni che per lei contano di più: la sua passione per sassi strani e ossa, il padre misteriosamente assente; la morte della madre magistralmente nominata nel contesto di una illustrazione che vede Lisa dibattersi in acqua per poi uscirne. Abbiamo davanti un chiaro emblema della nascita, dell’elemento materno, dell’atto generativo.

Ph Francesca Lucidi

 Questa introduzione divide la nostra comprensione tra le informazioni esplicite e le scene mostrate dalle immagini, a loro volta divise tra i gesti immediati e i simboli.

Come gli è consueto, Sandoval parla di giovanissimi, della loro crescita fisica e del loro andar per il mondo con un fare ancora trasognato, con ancora la facoltà di vedere e sentire in modo amplificato.

Caro all’autore è il ruolo della leggenda e del fantastico, che nella cultura messicana fa parte della vita delle persone in modo capillare. Le origini di Sandoval si ritrovano nel modo di pensare dei personaggi, nelle umili case, nei tavolacci che ricoprono tutto; nelle orde di ragazzini che vivono la strada e il vicinato, e ancora corrono a fare piccoli servizi per la famiglia.

In questa cornice familiare si aprono tre panorami: il mondo appartato e misterioso di Lisa, una ragazza albina additata come “figlia del diavolo”, che è felice nel suo spazio fatto delle cose che le piacciono; ci sono creature terribili che voglio uscire dalla loro dimensione; c’è la vita di una comunità dove il pregiudizio è presente anche tra i ragazzi. Gli stereotipi diventano una “caccia alle streghe”, un po' per gioco per alcuni, e tanto per invidia nel caso di Bruno.

Questi spazi divisi entreranno in contatto tramite i due grandi motori dell’azione: l’amore e l’odio.

In Sandoval si vedono spesso i primi amori, i primi approcci fisici mostrati in modo esplicito attraverso le illustrazioni; il fatto, però, non appare volgare ma tenero, e risulta dolcemente naturale.

MILLE TEMPESTE mostra gli sconvolgimenti atmosferici dei sentimenti, del male e dell’amicizia.

Ph Francesca Lucidi

Purtroppo, qualcuno ci rimetterà la vita. Per qualcun altro, invece, la vita cambierà per andare incontro al destino. La sorte di Lisa è segnata?

Una caverna pronuncia sussurri, e il futuro aleggia tra fantasmatici flash.

Sandoval riesce a trattare dell’umanità scardinando le porte del sogno e dell’incubo. Ciò che resta è sempre la scelta, le azioni. Le sue produzioni restano spesso sospese, come una giovane vita che dovrà, da sola, prendere le proprie decisioni. Anche il lettore dovrà un po' creare il futuro della storia…

Personalmente avrei preferito saperne di più, magari più avanti… chissà!

Consiglio questa lettura a chi ama il fantasy, il dark e le storie di vita quotidiana; anche se la quotidianità di Sandoval è sempre aperta verso l’incredibile, la tensione, l’orrore.

Un elmo e dei gelidi occhi color ghiaccio. Anche questa volta, le oscure invenzioni di Sandoval restano fedeli alle proprie peculiarità rinnovando i tratti in relazione a personaggi, emozioni ed effetti.

Alla fine del volume potremo anche dare un fuggevole sguardo a un contenuto “BONUS”, a voi la scoperta.

 

 Ringrazio la Tunué per la copia inviatami. 

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giovedì 15 ottobre 2020

MARY E IL MOSTRO


AMORE E RIBELLIONE. COME MARY SHELLEY CREÒ FRANKENSTEIN
di 
Lita Ludge

Ph Francesca Lucidi

BIOGRAFIA DELL’AUTRICE

Lita Ludge è nata in Alaska, ha dato vita a più di venti libri, creando per essi storie e illustrazioni.

Lita era una geologa, una curiosa cercatrice delle origini delle cose. Una donna che faceva un lavoro sporco, uno spirito forte che si è dovuto scontrare con la crudeltà di una malattia autoimmune. La sua condizione è riuscita a bloccarle le mani, i piedi… ad oscurarle la vista; la mente è rimasta vigile e ha trovato una nuova nascita ricreando un’altra Lita, da capo. Durante un viaggio nei luoghi d’Italia dove Mary e Percy Shelley vagarono affascinanti e addolorati, ecco che la salvezza scaturisce dalla potenza dell’esperienza vicaria, dall’ascolto della storia di una donna che è riuscita a vincere la morte facendola diventare un grembo, un organo generatore.

 La sofferenza che viene sopportata, poi capita, poi distrutta per creare qualcosa di totalmente nuovo. Dalle lettere e dal diario di Mary Shelley, Lita Ludge si immerge in un lavoro durato cinque anni. Oggi ci restituisce un volume che ti avvolge, ti raggela… e ti stringe nella potenza devastante di un racconto di dolore e ardore; amore sensuale, anarchico, che ancora dopo secoli non smette d'urlare, cantare e desiderare un mondo libero.

INTRODUZIONE

Pubblicato nel 2018 dalla casa editrice Il Castoro, a duecento anni dalla venuta al mondo di Frankenstein, MARY E IL MOSTRO è una biografia bizzarra, intensa, poetica; rispettosa e, sì, mostruosa. È la storia di una vita straordinaria e coraggiosa, immersa nelle ombre e nelle fitte voci della morte e della mancanza. Sono assolutamente fuori dal consueto queste trecento pagine che incarnano la sublime decisione di raccontare la storia di Mary Shelley in versi liberi; il tutto è avvolto dalle illustrazioni dell’autrice.

Questo volume “importante” si presenta come un poderoso albo. Le parole si stagliano su pagine interamente illustrate. Tutto è grigio, tutto pare avvolto da foschia, da spettri provenienti dal passato o nati nell’aria per restare liberi per l’eternità. Il libro è un lavoro portentoso che non solo ci racconta l’intera biografia della creatrice di Frankenstein ma circonda il risultato di una nutrita bibliografia, di un discorso sulle fonti; a fine volume sono inserite altresì le biografie di tutti gli attori dannati di questa nera storia, che riesce ad essere un canto d’amore e libertà anche quando i topi e una stufa spenta fanno danzare morte e miseria in stanze vuote, tra cuori infranti.

 C’è spazio per la redenzione? Un enorme mostro si avvicina a noi per annunciare una venuta, stiamo ad ascoltare…

MARY E IL MOSTRO

STORIA E ANALISI

LA CREATURA

Erano in tanti a non credere che fosse stata Mary Shelley,

poco più che adolescente, a scatenarmi […]

Le ragazze dovevano essere gentili

e obbedire alle regole.

Le ragazze dovevano essere silenziose

e ingoiare punizioni e dolore.

La bandirono dalla società

perché amava un uomo sposato.

Gli amici la oltraggiarono.

Il padre la cacciò di casa.

Ma lei non si nascose.

Non si lasciò zittire.

Lottò contro la crudeltà umana.

Scrivendo.”

Ph Francesca Lucidi

“Ora Mary è lo spettro

Le cui ossa sono diventate polvere,

ma io continuo a vivere.

Ascolta la sua voce!

Ha scritto la mia storia

E ora uscirà dalla tomba

per raccontarvi la sua.”

La Creatura senza nome, frutto della sfida dell’uomo alla morte, inizia questa storia nelle vesti di uno spaventoso imbonitore severo ma riconoscente e amorevole verso sua “madre”. Il mostro cammina alto, severo e smunto tra le grigie nubi avvolgenti le pagine del libro. Negli anni, la Creatura ha subito rimaneggiamenti fino a perdere una delle sue caratteristiche principali: l’essere senza nome. Ora si richiama la nostra attenzione per tornare alle origini, alla verità.

Mary si presenta davanti ai nostri occhi mostrando uno sguardo penetrante che, dalla copertina all’intera rappresentazione grafica fatta nel libro, ci guarda e narra… non solo con le parole ma grazie a multipli punti di accesso ai significati più profondi, e proibiti a una mente stretta. La cura dei tratti è straordinaria: ogni evento è descritto tramite i disegni o viene esaltato dalla forza simbolica di figure e gestualità. Ogni personaggio è scarmigliato, ha un viso marcato, ma può anche ridursi a una macchia scura che tra i tormenti di una vita diversa strilla dignità.

Ai più è noto il tenebroso convivio tenutosi in quella notte del 1816, “l’anno senza estate”, a Villa Diodati. Furono mesi di cielo intriso dal pulviscolo generato dell’eruzione del Monte Tambora in Indonesia. Lord Byron aveva affittato una villa in Svizzera e aveva invitato Mary Shelley e il suo “compagno” Percy. Dopo aver fatto sistemare in una zona secondaria la coppia, il lussurioso e controverso Byron, che attirava critiche ma anche numerosa attenzione per le sue opere, giunse di notte accompagnato da enormi cani abili a cacciare i lupi, e dal suo medico personale, il dottor Polidori. Da questo incontro, dallo slancio della noia e del turbamento di spiriti inquieti che dovevano trovar sfogo, nacquero mostri… vampiri…  tutta la ricchezza originaria della letteratura gotica.

Potrete scoprire come andò sfogliando le pagine di questa epica biografia che genera lacrime e puro fuoco.

Ma Frankenstein non nacque all’improvviso, come imprevisto risultato di un gioco di società.

La Creatura fu il frutto di una gestazione di nove mesi, e farfugliò i primi vagiti poco dopo la nascita di un esserino in carne e ossa, Clara, la seconda figlia femmina di Mary e Percy. Questa coincidenza tanto coincidenza non è.

Andando a ritroso e in avanti, poi guardandosi intorno: nella Villa c’era anche la sorella di Mary, Claire. Byron diventerà un indesiderato e spietato cognato. Shelley aveva avuto sollievo da un’eredità che aveva strappato alla misera la famiglia non convenzionale di una cognata e una coppia “clandestina”, che sì, si sposerà… ma non per coronare un sentimento che non aveva bisogno e voglia di riconoscimenti, ma per essere il capriccio o l’escamotage escogitato da Shelley dopo un tragico suicidio.

Sucidi, colpe e morti premature: il dolore fu il cavallo fedele che trasportò i personaggi nelle loro vite, a fianco il destriero bianco e selvaggio della passione, del coraggio e della voglia di cambiare il mondo.

Troppi bambini smisero di agitare le manine, cullati dall’oblio. Una bimba sepolta di fretta sul lido di Venezia, un erede maschio avvinto dalla malaria; una creatura nata prematura che distrusse il generoso e impavido cuore di Mary a soli diciassette anni.

HO DICIASSETTE ANNI

E sono già

figlia di uno spettro

e madre di un pugno d’ossa.”

La polvere di anni duri, freddi, divisi tra la furia di un uomo forte ma fragile, debole nella sua ricerca di attenzioni dove non dovrebbe cercarne. Un poeta straordinario, ignorato. Un padre assente che fuggì con una quasi bambina, che dovette sopportare l’assenza del suo di padre.

Una matrigna, una donna greve e dispotica che riuscì ad avvelenare il cuore del padre dell’anarchia, e della madre della Creatura. Mary venne alla luce dalla morte di quella che viene considerata la madre del femminismo… Mary rigirò nella bocca la colpa per anni, fino a sentire quanto fosse fiera di essere il prolungamento e il frutto della “Madre della libertà”.

Ph Francesca Lucidi

“D’improvviso capisco che non ho rubato la vita a mia madre,

quando sono nata.

Me l’ha data lei, proprio come adesso ho dato vita a mia figlia.”

 L’infanzia passata a nascondersi per ascoltare i versi recitati da Coleridge nel salotto di casa strappata via dalle mani di una donna sformata che tira i capelli di una bambina innocente, diversa, cresciuta come unico ultimo baluardo di una fortezza della libertà che si traformò nell’oscura bottega di un uomo fallito e succube.

Un viaggio in Scozia come balsamo, anche se Mary va incontro al suo destino da sola, cullata dalle onde, scacciata… mandata via come un pacco da non rispedire al mittente.

Due poli a disequilibrare una storia che sopravvive e riluce in bilico sull’orlo di un baratro: la morte, e l’amore più forte di ogni convenzione… l’amore per Percy Shelly, il ricco ripudiato promettente poeta che arrivò nella vita di Mary “come un tuono”.

Una coppia fece l’amore nei pressi della tomba di una madre: questa unione fu in realtà la dimostrazione data a chi da sottoterra vedeva solo fallimento, tradimento.

Ph Francesca Lucidi

PROMESSE INFRANTE

Nostro padre ha promesso

libertà, amore, uguaglianza

per le donne.

Ma per me sembra

aver chiuso la porta

su qualsiasi futuro

che non sia quello di vendere libri.”

Ph Francesca Lucidi

 Nel corso della lettura, i morti e l’ammirazione per loro avvicineranno molti personaggi, il lutto sarà un motore straordinario per la redenzione finale.

Purtroppo, tra i resti, dovremo anche raccogliere un cuore carbonizzato avvolto in una pagina ricamata di versi. È tutto vero, è la storia di Mary Shelley…

“Non abbiamo bisogno di denaro.

Siamo poeti,

anarchici,

profeti;

nelle nostre tasche portiamo soltanto

amore per l’universo.

Berremo latte acido e mangeremo pane stantio.

Attraverseremo le montagne a piedi!”

Buona lettura… la mia intenzione non era raccontarvi per filo e per segno come andò ma invitarvi ad avviarvi da soli tra le pagine di questo libro, che merita la riunione di tutti vostri sentimenti e di ogni forza e compassione presente nella vostra anima.

Ph Francesca Lucidi

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