sabato 11 luglio 2020

UNA BELLISSIMA STORIA DI LUIS SEPÚLVEDA SULL'AMICIZIA, IL CORAGGIO E IL RISPETTO DELLA NATURA

STORIA DI UN CANE CHE INSEGNÒ A UN BAMBINO LA FEDELTÀ

Ph. Francesca Lucidi. Libro in versione Ebook. Ugo Guanda Editore 2015.

LA VITA DI LUIS SEPÚLVEDA

Luis Sepúlveda nasce ad Ovalle, in Cile, il 4 ottobre del 1949. Già la sua venuta al mondo anticipa il peregrinare instancabile dello scrittore e la sua esistenza segnata dalle vicende politiche del Sud America.

Luis nasce in una camera d’albergo: i genitori sono ricercati per motivi politici, gli stessi che hanno costretto il nonno a fuggire dall’Andalusia. Il nonno era Gerardo Sepúlveda, detto Ricardo el Bianco, un anarchico.

Lo scrittore passa i primi anni della sua vita con il nonno a Valparaíso. In quel periodo un’altra figura importante è il prozio… ma ne parleremo tra un po', perché molto ha attinenza con il racconto in oggetto.

Nella sua infanzia impara l’amore per la narrazione; e anche per la lettura, prediligendo i romanzi di avventura.

Luis passa dalla lettura alla scrittura, e alla politica. All’età di quindici anni si iscrive al Partito Comunista.

A diciassette anni inizia l’impegno giornalistico presso il quotidiano Clarín, e lavora in radio.

Con il suo primo libro di racconti Crónicas de Pedro Nadie vince il Premio Casa de Las Americans e ottiene una borsa di Studio all’Università di Mosca. In realtà, Luis resta poco in Russia perché viene espulso per presunti contatti con dei dissidenti. Le voci sulle cause del suo allontanamento sono, però, molteplici.

Tornato in Cile, Luis viene espulso dal Partito Comunista. Il suo impegno politico e “rivoluzionario”, però, non si arresta: lo scrittore parte per la Bolivia e milita nell’Esercito di liberazione Nazionale, l’organizzazione di guerriglieri guidata da Ernesto Guevara, detto il Che, il quale era impegnato nella diffusione della rivoluzione popolare.

Luis torna poi in Cile e completa gli studi per diventare regista teatrale. Inizia a militare nel partito socialista e a sostenere con tutte le forze il presidente Salvador Allende, entrando anche nella sua guardia personale.

Purtroppo, il governo di Allende non dura… e l’11 settembre del 1973 i vertici militari prendono il potere e inizia così la dittatura guidata dal generale Pinochet. Allende resiste fino all’ultimo secondo, i militari irrompono nella residenza presidenziale dove i suoi fedelissimi sono costretti a consegnarsi… ma il Presidente non si arrende, non cede alle proposte di un presunto accordo e si spara con un Ak-47.

Luis Sepúlveda viene ARRESTATO e torturato; resta un carcere per mesi in una cella asfissiante. Lo scrittore ottiene la scarcerazione grazie all’intervento di AMNESTY INTERNATIONAL

Riprende il suo impegno nel teatro dai contenuti politici, per questo motivo viene di nuovo arrestato e viene condannato all’ergastolo. Amnesty International interviene ancora e la pena è commutata in un esilio di otto anni. La Svezia gli offre asilo politico e una cattedra universitaria… ma Luis scappa durante il viaggio, intenzionato a raggiungere il Paraguay. Riesce a raggiungere l’Uruguay; a causa di problemi politici deve, però, scappare.

Arrivato in Ecuador riprende la sua attività teatrale. Si impegna, poi, anche in un progetto dell’UNESCO rivolto allo studio delle civiltà indigene e sull’impatto da queste subito dalla “civilizzazione”.

Nel 1978, si reca in Nicaragua. Nel paese è in atto la Rivoluzione… dopo la vittoria dei rivoluzionari, Sepúlveda inizia girare l’Europa.

All’inizio degli anni ottanta inizia l’impegno dello scrittore in GREENPEACE. In seguito, si sposta in Spagna per poi tornare in Cile.

Nel febbraio del 2020, lo scrittore è in Portogallo per il festival letterario Correntes d’Escritas; purtroppo Luis e sua moglie contraggono il Coronavirus, che sta iniziando a diffondersi in tutto il mondo. Dopo un lungo coma si spegne nell’Ospedale Universitario delle Asturie, ad Oviedo, il 16 aprile.

Noto alle masse per il suo Storia di una gabbianella e del gatto le insegnò a volare, Luis Sepúlveda lascia una immensa eredità letteraria ed emozionale.

 

STORIA DI UN CANE CHE INSEGNÒ A UN BAMBINO LA FEDELTÀ

Introduzione alla storia

Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà è un libro del 2015; il titolo originale è Historia de un perro llamado Leal.

La storia ha una brevità che contrasta… anzi esalta il suo contenuto ENORME. Questo racconto è un ESEMPIO, è la descrizione dei lati più oscuri e distruttivi dell’umanità ma anche delle bellezze del mondo, e dei sentimenti puri e in linea con le leggi della Natura. Ci sono due tipi di umanità che vengono mostrati al lettore: l’uomo moderno spietato, infelice e irrazionale; e l’uomo pacifico, silenzioso e segnato dall’onore e dal coraggio, un uomo che conosce la Natura e vive in essa con rispetto e consapevolezza.

Il narratore è un cane, un pastore tedesco. La scelta della razza è assolutamente in linea con la messa a nudo dell’umanità negativa, quella legata al valore delle cose, che non è un reale “valore”.

Il cane sta cercando un fuggitivo e lo fa per degli uomini. L’oggetto delle ricerche è un Indio ed è assolutamente importante acciuffarlo. Non possiamo pensare che il cane sia cattivo e quindi siamo invitati a pensare che i motivi della ricerca siano seri, e quasi tifiamo per la cattura.

L’autore ci narra la storia attraverso lo scorrere dei pensieri dell’animale: il cane ci racconta cosa accade e il tutto viene intervallato dai dialoghi brevi e rabbiosi degli uomini. Sì, iniziamo ben presto a capire di che natura sono fatti quegli individui che arrancano tra erba, alberi, pioggia e disagi. Questi personaggi sono aggressivi ma totalmente impauriti. Il cane avverte l’odore di quel “branco”, che sa di paura. Il fetore della paura degli uomini è forte ma non attenua i sentori che provengono dal fuggiasco… quelli, però, sanno di farina, miele e di tutto ciò che il cane ha perduto.

Possiamo subito intuire che il cane non ha sempre vissuto tra quegli uomini come uno strumento senza vita da maltrattare.

Il fuggiasco riesce a muoversi velocemente e gli uomini sono costretti a fermarsi più volte: loro non conoscono lemu, il bosco, e accendono fuochi soffocati e circondati dal fumo. Se non si conosce il bosco non si sa quali sono i suoi doni: si sceglie la legna sbagliata e lemu non offre i suoi servigi se non è trattato con rispetto e sapienza. Tutti gli uomini sembrano trascinarsi senza capire nulla di ciò che intorno a loro parla e vibra. Le parole degli animali vengono udite solo dal cane, che riesce a distinguere il gracidio della rana, il canto sommesso del gufo, le ali del pipistrello che si nutre. Tutto è in perfetta armonia, tranne gli uomini. Il branco di cacciatori è a disagio. Gli uomini litigano costantemente tra loro… e il capo svetta per freddezza e crudeltà. Egli non è malvagio solo con il povero cane ma anche con i suoi simili: se uno del branco prova a nutrire l’animale il capo prende a calci il pezzo di pane e protesta… un cane deve essere affamato per cercare bene; se così egli crede non potrebbe essere diverso se ad aver fame fosse un suo simile che non ha adempiuto ai suoi presunti doveri.

Il cane in sogno vede, come accade per tutti gli esseri che riescono a “vedere” realmente: il pastore tedesco è uno sciamano, non per investitura ma grazie agli insegnamenti quotidiani che ha avuto dalla Gente della Terra.

Cane, perché così l’animale viene chiamato dagli uomini, in sogno rivive il giorno in cui cadde nella neve. Tra le alte montagne una carovana si spostava tra gli aromi di mate, carne secca e farine. Una borsa conteneva Cane, che però cadde, e nessuno se ne accorse. Abbandonato e acciecato dalla corsa per raggiungere i cavalli che poco prima trasportavano lui, uomini e merci rimase solo, ma ecco che una tiepida lingua giunse a rassicurare il cucciolo. Un salvatore grande e fiero prese con sé Cane. La nuova casa che trovò ad accoglierli era una caverna. Ma un pichitrewa, un cucciolo di cane, non poteva restare con quella creatura. In pochi giorni Cane venne nutrito, e iniziò ad imparare la forza delle sue zampe… ma non poteva restare: il suo compagno aveva già in mente un piano.

Dopo questa visione onirica giunge il mattino: a Cane viene ancora negato un pasto dal capobranco, che si scaglia contro un suo simile il quale, spinto dalla compassione, lancia un pezzo di pane all’animale.

Cane è affamato e stanco… ma non è arrabbiato: è lucido e intenzionato a portare avanti la sua missione. Gli uomini, invece, sono completamente furiosi e confusi dal disagio provato nello stare nella foresta, e dalla stanchezza. Cosa fanno gli uomini quando sono arrabbiati e in difficoltà? Si scagliano l’un l’altro… questa gente che proviene dalla civiltà è molto diversa dalla Gente della Terra.

Il fuggiasco ha lasciato tracce di sangue… il cane avverte ogni suo segno. Ma l’animale ha un piano, come il suo salvatore, tanto tempo fa. Il pastore tedesco fa il suo lavoro e fiuta e sa benissimo dove si sta dirigendo il fuggitivo. Gli uomini pensano che la cattura sia vicina e seguono ogni segnale lanciato dal loro schiavo a quattro zampe. Ma Cane ha un piano e gli uomini non giungono a nulla se non a luoghi scomodi che loro sono incapaci di sopportare… il branco corre, anzi arranca. Cane si distanzia da loro e si ferma a gustare l’acqua fresca tra le pietre del fiume; i morsi della fame sono sempre più forti e l’animale cattura un topo di montagna, un tunduku. Cane uccide in modo molto diverso dagli uomini e dalle loro armi per ammazzare. Il pastore tedesco non appartiene al mondo civilizzato: lui appartiene alla Gente della Terra. Cane sgozza il topolino… e poi gli chiede PERDONO: dalla Gente della Terra ha imparato che l’uomo, il che, deve chiedere perdono all’albero che abbatte, alla pecora che tosa. L’animale ha imparato che ci si ciba per quel che basta, e agli altri fratelli viventi si lascia il resto, come in un grande banchetto dove tutti si è alla pari senza affamare, odiare, umiliare.

Ecco che il tuono, un altro fratello, arriva a sconquassare l’aria e a portare il temporale. Cane riesce a trovare un riparo, mentre gli uomini restano a urlarsi contro tra i canneti e la fanghiglia. Il sogno ritorna a portare visioni all’animale/sciamano addormentato. Nello spazio del sogno, una storia racconta di un giaguaro, un nawel, che un giorno portò qualcosa tra le ruka, le case della Gente della Terra. Ogni porta di quelle abitazioni è puntata ad est, dove il sole sorge… ma in quella mattina fredda un altro dono della Natura arrivò su quelle soglie.

Wenchulaf, che significa uomo felice, trovò qualcosa e lo portò dentro alla ruka. Dentro quelle abitazioni si svolgeva l’ayekantun, l’appuntamento quotidiano in cui si narravano storie… e Wenchulaf era la voce di quella sapienza tramandata tra le generazioni. Il cielo aveva portato un dono e la Gente della Terra sa che si accettano e amano tutti i doni che il cielo manda.

Cane riesce a sentire le braccia di Wenchulaf, mentre sogna.

Nei ricordi vivi di Cane vi è un altro nome: Aukaman, cioè condor libero. Un sogno può avere profumi, e quegli odori piacevoli sono fatti di farina e di latte e di miele… come quelli del fuggiasco. Mentre imperversa il temporale, il sogno di Cane gli ricorda il suo VERO NOME: AUFMAN, che nella lingua della Gente della Terra significa leale, fedele.

“Questo cucciolo ha dimostrato lealtà a monwen, la vita, non ha ceduto al comodo invito di lakonn, la morte, perciò si chiamerà Aufman, che nella nostra lingua significa leale e fedele.”

Ciò che lo Spirito della Terra porta è per il nostro bene; la gratitudine è il nostro dovere verso di esso. Cane lo sa bene ed è grato della sua missione.

Il mattino arriva e solo le frustate attendono il pastore tedesco; è proprio la sua razza a far diventare Cane una proprietà degli Uomini della “Civiltà”. Un giorno era diventato il cane del capobranco… per un merito che Cane aveva guadagnato più per istinto che per intento: il pastore tedesco non avrebbe mai voluto vivere in una gabbia o ricevere ordini dal capobranco. Questo accadde, e tante cose Cane perdette.

Un giorno, però, il suo ruolo di cacciatore per il capobranco aveva assunto tutta un’altra importanza: odio, un abbaio e uno sparo… e da lì Aufman era tornato a essere se stesso, fingendo, però, di essere Cane.

Il fuggiasco verrà trovato? E qual è il piano di Aufman? Chissà se le cose che ha perduto possono essere ritrovate…

In questa storia molti Giusti vengono oppressi; qualcuno perde la vita… e la Natura ascolta e vede e osserva. Dimenticare lo Spirito della Terra priva gli uomini della VERA vita. Morire è un ricongiungimento, la brama di afferrare e rubare altre vite, invece, è un tipo di "morte" che non avrà mai consolazione e pace.

 

PERCHÉ SEPÚLVEDA HA SCELTO DI SCRIVERE QUESTA STORIA

Lo scrittore sente di avere un debito: la sua vocazione di scrittore la deve ai suoi nonni, che come tutti i nonni raccontavano tante storie; e soprattutto al suo prozio Ignacio Kallfukurá, un mapuche, un appartenente alla Gente della Terra. Luis ascoltava le storie, che il prozio narrava nella lingua dei mapuche, non capiva molto ma riusciva a comprendere tutto… perché dopotutto anche Luis era un mapuche.

Nell’introduzione, lo scrittore ci racconta di tutto questo passando anche per il ricordo del succo delle mele appena raccolte. Lui avrebbe voluto poter raccontare storie ai bambini mapuche, alla fine sceglie di portare tutti bambini del mondo davanti a quei falò nella Wallmapu, il paese della Gente della Terra.

Intraprendere questo viaggio significa stare in silenzio, come quando si ascolta qualunque storia. Le voci più importanti non sono quelle altisonanti della “civiltà” ma quelle della vita come si manifesta attraverso lo Spirito della Terra che tutto permea. Ogni cosa ha una vita. Sedersi intorno a questo immaginario falò implica la crescita interiore attraverso il rispetto, la sapienza di ciò da cui ogni cosa nasce… è una lezione che non passa per grandi calcoli, no. La Natura aspetta come anche il vero e puro Amore, e l’amicizia.

Credo che questa piccola storia abbia una grandezza che a stento si può contenere in una sola lettura di qualche ora. Sepúlveda è un cammino di vita. Lui voleva rivoluzionare il mondo: ha combattuto, ha sofferto il carcere e la repressione… alla fine la sua GRANDE RIVOLUZIONE è riuscito a farla. Volete rivoluzionare il mondo? A volte basta solo saper ascoltare.

 

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Buona lettura!