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giovedì 12 gennaio 2023

SIGNORINA ELSE

 di 
ARTHUR SCHNITZLER

  • Anno di Pubblicazione 2018 (1°1924)
  • Editrice Feltrinelli
  • Lunghezza stampa 96 pagine
  • Prezzo stampa 7,60€
  • Prezzo Ebook 1,99€
  • Link all’acquisto QUI

SIGNORINA ELSE di Arthur Schnitzler
Ph Francesca Lucidi

DALLA DESCRIZIONE EDITORIALE

"Nei singoli uomini non si è verificata la benché minima trasformazione, non è accaduto altro se non che diverse inibizioni sono state spazzate via e che ogni specie di mascalzonate e furfanterie possono essere commesse oggi con un rischio relativamente minore, in ogni senso sia morale che materiale, di quanto non accadeva in passato. Inoltre, si parla un po' più di cibo e di denaro." (Arthur Schnitzler, 1924).

L’AUTORE

Arthur Schnitzler nasce a Vienna il 15 maggio del 1862, in una famiglia ebrea. La madre, Louise Markbreiter è un’ottima pianista e infonde il sentimento musicale nel figlio; il padre Johann è un laringoiatra che introduce il figlio alla carriera in ambito medico. I due poli influenzano e permeano la vita di casa Schnitzler, dato che Johann è il medico di diversi celebri cantanti.

Arthur mostra precocemente l’attitudine all’osservazione, alla percezione dell’interiorità in relazione alle esperienze esteriori, e alla società. A soli diciassette anni tieni un diario sulle sue esperienze sessuali; critica poi attraverso le sue opere anche la vita militare, venendo radiato dall’esercito dove ricopriva il ruolo di tenente medico. Con la morte del padre riesce ad abbandonare l’impiego in ospedale: molteplici sono le suggestioni che affascinano e affaccendano Schnitzler, tra cui la psicanalisi e l’ipnosi. Lo stesso Freud è ammaliato dalla figura dell’autore.

Il 26 luglio del 1928 sua figlia si suicida a Venezia, dove abitava con il coniuge italiano. Tre anni dopo, Arthur Schnitzler muore a causa delle conseguenze di un ictus il 21 ottobre del 1931.  

 

DIECI, CENTO, MILLE CARTINE DI “VERONAL”

QUESTA VOLTA… TUTTO D’UN FIATO

Temi, valori, riflessioni

“Una carezza distratta quando si è tanto belline, un po' di apprensione quando si ha la febbre, poi ti mandano a scuola, a casa t’insegnano il francese e a suonare il piano, d’estate ci si trasferisce tutti in campagna, ti fanno regali per il compleanno e a tavola impari ad ascoltare tanti bei discorsi. Ma di ciò che si agita in me, dell’ansia che mi divora, vi siete mai preoccupati?”

Else ha diciannove anni, fa parte di una famiglia austrica borghese, ha un fratello maggiore che andrà in Olanda a vivere la sua vita, il padre è avvocato, e sua madre passa le giornate ad organizzare cene ed eventi che non possono permettersi. Cara madre… lì a dare anticipi per poi non pagare mai; caro papà, a giocare in borsa e a giocare con la vita di tutta la famiglia. Trentamila fiorini il costo per la salvezza, caro papà. L’unico che può fare un prestito, l’ennesimo, è il Signor Dorsday, un amico di famiglia vecchiotto, che scruta Else attraverso un monocolo che riluce dello scopativismo di una società in cui le donne non scelgono… ma la Else nello specchio conosce la scelta. Cara mamma, non manchi di ricordare ad Else come Von Dorsday abbia una predilezione per la “cara bambina”: un telegramma arrivato al Grand Hotel di San Martino di Castrozza, dove tutti sono in vacanza, felici, morti. Lì Else si trova davanti alla responsabilità di salvarti, papà: nuda a mezzanotte, nel bosco o in camera, purché il monocolo abbia la merce per il prezzo pattuito.

Else:

“Caro papà, quante preoccupazioni mi dai. Avrà mai tradito la mamma? Come no! E più di una volta. È così sciocca la mamma. Non sa nulla di me. Come gli altri, d’altronde.”

Una diafana e giovane snob, dalle belle spalle, dalle gambe sensuali: una vergine, una "prostituta" che mai però è stata violata attraverso quel sigillo di purezza che la natura dona alle donne, come dannato potere di scelta, forse poche volte davvero libera. Un lungo monologo interiore; un flusso di coscienza dove si intervallano solo le parole degli altri, che risuonano come lontane o tremendamente vicine e invadenti. Dove la psicanalisi e James Joyce hanno aperto un varco, l’autore accompagna in una danza macabra accarezzata dalle note di Schumann. Il paesaggio della montagna fa da scenario, mutevole: da confortante fatata visione a espressionismo incalzante che deforma i profili dell’orizzonte, le ombre degli alberi, la sensazione dell’erba contro la pelle… nuda.

Else è così giovane, e parla di sé stessa come di un millenario essere vivente, che mille vite ha vissuto, nella sua fantasia. Ha pulsioni Else, e ribrezzo per la vecchiaia, e fascinazione per i “tipi poco raccomandabili”. Una sera un battello la vide nuda su un balcone, mentre si accarezzava i fianchi. Else si sente viva, quando sta sola con la vera sé. Un Es e un Io che si mettono faccia a faccia, davanti a uno specchio: nella scena magistrale in cui Else si prepara per il “compratore”. Trentamila fiorini, poi cinquantamila… e poi il Veronal. E Paul? Caro cugino che accarezzi Else con parole suadenti, tra un incontro e l’altro con la tua amante sposata con figlia al seguito. La zia ricca ha pagato la vacanza, ma non sa che i soldi per la famiglia di Else non bastano mai.

Else si vede moglie, amante, prostituta, bambina. “Un cortese sorriso prima di ritirarsi in buon ordine”: ma questa volta Else ha in serbo uno spettacolo in grande stile… perché no? Se lui deve vederla nuda, vederla prostituta, perché non invitare tutto l’hotel, il mondo intero, il caro papà.

Una Salomè, una Elettra, una donna che attraverso il suo sesso si punisce per punire. Il borghese ben pensante taglia la testa alla santità dell’essere, alla natura pura di ogni personalità. Il controllato e il controllore perdono il controllo, la via di mezzo che non riesce a contare quante dosi di Veronal possano passare da sonno a morte. La colpa è di tutti, e i Doppelgänger si moltiplicano tra pellicce, poltrone, piatti succulenti.

SIGNORINA ELSE di Paul Cnizzer

Else è una, e poi doppia. L’unico amore carnale che vivrà sarà quello con sé stessa: schiacciare il suo seno contro quello del suo riflesso, su un gelido vetro che lascia l’amplesso incompiuto. Nel momento in cui una personalità si affaccia al mondo, quest’ultimo non dona in premio la vita identitaria, unica, ma una crisi isterica, un delirio che porterà Else a sacrificarsi contro un progresso che ha ben apparecchiato un corteo funebre di tutto rispetto, per i valori, quelli che non si dividono tra bene e male ma tra vero e fasullo. “Salvatemi.”

Medico, scrittore, drammaturgo: Schnitzler è un osservatore disinibito, un cantore della società senza alcun filtro, ma con una composta compassione che scaturisce semplicemente dalla messa a nudo schietta e cruda dei pensieri e delle emozioni che si agitano nella psiche, con pari dignità. E in questa assenza di meschinità riesce a narrare gli ambienti interiori con incredibile onestà, senza tralasciare alcun romantico o distruttivo tratto. Nella fotografia di ambienti esteriori rilucenti, provocanti… soffocanti, si può entrare nella pelle dei figuranti del mondo borghese, per riscoprire un’umanità a cui Schnitzler non permette più di dire bugie, di essere morti in vita. Onore e gloria al disfacimento, pur di dare alle fiamme quella immagine statica e dorata di un mondo che si distrugge dal di dentro trasformando desideri e innate pulsioni in frenesie, manie, patologici isterici tentativi di essere ciò che la società, e le convenzioni, decidono prima che mai possa avere assoli la voce interiore di ognuno.  

AL CINEMA

Dalla novella è stata tratta una versione cinematografica, in muto, nel 1929. Il regista è Paul Cnizzer. Il bianco e nero e l’assenza di parlato dirompono attraverso la figura dell’interprete, Elisabeth Bergner: poche ore in cui essere catapultati in una vita, intera, e poi spezzata… moltiplicata ed estinta. I campi lunghi e i gesti, gli sguardi degli attori di sfondo fanno sentire lo spettatore partecipe di un voyeurismo che inebria, sciocca, imprigiona. 

Anche senza l’ausilio del voice off, il monologo interiore della novella riesce a mutarsi e ad esserci, a farsi palesemente esperienza, solo grazie a un cambiamento nello sguardo, a un incedere diverso, a uno stringere delle dita che porta in sé il racconto di ragionamenti e poi crisi che non lasciano scampo.

Dal lavoro di Arthur Schnitzler, precisamente dalla novella Doppio Sogno, è stato tratto anche il noto Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick.

IN MUSICA

Nel pieno rispetto delle evocazioni della novella, dove la musica è contrappunto dei contrasti interiori, il gruppo italiano Marlene Kuntz ha sonorizzato il film Fräulein Else, suonando dal vivo le note che abbracciano tutta la proiezione. Ho assistito ad uno di questi spettacoli… e non posso che tacere tanta la meraviglia e la violazione di tabù che in me ha provocato: stupendo!

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