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giovedì 10 dicembre 2020

ANIMA ANTICA

 UN ROMANZO SULLA MAGIA, UNA RIFLESSIONE SULLA MEMORIA E IL POTERE INTERIORE; ATTRAVERSO RISVOLTI DAI MILLE GUSTI

di 

MONICA MARMENTINI

Ph Francesca Lucidi

L’AUTRICE

Monica Marmentini vive tra le sponde del Lago di Garda e del Lago d’Idro. Una lettrice appassionata, un’anima in ricerca. Il fantasy ha sempre stuzzicato qualcosa nel suo stomaco, una fame atavica, una necessità di attraversare storie vecchie, piene di vite straordinarie da parer solo frutto di una fantasia magica. Quella fiammella al centro del suo corpo si è evoluta, in viola splendore ha portato in superficie una necessità: scrivere Anima Antica.

Nonostante Monica si destreggi tra vari generi, ha trovato la verità nelle visioni fantastiche che tanto la affascinavano; ora parla ai nostri petti, alle nostre aure imprigionate in una “realtà” che cela altro. Monica ha saputo raggiungere la sua energia per inondare il lettore curioso, puro e aperto a viaggi che richiamano le radici dell’umanità, del bene e del male, dei comportamenti e dei poteri che muovono le ere, aldilà di ciò che appare in un frenetico organizzare delle ore.

Monica Marmentini ha il talento del narrare, non solo assemblando parole ma evocando vere e proprie cerimonie di elevazione, purificazione, liberazione. Nella semplicità mostra una grande forza.

ANIMA ANTICA

INTRODUZIONE

Edito nel 2019 da Genesis Publishing, questo romanzo è avvolto da ombre e profili che da una copertina violetta ci introducono a domande che avranno soddisfazione in una narrazione che ti prende per mano, dolcemente. Materne attenzioni, amorevoli cure per il lettore che viene catapultato in una storia comune a tutti, in partenza; i risvolti sveleranno cose che ancora si ha bisogno di raccontare, evocare.

La riappropriazione è il diritto che si rivendica e afferra ad ogni pagina. Un narratore che si avverte subito come femmineo, almeno così mi ha dettato l’istinto, accompagna i personaggi verso un’evoluzione “potente” che può far giungere il lettore a un cambiamento. Disfatte, capitomboli fortuiti, voci dal bosco… piano piano una vita pare mutare e, come sempre accade, mette in moto energie e vite plurali.

Se prestiamo ascolto, attraverso numerose domande, considerazioni semplici quanto difficili per una mente focalizzata nella gabbia degli impegni, posso assicurarvi che magari potrete prendere decisioni, finalmente.

Un libro di estrema dolcezza e indomito coraggio, di commozione e magia:

“La magia è ovunque nel mondo,

per chi ha occhi per vederla.”

Conoscerete questa magia in un modo leggiadro, altre volte spietato. Un fantasy che profuma delle cose belle e vere della vita. A me piace pensare che sia tutto vero, anzi, non stento a crederlo.

Sì, potrebbe parlare di streghe, ma nel modo più rispettoso e profondo che si possa desiderare.

Anime, iniziamo questo altro cammino… dopo altri che forse non ricordate, ma forse potreste veder riaffiorare.

TRAMA E TEMATICHE

Adele, una ragazza educata, amata, non particolarmente appariscente ma sicuramente speciale. Una carriera prestigiosa, una vita in città per lei e il marito Samuel; entrambi presi tra scadenze, progetti professionali, affitto, mondanità. Inviti a cena, obblighi sociali. Tutto fila liscio, su una superficie asettica e lucida, abile a far scivolare chi sbaglia un passo. A riscaldare una vita senza tempo, o meglio con un tempo che si percepisce in saltuarie boccate di libertà dall’orario lavorativo, l’amore. Samuel è bello e desiderato dalle donne, ma lui ha scelto Adele… come anche il destino, che a un tratto si presenta alla porta della giovane, perché è giunto il tempo. Siamo sempre capaci di aprire la porta e accogliere un invisibile ospite che sopraggiunge per restare, rimestarci dal di dentro?

Amanda, la madre di Adele, annuncia alla figlia che la vecchia casa di nonna Amelia deve essere venduta. A Adele la scelta: liquidare la parte degli zii o dimenticare e continuare la propria vita tra muri stretti che sembrano non esseri adatti ad alcun proprietario. Amanda sa, avvertiamo qualcosa che aleggia nelle parole della donna che sentiamo a disagio, sempre, anche se è piena di amore e attenzioni per la dolce Adele.

La ragazza ha già scelto, Samuel adora il non poter nulla contro l’entusiasmo della sua sposa.

La vecchia casa della nonna pare nascosta nel tempo, nella natura. Ogni muro, finestra o poltrona promette storie, calore… ma nella realtà il tutto richiede davvero un gran lavoro. Qualche conto, una calcolatrice e un computer, una strada percorsa tra i ricordi che timidi cercano di sfiorare le spalle di Adele.

La vita accade sempre mentre stiamo facendo qualcosa di altro: programmare, quale vezzo umano così lontano dal destino che essendo perpetuo non se ne cura.

Un ricettario rosso inizia a fare l’incantesimo che ci cingerà tra profumi, ingredienti, procedimenti e trucchetti golosi. Il tempo in quella casa sembra davvero tornare a mostrare il suo manto argenteo e non la marcia serrata che in città rimbomba nella teste di chi è nudo e grigio in un successo forse apparente.

I cambiamenti sembrano terminati? No. Una corsa in bicicletta si concluderà quasi addosso ad una donna sbucata dal nulla, da un sentiero “segreto”. Tea entra nella vita di Adele, con la sua bottega di erboristeria, con infusi e tazze fumanti che circondano Adele che inizia a sentire cose mentre l’amica, snella, bella, nota, la introduce a considerazioni e domande che iniziano a volteggiare a braccetto con le immagini di nonna Amelia, la nonna che dalle mura della vecchia casa sembra richiamare a una ricerca, a uno sforzo di memoria che esula dal semplice organizzare una lista di cose da fare da rimembrare per bene.

Dopo qualche week end, dove avremo il piacere di godere di fiere natalizie, di sentire il gusto di un bacio al sapore di frittelle dolci, ecco che, seduti con ancora addosso l’odore delle castagne sugli abiti, dobbiamo assistere al disfacimento dell’ordinaria e ordinata vita di città di Adele e Samuel.

Qualcosa deve finire perché altro possa iniziare. Un male apparente può contenere la luce, che sempre trova spazio dopo l’oscurità. In realtà saremo tutti parecchio felici. Bagagli pronti! Ci sono legna da ammassare, stufe da rimettere in moto, un forno da far lavorare a pieno regime.

Una donna in carriera si ritroverà a creare dolci che renderanno felici tante persone, la vera amicizia si mostrerà aldilà dello sfarzo e del chiasso. L’anzianità si farà spazio con le sue risposte: Corinne, la nonna di Tea, la donna che compare sempre al momento giusto e sarà davvero necessaria. Adele in quella casa inizierà a sentir brulicare qualcosa che può spaventare, ma che fa sentire così vivi, potenti.

Il sogno è uno spazio dove gli antichi credevano si celassero molte più verità che nella veglia. Incubi, volti, premonizioni, viaggi astrali. Un corpo che si stacca da sé stesso per ritrovarsi in epoche lontane.

Tea sembrava avere ogni risposta alle stranezze aveva iniziato ad avvertire, Adele, poi, sarà la vera sapienza che sofferentemente gira le sue pagine dal libro della via, della memoria, del potere. Anche libri fisici dovranno essere ben scrutati, e anche cercati. Corinne compare quando ce n’è bisogno, ma non pensiamo di poter trovare noi stessi nella sapienza altrui, il cammino è solo nostro, e si parte a ritroso per poi volare alto… dove forse una “guida” ci riporterà verso la verità. Anche la felicità non è sempre frutto di una ricetta ben eseguita, anche se Adele ormai in quel campo ha preso la mano, grazie al ricettario rosso lasciato da nonna Amelia. La felicità può interrompersi con una telefonata, la morte può sedersi allo stesso tavolo della gioia, dell’evoluzione. Cosa possiamo fare noi? Qui entra in campo un po' di fantasia, ma potrete scovare metaforici insegnamenti a una resistenza e a un’antifragilità fuori dal comune.

Gli occhi, badate bene agli sguardi di chi incontrate: qui ogni sfumatura riporta immagini sfuggenti; passione, terrore.

Il viaggio è lungo. Ci si può rasserenare su una poltrona azzurra, quanto bruciare tra le fiamme della stoltezza sanguinaria dell’ignoranza.

Riflessioni profonde sulla famiglia, storie parallele, segreti e sussurri. Radure e tragedie che sembrano non capitare mai per caso. Vita per vita una storia si continua a raccontare. Scelte dolorose o amori trionfanti. Ognuno ha il suo cammino.

Cos’è un’Anima Antica?

La risposta la troverete tra pagine. Sappiate che l’autrice ha una conoscenza profonda di ciò che dice: magari potrete iniziare ad organizzare un diario, appuntare riflessioni, spunti, informazioni storiche. Il paganesimo non fa parte solo delle lezioni di storia, così superficiali sull’argomento, ma è un termine che racchiude persone vissute o morte nell’autenticità di una vita votata ad ascoltare il mondo con rispetto, a toccare gli altri e le cose con l’amorevole cura di una madre… così come la Natura fa con noi: protettrice, insegnante, severa mentore, crudele allenatrice.

L’intera trama scorre sulle radici dell’essere.

Seguite Adele, cambierete, forse.

Per saperne di più dovete varcare il viale, dopo aver aperto la porta alle Anime Antiche; forse lo siete anche voi.

ANALISI, CONSIDERAZIONI E DOLCI SORPRESE

ANIMA ANTICA è un profondo percorso all’interno della memoria, personale e non. Palmi su palmi donne raccontano ad altre donne origini, conoscenze, significati. Le generazioni vengono attraversate grazie al tocco dell’autrice che riesce a tirare i fili dell’inconscio, a parlare di profondità che richiamano la storia: modernità, saghe familiari, dolori tangibili e orrori lontani che riportano all’Inquisizione, al soffocamento delle antiche sapienze e delle genti dei boschi.

Attraversiamo paesini del nord dell’Italia, sentiamo foglie sotto i piedi, avvertiamo l’odore dell’umidità che emana da acque primigenie che possono simboleggiare tranquillità, o un elemento che richiama a gran voce le “sorelle” che parlano attraverso lingue dimenticate, danze, braccia rivolte al divino affetto che il Tutto può manifestare a chi sa invocare la forza.

La magia è reale: si possono conoscere le radici e le motivazioni del paganesimo; si conoscono le streghe per ciò che erano… donne, persone depositarie di rimedi, cure, ascolto e legame con il potere generatore dell’umanità e della Natura.

La scrittura accompagna dolcemente accogliendoti in vicende zuccherose intervallate da amari eventi: lo Yin e lo Yang, il freddo e il caldo si fanno spazio tra gli accadimenti e le stagioni.

Ci si sente parte di ogni cosa, da una cena tra amici, al sentore di una pizza filante, all’angoscioso silenzio di un ospedale. Non c’è sempre il lieto fine, non immediato. Una bambina si pone il problema dell’affollamento delle anime nell’aldilà, quale potrebbe essere la risposta? Avete mai avuto una strana sensazione conoscendo persone nuove, guardando posti mai visitati: appartenenza, pace o paura. Solo scherzi della mente? Quando diciamo “me lo sentivo” che valenza potrebbe avere?

Monica conosce ciò di cui parla; fa vivere ai propri personaggi viaggi astrali, riti, ipnosi. Dietro ogni pagina si evince un lavoro di studio che probabilmente parte prima della nascita del romanzo.

Alcune parti sono come lo scialle rosso che Adele si getta addosso, guardando lo spettacolo che dalla sua finestra la chiama e la riconosce… lo scialle della nonna, sì. Altre parti sono luci nell’ombra, perché nell’ombra devono agire molte cose, non per il male ma per esser sicure di non essere viste ma percepite, e di fare un buon lavoro. Ombre e luci lavorano all’unisono, e noi ci troviamo a farci domande sui nostri desideri, a scrutare all’interno per comprendere se ciò che vediamo all’esterno è ciò che dobbiamo perseguire, ciò che ci rende “fecondi”.

Cosa davvero desiderate? Quando vi siete fermati, l’ultima volta, ad ascoltarvi?

˜

A corredare la magia di un romanzo che è diario, memorie, grimorio (scoprirete cos’è) tre ricette da provare. Io ho accettato la sfida, o meglio l’invito. Sentire il sapore di ANIMA ANTICA è possibile… non ho mai letto un libro che abbia anche un gusto vero, non figurato.

Da parte mia e di Monica, vi lascio la ricetta della TORTA AL CIOCCOLATO. Per le altre dovrete prendere con voi questo volume. Se volete fare qualche modifica credo non sia un problema, ognuno ha le proprie “formule”. Io ho inserito tre uova e ho sostituito il burro con la margarina agli Omega3. Per avere un cuore caldo seguire alla lettera i diciotto minuti di cottura, per una torta adatta ad accogliere qualunque cosa possa fumare da dentro una bella tazza aumentate i minuti almeno a venticinque.

Ph Francesca Lucidi

RINGRAZIO MONICA per avermi dato la possibilità di leggere il suo bellissimo libro. Credo che molte parti le rileggerò più volte; le ricette verranno inserite nel mio quaderno personale degli intruglietti gustosi.

 

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Grazie! 

 

 

 

sabato 21 novembre 2020

PER STRADE INCERTE AD INSEGUIRE UN SOGNO

 

 LA SILLOGE POETICA DI "SIRIUS"

TRA LUNA E STELLE, IL VIAGGIO DI UN'ANIMA INQUIETA

Ph Francesca Lucidi

COME NASCE “SIRIUS”

Qui abbiamo un “non nome” che è lontano dal solo celarsi dietro uno pseudonimo. Il poeta si spoglia dell’identità anagrafica, fisica e sociale per farsi incorporeo viaggiatore alla ricerca di una identità più vera e profonda. Nella purezza del non essere, per scelta, un uomo rinasce dalla sua stessa solitudine, guardandola in faccia, prendendola per mano in un percorso che vuole esplorare quella stessa condizione. Il moto è da subito irrequieto, come già dichiarato dalla “non biografia” che si fa, invece, manifesto poetico: una persona si ritrova sui social a condividere nell’anonimato i prodotti creativi di una mente sensibile, arrovellata, ma anche romantica. Da una pratica che scaturisce da una ricerca istintiva o pianificata di salvezza ecco che nasce un torrente di versi liberi che innalzano sulla realtà una voce che può essere la voce di tutti, perché senza nome o viso, ma che è anche estremamente personale. Essere Uno e ritrovarsi, essere TUTTO attraverso il potere catartico di una poesia dolcemente sofferta.

Più di settanta liriche autopubblicate, il fisico manifestarsi di un eco che ha trovato la sua ragion d’essere anche al di fuori dello stato psichico ed emozionale del creatore… Ecco, in un mondo che spesso tenta di trovare sul web delle risposte, spesso troppo facili, ancor più frequentemente sbagliate o plasmate per intenti malsani e utilitaristici, la poesia rivendica una moderna funzione empatica e accogliente: si può stare nell’inquietudine, si può voler desiderare un “ritorno”, si può trovare comprensione anche da chi non si conosce direttamente. Le poesie di Sirius sono il prodotto di una comunicazione interpersonale nata dal non essere, così in molti si sono riconosciuti; forse anche il poeta ha ritrovato un nuovo sé stesso. Tutto questo ha avuto luogo su un social media: è interessante avvertire una tale occorrenza antica adattarsi e rinnovarsi nella contemporaneità, riuscendo a confermare la propria forza e funzione. La creazione poetica è l’estasi dell’anima che si innalza sopra la realtà per vedere, riconoscere, nominare; onorare, distruggere e ricostruire il mondo, interiore ed esteriore. Una persona inizia a mettere la sua anima, o l’anima in generale come lui la può vedere o ricercare, in versi; pubblica il tutto su Instagram, altre persone vi ritrovano qualcosa che avevano dimenticato o di cui avevano bisogno. Il pubblico premia l’atto di coraggio di Sirius, ed ecco che nasce questo libro, che ho apprezzato e spero sia solo un primo barlume.

Nel buio una luce resiste solitaria, come Sirio la stella, la più luminosa… che spesso si mostra senza compagnia e diviene amica di uno sguardo che percorre il cielo in ricerca.

 Ora lo andremo a scoprire.

STRUTTURA E ANALISI GENERALE

Il volume ha un filo conduttore, anzi, dovrei dire un cono di luci e ombre che si apre al nostro passo a partire dalla copertina, illustrata da Nadia Marconi. La simbologia proposta sfrutta sensi digitali e analogici: c’è la donna come essere corporeo e carnale; le forme sono generose e voluttuose… ma perse in un tratteggio vago e simbolico che nell’uso del giallo va ad accumunare la figura femminile con la luna e le stelle. Un astro par brillare più degli altri, e probabilmente non è casuale che si stagli proprio a fianco del profilo femmineo. La grafica scarna e contemporanea del titolo richiama l’origine della raccolta: l’asettico mondo del web, qui divenuto un germe inaspettato di bellezza e comunione.

Il blu si staglia sullo sfondo: ecco la notte, il luogo privilegiato dove i simboli e i pensieri del poeta si sprigionano. La donna, la Musa, la Poesia, la Luna: tutto riunito in una presenza che si moltiplica nelle sue manifestazioni proiettate dall’inquieta, romantica, passionale e malinconica parola di Sirius.

Le liriche possono essere lette separatamente ma, a mio avviso, sono tappe di quella strada a cui il poeta ci invita. Tutto inizia con la Luna, una pallida compagna spesso “specchio di un’anima smarrita”: presenza che ricorre… e un primo sguardo in alto porta un viaggio che arriverà ad un “ritorno”. Per ritrovarsi ci si perde nello struggimento, nella passione, in una carnalità violenta che poi si accascia su inviti docili come un “sorridimi”; ricordi familiari e secche brevissime poesie che richiamano aforismi, haiku. È chiaro che seguire l’ordine delle poesie dà il ritmo al viaggio: stanchezza, euforia, dolore, rabbia, disagio e innalzamento panoramico e stordente.

Ph Francesca Lucidi

LE POESIE: UNO SGUARDO PIÙ DA VICINO CON CONSIDERAZIONI

“allora tu,

Luna,

nasci in me,

solitario specchio

della mia anima smarrita,

ebbra di ricordi andati

e di tenerezze regalate,

nell’infinita ricerca del noi.”

Questi alcuni versi del componimento di apertura. Subito la Luna, l’introduzione del cielo e dei suoi abitanti come specchio del poeta che inizia l’infinita “ricerca”.

Da LUNA, dopo poche pagine si passa ad un confronto potente tra sensualità e smarrimento: BELLA SEI TU e BUIO, mostrano due visioni messe vicine, esaltate nella loro diversità.

La donna, che è anche la poesia, perde corporeità per essere luce:

“Neri gli occhi tuoi,

due lucciole che danzano ritmando nella notte.

Scie luminose che tracciano la vita”.

Poi il turbine sensuale di fianchi sinuosi e desiderio adagiato su seni spesso evocati dal poeta, con concupiscenza e con la dolcezza di un abbraccio rassicurante, quasi materno. A “seni” viene associato “abbraccio”, due parole poste a fine verso.

Dalla bellezza si passa, nella successiva pagina, al BUIO:

“Volevo capire.

Ritrovarmi.

Rinascere.

Mi sono perso in un groviglio

di passioni.

Ho paura

del buio.”

Qui possiamo vedere un modo ripetuto all’interno del volume: alcune poesie sono lunghe, discorsive o dolci, dotate di ampio respiro e ricche di onnivora fame di immagini e sensi. Poi, arrivano le liriche strette, le frasi spezzate, i passi che arrancano in quel viaggio di ricerca. Si cede, a volte, persino a forme che evocano l’aforisma. L’uso dell’enjambement può ampliare un respiro già lungo e profondo o dare appena una boccata di ossigeno spasmodica a un ritmo chiuso.

Le poesie sono il poeta e il poeta si fonde nella sua poesia parlando solo con i suoi prodotti creativi. Non ci dice nulla della sua vita e del suo nome, ma ci fa entrare nel suo cielo e nella sua ricerca: siamo gli invitati increduli alla più antica forma di catarsi delle passioni, delle paure e dei significati dell’uomo.

A volte si cade in espressioni un po' ingenue di quella verve da adolescente maledetto che usa i termini “stupra” e “fotte”, ai modi delle migliori musiche alternative contemporanea. Fossimo stati nei primi anni Novanta forse questo tipo di versi avrebbero suscitato in me più effetto.

Evidentemente, anche Sirius, a un certo punto si interroga sul quotidiano e sullo stesso mezzo che ha reso possibile la diffusione dei suoi lavori:

“Non voglio più giocare.

Oblio di sensi.

Vite parallele.

Inganni e illusioni.”

Ogni tanto una figura dal passato, una madre, una nonna; si avverte un fanciullo che si manca e un ragazzo che gioca con le parole creando qualche componimento ancora acerbo, ancora da limare secondo la luce e non solo dal potere dei lombi creativi.

Egli stesso si dice: “Non è un bel penare/tornare a quel che è stato./Tutto finisce. Nulla ritorna.”

Ad attimi, Sirius pare conversare con la Provvisorietà, accettandola. I momenti alti avvengono quando il talento di questo Anonimo tormentato mostrano una caustica filosofia tra il fatalista, il decadente, l’esistenzialista:

 Resta però sempre un odore di leggera Speranza. Io l’ho avvertito e voi dovreste scovare ciò che vi ho accennato, procedendo autonomi nella lettura, nella scoperta di Sirius e nell’affiancamento a quella che egli stesso deve portare a termine.

Ho scovato persino la dolcezza della fiaba, in STELLA CADENTE.

La pubblicazione è stata una bella scoperta, consiglio solo di riguardare, la prossima volta, l’organizzazione editoriale: vi sono un po' di informazioni eccessivamente ripetute tra introduzione, notizie sull’autore e quarta di copertina.

Ringrazio Sirius per avermi dato la possibilità di leggere i suoi lavori. Ti auguro il meglio e devo dire che ho riletto più volte diversi tuoi versi… davvero belli, davvero talentuosi in una naturalezza che fa trasparire umile e sentita scelta di esprimersi solo per il cielo, la “musa”, e per l’autoscoperta che spero riesca a tener degnamente la mano alla tua irrequieta solitudine.

A voi resta dirigervi verso il RITORNO… ma dovrete far da voi.

 

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Grazie! 

mercoledì 18 novembre 2020

TRYTE di Luca Giribone

 NOIR, GIALLO METROPOLITANO, FANTASCIENZA E METALETTERATURA 

INTRODUZIONE

Ph Francesca Lucidi

“L’ultimo passo della ragione è di riconoscere che si sono un’infinità di cose che la sorpassano.”

(Blaise Pascal)

Questa è una delle tre citazioni che aprono il volume, che aprono il cancello verso una cripta che non ha tempo, non ha reliquie… o forse ne ha ma non sono materiali, sono qualcosa di molto più antico; resta da stabilire quanto, e da dove si siano generate.

Torna Luca Giribone, lo scrittore della “lucida” allucinazione, con TRYTE. Dovrei dire che questo romanzo è il seguito di NEW YORK 1941. Forse…, se pronunciassi ciò mi sentirei in difetto e in imbarazzo.

Più che sfogliare pagine, leggere parole, dobbiamo espanderci; andare avanti nella storia uscendo dal nostro essere verso un “Tutto” misterioso che si maschera da “romanzetto”, volutamente.

Immaginate di trovarvi in un corridoio asettico, senza indicazioni su luogo e tempo, ai lati due file di porte; ogni ingresso non apre a un percorso ma vi fa rinascere, o nascere da capo, o per la prima volta. Quale il senso? Già la citazione iniziale vi deve far abbandonare la volontà di arrivare a una risposta univoca, a una trama pronta e chiusa. In questo libro tutto pare già conosciuto, e ricorda qualcosa che abbiamo letto, un film che abbiamo visto, una serie tv che a sua volta riprende fatti realmente accaduti. Chi è nato prima? In questo caso siamo sia l’uovo che la gallina.

Multiple storie che si vestono da noir, da poliziesco, da inchiesta; quando tutto viene stretto in un’aura fantascientifica che non è così tanto fantastica e futuristica, dato che riporta alle massime filosofiche che hanno sorpreso l’uomo dalla prima volta in cui ha guardato il cielo.

“Forse ho stuzzicato gli Yin e Yang dell’esistenza e della non esistenza, se mai essi hanno una consistenza, fino al punto di evocare i loro demoni, ed eccomi qui, tutti loro intorno, come una giuria chiamata a condannare i miei peccati.”

(Andrea Mainelli, scrittore, ex dio, condannato a morte)

CENNI SULLA TRAMA E STRUTTURA

Edito da Europa Edizioni, nel 2018, TRYTE appara subito un’opera più matura rispetto al precursore (ironico dire ciò), NEW YORK 1941. Ho apprezzato molto la pregevole introduzione ad opera del Generale Pasquale Muggeo, che dà risalto alla dimensione thriller del libro. Questa volta, la quarta di copertina è scritta magnificamente e orienta sufficientemente il lettore nella scelta.

In passato rimasi invischiata nella rete a strascico che vuole prender solo determinati tipi di specie definite. Qui non c’è un solo genere, perché alla fine ciò che tutto riunisce è altro, ma lo capirete solo nelle ultimissime pagine.

Come nel volume precedente, troviamo capitoli che sono persone, personaggi con tutto ciò che essi vivono, vedono e raccontano in prima persona; abbiamo poi i turni del narratore… ed ecco il ritorno dei corsivi che marcano una citazione, ma ciò che pare riportato per la forma grafica è un segnale: cosa è reale, cosa è creato, cosa è parola di altri, pensiero di uno, finzione?

In NEW YORK un’allucinazione apre al lettore, incastra il protagonista, non si rivela per ciò che realmente è. Qui la sensazione ha una spiegazione perché chi la subisce sta subendo inenarrabili torture. Lo scrittore Andrea Mainelli è fuggito dalla Capitale, ma ciò non è bastato. Il suo “romanzetto” è alle stampe: un noir che pare fare il verso a uno scandalo italiano. Il corrotto Sindaco di Roma, Spirati, è una divinità dai mille occhi e dalle infinite braccia. Andrea si deve sacrificare, dopotutto lo sapeva. La vita dello scrittore pare niente rispetto al meccanismo innescato e che continuerà autonomamente grazie all’editor e amante di Andrea, Elena; e ad altri personaggi… che sono qui e ora? No, non tutti.

È chiaro che NEW YORK e TRYTE bisogna caricarseli insieme. Se vi dicessi altro vi svelerei troppo; tecnicamente non potrebbe neanche essere uno spoiler, un’anticipazione. È anche vero che un’indagine c’è, quindi chi è affamato di verità e intrighi deve godersi poliziotti, investigazioni: insomma tutti i crismi di uno dei generi che in questo romanzo di “non genere” sono inseriti, e gli amanti del giallo metropolitano potranno gustarsi.

 Un cerchio si chiude, ma in un moto circolare perpetuo, come ad esempio viene immaginato il ciclo della vita, delle stagioni, della natura: inizio e fine si confondono perché il movimento necessario delle cose non si ferma mai; anche se tanti soffrono, muoiono (o rinascono, almeno qui, e per certe filosofie), ma magari non è tutto una tragedia… la consapevolezza data a qualcuno sarà il regalo finale dell’autore, dell’autore “vero” e reale.

La storia che andiamo a leggere ha del quotidiano, dell’insopportabile, del crudo; porta poi ai miei personaggi preferiti: quelli lontani di qualche decennio, fino al 1941, anzi adesso qualche anno più tardi.

Il mondo elettronico, futuristico, fa l’occhiolino anche da alcuni ricordi che un certo personaggio non dovrebbe avere; dato che riguardano nomi famosissimi che però ancora non esistono, cronologicamente.

Ritroviamo il nostro amato INFORMATORE; si aggiunge un PROGRAMMATORE dal passato doloroso che si ribella a una falsa gratitudine che diventa prigione. La scelta… la rosa di decisioni si divide in obblighi dall’alto e in scelte consapevoli. Come ogni evoluzione, come ogni generazione, qualcosa cade o si rompe per far fuoriuscire ciò che inizia il suo cammino di vita.

Ci sarà un altro nome in codice, perché qui c’è molto dietro quasi ogni cosa.

Sono felice di aver inteso completamente quel “Forse…” campeggiante nel titolo del volume precedente: pensavo fosse il vezzo dispettoso di un autore che si diverte a giocare col tempo; se leggerete questa coppia di libri mi direte se avevo ragione.

ANALISI E CONSIDERAZIONI

Suburra, Matrix… il noir. Vi piace ciò che ho citato? Bene. Qui troverete un po' di tutto, per fare il verso? Beh… sì, l’idea è quella. L’intento però sta nel gioco del celamento finalizzato allo svelamento di verità più grandi. Pesantezza filosofica? Non proprio. Le riflessioni sono tante, ma uno scrittore è pur sempre un sognatore che, un giorno, ha iniziato a sentir qualcosa di strano nel petto guardando il cielo come quei primi uomini che vi ho sopra citato.

“Ed ecco la magia. Quando un’illusione ottica prende vita, ogni volta che si fissa troppo a lungo una porzione di spazio, mescola e unifica le forme, le confonde rendendole luminose, quasi scintillanti, e alla fine la fantasia afferra le redini delineando un quadro coerente.

L’ispirazione.

La storia.

Fu allora che compresi di voler diventare uno scrittore. Non per qualche tipo di illuminazione divina o per la consapevolezza reale o presunta di avere cose fondamentali da dire, ma per la coscienza del fatto che esistevano storie.”

(Dei ricordi d’infanzia di Andrea Mainelli, il personaggio di Tryte, colui che muore subito, mentre “qualcuno” gli sopravvive)

La lettura del romanzo non è facile, e c’è una dose di accanimento di Giribone sul povero Andrea, e non solo… ma devo dire che l’occhio per occhio dente per dente che l’autore perpetra in vece di Frank è assolutamente giusto, coerente.

Usciamo da NEW YORK con un dio che pare assoluto, in TRYTE il dio muore subito… ma per lasciar spazio a nuovi decisionisti, e governatori di sé stessi, che preferisco. Alla fine, credo che in questa riflessione metaletteraria e metafisica ci sia un vero demiurgo: Luca Giribone. Il nostro autore sa giocare bene le sue carte, ci invita a riflessioni profonde e ad avventure crude, a consapevolezze magari non necessarie per noi. Noi siamo lettori, e badate che lui i lettori li sa coccolare. Luca è un personaggio sopra le righe che ha pensieri forti, convinzioni personali inattaccabili, anche se gli piace generare in noi il dubbio. Frank siamo noi, e dopotutto Giribone mostra un certo amore per il giornalista incasinato Frank, ne sono convinta.

Qui abbiamo un libro congeniato per il successo, per rapire, per essere diverso. Ci riesce? Questo lo deve decidere ogni incarnazione che il libro dovrà intraprendere nel suo Karma. Alla fine, è questo che ci hai detto, Luca. Se vi piace arrovellarvi il cervello, se amate la fantascienza o semplicemente apprezzate la narrativa ipercontemporanea, ossia frutto della generazione che si annoia facilmente e vuole esser presa per il collo, e anche un po' in giro… ma in modo consapevole e rispettoso del sano diritto del lettore a divertirsi ed evadere, ecco che questo libro fa per voi. In merito a questo mi vengono alla mente le dolci parole che Giribone inserisce nei suoi ringraziamenti:

“A voi che avete voluto partecipare a questo gioco, a questa voglia di deviare dalla strada maestra per sfrecciare, fra terra e cielo, come un bimbo che si lascia andare a cavallo di una bicicletta in mezzo all’erba, lieto e felice”.

Luca non è così “duro” come sembra; dopotutto una divertente corsa sfrenata è pur sempre insidiosa. Si può cadere, poi sta a noi non prenderci troppo sul serio e goderci anche il capitombolo. Io l’ho fatto, perché con questa lettura esco dal mio solito territorio; però adesso ci ritorno… perché l’esplorazione serve per sbirciare, raccogliere dati ed esperienze, poi abbiamo pur sempre voglia di un territorio adatto a noi, che non è detto debba cambiare per forza. 

Grazie Luca per avermi dato l’opportunità di leggere i tuoi romanzi.


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Grazie! 

 

domenica 11 ottobre 2020

DELL'ORIGINE DEL VAMPIRO E ALTRE CREATURE DELLA NOTTE di Massimo Mayde

CONTIENE IL TRATTATO INTEGRALE DI DOM CALMET
DISSERTAZIONI SOPRA LE APPARIZIONI DEGLI SPIRITI E DEI VAMPIRI

Ph Francesca Lucidi

L’AUTORE

Massimo Mayde è nato a Milano nel 1979. Scrittore, bibliofilo… e pianista, Massimo è un artista, che come molti suoi predecessori, ha affondato le mani tra gli affari dell’occulto; questo tocco ha fatto sì che la sua intera vita fosse avvolta da una ricerca incessante e da un modo di veder le cose profondo, anche curioso e coraggioso… fino a circondare di passione e un tocco di umorismo fatti assai “gravi”.

Questo “indagatore del mistero” è co-fondatore del Dharma Project, un vero e proprio gruppo di ricerca nel campo dell’inspiegabile, o almeno così appaiono certe questioni a chi da fuori cerca di trovare risposte a ciò che è sempre più spesso confinato in angoli ospitanti etichette rassicuranti le quali provano a riunire sotto stereotipi, e spiegazioni razionali, fatti che sentiamo troppo “grandi” e spaventosi per essere accettati.

Massimo è un divulgatore: oltre a diverse pubblicazioni tra il fantasioso e il documentaristico, è produttore e curatore del Podcast IL SALOTTO DEL TERRORE.

ALCUNE PUBBLICAZIONI

Re Nero, Abeditore, luglio 2017;

L’Errante, edizione indipendente FromHell.

Dei racconti inediti possono essere ascoltati sul canale Youtube La Musifavolista.

IL VOLUME

Ph Francesca Lucidi

Questo Anno Domini 2020, assai fuori dai nostri confini rassicuranti, vede la pubblicazione di un libro pieno, lungo e affollato di informazioni che possono stuzzicare, informare, spaventare o illuminare. Possiamo forse trovare risposte? Questo dipende da noi.

Il lavoro di Massimo si divide in due distinte occupazioni: da un lato vi è il curatore di un trattato del XVIII, un compito affascinante ma di responsabilità; dall’altro versante, quello maggiormente adatto a un pubblico più ampio, abbiamo lo scrittore, il ricercatore che riunisce una serie di fatti realmente accaduti e leggende in un calderone che promette la distillazione di un succo di conoscenza e curiosità che possa stuzzicare l’appassionato dei fatti e il fantasioso lettore amante dell’horror… entrambi possono abbeverarsi sperando nella comprensione, nella conoscenza. Racchiudere le ombre di secoli di storia umana in un libro è una missione ambiziosa, che vedremo cosa ha prodotto nel complesso.

L’uomo del Medioevo, o del Cinquecento, persino del Secolo dei Lumi… non era poi tanto diverso dall’uomo contemporaneo: l’uno e l’altro si occupano delle loro faccende del quotidiano, del cibo, della casa, delle relazioni. La facoltà di farsi domande su ciò che si vede e, soprattutto, su ciò che non si vede è innata nell’attitudine personale, adesso come nel passato. L’uomo semplice pensa al “pane”, ma a volte fuori dalla finestra, che separa il focolare dal mondo, si scorgono ombre che distolgono dal “qui” per attivare la ricerca di un senso sull’altrove. La paura ha sempre generato molto molto materiale, e tante azioni spesso crudeli.

Solo una ristretta cerchia di letterati, filosofi o “ricercatori”, nel corso del tempo, ha frugato nei racconti popolari per riunire nomi, fatti e oggettivi riscontri con i libri, con il dogma, con una razionale presentazione di accadimenti e sentimenti che non si potevano ignorare. Se il Cristianesimo ha cercato di portare ordine tra la naturale attitudine umana a creare storie e a dare un volto alla paura, è anche vero che la religione è servita non tanto come sonnifero quanto a scintilla abile a far nascere vere e proprie psicosi collettive… che posso assicurarvi essere arrivate in un tempo a noi molto ma molto vicino.

Gesù Cristo è risorto, negare la resurrezione come fatto significava minare le fondamenta del credo che cercava di tenere stretta nel controllo l’Europa di ogni epoca. La necessità non era negare l’esistenza dei “non morti”, ma riunire religione, folklore e immaginario collettivo sotto un pensiero completo, accettabile, almeno per chi voleva detenere il potere della mente delle genti.

Dom Augustin Calmet credeva fermamente nei vampiri. Il fatto che lui fosse un frate dell’ordine benedettino non lo riparava dagli occhi dell’Inquisizione o della paura insita nel suo stesso cuore. Lui si limita ad esporre un “problema”, non spiega ma descrive, riassume e tenta di mettere ordine.

Il frate francese visse a lungo, ben ottantacinque anni. Scrisse molte opere di carattere storico e una versione commentata della Bibbia; nel 1746 pubblica Dissertazioni sulle apparizioni degli Spiriti e sui Vampiri, o redivivi, di Ungheria, Moravia e Silesia. Il volume di Massimo Mayde fa riferimento all’edizione italiana del 1756, stampata da Simone Occhi a Venezia.

Già dal titolo delle Dissertazioni potete intuire la portata del fenomeno. Nelle Americhe si sarebbero cacciate streghe vere o presunte, in Italia si cercava di sanare un male sempre più capillare nel suo insediarsi, nel resto dell’Europa si cacciavano “vampiri” accanendosi su sepolture e sepolti. Già dalla meta del Settecento si vendettero persino Kit atti a facilitare l’operato dei cacciatori di “non morti”, arricchendo ogni valigetta con ciò che la situazione e la cultura locale richiedevano. Sicuramente non vi era solo volontà di protezione ma anche un sano sfruttamento materiale di un qualcosa che aveva evidente diffusione, se ci si poteva guadagnare. E se io e Massimo vi dicessimo che l’ultima eclatante caccia è avvenuta negli anni Settanta del secolo scorso? A Londra, nel cimitero di Highgate, Sean Manchester e David Ferrant scatenarono una lotta indirizzata al Principe delle tenebre. Il 13 marzo del 1970, una folla inferocita si abbatté contro i cancelli di Highgate; le forze dell’ordine nulla poterono contro i due cacciatori i quali riuscirono ad entrare e operare scoperchiando tombe e piantando paletti. Questo racconto, anzi… questo documento ci deve far convincere della necessità perpetua di non ignorare le ombre per continuare a operare nella luce; o dovremmo, comunque, bilanciare in noi il naturale sentimento della paura e renderci abili a sopportare eventi luttuosi o poco intelligibili con la forza dell’anima e della ragione. Forse oggi sapremmo meglio bilanciare questi due elementi? Dipende dal libero arbitrio, dalla facoltà di scegliere che tanti avvicinano a un dono che potrebbe venire solo dal MALE. Ascoltiamo… impariamo ad ascoltare. Magari Massimo vi farà uscire qualche sorriso, a me non è scaturito; io credo che la questione sia ed è sempre stata piuttosto seria.

“Io scrivo solo per gli Spiriti ragionevoli, e non prevenuti, i quali seriamente, e a sangue freddo esaminan le cose; parlo solamene per quelli, che non danno il loro assenso alle verità conosciute se non con maturità; che sanno dubitare nelle cose incerte; sospendere il loro giudizio nelle dubbiose; e negare ciò, che manifestamente è falso. Riguardi ai pretesi spiriti forti, i quali per distinguerli, e renderli a tutti gli altri superiori negano tutto, io li lascio nella sfera della loro elevazione […]”

Dom Augustin Calmet

Non abbiate timore, grazie al buon frate potrete, in primis, trovarvi tra gli angeli e gli spiriti buoni… a patto che il Creatore abbia volontà di renderli visibili. Almen così si dice: essi sono incorporei e solo in rari casi si manifestano. Sì, dovrete mettere da parte molto dell’immaginario da catechismo e da iconografia a cui siamo tutti abituati. Qui si parla di molte culture e altrettante religioni; la lettura di Calmet non è facile ma l’avvento di Massimo a metà del volume può ricondurvi su più concisi contenuti che concedono anche una migliore possibilità di comprensione di film contemporanei assai famosi, o aiutarvi nella lettura dei capolavori gotici che poi potrebbero apparirvi in uno spessore ben più considerevole e ricco di nuovo magnetismo.

CONSIDERAZIONI SULL’OPERA

«Inoltre, questo non vuole essere un libro scontato che tra un paletto di frassino e una bomba all’aglio infila il capitolo dedicato a capolavori come Dracula di Bram Stoker e Carmilla di Le Fanu per poi passare a Intervista col Vampiro di Anne Rice per poi infine scendere prepotentemente di livello con “distutibilissime” pellicole dal sapore più patinato con tocchi “soap” che di lercio sudario.»

Nella prefazione, Massimo mostra subito il suo appeal sicuro e duro, come ci aspetterebbe da un cacciatore dell’occulto di razza. In realtà, con queste parole che possono sembrare un po' giudicanti, si vuole dire la cosa più importante. Massimo sentenzia che “IL VAMPIRO È UN MOSTRO. PUNTO”.

Ormai si vedono licantropi innamorarsi e accoppiarsi in modi impietosi… vampiri assumere qualunque tratto possibile, soprattutto se quest’ultimo è sensazionalistico e lontano dai fatti veri, generati da storie altrettanto vere perché hanno creato reazioni. L’occulto è una cosa seria.

In questo libro è giusto che si parta con un trattato specifico di parecchie lune fa… così possiamo capire che ciò che adesso è puro intrattenimento una volta era una questione di VITA o di MORTE.

Restituiamo dignità a chi ha lasciato la terra dei vivi perché considerato troppo diverso da poter essere umano, a chi ha girato il mondo cercando di cacciare il male, a chi si è infestato con le polveri delle biblioteche di tutta Europa per tentare di creare un supporto “scientifico” all’uomo che deve salvarsi dalla fiamme della dannazione, o dalle grinfie assassine di un essere malvagio: sì, non si parla di pure fantasie ma di atti perpetrati da mani umane, poi se la colpa è stata data al Diavolo… beh si sa che la responsabilità scaricata su altri pare tranquillizzare i più.

Nel volume si parla molto di vampiri, ma si passa attraverso la notte scrutando anche lupi mannari, demoni che cercano la loro forma per unirsi carnalmente con gli umani; si può avvertire il freddo brivido che precede il sorvolare soave o l’inquieto dibattersi di un fantasma. Non dimentichiamo le streghe: è anche accennato il problema di come queste potessero raggiungere il luogo del sabba, anche se pare che la maggior parte di esse non si muovesse affatto. Se unguenti ed erbe possono farti vedere o raggiungere qualunque cosa… non si può ignorare la cronaca. Nell’ultima parte del volume vengono riuniti diversi fatti avvenuti realmente.

Ogni argomento è trattato brevemente ed è corredato di stupende illustrazioni che mostrano pagine di antichi trattati, foto di persone vere, disegni che mettono in forma informi timori. Le illustrazioni sono tutte in bianco e nero; alcune si presentano più grandi, altre come piccole apparizioni sugli ampi margini del libro. Quest’ultimo punto l’ho particolarmente apprezzato non solo perché richiama un aspetto di “tempi andati” ma anche perché è, in senso pratico, utile. Gli spazi bianchi lasciano al lettore la possibilità di appuntare, di apporre informazioni magari andate a cercare altrove… beh, il dubbio è sempre sano, secondo me. Possiamo creare il nostro personale manuale dell’occulto, se vogliamo. Restando sempre sulla praticità, posso affermare che il libro in questione è un valido punto di appoggio per chiunque ami la letteratura dell’orrore, nelle diverse declinazioni. A volte non si capisce perché Dickens tratti di fantasmi in un modo e un film del 2019 ce li mostri in un altro. Non comprendiamo perché quel preciso romanzo abbia avuto tanto successo e, alla fine, definiamo una lettura “un capolavoro” anche perché cerchiamo di ricondurci all’opinione comune. Il volume di Massimo può aiutare ad orientarsi, capire, formarsi su argomenti che non sono facili da riassumere in maniera completa ma ci si può comunque infarinare di chiarezze e formazione marginale sull’argomento.

La scrittura di Massimo è diretta, quasi giornalistica. Però… non manca di cedere alla volontà di toccar con mano la spalla del lettore, dato che ad esso si rivolge spesse volte. Ogni tanto ho percepito un tono dissacrante e mi è sembrato quasi cozzare con la dichiarazione iniziale che vi ho riportato a monte.

Sicuramente l’autore ha una forte personalità e come tutti i “cacciatori del mistero” che abbiamo potuto scorgere in film, fumetti o libri… anche lui è un tipo stravagante e forte delle sue convinzioni e della sua missione. A volte, forse, la forza sfiora la polemica. Ma credo che questo vada rispettato perché ognuno presenta il proprio lavoro secondo il modo personale, il ritmo del proprio battito cardiaco e la propria velocità di pensiero. Massimo pensa velocemente e scrive molto. Tanti argomenti non citano creature o leggende che sarebbe stato opportuno magari menzionare; poi, però, penso che questo libro sarebbe diventato enorme e illeggibile. Il lavoro di Massimo Mayde va visto nel suo complesso: se non vi parla del “monaciello” in merito alle paralisi notturne siate certi che potrete trovare qualcosa sui suoi social o nel canale di Youtube. Dobbiamo un po' cercare di stargli dietro. Posso affermare che una pubblicazione indipendente di tal genere sia un lavoro importante e ammirevole. Cercate di non farvi influenzare troppo dal fascino di Massimo… trovate la vostra personale missione.

Riguardo al target di pubblico vi rimando alle parole di Calmet che vi ho riportato nella parte introduttiva.

Buona lettura!

Ringrazio Massimo per avermi inviato il suo libro. 

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Grazie!

 

 

 

 

 

martedì 29 settembre 2020

IL MISTERO DI VIRGINIA HAYLEY

 DI 
ALESSIO FILISDEO
Edizioni NPS

Ph. Francesca Lucidi. Copia digitale ricevuta in omaggio da NPS edizioni

BIOGRAFIA DELL’AUTORE

Alessio Filisdeo è nato ad Ischia nel 1989. Gli piacevano i racconti fantasy, i supereroi… ma ciò che cambiò tutto fu qualcosa che colpì e avvolse interamente il suo mondo immaginativo e creativo: a sedici anni vide il film Intervista col Vampiro, e Filisdeo mutò; dopotutto l’incontro con un vampiro non può lasciare le cose come stanno.

Già scriveva, ma da quel momento la figura del vampiro e il contesto gotico annesso restano abbarbicati nella sua mente, e nella sua ispirazione, come un’edera robusta. Tenta di mandare nel mondo le sue storie con numerose difficoltà. Filisdeo sembra rivestire perfettamente i panni del classico scrittore squattrinato dedito anima e corpo alla sua vocazione. Riesce a pubblicare tre lavori con la casa editrice Nativi Digitali, e qui… ci apre le porte di una Londra vittoriana che è un omaggio a quel mondo che tanto lo rapì, per non lasciarlo più andare via.

IL MISTERO DI VIRGINIA HAYLEY

INFORMAZIONI E CENNI SULLA TRAMA

Il romanzo è stato edito da Nps Edizioni nel 2019. È disponibile in formato ebook e cartaceo ed è acquistabile in tutti gli store virtuali e sul sito della casa editrice.

È composto da 194 pagine che si rivolgono agli amanti del genere fantastico e soprattutto del gotico, delle creature della notte che aleggiano tra oscure magioni, leggende, morti sospette e misteri accattivanti.

Adesso è il momento di aprire una lettera:

“Dal detective Allan DeWitt, dell’Agenzia Investigativa Pinkerton, all’ispettore capo Theakstone di Scotland Yard.

Londra, 28 settembre 1892

Signore,

con la presente, notifico la conclusione della mia indagine svolta per vostro conto. Troverete allegato alla missiva un nutrito rapporto che sono certo reputerete più che esauriente.”

Ora, dobbiamo scorrere in avanti tra parole educate tinte da malcelata inquietudine:

“Nell’ultimo mese ho assistito ad accadimenti a cui, Iddio mi sia testimone, nessun essere umano dovrebbe mai anelare a diventare spettatore. Miracoli, orrori oltre ogni immaginazione, tradimenti, cospirazioni.”

Il romanzo, quindi, non sarebbe altro che il resoconto di un’indagine. In realtà, un occhio onnisciente vede e conosce tutto, e si diverte a svelare ogni cosa con calma, con pacati accenni che vanno a toccare le corde degli amanti del gotico scatenando riconoscimenti, ragionamenti e giudizi. I meno esperti dell’occulto riescono a godersi una narrazione che abbraccia ogni personaggio, luogo o accadimento in una scrittura precisa, adatta, poetica; assolutamente inebriante.

Per incontrare il nostro “povero” detective DeWitt si dovrà attendere un bel po', ma ci dimenticheremo momentaneamente di lui perché una donna è stata trovata uccisa.

Una giovane di circa venticinque anni giace in terra senza vita, il collo è quasi staccato dal corpo… tale è stata la forza inflitta per sgozzarla. Ci sono elementi che fanno pensare a un rituale, ma nel quartiere di Whitechapel, la “tomba della rettitudine”, si pensa subito a un ritorno dello Squartatore. Il Sergente Godfrey della Polizia Metropolitana ha dovuto affrontare davvero un orrendo risveglio.

 Si pensa che la giovane sventurata dai tratti bellissimi, delicati, sormontati da una capigliatura di un nero profondo sia la solita prostituta che il caso, o la scelta, ha messo sulla strada di un maniaco… forse del peggiore mai conosciuto. Una donna emerge dalla folla, il volto è coperto; una certa nobiltà e bellezza emanano da una figura che, con forza, afferma che la vittima non era una prostituta.

Posso dirvi che ciò è la verità… dimenticate per un attimo Lo Squartatore: il motore maligno di questa storia è forse fatto di carne umana, ma i suoi attori sono esseri straordinari che si troveranno a collaborare nonostante la loro natura li renda nemici mortali.

Questo cammino non si ferma nei bassifondi, ma sorvola, letteralmente, i tetti di Londra per giungere ai primi battiti di un grande evento mondano. Una giovane di diciassette anni sta per fare il suo debutto in società. Purtroppo, tutta l’attenzione sembra discostarsi dalla festeggiata per restare attaccata alla triste fine della bellissima giovane che aveva un nome: Virginia Hayley.

Una misteriosa donna dai tratti affascinanti, ma celati, parla alla giovane con fare ammaliante, con una forza ipnotica che non sembra tipica di un normale essere mortale. Lo scopo della donna dai capelli neri, e la carnagione bianchissima, è di essere presentata a Sir Haversham.

Sir Haversham è convinto di voler richiamare in servizio Sebastian Wincott, un investigatore caduto nell’oblio del dolore e dell’oppio. La donna misteriosa sta raccogliendo informazioni… e in una fumeria raggiunge Wincott. Le descrizioni di ambienti e personaggi sono soavi, ammalianti e inquietanti come una sonata di pianoforte che invochi il chiaro di luna. Beh, proprio la notte è la comune madrina che lega la donna misteriosa a Sebastian Wincott: i due si riconoscono, i due capiscono che devono incrociare i loro destini nel comune intento di scoprire cosa è accaduto all’assassinata Virginia Hayley. Due cuori spezzati, due anime che bruciano di fiamme del colore dell’inferno. “Doppi” ferini si trovano accumunati da un destino che in un mese deciderà le sorti di molte persone.

Londra appare divisa tra forze sovrannaturali costrette a compiere il bene per contrastare un potere inquietante e difficile da combattere perché celato dietro ad abiti aristocratici, titoli, posti di rilievo in una società che sembra poter sacrificare vite nel nome della supremazia di pochi.

La polizia pare voler ostacolare la buona riuscita dell’indagine: appare strano affidare un caso a un investigatore in disgrazia… le cose non tornano, e forse un simbolo che riporta una squadra e un compasso può aprire le porte di circoli che ospiteranno gironi infernali fatti di sangue e morte.

Un ululato, due occhi fissi e senza vita che carpiscono informazioni e vite; le forze occulte di Londra si nascondono e dei rossi boccoli si muovono all’ombra di tappeti orientali e fiaccole che tremano perché un potere grande, malvagio e antico sta per sorgere. Il sangue scorre su una mappa e un incantesimo guida due anime maledette verso il compiersi di una giustizia che non possiamo distinguere nelle categorie del bene e del male: la volontà malvagia di un solo uomo può bastare a distruggere tutto. Il mondo è fatto di singoli che hanno più potere di quanto si creda. Il male si cela e adopera nell’inganno. Il male come lavora? Scava nel dolore altrui e si attacca come un parassita dove la vita cede. Molte vite verranno rubate, in tutti i sensi. Tranquilli… scoprirete ogni cosa riguardo i protagonisti e il loro passato.

Cosa lega la misteriosa donna a Virginia Hayley, perché Wincott accetta di uscire allo scoperto nonostante il pericolo che corre esponendosi ad eventi che possono svegliare in lui qualcosa di irrefrenabile, feroce…

Secondo voi una strega è per forza cattiva? Una capricciosa voce ridacchia, consapevole della sua fine; io credo che non si debba mai sottovalutare una strega, in ogni senso.

Nella Londra vittoriana si sentono citare nomi che richiamano a tante altre storie che fanno parte del bagaglio d’incubi della letteratura gotica. Dopotutto serve raccomandarsi ai meno raccomandabili, perché un domani oscuro sta per sorgere:

“Un futuro ove la fallace giustizia umana verrà sovvertita dal caos delle ere antiche”.

Per saperne di più forse dovrete andare a parlare con il Signor Poole. Tra le mura di un museo, pieno di reperti e misteri, passeggia un uomo niente affatto comune. Bartholomew Poole conosce tutti i segreti del mondo antico: una terribile profezia controversa che racconta l’ascesa del terribile Regno di Ra adesso sembra chiara alla mente di Poole. Il male può aspettare secoli e secoli prima di venir fuori al momento giusto.

Ma in quel museo non solo i geroglifici riescono a parlare: il Signor Poole quando guarda Wincott e la misteriosa dama dai capelli neri non vede solo ciò che appare.

Ascoltate le parole della donna che ha tanto a cuore la risoluzione del caso di Virginia Hayley (chissà poi perché…):

“Perché a scapito di ciò che pensa il sergente Godfrey, i mostri esistono davvero, e la ragionevolezza di quest’epoca è un misero riflesso della follia che vi alberga, un orrore che sia voi che io abbiamo sperimentato sulla nostra carne”.

Però, dobbiamo fare un patto… dovete dimenticare le etichette di bene e male, dovete essere pronti a collaborare con la notte, con la morte, con le ombre; dovete scendere a patti con il bisogno di lottare a qualunque costo. Svegliate la MORALE DEL LUPO:

“Per la fiera non esisteva la giustizia, e il male andava oltre la facciata delle più superficiali antipatie. Ella non era legata al materialismo mortale, né era dominata da alcun artificioso moralismo. Scrutava da cacciatore, e le prede erano classificate in base a un unico e solo criterio: la loro pericolosità. La capacità di lottare, se necessario.”

Ho questa lettera tra le mani, e devo invitarvi ad aiutare le ombre a trovare chi sta recidendo i “Fiori del Male” per far sorgere il caos. Giovani donne sono state brutalmente uccise, delle monete brillano come a sorridere e prendersi gioco della vita lacerata dalla follia, o forse da un lucido piano. Carne incisa: occhio, serpente, pentacolo.

Agente DeWitt, cosa può dirci?

“Il mondo, dicono, è un luogo oscuro e crudele. Credetemi, non volete sapere quanto in realtà sia ancora più oscuro e crudele”.

ANALISI E RECENSIONE

Ah, finalmente un testo pressoché perfetto: niente refusi, nessun inciampo in una sintassi abbarbicata in modo instabile; lessico adatto al contesto, cura dei particolari e di ogni termine utilizzato. Le frasi scorrono lievi e potenti come una brezza autunnale che porta i primi respiri di un inverno che si avvicina: brividi sommessi misti a fremiti più forti, atmosfera decisa e riconoscibile. Una suggestione inebriante inizia dai primi battiti della storia per accompagnarti con braccio saldo.

Questo romanzo è un omaggio al gotico: numerosi rimandi ammiccano tra le frasi per richiamare un pubblico più esperto ed accompagnare i neofiti. L’autore sa quello che fa, e compie tutto con una vocazione nutrita di conoscenze di genere che evocano gli artefici di un immaginario, ancora oggi, capace di raccontare, spaventare, innamorare tra colpi cardiaci che provano il torace dei lettori appassionati.

Se avete amato la serie tv Penny Dreadful non potete non riconoscerne i tratti; è anche vero che leggendo si notano nomi non messi lì per caso: cognomi come Ruthven, Walpole… posseggono personaggi che sono stati creati per abitare una summa che si mette il manto del manierismo per riuscire in una creazione che è ben lontana dal semplice rimando o dal mero richiamo ad un target. Fare le cose alla “maniera di” implica sapienza di costruzione ed uso di tecniche e contenuti.

 Una strega afferma di aver letto un certo libro: Dracula, di Bram Stoker; la storia si svolge a due anni dalla pubblicazione del grande capolavoro sui vampiri. Tra le ambientazioni è richiamato il tristemente noto quartiere di Whitechapel, il terreno di gioco dello Squartatore… una magione grande e oscura ospita un “Triste Principe”: questo luogo mima le sembianze di un certo CASTELLO DI OTRANTO a cui tanti devono il prestito di spifferi infestati e mostri eterni.

La storia non ha sbavature, la narrazione è avvincente tra le ellissi e i sommari che velocizzano il tempo del racconto il quale riesce, in un testo abbastanza breve, ad onorare un secolo affascinante come l’Ottocento, e a svolgere un racconto che ha la sua indipendenza, nonostante i debiti.

Il MISTERO DI VIRGINIA HAYLEY contiene tutto ciò che un appassionato del gotico vorrebbe incontrare: vampiri, fiere dannate, incantesimi e leggende del mondo antico. Anche la realtà ha il suo posto; infatti, grazie a questo romanzo viene raccontata una Londra attanagliata dalla povertà e dalla corruzione, si cita la moda dello spiritismo tanto in voga all’epoca… si mettono in campo i misteri dell’Antico Egitto, che trovarono terreno fertile nella passione per l’esotico di un’Inghilterra che era riuscita ad allungare le sue mani su tutti gli angoli del mondo. Guerre lontane, mitologia e uomini normali con dolori straordinari; il tutto mescolato ad elementi del fantastico raccontanti con uno stile elegante, tratteggiato con tante pennellate veloci, e anche violente, che nell’insieme creano un affresco che è poesia, malia, ma anche intrattenimento ben riuscito.

I titoli dei capitoli sono essi stessi una narrazione spezzata: brevi frasi paiono versi ermetici che continuano a spingere il lettore tra le strade di Londra, nonostante il timore, nonostante i pericoli.

La scrittura così perfetta crea un’empatia con il lettore resa intensa grazie alla passione di un autore che scrive non solo per creare un prodotto ma per dare voce a un ardore personale vivido che riesce a condividere con noi nel migliore dei modi.

La casa editrice è giovane, l’autore non è un grande nome. Io posso dire che mai mi sarei aspettata un tale risultato così coerente e completo.

Quando sono tornata indietro nella lettura non è stato perché una frase mal fatta mi impediva di comprendere un senso; facevo passi indietro per godermi il “panorama” ancora una volta prima di proseguire.

Il testo non è poco impegnativo perché ciò che ai “lettori della velocità” sembra scontato è un gioco di rimandi che serve anche come istruzione a chi si avvicini per la prima volta al genere. Il prodotto editoriale è ben pensato per soddisfare un target, ma è adatto anche a irretire persone non abituate a certi brividi. Unico consiglio… credo che una prefazione, che possa orientare i meno esperti, renderebbe questo testo ancora più perfetto, e soprattutto adatto davvero a tutti. Sia ben chiaro che la lettura è sicuramente giusta per adulti e giovani adulti. A volte la questione si fa piuttosto “rossa”, ma qui anche la violenza è trattata come una sinfonia oscura che percuote ma non ferisce.

 

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Grazie e buona lettura!