tag:blogger.com,1999:blog-18276345572244360792024-03-13T03:04:16.474-07:00Penny Blood Blog Blog per lettori: parlo di libri e scrittori. Trame, biografie ed emozioni si raccontano attraverso la passione della curiosità e mai del giudizio.
Recensioni, riflessioni, domande aperte e chiuse: un posto democratico dove scegliere la prossima lettura, scoprire un autore, comprendere o vedere in modo diverso una storia che conosciamo già.
Per conversare amabilmente, i contenuti del PennyBloodBlog vi aspettano!Penny Blood Bloghttp://www.blogger.com/profile/03045824615446367688noreply@blogger.comBlogger114125tag:blogger.com,1999:blog-1827634557224436079.post-87884746566093259352024-01-03T01:11:00.000-08:002024-01-03T01:11:17.819-08:00MENTRE ASPETTI LA CIOCCOLATA<h1 style="text-align: center;">DI </h1><h1 style="text-align: center;">MICHIKO AOYAMA</h1><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEip6S_jSddznTcJgpJVG4BzQoh5IViJxTOcHPwfs4pQ9rDwUnntf6kuuFtA6cpWMpQ8b_-D0Yu7Un7psWD79ZWRAGXGsDZsRbiOzbjqkep6edxv5ymL9MpZRU47MzguvB_POBNkbPUcGgqWFKWcVqBoVF_BLTkixa5HAwBkdeAt5kSI_XCHclbGVr340uQ/s3000/Polish_20240103_100328294.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3000" data-original-width="3000" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEip6S_jSddznTcJgpJVG4BzQoh5IViJxTOcHPwfs4pQ9rDwUnntf6kuuFtA6cpWMpQ8b_-D0Yu7Un7psWD79ZWRAGXGsDZsRbiOzbjqkep6edxv5ymL9MpZRU47MzguvB_POBNkbPUcGgqWFKWcVqBoVF_BLTkixa5HAwBkdeAt5kSI_XCHclbGVr340uQ/w640-h640/Polish_20240103_100328294.jpg" width="640" /></a></div><p></p><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Anno di Pubblicazione 2023</span></li><li><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Edizione 1° 2017</span></li><li><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Editrice Garzanti</span></li><li><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Lunghezza 133 pagine</span></li><li><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Prezzo di copertina 16 euro</span></li><li><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">LINK ALL’ACQUISTO <a href="https://amzn.to/47YTKzz" rel="nofollow" target="_blank">QUI</a></span></li></ul><p></p><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times;"><b>DALLA DESCRIZIONE EDITORIALE</b></span></p><p><span style="color: #ffa400; font-family: times;">“Avvolti dal profumo della cioccolata che pervade il locale, tutti ragionano sulla propria vita. Sui rimpianti e i rimorsi. Sulle cose non dette e su quelle dette troppo velocemente. Sulle paure e sulle scelte. Perché grazie al caldo abbraccio di una bevanda, in un locale diverso da tutti gli altri, si può ancora sperare che il domani sia migliore e che il colore torni a illuminare un’anima ingrigita dal tempo.”</span></p><p><span style="font-family: times;"><b style="background-color: #cc0000;">L’AUTRICE</b></span></p><p><span style="font-family: times;">Vive a Yokohama, classe 1970, dopo la laurea lavora in Australia come giornalista. Tornata in Giappone intraprende la carriera di editor e scrittrice. La sua pubblicazione precedente, dal titolo FINCHÈ NON APRIRAI QUEL LIBRO, ha conquistato i lettori di tutto il mondo scalando le classifiche.</span></p><h1 style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;">FERMATI. RICORDI CHI SEI?</span></h1><p><span style="font-family: times;"><b style="background-color: #cc0000;">Il posto che ci piace ci fa sentire meglio</b></span></p><p><span style="font-family: times;">Un volume diviso in due emisferi, tra di essi complementari, legati da forze gravitazionali che attraggono persone, pensieri, talenti. Tokyo e Sydney, due città lontane, due primavere che si mostrano leggiadre in mesi diversi. Si contano diversamente le stagioni, ma la somma di stupore è la medesima dinanzi al ciliegio o alla Jacaranda in fiore. Ogni capitolo un colore, di cose davvero di poco conto si potrebbe pensare. Ma il giallo di un uovo sbattuto è cosa assai seria per una madre manager che sente il peso dell’inadeguatezza come “donna”; il verde di un’artista che disegna solo verde, troppo verde… ma non potrebbe essere altrimenti. Il grigio di una chioma che di primavere ne ha ammirate molte; la magia turchese di una “strega” e soprattutto il marrone caldo di una tazza di cioccolata: dove sensazioni tattili, olfattive e visive pretendono il loro momento.</span></p><p><span style="font-family: times;"> L’ansia degli adulti, la purezza dei bambini; il giudizio della maturità e il rinunciatario passo della responsabilità; poi finalmente il volere di più facendo di meno ma facendolo diversamente. Partire, cambiare, osare. Sbagliare… e una goccia di cioccolato cade su un foglio e forma un cuoricino: adorabile guaio.</span></p><p><span style="font-family: times;">Guardarsi da opposte direzioni, è proprio così che in queste pagine scatta la magia della vera esperienza: gli insegnamenti dell’ascoltare, dell’osservare, del fare qualcosa di molto piccolo che nel contesto della comunione profonda dell’esistenza muove gli eventi e rimescola ciò che pare già deciso solo perché stretto tra le righe di profezie che si autoavverano, per paura, noia, presunzione, giudizio. Poi una catena di nuove idee stuzzica ritrovata passione, un amore libero per sé stessi e gli altri. Perché il vero amore può essere solamente libero.</span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times;">«L’amore eterno… è difficile da ottenere?»</span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times;">«Si. È molto difficile ma, allo stesso tempo, molto facile. Decidere di amare è diverso da amare davvero. L’amore, di per sé, è un sentimento estremamente libero.»</span></p><p><span style="font-family: times;">Caro lettore, e in quel “Mentre” c’è ciò che cercavi. </span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times;">«Viviamo senza neanche sapere cosa succederà tra un secondo. Accadranno avvenimenti aldilà della nostra volontà e non potremo fermarli. In quei momenti, un’ansia incontrollabile ci farà scrivere degli scenari spaventosi. Anche se è la nostra storia, ci sentiremo minacciati da un futuro che ci sembra imposto, già deciso per noi. </span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times;">In realtà però, non è così. L’unica cosa che esiste, qui e ora, siamo io che sto respirando, e Mako, che sta ridendo, e i ciliegi in fiore.»</span></p><p><span style="font-family: times;"> L’autostima chiede solo quel sorso di dolcezza, quel momento per prendere fiato e ammirarsi, parlarsi gentilmente. </span></p><p><span style="font-family: times;">Il Marble Cafè sta in disparte, e il posto giusto è proprio quello. </span></p><p><span style="font-family: times;"><span style="font-family: "Times New Roman";">Se volete acquistare questo volume, o scoprirne altri dello stesso autore, basta cliccare <a href="https://amzn.to/3Rdpmu0" rel="nofollow" target="_blank">QUI</a></span><span style="font-family: "Times New Roman";">: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata nello shop. 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Infatti spesso ci si sente tristi anche quando le luci sono accese.>></span></p><p><span style="font-family: times;">I pretesti metaletterari sono un elemento che troverete spesso tra le taglienti ma zuccherose e soddisfacenti righe di Banana Yoshimoto. Spesso, i protagonisti delle vicende scrivono, e raramente si mantengono con ciò. L’autrice scende in campo celata, perde il nome per accomunarsi agli altri esseri umani, così il lettore non può fare altro che sentire una agognata e rara rassicurante fratellanza. La scrittura come strumento di individualità ma anche come perdita del peso di una identità che a volte serve lasciare andare per ricostruirsi. Cosa c’è sotto il nome e lo stile del vestire… e il titolo? Una luce. Però non tutti possono scaldarvisi, anche se ci sono tante luci quante sono le anime. Vi anticipo... consuete, umane, ansiose elucubrazioni; badate bene, il consumo è gratis, e più te ne servi e più ne doni... più sei ricco. Parrebbe un bellissimo affare. </span></p><p><span style="font-family: times;">Ma la vita purtroppo non è sempre giusta. E tante cose accadono senza un’apparente giustizia. </span></p><p><span style="font-family: times;">La narratrice ci accompagna attraverso un suo ricordo di infanzia. Lei che tentenna e pare sperperare tempo, quando invece grazie al suo modo di percepire le cose, abbandonandosi ad esse, riesce a proiettare luce su ogni cosa. Beato e dolce “perdere tempo”: </span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times;"><<Mi resi conto che se anziché considerare i gusti e le ossessioni individuali come qualcosa di morboso, si provava a esplorarli, le tensioni gradualmente si scioglievano.>></span></p><p><span style="font-family: times;">Le apparenze, le belle case con le luci accese. Il ricordo di un bambino: Makoto. </span></p><p><span style="font-family: times;">La vita può farci incontrare molte persone straordinarie, e vivere noi stessi panni straordinari. Basta saper vedere e sentire la luce, quella giusta. Mollare, per abbracciare l'autentico. Dolore e leggerezza: il binomio tipico dell’autrice. </span></p><p><span style="font-family: times;">Non mancano, come sempre, momenti di intimità tra affetti sinceri e gustosi spuntini. C’è sovente qualcuno che cucina nei libri della Yoshimoto. Nutrire, nutrirsi e condividere: forse più di semplici intermezzi narrativi. </span></p><div><span style="font-family: inherit;"><span>Se volete acquistare questo volume, o scoprirne altri dello stesso autore, basta cliccare <a href="https://amzn.to/40PRXd8" rel="nofollow" target="_blank">QUI</a></span><span>: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata nello shop. 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[…]</span><span style="color: #ffa400; font-family: times;">All’improvviso Kodachi sparisce nel nulla. Mimi va a cercarla e torna a Fukiage, dove incontra personaggi misteriosi e scopre verità e leggende bizzarre sulla propria famiglia e su se stessa. </span><span style="color: #ffa400; font-family: times;">[…] Una storia di amore e di sofferenza, di solitudine e spaesamento. Una riflessione sui sentimenti e sulla necessità di innescare il cambiamento che può trasformarci nella versione migliore di noi stessi.”</span></p><p><span style="font-family: times;"><b style="background-color: #cc0000;">L’AUTRICE</b></span></p><p><span style="font-family: times;">Per la biografia di Banana Yoshimoto rimandiamo a una recensione precedente: per leggerla clicca <a href="https://www.pennybloodblog.com/2020/09/-lucertola-banana-yoshimoto%20.html" rel="nofollow" target="_blank">QUI</a>.</span></p><h1 style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit;">UNA FIABA CHE È VITA REALE, E VICEVERSA</span></h1><p><span style="font-family: times; font-size: x-large;"><b style="background-color: #cc0000;">Cenni alla trama, suggestioni e “suggerimenti” di vita</b></span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times;">“Ma a lungo andare sarei morta dentro, e quando si è morti dentro prima o poi si comincia a marcire. Tutto ciò che avrei finto di non vedere si sarebbe accumulato come foglie imputridite mescolate al terriccio.”</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="line-height: 107%;"><span style="color: #ffa400; font-family: times;"><span>˜</span><span><o:p></o:p></span></span></span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times;">“Il mondo era tutto lì, e ce l’avevo davanti agli occhi.”</span></p><p><span style="font-family: times;">Mimi e Kodachi sono due gemelle eterozigote: una più disordinata, meno femminile ad un primo sguardo, e ansiosa… estremamente tranquilla ma perché come sospesa; l’altra parsimoniosa, bella di una bellezza semplice ed elegante, nei suoi abiti cuciti da sé e in una enigmatica freddezza determinata, ma mai distaccata… e scomparsa. Mimi deve lasciare Tokyo, dove ormai viveva con Kodachi in un piccolo appartamento e in una quotidianità fatta di cose semplici e rituali confortanti: sua sorella non si fa più sentire, da quando è tornata a Fukiage.</span></p><p><span style="font-family: times;">Il posto dove sono nate e cresciute Mimi lo ha lasciato in un angolo, della propria vita e della propria mente. Ora deve tornare, e tutto il faticoso ordine instabile dei suoi pensieri riceverà uno scossone. Come sempre accade, se i pensieri cambiano le emozioni mutano. </span></p><p><span style="font-family: times;">Fukiage è un luogo che per Mimi significa storie paurose, morte. Dieci anni prima i genitori delle due sorelle avevano avuto un misterioso incidente: il papà morì e la mamma da allora giace in coma, che è però uno strano sonno, il quale non sembra avere nulla di “umano”. Mimi era contenta della fuga a Tokyo, se non fosse per un senso di colpa che ella aveva scaraventato a tremare nello stesso angolo della testa dove l’immagine di Fukiage era diventata via via più spaventosa. </span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: "Times New Roman", serif; line-height: 107%;"><span>˜</span></span><span style="font-family: times;">Apparentemente una storia verosimile, dei dolori comuni e delle tragedie normalmente adatte a una qualsiasi pagina di giornale. Apparentemente…</span></p><p><span style="font-family: times;">Da quanto Mimi torna in quel luogo che faceva finta di non vedere, cosa ben lontana dall’accettazione consapevole, ogni incontro e ogni posto si fa da principio fiaba e poi simbolo. Una famiglia “adottiva” ricca di amore e valori, quando il ricordo era invece stato fino a quel momento solo contornato di disagio; paesaggi vivi e sublimi; leggende oscure che divengono, durante il percorso esterno ed interno, affascinanti perché la storia stessa di Mimi e Kodachi se ne mostra come una parte. </span></p><p><span style="font-family: times;">Castelli e antiche dinastie, un portale per un mondo altro e oltre, forse “alieni” abitanti e con attività commerciali di tutto rispetto. Tra un’atavica malattia del sonno e ricordi che reclamano attenzione, Mimi deve salvare sua sorella, sua mamma e se stessa. Ma gli addendi di questa serie si scambieranno per un risultato che coinvolgerà il lettore, chiamato via via a risvegliarsi in questa storia fantastica fino al reale più concreto. Una riflessione sul significato di una felicità autentica; l’aiuto per uscire dal senso di colpa, e fronteggiare a meno nude la paura. Nella Casa dell’arcobaleno le indovine parleranno chiaro: se non si hanno i problemi giusti e la vita non è in linea con l’arcobaleno le risposte non possono esistere. Il dolore è un filtro che oscura la vista, l’ansia è un macigno che pesa sul cuore. Banana Yoshimoto intesse perfettamente i suoi elementi tipici: senso della famiglia, sapori e ricette di cibi e tradizioni, gesti minimi e relazioni che dal piccolo si estendono in un universale potere di cambiamento. Se la Bella e la Bestia possono includere una storia di fantascienza, e il lucidare una tomba può significare tornare alla vita… ogni contraddizione e assurdità qui aspettano solo di completarsi in un cerchio perfetto che non finisce mai: perché nel sonno vi è lucidità e nella veglia può esserci l’oscurità di una profonda cecità.</span></p><p><span style="font-family: times;"></span></p><p style="-webkit-text-stroke-width: 0px; color: black; font-family: "Times New Roman"; font-style: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; font-weight: 400; letter-spacing: normal; orphans: 2; text-align: left; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; text-decoration-thickness: initial; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;"><span style="font-family: times;"><span style="font-family: times;"></span></span></p><p></p><p style="-webkit-text-stroke-width: 0px; font-style: normal; font-variant-caps: normal; font-variant-ligatures: normal; font-weight: 400; letter-spacing: normal; orphans: 2; text-align: left; text-decoration-color: initial; text-decoration-style: initial; text-decoration-thickness: initial; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px;"><span style="color: #ffd966; font-family: inherit;"><span>Se volete acquistare questo volume, o scoprirne altri dello stesso autore, basta cliccare <a href="https://amzn.to/40PRXd8" rel="nofollow" target="_blank">QUI</a></span><span>: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!</span></span></p><p><span style="font-family: times;">Il lettore inizierà in una storiella avvincente, soffice, e ne uscirà poi sorprendentemente migliorato. Ma ricordate… solo con le domande giuste. </span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times;">“La vita è breve e ci si deve rialzare, e si deve essere pronti a carpire ogni segnale, come animali selvatici.”</span></p><p><br /></p>Penny Blood Bloghttp://www.blogger.com/profile/03045824615446367688noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1827634557224436079.post-47381955967824390682023-10-31T05:08:00.001-07:002023-11-23T07:01:39.598-08:00LE STREGHE<h1 style="text-align: left;"><div style="text-align: center;"> DI </div><div style="text-align: center;">PAOLO PREVEDONI </div></h1><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrnUzHCs9d_HDJg44vvEeGdKPiAavmiv-1IaBkuY6dGWjn6VlTPgkdcP4_Z7yxeMQSbK0K-226pmviczPgPZt2Y7i6J8Dc9uieMGY34P5frWms5-ry2NBceC8t09e0eEbfLd9-w8ptLPipsv9mmTMuigqat49OlIfP3PUvqboZCi9ddZrMN7Oksva4HW4/s3484/Polish_20231031_124842333.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3484" data-original-width="2494" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrnUzHCs9d_HDJg44vvEeGdKPiAavmiv-1IaBkuY6dGWjn6VlTPgkdcP4_Z7yxeMQSbK0K-226pmviczPgPZt2Y7i6J8Dc9uieMGY34P5frWms5-ry2NBceC8t09e0eEbfLd9-w8ptLPipsv9mmTMuigqat49OlIfP3PUvqboZCi9ddZrMN7Oksva4HW4/w458-h640/Polish_20231031_124842333.jpg" width="458" /></a></div><div style="text-align: left;"><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Anno di Pubblicazione 2018 </span></li><li><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Editrice Bibliotheka Edizioni</span></li><li><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Lunghezza stampa 328 pagine</span></li><li><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Prezzo edizione cartacea 15,20€</span></li><li><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Prezzo Ebook 4,99€</span></li><li><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">LINK ALL’ACQUISTO <a href="https://amzn.to/46QJdpu" target="_blank">QUI</a></span></li></ul></div><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times;"><b>DALLA DESCRIZIONE EDITORIALE</b></span></p><p><span style="font-family: times;">“Le streghe esistono, e si svegliano al calar delle tenebre. Questo è quello che si racconta a Bellula, un piccolo borgo del Monferrato dove i bambini scompaiono nel nulla. Gli abitanti del paese sono convinti che le sparizioni siano legate ad una strega leggendaria, che da quelle parti chiamano la Masca. Dicono che si nasconda in un bosco, accanto ad una vecchia chiesa sconsacrata che fu teatro di un orribile crimine, commesso dall'inquisizione romana secoli addietro. Una leggenda, appunto. O forse no? Tre uomini, convocati a Bellula da uno studioso deciso a far luce sul mistero, si metteranno sulle tracce della fantomatica Masca, in cerca della verità.” </span></p><p><span style="font-family: times;"><b style="background-color: #cc0000;">L’AUTORE</b></span></p><p><span style="font-family: times;">Paolo Prevedoni nasce ad Alessandria, nel 1981. Fan Estremo di Stephen King, Dylan Dog e dei Nirvana, è anche un consumatore compulsivo di film horror di serie B. Vive e lavora in una cittadina della provincia Padana, fuma Chesterfield e non mangia carne.</span></p><p><span style="font-family: times;">Ha esordito nel 2017 con Una storia d’orrore italiana, pubblicato da Bibliotheka Edizioni. Le Streghe è il suo secondo romanzo. </span></p><h1 style="text-align: center;">NON PUOI GUARDARE</h1><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times;">“Il Grande Dubbio. Il Forse. Forse i fantasmi esistono. Forse i vampiri esistono. E forse anche le streghe.”</span></p><p><span style="font-family: times;"><b style="background-color: #cc0000;">LA TRAMA</b></span></p><p><span style="font-family: times;">Belulla, un paese di neanche cinquecento anime semplici, non ben vestite, non particolarmente istruite, non davvero così contente dei turisti attirati da nomi suggestivi di posti che avocano il passaggio o il ricovero di diavoli e streghe. Sì, tra le colline del Monferrato c’è un piccolo nido di case fatte di mattoni, dove tutti credono fermamente all’esistenza della Masca, dell’Ombra. Decine di bambini sono scomparsi, solo due corpi ritrovati. Negare? No, nossignore. Se non hai paura della strega lei ti segnerà, lei ti troverà, lei ti mangerà.</span></p><p><span style="font-family: times;">Qualcuno è molto ansioso di raccontare di averla vista davvero, la casa della Masca: con i mattoni neri e le croci sui muri. Ma tutti sanno che non devi entrare nel bosco vicino alla vecchia chiesa. Tredici streghe furono messe al rogo dall’Inquisizione Romana, solo dodici corpi furono ritrovati carbonizzati tra la cenere. </span></p><p><span style="font-family: times;">Sulle scale di una grande casa due grossi cani sono corsi a un richiamo. I gatti hanno già capito tutto. Tre persone sono state invitate: Morgan Villa, il sedicente investigatore dell’ignoto dalla fama eccessiva e dalla scarsa etica, almeno così dicono gli invidiosi. Dante Lamberti, colui che degli spiriti è incubo o fratello. Alessandro Bosco, il fotografo di moda che ha perso il senso della lucidità tanti anni prima, e ingoia pillole per sopportare il peso della paura… ma di cosa ha paura? </span></p><p><span style="font-family: times;">Solo due corpi furono ritrovati, quelli dei piccoli Sandrino Barberi e Leonardo Bosco. </span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times;">“Tre elementi, racchiusi nel cuore di tre persone, erano necessari: la paura, la rabbia e la menzogna.”</span></p><p><span style="font-family: times;"><b style="background-color: #cc0000;">VIENI A DARE UNO SGUARDO, PIÙ VICINO…</b></span></p><p><span style="font-family: times;">Pagine e pagine di supposizioni che il lettore dovrà inghiottire, tra caffè disgustosi e biscotti induriti dal tempo dilatato dell’isolamento in cui si chiudono gli abitanti di Belulla. Ansia, cinismo, rifiuto; sguardi immobili di biglie di vetro che sostituiscono occhi. Cadaveri di animali tra uomini e donne sospesi in una paura senza volto: un’Ombra. </span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times;">“La paura sposta gli equilibri.”</span></p><p><span style="font-family: times;">Ogni personaggio ha il suo linguaggio, e il proprio repertorio di pose stereotipate… per nascondere cosa? Tutto è palpabile, in un’atmosfera rarefatta di pioggia, umidità, foschie antiche. Tutto è ben congeniato, dentro e fuori le pagine. La lettura scorre spinta dalla corsa verso qualcosa, o via da qualcos’altro. L’autore trasuda le sue dichiarate passioni: gli orrori del quotidiano che non hanno sempre l’alibi del soprannaturale a giustificarne l’infamia; la piccola provincia superstiziosa e il folklore che non resta storia raccontata ma semina morte reale, disperazione senza consolazione alcuna. Mai, però, gli insegnamenti del maestro Stephen King sono pura imitazione; mai l’ironia e gli schizzi di sangue replicano meramente l’immaginario di Dylan Dog: è una storia che tristemente evoca una cronaca nera fin troppo vicina, e infestante le nostre città. Chiunque può raccontare quella “cosa” di cui si parla a bassa voce; Paolo Prevedoni, però, ti porta dentro, ti fa sperimentare immaginari da incubo e realtà accadute o che potrebbero accadere, con eccezionale personalità e sapiente controllo. Ho ripensato al delitto della piccola “Biancaneve di Balsorano”, ho avuto in testa le terribili parole delle “Bestie di Satana”. </span></p><p><span style="font-family: times;">Nessuno si pentirà di aver letto questa storia, o se ne pentiranno tutti. </span></p><p><span style="font-family: times;">Il massimo dei voti per un libro che credo sarà solo il primo dell’autore accolto nella mia libreria. </span></p><p><span style="font-family: times;"><i>Buona lettura.</i> </span></p><p><span style="font-family: inherit;"><span>Se volete acquistare questo volume, o scoprirne altri dello stesso autore, basta cliccare <a href="https://amzn.to/3QlRUkm" target="_blank">QUI</a></span><span>: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata nello shop. 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Si narra che una donna di nome Melinda, dai capelli argentei e i canini affilati, dimori all'interno della stanza. Chiunque abbia messo piede all'interno della Room n.3 è scomparso nel nulla.Alma D'Aleo, una scrittrice di romanzi paranormali, viene subito attratta da questa storia e decide di alloggiare all'interno della stanza maledetta. La Room n.3 rivelerà tanti segreti e misteri alla scrittrice. Una guerra tra il bene e il male, pronta a svolgersi su altre dimensioni e piani astrali.” </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">NOTA</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Valeria De Luca è una prolifica scrittrice indipendente, che spazia tra vari generi… imparentati dalla facoltà di provocare lo sfarfallio nello stomaco dei lettori: Dark Romace, Horror, Paranormal Romance, Horror, Dark Fantasy. Il fascino gotico vi aspetta nella sua vasta produzione. Ogni volume è disponibile su Amazon: alla fine di questo contenuto troverete il link per accedere alla pagina d’acquisto dei libri dell’autrice. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Per ulteriori curiosità potete cercarla su tutti i social, sono certa che per voi sarà un piacere conoscerla. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">DOCUMENTI PREGO, PER PRENOTARE UN VIAGGIO DRITTO VERSO L’ORRORE</b></span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“I demoni non sono più esclusivi abitanti di rovine. Hanno capito che questa civiltà è tutta un immenso brulicare di rovine, perché riflette l’uomo nella sua integrità di male.”</span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">Guido Ceronetti</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Alma D’Aleo è una scrittrice di romanzi sul paranormale. Essa stessa sembra uno spettro che fa fatica a farsi notare tra la gente. Capelli biondo cenere, cardigan informi; biblioteche come sfondo della sua vita e niente di particolarmente femminile o attraente da scorgere sulla sua figura. Basta uno specchio per far notare ad Alma quanto sia ordinaria, tiepida. Basta un altro tipo di specchio, però, per disconfermare tutto ciò. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Ogni cosa ha due poli, e questa storia esprime in modo accattivante e gustoso come le apparenze sono solo sottili strati di polvere: effimere. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Alma non ha dubbi: per andare a fondo al suo progetto di scrittura sui misteri di Torino, deve soggiornare al Looser Hotel. La camera numero 3, sì, è lì che le persone scompaiono senza lasciare traccia. Una donna, lunghi canini: un mostro? Probabile sia solo l’ennesima storiella infarcita di sciocchezze. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Basta chiudere dietro di voi una porta, scorgere appena una bella stanza, un accogliente letto a baldacchino, e non sarete mai più liberi. Alma si troverà immediatamente in un orrore reale, assassino, spietato, carnale. Ogni suo senso verrà straziato, lacerato; e la sua carne proverà indicibili violazioni… ma anche proibiti e impronunciabili piaceri. Sì, la storia è intensa, hardcore e spietata, ma fa anche godere grazie a uno stile scorrevole e a stralci erotici degni di un creatore fiero del suo piglio deciso, e perverso. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">La storia non è lunga, ma è assolutamente giusta: misurata nel suo svolgimento che non abbandona mai il lettore, imprigionato da subito nella camera numero 3, nella dimensione morbosa di Melinda, nello spazio maledetto nascosto tra le sottili mura del mondo mortale. Non mancano sentimenti positivi e rigeneranti: il risveglio della carne, lo scuotimento fisico ed intimo, la compassione; il coraggio spinto oltre ogni limite fisico e psicologico. Alma si rivelerà tutt’altro che banale. Non sarete i soli a notarlo… Amos, l’uomo con il cilindro, ha gli occhi sui seni di Alma, e sul profilo candido, femmineo e bipolare della sua anima. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Lettura consigliata. Sono certa che alcune parti avrete piacere di rileggerle, quando nessuno vi guarda. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: large;"> PACE E AMORE, E AMOS SMIRNOV, per il quale ormai "sto sotto", ma magari gli concederei solo una piccola avventura: perché? LEGGETE IL LIBRO.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Lo stesso Amos è presente come protagonista in un altro lavoro di Valeria De Luca: il racconto L’UOMO CON IL CILINDRO. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="font-family: "Times New Roman";">Se volete acquistare questo volume, o scoprirne altri dello stesso autore, basta cliccare <a href="https://amzn.to/3FwcD06" target="_blank">QUI</a></span><span style="font-family: "Times New Roman";">: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!</span></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"></span></p><p><br /></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"> </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></p><p><br /></p>Penny Blood Bloghttp://www.blogger.com/profile/03045824615446367688noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1827634557224436079.post-34717818494909649042023-10-18T04:24:00.000-07:002023-10-18T04:24:38.508-07:00LA CASA DEI FANTASMI<h1 style="text-align: center;"> DI<br />BANANA YOSHIMOTO</h1><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitr1R7ilZDuepj3PLajOVirAcQyRr2lgEN8eeLq7HjpJ_fFwhp_GkMumI4zUdebT3AIShN9Z8ncpIzaLfzghOs68ygEiI4ZA-9qR7fNW_5v6avrRfVIRItwVxOOVI_iVTycFHbSINBpFpSRkf-xb-hJEXQFXsJfcZXAXepDTcFDmRleUEZPSGVnpupetE/s2396/BANANAYOSHIMOTOFANTASMI.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2396" data-original-width="2341" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitr1R7ilZDuepj3PLajOVirAcQyRr2lgEN8eeLq7HjpJ_fFwhp_GkMumI4zUdebT3AIShN9Z8ncpIzaLfzghOs68ygEiI4ZA-9qR7fNW_5v6avrRfVIRItwVxOOVI_iVTycFHbSINBpFpSRkf-xb-hJEXQFXsJfcZXAXepDTcFDmRleUEZPSGVnpupetE/w626-h640/BANANAYOSHIMOTOFANTASMI.jpg" width="626" /></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: xx-small;">Ph Francesca Lucidi</span><p></p><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-size: x-small;">Anno di Pubblicazione dicembre 2014</span></li><li><span style="font-size: x-small;">Data prima pubblicazione 2003</span></li><li><span style="font-size: x-small;">Editrice Giangiacomo Feltrinelli</span></li><li><span style="font-size: x-small;">Collana ZOOM Flash</span></li><li><span style="font-size: x-small;">TRATTO DA <i>Ricordi di un vicolo cieco</i></span></li><li><span style="font-size: x-small;">LINK ALL’ACQUISTO <a href="https://amzn.to/46zMJUO" target="_blank">QUI</a></span></li><li><span style="font-size: x-small;">Pagine 46 (versione digitale)</span></li><li><span style="font-size: x-small;">PREZZO EBOOK 0,99€</span></li><li><span style="font-size: x-small;">Gratis con KindleUnlimited</span></li></ul><p></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">DALLA DESCRIZIONE EDITORIALE</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">“Un destino comune unisce la giovane Setchan a Iwakura. Sono entrambi destinati a ereditare gli esercizi dei loro genitori. […] Finché le loro vite prendono una piega inaspettata, quando nel nuovo appartamento di Iwakura appaiono due placidi fantasmi.” </span></p><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: medium;"><b>L’AUTORE</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Per notizie sull’autrice <a href="https://www.pennybloodblog.com/2020/09/-lucertola-banana-yoshimoto%20.html" target="_blank">CLICCA QUI</a>; tornerete ad uno nostro vecchio post. </span></p><h4 style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: x-large;">L’ETERNITÀ È UN BUON SAPORE</span></h4><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“STRANAMENTE IL TEMPO SCORREVA IN UN MODO MISTERIOSO.</span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;"> NON TORNAVA INDIETRO NÉ SI ERA FERMATO. SI ERA SOLO GRADUALMENTE DILATATO ED ESPANSO. IN QUELLA LUCE SI ESTESE FINO A TOCCARE IL CIELO E, CONTINUANDO AD AVVOLGERCI, DIVENNE ETERNO”.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il tempo si umanizza… e le persone si dilatano fino a scivolare aldilà della carne, non negandone mai la sostanza e le “divine” proprietà sensoriali, primordiali, specificatamente mortali. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Due ragazzi, due individui che hanno le loro vite limitate dalla, appunto, mortalità. Essi scoprono la porta del tempo, la stanza che non si chiude mai, l’energia che non si cela a chi sa incanalarsi in quel Tutto così caro alle filosofie orientali, ma che in realtà è ben più umile nella sua semplice e benevola natura.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Due ragazzi che studiano, due persone che sentono le responsabilità familiari, e tengono nelle tasche sani valori con cui pagare il prezzo di ogni giornata passata tra gli altri simili. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Quel senso di quotidianità tipicamente giapponese, fatto di minuti gesti, assenza di sensazionalismo. Ma è proprio in un chicco di riso e nel guscio di un uovo che ci si sente tranquilli, che ci si calma leggendo di vite normali che però ci distaccano dalla consueta moderna dissociazione per radicalizzarci su un terreno di cui si avverte la sostanza. Cucine avvolte da vapori gustosi, anziani che fanno ginnastica, amanti che si uniscono in un amplesso che ha la giustezza dell’assenza totale di programmazione, performance, giudizio. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Tra le righe ci troviamo a gustare del paradosso letterario giapponese: dove il senso profondo del valore non ha mai come conseguenza la rinnegazione del piacere, la demonizzazione di quella energia passionale che gode di un’omelette come di un incontro erotico. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Non è una storia di paura, è una storia di famiglia, d’amore, di pasti preparati con meticolosa attenzione. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Si passa dal parlare di giorni fino al trascorrere di anni. Ma ogni cosa trova il suo posto, ogni elemento non conosce fine. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Meravigliose le suggestioni erotiche. Scioccanti e piacevolmente invadenti le immagini di unioni intime. Deliziosi i sapori che l’autrice dosa con sapienza. Rilassante lo stile diaristico che diventa poi come orecchi e occhi invisibili che si insinuano tra le strade, le stanze. Racconto e dialogo; presente e futuro; vivi e morti. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Pregevole l’idea di mettere a disposizione del lettore racconti singoli, tratti dalle proprie raccolte. Economico, smart: geniale per chi è vittima del tempo e vuole recuperare il piacere del distacco, non caratterizzato però dalla spinta della sottomissione agli impegni che reclamano sempre più vita. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">AVVERTENZA: la copertina (inutilmente <i>cozy cozy cute</i>)… è fuorviante.</span></p><p style="text-align: center;"><span style="background-color: #990000; font-family: times; font-size: large;"><b>CITAZIONI SCELTE PER VOI</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">“CERCO SEMPRE DI NON DIMENTICARE CHE QUELLO CHE CUCINO POTREBBE ESSERE PER OGNUNO L’ULTIMO PASTO, E CHE QUESTO è IL SENSO DEL MIO LAVORO.”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">“CON TUTTE LE SUE DEBOLEZZE ERA UN VERO UOMO E SAPEVA FARE L’AMORE CON UNA DONNA CON LA FORZA DI UN UOMO.”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">“SEMPLICEMENTE, SI CREAVA SINTONIA, E AVEREMMO POTUTO CONTINUARE A PARLARE COSÌ ALL’INFINITO”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">“C’È QUALCOSA DI EROTICO IN QUEL CUPO CIELO INVERNALE, CON QUELLA FITTA COLTRE DI NUVOLE, IL GRIGIO, IL VENTO FREDDO. TUTTO SEMBRAVA FATTO APPOSTA PER SPINGERE A CERCARE LA PELLE DELL’ALTRO, IN QUEL COLORE GRIGIO SCONFINATO, VENIVA VOGLIA DI CHIUDERSI A LUNGO IN UNA STANZA. E IN QUELLA STANZA, ABBANDONARSI A UN PIACERE SENZA LIMITI, COME SE FOSSE L’UNICO POSTO AL MONDO DOVE POTERLO FARE.”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">"Esplorava meticolosamente il mio corpo, quasi ad assicurarsi di dove e come agire. Il fatto che facesse così, trattenendo la sua eccitazione, era talmente erotico che per la prima volta in vita mia ebbi un orgasmo davanti agli occhi di un altro. Dopo avere assistito a questo con attenzione, fece una pausa ed entrò in me. Fu un momento straordinario. Avemmo entrambi l’impressione di aver scoperto il sesso per la prima volta e dividemmo un brivido di sorpresa. Capii che ci chiedevamo entrambi che cosa avessimo fatto fino ad allora. Sembrava non potesse esserci un incastro più perfetto di quella cosa perfettamente dura e liscia che penetrava in un posto perfettamente bagnato e stretto."</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="font-family: "Times New Roman";">Se volete acquistare questo volume, o scoprirne altri dello stesso autore, basta cliccare <a href="https://amzn.to/3M1wI1F" target="_blank">QUI</a></span><span style="font-family: "Times New Roman";">: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata nello shop. 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È tutti i suoi abitanti: falliti, ubriaconi, giocatori d’azzardo, perdenti di ogni genere... Un’umanità cui lo scrittore guarda con ironia intrisa di disperata partecipazione.” </span></p><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: medium;"><b>L’AUTORE</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Biografia pressoché superflua: “ubriacone”, “sporcaccione”, “feccia”. I più gentili lo definirebbero “un po' forte”. Chiunque sa usare bene aggettivi e indicazioni, etichette… su un uomo che nella sua tarda fama si è portato dietro le etichette societarie e quelle del resto, per scriverci su la verità. Un padre, un puttaniere e uno che tra il buco del collo della bottiglia e quello di un retrocorpo è sceso: down, down. Parlare a chi di lui? Forse solo alle ragazze di quel bordello che leggono le sue poesie, che sanno cosa e come è stato dolce il come, anche nella sporcizia di tutti i giorni portata lontano con vergogna. Quando la cosa più pulita e sincera della società è la nostra immondizia.</span></p><h1 style="text-align: center;"><span style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: x-large;">UN CANE STA DRAIATO: MORTO O RIPOSA, ASPETTA O NON PUÒ ASPETTARE PIÙ</span></h1><div style="text-align: left;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: times;"><span style="color: #ffa400; font-size: large;">“NON SPOGLIARE IL MIO AMORE</span></span></div><span style="color: #ffa400; font-size: large;"><span style="font-family: times;"><div style="text-align: center;">POTRESTI TROVARE UN MANICHINO;</div></span><span style="font-family: times;"><div style="text-align: center;">NON SPOGLIARE IL MANICHINO</div></span><span style="font-family: times;"><div style="text-align: center;">POTRESTI TROVARE IL MIO AMORE”.</div></span></span></div><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Un cane sta sull’asfalto, ma bisogna andare, alle corse, a sperperare. E quanti cani stanno sul ciglio della strada, quante vite stanno come il cane; su quanto amore passano sopra ruote e pesi che spappolano.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Un’edizione bella e comoda: ci sono le poesie in italiano e quelle in inglese. Comodo leggerle in un’altra lingua… i più seri diranno per lecito rispetto e adeguata adesione, io dico perché se la lingua è di qualcun altro le cose sembrano riguardarci meno. E poi in inglese le porcate suonano bene.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nel disastro e tra i tappeti macchiati suona sempre una musica dolce: uno schiaffo sulla carne soda e tonda e Mozart che risuona tra cuori malandati e ubriachi, ma forse più amanti di molti abiti bianchi. La musica non ferisce, mentre il fegato si spappola e la schiena strilla. L’intimità, come direbbero sempre gli educati: ma chiavate la tomba per riportare in vita i morti, lo dice Il poeta. Quando le anime che si scandalizzano dovranno mettere sassi nelle tasche della propria anima per dare qualche consistenza a vite svuotate dagli altri, dalla vita, dall’inferno d’amore che non è dannazione, è solo fuoco e dolore e ottima compagnia.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Buttare via, accanto al cane morto. Ma:</span></p><div style="text-align: left;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: times;"><span style="color: #ffa400; font-size: large;">“Come si fa a essere così</span></span></div><span style="color: #ffa400; font-size: large;"><span style="font-family: times;"><div style="text-align: center;">fortunati? Avere qualcosa</div></span><span style="font-family: times;"><div style="text-align: center;">che gli altri hanno abbandonato.”</div></span></span></div><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">I sensibili sono gli spazzini tra la gente, anche i poeti, anche gli amanti. No, gli amanti sono quelli che cercano sempre di rimettere insieme i pezzi di qualcosa che non è più senza ragioni del cuore ma per ragioni di qualche calcolo venuto male. </span></p><div style="text-align: left;"><div style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: x-large;">“Non dovevamo farlo</span></div><span style="color: #ffa400; font-size: large;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: times;">eppure dovevamo.”</span></div></span></div><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Bukowski espelle lerciume, e poi lo dice “È vero sono capace di amare”.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Gemendo e piangendo si gode e si fa schifo. Ma almeno si gode quando in realtà se non lo facessimo saremmo spesso, comunque, destinati a fare schifo ma con abiti di “percalle”. Si chiudono le finestre per gemere, e per piangere. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Sono le donnacce che ti trovano, non sei tu. Forse è quel bambino che ha subito, e quell’acne che ha deformato un volto che da quando è divenuto brutto ha sfoderato la propria ignobile bellezza. Charles.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Lo scrittore e il suo numero di telefono tra le poesie: soli, anche il famoso, il porco. </span></p><div style="text-align: left;"><span style="font-size: large;"><span style="font-family: times;">“Gli immondezzai della città pieni<br /></span><span style="font-family: times;">i robivecchi pieni<br /></span><span style="font-family: times;">i manicomi pieni<br /></span><span style="font-family: times;">gli ospedali pieni<br /></span><span style="font-family: times;">i cimiteri pieni.</span><span style="font-family: times;"><br /></span><span style="font-family: times;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-size: large;"><span style="font-family: times;">nient’altro<br /></span><span style="font-family: times;">si riempie.”</span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-size: large;"><span style="font-family: times;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="font-family: "Times New Roman";">Se volete acquistare questo volume, o scoprirne altri dello stesso autore, basta cliccare <a href="https://amzn.to/3OhyiOM" target="_blank">QUI</a></span><span style="font-family: "Times New Roman";">: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata nello shop. 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Sono stati banditi dall’ascetismo della nuova Chiesa, quella digitale, che in questo modo può lucrare sul desiderio abbandonato.” </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">L’AUTORE</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Andrea Tomaselli, regista, sceneggiatore, scrittore e poeta, insegna sceneggiatura e regia cinematografica presso la Scuola Holden di Torino. Oltre che del racconto LA PESTE DELL’ANNO UNO, è autore del romanzo BODIES, STORIA DI UN POLIAMORE (2021) e della raccolta poetica VERSI EROTICI NEL DESERTO. Ha curato la sceneggiatura e la regia dei film ZOOSCHOOL, del 2015, e KYO, del 2019. È da ricordare anche lo spettacolo teatrale LA CREPANZA DEI MANIACI D’AMORE, di cui cura sceneggiatura e regia. </span></p><h4 style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: x-large;">LIBERO INFETTARSI DI VITA, E LANGUORE E NOSTALGIA DEL PARADISO PRIMIGENIO</span></h4><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJwtfaFgkTLEmDv_raOiZW-iQZ2PnRj3et_2Dvc3gMfikDaskCJxK9x5efP9Jm42Xm75ZIxTtYoOg5vS8VHUJMeNuPQsTiOENI_oh4tNuzquCWGKDEcJE6e7paAQaGPksow59GrpTuzcSKsjvTyLPMo-oKV4L8H1QB-IU5psyA5RTR5zErACrucbWRMoE/s1668/1687943747730.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1668" data-original-width="1079" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJwtfaFgkTLEmDv_raOiZW-iQZ2PnRj3et_2Dvc3gMfikDaskCJxK9x5efP9Jm42Xm75ZIxTtYoOg5vS8VHUJMeNuPQsTiOENI_oh4tNuzquCWGKDEcJE6e7paAQaGPksow59GrpTuzcSKsjvTyLPMo-oKV4L8H1QB-IU5psyA5RTR5zErACrucbWRMoE/w259-h400/1687943747730.jpg" width="259" /></a></span></div><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br />Più di cinquanta poesie, divise in tre sezioni: un triangolo, una piramide eretta per seppellire e piangere i nostri atavici limiti… da tumulare, piangere per un minuto per poi correre sulla sabbia che sa volare ed essere invisibile. E come la fine sabbia si può raggiungere ogni angolo del creato, ogni piega del corpo, ogni profilo di un’opera d’arte, ogni essere o essenza. Il vento passa attraverso e tutto canta. </span><p></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Quale scioccante aggettivo: “erotico”, quando il deserto permette visioni solo momentanee, e la sete indebolisce corpi orfani, menti raddrizzate e ammaestrate a non pensare quei corpi e a chiudere ogni accesso al cuore che deve battere con un ritmo calmo, appena necessario a portare avanti passi incerti dove in realtà l’incertezza non è permessa in un reale pauroso, e impaurito di ciò per cui è nato: essere il divino che si può toccare. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Tomaselli versifica senza pudore, usa i nomi delle parti del corpo, tutte. La morale borghese è abbracciata per essere scossa, svegliata dal prolifico sperperare che mai dorme, o forse mai si sveglia. I letti sono fatti per far riposare le macchine, forme a cui ormai siamo spesso ridotti; le mani servono per autoconfortarsi di un ononanismo secco e sterile. Tomaselli recupera la fecondità di cui siamo donati al momento della nascita: non perpetuare la specie ma amare, d’amore e di passione, di stupore e parole sporche urlate con libertà. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Siamo davvero nati liberi? Quando già abbiamo il nome delle aspettative. Ma è solo l’incompleto a permettere la santificazione nell’infinito, grazie al desiderio. Non v’è peccato nel desiderare, perché il desiderio è virtù civica, sociale, teologica. Il sesso, tra questi versi, non ha il genere, non ha “quel” nome. Nelle parti intime la violenza permette di aprire il varco della divinità, dell’energia che uccide il “solo” in nome dell’UNIONE. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Le sensazioni sono ormai passate dalle dita, dal ventre e dai genitali… ai nostri occhi, che però non vedono ciò che possono desiderare, amare, ma si proiettano vuoti su schermi che fanno invidiare e succhiare vite altrui essendone intasati. Chi siamo? Pazienta e lo saprai… devi essere quieto. No! Tomaselli chiami a raccolta gli impazienti: reietti, sputati dal deserto per un altro deserto. Ma chi cammina nudo e a piedi scalzi non teme la spaventosa potenza di un orizzonte che sfuma per i raggi di luce e il calore estremo di un sole che brucia, e corrode le pietre. Volete accontentarvi della prosa? Sì, ma cosa raccontate? Vite di altri, principi stabiliti da morti, storie che non avete vissuto e non vivrete mai. “Parlo per chi sta dentro”: ascoltate il poeta, l’ultimo germoglio che non conosce distruzione chimica, anche se siamo ormai castrati da sostanze e istanze sintetiche. </span></p><div style="text-align: left;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: times; font-size: x-large;"><span style="color: #ffa400;">“Parlo per chi sta dentro</span></span></div><span style="color: #ffa400; font-size: large;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: times;">e non mi può sentire,</span></div><span style="font-family: times;"><div style="text-align: center;">invito le porte a marcire”</div></span><span style="font-family: times;"><div style="text-align: center;"><br /></div></span></span></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: times; font-size: x-large;"><span style="color: #ffa400;">“culi belli come il tuo,</span></span></div><span style="color: #ffa400; font-size: large;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: times;">padroni di tutto”</span></div></span></div><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">L’orgasmo universale, il vuoto che reclama la sua funzione. Come un vaso non può accogliere acqua se non ha il suo vuoto allora noi non possiamo assolvere la nostra nascita senza svuotarci per essere riempiti di saliva, follia, amore. Non è il romanticismo a vincere, è la vitalità… è l’autentica vivida bestialità del nostro potere di unire, di legare, di godere del mondo fino a farlo sorridere così forte da far cadere i tetti da tutte le prigioni. </span></p><p><br /></p><p><br /></p>Penny Blood Bloghttp://www.blogger.com/profile/03045824615446367688noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1827634557224436079.post-85522406681767706282023-06-15T04:12:00.003-07:002023-06-15T04:49:29.969-07:00LA PESTE DELL'ANNO UNO<h1 style="text-align: left;"><div style="text-align: center;">DI </div><div style="text-align: center;">ANDREA TOMASELLI</div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: inherit; font-size: xx-small;">Ph Francesca Lucidi</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNY7JClBOB7xjkxxLn-aDmPccL1VPcwDWQ1ZE2P0kxuq-VT7GJpnn0hLR-rhW47RC3W1c3HyUbKiDcy9yES0afGyGrHP9-l3YZVh7t9IgV0c_fn-JIIgoaKz7Y0t9gwv0CCfPBbCuMDXgaiMDoWJOIAhvrp2ZsO55rq8dbqWsixOkUkxci4-fCUICZ/s3488/IMG_20230615_123200.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3488" data-original-width="3488" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNY7JClBOB7xjkxxLn-aDmPccL1VPcwDWQ1ZE2P0kxuq-VT7GJpnn0hLR-rhW47RC3W1c3HyUbKiDcy9yES0afGyGrHP9-l3YZVh7t9IgV0c_fn-JIIgoaKz7Y0t9gwv0CCfPBbCuMDXgaiMDoWJOIAhvrp2ZsO55rq8dbqWsixOkUkxci4-fCUICZ/w640-h640/IMG_20230615_123200.jpg" width="640" /></a></div></h1><p></p><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-size: x-small;">Anno di Pubblicazione 2014</span></li><li><span style="font-size: x-small;">Edizione 1°</span></li><li><span style="font-size: x-small;">Editrice Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano</span></li><li><span style="font-size: x-small;">Edito nella collana ZOOM Filtri</span></li><li><span style="font-size: x-small;">Edizione digitale</span></li><li><span style="font-size: x-small;">LINK ALL’ACQUISTO <a href="https://amzn.to/3Nytjc9" target="_blank">QUI</a></span></li><li><span style="font-size: x-small;">FORMATO KINDLE €0,99</span></li><li><span style="font-size: x-small;">Pagine 21</span></li></ul><p></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #990000;">DALLA DESCRIZIONE EDITORIALE</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">“Un apologo allucinato e allucinatorio, nero come l’inferno sotterraneo che strangola i due protagonisti. La ricerca disperata di una via di uscita, qualsiasi possa essere. Un gioiello della narrativa underground, in tutti i sensi.” (Alan D. Altieri)</span></p><p><span style="background-color: #990000; font-family: times; font-size: medium;"><b>L’AUTORE</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Andrea Tomaselli, regista, sceneggiatore, scrittore e poeta, insegna sceneggiatura e regia cinematografica presso la Scuola Holden di Torino. Oltre al racconto LA PESTE DELL’ANNO UNO, è autore del romanzo BODIES, STORIA DI UN POLIAMORE (2021) e della raccolta poetica VERSI EROTICI NEL DESERTO. Ha curato la sceneggiatura e la regia dei film ZOOSCHOOL, del 2015, e KYO, del 2019. È da ricordare anche lo spettacolo teatrale LA CREPANZA DEI MANIACI D’AMORE, di cui cura sceneggiatura e regia. </span></p><h1 style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: x-large;">IL TERRORE DI RICONOSCERSI IN UN RACCONTO CHE CHIAMERETE “IMPOSSIBILE”</span></h1><p><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: medium;"><b>UN’ALLUCINATORIA ESPERIENZA DI VIOLENTA PRIGIONIA. LA PACE ORRORIFICA DI UN ETERNO PRESENTE, UN’APOCALISSE DEL SÉ…</b></span></p><p><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: medium;"><b>SOPRAVVIVERANNO ELETTI O CATTIVI? UN RACCONTO ASFISSIATE, DI GENIALE E CRUDELE LUCIDITÀ. COSA RESTA? FORSE UN NOME? </b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Ventuno pagine in cui scivolare svelti, come in un pozzo apertosi sotto ai piedi di un’innocente creatura che gioca alla vita, ignara f</span><span style="font-family: times; font-size: large;">anciulla.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Una prosa dal peso evangelico e dalla tagliente determinazione profetica. Sfido il lettore a credere a ciò che è accaduto, anche se non basta restare nella vicenda per sentirsi al sicuro, dietro infissi solidi, muri di confine. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Come può ciò che non c’è essere allegorico? Il dubbio crea il doppio, lo specchio la fa incarnare quell’allegoria impossibile. Il fatto è tremendo, ancor più straziante è capire che un’apocalisse non deve avere per forza la dimensione dell’universalità. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Un padre, dei figli… una figlia. Straniati dai tempi verbali che non portano avanti o indietro, ma ti immobilizzano: saremo invitati sull’arca della nuova alleanza. Una mano sulla spalla, un sussurro amorevole: il mondo è un posto orribile, tu sei orribile. Tu sei il frutto di quel mondo. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Non occorre chiamare per nome un insulto; come non è forse determinante uccidere il lupo se le pecore non ne hanno mai veduto uno. E così deve essere. Il buon pastore, il padrone, conosce la regola. E sa selezionare la razza migliore, la più forte, la più docile. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">La peste dagli echi metaletterari è globale e domestica. Un’infezione epidermica che entra dagli occhi, per la bocca, per il sangue puro. I cattivi sono malati, i malati sono le bestie che si sono cibate di un arbitrio da temere. “Lui” li tiene sotto il controllo del suo occhio. I lupi “infetti” corrono, liberi, oltre le pecore che stanno a pascolare sane, in attesa del macello. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Una lettura multidimensionale, che riesce a moltiplicare le visioni sinistre, le critiche sociali che si arrovellano su sé stesse come un serpente morente, ma che sta solo lasciando la dura pelle di un vecchio stato. Un racconto che è così vicino all’inaccettabile da straniare dolorosamente in bellezza. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">La storia moltiplica, in uno spazio piccolo, personaggi e lettore. Es e Super Io si specchiano, si confrontano e si scambiamo. Il bambino interiore e il genitore interiorizzato sono qui invenzione, concetto, poi realtà. Agnello e lupo condividono il pericolo di un medesimo predatore.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Una trama di per sé già simbolica, riesce a farsi eco cocciuto che non smette di dire i nomi di tutte le persone, poi di alcune persone, poi di nessuno… per poi ricominciare. </span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Mi spiega che esistono pensieri che si travestono, di speranze, si fanno belli per distrarti, farti togliere il fermo dalla porta, e poi invece sono cose mostruose, che ti possono anche uccidere. </span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">[…] Perché è in quel modo che la peste ci imbroglierà.”</span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: medium;"><b>“ESPRIMERSI È STATA BRUCIATA”</b></span></p><p><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: medium;"><b><br /></b></span></p><p><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: medium;"><b><br /></b></span></p><p><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: medium;"><b><br /></b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"> </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></p><p><br /></p>Penny Blood Bloghttp://www.blogger.com/profile/03045824615446367688noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1827634557224436079.post-53356213925279444382023-06-08T02:52:00.001-07:002023-06-08T02:55:22.339-07:00LETTERA DI UNA SCONOSCIUTA<h1 style="text-align: left;"></h1><h1 style="text-align: center;"> <span style="font-size: x-large;"><b>di <br /></b></span><b>STEFAN ZWEIG</b></h1><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEim-3cA986Nxpbjbx4cu-QDxqCv9RNDUs3xLmavLhIELNpq0SOkkwDIelR41rsb03Ui4nOTo_7X96z67glK7tTAMydkLYxh5O25JfWiQ8f1K4f5RpSHDw391h6L93xleGbOa7q9d_QHFc1daEMBKgyFfAV_ToC9otpB8TvohjFWDHMxuXdUeIacYaxv/s2930/1674946942251.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="LETTERA DI UNA SCONOSCIUTA di Stefan Zweig" border="0" data-original-height="2930" data-original-width="1500" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEim-3cA986Nxpbjbx4cu-QDxqCv9RNDUs3xLmavLhIELNpq0SOkkwDIelR41rsb03Ui4nOTo_7X96z67glK7tTAMydkLYxh5O25JfWiQ8f1K4f5RpSHDw391h6L93xleGbOa7q9d_QHFc1daEMBKgyFfAV_ToC9otpB8TvohjFWDHMxuXdUeIacYaxv/w328-h640/1674946942251.jpg" title="LETTERA DI UNA SCONOSCIUTA di Stefan Zweig" width="328" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="font-family: inherit; font-size: xx-small;">Ph Francesca Lucidi</span></div><p></p><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Anno di Pubblicazione 2014 (1°1922)</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Editrice Garzanti</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Formato Ebook</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Link all’acquisto per tutte le edizioni in commercio <a href="https://amzn.to/3RfSiko" target="_blank">QUI</a></span></li></ul><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: large;"><b>L’AUTORE</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Per la biografia di Stefan Zweig si rimanda a un precedente post. <a href="https://www.pennybloodblog.com/2023/01/mendel-dei-libri.html" target="_blank">CLICCA QUI</a> per leggerla. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b><span style="color: #ffa400;">PERFETTO PER</span></b> chi ha amato in silenzio e da lontano, e per chi si è accorto tardi di essere stato amato. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b><span style="color: #ffa400;">ADATTO PER</span></b> riflettere sui rimpianti, sulle avventure romantiche; sul significato degli incontri con il prossimo e sulla memoria.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: large;"><b style="background-color: #cc0000;"><br /></b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: large;"><b style="background-color: #cc0000;">CENNI SULLA TRAMA E RIFLESSIONI</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: large;"><b style="background-color: #cc0000;">Ricordi che non ricordano per persone che non si “incontrano” </b></span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Come uno sfarfallio di una pietra che luccica inconsistente nel fondo di un torrente.</span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">Ombre si affacciavano nella sua memoria per poi di nuovo dileguarsi, senza prendere forma in un’immagine. Sentiva di avere dei ricordi, ma non ricordava nulla.”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Vivendo, troppo spesso, ci si distrae dalla vita. La memoria degli eventi, delle persone incontrate è l’appiglio a cui cerca di aggrapparsi il senso di un vissuto; il luogo dove possono imprimersi durevolmente i numerosi profili degli anni sfiorati passandovi attraverso. È impossibile percorrere le giornate, le strade, senza incontrare gli altri; si potrebbe impazzire pensando a come si è toccato chi su di noi ha poggiato uno sguardo, una fantasia, un’aspettativa. </span></p><p><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Non c’è nulla di più terribile dell’essere soli in mezzo alla gente.”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Ma cosa è davvero la solitudine? Essere dimenticati, o essere sempre stati invisibili al vedere autentico altrui è la tomba definitiva, quella che si ricopre di rovi e viene risucchiata nella terra dell’oblio. Incontrare il prossimo, essere visti, arrivare alla memoria e trovarvi ricovero: la sopravvivenza oltre la morte può essere solo nell’incorporeità di un ricordo garantito dall’unione di vissuti che si sono riconosciuti, e poi conosciuti fino creare tracce che sanno rimanere sospese oltre la caducità del tempo, del corpo, della carne che soffre o che ama.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">I fiori su una tomba cosa sono se non il segno che vuole far mantenere una reminiscenza, e altresì un souvenir macabro che si deteriora troppo presto. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Una tomba già riempita, troppo presto; un’altra vuota, in attesa, notata troppo tardi solo nel momento in cui è ora di deporvi il contenuto. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Un famoso scrittore torna a casa dopo tre giorni in montagna. Una quotidianità comoda e distratta, calzata con superficiale sicurezza, piacere, leggerezza; senza pensare troppo così che ogni cosa non abbia il tempo di imprimersi nella mente. Una lettera anonima, aperta con gesti generici, una scrittura femminile, un contenuto troppo lungo che potrebbe dover sforzare la mente verso stimoli pericolosi, che rischiano di rendere quelle parole degne di un tempo necessario che può aprire le scomode stanze della memoria. Lo scrittore conosce l’abilità del leggere a lungo, lo testimoniano i volumi in più lingue che riempiono lo studio; una lettera, però, ha un destinatario preciso, chiede una responsabilità diversa a chi ne viene coinvolto direttamente. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Una innocente curiosità che male può fare… perché non sbirciare in quelle righe per giocare a sorprendere l’anonimato del mittente sul fatto. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Lo scrittore, però, si accorge subito che quella lettura avrebbe sconvolto la sua vita, ormai era troppo tardi. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Una donna scrive una lunga missiva, in occasione della morte del suo bambino. Sente anch’ella i brividi della malattia, ed il momento è giusto: confessare un amore disperato, perpetuo, segreto, all’uomo oggetto del suo desiderio da quando era bambina. Tra le pagine il racconto di una vita: dall’infanzia all’età adulta, il peregrinare attraverso luoghi ed eventi con l’unico scopo di amare, desiderare; poi essere vista, riconosciuta. L’innocenza giace con delle candele intorno e le mani giunte, mentre gli altri paiono tutti colpevoli. Un’abnegazione cieca, un fanatismo romantico, un’idealizzazione folle: la sconosciuta ha conosciuto solo l’attesa, la nevrosi di un desiderio che ha avuto anche la sfortuna dell’illusione del compimento. L’attenzione per l’altro che diventa intrusività, imposizione, violenza. Alla disattenzione non è concessa alcuna ingenuità, perché a nessuno è permesso di non accorgersi di un simile. Un “macello di vergogna” che restituisce solo i resti di chi ha vissuto fino a consumarsi, sperperandosi, negli opposti di atteggiamenti diversi nella forma ma tragicamente simili nella sostanza. Amare troppo, pazzamente, o non amare affatto: energie che si estinguono in fiammate gemelle che bruciano tutto ciò che è nei dintorni. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Chi ama ha diritto di tacere un amore? Chi non ama ha colpe di fronte al non aver avuto la cosciente facoltà di ricambiare? Il segreto può diventare menzogna, la leggerezza offesa, la distrazione un’azione criminosa e fatale.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Zweig pone di nuovo la luce negli angoli oscuri dove si celano individui eccezionali perché figli della disperazione dell’eccesso. L’umanità mostrata in modo autentico, perché non edulcorata o filtrata dalla rappresentazione “giusta” della realtà. Diversità, anomalie: personaggi estremamente eccessivi, veri e vividi, che si scontrano con simili sentiti come specie estranee perché superficialmente tiepidi e istituzionalmente sani. La comunicazione impossibile tra il linguaggio del salubre ordinario e il codice indecifrabile degli outsider. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Una storia tragica, un racconto che è stato portato avanti con cieca volontà e che riacquista la focalizzazione nel momento in cui non è più possibile un finale differente: così da anelare al controllo, a tutti i costi.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Zweig riporta ancora al valore della profondità dell’approccio al prossimo, alle responsabilità di essere persone. Nessuno può slegarsi da tutti gli altri. L’eco lontano di una musica canta una marcia funebre per tutto ciò che nella dimenticanza perde per sempre davanti alla mortalità. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Molti segreti saranno svelati in quella lettera, e forse si narra un intreccio potenzialmente probabile per chiunque. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: large;"><b style="background-color: #cc0000;">CITAZIONE SCELTA PER VOI</b></span></p><p><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Il volto di una ragazza, di una donna, deve essere una cosa estremamente mutevole per un uomo, perché è quasi sempre solo un riflesso, ora di passione, ora di candore fanciullesco, ora di stanchezza, e svanisce in fretta come un’immagine allo specchio.”</span></p><p><span style="font-size: x-large;">Se volete acquistare questo volume, o scoprirne altri dello stesso autore, basta cliccare <a href="https://amzn.to/3WLdobB" target="_blank">QUI</a></span><span style="font-size: x-large;">: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata nello shop. 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In verità, fuor di retorica, uomini e donne esposti al male. Appassionati e fragili, fallibili, mortali. Paolo Milone ha lavorato per quarant'anni in Psichiatria d'urgenza, e ci racconta esattamente questo. Nudo e pungente, senza farsi sconti. Con una musica tutta sua ci catapulta dentro il Reparto 77, dove il mistero della malattia mentale convive con la quotidianità umanissima di chi, a fine turno, deve togliersi il camice e ricordarsi di comprare il latte.”</span></p><div style="text-align: left;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">L'AUTORE</b></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Paolo Milone, psichiatra, nato a Genova nel 1954. Il 1980 lo vede incontrare la sua professione all’interno di un Centro di Salute Mentale. Tra il 1988 e il 2016 lavora in un reparto di Psichiatria D’Urgenza. </span></div><h4 style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: x-large;"><br /></span></h4><h4 style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: x-large;">REPARTO 77, VISITE APERTE SOLO UN SUSSULTO ALLA VOLTA</span></h4><p style="text-align: center;"><span style="font-family: times; font-size: large;">“IL VERO DISCRIMINE È NON ABBANDONARE LE PERSONE”</span></p><div style="text-align: left;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Certi pazienti sono così soli<br /></span><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">Che per farsi mettere le mani addosso,<br /></span><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">devono spaccare tutto.”<br /></span><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">/-/<br /></span><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Il dolore in urgenza è inesprimibile a parole,<br /></span><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">viene espresso col corpo […]”</span></div><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Un diario, senza date, senza progetti o programmi. Un resoconto fuori controllo, un rigurgito d’altre persone che ti hanno infestato lo stomaco, la testa, la colonna spinale, gli orari e le notti. Tutto intorno puzza, e le finestre sono sbarrate e l’aria non passa. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">I vicini buttano un occhio, i carabinieri alzano la paletta. Le cinghie, il Narcan, iniezioni di ogni colore e densità. Chi è troppo tranquillo e chi ribalta una lettiga. Un ragazzino si butta dalla finestra… Chi l’ha spinto?</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"> Un medico così bravo, sì, Milone lo è: lui nel suo diario non è professionale, ed è proprio il suo nudo coinvolgimento a mostrarlo come totalmente immerso nella missione di salvare il prossimo. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Dove inizia la vita degli altri oltre la tua? Dove sta quella cortina che fa sì che non ti possano toccare? Queste sono domande per medici “illustri”, di quelli che hanno borse pesantissime, perché non devono correre dietro a un paziente psichiatrico in carne e ossa; di quelli che vanno ai convegni e parlano di qualcosa che non ha nome, ed inizia dove finiscono le univoche e rassicuranti profilassi. Il protocollo di Paolo Milone comprende lo scontro fisico, la menzogna, le chiamate a casa di notte; l’aggiustare un lavandino. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Davanti c’è una bella donna, che chiede di essere salvata solo con lo strozzato verso di un intestino che brontola. Quasi quasi sarebbe da innamorarsi di lei. Ma come potersi avvicinare smettendo di provare ciò che prova un uomo e allo stesso tempo diventare l’umanità più impavida, dura e determinata? Qui ci si ammazza davvero. “Lo hanno scelto loro”, direte voi. Se solo sapeste quante persone gettatesi dal quarto piano in poi chiedono chi è stato a spingerli di sotto. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Credere che togliersi la vita sia un atto volontario rassicura. Anche se preferiamo gli assassini ai suicidi. Ci piace pensare che la morte sia controllabile, prevenibile e soprattutto punibile. E quest’ultimo tratto contraddistingue il dito puntato verso i “pazzi”. Se solo sapeste come odora di buono un nevrotico… </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il caffè è pessimo, le tazzine unte, i dolcetti andati a male: è una domiciliare.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">La macchina passa a fatica tra i vicoli, le scale odorano di urina di gatto, la sofferenza gioca a nascondino: è un TSO. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Marcello, Chiara, Lucrezia, Carmelo: nomi comuni di pazzi. Paolo Milone vuole bene ad ogni singolo cazzotto o spinta che si è beccato. Due costole rotte per due vite riaggiustate. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Ci sono i farmaci? Oh, ci sono. Ma ci sono anche le urla, anche quando non si sentono. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Brevi stralci dove essere disgustati, infastiditi; sentirsi esseri biechi che provano ribrezzo celato. Il paradiso piace a tutti, piace meno partire dall’inferno. Delegare, dimenticare, eppure: </span></p><div style="text-align: left;"><span style="color: #ffa400; font-size: large;"><span style="font-family: times;">“Il bene e il male che facciamo a un’altra persona si riverbera<br /></span><span style="font-family: times;">E si proroga in mille modi<br /></span><span style="font-family: times;">Tra i suoi parenti, amici e conoscenti<br /></span><span style="font-family: times;">E, nel tempo, si trasmette a tutti i discendenti. <br /></span><span style="font-family: times;">Sarà qualcosa di infinitesimo, un movimento atomico,<br /></span><span style="font-family: times;">un’ombra, un fremito, ma esiste e si diffonde nell’universo. <br /></span><span style="font-family: times;">Vedi Giulia, noi contribuiamo a migliorare o peggiorare <br /></span><span style="font-family: times;">L’universo,<br /></span><span style="font-family: times;">e, su questo, abbiamo una responsabilità.”</span></span></div><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Oltre il “Reparto 77” c’è la stanza del glicine. Oltre la finestra c’è la città. Tossici, trans, donne rispettabili: tutti potenziali figli prediletti della malattia mentale. E come è imbarazzante essere salutato da tante prostitute e i loro clienti, quando sei fuori dall’ospedale e tenti di goderti una cena galante. Il protagonista di questa storia è uomo quando è medico, ed è medico quando è uomo. Pensieri, innamoramenti, professionalità, ancora messaggi ossessivi sul cellulare: Lucrezia. Non tutti si salveranno, ma il mondo può ancora essere salvo per un giorno… perché qualcuno ci ha provato. </span></p><div style="text-align: left;"><div style="text-align: center;"><span style="font-family: times;"><span style="color: #ffa400; font-size: large;">“L’arte di legare le persone al letto. </span></span></div><span style="color: #ffa400; font-size: large;"><span style="font-family: times;"><div style="text-align: center;">Legare le persone a te. </div></span><span style="font-family: times;"><div style="text-align: center;">Legare le persone alla realtà.”</div><div style="text-align: center;"><span style="color: black; font-size: x-large; text-align: left;">Se volete acquistare il volume basta cliccare <a href="https://amzn.to/3qfAxIP">QUI</a></span><span style="color: black; font-size: x-large; text-align: left;">: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. 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Pagine 58</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">LINK ALL’ACQUISTO: <a href="https://amzn.to/429RD8i">QUI</a></span></li></ul><p></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">DALLA DESCRIZIONE EDITORIALE</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">«La disobbedienza civile, il più noto tra gli scritti di Henry Thoreau, sancì l’affermazione della lotta non violenta come forma di opposizione al potere. Pubblicato nel 1849, suscitò l’entusiasmo di Tolstoj e raccolse poi il plauso e l’adesione di alcuni dei maggiori pensatori del Novecento, da Gandhi a Martin Luther King. Ma la sua ragione fondamentale, ovvero la critica costruttiva del libero cittadino nei confronti dello stato, è ancora al centro del dibattito delle idee e fa di questo pamphlet un grande classico del pensiero politico.»</span></p><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: medium;">L’AUTORE</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"> Per la biografia di Henry David Thoreau, rimando ad un post precedente. CLICCA <a href="https://www.pennybloodblog.com/2023/05/vivere-secondo-natura.html?m=1">QUI</a> PER LEGGERLA</span></p><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: medium;">LA PREZIOSA EREDITÀ DEL PENSIERO DI THOREAU</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Thoreau è il padre dell’ecologismo e della lotta non violenta: a proposito della profonda teorizzazione dell’autore intorno al valore della Natura rimando al precedente post su VIVERE SECONDO NATURA (tratto dal Walden). Nel presente contenuto si affronterà anche il racconto di figure storiche che hanno segnato l’incarnazione e il successo dei coraggiosi comportamenti scaturiti da un approccio ribelle e rivoluzionario dai tratti non violenti, di cui LA DISOBBEDIENZA CIVILE ne è il capostipite. Nell’edizione è incluso anche il discorso IN DIFESA DEL CAPITANO JOHN BROWN.</span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: x-large;"><b>LA DISOBBEDIENZA CIVILE</b></span></p><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: large;"><b>Introduzione</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Thoreau propone un modello di comportamento sociale, strettamente indirizzato in primis all’individuo e non alla massa, volto a contrastare il mal governo, la vessazione, lo schiavismo e la pressione che in generale uno stato, anche una democrazia, rivolge al cittadino in nome di un bene di maggioranza che finisce per trasformarsi nella totale assenza di responsabilità e sensibilità morale da parte del singolo. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Thoreau, convinto antischiavista e pacifista, pronunciò un discorso presso il Concord Lyceum, il 26 gennaio del 1848. Il testo fu dato alle stampe l’anno successivo, con il titolo di RESISTANCE TO CIVIL GOVERNMENT: il titolo oggi noto fu attribuito all’opera solo dopo la morte dell’autore. Le motivazioni che spinsero Thoreau a parlare liberamente del fallimento di quel cieco affidamento allo stato trovano giustificazione dalla stessa reazione dell’autore verso la situazione politica e sociale del tempo: gli stati Uniti erano in guerra d’espansione con il Messico, conflitto che portò all’annessione del Texas; gli schiavisti difendevano la propria posizione su più fronti e gli antischiavisti pronunciavano lodi alla libertà riempiendosi le cucine di servi e pagando tasse volte a finanziare azioni violente verso il prossimo loro. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Thoreau teorizza qualcosa di nuovo, molto diverso da una “rivoluzione” in senso stretto: egli rifiuta categoricamente l’uso della violenza. Lo scopo non è sconfiggere a tutti i costi un nemico ma riunire sotto un ordine morale libero, benefico e benevolo, tutti gli uomini e le donne; ciò è raggiungibile secondo l’atto di convincere, non sottomettere, e di spingere a una, appunto, resistenza che apparirà del tutto naturale una volta che ci si riapproprierà dei diritti elargiti dalla natura e non dal processo di, presunta a suo parere, civilizzazione. Il programma d’azione di Thoreau nasce in totale ottica trascendentalista: la promozione della libertà del singolo e la forte fiducia per lo spirito di ognuno si giustifica dalla sostanza che esso condivide con l’Anima Universale. L’Io individuale, parte di un Io Universale che tutti permea, riscatta il proprio diritto alla decisione non in ottica egocentrica ma in una generale bonifica, in ottica morale non prestabilita da un organo dall’alto, del comportamento, e in primis della mente e dello spirito, che esula dalle prescrizioni della legge. Si infrangono le regole se esse sono sbagliate per l’uomo “buono” che osserva il mondo con occhi liberi e respiro indipendente, ma si deve essere disposti a gestirne e subirne le conseguenze. Molte persone sono sedute sulle spalle degli altri, dice Thoreau, accorgersi di come noi non avanziamo e di come chi sta sotto il nostro peso sprofonda è il vero sguardo della bontà. Tutto è fermo e il progresso è paurosamente solo decantato ma mai davvero sfiorato. I buoni propositi restano tali, da quando vengono abbandonati presso una sessione di voto elettorale dove si incaricano altri del lavoro che dovrebbe riguardare ogni persona, sempre. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il Mondo è quel tempio mistico dove la religione non è gerarchia ma uguaglianza, dove il governo è in primis autogoverno, dove la transustanziazione passa da cuore d’uomo a cuore d’altro uomo perché essi sono della stessa sostanza. Il miracolo non è mera speranza ma solo prodotto dell’azione: ogni fatto, benché piccolo, è fatto per sempre. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">˜</span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: x-large;"><b>DENTRO LA DISOBBEDIENZA CIVILE </b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il nemico è dentro le nostre stesse case:</span></p><div style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Perché il nostro nemico è la quasi universale legnosità di testa e di cuore, la mancanza di vitalità dell’uomo, che è l’effetto del nostro vizio; e da qui nascono paura, superstizione, fanatismo, persecuzioni e schiavitù di ogni sorta, con il fegato al posto del cuore.”</span></div><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">L’uomo è attore principale all’interno del sistema “vita”: ognuno, con ogni azione che compie in virtù di una forma di pensiero individuale, condiziona ciò che accade intorno… a tutti gli altri.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Si potrebbe pensare che la democrazia implichi un certo coinvolgimento nella vita dello Stato di chi dentro vi vive; in realtà, il votante pone delega ad una struttura chiusa, coscientemente chiusa. La modalità con cui si da atto alla propria volontà diviene un sistema di abusi, permesso da chi ne subisce lo scotto più grande. Ma il cittadino, l’uomo, svende la propria responsabilità in nome di una tranquillità, di un riposo dell’anima che diviene una irrequietezza che soggiace in una inconsapevole sofferenza fatta di dipendenza, inutilità, colpa. Le persone sono nate per essere libere, e solo questo è il vero riposo dello spirito. La libertà però costa: il governo non ha sempre la flessibilità per mettersi in discussione, analizzare, giudicare lucidamente e modificare una direzione, se ciò non conviene o se tra i pochi che governano ce ne sono solo pochissimi che agiscono nel bene. </span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Il miglior governo è quello che governa meno.”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">E chi con il proprio voto ha costituto una minoranza che si maschera da maggioranza, mette in mano al caso il proprio destino e quello di tutti gli altri. Non basta una sessione di votazione per affrancarsi dalla responsabilità personale e sociale, e neanche dai propri problemi. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Thoreau sottilmente osserva: </span></p><div style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“L’unico voto che può accelerare l’abolizione della schiavitù è quello di colui che con il voto afferma la propria libertà.”</span></div><p style="text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Rispetto al concetto e alla giustificazione di “maggioranza”, l’autore pone la coscienza: </span></p><div style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Non è sbagliato dire che una comunità costituita non ha coscienza; ma una comunità di uomini coscienziosi è una comunità dotata di coscienza.”</span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Qualsiasi uomo più giusto dei suoi vicini costituisce già una maggioranza.”</span></div><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Perché delegare a una forza esclusivamente quantitativa? Egli si chiede a quel punto a cosa serva, quindi, avere una coscienza. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Thoreau, però, non invoca un’anarchia ma un ordine di libertà, responsabilità, lucidità di cuore: </span></p><div style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Io non chiedo da subito l’assenza di governo, ma da subito un governo migliore.”</span></div><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Lo Stato non è una macchina perfetta, anche perché le macchine stesse non sono un buon esempio. L’uomo assoggettato all’ingiustizia, come un soldato che senza la volontà personale di andare a morire diventa egli stesso solo un’arma, sta senza occhi e senza nome. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Chi serve lo stato lo fa facendosi strumento, perdendo la propria natura e così portando a sé e ai posteri una morte in vita che scivola velocemente verso una dipartita che non ha mai realmente conosciuto il suo opposto. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Thoreau fa sua una citazione di Shakespeare che riporta d’esempio:</span></p><div style="text-align: left;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Sono di nascita troppo illustre<br /></span><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">per essere proprietà di qualcuno<br /></span><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">Per essere secondo nel comando<br /></span><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">O l’utile servo<br /></span><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">E strumento di una qualsiasi sovranità al<br /></span><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">Mondo.”<br /></span><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">(dal Re Giovanni)</span></div><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Ma come fa lo Stato a tenersi stretti i cittadini? Beh, sono essi stessi a consegnarsi perché in totale dipendenza da esso. Il gioco perverso è nella graduale snaturalizzazione e sfiducia personale subita passivamente dall’individuo, che lo ha portato a far parte di un sistema nel quale non sa costruirsi una casa, si fa schiavo e strumento per mantenere lussi di cui non ha bisogno; vive nella paura di perdere i propri privilegi che non sono altro che una gabbia mascherata da deliziosa abitazione ammobiliata di tutto punto. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">È però giusto tenere in piedi un sistema di organizzazione di cui tutti godono, senza differenze. A tal proposito, Thoreau era ben felice di pagare la tassa per la manutenzione delle strade, ma non altrettanto accondiscendente riguardo ad altre imposte. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Durante l’isolamento al lago Walden, dove l’esperimento della suddetta indipendenza e del rapporto mistico e familiare con la natura prendono sostanza, Thoreau venne raggiunto da un esattore e finì irrimediabilmente in prigione, per una sola notte, nel 1846. La cauzione di una zia lo portò fuori dalle sbarre, ma l’esperienza gli rimase attaccata nella coscienza mentre guardava come gli amici si disperdono facilmente nei tempi difficili. Poi un pensiero, una possibilità:</span></p><div style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Se l’alternativa è fra tenere in prigione tutti gli uomini giusti e rinunciare a guerra e schiavitù, lo stato non avrà esitazione su cosa scegliere.”</span></div><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Tramite le tasse il governo chiede di essere riconosciuto, ma la disobbedienza non inneggia a falsificare una dichiarazione dei redditi per essere poi più ricchi alle spalle di un altro componente di una comunità. La ricchezza, tra l’altro, è la catena più solida che lega allo stato. Le cose possedute rendono paurosi, dipendenti, egoisti. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Thoreau immagina tante persone che mettono la testa nel fuoco, prendendosela poi solamente con le fiamme. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">E il povero esattore? Dovrebbe dimettersi. </span></p><div style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Quando il cittadino ha ritirato la propria fedeltà e il rappresentante si è dimesso dall’incarico, allora la rivoluzione è compiuta.”</span></div><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Si aspetta, gli antischiavisti non fanno che inneggiare a tempi più maturi. Mentre le navi negriere vedono precipitare da esse corpi senza vita. Il tutto per un sistema mantenuto da altri negrieri, quelli che Thoreau chiama i “negrieri di sé stessi”. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Invece di riconoscere uno stato smettendo di riconoscersi è necessario un processo inverso: </span></p><div style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Non esisterà mai uno stato davvero libero e illuminato finché lo stato non arriverà a riconoscere l’individuo come potere più alto e indipendente, dal quale deriva tutto il suo potere e la sua autorità.”</span></div><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">˜</span></p><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: inherit; font-size: x-large;"><b>FIGURE STORICHE A TESTIMONIANZA DELLA BUONA DISOBBEDIENZA CIVILE</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">THOREAU</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">“Non importa quanto piccolo possa sembrare l’inizio, ciò che è ben fatto una volta è fatto per sempre.”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Queste le parole di David Thoreau, ed egli stesso partecipò all’Underground Rail Road, un sistema di fuga segreto per gli afroamericani ridotti in schiavitù.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="background-color: #cc0000;"><b>GANDHI</b></span> </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Contro la tassa sul sale indiano e il SALT ACT, il 13 marzo del 1930 Gandhi e settantotto volontari percorsero 385 Km fino al mare. Lungo il tragitto molte altre persone si unirono per combattere l’obbligo all’acquisto del sale britannico imposto agli indiani. Gandhi si bagnò nel mare, raccogliendo il sale a dimostrazione di come il sale fosse un bene disponibile e gratuito. Questa marcia diede la spinta ad altre azioni che determinarono l’indipendenza dell’india. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">ROSA PARKS </b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Denominata come MOTHER OF CIVIL RIGHTS MOVEMENT, Rosa Parks, il 10 dicembre del 1955 a Montgomery in Alabama, si rifiutò di lasciare il posto a sedere su un autobus ad un passeggero bianco, data la separazione delle sedute e l’obbligo per i neri di lasciare il proprio posto qualora un bianco si fosse trovato con i posti destinati occupati. Rosa Parks fu incarcerata, anche se poi rilasciata su cauzione.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Di risposta, Jo Ann Robinson, presidentessa della Women’s Political Council, fece circolare dei volantini che invitavano al boicottaggio dei mezzi pubblici della città. Lo stesso Martin Luther King, venuto a sapere dell’iniziativa, diffuse il messaggio. In molti si unirono alla protesta, inclusi i tassisti che abbassarono i prezzi. Molti pullman si fermarono e la città restò paralizzata per più di trecento giorni. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nel 1956, il caso di Rosa Parks arrivò alla Corte Suprema, la quale stabilì all’unanimità l’incostituzionalità della segregazione sugli autobus pubblici dell’Alabama. </span></p><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: medium;"><b>MUHAMMAD ALI</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nel 1966, Muhammad Ali si rifiutò di essere arruolato nell’esercito, mentre gli Stati Uniti erano impegnati nella Guerra del Vietnam. Fu arrestato nel 1967 e condannato ad una pena di cinque anni. La licenza da pugile gli fu revocata, ma la Corte Suprema annullò la sentenza quattro anni dopo. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="font-size: x-large;">Se volete acquistare il volume basta cliccare <a href="https://amzn.to/3My2KSr" rel="nofollow" target="_blank">QUI</a></span><span style="font-size: x-large;">: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. 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Pagine 112</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">LINK ALL’ACQUISTO <a href="https://amzn.to/3Dw1Kea" target="_blank">QUI</a></span></li></ul><p></p><p><span style="font-family: times; font-size: large;"><b style="background-color: #cc0000;">DALLA DESCRIZIONE EDITORIALE</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">«”Rinunciando a ciò che è superfluo, e abbracciando così un'esistenza all'insegna della semplicità e dell'autonomia, saremo in grado di guardarci intorno con occhi nuovi: ci accorgeremo di conoscere in verità «solo pochi uomini, ma una gran quantità di soprabiti e calzoni”.»</span></p><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: large;"><b>L’AUTORE</b></span></p><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: large;"><b>Biografia di Henry David Thoreau</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nasce il 12 luglio del 1817, a Concord, Massachussets. Terzo figlio di un uomo d’affari che non brilla per successi ed iniziativa, John Thoreau, e di Cynthia Dunbar Thoreau. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nel 1823 viene mandato alla Concord Academy, e in seguito entra All’Università di Harvard, dove si laurea nel 1837, ma non senza aver manifestato e vissuto una cerca incompatibilità con il sistema d’insegnamento, organizzazione e concezione dell’istituto. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Inizia ad insegnare alla scuola di grammatica di Concord ma, anche lì, sperimenta una certa insofferenza che lo costringe a lasciare l’impiego. Tenta di lavorare nell’impresa familiare ma poi crea una piccola scuola con il fratello John, iniziativa che dura circa tre anni, nonostante i tratti progressisti. L’esperimento viene meno a causa della malattia di John, che muore nel 1842 lasciando Thoreau nel dolore. Dalla relazione fra i due fratelli, nascerà il primo scritto importante di Henry <i>Concord and Merrimack Rivers, </i>del 1849, ispirato ad una gita fatta proprio in compagnia di John.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Durante questo periodo di confusione e sofferenza, il sostegno più grande gli viene donato dall’amicizia con Ralph Waldo Emerson, conosciuto dopo il trasferimento di quest’ultimo a Concord nel 1837. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Emerson, ex ministro della Chiesa Unitariana, culto caratterizzato da un rigido monoteismo che rinnega il dogma trinitario e la natura divina del Cristo, vede subito in Thoreau un discepolo da accogliere in seno al Trascendentalismo. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il Trascendentalismo si presenta subito come un movimento letterario, ma anche e soprattutto filosofico, che combina il romanticismo con un umanesimo tipicamente americano. Si celebra l’individuo e non le masse, l’emozione a scapito della ragione; si valorizza il valore essenziale e principale dell’esperienza diretta in relazione ad un rapporto stretto con la natura. L’uomo ha un potere straordinario perché ha in sé l’Io Universale, ma ciò implica un costante potenziamento nell’assunzione della realtà esterna attraverso la conoscenza della realtà e dei suoi limiti solo immergendosi in essa. Una visione romantica e panteistica, che sì richiama echi Kantiani, ma tratteggia una costruzione filosofica che richiama emancipazione dalla tradizione europea. L’Umanesimo americano si decolonizza creando le basi di una visione del vivere che ancora oggi è spinto a livelli a volte anche eccessivi dall’amore statunitense per il Self Empowerment.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Proprio Emerson spinge Thoreau ad iniziare un diario, pubblicato poi postumo in 14 volumi nel 1906. E a scrivere su The Dial, la rivista dei trascendentalisti. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nel 1840, Thoreau tenta di prendere moglie proponendosi ad Ellen Sewall, che alla fine rifiuta di sposarlo. Nel frattempo, lo scrittore si trasferisce da Emerson e vi resta mentre affronta la morte del caro fratello John e una profonda instabilità lavorativa. La famiglia Emerson aiuta Thoreau anche impiegandolo come insegnante in casa di William, il fratello di Ralph, a New York. L’esperienza dura però poco. Thoreau torna a Concord e all’impresa di famiglia, ma ormai la sua voglia di sperimentare e il suo modo di pensare rivoluzionario lo spingono a cercare l’illuminazione in un’esperienza radicale e formante: nel 1845 il ventisettenne Henry parte con un’ascia presa in prestito e si costruisce la sua capanna sulle rive del fiume Walden, dove vi resta due anni. Meditando e, soprattutto, sperimentando, appunta ogni cosa su un diario che sarà la base per la pubblicazione di <i>Walden, Ossia vita nei boschi, </i>del 1854: uno dei suoi lavori più famosi ed influenti. Durante l’esperienza non mancano intrusioni dal mondo esterno: Thoreau viene persino rintracciato da un esattore delle imposte, e chiamato a rendere conto del fatto che da anni non paga la poll tax, ovviamente non per dimenticanza per forte volontà di protesta contro la guerra degli Stati Uniti contro il Messico. Thoreau viene così tratto in prigione, dove vi resta per una notte: una zia paga la cauzione, e nonostante le sue lamentele Henry viene rimesso nel mondo. La sua convinta posizione pacifista e abolizionista cresce sempre di più, portando alla nascita del saggio <i>La disobbedienza civile</i>, pubblicato nel 1849 con il titolo originale <i>Resistenza civile</i>; nel 1854, stesso anno del Walden, pubblica anche <i>Slavery in Massachussetts</i>. È da ricordare che i suddetti saggi sono le trascrizioni di conferenze pubbliche che Thoreau tiene volentieri e con assai molta veemenza, come anche Emerson. È da annoverare l’intervento di Thoreau tenutosi il 30 ottobre del 1859, presso il municipio di Concord, <i>In difesa del Capitano John Brown </i>. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Negli ultimi anni Thoreau si distacca un po' dal trascendentalismo per diventare soprattutto un naturalista, attività che svolge anche come lavoro insieme ad altre mansioni tecniche. Muore di tubercolosi nel 1862. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Postumi sono <i>The Maine Woods, Cape Cod, A Yankee in Canada;</i> e raccolte di poesie e lettere curate da Emerson. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b>LA PREZIOSA EREDITÀ DEL PENSIERO DI THOREAU</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Thoreau è il padre dell’ecologismo e della lotta non violenta: a proposito di questo ultimo aspetto… attendete il futuro post su La disobbedienza civile.</span></p><h1 style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: x-large;">VIVERE SECONDO NATURA</span></h1><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><i>VIVERE SECONDO NATURA è un saggio estratto da WALDEN, OSSIA VITA NEI BOSCHI, di cui ne costituisce la prima e prodromica parte.</i></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Due anni presso il lago Walden, senza null’altro che un’ascia presa in prestito. Una capanna costruita con mani che non avevano mai sentito il peso della responsabilità dell’autosufficienza. L’indipendenza gustata tra panini non lievitati cotti sulla pietra, e qualche mobile necessario anche perché sedere su una zucca sarebbe un eccesso che non giova alla causa. Fagioli coltivati da sé e pochi libri: una mente sgombra per creare un business senza denari ma con utili assai preziosi per la costruzione di una strada praticabile verso una vita migliore, perché di scontenti ce ne sono davvero molti, nel farisaico benessere che si lamenta; ed è per loro che Thoreau mette su il suo esperimento, anche se è noto che chi giova di una scoperta ha prima additato con paura a chi avesse avuto il coraggio di impiegarsi nella vera conoscenza dell’immanente, che è l’unico testo sacro e scientifico dove risiedono le idee. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Grazie a Thoreau, e alle invocazioni del Trascendentalismo, si è invitati ad un “riformismo” dell’individuo: la chiamata può e deve riguardare chiunque; ma ognuno ha un solo particolare percorso, totalmente personale e specifico. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">L’Io individuale ha le sue radici nell’Io Universale: The Over soul, la Superanima che in sé include tutti gli esseri viventi, i quali sono qui spinti a superare ogni limite esteriore e, soprattutto, interiore. In nome dell’Anima Universale, tutti gli esseri viventi sono connessi: la Natura è il locus perfetto per trovare le soluzioni esistenziali e per tornare in armonia con un’indipendenza che non è mai egoistica ma esclusivamente responsabile, per sé ma soprattutto per tutto il resto. L’Energia Superiore agisce, o meglio dobbiamo ad essa permettere di agire, attraverso gli individui: rientrare nel flusso naturale delle cose, con essenzialità, rispetto, coraggio, curiosità e incuranza delle leggi precostituite da una vuota maggioranza è il mezzo per conoscersi e valorizzarsi, andando così a rimpinguare le risorse di un mondo già depredato e ridotto a un commercio di felicità a buon mercato, generiche; insalubri, ottenebranti, false.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">L’uomo timorato di Dio sta in realtà in una perpetua penitenza inconscia: tra preoccupazioni futili ed eccessive, fatiche inutilmente brutali… assolutamente autoinflitte. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">La stessa religione invischia nel pronunciamento di canti fatti della paura di Dio e mai della gioia della vita. La carità si riduce a raccolte fondi ed elargizioni una tantum, fatte con una mano mentre l’altra continua a scavare una grande fossa comune per tutte le persone presenti e future.</span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Se donate denaro, investitevi anche voi stessi, e non limitatevi a consegnarlo loro.”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Fare del bene, presunto, è cosa inutile se chi si prodiga così alacremente non è in realtà buono, e non sa neanche in cosa consista un minimo di bontà.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Al bando ogni ipocrisia, anche se l’autore non nega il suo piacere nelle cene fuori e ogni peregrinazione esistenziale fatta di fallimenti e di desideri. Ma egli ha tentato, ha sperimentato, ha sofferto carcere, fame e freddo; ha vissuto nel bosco tra gli animali riuscendo a sentire una voce che gli raccontava di come gli uomini sono strumenti delle loro bestie al giogo, e di come le fattorie siano la vera povertà del contadino. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Mangiando vegetali le ossa non si formano, dicono cittadini e membri della “comunità” mentre stanno curvi sotto il peso di chincaglierie, mobili e cianfrusaglie esotiche estirpate da popoli “selvaggi” e depositari di una dignità sconosciuta al commerciante affannato, al fattore stremato, all’intellettuale soggiogato e al filosofo che insegna la filosofia senza averla praticata neanche un giorno della sua vita. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">La malattia del benessere e i deliri di una febbre dell’inutile; un morbo che ha alzato al massimo la superficialità che toglie l’essenziale alla fetta più numerosa della popolazione terrestre.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"> Thoreau parla di un progresso mendace, che costruisce ferrovie mentre gli operai vi si ammazzano costruendole; di industrie che creano abiti belli per la gente per bene, mentre gli altri simili soccombono a ritmi di lavoro inumani. Il consumismo prima di essere chiamato così… è già chiaro: agli occhi di Thoreau c’è l’urgenza di essere svegliati:</span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Non intendo scrivere un’ode allo sconforto, ma vantarmi gagliardamente come fa il gallo al mattino appollaiato al suo trespolo, se non altro per dare la sveglia ai miei vicini.”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: large;">/-/</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Ironia pungente; coscienza ipersviluppata mostrata in una testimonianza che a volte cede alla tautologia, perdonata però per l’efficacia di un messaggio scaturito dalla prova, dal coraggio di fare qualcosa di diverso. E benedetta sia la diversità per Thoreau, che non vuole propinare una sola verità ma solo spingere verso l’emancipazione da una schiavitù non solo reale ma ideologica, sociale. L’uomo si affama perché il pane spirituale è sostituito da cibi che non saziano, da abiti che non scaldano e da case che non proteggono ma imprigionano: per le quali i costruttori ci invogliano verso travestite celle dorate, confinanti con vicini molesti. La separazione del lavoro si tramuta nella convinzione che siamo incapaci davanti all’autosostentamento, all’indipendenza. Il mutuo soccorso diviene solo l’organizzazione di uno spettacolare ed elegante funerale globale, di una morte dell’umanesimo per una società che celandosi dietro pubblicizzata sicurezza rifila solo indifferenza verso l’individuo e la natura. Quest’ultima si consuma perché l’uomo non è più solo una entità passeggera pervasa di meraviglia ma un parassita insaziabile che impara troppo presto a consumare, specialmente sé stesso dato che non si sa cibare di ciò che gli serve ma solo di ciò che gli viene preconfezionato senza alcun riguardo per i nutrienti davvero necessari. </span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Il prezzo di una cosa è la quantità di ciò che definisco vita da dare in cambio.”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Le istituzioni divorano la vita del singolo, ridotto a un vecchio signore che arranca trascinandosi dietro il peso di cose inutili. </span></p><p><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Potrebbe essere la casa a possedere lui e non viceversa”. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">L’uomo insoddisfatto non sta facendo altro che lamentarsi dei tempi duri <span style="color: #ffa400;">“perché non può permettersi ci comprare una corona”</span>.<span style="color: #ffa400;"> </span></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Thoreau pone il suo Io a narrare, ma il discorso è aperto alle conclusioni e soprattutto alle azioni mancate del destinatario ben identificato: egli si rivolge <span style="color: #ffa400;">“alla massa di uomini che sono scontenti o si lagnano inutilmente della durezza della sorte o dei tempi, quando potrebbero essere loro a migliorare la situazione”</span>. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: large;"><b style="background-color: #cc0000;">DESIDERI E BISOGNI </b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il capovolgimento del modello motivazione dello sviluppo umano di Maslow, in tempi non sospetti</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Credo di avervi già parlato della PIRAMIDE DEI BISOGNO DI MASLOW ma, per i nuovi arrivati e per quelli che come me hanno una labile memoria, meglio ripassare.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nel 1954, lo psicologo Abraham Maslow immagina un modello motivazione dello sviluppo umano basato su una gerarchia di bisogni. L’uomo tende a sviluppare primamente dei bisogni primari, e solo dopo può far emergere quelli di ordine superiore che portano alla consapevolezza e all’attuazione dell’autorealizzazione individuale. In sostanza, si realizza la propria identità solo se prima si sono soddisfatti i bisogni primari, considerati di “sopravvivenza”. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">In ordine, partendo dal basso, Maslow parte dai bisogni fisiologici (fame, sete, sesso, combustibile); poi vi sono quelli di sicurezza (come un riparo); salendo arrivano i bisogni sociali come l’appartenenza e in seguito la stima, e solo in ultimo si giunge all’autorealizzazione. Questo modello è dimostrato essere parziale, e rigido, anche perché non contempla l’influenza dell’ambiente esterno che potrebbe spingere a concentrarsi anche su più bisogni contemporaneamente a seconda delle occorrenze. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Thoreau, e appunto il suo “pane spirituale”, pone innanzitutto una riflessione sulla confusione tra bisogni e desideri. Il bisogno, chimicamente, mette in moto nel sistema nervoso una serie di percorsi che inducono all’urgenza, e lo fa smuovendo anche i fattori emotivi. Il desiderio dovrebbe essere un qualcosa in più, assolutamente non necessario. Thoreau fa l’esempio della moda, dei calzoni sempre nuovi indossati da manichini; non manca anche di portare a conoscenza studi antropologici che hanno osservato come un uomo selvaggio grondi di sudore in case troppo riscaldate che inducono un indebolimento delle naturali difese corporee. La contemporaneità di Thoreau, e ancor più la nostra, sostituisce il bisogno con il desiderio che è anche, nella maggior parte dei casi, indotto e non libero e specifico. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Ciò cosa produce? Ansia, moltissima ansia. L’uomo si dimentica della natura, capace di adattarsi alla forza come alla debolezza degli esseri viventi, e la sostituisce con un’ansia che sopravvaluta l’importanza del lavoro, del fare schizofrenico. “Ma quante cose non sono state compiute da noi?” dice Thoreau, e guardandosi intorno senza paraocchi ciò è più limpido di quanto si potesse pensare… anche se, forse è troppo tardi, oggi, per rientrare in un certo circolo naturale. Ma questo saggio serve anche a ritrovare la fiducia. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">I bisogni primari e l’autorealizzazione possono e devono agire all’unisono, e solo così la piramide pare più flessibile e quindi solida. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Uomini nuovi: ecco cosa serve, e i cosiddetti vecchi saggi non costituiscono un alibi. Più che cambiarsi d’abito l’umanità deve fare la muta, che negli animali indica uno stato superiore e non un cambiamento esteriore e inutile. Appena si può non morire di fame, di certo c’è altro in sostituzione del superfluo: esplorare la vita. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nessuna frase vuota, nessuna teoria che si adagia su sé stessa: VIVERE SECONDO NATURA significa imparare un’economia del vivere, che è sinonimo di filosofia. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: large;">Se volete acquistare il volume basta cliccare <a href="https://amzn.to/3Dw1Kea" target="_blank">QUI</a>: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. 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Un percorso graduale, delineato con grande chiarezza, per imparare a guardare in faccia la paura delle malattie e scoprire le strategie più efficaci per combatterla.”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">TEMI</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Un libro amico, un libro che ascolta ma invita all’azione. La paura delle malattie potrebbe considerarsi normale, ma quando essa diventa ossessione, e regola ogni pensiero o azione, si è davanti ad una fobia e a meccanismi radicati che vanno attaccati con la conoscenza del problema e delle possibili soluzioni. L’era di internet mette davanti agli occhi degli utenti una grande quantità di informazioni senza il filtro di un esperto che possa interpretarne i contenuti; appunto per questo, l’ipocondriaco trova nella rete il luogo perfetto per restare intrappolato, confuso e ancora più spaventato. Se alla base del disturbo ci possono essere ragioni comprensibili, è pur vero che chi ne soffre passa a un terrore che pare non trovare pace e rassicurazione. Proprio la rassicurazione è una delle ricerche senza sbocco dell’ipocondriaco: ricerca ossessiva di risposte ed evitamento sono i due segnali del giogo a cui questo disturbo costringe. Grazie a questo manuale si può comprendere meglio i propri pensieri, le proprie paure e i gradi di ansia a cui si è soggetti e a cui si cerca di sottrarsi. Un piccolo affanno o un battito del cuore accelerato possono bloccare l’ipocondriaco a una vita immobile, terrificata da ogni segnale corporeo che può essere semplicemente fisiologico. Grazie a schemi da compilare, esercizi ed esposizioni si può allentare la tensione costante e si può imparare a stare nell’ansia facendone affievolire la potenza distruttiva. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Una giusta prevenzione aiuta a prenderci cura della salute, non vivere per il terrore di stare male toglie solo il senso a giornate che potrebbero tornare a essere un contenitore di esperienze e non solo di cieco terrore. Questo manuale di auto-aiuto non promette facili rimedi ma percorsi di cui essere partecipi e padroni. Il consulto di uno specialista resta, comunque, un’ottima soluzione per completare un salvifico processo di emancipazione dall’ipocondria. </span></p><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: medium;"><b>GLI AUTORI </b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b>BRENDA HOGAN</b> vive e lavora a Vancouver, Canada. È psicologa clinica, specializzata nel trattamento della depressione e dei disturbi d’ansia.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b>CHARLES YOUNG</b>, psicologo, dirige il dipartimento di Psicologia alla Rhodes University, in Sudafrica, e coordina i corsi di formazione di counselling e psicologia clinica.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">BRENDA HOGAN e CHARLES YOUNG hanno entrambi lavorato al Primary Care Psychological Treatment Service, a Cambridge, collaborando allo sviluppo di un servizio pioneristico di assistenza sanitaria di base improntato al self-help per una vasta gamma di disturbi psicologici comuni.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">UNA VITA NON VISSUTA </b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">Escalation, seme del dubbio e sfiducia</b></span></p><p><span style="font-family: times;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; color: red; font-size: large; text-align: center;"><span style="font-family: times;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFNTW5ZqmsJY9Tj_-lyNd0Xt6r0hsKFKMk7xIblK6YWpca32NTV_0tF2LD4o4kA26vtzo1Nav5a_Zdw2Fmx2MqyTexu-7UJec4cmnCyE-gdAKIm2pHMpC-Vgi4TlmyfCJBfijZY-5jp_e7nJRB7eGWRwlvnLKeon4Rf60-GMw8pukS2GZqvr3-lNbv/s3079/ipocondriacipsicologiaMod.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3079" data-original-width="1844" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFNTW5ZqmsJY9Tj_-lyNd0Xt6r0hsKFKMk7xIblK6YWpca32NTV_0tF2LD4o4kA26vtzo1Nav5a_Zdw2Fmx2MqyTexu-7UJec4cmnCyE-gdAKIm2pHMpC-Vgi4TlmyfCJBfijZY-5jp_e7nJRB7eGWRwlvnLKeon4Rf60-GMw8pukS2GZqvr3-lNbv/w240-h400/ipocondriacipsicologiaMod.jpg" width="240" /></a></span></div><span style="font-family: times;"><br /><span style="color: #ffa400; font-size: large;">“Capita a molti di preoccuparsi, di quando in quando, per la propria salute, ma in genere la preoccupazione dura poco e di solito non interferisce con la vita di tutti i giorni. Per alcune persone, invece, dubbi e timori non passano tanto facilmente e finiscono per diventare fonte di grande stress.</span></span><p></p><p><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">[…]</span></p><p><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">La preoccupazione può trasformarsi in ansia e attacchi di panico, e nella sensazione che tale angoscia finirà per prendere il sopravvento sulla loro vita.”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">L’ansia per la salute è comprensibile, se limitata nel tempo.<span style="color: red;"> </span>Quando la preoccupazione cresce fino a fagocitare giornate e progetti si è di fronte a un problema. Comunemente si crede che gli ipocondriaci non abbiano alcun sintomo reale; ciò non è vero. Dolori di varia natura, palpitazioni, sudorazione, mal di testa, dolori al petto: questi sono solo alcuni sintomi che ciascuno di noi può avvertire di sovente; l’ipocondriaco parte dal notare effettive presenze di sintomi o segni, il problema è che il soggetto interpreta tutto ciò, immediatamente, in maniera catastrofica. Le rassicurazioni del medico spesso non bastano, e gli specialisti si susseguono in una serie di accertamenti che non fanno altro che far montare l’ansia; proprio quest’ultima, nella maggior parte dei casi, diventa la responsabile di un peggioramento dei sintomi. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">L’ipocondria ha sempre un’origine. In modo diretto, può essere proprio un trauma legato allo stato di salute, propria o di altri, ad avere scatenato un’allerta senza pace. A questo punto arriva il secondo punto dolente dell’ipocondriaco: la fiducia. Chi soffre di questo disturbo non si fida delle rassicurazioni; ma non si fida neanche della propria capacità nel saper affrontare un grave problema di salute, la cui eventualità deve comunque essere pensata come più rara di quanto creda un ipocondriaco. Le aspettative di autoefficacia ci pongono nella posizione di poter considerare che un buon risultato sia raggiungibile: l’ipocondriaco pensa che non saprebbe affrontare una malattia, sfiducia che proietta anche sui propri cari. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Quindi, rassicurazioni e sfiducia sono due colonne portanti da abbattere; come? Attraverso una serie di esercizi e di appunti. Nella memoria si può aggirare il trauma per ritrovare il proprio coraggio e la propria forza. Solo questo può rassicurare; invece, chiedere continuamente a un’altra persona di controllare una nostra macchia sulla pelle, o chiedendo informazioni sconnesse si può solo peggiorare il senso di consapevolezza e le aspettative di autoefficacia. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Fare domande è uno degli strumenti principali del manuale: attraverso un’attenta analisi dei pensieri si impara a riconoscerli, valutarli. L’ansia viene conosciuta attraverso una scala di valutazione che affianca l’ipocondriaco nel suo percorso di comprensione. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Ma non esistono solo gli ipocondriaci che passano la vita tra gli studi medici: l’evitamento è un altro meccanismo di protezione che non fa che mantenere il disturbo d’ansia. Si possono evitare controlli medici, argomenti, articoli o qualunque altro contenuto inerente alla sfera della salute. Il manuale aiuta, con esercizi e schemi, a capire la propria ansia, imparando a saperla valutare secondo una scala; e poi, una volta padroneggiati i mezzi di consapevolezza, si può iniziare un processo di esposizione graduale che mira a “desensibilizzare” il soggetto. C’è la concreta possibilità di non sentire così forte i segnali del corpo, non evitare ciò che spaventa, capire come prendersi cura della propria salute in modo equilibrato. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nessuna facile promessa: ci possono volere mesi; l’aiuto di uno specialista può essere un passo successivo. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">BREVI CONSIDERAZIONI, SENTENDOSI MEGLIO</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il volume è perfetto: agile, facile, dal linguaggio divulgativo. Ci si sente capiti. Si scardinano i luoghi comuni sull’ipocondria per comprenderne meccanismi e sintomi. Gli esercizi si susseguono per accompagnare il lettore in un percorso coinvolgente, che manifesta un atteggiamento comprensivo e propositivo. Il libro non è eccessivamente lungo: è essenziale, perché un ipocondriaco ha innanzitutto bisogno di fare ordine e chiarezza. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Lettura promossa a pieni voti; da tenere sempre a portata di mano per non perdere di vista il vero significato dello stare in salute. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: large;">Se volete acquistare il volume basta cliccare <a href="https://amzn.to/3HGyCka" target="_blank">QUI</a></span><span style="font-family: times; font-size: large;">: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. 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Adesso che aveva l’età giusta per riflettere razionalmente, pensava spesso a quella casa come faceva fin da bambina, prima che un incidente spazzasse via ogni cosa, lasciandole soltanto la rievocazione sbiadita di quelle giornate, fatte di preghiera e solitudine.”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">TEMI</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Un ricordo sospeso nei capogiri di un trauma che si cela volendosi, però, far scoprire e riconoscere. La storia di una casa e dei suoi dolori attraverso memorie raccontate da altre memorie; personaggi tormentati che nella mente della giovane Amalia tornano in vita tra urla, silenzi e preghiere strette tra i denti. Un lamento nervoso perenne, un tragico evento da cui gli altri hanno tentato di sottrarre Amalia; ella però è ancora in quella casa, e in una cantina colma di buio e sussurri. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Presenze schive che si allontanano e poi si avvicinano, visioni sfocate della storia di una famiglia spezzata dalla colpa. La religione vissuta non come pace ma come una malattia del corpo e della carne; la fede come il mezzo per sopravvivere tra la violenza e i frutti del libero arbitrio che non conosce remissività. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Una bambina piange disperata, un’altra sta chiusa tra assi marce; una madre rigata dal sangue della rabbia e del peccato. Una storia in cui incontrare spettri che avranno il volto di chi è sempre stato lì. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">AVVICINIAMO UNA LUCE SUL VISO DI QUESTA STORIA</b></span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-family: times;"><span style="color: #ffa400; font-size: large;">"Poteva a volte paragonarsi a quella luna, fredda e sola in quel cielo in cui le stelle sfrecciavano lontane da lei. E nuovamente ricordava che la sua esistenza era sempre stata nel passato e in quella luce che, un tempo, era stata la sua unica guida."</span></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Due ricordi che si stagliano davanti al lettore come apparizioni insistenti: le parole di Amalia e il racconto di un narratore che sta con noi e ci porta indietro. Un’atmosfera opprimente, un presente che potrebbe lasciarsi vivere con spensieratezza se solo Amalia comprendesse che la sua affezione per la “nostra casa” non è altro che un trauma che ha portato il buio. La giovane, dopotutto, è cresciuta nel buio dove sovente la madre la rinchiudeva in un castigo confuso e senza motivi chiari. Protezione? Punizione? Amalia sa solamente che era una bambina allegra, una creatura curiosa e coraggiosa. La piccola sapeva immaginare, cantare e danzare. Però era anche brava a sentire e scovare nell’oscurità. Gli “altri” si facevano sentire… “i peccati dell’uomo” diceva la mamma, e solo la preghiera può fare scudo, portare luce. Amalia è scontrosa e cupa, però sa anche commuoversi sui petali di una rosa, quel fiore bellissimo che le ricorda la mamma che non c’è più. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">I ricordi di Amalia però non sono teneri, sono brucianti di dolore e domande. La zia che l’ha presa in casa cerca di nasconderle verità che però si mostrano in numerosi indizi quotidiani, che strisciano tra i piedi di Amalia come scarafaggi: simili a quelli che anni prima uscirono dalla sua bambola. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Piccoli sgraziati amici che si nascondono negli armadi e prendono il tea seduti con noi; ombre che corrono e si rivelano in occhi scavati e abiti consunti. Fantasmi? Gli “altri” si mostreranno… lo capirete. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">CONSIDERAZIONI</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Le descrizioni minuziose vengono da mani delicate che si percepisce abbiamo preso ogni oggetto, abbiano toccato ogni superficie, anche se solo con la forza della mente creativa. L’autrice è delicata e ha un timbro d’altri tempi anche se la storia porta verso un finale che riesce a superare le conseguenze che il lettore si illude di aver lì pronte e scontate.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Uno stile elegante e ricercato per un romanzo che vibra delle passioni dell’autrice. L’intento si mostra subito nella tessitura di un fraseggio complesso che a volte sfugge alla sua creatrice, ma ciò non compromette affatto la godibilità del libro. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"> L’idea è originale e ambiziosa; furba nei suoi intenti raffinati celati in una trama che riesce a stupire. L'unico momento di smarrimento è stato dovuto all’assenza di coordinate: è vero che il ricordo sta sospeso nel tempo e lo spazio… ma è anche vero che il lettore vorrebbe essere accompagnato nella sua immaginazione. Non sappiamo in che epoca o in che luogo ci troviamo. </span><span style="font-family: times; font-size: medium;">I pregevoli particolari che l’autrice dipinge, con la leggiadria di cui abbiamo già parlato, non sono supportati da uno sfondo dichiarato.</span><span style="font-family: times; font-size: large;"> </span><span style="font-family: times; font-size: medium;">Simona ha il pregio di essere umile, di sapere ascoltare. Mi ha comunicato che determinate perplessità le sono state già espresse, spero che le osservazioni ricevute le saranno utili per cesellare sempre più il suo tocco distintivo.</span></p><p></p><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: times;"><b>LETTURA CONSIGLIATA AGLI AMANTI DEI MISTERI E DELLE VECCHIE CASE OSCURE E SUSSURRANTI. </b></span></li></ul><p></p><p><span style="font-family: times;"><i>È già disponibile il secondo capitolo della storia: seguite le indicazioni qui di seguito per trovare i libri dell'autrice. </i></span></p><p><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: times;">Se volete acquistare il volume basta cliccare <a href="https://amzn.to/34v1UDW" target="_blank">QUI</a></span><span style="font-family: times;">: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. 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A sua volta, il lupo, con movenze precise che derivano dalla legge del branco, guida il suo nuovo compagno alla riscoperta del mondo naturale, dei profumi, dei suoni e dei colori che cambiano al mutare delle stagioni."</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="color: #ffa400;">PERFETTO PER</span> chi ama la natura selvaggia e il rapporto con essa; per chi sente un legame particolare con gli animali. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="color: #ffa400;">ADATTO PER </span>tutti quelli che vogliono riscoprire sé stessi, e sarebbero felici di avventurarsi in un viaggio attraverso i boschi per sentire l'energia autentica della vita.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="color: #ffa400;">CONSIGLIATO A </span>chi è un pò scontento di sé.</span></p><p><b style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: x-large;">L’AUTORE</b></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Scultura, natura, arte di vivere: questo è Max Solinas. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nasce nell’ottobre del 1963. Frequenta un corso di disegno di nudo e poi segue le suggestioni nate dall’incontro con il maestro di scultura trentino Silvano Ferretti. Successivamente, si iscrive all’Accademia delle Belle Arti, in un crescente interesse per la figura femminile e le sue forme evocative. Linee e volumi stilizzati traducono quella intima fascinazione. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Solinas è ormai uno scultore affermato ma la sua attività rientra in una ricerca artistica più ampia, che comprende lo sguardo curioso, rispettoso e innamorato verso la Natura e le sue meraviglie. L’essenzialità, il rispetto, l’umile ascolto della musa ispiratrice di matrice montana guidano Max Solinas nel suo vivere e raccontare l’incontro con il creato. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Attualmente vive e lavora a Cison di Valmarino, in Veneto, alla base delle Dolomiti. A fianco dell’artista, del montanaro, dello scalatore, dell’uomo… c’è lei: Arja la lupa.</span></p><h1 style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: x-large;">IL LUPO E L'EQUILIBRISTA</span></h1><h1 style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: x-large;">NELLA PUREZZA, A RITMO CIRCOLARE</span></h1><p><span style="font-family: times; font-size: large;"><b style="background-color: #cc0000;">POTETE SBIRCIARE LA TRAMA, SEDETEVI E CHIUDETE GLI OCCHI (NON PROTESTATE… FIDUCIA!)</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Chris è uno scalatore, ma non uno di quelli che si fondono con le montagne in una serena estasi di forze, velocità, pause, silenzi. Chris è molto conosciuto nel suo ambiente, e lo pagano bene per pubblicizzare attrezzatura all’ultimo grido mentre si attacca su pericolosi pendii, aggredendo le vette come se vi volesse trasferire le stesse ferite che lo lacerano, invisibili. Stona seduto in quegli aerei di lusso, Chris. Dopotutto egli è fatto di un materiale diverso da quelli sintetici che esalta con il suo lavoro: lui è un essere selvaggio, svuotato del suo istinto e della sua natura, ma pur sempre costituito di membra vive, con un odore, un calore specifico; necessità ammaestrate sotto lo scudiscio del ricordo, del dolore e del rancore. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Ogni ritorno a casa, in quella casetta nel bosco, è speciale perché apre il cancello verso la libertà succulenta che gli dona da mangiare Francesca, la veterinaria con un corpo a cui manca qualcosa ma la cui anima si riempie di ogni bene, per poi donarlo nella materna cura instancabile di chi sa abbracciare la natura e i cuori senza mai stringere troppo, o far male. Ma un giorno, c’è qualcosa di diverso che aspetta Chris, e che Francesca ha permesso che Chris aspetti a sua volta: un lupo grigio sta nel recinto più appartato, e non mangia, e si muove poco. Gli ultimi ricordi della bestia sono flash accecanti, umilianti, violenti. Poi l’istinto, i denti, la caduta vertiginosa nel sogno senza risveglio di qualcosa che gli è stato ormai strappato… poi la confusione, la resa, il buio. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Chris e il lupo hanno un vissuto comune: l’ammaestramento forzato. L’uomo faceva il suo lavoro e basta, per paura di non farlo; l’animale aveva provato ad essere ciò che il circo gli chiedeva, solo per un timore simile a quello di Chris. Entrambi agivano per un compenso; ma che fosse cibo o denaro, la motivazione strettamente legata a una necessità di sostentamento non basta. La paura di non avere quel sostentamento rende aggressivi, perché la paura genera solo altra paura, quella della perdita. Le necessità materiali fanno sopravvivere, ma per vivere serve essere ciò che si è, che non è per forza ciò che gli altri sarebbero in grado di accettare. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il lupo è un antico simbolo che dall’essere “forza” è divenuto “terrore”: ora il lupo fisico si riprende il suo ancestrale significato e senso per correre libero dove non vi sono colpe… perché la natura non conosce cattiverie ma solo peculiarità, ruoli, equilibri. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Chris, dal canto suo, ha perso anch’egli il suo habitat: il paese è un luogo che ormai fa timore, come anche i rapporti con la gente, che evocano un passato che ammala e debilita. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Le due creature così simili, anche se di diversa specie, conosceranno un cammino fisico e allegorico verso un vivere il momento che sarà furioso e pieno di meraviglie. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Tra le montagne, il laboratorio di scultura di Nonno Egidio Maria, la baita del guardaboschi Angelo: un peregrinare lento che insegna il lettore a cogliere ogni segno che la Natura traccia per far seguire il percorso della vita autentica a chi ne sarà degno. In un modo dove il benessere spara alla volpe che “naturalmente” si avvicina a un pollaio, chi sarà così puro da saper dividere il pane? Specialmente quello “spirituale”, direbbe Henry David Thoreau.</span></p><p><span style="font-family: times;"><span style="font-size: medium;">/-/</span></span></p><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times;"><span style="font-size: large;">Stasi, partenza, cammino; ma non cercate un arrivo.</span></span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Ti voglio bene, lupo, e con te la natura tutta, quella con la N maiuscola, quella che in pochi conoscono, quella che non si nasconde a chi sa guardare e vedere, con l’animo libero, umile, sereno, desideroso, vero.”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Un uomo e un lupo che si incontrano sull’orlo del nulla: due “uno” che facendosi “due” tornano Essere Unico, multiforme, completo, capace di moltiplicarsi, emanarsi o donarsi al corso della pura esistenza delle cose che imperfette tornano nell’Unica Perfezione, partecipandovi con ruoli semplicemente veri, eterni perché parte di un insieme di ruoli a pari dignità, mai decisi da alcuno; tra incontri e scontri regolati solo dalle necessità superiori e mai corrotte dell’Anima Mundi. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nella perfezione dell’incontro di due nature mutilate: studio, riconoscimento, fusione e liquido sconfinare nella vita autentica, nella costituzione “naturale” del creato.… che non ha mai finto, non si è mai sottratto ai sensi di chi sa percepire il suo vivere, stare, muoversi. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Gli odori, i suoni, i versi e le tracce non dicono bugie, però si deve essere disposti a camminare:</span></p><p><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Camminare era come una preghiera agnostica, libera, pulita.”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il ritmo scorre lento, senza la pretesa di accelerare, ma sempre in senso circolare. La fedeltà sa aspettare, la lealtà si manifesta nel saper lasciare ogni presa, per poi rincontrare con un abbraccio che non è mai una stretta. L’amore qui non ha sesso, ma ha corporeità, sudore, afrore: si contorce in unioni che regalano la fecondazione di un’energia perpetua, che non conosce la morte perché si riconcilia con i ricordi, il passato, le tracce di eredità ricchissime e senza costo. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Le parole sono semplici, come il pane e il miele, come il tea nero preso amaro mentre dalla finestra si riesce a spingere la vista oltre ogni limite, perché non si guarda con gli occhi ma con le mani. L’umidità del formaggio che si concede dal latte, il legno che nasconde una scultura, una schiena che racconta un’anima: nel dentro c’è già il fuori. Ciò che si toglie creando è anch’esso materiale costituente. </span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“La vita è un gioco a somma zero”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Ci si trova in una favola? Ci sono animali, insegnamenti, pericoli e miracolose salvezze… però, è tutto vero. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Solinas sublima la sua vita, e la rende l’atmosfera in cui respira la sua storia con tutti i personaggi. </span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“L’arte non è una tecnica ma uno stato d’animo”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Tutto partecipa a un senso che non è complesso ma che, nonostante ciò, è colto raramente. </span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“E allora Chris pensò che quella natura che gli uomini si affannano a sfidare, a conquistare e domare, doveva invece essere lasciata libera come un torrente cristallino che scorre lento e inesauribile dalla sorgente verso la foce.”</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">La speranza lascia spazio all’azione nelle stagioni delle emozioni. La libertà non è mai disordinata, è solo nata prima delle istituzioni umane che sono fatte da decisioni cieche.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"> L’amore è incondizionato, ma mai cieco.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit; font-size: large; line-height: 25.68px;">Se volete acquistare il volume basta cliccare <a href="https://amzn.to/3kK7oTp" target="_blank">QUI</a> : grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. 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<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"></p><ul style="text-align: left;"><li><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Anno di Pubblicazione 2013
(1°1922)</span></span></li><li><span style="line-height: 107%;"><o:p><span style="font-family: times; font-size: x-small;"> Prima edizione digitale 2014</span></o:p></span></li><li><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Editrice Adelphi</span></span></li><li><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Lunghezza stampa 73
pagine</span></span></li><li><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Prezzo formato cartaceo
in copertina flessibile 6,65€</span></span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">LINK ALL'ACQUISTO <a href="https://amzn.to/3jXGJlq" target="_blank">QUI</a></span></li></ul><p></p>
<p class="MsoNormal"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times;"><span style="background-color: #cc0000; font-size: large;"></span></span></span></b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEge5ikvjlYtVWTmPhst12oyOBwG_rjVC8EVXiRkHPlWYN4j9P0yxkJCkUAOeyA0rc22AhmAfVUY4M0txbW81qC5YyHgfwYAVFwsljMd_O4EDLxfzAk4TDuzyQQNNssvV2GzdVjbzNWtZpcBB2zVQKW1FQGuUmDt3qU8jo7qUkthfgPN40CLsUIezv0v/s2577/Zweiggliocchidelleternofratellomod.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Stefan Zweig, Gli occhi dell'eterno fratello" border="0" data-original-height="2577" data-original-width="1500" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEge5ikvjlYtVWTmPhst12oyOBwG_rjVC8EVXiRkHPlWYN4j9P0yxkJCkUAOeyA0rc22AhmAfVUY4M0txbW81qC5YyHgfwYAVFwsljMd_O4EDLxfzAk4TDuzyQQNNssvV2GzdVjbzNWtZpcBB2zVQKW1FQGuUmDt3qU8jo7qUkthfgPN40CLsUIezv0v/w372-h640/Zweiggliocchidelleternofratellomod.jpg" title="Stefan Zweig, Gli occhi dell'eterno fratello" width="372" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div></span></span></b></div><span style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times;"><span style="background-color: #cc0000;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><span style="font-size: xx-small;">Ph Francesca Lucidi</span></div><br /><b style="font-size: x-large;">DALLA
DESCRIZIONE EDITORIALE</b></span><span style="font-size: medium; font-weight: bold;"><o:p></o:p></span></span></span></span><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">«Una riflessione sulla Giustizia e sulla sua
impossibilità in una narrazione dal respiro ampio, in cui palpitano il divino e
una natura incantata. Un libro amato da Hermann Hesse, che vedeva nella
"leggenda indiana" dell'amico Zweig un'opera in sintonia con il suo
"Siddhartha".»<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times;"><span style="background-color: #cc0000; font-size: large;">L’AUTORE</span><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Per la biografia di Stefan Zweig si rimanda a un
precedente post: <a href="http://www.pennybloodblog.com/2023/01/mendel-dei-libri.html" target="_blank">CLICCA QUI</a> per leggerla. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="line-height: 107%;"><o:p><span style="font-family: times; font-size: medium;"> </span></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="line-height: 107%;"><span style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: large;">UNA
RICERCA: ILLUMINAZIONI CHE COSTANO 70 FRUSTATE<o:p></o:p></span></span></b></p>
<p class="MsoNormal"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times;"><span style="background-color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">Temi,
valori, riflessioni (che spesso confondono i saggi)</span></span></span></span></b></p><p align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="line-height: 107%;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;"><b><i>Non se eviti qualsiasi azione<o:p></o:p></i></b></span></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="line-height: 107%;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;"><b><i>Sarai davvero libero dall’agire,<o:p></o:p></i></b></span></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="line-height: 107%;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;"><b><i>mai potrai essere libero dall’agire<o:p></o:p></i></b></span></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="line-height: 107%;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;"><b><i>neppure per un solo istante.</i><o:p></o:p></b></span></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times;"><b><span style="color: #ffa400; font-size: large;">(<i>Bhagavadgita</i>, Canto terzo)</span></b><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">La <span style="color: red;"><i>Bhagavadgītā</i> </span>(Canto del
Beato) è un poema filosofico e religioso, contenuto all’interno dell’immenso
poema epico Mahābhārata. È il testo sacro più noto e permeante per milioni di Indiani:
nei suoi settecento versi, è raccontato il dialogo tra Viṣṇu e l’eroe panduide
Arjuna, il quale è sgomento davanti alla responsabilità della guerra, del
combattere fratello contro fratello.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Zweig racconta la sua
leggenda indiana in contemporanea con l’uscita di <span style="color: red;"><i>Siddharta</i></span>: la fascinazione
della ricerca mistica, in contesto buddhista, è il pretesto per portare il
lettore in un tempo lontano dove si sospende la vita conosciuta per considerare
l’inconsiderabile, per approcciarsi all’eventualità che le risposte alla vita
giacciano più vicine di quanto si sia mai percepito (o forse no?). Lo stesso
Hesse, con il quale Zweig aveva intrapreso un profondo legame epistolare nel suo
periodo svizzero, aveva definito questa opera dell’autore come in linea con
<b><i>Siddharta</i></b>. È da dire, però, che nel caso di <i>Gli occhi dell’eterno fratello</i> non
si sfiori una conciliazione; e che quelle risposte si mostrino con dolore, tra
settanta frustate, tra morti innocenti, per poi sedere tra i cani ed essere
dimenticate. È quindi chiaro che Zweig porti il lettore, ancora una volta, ad
annullarsi e commuoversi nella catarsi, attraverso le azioni di uomini che dal
clamore a un’umile capanna gridano giustizia verso il cielo e verso il proprio
simile: una giustizia che è serpente che sfugge tra gli ambienti sfarzosi e
poi angusti e putrescenti della storia di Virata. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Numerologia,
reiterati passaggi, scandite evocazioni mistiche alla corte dei Birwagha. Lì
dove un Re deve la sua salvezza a Virata, colui che nella sua vita assumerà i
<b>Quattro nomi della Virtù</b>, per poi scomparire dai racconti e dagli scritti. Egli
vive prima del Buddha, e sulla sua vita ci si interroga ossessivamente, insieme
a lui, cercando di afferrarla quell’esistenza. Quale il senso delle azioni, quali
le responsabilità? Virata salva il Re, ma uccide nella furia il suo fratello
maggiore: è così chiamato “Lampo della spada”, ma quella spada la getta nel
fiume e rifiuta di uccidere perché chiunque uccide un uomo uccide suo fratello.
E proprio gli occhi della sua colpa lo seguono in ogni cosa che vede,
restituendogli il riflesso di un pensiero così pesante da ancorare Virata alla
terra; mentre cerca disperatamente di sfuggire ai ritorni in altre vite, di non
vedere più quegli occhi morti che sono sulla faccia di chiunque, si fa così
giudice e “Fonte della giustizia”. Ma non basta pensare di essere dalla parte
dei giusti, o che le vasche che accolgono il sangue dei condannati siano
divenute bianche: Virata incontra ancora quegli occhi. Quando vede un
condannato alle prigioni implorare la morte… sputare sulla grazia, Virata comprende
che ha rivisto quegli occhi perché ha agito secondo le parole altrui.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>La punibilità, la giustizia, la negazione
della libertà… con quale diritto? Virata segue una sua evoluzione o solo una
fuga dalla “sua” coscienza? Noi con esso ci troviamo destrutturati, e siamo
fortunati a subire ciò. Virata sceglierà di andare nelle profondità della
terra, scambierà la sua identità: si annullerà. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nell’annullamento
scompare la volontà, che è caos: dove c’è la volontà di vivere vi è paura, ed è
su questo che si basa la consistenza del tempo. La brama della vita, il pungolo
che spinge avanti la carovana degli esistenti con i loro carri carichi di ori,
ricchezze, convinzioni, miserie. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Virata
trasmuta in “Campo del Consiglio”, e le lodi alla libertà rilucono sulle sue
labbra. Mentre è seduto però su una stuoia che è frutto del lavoro di uno
schiavo: è questo che i suoi figli adirati gli ricordano. La giustizia è la
pretesa del potere, e dove c’è potere c’è possesso: dove c’è possesso vi è
legame con la vita degli altri uomini, se ne dispone. Fuggire, uscire dalla
vita degli uomini e trovare nella foresta l’assenza del possesso, della
violenza, della colpa. Ma anche gli animali sono violenti, e a Virata basta
guardare fuori dalla sua misera capanna per vedere ovunque i semi della malvagità
farsi germorgli. Egli è Stella della solitudine, Virata si fa contemplazione, libera
dall’agire e dalle sue conseguenze.<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Ad
ogni passaggio, da sette anni in sette anni, pensiamo con Virata di essere
mondi… ormai. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Poi
altri uomini fanno lo stesso, e fluiscono fuori dal mondo per andare nella
foresta. Una donna fuori da una capanna guarda con odio, con gli occhi morti dell’Eterno
fratello: reiterati segnali, di come tutti si viva comunque negli altri,
essendo tutti in quegli occhi morti. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Ma
Dio? Se i testi sacri non parlano di diseguaglianze, ma non mancano di segnare
le caste, Il Dio dalle mille forme sì, è lui ad avere il controllo dell’inizio
e della fine delle cose. E se nel mezzo ci si è macchiati di una colpa, è poi
alla divinità che deve tornare quel fardello: Virata sa come fare, ne è sereno…
<o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Zweig
mostra una storia di formazione che passa per il disfacimento, e si annuncia
subito nel vessillo sepolto della memoria, così come è caro all’autore. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b>Un
libro che non poteva avere una pagina in più</b>, altrimenti altri anni si
sarebbero susseguiti. Il senso pare lì, sempre su una mano tesa. Poi su quel
dono improvviso due occhi gettano un’ombra: l’estinzione, il Nirvana, trascendono
il “non atto” perché è attraverso i crediti degli atti compiuti che si torna alla
matrice delle mille forme, probabilmente. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">La
storia di Virata non smette di interrogare il lettore, la società: il nostro
piede è legato alla terra, e finché si è lì non si può dare nutrimento solo
alla propria vita, pena la condanna a morte per fame degli altri viventi. <o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><o:p style="background-color: #cc0000;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b> CITAZIONE SCELTA PER VOI</b></span></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times;"><b><span style="color: #ffa400; font-size: large;">“C’è
sempre più conoscenza della verità nel dolore che nell’imperturbabilità di
tutti i saggi.”</span></b><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></span></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: large; line-height: 25.68px;">Se volete acquistare il volume basta cliccare <a href="https://amzn.to/3jXGJlq" target="_blank">QUI</a> : grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!</span></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"></span></span></p><p class="MsoNormal"><span style="color: black; font-family: times; font-size: medium; line-height: 19.26px; mso-bidi-font-weight: bold; mso-themecolor: text1;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><o:p><span style="font-family: times; font-size: medium;"> </span></o:p></span></p>Penny Blood Bloghttp://www.blogger.com/profile/03045824615446367688noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1827634557224436079.post-24403096425751390542023-01-20T14:43:00.001-08:002023-01-20T15:17:45.107-08:00TUTTI MI DANNO DEL BASTARDO<h1 style="text-align: left;"><div style="text-align: center;"> di</div><div style="text-align: center;">NICK HORNBY</div></h1><p><br /></p><p></p><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Anno di Pubblicazione 2012</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Edizione 1° edizione digitale (2013)</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Editrice Guanda</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Lunghezza stampa 80 pagine</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Prezzo edizione cartacea 8,55€</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Prezzo Ebook 1,99€</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">LINK ALL’ACQUISTO <a href="https://amzn.to/3ZygulY" target="_blank">QUI</a></span></li></ul><p></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5nKuOTGjmUmF9yoUDeXa0vKIH8lGh9DQwyFdBkdWOcoRwoAn5YeMt0bI1-FV3ezIi8yZMbKxtAFkqoE0WON2HpNzUkewSq16TC6R43Bic7ThIHdMHZqKQPyecSNh814f-DqVx-xDfwPGen0JBzuC-dccWlL_wljHIQmAIXX6yRzYhWGs_uyhxLCyC/s1660/Hornbytuttimidannodelbastardo.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="TUTTI MI DANNO DEL BASTARDO di Nick Hornby" border="0" data-original-height="1660" data-original-width="1660" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5nKuOTGjmUmF9yoUDeXa0vKIH8lGh9DQwyFdBkdWOcoRwoAn5YeMt0bI1-FV3ezIi8yZMbKxtAFkqoE0WON2HpNzUkewSq16TC6R43Bic7ThIHdMHZqKQPyecSNh814f-DqVx-xDfwPGen0JBzuC-dccWlL_wljHIQmAIXX6yRzYhWGs_uyhxLCyC/w640-h640/Hornbytuttimidannodelbastardo.jpg" title="TUTTI MI DANNO DEL BASTARDO di Nick Hornby" width="640" /></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: xx-small;">Ph Francesca Lucidi</span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span><p></p><p><span style="font-family: times; font-size: large;"><b style="background-color: #cc0000;">DALLA DESCRIZIONE EDITORIALE</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b>“Charlie può solo sperare che l'ex moglie si stanchi presto di pubblicare il "Bastardo!" Soltanto un autore come Nick Hornby poteva regalarci un ritratto così riuscito della fine di un amore, il racconto tragicomico, brillante e molto umano, di quanto assurdamente complicata possa diventare la relazione tra due persone.” </b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: large;"><b style="background-color: #cc0000;">L’AUTORE</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nicholas Hornby è nato il 17 aprile del 1957 a Redhill, Surray, in Inghilterra. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Quando era ancora molto giovane, purtroppo, vive il divorzio dei suoi genitori: evento che probabilmente gli permetterà di riflettere ancor di più sulle dinamiche familiari e di coppia in “tempi di crisi”. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Si laurea in letteratura inglese all’Università di Cambridge, nel 1974, e in seguito inizia gli studi formativi per l’insegnamento. Mentre inizia il suo lavoro nelle scuole, lavora come giornalista freelance e critico musicale d’ambito pop. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Tifoso accanito dell’Arsenal, racconta la sua passione/mania nell’autobiografico <i>Fever Pitch</i>, che riscuote un grande successo.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">La sua prima opera narrativa è <i>High Fidelity</i>: la storia di un trentenne proprietario di un negozio dischi, ossessionato dalla collezione di LP rari. La pubblicazione diventa su terra inglese un best seller.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nel 1998 esce <i>About a boy</i>, di nuovo un trentenne, di nuovo una vita isolata e problematica… ma anche qui la musica risuona a contornare incontri inaspettati che si armonizzano in una redenzione assolutamente umana. Dal romanzo è tratto il film omonimo del 2002. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Seguono altre pubblicazioni: <i>Come essere buoni</i> (2001), <i>Una lunga strada verso il basso</i> (2005), <i>Giulietta Nuda</i> (2009); <i>Funny Girl</i> (2014), <i>Just like you</i> (2020). Scrive anche diversi saggi, permeati degli stessi elementi che caratterizzano la vita dei suoi personaggi: come <i>Songbook</i> (2002), dove presenta, analizza e racconta una sua personale playlist. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Hornby è un consumatore di creatività, infatti scrive anche recensioni di libri per la rivista statunitense “The Believer”, pubblicate in Italia da “Internazionale”; l’editrice Guanda ne ha riunito una raccolta con il titolo Una vita da lettore (2006).</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il Nostro è anche uno straordinario sceneggiatore, infatti, firma An Education (2009), per il quale riceve una nomination agli Oscar; Wild (2014), tratto dal memoir di Cheryl Strayed; Brooklyn (2015), tratto dal romanzo di Colm Toibin. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Per la tv scrive Love, Nina (2016) e State of the Union (2019): quest’ultimo mostra le sessioni della terapia di coppia di un duo, ovviamente sposato e in crisi. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">/-/</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">La novella <i>Everyone’s reading Bastard</i> è stata pubblicata nel 2012, precedendo la serie tv con il crudo e ironico racconto di cosa significa stare insieme, amarsi (forse), lasciarsi, odiarsi, o peggio… non riuscire più a “vedersi”.</span></p><h1 style="text-align: center;"><span style="font-family: times; font-size: x-large;"> LO ZERO ASSOLUTO DI UN "BASTARDO" COME NOI</span></h1><p><span style="font-family: times; font-size: large;"><b style="background-color: #cc0000;">Temi, pentimenti, re-start</b></span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;"><b>“Era facile trattare bene una bella donna al tavolo di un ristorante. Le angosce cominciano dopo, con i figli e la stanchezza e il monotono tran tran del matrimonio e della monogamia.”</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Charlie ed Elaine decidono di divorziare tra le 9:30 e le 10:00 del mattino, in un caffè vicino alla scuola dei figli. La piccola Emily risponderà alla notizia con un “Ma va?”. Una vita di quieta disperazione… direbbe Henry David Thoreau. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Subito si avverte noia, non c’è colpo di scena, dopotutto: “difficile, freddo, separato, triste”, il piatto, sarcastico e distaccato resoconto di una rottura che tirava da troppo tempo in crepe tese fino all’inverosimile. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">L’ironia è il tono del cinismo che recita sul palcoscenico del fin troppo noto a un qualsiasi lettore, o essere umano, che abbia vissuto abbastanza per aver testato l’ignoranza infantile nell’imparare, senza purtroppo averlo chiesto, che le cose spesso finiscono in una nuvola di niente, quando si è stati i primi a depersonalizzarsi, a livellare… senza una ragione che ricordi il perché. Nessuna sfuriata, dramma, lacrime: “NON PERDETEVI LA NUOVA FANTASTICA RUBRICA SETTIMANALE DI ELAINE HARRIS: BASTARDO”; sì, una moglie, ormai “ex”, una giornalista di costume che si adopera, appena una settimana dopo il divorzio, a far sapere proprio a tutti le atroci imperfezioni e le inappropiate dis-umane debolezze del partner, ormai cassato dalla lista degli ammessi alla tragicommedia del nascere, crescere, lavorare, procreare, morire. Beh, Charlie ha subito più il colpo del divorzio che della rubrica: in fine, perché fingere, ormai, quando tutti ti hanno visto nudo, un neonato essere umano rimesso al mondo da capo. Via le finzioni, via gli sguardi di traverso e le chat a tarda notte: l’attore si toglie il cerone dal viso, l’abito bello, gli stivaletti di marca, la voce da padre o membro della società con tutti i requisiti richiesti. </span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;"><b>“Charlie credeva che l’intollerabile potesse sempre essere tollerato ancora per un po'.”</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">La comoda poltroncina dell’inettitudine, mentre su Facebook si ricerca una compagna delle elementari, per farci sesso, e con buona fortuna riuscirci anche. Ma Elaine, che già da tempo infilava nei suoi articoli piccoli, ma inequivocabili, riferimenti a Charlie è anch’essa costretta a togliersi il bel vestito della scena per mostrare i segni delle lacrime sul cerone da spettacolo: “Mi ero arresa”, così ripercorre le motivazioni dell’inizio della relazione con l’ex marito. Mettersi con qualcuno per paura di stare soli, per far vedere a un altro ex ancora che si è voltato pagina; sposarsi perché è ora e mettersi in una marcia più o meno segnata che porta alla convivenza e alla genitorialità. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Tutti leggono “Bastardo”: il padre insipido, il porco, poi l’amante inetto. Ma Charlie ha già subito il colpo mortale dal cecchino invisibile; adesso pare tutto così chiaro, e dal sudore freddo la riscoperta del sapore delle cose, belle quando sono nuove, impacciate, reali. Tutti incitano Charlie alla rivalsa, persino una certa “Stronza”, bella, fragile, assolutamente considerabile per fare sesso, per la prima volta riverginati dalla rottura della cortina del fasullo. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Guardare indietro fino a quando un matrimonio era solo nell’aria. Amore? Passione? Semplice interesse, per lo meno? No: </span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;"><b>“L’avevano rovinata: era stata a letto con troppi uomini, che le avevano mentito, l’avevano delusa, avevano finto di amarla e ammirarla, invece volevano solo trasformarla in qualcos’altro.”</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Questa è Elaine, ora Charlie ci vede chiaro. Chi è la vittima? </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Non succede poi molto in questa novella, perché già è successo tutto. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"></span></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Hornby è l’onesto garzone
della ditta di traslochi: ti impacchetta quello che può stare in una vita e te
lo cataloga e accatasta, bello ordinato, poi prende lo specchio quello
grande e te lo piazza davanti, dicendoti: “Questo dove lo mettiamo?”</span></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Compassionevole parabola di ordinaria mediocrità, dove però riluce una morale, una possibilità di ascendere all’essere sé stessi.</span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;">“Charlie non aveva mai passato molto tempo a chiedersi cosa volesse per sé stesso. Gli era sempre sembrato ovvio.” </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><i>Ma attenzione, Elaine forse ha un ultimo asso nella manica.</i></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"> </span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span><span style="font-size: large;"><span style="font-family: times;">Se volete acquistare il volume basta cliccare <a href="https://amzn.to/3w2PqxH" target="_blank">QUI</a></span><span style="font-family: times;"> : grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><br /></p><p><br /></p>Penny Blood Bloghttp://www.blogger.com/profile/03045824615446367688noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1827634557224436079.post-4507315756951434422023-01-12T07:06:00.006-08:002023-01-14T03:17:42.895-08:00SIGNORINA ELSE<h1 style="text-align: center;"><o:p> di <br /></o:p><o:p>ARTHUR SCHNITZLER</o:p></h1>
<p class="MsoNormal"></p><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Anno di Pubblicazione 2018 (1°1924)</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Editrice Feltrinelli</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Lunghezza stampa 96 pagine</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Prezzo stampa 7,60€</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small;">Prezzo Ebook 1,99€</span></li><li><span style="font-family: times;"><span style="font-size: x-small;">Link all’acquisto <a href="https://amzn.to/3XoTYtN" target="_blank">QUI</a></span></span></li></ul><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times;"><b style="background-color: #cc0000;"><span style="font-size: large;"></span></b></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEhHdR7JJMeFQqFCMg84ChVmAl_XOlU_-9_m0h9kuURcTu3PFhwdgOWwYFryrbkLfyCk_3vb8RxX09JfPCZ6538HyCe9nDD8hane7pTm5P6ul_Ct9oPL7Mw314nXuG9jXbrlbKbfx8NKPUo-hNuZzbHy7NxQE8B9mzg2z-mVKVorD9ob2if2hhBPw_/s1793/SignorinaElseSchnitzler.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="SIGNORINA ELSE di Arthur Schnitzler" border="0" data-original-height="1793" data-original-width="1044" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEhHdR7JJMeFQqFCMg84ChVmAl_XOlU_-9_m0h9kuURcTu3PFhwdgOWwYFryrbkLfyCk_3vb8RxX09JfPCZ6538HyCe9nDD8hane7pTm5P6ul_Ct9oPL7Mw314nXuG9jXbrlbKbfx8NKPUo-hNuZzbHy7NxQE8B9mzg2z-mVKVorD9ob2if2hhBPw_/w372-h640/SignorinaElseSchnitzler.jpg" title="SIGNORINA ELSE di Arthur Schnitzler" width="372" /></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: xx-small;">Ph Francesca Lucidi<br /></span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><span style="font-family: times;"><b style="background-color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">DALLA DESCRIZIONE EDITORIALE</span></b><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></span><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">"Nei singoli uomini non si è verificata la benché
minima trasformazione, non è accaduto altro se non che diverse inibizioni sono
state spazzate via e che ogni specie di mascalzonate e furfanterie possono
essere commesse oggi con un rischio relativamente minore, in ogni senso sia
morale che materiale, di quanto non accadeva in passato. Inoltre, si parla un
po' più di cibo e di denaro." (Arthur Schnitzler, 1924).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times;"><b><span style="background-color: #cc0000; font-size: large;">L’AUTORE</span></b><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Arthur Schnitzler nasce a Vienna il 15 maggio del 1862, in
una famiglia ebrea. La madre, Louise Markbreiter è un’ottima pianista e infonde
il sentimento musicale nel figlio; il padre Johann è un laringoiatra che
introduce il figlio alla carriera in ambito medico. I due poli influenzano e
permeano la vita di casa Schnitzler, dato che Johann è il medico di diversi
celebri cantanti. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Arthur mostra precocemente l’attitudine all’osservazione,
alla percezione dell’interiorità in relazione alle esperienze esteriori, e alla
società. A soli diciassette anni tieni un diario sulle sue esperienze sessuali;
critica poi attraverso le sue opere anche la vita militare, venendo radiato
dall’esercito dove ricopriva il ruolo di tenente medico. Con la morte del padre
riesce ad abbandonare l’impiego in ospedale: molteplici sono le suggestioni che
affascinano e affaccendano Schnitzler, tra cui la psicanalisi e l’ipnosi. Lo
stesso Freud è ammaliato dalla figura dell’autore.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il 26 luglio del 1928 sua figlia si suicida a Venezia, dove
abitava con il coniuge italiano. Tre anni dopo, Arthur Schnitzler muore a causa
delle conseguenze di un ictus il 21 ottobre del 1931. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><o:p><span style="font-family: times; font-size: medium;"> </span></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-family: times;"><b><span style="font-size: x-large;">DIECI, CENTO, MILLE CARTINE DI “VERONAL”</span><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></b></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times;"><b><span style="background-color: #cc0000; font-size: large;">QUESTA VOLTA… TUTTO D’UN FIATO</span></b><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Temi, valori, riflessioni<o:p></o:p></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-family: times;"><span style="color: #ffa400; font-size: large;"><b>“Una carezza
distratta quando si è tanto belline, un po' di apprensione quando si ha la
febbre, poi ti mandano a scuola, a casa t’insegnano il francese e a suonare il
piano, d’estate ci si trasferisce tutti in campagna, ti fanno regali per il compleanno
e a tavola impari ad ascoltare tanti bei discorsi. Ma di ciò che si agita in
me, dell’ansia che mi divora, vi siete mai preoccupati?”</b></span><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Else ha diciannove anni, fa parte di una famiglia austrica
borghese, ha un fratello maggiore che andrà in Olanda a vivere la sua vita, il
padre è avvocato, e sua madre passa le giornate ad organizzare cene ed eventi che
non possono permettersi. Cara madre… lì a dare anticipi per poi non pagare mai;
caro papà, a giocare in borsa e a giocare con la vita di tutta la famiglia. Trentamila
fiorini il costo per la salvezza, caro papà. L’unico che può fare un prestito,
l’ennesimo, è il Signor Dorsday, un amico di famiglia vecchiotto, che scruta
Else attraverso un monocolo che riluce dello <i>scopativismo</i> di una società in cui
le donne non scelgono… ma la Else nello specchio conosce la scelta. Cara mamma,
non manchi di ricordare ad Else come Von Dorsday abbia una predilezione per la “cara
bambina”: un telegramma arrivato al Grand Hotel di San Martino di Castrozza, dove
tutti sono in vacanza, felici, morti. Lì Else si trova davanti alla
responsabilità di salvarti, papà: nuda a mezzanotte, nel bosco o in camera, purché
il monocolo abbia la merce per il prezzo pattuito.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Else: <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="color: #ffa400; font-family: times; font-size: large;"><b>“Caro papà, quante preoccupazioni mi dai. Avrà mai tradito
la mamma? Come no! E più di una volta. È così sciocca la mamma. Non sa nulla di
me. Come gli altri, d’altronde.”</b></span><o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Una diafana e giovane snob, dalle belle spalle, dalle gambe
sensuali: una vergine, una "prostituta" che mai però è stata violata attraverso quel
sigillo di purezza che la natura dona alle donne, come dannato potere di scelta,
forse poche volte davvero libera. Un lungo monologo interiore; un flusso di
coscienza dove si intervallano solo le parole degli altri, che risuonano come
lontane o tremendamente vicine e invadenti. Dove la psicanalisi e James Joyce
hanno aperto un varco, l’autore accompagna in una danza macabra accarezzata
dalle note di Schumann. Il paesaggio della montagna fa da scenario, mutevole:
da confortante fatata visione a espressionismo incalzante che deforma i profili
dell’orizzonte, le ombre degli alberi, la sensazione dell’erba contro la pelle…
nuda. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Else è così giovane, e parla di sé stessa come di un
millenario essere vivente, che mille vite ha vissuto, nella sua fantasia. Ha
pulsioni Else, e ribrezzo per la vecchiaia, e fascinazione per i “tipi poco raccomandabili”.
Una sera un battello la vide nuda su un balcone, mentre si accarezzava i fianchi.
Else si sente viva, quando sta sola con la vera sé. Un <i>Es</i> e un <i>Io </i>che si
mettono faccia a faccia, davanti a uno specchio: nella scena magistrale in cui Else
si prepara per il “compratore”. Trentamila fiorini, poi cinquantamila… e poi il
Veronal. E Paul? Caro cugino che accarezzi Else con parole suadenti, tra un incontro
e l’altro con la tua amante sposata con figlia al seguito. La zia ricca ha
pagato la vacanza, ma non sa che i soldi per la famiglia di Else non bastano
mai. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Else si vede moglie, amante, prostituta, bambina. “Un
cortese sorriso prima di ritirarsi in buon ordine”: ma questa volta Else ha in
serbo uno spettacolo in grande stile… perché no? Se lui deve vederla nuda,
vederla prostituta, perché non invitare tutto l’hotel, il mondo intero, il caro
papà. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Una Salomè, una Elettra, una donna che attraverso il suo sesso
si punisce per punire. Il borghese ben pensante taglia la testa alla santità
dell’essere, alla natura pura di ogni personalità. Il controllato e il controllore
perdono il controllo, la via di mezzo che non riesce a contare quante dosi di Veronal
possano passare da sonno a morte. La colpa è di tutti, e i Doppelg<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">ä</span>nger
si moltiplicano tra pellicce, poltrone, piatti succulenti. <o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiq71XsN1Gl1E9c8A-2x9XeZRaQKUsyVibSfDZHooB8zcKVLwY4HV0FWM7CmB269vtspM3TMdlS6PDJ5113JGqQ2PiTS62d1rCh15zIl9oFj91udLKffq7VqyM9WC27iEf-SUXvJkQdDfT7OPlpjH8C9a6oRqgsrfHoD_-rY21BvjDnnx_65KAWfzLc/s1079/SignorinaElseFilm2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="SIGNORINA ELSE di Paul Cnizzer" border="0" data-original-height="687" data-original-width="1079" height="408" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiq71XsN1Gl1E9c8A-2x9XeZRaQKUsyVibSfDZHooB8zcKVLwY4HV0FWM7CmB269vtspM3TMdlS6PDJ5113JGqQ2PiTS62d1rCh15zIl9oFj91udLKffq7VqyM9WC27iEf-SUXvJkQdDfT7OPlpjH8C9a6oRqgsrfHoD_-rY21BvjDnnx_65KAWfzLc/w640-h408/SignorinaElseFilm2.jpg" title="SIGNORINA ELSE di Paul Cnizzer" width="640" /></a></div><p></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Else è una, e poi doppia. L’unico amore carnale che vivrà
sarà quello con sé stessa: schiacciare il suo seno contro quello del suo riflesso,
su un gelido vetro che lascia l’amplesso incompiuto. Nel momento in cui una
personalità si affaccia al mondo, quest’ultimo non dona in premio la vita identitaria,
unica, ma una crisi isterica, un delirio che porterà Else a sacrificarsi contro
un progresso che ha ben apparecchiato un corteo funebre di tutto rispetto, per
i valori, quelli che non si dividono tra bene e male ma tra vero e fasullo. <b><span style="color: #ffa400;">“Salvatemi.”</span></b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Medico, scrittore, drammaturgo: Schnitzler è un osservatore
disinibito, un cantore della società senza alcun filtro, ma con una composta
compassione che scaturisce semplicemente dalla messa a nudo schietta e cruda dei
pensieri e delle emozioni che si agitano nella psiche, con pari dignità. E in
questa assenza di meschinità riesce a narrare gli ambienti interiori con incredibile
onestà, senza tralasciare alcun romantico o distruttivo tratto. Nella fotografia
di ambienti esteriori rilucenti, provocanti… soffocanti, si può entrare nella
pelle dei figuranti del mondo borghese, per riscoprire un’umanità a cui Schnitzler
non permette più di dire bugie, di essere morti in vita. Onore e gloria al disfacimento,
pur di dare alle fiamme quella immagine statica e dorata di un mondo che si
distrugge dal di dentro trasformando desideri e innate pulsioni in frenesie, manie,
patologici isterici tentativi di essere ciò che la società, e le convenzioni,
decidono prima che mai possa avere assoli la voce interiore di ognuno. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">AL CINEMA</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Dalla novella è stata tratta una versione cinematografica,
in muto, nel 1929. Il regista è Paul Cnizzer. Il bianco e nero e l’assenza di
parlato dirompono attraverso la figura dell’interprete, Elisabeth Bergner:
poche ore in cui essere catapultati in una vita, intera, e poi spezzata…
moltiplicata ed estinta. I campi lunghi e i gesti, gli sguardi degli attori di
sfondo fanno sentire lo spettatore partecipe di un voyeurismo che inebria,
sciocca, imprigiona. </span></p><p class="MsoNormal"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjndbet-sTMlL4cYJaxqu4I2khv4AIB1P1qDl79OguN4A0VsXA_zwAS8HOScKiytA_ZfpEYj69FVmAFqXHTufFkUheL9s2aeVLpB4SYcZLpiXjKuwmXgulKu8a_q7W2QVLT98GNFh38son13ndMLN8YX7zgZSX8lM4fI01HFm57T2sDnQ5Z54MXW1G6/s1222/SignorinaElsefilm1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1222" data-original-width="976" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjndbet-sTMlL4cYJaxqu4I2khv4AIB1P1qDl79OguN4A0VsXA_zwAS8HOScKiytA_ZfpEYj69FVmAFqXHTufFkUheL9s2aeVLpB4SYcZLpiXjKuwmXgulKu8a_q7W2QVLT98GNFh38son13ndMLN8YX7zgZSX8lM4fI01HFm57T2sDnQ5Z54MXW1G6/w320-h400/SignorinaElsefilm1.jpg" width="320" /></a></div><p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Anche senza l’ausilio del <i>voice off</i>, il monologo interiore
della novella riesce a mutarsi e ad esserci, a farsi palesemente esperienza, solo
grazie a un cambiamento nello sguardo, a un incedere diverso, a uno stringere
delle dita che porta in sé il racconto di ragionamenti e poi crisi che non
lasciano scampo. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Dal lavoro di Arthur Schnitzler, precisamente dalla novella <i>Doppio
Sogno</i>, è stato tratto anche il noto <i>Eyes Wide Shut </i>di Stanley Kubrick. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">IN MUSICA</b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nel pieno rispetto delle evocazioni della novella, dove la
musica è contrappunto dei contrasti interiori, il gruppo italiano Marlene Kuntz
ha sonorizzato il film Fr<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">ä</span>ulein Else, suonando dal vivo le note che abbracciano
tutta la proiezione. Ho assistito ad uno di questi spettacoli… e non posso che
tacere tanta la meraviglia e la violazione di tabù che in me ha provocato: stupendo!<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: large;"><span style="font-family: times;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span><span style="font-family: times;">Se volete acquistare il volume basta cliccare <a href="https://amzn.to/3izJfhE" target="_blank">QUI</a></span><span style="font-family: times;"> : grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!</span></span></p><p class="MsoNormal"><span style="color: black; font-family: times; font-size: medium; line-height: 19.26px; mso-bidi-font-weight: bold; mso-themecolor: text1;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"><o:p><span style="font-family: times; font-size: medium;"> </span></o:p></p>Penny Blood Bloghttp://www.blogger.com/profile/03045824615446367688noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1827634557224436079.post-47293285983352530042023-01-04T00:04:00.002-08:002023-01-04T07:06:19.268-08:00MENDEL DEI LIBRI<h4 style="text-align: center;"></h4><h1 style="text-align: center;"><span style="font-size: x-large;">di </span></h1><h1 style="text-align: center;"><span style="font-size: x-large;">STEFAN ZWEIG</span></h1><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: times; font-size: x-small; line-height: 107%;">Anno di Pubblicazione 2016 (1° 1929)</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small; line-height: 107%;">Edizione 1° edizione
digitale</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small; line-height: 107%;">Editrice Garzanti Libri</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small; line-height: 107%;">Lunghezza stampa 96
pagine</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small; line-height: 107%;">Prezzo Ebook 1,99€</span></li><li><span style="font-family: times; font-size: x-small; line-height: 107%;">Link per l'acquisto <a href="https://amzn.to/3i6eWPa" target="_blank">CLICCA QUI</a></span></li></ul>
<p class="MsoNormal"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: times; line-height: 107%;"><span style="background-color: #cc0000;"></span></span></b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: times; line-height: 107%;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZgN6bZ0srXSRGJ5QDISCyPUqP-wYs6FqF9sR51agLLDwGgfmQbcousq99RmDD6cW8w_X5LyDKqR4o_SrKTCRqRCZCq-Wgka1Q_whWsRMaW1qRIZJoXbfUfhKGiB3-kG6Dqht52mfh-h8_S2NUfrIrRsGMGynia6oWr2pLDJYBYDHQFgwiZaM6GFXd/s1903/MendeldeilibriZweig.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="MENDEL DEI LIBRI di Stefan Zweig" border="0" data-original-height="1903" data-original-width="1484" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZgN6bZ0srXSRGJ5QDISCyPUqP-wYs6FqF9sR51agLLDwGgfmQbcousq99RmDD6cW8w_X5LyDKqR4o_SrKTCRqRCZCq-Wgka1Q_whWsRMaW1qRIZJoXbfUfhKGiB3-kG6Dqht52mfh-h8_S2NUfrIrRsGMGynia6oWr2pLDJYBYDHQFgwiZaM6GFXd/w500-h640/MendeldeilibriZweig.jpg" title="MENDEL DEI LIBRI di Stefan Zweig" width="500" /></a></span></b></div><p></p><p class="MsoNormal"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: times; line-height: 107%;"><span style="background-color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">DALLA
DESCRIZIONE EDITORIALE</span></span><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></span></b></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium; line-height: 107%;">“Nella Vienna di inizio Novecento non c’è appassionato
lettore, studioso, esperto bibliofilo che non sappia chi è Jakob Mendel, vero
catalogo vivente di tutto ciò che su di un libro sia mai stato stampato.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium; line-height: 107%;">[…]<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium; line-height: 107%;">Nella vita reale egli è solo, completamente incapace
di ogni iniziativa concreta e sensata: siede al tavolino di un vecchio caffè,
dove ha installato il suo quartier generale e da dove prodiga la propria
esperienza a chiunque gli faccia visita.”</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times;"><span style="background-color: #cc0000;"><b><span style="font-size: large;">L’AUTORE</span></b></span><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></span></span></p><p class="MsoNormal"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Stefan Zweig nasce il 28 novembre del 1881 a Vienna,
da un’agiata famiglia ebraica. <o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Si iscrive all’Università di Vienna alla facoltà di Filosofia,
che continua a Berlino. Dopo la laurea compie una serie di viaggi in Europa,
Asia e America. In seguito, sposa Friderike Maria Von Winternitz.<o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale arriva,
traumatizzando l’Europa e lo stesso Zweig che nel 1917 si sposta in Svizzera e
vi rimane fino alla fine della guerra. Durante il soggiorno mantiene contatti
con personaggi come James Joyce ed Hermann Hesse. <o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Torna nella sua terra, a Salisburgo, e si attiva in
ambito pacifista. Ed è proprio in quel momento che inizia a godere di un grande
successo. Acquista diversi manoscritti originali, e tra gli autori spiccano Bach,
Mozart, Beethoven. <o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Zweig, smette poi di essere, per una parte di mondo, la
brillante mente che aveva mostrato di essere: è solo un ebreo. Con l’ascesa di
Adolf Hitler, le sue opere iniziano ad essere bersaglio della censura, dell’odio.
All’annessione dell’Austria alla Germania Zweig si sposta a Londra, dove chiede
ed ottiene la cittadinanza britannica. <o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: times; line-height: 107%;"><span style="background-color: #cc0000;"><span style="font-size: medium;">
</span></span></span></b></p><p class="MsoNormal"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Dopo il divorzio, sposa la segretaria Lotte, con la quale
si trasferisce prima a New York e poi in Brasile. Proprio lì, nella città di
Petrópolis, si suicida insieme alla moglie il 22 febbraio 1942: li trovano sdraiati, sereni, come
addormentati. Una dose letale di barbiturici ha messo fine alle incontrollabili
crisi depressive e al dolore che lacerava l’artista, l’ebreo, l’uomo,
consapevole del dramma inarrestabile e incancellabile in cui è sprofondato il
mondo.</span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: times; line-height: 107%;"><span style="background-color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">QUESTA
VOLTA… TUTTO D’UN FIATO</span></span><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></span></b></p>
<p class="MsoNormal"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: times; font-size: medium; line-height: 107%;"><span style="background-color: #cc0000;">Temi,
valori, riflessioni</span><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium; line-height: 107%; mso-bidi-font-weight: bold;">Vienna, la Grande Guerra ha
distrutto, ricostruito, cambiato. Una pioggia incessante spinge un uomo in un
caffè, e poi in un labirinto di sentori, ricordi e sensazioni. Una stufa in
ghisa e un tavolino: la ricerca comincia.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium; line-height: 107%; mso-bidi-font-weight: bold;">La memoria e le ricchezze
del mondo che si celano in angoli angusti, in volti persi nell’anonimo sfondo
di giornate qualunque; tesori inestimabili, e brillanti, camuffati tra le ombre
delle azioni dell’uomo, azioni per il progresso o per la regressione che le guerre
portano a tutti, tesori compresi. E lì, tra le spaccature di una vita che va
avanti da sola, vi sono persone che si cibano di pochi panini a due soldi, gesti
minimi, invisibili movimenti fagocitati dalle alleanze del mondo superiore,
strette tra di esse in nome di regole, doveri, motivazioni che non tengono
conto del brulicante bassissimo fondo del mondo che invece sta al di sotto, di
tutto. E proprio in quel fondo si raccolgono le gemme, ricoperte di sporco,
detriti, scarti di ciò che si cerca costantemente di lavare via: le
straordinarie particolarità dell’esistente, non ammesso nell’uniformismo
necessario al “progresso”.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: medium; line-height: 107%; mso-bidi-font-weight: bold;">Qui
si parla di libri, e di un “rivendugliolo” dalla testa macchiata e il cappotto
logoro: Jakob Mendel. Egli è un anziano ebreo che ha mantenuto degli studi da
rabbino solo la posa e il dondolio con i quali legge: il suo unico dio si è
moltiplicato nel politeismo di tutti i libri esistenti. Mendel conosce tutti i volumi,
tutti, ma non legge per il contenuto, no: l’ebreo orientale ha nella sua mente
il repertorio totale dei libri in titoli, veste editoriale, prezzo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: medium; line-height: 107%; mso-bidi-font-weight: bold;">Egli
non vive di cibo, se non di quello che gli serve per fare qualche passo tra un
libro da cercare e uno da consegnare; non vive di denaro, oltre a quello utile
per comprare un libro; non conosce le donne perché egli è consacrato a un
sacerdozio laico, possessivo, ossessivo e totalizzante, in nome dei libri. E figuriamoci
se Mendel possa mai avere il vizio del fumo. A chi lo osserva pare non avere
neanche il piacere di vivere, o forse addirittura la vaga idea di essere in
qualcosa chiamato “vita”, se non fosse che lì ci sono libri da reperire.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: medium; line-height: 107%; mso-bidi-font-weight: bold;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Le sue consulenze, la sua rara facoltà, la sua
mania totale, riescono ad eludere i confini tra basso e alto, ovest ed est; nemico,
alleato. Ma eppur nel mondo si vive, e la pura astrazione in una sola idea è un’affascinante
eventualità, ma forse si può solo sognare da svegli tale stato; alla fine,
nessuno vuole considerare davvero che esistano dei propri simili che stando ai
margini paiono riuscire a sfiorare con le dita una libertà trascendente. Ma
quest’ultima è forse solo una fantasia di chi guarda a quei simili con invidia,
stupore, e magari celato disgusto.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium; line-height: 107%; mso-bidi-font-weight: bold;">Ma poi, rifiutare la realtà
è davvero il nirvana? Nascondersi da essa pare più simile all’oblio.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium; line-height: 107%; mso-bidi-font-weight: bold;">Un’idea romantica, un antieroe
sudicio, quasi suicida inconsapevole, e un mondo che si rifà il guardaroba, l’arredamento,
la coscienza. La memoria si incarna, si divinizza, e poi si tradisce con mano
propria. Interrogativi e stranezze in una storia che è fiaba e opera in musica,
dove si suonano gli strumenti cerebrali con un solo accenno di palpebra. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium; line-height: 107%; mso-bidi-font-weight: bold;">Veniamo a conoscenza di Jakob
Mendel, quel prodigio della memoria, proprio grazie al ricordo, al fortuito
caso che ha riportato un uomo sulle tracce di un cavillo fuggevole che si fa
flashback e poi ricerca. Tra gli scenari nuovi di zecca di un mondo fatto dalla
guerra, un ricordo affettuoso che sfugge, tra affaristi, burocrati, padroni di
caffè. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium; line-height: 107%; mso-bidi-font-weight: bold;">Ogni cosa grida: “dimentica”,
in un’Europa dove si producono nemici e si demoliscono le strutture del sapere
e dell’umanità nel suo significato più profondo.</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="color: red; line-height: 107%; mso-bidi-font-weight: bold; mso-themecolor: text1;">Ha più responsabilità la realtà che invade le esistenze altrui, o queste
ultime quando non riescono a far fronte a ciò che succede intorno? </span><span>Nel mezzo può restare in piedi solo la preziosità del rispetto, della
pietà, della protezione verso le piccole “anomalie” che sono in realtà custodi di
una dignità troppo spesso deprezzata.</span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></p><p class="MsoNormal"><span style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: large;">Nota</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><i>Mendel dei libri </i>è un racconto lungo: in quelle poche pagine si sentirà che non c'era bisogno d'altro.</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; line-height: 107%;"><b><span style="background-color: #cc0000; font-size: large;">CITAZIONE PER VOI</span></b><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></span></p><p class="MsoNormal">
</p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium; line-height: 107%;">“Avrei dovuto sapere che i libri si scrivono solo per legarsi agli uomini
aldilà del nostro respiro e per difendersi così dall’implacabile avversario di ogni
esistenza: la caducità e l’oblio”.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: large; line-height: 107%;">Se volete acquistare il volume basta cliccare <a href="https://amzn.to/3i6eWPa" target="_blank">QUI</a> : grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!</span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="color: black; font-family: times; font-size: medium; line-height: 107%; mso-bidi-font-weight: bold; mso-themecolor: text1;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="color: black; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; line-height: 107%; mso-bidi-font-weight: bold; mso-themecolor: text1;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p>Penny Blood Bloghttp://www.blogger.com/profile/03045824615446367688noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1827634557224436079.post-29528227619445632842022-12-30T00:08:00.001-08:002022-12-30T00:12:57.740-08:00IL DIAVOLO E LA SIGNORINA PRYM<h4 style="text-align: left;"></h4><h1 style="text-align: center;"><span style="font-size: x-large;"><span style="font-family: times;">IL TERZO CAPITOLO DELLA TRILOGIA </span><i style="font-family: times;">E NEL SETTIMO GIORNO...<br /></i></span><i>DI <br /></i><i>PAULO COELHO</i></h1><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm8aBkJwLzKy_WUGPZY58v-sMKTRlQpOBSgw_N79COLXNdiY67KL8kPToPrbWo_4USsuROvO3-B9MbJSW_dGfK6p3U6qqGG2kcZVUFxRwLhake2BjTwIv8nEU1BWq32Thrx7x3DZlnbFUqUFADtYXIVKA05CKlMla_IAD0rHP7G3neGri1yLinIlG4/s3180/LasignorinaPrymCoelho.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Il Diavolo e la Signorina Prym di Paulo Coelho" border="0" data-original-height="3180" data-original-width="2266" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm8aBkJwLzKy_WUGPZY58v-sMKTRlQpOBSgw_N79COLXNdiY67KL8kPToPrbWo_4USsuROvO3-B9MbJSW_dGfK6p3U6qqGG2kcZVUFxRwLhake2BjTwIv8nEU1BWq32Thrx7x3DZlnbFUqUFADtYXIVKA05CKlMla_IAD0rHP7G3neGri1yLinIlG4/w456-h640/LasignorinaPrymCoelho.jpg" title="Il Diavolo e la Signorina Prym di Paulo Coelho" width="456" /></a></div><br /></div><h4 style="text-align: left;"></h4><h3 style="text-align: left;"><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: times; font-size: small;">Anno di Pubblicazione 2005</span></li></ul><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: times; font-size: small;">Edizione 1°2000</span></li></ul><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: times; font-size: small;">Casa Editrice Bompiani, quattordicesima edizione</span></li></ul><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: times; font-size: small;">Num. Pagine 170</span></li></ul><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: times; font-size: small;">Copertina rigida con sovraccoperta</span></li></ul></h3><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">ATTUALMENTE IN COMMERCIO edito da La Nave di Teseo</span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Link per l’acquisto: <a href="https://amzn.to/3G4rP4n">CLICCA QUI</a></span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: times; font-size: large;"><b style="background-color: #cc0000;">DI COSA PARLA?</b></span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">L’eterna lotta tra il Bene e il Male incarnata nelle false certezze di gente qualunque. Un villaggio di montagna, piccolo, chiuso, dove tutti si conoscono. Il paesaggio è sempre uguale a sé stesso, e tutti i residenti, ormai spogliati della gioventù che ha deciso per una vita lontana da lì, hanno il loro ruolo; accettando tacitamente di essere destinati ad estinguersi, anche perché si riscoprono sempre inadatti a combattere davvero perché qualcosa possa essere differente: è una “competizione inutile”.</span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;"> Viscos sembra il paradiso, così la pensano i turisti. Ma poi i forestieri vanno sempre via, e lasciano i paesani con i problemi che hanno deciso di ignorare, e la vista delle montagne che stanno lì immobili, e niente cambia mai. </span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Berta vede tutto ciò ogni giorno, seduta davanti alla porta di casa, ma lei non guarda passivamente, vigila. Sa che l’attesa è necessaria, è stata avvertita. </span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Uno straniero compare a spezzare la monotonia della fisionomia di Viscos: un piccolo zaino sulle spalle, con il bagaglio sufficiente solo per pochi giorni, pensa Berta. Infatti, sette giorni sono sufficienti per far soccombere Viscos al demonio. Berta lo vede: il diavolo.</span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Un piccolo cambiamento, un viso nuovo che racconta storie accattivanti. Il nuovo, e unico, ospite dell’albergo sa sedurre i suoi ascoltatori. Tutti sono fissi con gli occhi su di lui, anche se non ne comprendono l’ironia, lo scherno. Gli abitanti di Viscos pensano di stare godendo di una innocente distrazione; ma la Signorina Prym, la giovane cameriera che è solita elemosinare attenzioni dai clienti sognando una fuga senza ritorno, sa chi è lo straniero. </span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">La Signorina Prym si ritrova complice di un esperimento… una sfida: sette giorni per dimostrare che la gente è fondamentalmente cattiva. Undici lingotti d’oro la posta pattuita, uno per rubare, dieci per uccidere. </span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il diavolo dello straniero è nato dal dolore, si nutre di rancore, e di dubbi. Se il Bene non può vincere allora tutti sono destinati alla sofferenza, e forse chi è consapevole della propria sentirà un po' di sollievo. </span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Quale è il gioco di Dio? Viscos è già stato maledetto e salvato una volta: al posto della forca fu eretta una croce, ma la Signorina Prym sa che il tempo della forca è tornato. </span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Neanche duecento anime, di cui una maledetta, una condannata, una orfana e perduta; una che si crede padrona di tutta la terra, una della verità. Un lupo ha assaggiato il sangue, ed è stato maledetto. </span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Tra inferno e paradiso, uomini e donne alla ricerca del colpevole, della volontà di Dio, del perdono, della risposta definitiva: chi è stato? e chi lo ha deciso?</span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il Bene e il Male non hanno mai celato le risposte. Un solo uomo, una donna, il mondo intero… non c’è alcuna differenza: tutti sono uguali in quanto a responsabilità. Viscos deve giocare la sua partita.</span></div><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="font-family: times; font-size: large;"><b style="background-color: #cc0000;">APPROFONDIAMO</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: times; font-size: medium;">Un notabile lo interrogò: “Maestro buono, che devo</span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: times; font-size: medium;">Fare per ottenere la vita eterna?”</span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: times; font-size: medium;">Gesù gli rispose: “Perché mi dici ʻbuonoʼ? Nessuno è</span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: times; font-size: medium;">Buono, se non uno solo, Dio.”</span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: times; font-size: medium;">Luca, 18, 18-19</span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">La citazione biblica che l’autore ha scelto per introdurre la storia parrebbe contenere la soluzione al dilemma se l’uomo sia buono o cattivo. Troppo semplice. Tutto finirebbe in un baleno e il racconto non avrebbe ragion d’essere. Allora ci sta dicendo che anche Gesù è cattivo? Beh, egli è Dio che si è fatto uomo, e anche questa potrebbe essere una falsa pista. </span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Coelho è solito partire dalle religioni, da Dio e dalle interpretazioni che di lui hanno fatto gli uomini. </span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Questa sì, è una vicenda di uomini, e donne. E Dio viene chiamato in causa da tutti, e ognuno pensa non di darsi le giuste risposte ma di farsi le giuste domande. </span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nell’antica Persia si raccontava del Dio del Tempo, e che dalla sua preghiera nacque un figlio. Non si sa a chi si rivolga l’Onnipotente, ma forse si può intuire se si arriva alla fine della lettura e si comprende il fulcro: una riflessione sulla reale libertà personale, chiunque se ne trovi coinvolto, con la propria volontà. </span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il Dio del Tempo pianse, certo dell’equilibrio fragile delle cose: nacque un secondo figlio da quel pianto. </span></div><div><span style="color: red; font-family: times; font-size: medium;">“La leggenda narra che, dalla preghiera del Dio del Tempo nasce il Bene (Ormazed) e dal suo pentimento il Male (Ahriman), due fratelli gemelli.”</span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il Bene, però, avrà un alleato: la razza umana. </span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Le vicende dell’Eden, capovolgeranno questa idea, e l’uomo diverrà un’inerme strumento del Male.</span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Coelho è un eccezionale cantore della storia dell’uomo e dei misteri del cosmo, e anche questa volta lo dimostra. E la leggenda, le credenze, vengono da lui riportate ancora una volta alla luce, perché l’uomo è così perso tra le sue due mani da perderne il collegamento ininterrotto con il pensiero, lo spirito, la volontà; e le mani già esistite o che devono ancora esistere. </span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Coelho è un divulgatore, ma non un consigliere. Egli non propina soluzioni originali o inedite, ricorda agli altri ciò che essi hanno dimenticato, e lo fa con il suo stile poetico, a volte duro, altre volte criptico; ma quest’ultimo tratto serve solo a stimolare una motivazione assopita, addomestica, deviata. Una consapevolezza che si è persa tra le mille certezze che l’uomo ha messo davanti a sé per difendersi da quel destino a cui dà sempre la colpa. </span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">L’uomo sa essere cattivo, come i demoni cinesi che trasmettono la sofferenza agli altri per vendetta. Ma il più delle volte si cerca un colpevole assoluto che non può esistere. Forse no. </span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Di assoluto non vi è nulla nelle storie di Coelho, ci sono piccolissimi personaggi, quasi insignificanti: essi stanno a dimostrare quanto ogni essere del creato non sia mai impotente, o poco importante.</span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Gli uomini timorati, così preoccupati a scoprirsi innocenti, di diritto. Ma Coelho fa riflettere se la virtù sia solo una faccia del terrore. Bene o Male, l’importante è che sia l’assoluto a fare e disfare le faccende del mondo, così pensano i personaggi. </span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Dal grande al piccolo, e dal piccolo al grande; i quattro angoli della terra, e un piccolo villaggio dei Pirenei.</span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">Le dimensioni, lo spazio: se nei pantaloni abbiamo due tasche… cosa scegliere per riempirle entrambe?</span></div><div><span style="font-family: times; font-size: large;"><b style="background-color: #cc0000;">NOTA</b></span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;"><i>Il Diavolo e la Signorina Prym</i> è l’ultimo libro della trilogia <i>E nel settimo giorno</i>…; gli altri due sono <i>Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto</i> (1994) e <i>Veronika decide di morire</i> (1998). Coelho è chiaro: “La sfida non attende. La vita non guarda indietro. Una settimana è un periodo di tempo più che sufficiente per decidere se vogliamo accettare o no il nostro destino.” Ancora una questione di dimensioni. Parabole creazionistiche quotidiane, per ritrovare il divino ruolo di persone normali. </span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></div><h4 style="text-align: center;"></h4><h4><span style="font-family: times; font-size: x-large;"><b style="background-color: #cc0000;">CITAZIONI PER VOI<br /></b></span><span style="font-size: x-large;"><span style="font-family: times;"><b style="background-color: #cc0000;"> da </b></span><b style="background-color: #cc0000; font-family: times;"><i>IL DIAVOLO E LA SIGNORINA PRYM</i> </b></span></h4><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">“Il tuo problema non è esattamente la giustizia di Dio,” disse l’uomo. “Ma il fatto che hai sempre scelto di essere una vittima delle circostanze. Conosco molta gente in questa stessa situazione”.</span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">“Il Bene e il Male hanno la stessa faccia. Tutto dipende dal momento in cui attraversano il cammino di ogni essere umano.” (Sulla storia de L’ultima cena di Leonardo).</span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">“È sempre più facile udire un’offesa e non ribattere, piuttosto che avere il coraggio di battersi con qualcuno di più forte: si può dire di non essere stati colpiti dalla pietra che ci hanno scagliato.”</span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;">“Se vince il Male, anche se si tratta di un villaggio dimenticato, con tre strade, una piazza e una chiesa, esso può contagiare la valle, la regione, il paese, il continente, i mari, il mondo intero.”</span></div><div><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span></div><div><span style="font-family: times; font-size: large;">Se volete acquistare il volume basta cliccare <a href="https://amzn.to/3G4rP4n" target="_blank">QUI</a> : grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. 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Di Luisa Rainer Chiap" border="0" data-original-height="2667" data-original-width="1500" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgu7BYbayhozRGZ_TAM9mj6ibhu_01gs-Qh2dpY2IG7CozJcnKN_FLtUMB9j6qyVKntkQhkX0-_vJlsdTDxnZkKs3dsqLMasMSiz5BVfXvWlzncdPRo5SDHy4hnrJ2vtR7aM5PC2JF2DS49pzzxPKdXYKQkAE_47nSoHTgrCls5MRioAcmrxQTga-NZ/w360-h640/krampus1.jpg" title="Krampus, diavoli custodi" width="360" /></a></div></h4><h4 style="text-align: left;"><span style="font-family: inherit; font-size: xx-small;">Ph. Francesca Lucidi</span></h4><h4 style="text-align: left;"></h4><h3 style="text-align: left;"><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: times; font-size: medium;">Illustrazioni di Linda Simionato </span></li></ul><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: times; font-size: medium;">Anno di Pubblicazione 2021</span></li></ul><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: times; font-size: medium;">Edizione 1°</span></li></ul><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: times; font-size: medium;">Casa Editrice Editoriale Programma</span></li></ul><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: times; font-size: medium;">Prezzo di copertina €9,90</span></li></ul><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Num. Pagine 151</span></li></ul><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Illustrato</span></li></ul><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-family: inherit; font-size: medium;">Copertina Flessibile con sovraccoperta</span></li></ul></h3><p><span style="font-family: times; font-size: large;"><b style="background-color: #cc0000;">L’AUTRICE</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Luisa Rainer Chiap è di origine friulana e la sua prima formazione sboccia dall’archeologia e l’antropologia forense. La sua necessità di scoperta la porta a spaziare tra filosofie, ricerche incessanti. La scienza antica la avvinghia per poi trovarsi essa stessa abbracciata dallo spirito curioso e mai sazio dell’autrice. La Chiap, dal 2015, inizia anche studi inerenti alla zooantropologia, la neurobiologia delle emozioni e la medicina narrativa: le parole che curano divengono così il suo nuovo codice da decifrare e condividere.</span></p><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: large;"><b>DALLA QUARTA DI COPERTINA</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: large;">“Creature antiche e misteriose, la cui storia millenaria si perde tra le ombre del tempo e della tradizione alpina, carica di leggende e magia… Questo libro cerca di raccontare chi sono e soprattutto chi sono stati i Krampus.”</span></p><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: large;"><b>TEMI E ORGANICA</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">I Krampus, i mostri che la notte del 5 dicembre scendono tra la gente per “punire” i cattivi, ma soprattutto per dar vita a un “risveglio”. Le creature sono mostrate come esseri corporei e come racconto: il lettore sentirà suonare i campanacci e proverà sulla sua pelle il tocco della verga, ma tutto avrà il suo senso nell’ incontro unico con una tradizione antica quanto il mondo e le sue ragioni. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Una struttura arborea che dipana le sue ramificazioni attraverso l’analisi storica, la descrizione degli aspetti simbolici e le testimonianze.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">I Krampus si scuotono tra le pagine, rivivono grazie alle voci di chi ancora ne veste le pelli e ne incarna la frenesia. Lo spirito degli esseri limitanei trova nuova dignità grazie alle ricerche dell’autrice, che mai si accontenta di una spiegazione delineata. Ciò che oggi si mostra a chi partecipa alle apparizioni dei Krampus, in alcune zone del Trentino, del Veneto, del Friuli; nei paesi di lingua tedesca, e spingendosi fino alla Slovenia e alla Croazia, non è solo una manifestazione ludica, uno spettacolo per intrattenere. La Chiap riapre lo sguardo umano verso ciò che religioni, leggi e timori hanno cercato di soffocare: l’afrore dell’antica anima di tutte le cose, la magia spaventosa, severa e al contempo materna e compassionevole delle energie che regolano il respiro di ciò che vive, muore, feconda e si trasforma. I Krampus vengono così liberati dalla fama di diavoli ammansiti per tornare a essere i “nobili mostri” che racchiudono nel loro sguardo celato la storia di molti popoli ormai diversi, che tornano a esseri fratelli nella resurrezione di un inconscio collettivo che si fa gruppo, e si ricongiunge per ritrovarsi e sopravvivere alla catalessi collettiva iniziata con le censure e ora adagiata sulla fredda e artificiale ragnatela dell’era tecnologica, che in essa ci avviluppa per normalizzarci e, forse, farci scomparire. </span></p><h1 style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: x-large;"><b>I KRAMPUS</b></span></h1><div style="text-align: left;"><span style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: large;"><b>LE ORIGINI</b></span></div><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Un uomo alto, munito di barba bianca e bastone pastorale, regge un libro di nomi. Nel volume, ogni bambino ha scritto il suo destino. Dietro al mantello dell’uomo spuntano i “diavoli”, creature sottomesse da ammansire, sfruttare e poi richiudere ancora per un altro anno. Questo ruolo dei Krampus è in realtà molto recente: le sfilate chiamate Klaubauf, si sono sviluppate in Tirolo solo nel XVIII secolo, mentre le Perchten di origine bavarese e le Recite di San Nicola non vanno indietro oltre il XVII secolo. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">La leggendaria figura di San Nicolò nasce dalla fusione di due personaggi realmente esistiti: il vescovo Nicola di Myra in Licia, nell’odierna Turchia (VI sec.), e l’abate Nicola Sionita, vescovo di Pinara (VI sec.). Da essi scaturisce così l’unica mitica figura (dal VI sec.) di cui Myra conservava le reliquie trasudanti un olio medicamentoso. Dopo diversi viaggi per essere sottratto agli infedeli, ora le sue spoglie sono conservate a Bari. San Nicolò è il patrono degli scolari, l’amico dei bambini, e un generoso latore di doni. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Originariamente, i fanciulli venivano invitati a pregare per poi ricevere doni; se ne hanno testimonianze dal XV secolo, proprio nei luoghi dei Krampus. Dalla Controriforma, anche le scuole religiose presero a diffondere questa usanza: un umo vestito da vescovo distribuiva doni agli scolari. I Gesuiti, votati all’educazione ecclesiastica, furono i primi a pensare questa pratica ben accolta.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nel Seicento, le folkloristiche “Cacce Selvagge”, che assumo nomi differenti a seconda delle zone d’origine, vengono assorbite dalla tradizionalità cristiana tramutandosi in celebrazioni delle gesta di San Nicola. I numerosi cortei che nei territori dei Krampus portavano scompiglio e furore tra le strade, nel periodo natalizio, vennero normalizzati gradualmente. Si sa che quando gli attori inscenanti entravano nelle case, l’erotismo e il chiasso potevano diventare “pericolosi”. La gente fu spogliata della privata esperienza del furore dei giorni solstiziali e fu portata in strada, per subire un controllo che avveniva attraverso la costruzione di una storia diversa. Anche nel territorio friulano, San Nicolò assunse un ruolo d’onore, come testimoniano le numerose chiese a lui dedicate. Il Dio della Natura, Pan, fu sostituito, dimenticato. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">La leggenda più diffusa narra di un gruppo di giovani che girovagava e spaventava la gente, grazie a pesanti travestimenti, per rubacchiare. Il diavolo si insinuò tra loro, ma fu riconosciuto perché era l'unico tra tutti ad avere gli zoccoli al posto dei piedi. San Nicola fu così chiamato ad intervenire, mantenendo poi i diavolo a servi che puniscono i bambini cattivi mentre lui ricompensa i bambini buoni. Ecco, nella maggior parte dei casi se cercherete notizie sui Krampus troverete questa storiella. </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8SDE_je0m3E9_dBrLmQLnfZqOy8VInP28__ifkhX9dIHTGrj31cwhpxW_xL8ANpaZDyF9NAlvkIL1zGvArG9izCUFwWy20Pz-qcPfQfY37F8nRNgW06tH2pB1Uc3sFUx7h34rsZ6EoW-XF0ojLWwC5U743j_HROMWfskP4ENbXXekS341-AdS1nln/s590/KrampusSanNicolasParade.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="425" data-original-width="590" height="462" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8SDE_je0m3E9_dBrLmQLnfZqOy8VInP28__ifkhX9dIHTGrj31cwhpxW_xL8ANpaZDyF9NAlvkIL1zGvArG9izCUFwWy20Pz-qcPfQfY37F8nRNgW06tH2pB1Uc3sFUx7h34rsZ6EoW-XF0ojLWwC5U743j_HROMWfskP4ENbXXekS341-AdS1nln/w640-h462/KrampusSanNicolasParade.jpg" width="640" /></a><span style="text-align: left;"><span style="font-size: xx-small;">Ph Karl Mayer. </span></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-size: xx-small;">Fonte https://www.kleinezeitung.at/steiermark/weststeier/5862703/Brauchtum-in-Voitsberg_Der-Krampus-bleibt-dieses-Jahr-zu-Hause</span></span></div><p></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">I moti precristiani vengono fusi nell’agiografia, nella leggenda e nella superstizione. E il tramite con il divino diviene contraffatto grazie a un tramite approvato, costruito appositamente con tratti, date di nascita e morte coincidenti con ciò che il paganesimo aveva costruito dalla notte dei tempi. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">«Così come la nascita di Gesù si è presa il giorno del Sol Invictus che a sua volta ha “rubato” il 25 dicembre alla nascita dell’egiziano dio Osiride, allo stesso modo il vescovo Nicola ha preso il posto dell’indelebile Fauno.»</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">È pur vero che la Chiesa ha permesso la sopravvivenza dei Krampus che, oggi, stanno riacquistando una nuova indipendenza, probabilmente spinti dall’urgenza di un momento storico in cui la natura grida a gran voce il suo dolore e l’uomo con essa è chiamato a perire se non interviene con nuove consapevolezze. E anche la multiculturalità ha fatto sì che ciò che veniva considerato come appropriato stia diventando “vecchio”, fuori posto. San Nicola non va più negli asili a portare i doni, ma i Krampus sopravvivono perché sono democratici: sono il sigillo di un qualcosa che riguarda tutti, indistintamente. </span></p><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times;"><span style="font-size: large;"><b><br /></b></span></span></p><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times;"><span style="font-size: large;"><b>UN BREVE SGUARDO ALLA MITOLOGIA: LE DIVINITÀ SILVANE E IL SENSO DEL SACRO</b></span></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il 5 dicembre, nel calendario romano ricorrevano le Faunalia: festività che celebravano il dio Fauno. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Fauno era il protettore delle campagne, degli animali, delle selve, e della fertilità. Il culto è testimoniato sui territori italici dal IX secolo a.C. Uomini e animali festeggiavano insieme, anche nella scelta del riposo cerimoniale. Fauno vagava per le campagne, ma non aveva solo tratti benevoli: era anche incubus, ossia poteva gravare sul letto del dormiente per affliggerlo con visioni inquietanti. Ma Fauno, era altresì elargitore di fertilità per le femmine, umane e animali. Egli pronunciava anche oracoli, ed era la voce della foresta. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Fauno è spesso associato a divinità affini come Silvano o Luperco. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Silvano era un antico dio italico della vegetazione, venerato anche come protettore delle greggi. Anch’esso era rappresentato come ambivalente: benevolo, ma anche maligno e spaventoso. Temuto da bambini e donne gravide, venne descritto nell’Eneide di Virgilio come figlio di Pico e nipote di Saturno, quindi identificabile come lo stesso Fauno o come un suo fratello. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Luperco era la versione combattente di Fauno. Difensore delle greggi contro i lupi, veniva celebrato, nelle Faunalia primaverili (Lupercalia), il 15 febbraio. È quindi chiaro come determinate date siano state scelte dalla cultura cristiana per contiguità e assimilazione. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Le celebrazioni, con le loro ritualità e con i loro mascheramenti, travalicano però i confini geografici: sincreticamente. Caratteri simili sono quindi riscontrabili in diversi ambienti sciamanici e pagani. </span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUx-CJZWA6PXtoBIZnsj22sIuEgTh2D2aB6SYEeJBDaGGce-z6aavhkp5mUiH38pSQ14QksOJI-OM7UBCYZEsafI7JLfgZvyCSP3EjmDNKCGsngPD-WZAqumTIngWVxPPOcr58qeW4p0dm-xCDFP7H7sxU0sHodhY3C7GkAcsK3gG0e6bKw3S60Ky4/s675/Cernunnos1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="508" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUx-CJZWA6PXtoBIZnsj22sIuEgTh2D2aB6SYEeJBDaGGce-z6aavhkp5mUiH38pSQ14QksOJI-OM7UBCYZEsafI7JLfgZvyCSP3EjmDNKCGsngPD-WZAqumTIngWVxPPOcr58qeW4p0dm-xCDFP7H7sxU0sHodhY3C7GkAcsK3gG0e6bKw3S60Ky4/w482-h640/Cernunnos1.jpg" width="482" /></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: x-small;">Il dio celtico Cernunnos, conosciuto come il "Signore degli animali"</span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span><p></p><p style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: times; font-size: large;">«Cervo meraviglioso,</span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: times; font-size: large;">con le corna dai mille rami e nodi […]</span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: times; font-size: large;">e migliaia di candele lucenti fra le corna […]»</span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: times; font-size: large;">(Canto tradizionale ungherese)</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Fauno e Silvano erano le forme tarde, recepite dalla cultura romana, di una divinità più antica: Pan.</span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="font-size: xx-small; text-align: left;">Statua del dio Pan. </span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-DXZGqZtY_wS7YGNu9KRrcrSYVFhovyNuYCxHT24qypzFHxoC4YJDUmZvppo4cJ5mWREDuC8JhO3fI2Tu2ENIpccreQhWCVch95QnvYlYgfloTCjCzWqW4e7HDs_ORoM1MGMLR3GR2MSCrj9c1MO55viqKKXMDt8OohStEOpfqkklwWUWd1UjDe7Z/s1200/PanGod1.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="800" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-DXZGqZtY_wS7YGNu9KRrcrSYVFhovyNuYCxHT24qypzFHxoC4YJDUmZvppo4cJ5mWREDuC8JhO3fI2Tu2ENIpccreQhWCVch95QnvYlYgfloTCjCzWqW4e7HDs_ORoM1MGMLR3GR2MSCrj9c1MO55viqKKXMDt8OohStEOpfqkklwWUWd1UjDe7Z/w426-h640/PanGod1.jpg" width="426" /></a><span style="font-size: xx-small; text-align: left;">Fonte https://greekasia.blogspot.com/2019/11/the-cult-of-greek-god-pan.html</span></div><p></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">L’etimologia lo riconduce al verbo “pascolare”, quindi collocandolo all’immaginario di cui si è già parlato. Ma non solo. L’etimo viene fatto combaciare anche con il termine “tutto”, e ciò non è fuori luogo dato che l’immaginario legato a queste creature silvane comprende ogni aspetto fondamentale dell’esistenza prolifica dell’uomo: la sanità della natura, la protezione delle greggi, il rispetto ma il legame indissolubile con i limiti tra genti e madre natura, e tra vivi e morti, dato che nei popoli antichi anche l’uccisione per caccia o culto era sempre vissuta come un momento di profonda commistione e ringraziamento. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Pan, schivo ma anche benevolo, aveva un aspetto antropomorfo ma animalesco in senso sgradevole. Si celava all’uomo ma ne va a simboleggiare l’aspetto più potente: l’istinto. </span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJXqZGsymabobEhMweXVEitabP90n2UB6jFgxaOm7io9trfEd-QSbt8wW4oNbkQcqsXs0kwKlJbBKtEHd8lC7kM9XH826JW9NTXSfU_YqomtNvs4EqcYPirH1V49IDhA2bu2Lyc5lQSxvf3_TeBF7qbV76iDCY6o84GPbCf-Z3lrS49FM0vfjmlJHw/s2667/krampus3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2667" data-original-width="1500" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJXqZGsymabobEhMweXVEitabP90n2UB6jFgxaOm7io9trfEd-QSbt8wW4oNbkQcqsXs0kwKlJbBKtEHd8lC7kM9XH826JW9NTXSfU_YqomtNvs4EqcYPirH1V49IDhA2bu2Lyc5lQSxvf3_TeBF7qbV76iDCY6o84GPbCf-Z3lrS49FM0vfjmlJHw/w360-h640/krampus3.jpg" width="360" /></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: xx-small;">Ph. Francesca Lucidi</span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><br /></span><p></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Divinità dalla genealogia controversa, Pan genera il termine “panico”: il suo urlo atterriva gli avventori e la sua fisionomia spaventava chiunque. Legato alla Madre Natura, Il dio che si vestiva di pelli ed era rappresentato anch’esso con un grade fallo, come i satiri, venne scovato tra grotte e arbusti per essere trasformato in diavolo dalla cultura cristiana. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Identificato anche come divinità masturbatoria, Pan è la profonda connessione psichica con la natura; è lo scatto ferino, è la morbida accoglienza della pelliccia, è il calore del respiro animale. È avvolgente e pungente, sconvolgente come un brusco risveglio. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">I Krampus tornano così tra le genti per un’inversione culturale che sta ripulendo Pan di secoli di racconti errati e pretestuosi. E grazie all’apertura dei confini culturali che stiamo vivendo ci si può forse riappropriare di bagagli e beni che travalicano le religioni e i canoni per ricollocarsi all’alba del senso del rito e del sacro.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"> La paura per ciò che può essere incerto e pericoloso spinge l’uomo oltre di sé: i popoli arcaici vedevano Dio in ogni cosa, dall’oscurità della notte ai flussi, fino agli alberi o ai fili d’erba. Il pensiero di ciò che non si controlla terrorizza: ed è proprio in quel “panico”, in quell’incapacità di riflessione che si può ritrovare la connessione con il tutto. Più si è controllanti con l’esterno, e quindi anche con la Natura, e più l’inconscio si inabissa, ammalando l’uomo e il mondo. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Pan, gli sciamani, i Krampus, afferiscono tutti a quel ruolo di tramite folle e selvaggio che riporta la comunicazione tra ignoto e noto, tra umano e divino, tra vita e morte, in un’unione che richiede un equilibrio non statico, ma freneticamente dinamico. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Si può tendere a giudicare i Krampus con il metro del sogno, ma quest’ultimo non è altro che il regno dove la causalità smette di funzionare e le contraddizioni trovano asilo. Così, sogno e inconscio non sono altro che l’opposto del razionale, dell’Ego Freudiano, ed entrambi hanno una voce così assordante che non si può ignorare, pena la malattia. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Non a caso i Krampus hanno un dialogo privilegiato con i bambini. Mostri mascherati e piccoli d’uomo hanno tra loro una reciproca attrazione che sfocia nella commozione e la nostalgia per la dimensione sacrale ancestrale, dove la ragione non fa presa sulla compresenza degli opposti e il democratico avvicendarsi di giusto e sbagliato. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il giudizio messo in scesa dai Krampus trascende il bene e il male e scaturisce dalla volontà di confidenza tra ciò che sta al di qua o al di là del “limite” immediatamente visibile e riconoscibile.</span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaFYk7K0X7tPIhitkMCbklxW_9HCFJoLjQB_Yq1r5xum1UBDuWWqWA6lfuY5M1DNjQ9z-H2JPWyfkAW3NxA989lgNDygJihJELomVhST245LHEi4CCzH3QYhaZeFVWAH1FMa0P6IltU5313yepv-FTug_4fxOstRG2xmYrHjmM_ZkeSFMZ46T5QA79/s2667/krampus2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2667" data-original-width="1500" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaFYk7K0X7tPIhitkMCbklxW_9HCFJoLjQB_Yq1r5xum1UBDuWWqWA6lfuY5M1DNjQ9z-H2JPWyfkAW3NxA989lgNDygJihJELomVhST245LHEi4CCzH3QYhaZeFVWAH1FMa0P6IltU5313yepv-FTug_4fxOstRG2xmYrHjmM_ZkeSFMZ46T5QA79/w360-h640/krampus2.jpg" width="360" /></a></div><span style="font-family: inherit; font-size: xx-small;">Ph. Francesca Lucidi</span><p><span style="font-family: times; font-size: large;"><b style="background-color: #cc0000;">I SIMBOLI </b></span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: times; font-size: large;">«La maschera cela il volto</span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: times; font-size: large;">ma rivela l’anima.»</span></p><p style="text-align: center;"><span style="color: red; font-family: times; font-size: large;">(Ivan Ziraldo, The legend of Krampus)</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il Krampus, una figura imponente, annunciata dai campanacci, armata di verga, vestita di pelli e pellicce; sormontata da corna di animale, con lo sguardo annerito e celato, ma soprattutto un essere “mascherato”. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Fin dalle pitture rupestri, l’uomo ha testimoniato la consuetudine a vestirsi di mascheramenti, e anche di corna. L’uomo si fa una creatura di mezzo: un’identità ibrida che nella ritualità ricerca anche l’esorcizzazione della morte. Grazie a vesti altre, tutto è possibile. E anche il rapporto di rispettoso e reciproco timore tra uomo e natura, si fa amorevole. Il cacciatore stesso metteva in pratica una serie di riti volti a ringraziare la bestia uccisa. Nelle varie tradizioni, e attraverso i tempi, la resurrezione non era ad appannaggio esclusivo del divino ma piuttosto dell’apertura reciproca dei confini tra mondo e oltremondo. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">La maschera cambia l’identità ma non solo per modificarla: essa così era innalzata a qualcosa di superiore. Coloro che oggi vestono il travestimento del Krampus raccontano, attraverso le testimonianze raccolte dall’autrice, come un qualcosa si impossessi di loro, facendoli essere per un giorno un essere totalmente diverso, un dio, ma non nel senso blasfemo del termine. Ovviamente la religione ha sempre visto la maschera come offensiva, come celatrice della somiglianza tra Dio e uomo, quando invece per l’antichità quella somiglianza si esaltava proprio con il travalicamento dell’identità. E non a caso il demonio è definito come un trasformista, per le cose e per sé stesso. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">La corna che sormontano la maschera sono la corona della potenza, dai capi pellerossa, ai capi abissini fino agli Ebrei, le corna sono spesso presenti nella storia come segno di forza e autorevolezza. La potenza evocata vuole essere fisica e spirituale, una forza vitale che richiama alla creazione, alla fecondità. Marie Bonaparte ricorda come “queren”, in ebraico, significhi sia “corno” che “potenza”. Non a caso il corno è lo strumento musicale dell’annuncio, e veniva utilizzato anche nell’attività venatoria; ricordando che agli albori cacciare equivaleva a pregare. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Lo sguardo che attraverso la maschera si potrebbe scorgere è invece annerito. E ciò è curioso se si pensa alla caratteristica scontronsità delle creature silvane. Infatti, il carbone che veniva utilizzato come trucco era l’emblema di questo vivere ai margini; infatti, gli stessi carbonai erano uomini che vivevano per mesi nel bosco, e conoscevano i segreti degli alberi e del fuoco. E proprio il fuoco accomuna molte professioni in passato riconosciute con diffidenza, paura o reverenza. Anche i fabbri erano lavoratori del fuoco, e il ferro è un materiale ancora oggi ricordato come “mistico” se si pensa alla classica scaramanzia di toccare ferro. Forse proprio a questo si potrebbero ricondurre altri due elementi del travestimento del Krampus: i campanacci e le catene. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">La fusione delle campane delle greggi, in passato, avveniva in modo irripetibile e ogni gruppo di bestie aveva il suo tipo di campana. Ogni metallo usato aveva poi in significato. Il suono che oggi ancora accompagna il Krampus è la stessa voce mutevole delle greggi che possono, nel mondo odierno così come indietro nel tempo, annunciare così un pacifico arrivo, un attacco dall’esterno, un pericolo. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">La lunga lingua rossa del Krampus oggi sta scomparendo, forse per la benefica assoluzione culturale che non li vede più solo come comparse alla mercé di San Nicolò. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Ciò che però resta è il senso di risveglio che la frenesia della parata può promettere, anche grazie all’azione della verga non strettamene punitiva ma battente come un tuono che scroscia nelle coscienze. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">I legni scelti per la verga sono il nocciolo e la betulla. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Dagli antichi Celti, il nocciolo era considerato l’albero della saggezza, ma non era pensato solo come benedicente ma anche come malefico; per questo i miti raccontano di scudi di nocciolo che emanavano vapori velenosi, probabilmente per la linfa tossica che scaturisce dalle fronde dell’albero. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nelle Triadi d’Irlanda, una raccolta miscellanea, risalente al IX secolo, e comprendente 256 “giudizi” su vari argomenti, il nocciolo è identificato come albero sacro insieme al melo. E ciò è testimoniato anche dai resti di carbone di legna delle pire funerarie gallo-romane rivenute in Bretagna, dove il nocciolo compare insieme alla quercia e al salice. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il nocciolo ha continuato ad avere un ruolo fondamentale nella sfera del magico; infatti, pare che streghe e stregoni ne utilizzassero i poteri. Un processo per stregoneria svoltosi in Assia nel 1596, riporta: «Se nella notte di Valpurga la detta strega aveva battuto la vacca con la bacchetta, questa vacca dava latte tutto l’anno… Così il nocciolo, albero della fertilità, diviene piano piano l’albero dell’incontinenza, della lussuria, del diavolo.»</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">L’altro albero prescelto, la betulla, evoca scenari simili, ed è altresì un simbolo prettamente lunare, collegando l’utilizzatore all’energia celeste. I Celti ne sfruttavano il potere anche per cercare di esorcizzare il male dai delinquenti, e dai pazzi. </span></p><p><span style="color: red; font-family: times; font-size: medium;">Tutti questi elementi stanno a testimoniare come i Krampus siano ciò che rimane di antichissimi culti, e per questo vanno conosciuti e preservati. Il rispetto da mantenere parte anche dalla considerazione che essi non vanno esportati come spettacolo ma studiati e vissuti in stretta relazione al territorio che li ha fatti nascere e li ha mantenuti in seno, per poi ampliarne il senso verso un “risveglio” collettivo. </span></p><p><span style="color: red; font-family: times; font-size: medium;"><span style="color: black;">"Krampus", uno dei significati semantici è "artiglio"... e così la presa che ci spetta calibrerà il tono a seconda dell'anima che portiamo sul limite dei giorni più corti dell'anno, verso il nuovo ciclo del sole, e delle nostre vite future. </span></span></p><p><i style="font-family: times; font-size: large;"><br /></i></p><p><i style="font-family: times; font-size: large;">MI SONO DILUNGATA PER PERMETTERE A TUTTI DI SAPERNE DI PIÙ SULL’ARGOMENTO. PER APPROFONDIRE, E FINIR SOTTO LA LUCE DELLA TORCIA DEL KRAMPUS, CONSIGLIO ASSOLUTAMENTE LA LETTURA DI QUESTO LIBRO! </i></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Se volete acquistare il volume basta cliccare <a href="https://amzn.to/3WPMLTB" target="_blank">QUI</a> : grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. 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Sepúlveda<br /></span></span></span><span style="line-height: 107%;"><o:p><span style="font-size: medium;"> </span></o:p></span></span></h4>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="line-height: 107%;"><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJdUhT7pi3itcEkzNEcbYmUwPu6Kpr3I5nPEEkpcvB8U0OLXJqbd_Dx-0VyJwytErG7GSRS7_q1btWmW6-HyPiRynmeQi7a44TukcjlKZgy5fH-2JyrO_BvKXt1dbYwcVa6Wcyc3rsTiqiV_HSi3ZzddCf4PNY4ALSiVKjMwZeMRJrccMImHrXVqLL/s2000/lumacadef1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2000" data-original-width="1500" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJdUhT7pi3itcEkzNEcbYmUwPu6Kpr3I5nPEEkpcvB8U0OLXJqbd_Dx-0VyJwytErG7GSRS7_q1btWmW6-HyPiRynmeQi7a44TukcjlKZgy5fH-2JyrO_BvKXt1dbYwcVa6Wcyc3rsTiqiV_HSi3ZzddCf4PNY4ALSiVKjMwZeMRJrccMImHrXVqLL/w480-h640/lumacadef1.jpg" width="480" /></a></span></span></div><p></p><p></p><div style="text-align: right;"><span><span><span style="font-family: inherit; font-size: xx-small; font-weight: 400;">Ph. Francesca Lucidi</span></span></span></div><div style="text-align: left;"><ul style="text-align: left;"><li><span><span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b>Anno di Pubblicazione 2019 (Or. 2013)</b></span></span></span></li><li><span><span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b>Editrice GUANDA</b></span></span></span></li><li><span><span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b>Prezzo di copertina €12,00</b></span></span></span></li><li><span><span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b>Copertina rigida </b></span></span></span></li></ul></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="background-color: #cc0000;"><b><br /></b></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="background-color: #cc0000;"><b>DALLA QUARTA DI COPERTINA</b></span></span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="font-weight: 400;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="color: red; font-family: times; font-size: medium;"><span style="font-weight: 400;">“Le lumache che vivono nel prato chiamato Paese del Dente di Leone, sotto la frondosa pianta del calicanto, sono abituate a condurre una vita lenta e silenziosa, a nascondersi dallo sguardo avido degli altri animali […]<br /></span></span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="font-weight: 400;"><span style="color: red;">Una di loro, però, trova ingiusto non avere un nome, e soprattutto è curiosa di scoprire le ragioni della lentezza.”</span><br /></span></span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="font-weight: 400;"><br /></span></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">L’AUTORE</b><br /></span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="font-weight: 400;">Per leggere la biografia dell’autore clicca <a href="http://www.pennybloodblog.com/search/label/CONSIGLI%20DA%20SDILINQUIRSI.%20STORIA%20DI%20UN%20CANE%20CHE%20INSEGN%C3%92%20A%20UN%20BAMBINO%20LA%20FEDELT%C3%80%20di%20LUIS%20SEP%C3%9ALVEDA" target="_blank">QUI</a> e verrai di ricondotto a un precedente contenuto del blog.<br /></span></span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;"><br /></b></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">CHE COSA SUCCEDE</b><br /></span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="font-weight: 400;">Un gruppo di Lumache vive un’esistenza nascosta, votata al nutrirsi e al non chiedere più dell’ombra del calicanto. Sono fuori dalla vita degli altri, non guardano oltre e vivono una rigida esistenza fatta di riti minimi e conversazioni limitate. I limiti sono visti come un dovere: da brava lumaca si sta nel proprio guscio o si striscia verso la foglia più vicina, nei comuni pochi intenti si è tutti uguali e si scompare in un indistinto esistere sempre uguale a sé stesso. Ciò che succede fuori dal calicanto non è affare delle lumache, il mondo e i suoi abitanti sono solo fastidi e questioni da ignorare. Tutti devono mantenere un contegno austero e un’attitudine all’ignoranza, verso esseri viventi e luoghi. La paura aleggia ma non è nominata, ci si illude che la chiusura sia la soluzione e la prevenzione verso ogni potenziale pericolo. Se fuori qualcosa si muove basta scomparire. <br /></span></span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="font-weight: 400;">La paura è un sentimento rifiutato; la vulnerabilità tesse le non decisioni delle lumache, ma esse non ne parlano. La rassegnazione è così atavica da essere stata incarnata ma forzatamente dimenticata. <br /></span></span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="font-weight: 400;">Le lumache si illudono di non aver bisogno d’altro che non sia il loro nascondiglio e il soddisfacimento della fame. Una di esse, però, sta scomoda nell’abito della negazione: essa, come le altre, non ha un nome ma non si rassegna a questo rifiuto dell’identità. La lumaca che fa domande si chiede anche il perché della lentezza a cui è destinata insieme a tutte le altre della sua specie. Le compagne rifiutano la lumaca che fa domande, ne sono infastidite e cercano di allontanare il suo modo di vivere consapevole. Un gufo forse conosce la verità, ma esso non vola anche se saprebbe farlo. La vita, con i suoi ricordi, pesa e grava su chi non rifiuta ma osserva e immagazzina. <br /></span></span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="font-weight: 400;">L’unica soluzione per la lumaca che fa domande è andare via dal calicanto; l’eventualità è l’unica speranza per le altre di vivere più tranquille, in un’illusoria bolla che credono indistruttibile. </span></span></div><div style="text-align: left;"><span><div class="separator" style="clear: both; font-family: times; font-size: large; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiplLJPSqr5o_I39KVSSPE6NvYreVxlzh0_NjOZwAWuwBeeE_WOgBqhSnuSdKQ7sKvk7deKdZBuUtt7T9mNVZrVrX661sQ1KKMosoLMuOkxgbeChhM2MZI059jlAxx-14xus5ID0xVzOZ4rQ_gjfYSTNbw_751btR9ke22HMvHnfPGufZPVZ8b6wXi4/s4000/lumacadef2sepulveda.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="3000" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiplLJPSqr5o_I39KVSSPE6NvYreVxlzh0_NjOZwAWuwBeeE_WOgBqhSnuSdKQ7sKvk7deKdZBuUtt7T9mNVZrVrX661sQ1KKMosoLMuOkxgbeChhM2MZI059jlAxx-14xus5ID0xVzOZ4rQ_gjfYSTNbw_751btR9ke22HMvHnfPGufZPVZ8b6wXi4/w480-h640/lumacadef2sepulveda.jpg" width="480" /></a></div><br /><span style="font-weight: 400;"><span style="font-family: inherit; font-size: xx-small;">Ph. Francesca Lucidi</span><br /></span></span><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="font-weight: 400;">Ad accogliere la lumaca fuggitiva sarà un’altra creatura che porta con sé la propria casa: una tartaruga. Grazie all’incontro la lumaca che non aveva un nome saprà chi è, e conoscerà la sua identità in un appellativo incarnante una missione. Gli uomini hanno insegnato alla tartaruga i nomi e il valore della memoria, perché gli esseri umani battezzano e prendono proprietà sulle cose del mondo… ma essi dimenticano, corrono nel tempo e schiacciano chi invece è figlio e abitante della natura e dei suoi ritmi. Però la tartaruga porta in sé molte cose imparate dagli umani: essi dicono che la paura esiste ed è cosa nota, chi la sa vincere merita il nome di “Ribelle”. </span></span></div><p><span style="font-family: inherit; font-size: medium;"><span>Se volete acquistare opere dell'autore basta cliccare: <a href="https://www.amazon.it/b/ref=as_li_qf_br_sr_tl?ie=UTF8&node=411663031&tag=pennyblood-21&camp=3414&creative=21718&linkCode=ur2&linkId=3495f6b2b6300a3e7f981ff73c63d186" target="_blank">QUI</a></span><span>. 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<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="color: red; font-family: times; font-size: medium;">“Vi va di Sbirciare con me? Allora
salite sulla slitta dell’immaginazione. È arrivato il momento di partire verso
il magico mondo dei ricordi di Santa Clauss…”</span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times;"><b><span style="background-color: #cc0000; font-size: large;">L’AUTRICE</span></b><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Conny Melchiorre è nata a Lanciano
(CH), il 27 ottobre del 1977. È laureata in Filosofia e Scienze Pedagogiche.
Attualmente è docente di ruolo di Filosofia e Storia. Collabora con diverse testate
giornaliste, con il titolo di “pubblicista”. La sua passione per lo scrivere la
porta a organizzare corsi di scrittura creativa e a non fermarsi mai nel suo
esplorare il mondo dei media e della comunicazione. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">I suoi romanzi: Fiori d’Oriente, Lettere di Stagione, I
racconti del Focolare, T’Amo ed altre storie. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times;"><b><span style="background-color: #cc0000; font-size: large;">COS’È?</span></b><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Un memoriale, un insieme di
racconti e narratori che si intrecciano tra loro. Una lettura per tutte le età
dal linguaggio d’altri tempi, ma semplice, democratico e poetico come i valori di
cui ci fa dono, tra le pagine.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times;"><b><span style="background-color: #cc0000; font-size: large;">DI COSA PARLA?</span></b><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Babbo Natale quanto sa di noi… lettere
su lettere, per non parlare degli animali domestici che una volta all’anno
acquistano il dono della parola e degli elfi che stanno nascosti nelle case e controllano,
appuntano e riferiscono. È così facile abbandonare ogni reticenza quando ci si
confida ai sogni, alle fantasie, a magici amici che confermano la loro effettiva
esistenza nella nostra fede in essi. Ma, questa volta, è Babbo Natale, invece,
a confidarsi a noi, a raccontarsi. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: times;">Per custodire i segreti ricordi delle sue avventure ha uno
scrigno speciale, sarà disposto ad aprirlo per renderci partecipi di
straordinari incontri, commoventi riflessioni e divertenti fattarelli. Come dite?
I segreti non sono più tali se vengono condivisi? Beh, qui ci si guadagna il
diritto di cronaca grazie alla collettiva magica atmosfera della speranza e
della volontà che possono far accadere l’impossibile e rendere straordinario ogni
più piccolo particolare se carico d’amore e curiosità verso il prossimo, senza
pregiudizio. E poi Clauss rammenta bene: “Le storie se non sono raccontate agli
altri sono perse per sempre.”</span><o:p></o:p></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="background-color: #cc0000; font-family: inherit; font-size: large;">E ADESSO,<o:p></o:p></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="background-color: #cc0000; font-family: inherit; font-size: large;">ADDENTRIAMOCI IN UNA
CASETTA ACCOGLIENTE, MENTRE FUORI NEVICA E IL VENTO STA AD ASCOLTARE</span><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="color: red;"><span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">«</span>Sono
sempre stato così, un misto di fantasia e realtà, tra passato, presente e
futuro.</span><o:p></o:p></span><span face="Calibri, sans-serif" style="text-align: left;"><span style="color: red; font-size: medium;">»</span></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Cos’è la realtà se non ciò che per noi esiste davvero?
Nessun sogno, desiderio, preoccupazione o visione è davvero impalpabile. Babbo
Natale cos’è se non una speranza, un’elaborazione segreta dei pensieri più intimi?
Da adulti ci si dimentica di quando da bambini si sapeva desiderare ancora
autonomamente. Di come il valore delle cose avesse una preziosità e un peso
così intimo da dover proteggere. Qui, dal passato si può recuperare il sapore
dolce del ricordo di quelle sensazioni e valori, dopotutto Babbo Natale è nato
come un semplice ragazzo, chiamato Clauss, che si sentiva diverso dagli altri,
e lo era, ma aveva comunque il coraggio di essere sé stesso: quello che ama i
cuccioli e nota ogni più piccolo aspetto della realtà discernendone verità e
importanza. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Clauss era generoso, povero in
canna e con lo stomaco abbastanza vuoto. Ma la generosità gli ha sempre saziato
il cuore, portando nel mondo una generosa forma di amicizia che gli ha permesso,
ad esempio, di incontrare Siku. Chi è? Un bastoncino di legno. Poca cosa,
direte voi. Ma se vi confidassi che proprio Siku ha dato origine alla nascita
dello Scrigno dei ricordi? <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Amelia, la moglie di Clauss, adora
rivedere gli oggetti che vi sono contenuti e le storie che raccontano. Anche i bimbi
elfi non si stancano mai di meravigliarsi delle cartoline di Natale dal mondo,
con i conseguenti resoconti di strane tradizioni. Quale preferisco io di
queste? Sicuramente <i>Le ragnatele di Natale</i>… Beh, posso solo dire che
questa lettura ha la facoltà di mostrare come la povertà possa portare nel
mondo grandi gesta di bellezza che meritano la nostra attenzione, e la nostra
cura. Ed è proprio questo che fa il libro di Conny, si prende cura di poveri e
piccolissimi particolari: da un topolino, a un fiore, a un viso affamato che si
nasconde. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Alla luce del naso della renna Rudolf,
possiamo sfogliare le pagine del mondo per sbirciare dove l’uomo soffre e può
rinascere, dove un male può essere estirpato. Il valore del raccontare, qui,
non è mai autoreferenziale. Si ascolta ma si partecipa anche, se si vuole.
Dopotutto non è solo Clauss a prendere la parola tra le pagine. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Un’accortezza? Conservate o
rinvigorite la vostra innocenza e il vostro puro amore per le cose belle, belle
davvero, ma non fate che ciò vi oscuri lo sguardo nello scorgere anche ciò che
proprio così grazioso non è, tipo i Krampus, brutti ceffi di cui saprete un bel
po', grazie allo scrigno. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: medium;">Da bravi osservatori si può dischiudere
l’aspetto di ciò che vediamo per trovarne lo spirito e cambiarlo per giunta! E
se vi dicessi che così potrete anche esaudire un desiderio?</span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit;"><b><span style="background-color: #cc0000; font-size: large;"><br /></span></b></span></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit;"><b><span style="background-color: #cc0000; font-size: large;">LA MIA CITAZIONE PREFERITA</span></b><span style="font-size: medium;"><o:p></o:p></span></span></p>
<p align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="color: red; font-family: inherit; font-size: large;"><span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">«</span>Anche
quando la situazione sembra irrisolvibile, i sogni si possono coltivare e un fiore
può nascere fuori stagione.<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">»</span></span></p><p class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><span style="color: red; font-size: large;"><span style="font-family: inherit; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;"><span style="color: black; font-size: large; text-align: left;">Se volete acquistare opere dell'autrice basta cliccare <a href="<a target="_blank" href="https://www.amazon.it/s?k=conny+melchiorre&amp;__mk_it_IT=%25C3%2585M%25C3%2585%25C5%25BD%25C3%2595%25C3%2591&amp;crid=2PX1B9OY8PSYC&amp;sprefix=conny+melchio%252Caps%252C215&amp;ref=nb_sb_noss_2&_encoding=UTF8&tag=pennyblood-21&linkCode=ur2&linkId=a2de11d38a85054d1ec7961784314fc8&camp=3414&creative=21718">QUI</a>" target="_blank">QUI</a></span><span style="color: black; font-size: large; text-align: left;">: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata nello shop. 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Là dove i suoi simili, schiavi di becco e pancia, si limitano a composti viaggetti per procurarsi il cibo inseguendo le barche da pesca, lui intuisce nel volo una bellezza e un valore assoluti. Tanto basta per meritargli il marchio dell’infamia e l’allontanamento dallo Stormo Buonappetito.</i></span></p><p><span style="background-color: #cc0000; font-family: times; font-size: medium;"><b>TEMI</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Un racconto mistico e messianico; una riflessione sul coraggioso e necessario esercizio della libertà, sul dovere di sorvolare la mediocrità proposta all’uomo come unica via. L’omologazione che soffoca le passioni e le inclinazioni personali è come lo Stormo Buonappetito: promette il solito pasto, il consueto annullarsi nel produrre e consumare in una velocità stereotipata, con una vista limitata e un corpo dal quale non si chiede altro di quello che ci autoimponiamo mutilandoci con la rinuncia, la ripetizione non benefica. L’esercizio salubre qui non ha uno “scopo”, è inteso come allenamento: una pratica naturale per gli esseri viventi, che modifica l’esistenza e guida le inclinazioni e gli animi. Prendere i pesci non è il fine, lo scopo, di cui si accontenta il gabbiano Jonathan, e Bach attraverso la sua figura riconduce l’uomo alla sua responsabilità di entità pensante, di pensiero incarnato. Dopotutto la realtà è impossibile da conoscere in modo diretto: le convinzioni, le tradizioni e le convenzioni permettono solo una proiezione di essa; appunto per questo è il pensiero il più importante apparato “biologico” che permette di vedere, volare, espandersi fino trovare la corrente giusta dell’assenza di paura.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Tre parti già note ai lettori; una quarta parte aggiuntiva figlia dello stato sperimentato dall’autore dopo il terribile incidente aereo del 2012. La storia acquista così una nuova forza: dalla parabola si passa alla disamina, alla denuncia, allo sbugiardare orgoglioso di chi è pronto a donare e donarsi alla libertà. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">L’AUTORE</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><span style="color: red;">Richard David Bach</span> nasce il 23 giugno del 1936 ad Oak Park, luogo di nascita anche dello scrittore Ernest Hemingway; attualmente vive a Seattle. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Fu pilota riservista dell’aviazione militare degli Stati Uniti d’America, pilota acrobatico e meccanico aeronautico. Ha avuto due divorzi prima del terzo matrimonio con Sabryna Nelson-Alexopoulos. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Nel settembre del 2012 ha un gravissimo incidente con il suo idrovolante; viene ricoverato in ospedale in condizioni critiche: tutto a causa di un cavo elettrico. Esce dall’ospedale dopo mesi. L’incidente lo spinge a pubblicare una quarta parte del suo grande successo letterario IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTON, grazie alla moglie Sabryna complice di aver recuperato vecchi appunti. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Di questo importante particolare ne parleremo tra qualche riga, tranquilli. </span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: x-large;"><b><br /></b></span></p><p style="text-align: center;"><span style="font-family: inherit; font-size: x-large;"><b>IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTON</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">DA REIETTI A MESSIA. LA RIVOLUZIONE DI UN’ILLUMINATA IDEA DI LIBERTÀ</b></span></p><p><span style="color: red; font-family: times; font-size: medium;">«Tu non capisci. La mia ala. Non riesco a muovere l’ala.»</span></p><p><span style="color: red; font-family: times; font-size: medium;">«Gabbiano Maynard, tu sei libero di essere te stesso, il tuo vero te stesso, qui e ora, e niente te lo può impedire. È la legge del Grande Gabbiano, la Legge che È.»</span></p><p><span style="color: red; font-family: times; font-size: medium;">«Stai dicendo che posso volare?»</span></p><p><span style="color: red; font-family: times; font-size: medium;">«Dico che sei libero.»</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il reietto gabbiano che viene cacciato dallo Stormo Buonappetito perché interessato a volare, a sperimentare la propria natura oltre i limiti per essere più autenticamente sé stesso, ed essere poi qualcos’altro. Il reietto che diventa messia, maestro. Un Cristo alato che porta la parola e non giustifica l’inazione. Un personaggio indomito e libero che porta un “non messaggio” che sarà poi tramandato. Egli chiedeva amore e opere, volo e accoglienza. Nel tempo, però, altri si sono uniti alla causa della libertà… il nuovo capitolo inedito aiuta il lettore a non restare sospeso in un finale che si avvertiva forzato.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Appunti ritrovati e riportati alla luce che donano alla storia una nuova completezza, che mostrano al mondo i propri templi d’ignoranza, e imposizioni che si ritrovano attuali dal momento della composizione a quello della ricomparsa. </span></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiMEXyhmFkC4QAHXYlFEHN80WroaVq8zTRrl_1f0iJgbwnARvcu7bmw5Fc0jvtpnlXcltfOw5sTm9i8gZPloD1q60TYWwV0NwogmF1VenvfwoeKzbDUFNHdk7jxwMZET1ADmo0_HmncvxZ0vCM4S9lk13YR63v7YMMrWWusF-Rcqxg5V8Ug31tKsQST=s2000" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2000" data-original-width="1500" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiMEXyhmFkC4QAHXYlFEHN80WroaVq8zTRrl_1f0iJgbwnARvcu7bmw5Fc0jvtpnlXcltfOw5sTm9i8gZPloD1q60TYWwV0NwogmF1VenvfwoeKzbDUFNHdk7jxwMZET1ADmo0_HmncvxZ0vCM4S9lk13YR63v7YMMrWWusF-Rcqxg5V8Ug31tKsQST=w480-h640" width="480" /></a></div><p></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Messia, discepoli e ascoltatori saranno uniti in un volo difficilissimo e pericoloso: il premio non riempie il ventre ma fa cibare insieme una comunità che può decidere di sfidare le mura erette dall’establishment, dal dogma. Governi e uomini sono colpevoli di perpetrare una schiavitù che si giustifica attraverso il sussurro che insegna all’uomo di essere inferiore, mai abbastanza, mai degno, mai libero. Pochi comandano masse abbandonate a uno stormo indistinto: la liberazione è una missione necessaria per tramandare quel senso del dono che sa spingersi anche fino all’estremo sacrificio. Un nichilismo attivo che non rinnega il futuro ma lo conosce, lo combatte, attraverso l’azione. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">La morte non esiste per chi sa spingersi verso visioni sempre superiori, diverse; verso stati di pensiero crescenti e in espansione, coinvolgendo anche il corpo fisico che c’è ma non è più limite. I veri illuminati sono coloro che si dissolvono con il disintegrarsi delle barriere imposte dall’esterno e dall’interno. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Ciò non invita a una visione egoistica: l’amore è la vera essenza dell’esistenza, ma esso può partire solo dall’accettazione e il rispetto della propria unicità; uno stato superiore è poi abitabile grazie alla gentilezza, alla condivisione, al dono. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;"><br /></b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><b style="background-color: #cc0000;">CONSIDERAZIONI CON GLI OCCHI VIOLA</b></span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Un libro che ha avuto un grande successo e che molti hanno letto. I successi a volte sono democratici, questo libro non è democratico ma anarchico, rivoluzionario. Si può capire, nella lettura si possono appuntare pensieri illuminanti. Ma che fatica quelle lunghissime descrizioni sulle tecniche di volo. Snervante, faticoso. Un caso? Un feticismo per l’aviatore che è in Bach? No.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">L’esercizio e il fare sono passaggi evolutivi che il lettore deve fare insieme ai gabbiani. Si fatica e si tenta; si sperimenta e si sfiorano i limiti di attenzione e stanchezza. Azione e pensiero sono necessari alla libertà, e si compenetrano in una collaborazione che l’essere deve poi saper proiettare verso l’esterno, verso l’altro.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il rifiuto, l’annientamento, la formazione, l’insegnamento: i livelli che i gabbiani protagonisti affrontano in questa filosofica favola di piume, ali e ascenzioni. Bach spinge il lettore al limite della possibilità di attenzione e comprensione, solo per decretarne il superamento possibile.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Il nuovo finale è forte, è la corrente perfetta per completare le evoluzioni a cui siamo stati chiamati nelle tre precedenti sezioni di lettura, di volo. Il sacrificio e non la rinuncia, l’accettazione ma anche la forza delle domande. Una lettura non facile che richiede picchiate, stalli e cadute. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">Bach dopo l’incidente ha ricordato e ha capito. </span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;">L’autore resta un rivoluzionario che ha finito per incarnare nella sua esistenza le vicende dei gabbiani di cui racconta: la favola si è fatta profezia e a distanza di decenni, per chi sarà pronto o consapevole di poterlo essere, specchio di attualissime verità.</span></p><p><span style="font-family: times; font-size: medium;"><i>Ma quel gabbiano di che colore aveva gli occhi?</i></span></p><div><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: "Times New Roman";">Se volete acquistare opere dell'autore basta cliccare <a href="https://www.amazon.it/gp/search/ref=as_li_qf_sp_sr_tl?ie=UTF8&tag=pennyblood-21&keywords=richard bach&index=aps&camp=3414&creative=21718&linkCode=ur2&linkId=42dd69b2b8836a303ead0cb7b3727c8c" target="_blank">QUI</a></span><span style="font-family: "Times New Roman";">: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata nello shop. 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