sabato 21 novembre 2020

PER STRADE INCERTE AD INSEGUIRE UN SOGNO

 

 LA SILLOGE POETICA DI "SIRIUS"

TRA LUNA E STELLE, IL VIAGGIO DI UN'ANIMA INQUIETA

Ph Francesca Lucidi

COME NASCE “SIRIUS”

Qui abbiamo un “non nome” che è lontano dal solo celarsi dietro uno pseudonimo. Il poeta si spoglia dell’identità anagrafica, fisica e sociale per farsi incorporeo viaggiatore alla ricerca di una identità più vera e profonda. Nella purezza del non essere, per scelta, un uomo rinasce dalla sua stessa solitudine, guardandola in faccia, prendendola per mano in un percorso che vuole esplorare quella stessa condizione. Il moto è da subito irrequieto, come già dichiarato dalla “non biografia” che si fa, invece, manifesto poetico: una persona si ritrova sui social a condividere nell’anonimato i prodotti creativi di una mente sensibile, arrovellata, ma anche romantica. Da una pratica che scaturisce da una ricerca istintiva o pianificata di salvezza ecco che nasce un torrente di versi liberi che innalzano sulla realtà una voce che può essere la voce di tutti, perché senza nome o viso, ma che è anche estremamente personale. Essere Uno e ritrovarsi, essere TUTTO attraverso il potere catartico di una poesia dolcemente sofferta.

Più di settanta liriche autopubblicate, il fisico manifestarsi di un eco che ha trovato la sua ragion d’essere anche al di fuori dello stato psichico ed emozionale del creatore… Ecco, in un mondo che spesso tenta di trovare sul web delle risposte, spesso troppo facili, ancor più frequentemente sbagliate o plasmate per intenti malsani e utilitaristici, la poesia rivendica una moderna funzione empatica e accogliente: si può stare nell’inquietudine, si può voler desiderare un “ritorno”, si può trovare comprensione anche da chi non si conosce direttamente. Le poesie di Sirius sono il prodotto di una comunicazione interpersonale nata dal non essere, così in molti si sono riconosciuti; forse anche il poeta ha ritrovato un nuovo sé stesso. Tutto questo ha avuto luogo su un social media: è interessante avvertire una tale occorrenza antica adattarsi e rinnovarsi nella contemporaneità, riuscendo a confermare la propria forza e funzione. La creazione poetica è l’estasi dell’anima che si innalza sopra la realtà per vedere, riconoscere, nominare; onorare, distruggere e ricostruire il mondo, interiore ed esteriore. Una persona inizia a mettere la sua anima, o l’anima in generale come lui la può vedere o ricercare, in versi; pubblica il tutto su Instagram, altre persone vi ritrovano qualcosa che avevano dimenticato o di cui avevano bisogno. Il pubblico premia l’atto di coraggio di Sirius, ed ecco che nasce questo libro, che ho apprezzato e spero sia solo un primo barlume.

Nel buio una luce resiste solitaria, come Sirio la stella, la più luminosa… che spesso si mostra senza compagnia e diviene amica di uno sguardo che percorre il cielo in ricerca.

 Ora lo andremo a scoprire.

STRUTTURA E ANALISI GENERALE

Il volume ha un filo conduttore, anzi, dovrei dire un cono di luci e ombre che si apre al nostro passo a partire dalla copertina, illustrata da Nadia Marconi. La simbologia proposta sfrutta sensi digitali e analogici: c’è la donna come essere corporeo e carnale; le forme sono generose e voluttuose… ma perse in un tratteggio vago e simbolico che nell’uso del giallo va ad accumunare la figura femminile con la luna e le stelle. Un astro par brillare più degli altri, e probabilmente non è casuale che si stagli proprio a fianco del profilo femmineo. La grafica scarna e contemporanea del titolo richiama l’origine della raccolta: l’asettico mondo del web, qui divenuto un germe inaspettato di bellezza e comunione.

Il blu si staglia sullo sfondo: ecco la notte, il luogo privilegiato dove i simboli e i pensieri del poeta si sprigionano. La donna, la Musa, la Poesia, la Luna: tutto riunito in una presenza che si moltiplica nelle sue manifestazioni proiettate dall’inquieta, romantica, passionale e malinconica parola di Sirius.

Le liriche possono essere lette separatamente ma, a mio avviso, sono tappe di quella strada a cui il poeta ci invita. Tutto inizia con la Luna, una pallida compagna spesso “specchio di un’anima smarrita”: presenza che ricorre… e un primo sguardo in alto porta un viaggio che arriverà ad un “ritorno”. Per ritrovarsi ci si perde nello struggimento, nella passione, in una carnalità violenta che poi si accascia su inviti docili come un “sorridimi”; ricordi familiari e secche brevissime poesie che richiamano aforismi, haiku. È chiaro che seguire l’ordine delle poesie dà il ritmo al viaggio: stanchezza, euforia, dolore, rabbia, disagio e innalzamento panoramico e stordente.

Ph Francesca Lucidi

LE POESIE: UNO SGUARDO PIÙ DA VICINO CON CONSIDERAZIONI

“allora tu,

Luna,

nasci in me,

solitario specchio

della mia anima smarrita,

ebbra di ricordi andati

e di tenerezze regalate,

nell’infinita ricerca del noi.”

Questi alcuni versi del componimento di apertura. Subito la Luna, l’introduzione del cielo e dei suoi abitanti come specchio del poeta che inizia l’infinita “ricerca”.

Da LUNA, dopo poche pagine si passa ad un confronto potente tra sensualità e smarrimento: BELLA SEI TU e BUIO, mostrano due visioni messe vicine, esaltate nella loro diversità.

La donna, che è anche la poesia, perde corporeità per essere luce:

“Neri gli occhi tuoi,

due lucciole che danzano ritmando nella notte.

Scie luminose che tracciano la vita”.

Poi il turbine sensuale di fianchi sinuosi e desiderio adagiato su seni spesso evocati dal poeta, con concupiscenza e con la dolcezza di un abbraccio rassicurante, quasi materno. A “seni” viene associato “abbraccio”, due parole poste a fine verso.

Dalla bellezza si passa, nella successiva pagina, al BUIO:

“Volevo capire.

Ritrovarmi.

Rinascere.

Mi sono perso in un groviglio

di passioni.

Ho paura

del buio.”

Qui possiamo vedere un modo ripetuto all’interno del volume: alcune poesie sono lunghe, discorsive o dolci, dotate di ampio respiro e ricche di onnivora fame di immagini e sensi. Poi, arrivano le liriche strette, le frasi spezzate, i passi che arrancano in quel viaggio di ricerca. Si cede, a volte, persino a forme che evocano l’aforisma. L’uso dell’enjambement può ampliare un respiro già lungo e profondo o dare appena una boccata di ossigeno spasmodica a un ritmo chiuso.

Le poesie sono il poeta e il poeta si fonde nella sua poesia parlando solo con i suoi prodotti creativi. Non ci dice nulla della sua vita e del suo nome, ma ci fa entrare nel suo cielo e nella sua ricerca: siamo gli invitati increduli alla più antica forma di catarsi delle passioni, delle paure e dei significati dell’uomo.

A volte si cade in espressioni un po' ingenue di quella verve da adolescente maledetto che usa i termini “stupra” e “fotte”, ai modi delle migliori musiche alternative contemporanea. Fossimo stati nei primi anni Novanta forse questo tipo di versi avrebbero suscitato in me più effetto.

Evidentemente, anche Sirius, a un certo punto si interroga sul quotidiano e sullo stesso mezzo che ha reso possibile la diffusione dei suoi lavori:

“Non voglio più giocare.

Oblio di sensi.

Vite parallele.

Inganni e illusioni.”

Ogni tanto una figura dal passato, una madre, una nonna; si avverte un fanciullo che si manca e un ragazzo che gioca con le parole creando qualche componimento ancora acerbo, ancora da limare secondo la luce e non solo dal potere dei lombi creativi.

Egli stesso si dice: “Non è un bel penare/tornare a quel che è stato./Tutto finisce. Nulla ritorna.”

Ad attimi, Sirius pare conversare con la Provvisorietà, accettandola. I momenti alti avvengono quando il talento di questo Anonimo tormentato mostrano una caustica filosofia tra il fatalista, il decadente, l’esistenzialista:

 Resta però sempre un odore di leggera Speranza. Io l’ho avvertito e voi dovreste scovare ciò che vi ho accennato, procedendo autonomi nella lettura, nella scoperta di Sirius e nell’affiancamento a quella che egli stesso deve portare a termine.

Ho scovato persino la dolcezza della fiaba, in STELLA CADENTE.

La pubblicazione è stata una bella scoperta, consiglio solo di riguardare, la prossima volta, l’organizzazione editoriale: vi sono un po' di informazioni eccessivamente ripetute tra introduzione, notizie sull’autore e quarta di copertina.

Ringrazio Sirius per avermi dato la possibilità di leggere i suoi lavori. Ti auguro il meglio e devo dire che ho riletto più volte diversi tuoi versi… davvero belli, davvero talentuosi in una naturalezza che fa trasparire umile e sentita scelta di esprimersi solo per il cielo, la “musa”, e per l’autoscoperta che spero riesca a tener degnamente la mano alla tua irrequieta solitudine.

A voi resta dirigervi verso il RITORNO… ma dovrete far da voi.

 

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