domenica 8 novembre 2020

IL GRILLO DEL FOCOLARE di Charles Dickens

EDIZIONE A CURA DI ENRICO DE LUCA
PER CARAVAGGIO EDITORE

Ph Francesca Lucidi

INTRODUZIONE

Ancor prima del Trillo Primo, quello che succedette al borbottio del ramino: sì, perché deve esser chiaro che fu quest’ultimo a cominciare, Il Grillo prese fiato durante un viaggio di Dickens in Italia. Al suo ritorno, lo scrittore confidò all’amico e biografo Forster di voler fondare un periodico: un solo foglio settimanale che contenesse racconti, osservazioni su libri e teatri. Prestando ascolto, le parole di Dickens affermarono: “Dominerà sempre l’ardente, cordiale, generosa, allegra e splendida allusione al domestico focolare e alla famiglia. Lo intitolerei IL GRILLO! Allegra creatura che garrisce sul focolare”.

Alla fine il periodico non venne alla luce e il grillo saltò nell’abitazione dei coniugi Peerybingle: nacque The Cricket on the Hearth, novella facente parte del gruppo dei Racconti di Natale che uscirono negli anni quaranta del XIX secolo (Un Canto di Natale nel 1843, Le Campane nel 1844, il Grillo del Focolare nel 1845, La Battaglia della vita nel 1846; Lo Stregato o Il Patto col fantasma nel 1848). In seguito, le novelle vennero pubblicate in un unico volume. In Italia, la prima traduzione dell’autore venne dedicata proprio ai Racconti di Natale.

La Caravaggio si ripropone di presentare autenticamente lo stile originario dell’autore, il quale ha subito nel tempo numerose epurazioni e normalizzazioni che ne hanno appiattito il guizzo linguistico e stilistico.

La bellezza di questo volume non sta tanto nella trama, assai semplice come una “favola domestica”, e infatti così è definito nel sottotitolo, ma soprattutto per la scrittura non scorrevole, saltellante e vivace come il verde ospite, che nasconde in sé una magia potente.

Ora mettiamoci ad attendere, perché un’attesa apre le porte di un casolare umile: si alza il sipario su una commedia sentimentale, tragicomica, viva nei gesti… dal più minuto al più eclatante.

CENNI SULLA TRAMA

Non pensate sia un racconto che si snoda tra le strade addobbate per il Natale, ci troviamo alla fine del primo mese dell’anno. Tutto è gelo, nebbia. Due piccoli zoccoli arrancano nella fanghiglia per riempire solertemente il secchio dell’acqua. Una piccola donna attende. La questione spinosa è quella rivolta al primato di chi cominciò. Il narratore si avverte come una vera e propria voce esterna a un palcoscenico che ha pochi scenari, definiti, caratterizzati e assolutamente sufficienti all’economia della storia.

È stato il ramino a cominciare, ossia il calderone che in passato bolliva perpetuamente nei focolari: per attendere nascite, per dar vita a una tazza di tea fumante, per accogliere qualche patata. In una piccola casa il ramino non collabora e una donna paffuta e graziosa si spazientisce; l’orologio olandese si unisce al coro… ma qui è il Grillo a segnare il tempo, e a dirigere, a fare da cassa di risonanza ai cuori duri e a quelli teneri e sinceri.

Questa è una storia domestica, di una moglie che aspetta un marito che di mestiere fa il corriere: un carro contiene aspettative e tante storie; le persone conoscono benissimo il buono e semplice John Peerybingle, e anche il cane Boxer, sempre pronto a salutare, annunciare e indagare… e soprattutto a capir tutto prima degli altri.

È una sera particolare, oltre ad esser particolarmente fredda fino a far letteralmente gelare il viso di John, il carico porta tre novità, attese, e anche meno attese perché non auspicabili o ritenute difficilmente esperibili. Il carico porta un pacchetto prezioso, tanto atteso da un altro personaggio, abile a farci sciogliere il muscolo cardiaco alla vista del suo dolce e triste guardare la figlia cieca. Stiamo parlando di Caleb Plummer, padre di Bertha; cosa è disposto a fare un padre per la felicità di una sfortunata figlia?

Il Grillo una volta parlò a Caleb:  

“Ma anch’egli aveva un Grillo nel suo Focolare, e ascoltando tristemente la sua musica quando la Bimba Cieca senza madre era molto piccola, quello Spirito gli aveva dato coraggio con il pensiero che persino la grande privazione di lei potesse essere tramutata quasi in una benedizione […]”

Caleb fa l’impossibile, soprattutto perché oltre a essere un costruttore di giocattoli è un creatore di realtà, di persone e bontà e bellezze che non esistono. Incredibile come l’amore sia generatore in tutte le sue manifestazioni. Leggendo la novella, potrete commuovervi scoprendo ciò che non c’è ma che qualcuno sente e vive dalla nascita.

I Grilli sono un po' in tutte le case, anche se qualcuno non li ascolta ma vi si accanisce, li schiaccia. Questo ci riporta a un’altra delle sorprese portate da John: una enorme scatola contenente una torta nuziale. Lieto evento? Niente di più sbagliato dato che non si riesce neanche a pronunciare il nome dello “sposo”, e Mary Peerybingle si sente quasi mancare. Il Capo, il Padrone di Caleb, il giocattolaio Tackelton, è colui che sta per sposare una donna, anzi una giovane e bella fanciulla di nome May Fielding, vecchia compagna di scuola di Mary.

l’idea di qualunque essere umano nelle mani Tackelton può certo far rabbrividire, se si pensa che quell’uomo sa solo creare giocattoli mostruosi per il puro piacere di torturare il prossimo. Un vero topos dickensiano: avaro, brutto, comico nelle sue convinzioni e massime che circondano un animo arido perché avvinto dalla solitudine e dall’incapacità di comunicare con gli altri, con sé stesso. Sospetto e macchinazioni… le armi di chi non conosce amore nel proprio cuore.

“Tackelton il giocattolaio, quasi generalmente noto come Gruff e Tackelton — perché quella era la ditta, sebbene Gruff fosse stato rilevato da molto tempo, lasciando nella società solo il nome, e, come dice qualcuno, la natura, secondo il suo significato nel Dizionario[1]”.

Le descrizioni sul Giocattolaio non lasciano dubbi sulla natura del suo animo:

“Non assomigliava molto a uno sposo, mentre stava in piedi nella cucina del Corriere, con una smorfia sulla faccia asciutta e una torsione del capo, e il cappello tirato sulla gobba del naso, e le mani ficcate in giù in fondo alle tasche, e tutto il suo essere sarcastico e malintenzionato facente capolino da un angoletto di un piccolo occhio, come fosse l’essenza concentrata di uno stormo di corvi.”

Proprio quell’occhio si posa sospettoso su l’ultimo carico misterioso della serata: un viandante sordo, silenzioso, con capelli bianchi e un viso sfuggente. L’uomo par gentile e chiede ricovero per la notte. I corvi sorvolano sul viandante e su Mary, che pare a disagio, molto a disagio.

Qualcosa accadrà, ma non prima che Tackelton si autoinviti alla consueta merenda che i Peerybingle organizzano periodicamente nell’umile casa di Caleb, che per la giovane e candida cieca è una reggia. Mistificazioni, bugie e sospetti. Chi male vive proietta un’ombra su tutto ciò che vede. Qui si parla di cattivi consiglieri, di cose giuste da fare nonostante i rischi…

Purtroppo, i malintesi la faranno da padroni, tra esilaranti quadretti e scenette che hanno per protagonisti le sprezzanti offensive massime e recriminazioni del Giocattolaio, i poetici slanci di Bertha; da non dimenticare la sbadata bambinaia Tilly Slowboy, che con tanto amore si prende cura del pupo dei Perrybingle, anche se ogni spigolo pare pronto ad accogliere il capo del lattante. E non perdetevi i discorsi della querula voce della madre di May: alla fine tutti i personaggi si troveranno a quella merenda, l’inizio dell’inizio e della fine, prima di arrivare alla vera conclusione e risoluzione.

Tackelton è ossessionato dalla sua età matura, rispetto a quella di May; dovete sapere che anche John e Mary hanno una grande differenza d’età… ma nella casa dove Il Grillo ha trovato ricovero, il canto ha dato un benvenuto rassicurante per una coppia che pare perfetta perché vive nell’accettazione delle reciproche differenze, arricchendosi nella semplicità dei ruoli ricoperti con la solerzia che i bambini adoperano quando giocano a far i grandi.

Il Grillo, però, sta a guardare. I Grilli son spiriti potenti, sono fate… appaiono quando devono, ma le risposte devono venire dal cuore di chi è coinvolto in visioni che sanno mettere alla prova, non svelare, non ancora.

Secondo voi uno stormo di corvi può fermarsi a banchettare allegramente tra ghiandaie, colombi e pettirossi? Potrebbe…

ANALISI E CONSIDERAZIONI

L’edizione della Caravaggio, curata da Enrico De Luca, ci restituisce uno stile da affrontare lentamente, anche se a volte corriamo per andar dietro a periodi che paiono indovinelli. Finte reticenze, cose da non dire che vengono assolutamente dette, dette tutte; nomignoli e descrizioni minuziose. Un voyeurismo puro e simpatico, tra le moine di Mary e l’impacciato modo di comunicare di John. Una maniacale attenzione per i dettagli, che porta ogni cosa ad avere la sua importanza e la sua voce. Non è una lettura facile perché per comprenderne la bellezza bisogna scendere a patti con un testo che si abbellisce come una ghirlanda decorativa assai carica: bella, sì, ma carica. La storia, però, a perdifiato tiene incollati, avvinti.

Rispetto ad altre traduzioni, troviamo alcune scelte coraggiose: Mary, viene definita “Piccina” non “Dot”, come spesso si può leggere in differenti edizioni. Dot sta per punto, e questo termine trova la sua ragion d’essere nel testo. Ce lo dice John, riferendosi a Mary come a un “punto e a capo”, guardando il loro figliolo. Io sono affezionata all’espressione inglese, ma è una mia personale preferenza.

La scrittura di Dickens dirige prossemica, cinetica e ogni significato come un regista preciso, all’avanguardia. Si prendono pochi personaggi, un tema vecchio come il mondo, persone non belle e non speciali: l’insieme è una sinfonia che si eleva forte e chiara grazie a un’orchestrazione di sentimenti e cose piccole piccole che creano un’epica rappresentazione della vita.

 La morale? Potete respirarla dal primo scalpiccio degli zoccoletti di Mary.

Piccina si guadagna una di quelle appassionate descrizioni minuziose che l’autore spesso dedica alle rotonde donne che abitano i suoi racconti. Descrizioni assolutamente lusinghiere.

Dalla novella si esce con un sospiro di sollievo, e con la voglia di mettere su il tea e godersi in silenzio il beneficio di avere una famiglia, o anche solo una mente capace di creare castelli da una baracca.

Alla fine del volume potete ammirare le riproduzioni di due antiche illustrazioni: sono stata stupita di vedere come ricalcassero ciò che avevo immaginato; per scorgerle dovrete decidere di leggere questa piccola edizione, che dietro ha un lavoro lungo e meticoloso.

 

 



[1] Gruff significa “burbero”


giovedì 5 novembre 2020

IL DIAVOLO SUL PONTE


Una Ballata

Testo di Valentina Lini

Illustrazioni di Alessia Ferretti

 

Ph Francesca Lucidi

INTRODUZIONE

Edito da Balena Gobba Edizioni nel 2020, questo albo illustrato è un’opera d’arte, è un retaggio, è un prezioso tesoro di tradizione e raffinatezza; si fruisce avvertendo un tocco di oscuro fascino.

Il volume ha un formato quasi quadrato, la copertina rigida e nera ci accoglie in un catalogo di esperienze visive, sensoriali, intense. Resti stupito anche solo guardando la copertina: è un dossier d’arte su Chagall? No, è un invito a sedersi alla luce di un fuoco, perché le fiamme ricordano l’inferno ma paiono saperci proteggere quando una storia inizia a bussare alla porta per aguzzare il cervello e far tremare la seggiola.

Ci troviamo a Venezia, dove il noto ponte di Torcello promette di rubarti l’anima… la notte del 24 dicembre.

CENNI STORICI

Torcello è una piccola isola della laguna nord di Venezia, fu sede vescovile dal secolo VII al secolo XVII. In passato fu noto per i commerci marittimi e l’industria della lana. Rispetto all’antichità, ora conta una stretta cerchia di abitanti.

Un’unica via principale attraversa l’Isola, seguendola si arriva al famoso Ponte del Diavolo, solo quest’ultimo e il Ponte Chiodo a Cannaregio mantengono la struttura originaria senza parapetto.

Il Ponte del Diavolo

Le origini paiono risalire al secolo XV, anche se alcuni studi hanno evidenziato fondazioni preesistenti riconducibili al XIII secolo. Oltre alla sua suggestiva bellezza, il Ponte offre numerosi interrogativi circa le origini del suo nome. Alcuni sostengono che il ponte portasse verso i palazzi di una nobile famiglia chiamata “Diavoli”, altri sostengono che la nobile casata si fosse solo guadagnata questo soprannome poco rassicurante; la motivazione che più ci affascina è, ovviamente, quella legata alla leggenda di un patto e di una sorta di maledizione che pare aleggi la notte di Natale.

LA LEGGENDA

La dominazione austriaca posò la sua mano su Venezia per lungo tempo, durante il XIX secolo. L’amore, si sa, non conosce confini e si dibatte sempre all’ombra dell’odio. Una giovane si innamora di un austriaco, ma la famiglia non approva. La sorte infierisce portando la morte all’uomo tanto amato dalla ragazza; diverse versioni vengono riportate riguardo questa morte, parrebbe anche che l’austriaco sia stato vittima di assassinio.

L’amore cerca sempre di soggiogare ogni altra forza, anche quella della morte. Dietro consiglio, chi dice di un amico di famiglia, chi di un’amica, l’innamorata si reca da una strega.

La strega fa un patto con il Diavolo: l’ufficiale austriaco in cambio di sette bambini, non svezzati ma battezzati. I tre si incontrano sulla laguna, la ragazza porge una moneta al Diavolo… che getta una chiave nell’acqua. Ecco che l’amato dalla morte ritorna e sta sul ponte, in attesa della sua bella.

La strega deve mantenere il suo patto. Durante la notte qualcosa accade: chi dice “ammazzata”, chi dice “incendio”; il Diavolo non ha avuto le sue anime. Così, da quella notte, camuffato da gatto nero, il Diavolo sta sul Ponte, la notte del 24 dicembre, in attesa della strega e del pagamento. Le anime che di lì passano potrebbero così finire per saldare il patto.

Sui due giovani c’è chi sussurra che son scomparsi.

IL PONTE DEL DIAVOLO

Una Ballata

Ph Francesca Lucidi

Prendere in mano una leggenda nota è rischioso, è come avere tra le dita una sfera di vetro unica nel suo genere: mille sono le sfaccettature, tutti vi si possono specchiare, maneggiarla troppo rischia di farla rompere. Qui le mani sono state sapienti, hanno filtrato l’oscurità e la storia per creare materici colori che incantano, come farebbe una magica cantilena.

Il testo balla come fiamma… è qualcosa che canta da sé, in strutture strofiche multiformi che guizzano attraverso le suggestioni sonore e le rime. Le parole diventano una voce, fatta delle tante voci che hanno sussurrato questa vicenda. Vien voglia di alzare la veste e cantare la storia di Isotta, del Diavolo, dell’Austriaco; e del Ponte e della Strega alla luce della luna. Qui ogni cosa pare poter essere toccata, grazie a uno stile grafico materico, pittorico. Sembra di guardare opere d’arte Medioevale, pare scorgere strane pitture rudimentali campeggianti in grotte dal santo nome; poi scorgi Goya, poi ti perdi nel simbolismo.

Una leggenda, nel suo passare di bocca in bocca, perde e acquista veli e orpelli. I punti più oscuri qui vengono lasciati all’oblio, o vengono raccontati scegliendo una versione delle tante. Ciò che fa la differenza è il moto di questo volume: è vorticoso grazie alle illustrazioni, ma anche nobile, composto, spirituale.

Le parole possono restar ben leggibili su uno sfondo chiaro, mentre illustrazioni passanti abbracciano le pagine. Altre volte, aperture prepotenti lasciano spazio a piccoli versi che danzano sull’onda di colori e forme ipnotiche.

Magistrale la rappresentazione del rito della strega, dove diversi momenti vengono resi nella stessa illustrazione con una moltiplicazione della protagonista che pare muoversi davanti ai nostri occhi. Ecco che avvertiamo una formula magica, e sentiamo l’aria spostarsi ai movimenti della gonna e degli strumenti della fattucchiera. 

Ph Francesca Lucidi

Poi un viso affascinante e affusolato, chi sarà? Ascoltare quell’elegante signore può costare assai caro… 

Ph Francesca Lucidi

È normale pensare alla notte della Vigilia come a un momento di presenze, di movimento sovrannaturale. La leggenda nacque mentre si affacciavano al mondo molti spettri natalizi. Ricordate Dickens, Jerome? Ne abbiamo già parlato, ma potrete ricercavi qui sul blog gli ectoplasmi di contenuti passati e non troppo lontani.

Alla fine, capirete perché di ballata si tratta: un tenebroso ritornello vi riporta all’inizio, perché accadrà, sì accadrà ancora!

Ph Francesca Lucidi

Amanti dell’arte, delle leggende, della magia… come non dirvi di regalarvi questo libro così pieno di personalità, così ben identificabile, di carattere. Io lo leggerò ad alta voce, e sono sicura che chi mi ascolterà non resterà indifferente. Sembra di vedere note che saltano nella penombra dell’imbrunire, e le forme saltano fuori dalla pagina per pregare, piangere, girare e girare.

Avete mai trovato una chiave in un corso d’acqua? Cosa mai avrà chiuso… o aperto.

Ringrazio la casa editrice per avermi dato la possibilità di avere questo libro così prezioso. Mi è piaciuto davvero molto.

 

 Se volete acquistare il volume basta cliccare qui QUI: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!

Grazie!

 

mercoledì 28 ottobre 2020

FANTASMI DA ASPORTO di Eva Ibbotson

 IL VALORE DELLA VITA CELEBRATO TRA FANTASMI, ATMOSFERE URBANE E LUOGHI SPICCATAMENTE GOTICI

NOTIZIE SULL’AUTRICE

Il suo vero nome era Maria Michelle Wiesner. Nacque a Vienna nel 1925, ma la famiglia fuggì a Londra a causa dell’avvento del nazismo. I genitori erano divorziati, e Maria viaggiò attraverso l’Europa per spostarsi da un genitore all’altro.

Maria scriveva, scriveva tanto e di famiglie felici e stabili; lei non ne aveva una.

Venne istruita in Inghilterra in una scuola “alternativa”. Ella visse con insofferenza l’istruzione: passava le ore di inglese a scrivere e quelle di matematica a piangere. Tutti incitavano alla libertà ma lei voleva qualcuno che le donasse una qualche normalità, un ordine.

Tanto era grande il mio desiderio di normalità che saltavo in piedi e pregavo: «Non ditemi che posso fare quello che voglio, ma quello che devo fare!»

Maria creò una sua famiglia… e non smise di inventare storie. I suoi familiari, così originali, si tramutarono in mostri e streghe e personaggi straordinari, che popolavano i racconti che l’autrice raccontava ai propri figli. Da lì nacquero mondi fantastici e strabilianti vicende crudeli e al contempo poetiche.

Eva Ibbotson morì il 20 ottobre 2010, nella sua casa di Newcastle.

FANTASMI DA ASPORTO

Ph Francesca Lucidi

INFORMAZIONI E CENNI SULLA TRAMA

Il romanzo della Ibbotson risale al 1997, io mi sono armata dell’edizione Salani del 2011.

La storia si svolge lungo 165 pagine, il formato in mio possesso è piccolo e bellissimo… un vero tesoro da tenere stretto sotto le coperte in una serata piovosa. La lettura è resa ancora più piacevole grazie alle illustrazioni di Kerstin Meyer, nere e bianche, spaventose e dai tratti esagerati che fanno anche scappar fuori un sorriso, seppur corredato da brividi.

Già dal frontespizio ci accoglie un piede brutto con intenti poco democratici: “Schiaccerò Sotto I Piedi I Miei Nemici”. Sì, così recita lo stemma della famiglia Snodde-Brittle, di cui possiamo ammirare l’albero genealogico dai nomi e dai tratti niente affatto rassicuranti. Pochi di loro hanno fatto una bella fine, anzi, possiamo dire nessuno. Se osserviamo bene, a un certo punto vediamo l’altisonante cognome, che suona in bocca pastoso e ingombrante, interrompersi. Non sappiamo perché, ma da generazioni di disgraziati morti molto male, da quello che possiamo capire dalle illustrazioni che corredano la genealogia Snodde-Brittle, spunta in calce una figuretta esile: Oliver, solo “Oliver”.

Dai secoli di storia di chi doveva schiacciare la qualunque, ma che è rimasto a sua volta assai schiacciato, ecco che ci troviamo a leggere di una brava famiglia: i Wilkinson.

Siamo in Inghilterra, c’è la Seconda Guerra Mondiale. Gli aerei nemici si stanno avvicinando, si avverte il loro minaccioso rombo fin dentro le stanze della bella e accogliente casa della famiglia Wilkinson: Villa Serena.

Maud si prepara, come anche sua madre, un’anziana signora sempre armata di un pericoloso ombrello. Henry, l’uomo di casa, un dentista, entra di corsa e inizia a infilarsi la sua divisa della Guardia Nazionale: il corpo di soldati part-time che dopo il lavoro strisciano e sparano per imparare a difendere il proprio paese. Tra loro c’è anche il brufoloso Eric, un fiero scout tredicenne con il mal d’amore.

Tutti si stanno attrezzando per andare nel rifugio situato in fondo al giardino; però le cose necessarie da prendere sono tante: il lavoro a maglia, la gabbia del pappagallino… il VELENO.

“La nonna prese il suo ombrello e la scatola della maschera antigas che però non conteneva la maschera antigas ma un flaconcino con su scritto VELENO, che la nonna aveva intenzione di bere in caso di invasione per non cadere in mano al nemico.”

Parte della famiglia è anche Trixie, la timida sorella di Maud. Una creatura assai ansiosa Trixie: a lei capitava sempre qualcosa di brutto, e pare non esser mai a suo agio, neanche in quel concitato momento. Trixie è avvolta nella bandiera inglese perché sta preparando il costume da indossare nella recita indetta dal Circolo delle Donne per gli eroici soldati. È una bella responsabilità dover interpretare lo Spirito della Britannia.

Maud pensa a Trixie e inzia a salire le scale, ma una bomba cade su Villa Serena…

“e chi s’è visto s’è visto.”

Potremmo pensare che la storia di questa famiglia inserita lì, senza apparente motivo dopo che ci siamo sorbiti graficamente le sorti della casata degli Snodde-Brittle, finisca lì; in realtà, la storia della famiglia Wilkinson inizia proprio dalla loro morte: dopo il grande botto, il grande colpo di essere diventati fantasmi. Sconcerto, timore, disperazione. Henry, il dentista membro della Guardia Nazionale, prende in mano la questione:

“Faremo come prima, Maud […]

Vivremo una vita onesta e serviremo il nostro paese.”

Stare insieme è già una grande gioia… ma ciò non è del tutto vero: Trixie non c’è.

Dobbiamo subito abituarci a una cosa, beh… al fatto che non tutte le persone diventano fantasmi, come non tutti gli animali. Non si sa perché.

Dal bovindo di Villa Serena a un negozio di mutande dai nomi equivoci. Come è potuto accadere? Quando si è fantasmi il tempo scorre lentamente, mentre il mondo va avanti, corre, ricostruisce. A un corpo fatto di ectoplasma bastano anche amabili mura diroccate, ma non è piacevole quando le persone ti passano attraverso o dicono brutte parole come “esorcismo”.

Nessuno avrebbe immaginato che Londra fosse così piena di fantasmi. I Wilkinson non lo pensano e si ritrovano in una città pullulante di cavalieri morti in battaglia, corridori stroncati dal troppo correre, ragazze straniere portate all’altro mondo da uno “sciocco” incidente avvenuto dopo una festa. Passato e presente si incontrano in un affollato mondo di fantasmi vagabondi. La Seconda Guerra Mondiale aveva fatto impennare la popolazione ectoplasmatica; adesso, dopo quindici anni… ecco le mutande. Sempre meglio del negozio di calli che ti fa sentire addosso mille malanni, come è accaduto al tedesco che pare tanto interessare alla nonna.

Prima della partenza per Londra la famiglia si è anche allargata: i Wilkinson trovano un timido fiore vittoriano senza la scarpina, la piccola Adotta; almeno così la chiamano i suoi nuovi mamma e papà, Maud ed Henry.

Nel nostro mondo quasi non si può parlare di cimiteri, figuriamoci di adozione di anime, di fantasmi.

Qualcuno, però, fiuta l’occasione, anche se è spinto dal più sincero sentimento amorevole.

Una famiglia senza casa incontrerà le sorti di un bambino senza famiglia. Beh, più o meno. Oliver credeva di non avere una famiglia, fino a che un brutto uomo con i denti gialli non va a strapparlo via dall’orfanotrofio più mal ridotto ma più pieno di amore di tutte le storie che abbiano mai nominato luoghi del genere. Penserete che sia una fortuna scoprire di avere un cognome importante, una grande eredità, una casa… una cugina. Niente di più sbagliato. Un cane a tre zampe può valere molto più di decide di stanze vuote e fredde. Credetemi, per Oliver, quelle stanze diventeranno ancora più buie, gelide e spaventose.

Uno sbaglio può essere il tocco del destino che cerca di mettersi in mezzo?

Una borsa da bagno, due malefici spiriti ingiuriosi grondanti di sangue, un lago maledetto; un maniero oscuro e zeppo di teste impagliate e cose inquietanti. E alcune lettere che non arrivano mai.

Eppure, la fortuna fa ampi giri prima di far vibrare le corde nella giusta armonia.

A volte i doni più grandi vengono a noi quando tiriamo fuori la testa dalle coperte e impariamo a non avere paura. La diversità non deve separare i cuori… e di certo delle suore non dovrebbero dover passare le giornate a sventolare rami di sorbo tra urla e lamenti, invece di pregare in silenzio.

La cosa che più indebolisce è la paura prolungata e indotta, non naturale; se ci si mette anche la solitudine… ecco che un armadio può contenere solo mostri e morte annunciata, o forse no.

Ph Francesca Lucidi

ANALISI E VIBRAZIONI

Un romanzo dalla scrittura avvincente: tratti di indicibile orrore esplicito, dolcezza, sensibilità spiccata; umorismo mai fuori posto, capacità di spostare l’occhio narrativo permettendoci di sentire sulla pelle le esperienze dei personaggi e gli stati d’animo, o d’ectoplasma.

Apprezzabilissima la varietà di ambientazioni che passano dalla provincia, al tessuto urbano, fino allo "stato gotico" con tutti i crismi.

Un arco temporale ampio che si dipana dalla Seconda Guerra Mondiale fino agli anni della viva ricostruzione manifestata in gallerie commerciali e consumi attivissimi. Un romanzo per ragazzi che utilizza un linguaggio raffinato e al contempo assai scherzoso, narrando di  temi importanti come la famiglia, la morte, la solitudine e il senso di colpa. Tra le epoche, vengono analizzate le migliori e le peggiori sfaccettature della mente, del cuore e dell’azione. Personaggi cattivi o afflitti, positivi o sbadatamente buoni.

La lettura è estremamente piacevole e invita alla riflessione tramite il racconto semplice della vita della gente, anche se questa gente, in realtà, non è più in vita. Nessuna scemaggine ma tratti di divertimento misti a commozione. Già dal titolo si intuisce la direzione dissacrante, ma mai sguaiata, badate bene.

Il valore della famiglia si esalta e diventa la spinta per la rinascita, per la rivincita. Gli eroi di questa storia sono imperfetti e per questo assolutamente credibili. Si parte dal reale, per passare attraverso eventi improbabili ma utilizzati come spunto per ragionare sull’altruismo, sul valore della “casa” intesa come luogo di protezione e proprietà non solo materiale ma sentimentale.

Riusciamo ad affezionarci a tutti, e impareremo anche il valore della pietà. La vita nell’altro mondo è presa come pretesto per riflettere sul valore dell’inconscio e della coscienza… che paiono indirizzare la nostra anima verso un destino eterno di cui ci troviamo artefici, se riusciamo a ricordare, fare ammenda, cambiare.

Tutti qui cambieranno abitazione, contesto, amici e condizione. L’importanza di questa storia sta nella ricamatura di un disegno assurdo che riesce a rendere chiari e forti i messaggi di speranza, forza e responsabilità personale. Da qualche parte ho letto, e parafraso, che un egoista batte un altruista… ma che un gruppo di egoisti non può nulla contro una comunità di altruisti.

Allora, che ognuno si metta nel suo cantuccio a riposare nella lettura di una storia di affetti, piatti cucinati male; accoglienza, dono, e coraggio di difendersi battendo la paura. Oliver riuscirà a controllare il suo respiro? Noi possiamo sperare di riuscire a guardare nel buio, senza farci consumare dai racconti di qualcuno… che vuole sfruttare i nostri timori e la nostra solitudine. CONTROLLO e UNIONE. Insieme si può!

Se volete acquistare il volume basta cliccare qui QUI: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!

Grazie!

venerdì 23 ottobre 2020

MILLE TEMPESTE

UN DARK FANTASY

 di 

TONY SANDOVAL 

Ph Francesca Lucidi

INTRODUZIONE

A circa cinque anni dalla sua nascita, ecco che MILLE TEMPESTE di Tony Sandoval torna con una nuova edizione 2020 targata, ovviamente, Tunué.

Ricordo che la Tunué si occupa delle pubblicazioni di Tony Sandoval dal 2011.

Vi parlai già di questo autore e illustratore quando discorremmo de IL CADAVERE E IL SOFÀ, graphic novel datato 2007 e pubblicato in Italia da Tunué nel 2011 e nel 2014. Per la biografia dell’artista basta cliccare QUI: verrete reindirizzati al contenuto che vi ho citato così potrete conoscere la curiosa e coraggiosa vita di Tony Sandoval, e saperne di più sulle sue idee di stile; in ogni modo qui torneremo su alcuni punti.

CENNI SULLA TRAMA, AFFACCIANDOCI APPENA OLTRE LO SPAZIO DI DUE ALBERI UNITI

Lisa è una giovanissima ragazza dall’aspetto diverso… dalle abitudini inusuali. Sua madre è morta e suo padre è separato da un “fossato”, così si dice; non capiamo dove sia il genitore, fatto sta che Lisa vive con la madrina e con il figlio della donna, Bruno.

Lisa passa le sue giornate un po' distaccata dai gruppi dei suoi coetanei che giocano per le strade. Anche lei gioca in giro, ma preferisce i boschi, la sabbia, l’erba e soprattutto i sassi. Sì, lei colleziona sassi strani e ossa: passione piuttosto bizzarra per chiunque.

 Lisa ha diversi segreti, uno la preoccupa particolarmente: ama ancora giocare con le bambole, si affretta a nasconderle quando viene scovata da qualche amico che tenta di convincerla a unirsi al gruppo, si vergogna molto quando la madrina le comunica di averla scoperta e la rimprovera. Il rimprovero della donna è, però, amorevole: invita la ragazza a trovarsi un lavoretto e le propone un posto da cameriera; la conversazione avviene mentre la madrina medica le mani ferite di Lisa… beh, la ragazza è passata in uno strano portale. Durante una delle sue scorribande, Lisa è attirata da un albero doppio, diviso in due tronchi… sembra quasi ricordare una porta, delle voci sembrano chiamarla, lei passa oltre e si ritrova in un “dove” diverso. Niente pare troppo strano alla sua curiosa attenzione che viene indirizzata verso uno spaventoso teschio, apparentemente animale, al quale Lisa asporta con difficoltà i denti… dato che quella testa morta parte non volersi far prendere.

Mentre la madrina le medica le mani, e Lisa nasconde i piedi sporchi, stretti nelle piccole infradito, la ragazza non pensa alla sua avventura ma più all’impellente problema del dover crescere. La conversazione fra le due è sotto gli occhi di qualcuno che si nasconde nell’ombra: Bruno. Il ragazzo è un integerrimo individuo dedito allo studio, invidioso dell’intelligenza di Lisa che pare non necessitare di troppo sforzo nei compiti.

Bruno ha un piano: dimostrare che Lisa non è solo strana… ma è, soprattutto, una strega.

La ragazza inizia a lavorare, a servire ai tavoli in un locale poco attraente e tra visi segnati dal tempo che ricordano di segnali di sciagura, di strane cose viste e avvertite: si sa, c’è sempre qualche strano personaggio del paese che afferma cose a cui nessuno vuol credere. Le giornate si susseguono tra il servire caffè e il passaggio oltre gli alberi: qualcuno sussurra “Regina”, altri oscuri personaggi inneggiano a un nome, a Ojdre; strane organizzazioni si adoperano, schiere si organizzano e qualcuno rivuole ciò che è suo.

Tra anormali dimensioni, tra segreti e lontananze non spiegate, continua la vita di una normale preadolescente. Il corpo di Lisa sta cambiando, qualcuno nota il suo seno e avrà anche l’ardire di volerlo toccare! Lisa è ingenua, pura… ma i suoi naturali istinti pizzicano, così come la curiosità e l’impavida ricerca di un posto diverso, magari dove sentirsi meno fuori posto.

Juan è lì, a portata d’occhi. Lisa lo nota e pare arrossire sul suo colorito cinereo. I due si parlano, e Juan si rende per la prima volta conto della straordinaria bellezza della ragazza dai capelli bianchi. I due si baciano: è quasi una “tempesta”, Lisa scappa… e proprio una tempesta determinerà il destino di Juan.

Lisa attira l’attenzione dei maschi, ma non tutti hanno intenti bonari. La “caccia alle streghe” è stata organizzata. Bruno, però, nonostante controlli la purezza dei suoi adepti, adoperandosi anche con acqua benedetta, non riesce a controllare gli altri “cacciatori”. Alla fine, a dei ragazzini interessa davvero prendersela con una loro coetanea in modo così crudele? Poi Lisa è così bella, e anche gentile, trasognata.

Chi voleva scacciare un male che ai nostri occhi pare inesistente, con finalità tutt'altro che disinteressate, forse farà un passo di troppo. Chi riuscirà ad arrivare tra le case e, soprattutto, tra i bambini?

Un uomo vestito di nero torna, porta con sé una borsa. Una lotta, morti e patti. La storia di Lisa vi porterà in un mondo fantasioso ricco di simboli alti, e significati quotidiani che hanno la loro dignità e la loro magica importanza.

Non aspettatevi tutte le risposte: Sandoval è un maestro delle sfumature e degli orizzonti ampliati.

La fantasia spesso non mette tutti i punti, come la vita reale.

ANALISI E CONSIDERAZIONI

Sandoval propone il suo stile pittorico, i lievi tocchi dell’acquerello rendono questo piccolo volume un portale verso uno dei mondi dell’autore, che sempre nascondono infinite evoluzioni, tumulti, attraverso il racconto delle vite di adolescenti mossi da pulsioni naturali… pur in situazioni dolorose, innaturali e scioccanti per chiunque.

Aprendo MILLE TEMPESTE veniamo accolti da una copertina che anche internamente presenta personaggi e scenari, seppur abbozzati. La storia inizia con ovali irregolari che, dividendosi gli spazi, introducono al personaggio di Lisa, con le informazioni che per lei contano di più: la sua passione per sassi strani e ossa, il padre misteriosamente assente; la morte della madre magistralmente nominata nel contesto di una illustrazione che vede Lisa dibattersi in acqua per poi uscirne. Abbiamo davanti un chiaro emblema della nascita, dell’elemento materno, dell’atto generativo.

Ph Francesca Lucidi

 Questa introduzione divide la nostra comprensione tra le informazioni esplicite e le scene mostrate dalle immagini, a loro volta divise tra i gesti immediati e i simboli.

Come gli è consueto, Sandoval parla di giovanissimi, della loro crescita fisica e del loro andar per il mondo con un fare ancora trasognato, con ancora la facoltà di vedere e sentire in modo amplificato.

Caro all’autore è il ruolo della leggenda e del fantastico, che nella cultura messicana fa parte della vita delle persone in modo capillare. Le origini di Sandoval si ritrovano nel modo di pensare dei personaggi, nelle umili case, nei tavolacci che ricoprono tutto; nelle orde di ragazzini che vivono la strada e il vicinato, e ancora corrono a fare piccoli servizi per la famiglia.

In questa cornice familiare si aprono tre panorami: il mondo appartato e misterioso di Lisa, una ragazza albina additata come “figlia del diavolo”, che è felice nel suo spazio fatto delle cose che le piacciono; ci sono creature terribili che voglio uscire dalla loro dimensione; c’è la vita di una comunità dove il pregiudizio è presente anche tra i ragazzi. Gli stereotipi diventano una “caccia alle streghe”, un po' per gioco per alcuni, e tanto per invidia nel caso di Bruno.

Questi spazi divisi entreranno in contatto tramite i due grandi motori dell’azione: l’amore e l’odio.

In Sandoval si vedono spesso i primi amori, i primi approcci fisici mostrati in modo esplicito attraverso le illustrazioni; il fatto, però, non appare volgare ma tenero, e risulta dolcemente naturale.

MILLE TEMPESTE mostra gli sconvolgimenti atmosferici dei sentimenti, del male e dell’amicizia.

Ph Francesca Lucidi

Purtroppo, qualcuno ci rimetterà la vita. Per qualcun altro, invece, la vita cambierà per andare incontro al destino. La sorte di Lisa è segnata?

Una caverna pronuncia sussurri, e il futuro aleggia tra fantasmatici flash.

Sandoval riesce a trattare dell’umanità scardinando le porte del sogno e dell’incubo. Ciò che resta è sempre la scelta, le azioni. Le sue produzioni restano spesso sospese, come una giovane vita che dovrà, da sola, prendere le proprie decisioni. Anche il lettore dovrà un po' creare il futuro della storia…

Personalmente avrei preferito saperne di più, magari più avanti… chissà!

Consiglio questa lettura a chi ama il fantasy, il dark e le storie di vita quotidiana; anche se la quotidianità di Sandoval è sempre aperta verso l’incredibile, la tensione, l’orrore.

Un elmo e dei gelidi occhi color ghiaccio. Anche questa volta, le oscure invenzioni di Sandoval restano fedeli alle proprie peculiarità rinnovando i tratti in relazione a personaggi, emozioni ed effetti.

Alla fine del volume potremo anche dare un fuggevole sguardo a un contenuto “BONUS”, a voi la scoperta.

 

 Ringrazio la Tunué per la copia inviatami. 

Se volete acquistare il volume basta cliccare qui QUI: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!

Grazie!

lunedì 19 ottobre 2020

UNA LUNGHISSIMA NOTTE

 UN APPASSIONANTE THRILLER PER RAGAZZI
di 
Annalisa Strada 

Ph Francesca Lucidi

BIOGRAFIA DELL’AUTRICE

Annalisa Strada è nata ad Adro il 13 maggio del 1969. Dopo la laurea in lettere, ha lavorato nel mondo dell’editoria, occupandosi nei settori più svariati. Dagli inizi degli anni duemila comincia a adoperarsi nell’arricchimento del catalogo della letteratura per bambini e ragazzi del nostro paese, come scrittrice.

Annalisa è anche una professoressa di scuola secondaria di primo grado, molto amata dai ragazzi; la cosa è piuttosto ironica dal mio punto vista… ma questo lo potranno intendere solo i lettori della storia di Nilla, che qui vi andrò a presentare.

Alcuni dei suoi numerosi libri hanno guadagnato premi assai importanti. Nel 2014, Annalisa Strada vince il Premio Andersen, il più prestigioso riconoscimento italiano attribuito nell’ambito della letteratura per ragazzi.

Attualmente, l’autrice vive in provincia di Brescia con il marito e la figlia.

INTRODUZIONE

Il romanzo è stato pubblicato nel 2019 da Pelledoca Editore.

La mia scelta di “adozione” ha preso spunto da una situazione molto particolare, carina… oserei dire: la Pelledoca ha pubblicato su Instagram, tempo fa, dei post interattivi che avevano come argomento la paura. Si chiedeva ai lettori quale fosse la loro paura, in base alla risposta veniva proposto un consiglio di lettura. Io ho risposto nominando il buio. La mia non è una vera e propria paura ma un disagio fisico, un cenestesico tilt.

Non a caso, un capito di questo libro s’intitola proprio Buio. Sì, a un certo punto la nostra protagonista deve destreggiarsi nelle tenebre: forse è scattato il salvavita, o forse no. Cosa è accaduto?

L’idea del buio è corroborata dalla materialità del libro: la sovraccoperta presenta le tinte del blu e del nero, e viene rappresentata in modo stilizzato la condizione della povera Nilla nel momento più alto di terrore. L’illustrazione è di Andrea Settimo. La scoperta curiosa si fa se si estrare il volume dalla sovraccoperta: accidenti! la copertina vera e propria è completamente bianca, con il titolo in nero. Una bella contrapposizione che richiama alla mia mente anche il contrasto tra la pura innocenza della protagonista e l’oscurità inattesa dei segreti e delle atroci e turpi azioni che si celano tra le pagine di questa storia.

Ph Francesca Lucidi

Un quartiere come tanti, lontano dal caos del centro, può essere qualcosa che non sembra? La realtà supera di gran lunga la fantasia… perché implica in sé l’imprevisto. Quest’ultimo è sempre un motore che mette in evidenza movimenti che prima non erano percepibili, e spesso fa venire allo scoperto molti fatti ed eventualità di cui non ci saremmo mai accorti, diversamente.

UNA LUNGHISSIMA NOTTE è un thriller, diciamolo con sicurezza. Sarà anche indirizzato ai ragazzi ma credo sia adatto a tutti, da una certa età in su. Il romanzo narra una storia che potrebbe verificarsi; per questo motivo appare come un monito ma, badate bene, ci si diverte grazie a una scrittura perfetta e a una protagonista meravigliosa nella sua “normalità”. Si potrebbe dire che in una notte, anzi devo dire in una notte e in giorno di due anni dopo, Nilla vede la sua formazione e la sua crescita esplodere per cause di forza maggiore. Ma lei… prima un po' infantile, come ha diritto di essere, diventa poi una cittadina, un esempio di intelligenza emotiva e creativa, di caparbietà e rettitudine. Ma all’inizio… QUANTA PAURA!

UNA SBIRCIATA ALLA TRAMA, TRAMITE L’AUSILIO DI UNA TORCIA

Nilla ha tredici anni, dopo una gloriosa mattinata in cui è riuscita a sfidare l’antipatica professoressa di storia, la prof. Martinelli, torna a casa piena del senso di vittoria amplificato delle numerose pacche sulla spalla ricevute all’uscita da scuola.

Tornata a casa si accorge che la mamma non c’è: nessun problema, tra le mille distrazioni e corse di una quotidianità che si divide tra l’organizzazione minuziosa e il disordine una dimenticanza, riguardo a un cambio di programma, ci può stare. Ora, l’importante è andare a dar da mangiare a Gullo, il Retriever un po' appesantito dalla vita familiare. In genere Gullo corre al primo scossone dato alla confezione del cibo; una strana scoperta: anche Gullo non c’è.

Nilla si ritrova da sola. Iniziano timidi tentativi di contatto con la madre: il cellulare, però, non restituisce a Nilla nessun feedback confortante, solo le numerose notifiche dei gruppi silenziati e delle catene mandate compulsivamente dalla sua amica Valeria.

A questo punto tanto vale prepararsi da mangiare. I gesti meccanici della routine sembrano il modo migliore per affrontare l’annidarsi del timore, della paranoia. Piatto, acqua che bolle… ma con un po' troppa calma.

“È inutile, aveva ragione Jerome K. Jerome (al momento il suo scrittore preferito): se aspetti che vada in ebollizione, l’acqua resterà tiepida apposta per farti un dispetto. Jerome diceva che non bisogna mai far capire all’acqua che la si sta aspettando perché è sottilmente perfida.”

Effettivamente, quando si è inquieti tutto sembra remarti contro, tendando di infastidirti. Sì, anche l’acqua messa su per un piatto di spaghetti da consumare in bianco con un po' di olio e origano. Tra i sughi pronti, sistemati in dispesa per dare una parvenza di organizzazione a una casa che deve far fronte a diverse difficoltà, Nilla sceglie di non prendere quello alla boscaiola: è il preferito della mamma, sarebbe meglio consumarlo insieme, dato che sono sempre loro due da sole.

Il papà di Nilla è dovuto andare a lavorare molto lontano, sulle navi da “crociera. Un bravo chef non poteva non cogliere questa occasione, così almeno consigliò la mamma di Nilla: la famiglia era in forte crisi economica… e la sorella maggiore di Nilla aveva ormai programmato un viaggio studio in Nuova Zelanda. La mamma pare essere riuscita a pensare a tutto, mentre dalla sua scrivania zeppa di oggetti e fogli continua a portare avanti il suo lavoro da scenografa, un’occupazione probabilmente destinata ad estinguersi.

“Nilla abitava in una casetta a schiera, identica a tutte le altre della fila. Ognuna con il proprio giardinetto delimitato da siepi basse le cui foglie ingiallite ricordavano che all’inverno mancava una manciata di giorni.

Quella serie di tetti e giardini era l’ultima propaggine di un quartiere relativamente nuovo e mai ultimato, che si spingeva verso il vuoto della periferia.”

Nel mondo odierno, i contatti con i vicini sono rari, guardinghi. Anche nel mondo di Nilla le cose vanno così. Una coppia è assai inquietante… fortuna che c’è Marta, la quale rassicura Nilla di aver visto la madre al mattino, con Gullo al guinzaglio. Marta manifesta la sua sincera disponibilità imponendo alla ragazzina di chiamarla per qualunque necessità. Quella sera la vicina sarebbe andata dai suoceri, ma il suo cellulare resterà accesso.

Quanto può apparire rassicurante il vecchio gesto di due mani che si asciugano strette in un grembiule, lì, all’ingresso di una casa qualunque; poi se sopra le mani svetta un sorriso… forse Nilla avrà un’alleata.

Purtroppo, le cose andranno di male in peggio:

“Sentì che le attecchiva dentro la piantina malevola della preoccupazione, che allungava solerte le sue radici insidiose.”

Nella confusione, e nella solitudine, Nilla prende coraggio e cerca di contattare anche la sua babysitter, Marta.

Marta è una ragazza di diciotto anni che di certo non sogna di badare per sempre a dei ragazzini. Con Nilla i rapporti sono tesi, soprattutto da quando la nostra protagonista giocò un brutto scherzetto a Marta, ovviamente nulla di grave, ma per una diciottenne l’opinione dei propri amici è assai importante.

Marta ha un fidanzato, Jacopo. Entrambi sembrano dei ribelli, così vestiti di abiti e accessori da piantagrane; proprio quella mattina, i due hanno avuto un brutto litigio davanti alla scuola di Nilla. Nel trambusto si fa strada di corsa anche la professoressa Martinelli, la madre di Jacopo.

I due giovanissimi fidanzatini sempre in groppa a uno scooter, che sogna di essere un’Harley, parteciperanno alla lunghissima notte di Nilla. Qualcuno si farà molto male.

“Aprì il frigo, prese la busta dell’insalata si voltò vero il tavolo e…

Buio.”

Quando cala la sera, la nostra protagonista dovrà affrontare un altro nemico invisibile oltre alla paura: il buio.

Il contatore della corrente pare essere un traguardo impossibile, proprio perché bisogna raggiungerlo proprio quando la corrente non c’è. Di notte… ogni oggetto può proiettare ombre che si fanno figure, paurose parvenze.

Nilla, però, è una ragazzina anche molto pragmatica. In quella situazione, però, tutti si sentirebbero smarriti e divisi tra la volontà di non creare allarmismi e la voglia di dare l’allarme con forza.

“È normale che scendere sotto il livello della terra faccia paura. È il luogo dei morti, dei vermi, della decomposizione e dei demoni.”

La citata normalità si trasformerà in anomalie, in anormalità, in domande che troveranno risposte inaspettate e terribili.

Il lettore deve essere paziente come Nilla, ogni nodo verrà al pettine, anche se una tredicenne che indugia nello spazzolarsi fieramente i lunghi capelli… non poteva immaginarlo.

Umanità, coraggio, spirito di critica e analisi. La crescita di Nilla verrà stimolata da una serie di brutti eventi che cambieranno molte vite, anche se qualcosa di buono scaturirà anche dagli eventi negativi: dopotutto la vita è fatta di luci e ombre.

Qui, attraverserete entrambe.

ANALISI E OSSERVAZIONI

Il racconto della vicenda di Nilla si divide in due: abbiamo la narrazione da parte di una voce esterna che riporta gli eventi scoperchiando i pensieri dei personaggi e anche quelli del lettore, lanciando riflessioni e considerazioni quasi confidenziali, giuste e stimolanti; tra le pagine vediamo interpolate anche delle interviste, scritte in caratteri diversi, fatte ai diversi attori, principali e secondari, della brutta questione che ha coinvolto Nilla. Le interviste si rivelano spaccati curiosi e assai arricchenti: oltre a far parlare i personaggi, che si mostrano aldilà degli stereotipi esterni, contribuiscono all’evoluzione della storia diventando sequenze narrative autonome e al contempo integrate. Le interviste sono state fatte settimane dopo la conclusione delle indagini.

Sì, si parla di indagini, avvocati, giudici e polizia.

Quando un poliziotto interroga Nilla ci viene davvero da chiederci cosa avremmo risposto al suo posto.

Un reato? Un delitto? Il nero snodo della storia è qualcosa che tocca temi terribilmente attuali, e questo fa meritare il nostro plauso a un testo che parla di vite normali toccate da dolori, e da ignominie non troppo lontane, se solo riusciamo ad aprire gli occhi e a fare un po' la nostra parte nella verità, come farà Nilla.

UNA LUNGHISSIMA NOTTE è un libro per ragazzi che sa anche parlare forte e chiaro agli adulti. Si parla delle scelte giuste e delle scelte sbagliate, e di quanto additare i giovani come a una sciagura sia forse un modo per non farsi il giusto esame di coscienza. Questo non è solo un racconto per ragazzi… è una rivincita dei ragazzi! Contro ogni stereotipo; contro ogni scenografia divisa tra case tutte uguali, parchetti abbandonati, sogni edilizi mai terminati, posti definiti “di nessuno”.

“Se non fosse stata una ragazza ragionale, avrebbe potuto credere anche in qualcosa di sovrannaturale.”

Il romanzo ha un sottotesto raffinato, ben inserito, fino a diventare un insegnamento e un terapeutico discorso di cui ci si accorge passo per passo. Qui abbiamo un piccolo trattato sulla paura e i suoi effetti. È noto come non guardare in faccia i propri timori sia un modo per alimentarli, il nostro stesso corpo passa da fisiologici segnali di allarme a malessere vero e proprio.

La forza della narrazione viene da concreti suggerimenti di reazioni, proposti attraverso i pensieri e le azioni di Nilla: il celato trattato sulla paura cede spazio alla spinta motivazionale di un manuale di crescita personale.

“La paura ha due effetti contrapposti: ti frena e ti accelera.”

Ma badate bene, la nostra protagonista non si darà certo per vinta:

“Era l’ora di diventare parte attiva dell’attesa.”

Consiglio questo thriller per la scrittura coinvolgente, chiara, matura ed estremamente stimolante. Non veniamo solo avvinti da una storia perfettamente ideata e tessuta, possiamo anche imparare molto, e questo vale per giovanissimi e adulti, perché spesso la banalità non fa parte esclusivamente di ciò che è rassicurante. Anche qui:

“Il resto era stato banale, come spesso è il male.”

Vi lascio con uno spezzone dell’intervista fatta ad Andrea Soriani, il padre di Nilla:

QUALI CONSIGLI DAREBBE AI RAGAZZI CHE DOVESSERO TROVARSI NELLE STESSE CONDIZIONI DI NILLA?

Non state soli. Andate da parenti, amici, compagni di classe e cercate aiuto presso un adulto. Mentre cercate una soluzione, fate come Nilla: appellatevi alle vostre risorse interiori e non smettete di essere parte attiva. Mai abbandonarsi alla disperazione.”

 Se volete acquistare il volume basta cliccare qui QUI: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!

Grazie!