NOIR, GIALLO METROPOLITANO, FANTASCIENZA E METALETTERATURA
INTRODUZIONE
Ph Francesca Lucidi
“L’ultimo
passo della ragione è di riconoscere che si sono un’infinità di cose che la sorpassano.”
(Blaise Pascal)
Questa è una delle tre citazioni che aprono il volume,
che aprono il cancello verso una cripta che non ha tempo, non ha reliquie… o
forse ne ha ma non sono materiali, sono qualcosa di molto più antico; resta da
stabilire quanto, e da dove si siano generate.
Torna Luca Giribone, lo scrittore della “lucida”
allucinazione, con TRYTE. Dovrei dire che questo romanzo è il seguito di NEW YORK
1941. Forse…, se pronunciassi ciò mi sentirei in difetto e in imbarazzo.
Più che sfogliare pagine, leggere parole, dobbiamo espanderci;
andare avanti nella storia uscendo dal nostro essere verso un “Tutto”
misterioso che si maschera da “romanzetto”, volutamente.
Immaginate di trovarvi in un corridoio asettico, senza
indicazioni su luogo e tempo, ai lati due file di porte; ogni ingresso non apre
a un percorso ma vi fa rinascere, o nascere da capo, o per la prima volta.
Quale il senso? Già la citazione iniziale vi deve far abbandonare la volontà di
arrivare a una risposta univoca, a una trama pronta e chiusa. In questo libro tutto
pare già conosciuto, e ricorda qualcosa che abbiamo letto, un film che abbiamo
visto, una serie tv che a sua volta riprende fatti realmente accaduti. Chi è
nato prima? In questo caso siamo sia l’uovo che la gallina.
Multiple storie che si vestono da noir, da poliziesco,
da inchiesta; quando tutto viene stretto in un’aura fantascientifica che non è
così tanto fantastica e futuristica, dato che riporta alle massime filosofiche
che hanno sorpreso l’uomo dalla prima volta in cui ha guardato il cielo.
“Forse
ho stuzzicato gli Yin e Yang dell’esistenza e della non esistenza, se mai essi
hanno una consistenza, fino al punto di evocare i loro demoni, ed eccomi qui,
tutti loro intorno, come una giuria chiamata a condannare i miei peccati.”
(Andrea Mainelli,
scrittore, ex dio, condannato a morte)
CENNI SULLA TRAMA E STRUTTURA
Edito da Europa Edizioni, nel 2018, TRYTE appara
subito un’opera più matura rispetto al precursore (ironico dire ciò), NEW YORK
1941. Ho apprezzato molto la pregevole introduzione ad opera del Generale
Pasquale Muggeo, che dà risalto alla dimensione thriller del libro. Questa
volta, la quarta di copertina è scritta magnificamente e orienta
sufficientemente il lettore nella scelta.
In passato rimasi invischiata nella rete a strascico
che vuole prender solo determinati tipi di specie definite. Qui non c’è un solo
genere, perché alla fine ciò che tutto riunisce è altro, ma lo capirete solo nelle
ultimissime pagine.
Come nel volume precedente, troviamo capitoli che sono
persone, personaggi con tutto ciò che essi vivono, vedono e raccontano in prima
persona; abbiamo poi i turni del narratore… ed ecco il ritorno dei corsivi che
marcano una citazione, ma ciò che pare riportato per la forma grafica è un
segnale: cosa è reale, cosa è creato, cosa è parola di altri, pensiero di uno,
finzione?
In NEW YORK un’allucinazione apre al lettore, incastra
il protagonista, non si rivela per ciò che realmente è. Qui la sensazione ha
una spiegazione perché chi la subisce sta subendo inenarrabili torture. Lo
scrittore Andrea Mainelli è fuggito dalla Capitale, ma ciò non è bastato. Il suo
“romanzetto” è alle stampe: un noir che pare fare il verso a uno scandalo italiano.
Il corrotto Sindaco di Roma, Spirati, è una divinità dai mille occhi e dalle
infinite braccia. Andrea si deve sacrificare, dopotutto lo sapeva. La vita dello
scrittore pare niente rispetto al meccanismo innescato e che continuerà autonomamente
grazie all’editor e amante di Andrea, Elena; e ad altri personaggi… che sono
qui e ora? No, non tutti.
È chiaro che NEW YORK e TRYTE bisogna caricarseli
insieme. Se vi dicessi altro vi svelerei troppo; tecnicamente non potrebbe
neanche essere uno spoiler, un’anticipazione. È anche vero che un’indagine c’è,
quindi chi è affamato di verità e intrighi deve godersi poliziotti,
investigazioni: insomma tutti i crismi di uno dei generi che in questo romanzo
di “non genere” sono inseriti, e gli amanti del giallo metropolitano potranno
gustarsi.
Un cerchio si
chiude, ma in un moto circolare perpetuo, come ad esempio viene immaginato il
ciclo della vita, delle stagioni, della natura: inizio e fine si confondono perché
il movimento necessario delle cose non si ferma mai; anche se tanti soffrono,
muoiono (o rinascono, almeno qui, e per certe filosofie), ma magari non è tutto
una tragedia… la consapevolezza data a qualcuno sarà il regalo finale dell’autore,
dell’autore “vero” e reale.
La storia che andiamo a leggere ha del quotidiano,
dell’insopportabile, del crudo; porta poi ai miei personaggi preferiti: quelli
lontani di qualche decennio, fino al 1941, anzi adesso qualche anno più tardi.
Il mondo elettronico, futuristico, fa l’occhiolino
anche da alcuni ricordi che un certo personaggio non dovrebbe avere; dato che riguardano
nomi famosissimi che però ancora non esistono, cronologicamente.
Ritroviamo il nostro amato INFORMATORE; si aggiunge un
PROGRAMMATORE dal passato doloroso che si ribella a una falsa gratitudine che
diventa prigione. La scelta… la rosa di decisioni si divide in obblighi dall’alto
e in scelte consapevoli. Come ogni evoluzione, come ogni generazione, qualcosa
cade o si rompe per far fuoriuscire ciò che inizia il suo cammino di vita.
Ci sarà un altro nome in codice, perché qui c’è molto
dietro quasi ogni cosa.
Sono felice di aver inteso completamente quel “Forse…”
campeggiante nel titolo del volume precedente: pensavo fosse il vezzo dispettoso
di un autore che si diverte a giocare col tempo; se leggerete questa coppia di libri
mi direte se avevo ragione.
ANALISI E CONSIDERAZIONI
Suburra, Matrix… il noir. Vi piace ciò che ho citato?
Bene. Qui troverete un po' di tutto, per fare il verso? Beh… sì, l’idea è
quella. L’intento però sta nel gioco del celamento finalizzato allo svelamento
di verità più grandi. Pesantezza filosofica? Non proprio. Le riflessioni sono
tante, ma uno scrittore è pur sempre un sognatore che, un giorno, ha iniziato a
sentir qualcosa di strano nel petto guardando il cielo come quei primi uomini
che vi ho sopra citato.
“Ed
ecco la magia. Quando un’illusione ottica prende vita, ogni volta che si fissa
troppo a lungo una porzione di spazio, mescola e unifica le forme, le confonde
rendendole luminose, quasi scintillanti, e alla fine la fantasia afferra le
redini delineando un quadro coerente.
L’ispirazione.
La
storia.
Fu
allora che compresi di voler diventare uno scrittore. Non per qualche tipo di
illuminazione divina o per la consapevolezza reale o presunta di avere cose
fondamentali da dire, ma per la coscienza del fatto che esistevano storie.”
(Dei
ricordi d’infanzia di Andrea Mainelli, il personaggio di Tryte, colui che muore
subito, mentre “qualcuno” gli sopravvive)
La lettura del romanzo non è facile, e c’è una dose di
accanimento di Giribone sul povero Andrea, e non solo… ma devo dire che l’occhio
per occhio dente per dente che l’autore perpetra in vece di Frank è
assolutamente giusto, coerente.
Usciamo da NEW YORK con un dio che pare assoluto, in
TRYTE il dio muore subito… ma per lasciar spazio a nuovi decisionisti, e governatori
di sé stessi, che preferisco. Alla fine, credo che in questa riflessione
metaletteraria e metafisica ci sia un vero demiurgo: Luca Giribone. Il nostro
autore sa giocare bene le sue carte, ci invita a riflessioni profonde e ad
avventure crude, a consapevolezze magari non necessarie per noi. Noi siamo
lettori, e badate che lui i lettori li sa coccolare. Luca è un personaggio
sopra le righe che ha pensieri forti, convinzioni personali inattaccabili, anche
se gli piace generare in noi il dubbio. Frank siamo noi, e dopotutto Giribone mostra
un certo amore per il giornalista incasinato Frank, ne sono convinta.
Qui abbiamo un libro congeniato per il successo, per
rapire, per essere diverso. Ci riesce? Questo lo deve decidere ogni
incarnazione che il libro dovrà intraprendere nel suo Karma. Alla fine, è
questo che ci hai detto, Luca. Se vi piace arrovellarvi il cervello, se amate
la fantascienza o semplicemente apprezzate la narrativa ipercontemporanea,
ossia frutto della generazione che si annoia facilmente e vuole esser presa per
il collo, e anche un po' in giro… ma in modo consapevole e rispettoso del sano
diritto del lettore a divertirsi ed evadere, ecco che questo libro fa per voi.
In merito a questo mi vengono alla mente le dolci parole che Giribone inserisce
nei suoi ringraziamenti:
“A voi che avete voluto partecipare a questo gioco, a
questa voglia di deviare dalla strada maestra per sfrecciare, fra terra e
cielo, come un bimbo che si lascia andare a cavallo di una bicicletta in mezzo
all’erba, lieto e felice”.
Luca non è così “duro” come sembra; dopotutto una
divertente corsa sfrenata è pur sempre insidiosa. Si può cadere, poi sta a noi
non prenderci troppo sul serio e goderci anche il capitombolo. Io l’ho fatto,
perché con questa lettura esco dal mio solito territorio; però adesso ci
ritorno… perché l’esplorazione serve per sbirciare, raccogliere dati ed
esperienze, poi abbiamo pur sempre voglia di un territorio adatto a noi,
che non è detto debba cambiare per forza.
Grazie Luca per avermi dato l’opportunità di leggere i tuoi romanzi.
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