venerdì 13 novembre 2020

CANE NERO di LEVI PINFOLD

 UN ALLEGORICO ALBO ILLUSTRATO  CONTRO UN NEMICO POTENTE

Ph Francesca Lucidi

BIOGRAFIA DELL’AUTORE

Levi Pinfold è nato nella foresta di Dean, un altopiano del Gloucestershire, in Inghilterra.

Da subito sente un legame con la lettura, sfogata su libri e fumetti. Da bambino frequenta un corso di acquerello, tecnica che lo affianca ancora oggi nell’espressione artistica.

Tra i suoi punti di riferimento spicca anche il nome di Dave McKean, artista straordinario che affianca lo scrittore Neil Gaiman in numerose creazioni fin dagli anni Ottanta.

Levi studia illustrazione presso lo University College di Folmouth. Si laurea nel 2006 e inizia a lavorare come illustratore autonomo. Con il suo primo lavoro datato 2010, Django, vince il Booktrust Early Years Award. Nel 2011 esce Black Dog, che guadagna un grande successo di critica.

Attualmente, pare che Levi Pinfold lavori e viva in Australia.

CANE NERO

CHI E “COSA”

Pubblicato da Terre di Mezzo Editore, Cane Nero è un albo impeccabile. Innanzitutto, ha un pregio apprezzabile: i risguardi sono illustrati e fanno da inchino invitante e professionale verso la dimensione immaginifica e simbolica cui siamo chiamati. Lo sfruttamento dei risguardi ripaga il costo materiale dell’operazione, dato che in una narrazione per immagini bisogna da subito coinvolgere i sensi preposti alla fruizione. In questo caso viene ripetuta l’illustrazione della copertina, ma in “apertura”; quella nebbia, che circonda una bella casina accogliente e colorata, inizia già a introdurre le visioni ingannevoli che possono scaturire da una vista offuscata da condizioni non proprio eccellenti. Poi, se ci si mettono gli scherzi della percezione e dell’elaborazione mentale, un sassolino può proiettare una montagna spaventosa, soprattutto se il vedente è richiuso e guarda da lontano, e si sparge un messaggio voce dopo voce, amplificando effetti poco edificanti, come spesso accade.

Questo libro è dedicato alle famiglie, e parla di una famiglia: ciò è apertamente dichiarato nei risguardi. In quella casina rosa, ogni membro si sveglia. Uno ad uno ci si prepara alle normali abitudini mattutine: la colazione, l’abituare la vista alla veglia, il lavarsi i denti; ma lì fuori qualcosa pare in agguato. Un enorme cane nero imperversa all’esterno dell’abitazione, ognuno lo scorge fuori dalla finestra e si appresta ad annunciare agli altri la scoperta, con una crescente tensione che si ingigantisce attraverso il susseguirsi delle descrizioni ricche di similitudini. Il passaparola sembra peggiorare il terrore, dal papà alla mamma ai due figli più grandi; qualcuno manca all’appello… la più piccola della famiglia: Small, sì, così si chiama.

Small è fuori la porta armata di impermeabilino giallo e stivaletti verdi. Tutti gli altri cercano di ricondurla al sicuro, ottenebrati dalla paura e dallo sgomento. Un momento, ho dimenticato di dirvi che il cognome di famiglia è Hope, Speranza.

Essì, la Speranza si chiude in casa, paralizzata da ciò che non si comprende, e da ciò che pare troppo grande per essere affrontato; mentre qualcosa di “piccolo” si mette a sfidare l’enorme nero animale. Small inizia a percorrere ponti e parchi giochi, infilandosi in anfratti sempre più ristretti: questi percorsi iniziano come a filtrare la spaventosa parvenza che per correre dietro a Small è costretta a rimpicciolirsi, gradualmente. Il coraggioso percorso dell’affrontare della bimba riconduce alla porta di casa… e qualcosa di inaspettato accade.

ANALISI E CONSIDERAZIONI

Uno dei maggiori esponenti mondiali della Programmazione Neurolinguistica, Robert Dilts, identifica le credenze come “forme di pensiero che plasmano la nostra mente”; ciò è evidente nelle reazioni dei personaggi. La famiglia Hope contribuisce a ingigantire un’immagine attraverso una narrazione fatta di figure sempre più grandi e spaventose, Small affronta il Cane Nero e lima la credenza attraverso un percorso che pare simboleggiare la forza della coscienza e la lucidità di un’autoefficacia inarrestabile; in questo caso il Cane Nero non può che diventare più piccolo.

Le raffigurazioni dei volti rappresentano magnificamente le reazioni dei partecipanti alla vicenda. Small quasi non si scorge nella sua dimensione ridotta e il suo vorticoso agire; il viso è sicuro e impassibile, le parole ferme e insolenti:

“Se vuoi mangiarmi devi prima prendermi!”

“Se mi vuoi seguire ti devi rimpicciolire”

“Tu hai il PANCIONE, io sono elastica,

per prendermi devi fare ginnastica!”

Fratello, sorella e genitori, invece, vengono disegnati con le espressioni tipiche della paura.

Ph Francesca Lucidi

La paura fa parte delle emozioni primarie identificate dallo psicologo americano Ekman: queste emozioni sono universali in tutto il mondo nel modo in cui vengono mostrate ed esternate attraverso la mimica facciale. Sì, dall’Africa ai ghiacci il disgusto, la paura, la rabbia, la tristezza, la gioia, la sorpresa e il disprezzo mostrano lo stesso volto. 

Ph Francesca Lucidi

Ciò sta a dimostrare quanto l’illustrazione sia una modalità potente di universalizzazione, riconoscimento ed elaborazione delle emozioni. Per questo un albo illustrato è così prezioso per i piccoli e così accogliente e curativo per gli adulti sempre più distaccati dal proprio sentire.

Alla fine, una compagnia inusitata riuscirà a integrarsi nella “famiglia Speranza”.

“Siamo stati sciocchi” disse Adeline. “Solo Small ha saputo cosa fare.”

Perché se una cosa la guardi bene…

Buona lettura!

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