Visualizzazione post con etichetta PAROLE E IMMAGINI (GRAPHIC NOVELS E ALBI ILLUSTRATI). POLLINE di D. Calì e M. Barengo (Ed.Kite). Mostra tutti i post
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sabato 3 ottobre 2020

UN ALBO ILLUSTRATO PER CONFRONTARSI CON LA FUGGEVOLEZZA...

POLLINE
Una storia d’amore
di
Davide Calì e Monica Barengo

Edizioni Kite
Ph. Francesca Lucidi

DAVIDE CALÍ

Nasce a Liestal, in Svizzera, il 5 febbraio del 1972. Fumettista e scrittore, ha pubblicato anche sotto pseudonimi (Miyazawa, Daikon).

Cresciuto in Italia, ha iniziato la sua carriera come fumettista. La carriera come scrittore per ragazzi si avvia nel 1998. Dal 2004, gli Stati Uniti sono la patria dove la maggioranza dei suoi lavori viene pubblicata. Anche in Francia, Davide Calì, è pubblicato in maniera continuativa da diverse case editrici. In Italia, i suoi lavori sono curati principalmente dalle case editrici Kite, Orecchio Acerbo e Biancoenero.  Ha collaborato anche con Arka e Zoolibri.

Alcuni suoi fumetti vengono pubblicati regolarmente sul mensile francese Mes Premiers J’aime lire.

Davide Calì lavora anche nel campo della formazione: ha collaborato con il MiMaster di illustrazione editoriale, con l’Ars in Fabula di Macerata, L’Istituto Europeo di Design (IED) di Torino; ha tenuto anche un corso all’Accademia di Belle Arti di Tallin, in Estonia.

Calì è molto impegnato in numerosi progetti di promozione della lettura, anche utilizzando il Web. Ha anche deciso di donare a titolo gratuito alcuni di questi progetti, e ne hanno beneficiato librai, insegnanti e bibliotecari… e la lettura!

I suoi testi sono così amati che dei suoi lavori sono diventanti dei testi destinati al teatro per ragazzi; questo accade non solo in Italia ma anche in Francia, Belgio e Giappone.

Molto ricca è la lista delle sue opere… come anche quella dei riconoscimenti ottenuti.

MONICA BARENGO

Nasce a Torino nel 1990, amante dell’immagine e della lettura, Monica ottiene il diploma con indirizzo Arti Figurative al liceo P. Marinetti di Caluso.

Grazie a una borsa di studio per merito studia allo IED di Torino.

Tra i riconoscimenti ottenuti spicca la selezione alla mostra Children’s Book Fair di Bologna del 2012.

 

POLLINE

Ph. Francesca Lucidi

“Un mattino una ragazza che mai aveva coltivato fiori

si accorse che nel suo giardino,

da una pianta che nemmeno sapeva di avere,

ne era spuntato uno bianco, bellissimo.

Nel giardino c’erano diverse piante: alcune erano spinose.

Altre ancora avevano foglie sottili e lunghe, alcune davano

Fiori, altre no, ma di nessuna conosceva il nome.

Quel fiore bianco spuntato tra il verde senza nome

divenne subito il suo preferito.”

Così inizia questo albo illustrato breve, poetico, sospeso in un giardino di significati multipli evocati, e simboli forti che si celano dietro frasi lievi e apparentemente semplici.

Il formato materiale è grande, i colori sembrano simulare lettere, inviate… chissà, a sé stessi o a qualcuno. La carta appare leggermente ruvida e una vegetazione rappresentata in maniera malinconica, monocromatica, nasconde gli innumerevoli colori dell’animo in poche tonalità che si dividono tra delicati tratti scuri illuminati da chiarori sporchi. L’unica figura umana è la protagonista senza nome: le proporzioni sono innaturali e l’artistica visione dell’illustratrice travalica il tratto per creare una manifestazione delle emozioni e delle evocazioni grazie alla posizione delle mani, alle espressioni accennate di un volto tondo e spigoloso come una luna piena. Tutto è molto lunare, perché perso tra pensieri e malinconie… interrogativi e sospiri.

I protagonisti indiscussi a livello grafico sono la ragazza e il fiore bianco, gli unici due elementi che riportano tonalità più chiare che fanno spiccare questo affresco minimale in cui oggetti quotidiani come una tazza di caffè diventano l’interpretazione di un tempo, di una fase, di un momento che contiene gesti e aspettative; “pieni” e “vuoti”.

Un oggetto compare spesso: una forbice che sembra quasi identificare la vita con le sue occorrenze, le sue apparenti crudeltà manifestate in privazioni e allontanamenti.

Questo albo racconta una storia piccola e semplice che non ha uno svolgimento che si risolve in un finale chiaro. La favola interviene attraverso un animale parlante che non snocciola una morale ma frasi che invitano a un compito per niente facile.

L’Amore è il tema principale, ma non aspettiamoci il racconto di un incontro tra due persone. La ragazza e un fiore creano un legame, anzi, la giovane sente dentro di sé una possessione amorosa nascere dal nulla. La felicità, la felice fatalità non dura… il tempo passa e la protagonista soffre pensando all’oggetto del suo sentimento che gli sfugge. I “perché” nella sua testa sono molti, l’avvilimento si sostituisce alla sorpresa positiva. Questo perché quelle forbici agiscono apparentemente senza un motivo e la ragazza si trova spiazzata.

Tutti noi, quando qualcosa ci abbandona o ci viene portato via… ci chiediamo il perché. Aspettiamo, spesso, eternamente il ritorno di qualcosa, o di qualcuno.

Le parole di quell’animale parlante ci irriterebbero… un anno passa e qualcosa nell’aria ricongiunge la ragazza a quelle frasi enigmatiche che aveva ascoltato.

Facciamo attenzione ai pochi elementi che l’albo ci mette a disposizione: la forbice lascia spazio a una chiave. Cosa sbloccherà quella chiave?

Vi capita mai di sentire nell’aria il profumo di quel qualcosa che non è più tra le nostre mani, e in quel sentore sentiamo sì forte quella presenza che ci manca. Sollievo, o dolore? L’Amore può esistere solo in corrispondenza con un “oggetto”? Crediamo che prendendoci cura di ciò che amiamo questo non potrà mai lasciarci… a volte la cura non basta.

Giro il piatto posteriore dell’albo e vi riporto delle parole:

“Dovresti amare solo per amore,

né per dare qualcosa né per esserne ricambiata.

Dovresti godere di ciò che hai,

non di ciò che ottieni”.

Ph. Francesca Lucidi

Il fiore e la chiave ci congedano… e spero sarete curiosi di sapere se la ragazza è riuscita ad arrivare a un pensiero, a un’illuminazione balsamica per il suo cuore afflitto.

Questo è un albo per adulti, secondo me. È un piccolo volume che non fa domande ma ne genera molte.

L’allegoria proposta è applicabile a molti eventi della vita. Si vede che i due autori sono lettori che amano i lettori… perché è proprio a questi ultimi che viene data la responsabilità del senso totale di questo libro. 


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Grazie e buona lettura!