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giovedì 13 agosto 2020

TONY SANDOVAL

AMORI, ADOLESCENZA, UN CADAVERE E UN SOFÀ GIALLO

ANALISI DI UNO DEGLI STRAORDINARI 
GRAPHIC NOVEL DELL'AUTORE


 TONY SANDOVAL:

 CENNI BIOGRAFICI E STILE

Tony Sandoval nasce a Esperanza, in Messico, il 14 luglio del 1973. Sandoval inizia a lavorare nel mondo del design e della grafica, in seguito si approccia al fumetto da autodidatta. Lascia il Messico in mezzo a rocambolesche esperienze che racconta nel suo coraggioso graphic novel Appuntamento a Phoenix, del 2016. Sandoval approda in Europa e la Francia è il luogo dove vengono alla luce i suoi lavori indipendenti da sceneggiatore e disegnatore. In Italia possiamo godere dei sognanti mondi dark di Sandoval grazie alla casa editrice TUNUÉ.

Dal 2011 la Tunué è impegnata nella pubblicazione di tutti i graphic novel dell’autore: Il cadavere e il sofà; Nocturno, Doomboy, Oltre il muro, Echi invisibili, Mille tempeste, Watersnakes; il controverso autobiografico e “reale” Appuntamento a Phoenix e il grande ritorno nel mondo fantasy con Futura Nostalgia.

Sandoval viaggia per l’Europa, tra Barcellona, Parigi, Berlino; mantenendo vive le radici dell’immaginario messicano.

Questo artista ha un aspetto corpulento, lunghi capelli scuri, una barba importante e indossa una “divisa” di abiti neri: tutto in linea con un’immagine metallara. Sì, il metal è uno dei mondi che abitano gli universi onirici e fiabeschi di Sandoval: lui suona, ma rassicura, in diverse interviste, che ciò non ha a che fare con alte aspirazioni ma con una passione da consumare tra amici. Uno dei suoi lavori prende vita proprio da questo genere musicale: Doomboy, pubblicato primamente nel 2013 dalla casa editrice di Ginevra Paquet (che cura la maggior parte delle edizioni dell’autore); il graphic novel in questione parla proprio della carriera musicale di un misterioso e immaginario musicista. Sandoval lo arriva a definire un “documentario”. La musica è presa in grande considerazione dall’autore, che la definisce un mezzo di espressione, come il film, o il fumetto.

Effettivamente, l’autore non è un disegnatore codificato, e la “codificazione” è vista da Sandoval come un tratto specifico della visione europea del mondo fantasy. Sandoval ama l’arte, la pittura: si esprime con una tecnica pittorica che sfrutta gli effetti dell’acquerello. Egli non ha uno stile definito ma segue le ispirazioni del momento, o almeno così afferma. Sandoval nota nel mondo europeo anche un’altra specificità: l’immaginario appare più asettico e i “mondi” sono definiti, separati tra loro. In Messico le tradizioni, le superstizioni e il misticismo sono parte integrante della vita delle persone, delle loro storie e delle loro interpretazioni: tutto questo viene ripreso nelle opere di Sandoval dove le dimensioni si mescolano in narrazioni dove non è ben definito il confine tra la realtà, il sogno, l’immaginazione e il magico.

La fantasia è uno sguardo attivo che traccia segni, paesaggi e personaggi. I protagonisti di Sandoval sono principalmente adolescenti, individui che vivono in quella lontananza dal mondo reale fatta di istinti fisici, problemi assai particolari e immagini che nascono dalle paure e dai sentimenti esagerati che si provano a quell’età. Il buio fantasy di Sandoval non è codificato, alla maniera europea, ma segue i moti interiori di personaggi strani, dark, reietti e avvolti da una freddezza verso il mondo bilanciata da un sentimentalismo poetico altissimo. L’adolescenza è fatta di curiosità e scoperte, che non sono necessariamente collegate ed esiti confortanti. L’epicità della giovinezza si esprime in sfide fatte di violenza (sì perché la violenza non ha età, purtroppo), di scoperte intime dolcissime o oscene. Il malessere dell’adolescenza si dipana come un film horror, come un’immaginazione che crea un fantastico non codificato perché non viene dal pensiero ordinato ma dal disordine degli istinti potenti di un corpo e di una mente giovani, alla scoperta del mondo con i suoi dolcetti, a volte avvelenati a volte deliziosi.

Nelle opere di Sandoval il disegno è preponderante e la narrazione avviene principalmente attraverso le immagini, quelle create dalla mano dall’autore e dalle menti dei protagonisti delle sue storie.

La crudezza di Sandoval riesce a essere delicata. I paesaggi non sono belli ma duri e ombrati da energie invisibili. I corpi dei personaggi sono esagerati e pieni di tratti esasperati. L’occhio critico prevale, critico nel senso che è un’analisi espressa attraverso i parametri e le tecniche del sogno e della fantasia. Sandoval mostra un feticismo fatto di proporzioni sballate, di nasi impossibili e piedi nodosi ma magari laccati di sensuale smalto nero. I capelli fluttuano in acconciature che diventano attraenti nel complesso di abbigliamenti ben pensati, da outsider sciatto e allo stesso tempo bello, iconico. Le teste sono grandi, così l’immaginazione è ben comoda, i corpi si muovono per perpetrare cose terribili o per fare l’amore… e questo ci introduce alla nostra storia… ma tra poco.

Il buio che prende vita dalle mani dell’amatoriale musicista metal Sandoval… riesce a soffocare persino l’autore, tanto che egli tenta una fuga attraverso la curiosa autobiografia Appuntamento a Phoenix, e questo riferimento ci aiuta a capire la stretta codificazione del fantasy europeo con i suoi estimatori, simile con simili. Il lavoro di Sandoval che parte da un contesto politico, ben studiato dall’autore, racconta la fuga dal Messico che l’artista ha dovuto tentare, fare, riuscire. Si è detto che qualcosa, qui, è mancato. Si è parlato della mancanza della forza favolistica, di buonismo e addirittura di edulcorazione. La prigione di un genere che finisce per assorbire l’indipendenza di creazione di un autore… forse Sandoval ha ragione nelle sue considerazioni. Magari se lo leggerete potrete farvi una vostra idea; magari ne parleremo insieme. Le critiche hanno comunque riconosciuto a Sandoval il coraggio di uscire dalla comfort zone; ma magari non si è considerato che quella “zona” di buio, magari, non è sempre così confortevole per l’autore. In Sandoval la sofferenza ha una sua bellezza, ma è pur sempre sofferenza. Nelle opere dell’artista il mondo strano trova voce, e questo spazio non esisterebbe se non ci fosse quello primigenio intorno a Sandoval, e forse abbiamo il dovere di ascoltare la sua storia personale, decodificandoci.

Volete vedere uno di questi strani mondi? Che ne dite di un microcosmo che si divide tra un sofà e un cadavere in decomposizione?

 

IL CADAVERE E IL SOFÀ

Tradotto in italiano da Cristina D’Onofrio per Edizioni Tunué, Il CADAVERE E IL SOFÀ è stato edito in Italia grazie alla casa editrice, con base a Latina, nel 2011 e nel 2014.

È estate, la stagione che per l’adolescenza significa attese: le attività d’obbligo si fermano e a volte la noia fa da padrona. In estate si può vivere solitudine o nuove amicizie e nuovi amori; nel luogo del racconto, però, non è una stagione normale: è scomparso un ragazzo, Christian, e tutti sono chiusi in casa attanagliati dalla paura. Polo, un ragazzo strano e solitario, ciondola in un paesaggio giallo… in cui non si avverte una temperatura reale ma una temperatura dell’anima: tutto sembra avvolto da una strana immobilità angosciante, non calda, non fredda. Una fontanella attira l’attenzione di Polo, che la scruta e riflette. Quella strana attività sperimentale viene interrotta dall’arrivo di una ragazza. Sophie veste di nero e ha capelli corti, occhi completamente neri e una carnagione pallida da dove spicca il suo smalto nero e dei canini pronunciati. I due “strani” si piacciono subito, anche se con qualche imbarazzo. Polo mostra a Sophie la sua grande scoperta riguardo alla fontanella rotta, in cui l’acqua che continua a gocciolare ha fatto nascere un piccolo ecosistema di vegetazione e mosche. Polo osserva:

“Hai mai pensato che i difetti rendano le cose più interessanti?”

Il ragazzo esprime candidamente il suo pensiero ma poi si vergogna, complice quel senso di inadeguatezza che accompagna spesso l’adolescenza e i tipi strani. La bizzarria non spaventa Sophie, la quale mostra le sue attitudini particolari tirando fuori un libro sui lupi mannari. Anche nel luogo del racconto si sente spesso parlare di lupi, anzi, si crede che il ragazzo scomparso possa essere stato preso dal vicino di Polo… potrebbe essere un lupo mannaro il misterioso individuo?

Ciò che conta in questa storia non è solo ciò che accade realmente ma come le cose vengono percepite. Una cosa avvertita con la fantasia o i sensi non è meno reale di ciò che l’occhio vede e la ragione riconosce: questo è il paradigma di Sandoval.

La personalità curiosa e solitaria di Polo viene raccontata tramite il girovagare, anche notturno, che portano il ragazzo a fare una scoperta sconcertante, orribile. Christian non è scomparso, è morto.

I giorni successivi all’incontro, Polo e Sophie si intrattengono davanti alla tv da 180 canali del papà della ragazza… sì perché lei è solo in visita momentanea presso il genitore, e non si sa perché, non si sa nulla di lei. La tv è la solita vecchia scusa per un po' di intimità: Sandoval mostra dolcemente i sensuali segnali della ragazza verso Polo; i due si uniscono e i gesti e la pelle nuda vengono mostrati in tutta la loro realtà, carnalità. Nulla disturba perché tutto è vero, imperfetto, bellissimo in quella stranezza che addobba di meraviglia tutto ciò che è anticonvenzionale, finanche disfunzionale.

Polo, inaspettatamente, entra a casa del misterioso vicino per un futile motivo… e nota una serie di particolari che rimandano al mondo dei lupi, ai licantropi. Quasi a togliere l’imbarazzo, o per sviare il discorso, l’uomo afferma di preferire i vampiri, cosa che farà imbestialire Sophie al fedele racconto di Polo dell’incontro.

I due si cullano in silenziosi amplessi su un sofà giallo, un altro paesaggio giallo dalle temperature dell’anima. Quel pezzo di mobilio ha una strana storia, ma Sophie l’ha scelto dal bordo di una strada, e Polo non lo sa… e la scoperta di uno strano biglietto tra i cuscini genera in lui preoccupazioni e incubi terribili. Il ragazzo passa una brutta notte che si tramuta in febbre: mostri, serpenti e lupi… e in una Sophie famelica e crudele. E il fantasma di Christian inizia a infestare tutto, sempre di più. Il biglietto alla fine trova una spiegazione che spinge a un’indagine, che porterà a un “sequestro” e a una tremenda rivelazione da parte di un soggetto disgustoso.

Ph Francesca Lucidi

Può la decomposizione di un cadavere essere il segnatempo di un amore? Qui accade proprio così. Un adolescente ha una scala di valori estremamente personale, e anche le paure sono singolari. Alcune cose normali fanno orrore, alcune cose orrorifiche diventano affascinanti.

Il racconto si riduce a poca scrittura e a moltissime immagini narrative, e ad altrettante rappresentazioni di cose che non si sa se siano reali. Numerose domande restano senza risposta, forse è meglio così. Un omicidio, due partenze e tante rivelazioni. Un suicidio sembra portare giustizia, ma un cuore rotto non può che cercare di curarsi le ferite grazie al ricordo e alla fantasia. I sensi custodiscono le medicine per i pensieri ossessivi che possono ammalare. Si dice che gli adolescenti dimentichino in fretta. Sono certa che Polo non scorderà il momento in cui ha scrutato con timore la bocca di Sophie, o quando la ragazza si è presentata da lui vestita di bianco e senza le lenti spettrali ad offuscargli lo sguardo.

Tanta sofferenza è presente in questo fumetto; tutto però riesce ad essere bello perché il cuore riesce a far sentire il suo forte canto che è multiforme e non può intonare una melodia ad un sol tono: tutto esalta e poi butta giù, come accade nella vita reale.

Volete capire perché il sofà verrà spostato? Avete il coraggio di sapere cosa è accaduto a Christian e ai suoi boccoli biondi?

Se desiderate acquistare questo volume cliccate QUI, grazie alla mia affiliazione Amazon verrete condotti direttamente alla pagina dedicata dello shop. Acquistando il graphic novel dal mio link sosterrete il lavoro del Penny Blood Blog, che avrà l’opportunità di ricevere dei piccoli contributi virtuali da reinvestire in tanti libri sui quali discorrere insieme.

Buona Lettura!


 

SITOGRAFIA:

https://www.staynerd.com/etna-comics-2017-intervista-tony-sandoval/

http://www.auracan.com/Interviews/349-interview-entretien-avec-tony-sandoval.html

https://www.tunue.com/product-author/tony-sandoval/

https://www.fumettologica.it/2016/09/appuntamento-phoenix-tony-sandoval-recensione/

http://www.ilterzonews.it/il-cadavere-e-il-sofa-tony-sandoval/

https://fr.wikipedia.org/wiki/%C3%89ditions_Paquet

 

 

 

 

 

 

mercoledì 8 luglio 2020

FRIDA KAHLO RACCONTATA ATTRAVERSO UNO STRAORDINARIO ALBO ILLUSTRATO

FRIDA KAHLO. UNA BIOGRAFIA
di
MARÍA HESSE

Frida Kahlo. Una biografia, edizioni Solferino. Ph. Francesca Lucidi 

MARÍA HESSE

María è nata in Spagna nel 1982; ha una personalità rivoluzionaria, libera e desiderosa di comunicare importanti messaggi sociali ed emozionali. “Hesse” non è il suo vero cognome: è stata una scelta autonoma dettata da un profondo legame con Hermann Hesse. María è esattamente così: entra in un legame profondo con realtà e carni e le assorbe per poi cesellarle con gli splendenti materiali del suo talento e del suo animo.  Le connessioni che lei ricerca sinceramente, e perpetra, diventano un generoso regalo da fare a tutti.

María inizia a esprimersi con i colori fin da piccola. Una volta cresciuta pensa che l’Accademia delle Belle Arti sia la strada più sensata… in realtà non riesce ad essere ammessa. María, allora, si forma nel campo dell’istruzione infantile e diventa maestra.

Qualcosa manca.

Non riesce ad abbandonare il suo sogno, o destino. María inizia la carriera da illustratrice professionista. Il suo primo grande successo è “FRIDA KAHLO. Una biografia”, edito da Lumen.

Il libro viene tradotto in quattordici lingue; María vince in Brasile il National Children's and Youth Book Foundation Award.

María crea anche a un’altra biografia, dedicata a David Bowie. Questo lavoro è stato realizzato in collaborazione con Fran Ruiz, grande fan di Bowie. Frida, invece, è una creatura interamente curata dalla Hesse. Due icone ormai impresse ossessivamente quasi su ogni oggetto di uso quotidiano; due personaggi eccentrici e dolorosi… due personalità che hanno mescolato realtà e finzione da un’argilla originaria assolutamente inaccessibile all’uomo comune. María, infatti, riflette sulle volte in cui Frida parlò di molti eventi mutandoli; María sceglie di partire da pochi fatti certi per creare un documento che è innanzitutto un monumento alla VITA e alla COLORATA voce delle emozioni: anche il dolore ha i suoi colori, e grazie a María e a Frida possiamo affrontare un esercizio delle emozioni che non punta sul nozionismo ma sull’ESPRESSIONE.

María è presente sui social e ha un sito ufficiale adorabile. All’interno potrete trovare anche uno shop fin troppo accattivante.

Le biografie su Frida Kahlo e David Bowie sono uscite in Italia nell’ottobre del 2018, edite da Solferino.

 

FRIDA KAHLO. Una biografia

Questo libro è un albo illustrato, colorato, irriverente e rispettoso allo stesso tempo. La Hesse ci accoglie con il suo “manifesto” programmatico che invoca la volontà di ritrarre Frida Kahlo tra i poli della realtà e della finzione. L’illustratrice si prende la responsabilità del lavoro di scrittrice partendo dalla sua conoscenza di Frida… mondandola dalle pretese di eccessiva adesione alla realtà (una realtà altresì sfuggente), e si prefigge l’obiettivo di raccontare la straordinaria vita della pittrice cercando di esserne la portavoce; attraverso una mimesi profonda, sincera e rispettosa.

L’aspetto delle illustrazioni è giocoso, allegro e infantile. Tutto appare come un diario in forma di immagini, partendo da come Frida stessa ha raccontato la sua vita: con colori, contorni e trasfigurazioni.

Ph. Francesca Lucidi
Se si vuole leggere un saggio questo albo non è la scelta giusta, ovviamente. L’intento è la CONNESSIONE; non una conoscenza nozionistica ma emozionale. Tutti i punti salienti della vita di Frida sono riportati in un’apertura a inizio libro che ne sintetizza i passaggi fondamentali. Da lì, anche i profani possono partire con una panoramica generale chiara, semplice ed esaustiva.

Dopo, la narrazione inizia a dipendere dalle immagini in una maniera dolce e trasognata.  Frida non ci appare con la sua immagine iconica ma con linee che la ritraggono come un essere fatato, da amare immediatamente.

Tutto l’aspetto dell’albo ricorda un libro di fiabe. I dipinti di Frida vengono inseriti nella narrazione attraverso l’interpretazione dell’illustratrice, che intervalla il tutto con elementi nuovi che richiamano ogni singolo aspetto dell’esistenza, del gusto e della quotidianità della Kahlo.

Possiamo conoscere la Frida bambina che interagisce con le sorelle, e con l’amica immaginaria con la quale raggiungeva perfino il centro dalla terra. Quell’amica non ha volto ma i suoi movimenti, perfettamente orchestrati dai tratti della Hesse, sono ciò che più identifica il significato della sua presenza.

Sfogliando le pagine sembra di entrare a casa della famiglia Kahlo; ci pare di avvertire una inaspettata intimità con quella quotidianità qui riportata solo con pochi aneddoti. Si può riscontrare la gestualità forte e caratteristica di Frida, si può scorgere l’animo fermo ed elegante del papà… si può contemplare la gamba malata della pittrice che riesce ad essere un legno fermo ma allo stesso tempo un germoglio che non smette di voler vivere a tutti i costi.

Frida nasce con una malattia che viene nascosta a tutti per vergogna. La stessa vergogna fa sì che lo spirito rivoluzionario di Frida non venga compreso dagli altri. Il papà è una figura forte e amorevole… Frida non è una bambina come le altre: è debole e non si muove bene… quindi vi aspettereste che il Signor Kalho la iscrivesse a un corso di lotta libera? Tutto, qui, è stupore. Frida è un monumento sofferente al coraggio e alle risorse interiori urlanti.

Le pagine dell’albo sembrano tramutarsi in un quaderno assemblato tra fogli sparsi, schizzi e pensieri appassionati… come quello che Frida portava con sé il giorno del terribile incidente.

Nel 1925 l’autobus su cui è salita Frida si scontra con un tram; Frida non sarebbe neanche dovuta essere su quella prigione di metallo. L’impatto è lento e terribile. Frida viene trapassata da un corrimano che vìola la pura “femminilità” della giovane.

Nessuno crede nella sopravvivenza di Frida che, invece, ce la fa.

La convalescenza nel letto della sua casa è circondata dalle premure dei suoi genitori: la mamma e il papà ornano il suo giaciglio con un baldacchino e le regalano il necessario per dipingere, e uno specchio. Da quel momento inizia il viaggio di Frida nella pittura e nei significati profondi dell’esistenza, in primis della sua.

Lei inizia a dipingere ciò che è, ormai, il suo mondo: se stessa. Lei si guarda, si conosce e si reinterpreta… dandosi una forma che travalica le ferite fisiche per sublimare la sofferenza nell’espressione artistica del suo corpo, con le sue storie.

Prima dell’incidente Frida aveva un amore… aveva la passione per le bici prese a noleggio e non restituite a tempo debito. Nella borsa portava bambole, quaderni autoprodotti e tanti libri. La giovane era curiosa e vivace: una delle trentacinque donne ammesse alla Scuola nazionale preparatoria. Proprio durante i suoi studi, Frida conosce il “fattore x” del suo secondo incidente (così lei lo indentifica); la pittrice incontra Diego Rivera. L’impatto con Diego cambierà tutto… come quello che ha fatto scontrare l’autobus e il tram.

Ciò che colpisce è che la Frida prima della tragedia del 1925, che ho appena descritto, svanisce. Dal trapasso del povero e puro grembo della giovane nasce una persona nuova, risvegliata nel dolore.

Già da prima Frida si scopre più interessata alle persone che alle “nozioni” (come lo stesso albo che racconta la sua vita). La tragedia fa nascere delle consapevolezze dure da comprendere per chi non ha vissuto un dramma esistenziale e una lacerazione del corpo. Frida dice:

Perché studi tanto? Quale segreto cerchi di scoprire? La vita te lo rivelerà presto. Io so già tutto, senza bisogno di leggere o scrivere.

[…]

Ora vivo in un pianeta di dolore, trasparente come il ghiaccio, ma che non nasconde nulla, come se io avessi capito tutto nel giro di qualche secondo. Le mie amiche, le mie compagne sono diventate donne lentamente. Io sono invecchiata in pochi istanti e oggi tutto è bianco e limpido.

Ecco, soffermandosi sulla citazione, interamente riportata nell’albo, dobbiamo fermaci e restare in silenzio.

Dopo il silenzio inizia la seconda vita di Frida: il matrimonio con l’affermato artista Diego Rivera; gli scontri e l’amicizia con la prima moglie di lui; i tradimenti e la sofferenza pacata di Frida che cerca in tutti i modi di essere una amorevole moglie perfetta. Poi gli aborti e il senso di incompletezza. La lotta estenuante con una vita che sembra non volerla lasciare in pace. I dipinti vengono prima messi da parte e poi ripresi nella plasmazione cosciente del dolore che affligge la loro creatrice.

Da moglie perfetta Frida diventa una donna ferita nella fiducia e nel cuore; però, l’artista inizia a far vedere nel mondo la sua figura sofferente e immensa. La rottura con Diego, i numerosi rapporti sentimentali con uomini e donne. Non vorrei svelarvi i nomi di questi personaggi… assolutamente non anonimi. Vi cito solo il politico russo Lev Trockij.

Trockij e sua moglie vengono accolti e protetti, dopo la fuga dalla Russia, da Diego e da Frida che nel frattempo era tornata dal marito per recuperare il loro rapporto all’insegna dell’indipendenza.

Trockij e Frida iniziano una relazione clandestina… la moglie del politico scopre tutto e il rapporto viene troncato bruscamente. Forse anche Diego si accorge dell’accaduto, tanto che manda via i rifugiati accampando una banale scusa come l’affitto. Altri amori arrivano, con le loro magie e i loro distacchi.

I dipinti di Frida guadagnano sempre più attenzione, e la donna che dipendeva completamente dal marito inizia ad assaporare anche il piacere dell’autonomia economica.

Frida va a Parigi, dietro invito dei Surrealisti. Dopo mille peripezie, risolte da Marcel Duchamp, viene organizzata la mostra a cui Frida era stata invitata.

Lei è un animo libero e RIVOLUZIONARIO e ha difficoltà ad ambientarsi; in realtà, Frida inizia a disprezzare quegli artistoidi che si riempiono di parole… sono spocchiosi e odiosi. Purtroppo, durante il viaggio torna la malattia. A lasciare qualcosa di buono c’è però la nascita di alcune belle amicizie, come quella con Pablo Picasso.

Frida attira una grande attenzione su di sé.

Tornata in Messico, nella casa blu, il rapporto con Diego si consuma ancora tra le numerose amanti dell’uomo.

Frida si taglia per la seconda volta i capelli, per quella seconda rottura profonda.

La confusione fa avvicinare la donna a Ramón Marcader: una DISGRAZIA!

Marcader si macchia del brutale assassinio di Trockij; i sospetti ricadono su Frida che viene incarcerata per due giorni insieme alla sorella Cristina. Le donne vengono liberate… ma una delle due è ancora imprigionata nella malattia…

Diego, prende slancio dagli eventi terribili appena raccontati e chiede a Frida di sposarlo di nuovo. La donna tentenna per un po' per poi accettare di buon grado. Tutto sembra andare molto bene: il rapporto si lascia vivere nella semplicità dell’ambiente familiare e Frida si gode i nipoti e la profonda amicizia con Diego, cercando di non pensare troppo alle amanti che non smettono mai di infestare il matrimonio.

La pittrice si sente bene, si fa fotografare… inizia un diario e incomincia a insegnare alla Scuola di pittura e scultura del Ministero dell’Educazione, la cosiddetta “Esmeralda” (il nome trae origine dalla piccola via in cui sorge l’edificio).

 Frida e i suoi studenti passano il tempo sdraiati pancia a terra dando forme al mondo. Purtroppo, però, la salute della pittrice peggiora di nuovo. Costretta a stare a casa, continua a insegnare a un piccolo gruppo di fedelissimi: i “LOS FRIDOS”.

Arriva il busto di metallo e poi l’intervento chirurgico del 1946 che condanna Frida a indicibili patimenti, e alla dipendenza da medicinali. Un altro medico interviene nel 1950, il dottor Farill. Le nuove operazioni riescono a donare alla povera Frida una speranza di salvezza e un miglioramento dei dolori. Lei è così riconoscente al dottore che confeziona un “quadretto” apposta per lui.

La calma è solo apparente e l’isolamento e i tormenti di Frida tornano più forti di prima.

La pittrice smette di creare autoritratti e si dedica alle nature morte. Tra analgesici e alcool, in cui ormai si rifugia da diversi anni, ecco che tutto si alterna tra brevi sollievi e tenebra improvvisa.

Diego è sempre più distante e i due non vivono più insieme. L’uomo va a trovarla spesso… solo quello.

Il 1953 è l’anno di una bevuta di tequila diversa dalle altre: la fotografa Lola Álvarez organizza la prima personale di Frida in Messico. La pittrice non può alzarsi dal letto; il letto viene trasportato con il suo umano e bellissimo contenuto presso la mostra. Frida brinda con la tequila e canta…

La gamba destra viene amputata.

Diego non sopporta l’amputazione, piange e si dispera confusamente. Frida non smette di credere nella forza delle sue ali; anche se quelle della morte iniziano a far sentire il loro fruscio.

Il 6 luglio, Frida festeggia il suo compleanno con una forza vitale prorompente. Lei sa, per questo canta più forte e ride in modo memorabile.

Il 13 luglio il dottor Montoya si reca da Frida per un prelievo e la trova senza vita. Si parla di embolia polmonare o di dose eccessiva di analgesici.

La pittrice abbandona il suo dolore lasciando solo una BELLEZZA INESTINGUIBILE.

Tutto questo è raccontato in un modo che si può comprendere solo entrando a piedi scalzi nell’albo. L’unica cosa che forse necessitava di una piccola attenzione verso i lettori… è la forma. Le parti in corsivo riportano delle citazioni di Frida e questo forse era meglio specificarlo (non è scontato per tutti); sarebbe stato anche carino avere qualche riferimento in più sulle citazioni. Sono cose da poco, ma bisogna sempre pensare che nulla è scontato.

La fine del libro ci lascia un’altra panoramica, dopo quella iniziale sul riassunto della vita di Frida, e ci troviamo davanti a un catalogo di alcune opere della pittrice con titolo e data… ma nella trasfigurazione Hessiana.

Per SAPERE di Frida consiglio un altro tipo di libro; per CONOSCERE Frida, invece, questa è la scelta giusta!

Ph. Francesca Lucidi