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martedì 15 dicembre 2020

IL BAMBINO CHE PARTÌ PER IL NORD ALLA RICERCA DI BABBO NATALE

 UNATTO DI FEDE, UNA RICERCA PER SALVARE LA CAPACITÀ DI SOGNARE

GELO, CANI DA SLITTA E STRANE ORME GIGANTESCHE

VOI COSA CREDETE DI AVER VISTO? LA SCAMPEREMO? 

PER MERITO DI CHI?

di Kim Leine

Illustrazioni di Peter Bay Alexandersen

L’AUTORE

Kim Leine è nato nel 1961 in Norvegia, in un paesino rurale. Da ragazzo si è trasferito in Danimarca, a Copenaghen, dove studia infermieristica. In seguito, si sposta in Groenlandia. Nel 2004 torna in Danimarca, e si dedica alla scrittura. Scrive numerosi libri per adulti di successo: vince anche il Premio del Consiglio Nordico per il romanzo storico Il fiordo dell’eternità, tradotto in quindici paesi. Ha scritto tre libri per bambini, tutti ambientati nel Nord, l’estremo Nord.

LA TRADUZIONE

Curata da Ingrid Basso, ricercatrice in Filosofia teoretica presso l’Università Cattolica di Milano, insegnante di Filosofia della comunicazione all’Università Cattolica di Brescia. La Basso lavora come traduttrice dal danese e dal norvegese, e collabora con la pagina culturale del Manifesto.

IL BAMBINO CHE PARTÌ PER IL NORD ALLA RICERCA DI BABBO NATALE

Ph Francesca Lucidi

INTRODUZIONE

Edito da Iperborea nel 2019, un volumetto birichino che commuove ma qualche brivido lo regala, non solo per il freddo. Un atto di fede, un percorso di formazione per un papà; il riscatto della fantasia, perché per crescere c’è sempre tempo, ricordandosi che farlo non implica il privarsi dell’emozione di un momento, del sogno, della speranza. Babbo Natale, dopotutto, è un simbolo. Evoca l’attesa, è una metafora comprensibile del premio e della “punizione”, è l’invisibile che è necessario per riuscire a mantenere la capacità di non farsi schiacciare dal reale… quando in realtà è il nostro modo di reagire ad esso che vince, che crea ciò che diventa tangibile partendo solo dalla nostra fede.

Una copertina rigida, ruvida, che pare un piccolo quadro; anzi, penso che a Natale non starebbe male esposta fuori dalla libreria. Illustrazioni che sono dolci, che sono naturalisticamente credibili. Ogni disegno è marcato di fiaba e infanzia. Ma badate bene alle espressioni dei cani… sì, le illustrazioni forse ci dicono qualcosa che la mente non vuol “vedere”.

Nell’estremo Nord c’è ghiaccio e neve, e mare scuro. Tutto è bianco e nero, e blu profondo. Anche gli animali richiamano gli stessi colori, quei pochi abitanti non umani che spesso vengono cacciati perché parte dell’alimentazione di sussistenza per villaggi estremamente isolati. Il vento è fortissimo, gli alberi non ci sono. La neve è ciò che tutto ricopre: sulla neve si cammina, sotto di essa si conservano i cibi; se si sposta un po', con fatica, si possono scovare diverse cose nascoste poco prima dalla tempesta. Un intero capanno di caccia piò spuntare solo con uno stretto comignolo. Per noi, tutto può apparire affascinante o inospitale, in realtà il vero è fatto di entrambe le cose. Una regola fondamentale c’è, tra le altre: bisogna sempre lasciare sulla stufa una scatola di fiammiferi aperta, ricordando di lasciare due cerini che spuntano. Le mani possono esser ghiacciate, ma ghiacciate davvero, in quel modo si permette a chi voglia scaldarsi di accendere più facilmente la stufa. In Groenlandia ci si abitua a piccoli gesti e consuetudini che costituiscono la sopravvivenza: un fucile sempre accanto, dei cani forti e fedeli, una slitta veloce, del caffè bollente e soprattutto una cioccolata calda; bevande gustose, ma qui sono elementi che permettono al sangue di continuare a scorrere e non ghiacciare come tutto ciò che è liquido e sembra cedere al duro clima.

Ph Francesca Lucidi

Pare tutto un gran casino, in verità chi ci abita è abituato e sa cosa fare. L’uomo è fatto per abituarsi, per resistere. L’evoluzione è fatta di un susseguirsi di resistenza, motivazione, e un pizzico di ingegno… che pare magia. Qui la fantasia e la magia hanno la voce del piccolo Andreas.

Andreas ama il Natale, e nel villaggio tutti sanno che non possono affezionarsi troppo all’albero del paese perché il vento è subito pronto a spazzarlo via. Ed ecco che gli alberi si sostituiscono, con difficoltà dato che è difficile reperirli. Dopo Natale non occorre neanche togliere l’ultimo abete rimasto: il vento ci pensa da sé. Ciò non toglie che i simboli festosi non mancano: nelle scuole, nelle sale comuni e nelle case si preparano addobbi e si cantano canzoni. Tutto è molto buio, le ore di luce sono davvero pochissime. A fendere l’oscurità ci pensano le lucine poste sulle finestre delle case, internamente, e le lanterne poste su ogni slitta. Vedere le slitte andar giù per il pendio è uno spettacolo che pare inneggiare alla festa più di una moltitudine di alberi addobbati. C’è un problema, qualcosa che stona e preoccupa Andreas: il papà non ama il Natale.

LA TRAMA

Siamo in Groenlandia! Quale miglior posto per sentir meglio la risata di Babbo Natale. Non tutti hanno nel petto l’attesa del visitatore magico del Natale, o ritagliano pezzi di carta rossa sentando quel calore che durante le feste ti avvolge anche se fuori c’è la neve a render tutto freddo ma fatato.

“Il bambino si chiamava Andreas e il Natale gli piaceva da morire.

Piace anche a te il Natale? chiese alla mamma.

Certo che mi piace, rispose lei.

E a te? chiese alla sorellina, che si chiamava Sofie.

Sì, certo. Basta che non soffi sempre questo vento, rispose lei.

E a te papà? Anche a te piace il Natale?

No, rispose il papà. Io odio il Natale.”

Uno shock per il piccolo Andreas, il papà è categorico: “Il Natale è una stupidaggine”. Un bel problema quel viso incredulo e infastidito in una famiglia che sta lì e festeggia con poche cose e tanto amore tutto intorno. Il piccolo non si dà per vinto. Il meraviglioso approccio dei bambini alla vita: nulla è scontato e nulla è perduto, si può sempre andare alla ricerca di risposte e conferme, di prove e tesori. Nulla è categorico e mettono in dubbio tutto.

Andreas propone al papà di andare a Nord, lì abita Babbo Natale: chi meglio del barbuto e panciuto magico omone può riportare la fede, la fiamma del credere a qualcosa che non si vede, ad amare un’idea o un sogno. Il papà fa molta resistenza, ma alla fine cede, chissà perché? Qualche giorno prima della Vigilia di Natale si preparano slitta e provviste e i due si recano a Nord, tra sconfinati paesaggi, gelo, foche in lontananza e fucile sempre pronto. Andreas guida la slitta, e il suo cane Thor è il quarto della fila. Thor è il migliore amico del piccolo, insieme alla mamma, alla sorellina e al papà. Un piccolo mondo dove non serve chiasso, folla o troppe cose per provare i sentimenti veri e profondi della vita.

Il papà è convinto che una gita male non può fare, e via via pare assecondare Andreas nella ricerca di Babbo Natale. Arrivano al capanno di caccia, completamente ricoperto di neve. All’interno è tutto spoglio e un po' sporco, in poco tempo la stufa viene accesa e i giacigli preparati; ovviamente Andreas si adopera a ripulire tutto. Il bimbo ha un animo ecologista e animalista, e questo ci piace, e apprezzano anche le foche!

Il papà ascolta con attenzione il figlio, il piccolo ascolta gli insegnamenti del padre sulla sopravvivenza e li memorizza e ripete. Una scena fatta di sacchi a pelo, una vecchia stufa, e un libro di storie. Andreas ama molto i libri di storie, e ha in sé una fede incrollabile nelle sue fantasie, nella magia e in Babbo Natale.

I cani iniziano ad esseri inquieti, fuori dal capanno si riconoscono le voci di Thor e Carota, qualcosa pare camminare sul tetto: si sente sbuffare, si sente un rumore che non pare un verso o una voce. Il papà sta seduto dritto con il fucile pronto. Il fumo della pipa riempie l’aria di una nebbia densa. Qualcuno vuole entrare… forse Babbo Natale ha ascoltato il richiamo di Andreas? Il fucile però è pronto.

Orme gigantesche, poi una Vigilia con un regalo inaspettato. Quale sarà la verità? Un viaggio di formazione non per un bambino ma più per un adulto, che adesso sorride e, secondo me, nasconde un piccolo segreto nel suo cuore rinnovato.

Se lo leggerete spero mi farete sapere cosa avete compreso o creduto del finale. Qualcosa non torna… o forse nelle riletture sono passata da tremar di gioia al tremare di paura. Il significato sospeso è un mio forte dubbio, che mi piace.

Devo infilarmi delle pantofole calde ora, e sono fatte di un materiale raro e particolare: qui in Groenlandia bisogna sopravvivere con ciò che la Natura offre, o purtroppo si deve prendere. Se fossi lì con voi preferirei del normale velluto!

ANALISI E CONSIDERAZIONI

Una storia che ha i colori dell’inverno, anche perché si svolge dove il freddo è più perenne dei ghiacciai sofferenti. Un viaggio tra il gelo dei paesaggi e tra quello dei ricordi. Ah, gli adulti! Una tipica frase? Basta riportarvi cosa risponde il papà di Andreas quando il piccolo cerca di colpire a suon di occhioni speranzosi una parola rigida come una stalattite, e altrettanto affilata: “INDISCUTIBILE”. Impedire a un piccolo umano incorrotto nella curiosità di poter cercare motivi, risposte o soluzione… quale scemenza! Tornando a noi, sapete come spiega “indiscutibile” il papà di Andreas?

“Vuol dire che è così e basta.”

Magari nel papà di Andreas giace un bimbo a cui è mancato un pezzo, che sia di carta, che sia un biscotto. Probabilmente un bambino ferito e bloccato dalle convinzioni di altri adulti deve essere salvato da un altro bambino, suo figlio. Già, a casa del papà di Andreas non si festeggiava il Natale, anzi era quasi vergognoso anche solo pensarlo.

A un certo punto qualcosa scocca o brilla, una stella diversa? Sarà che la cioccolata sorseggiata durante il viaggio ha sciolto un grumo di risentimento o semplice rigidità “da grandi”? Se prima la fantasia di Andreas era il solo motore della vicenda, a un certo punto forse la salvezza verrà dalla fantasia di qualcun altro, di chi era un po' infastidito da tutta questa questione del Natale. Sì, state pensando bene, proprio lui.

Una scoperta verrà fatta, ma dobbiamo credere a ciò che le illustrazioni mostrano e Andreas vede? A ciò che il papà, con la voce, quasi tremante, conferma?

So che vi sto facendo molte domande. Problema mio che sto proiettando le mie sensazioni: però mi piace pensare che il lieto fine non sia sempre così chiaro ma che possa essere creato, raccontato, plasmato da una storia e fatto protezione, cura. Proteggere il sogno di un bambino salva un adulto da una vita di risentimenti e privazioni, questo lo credo fermamente.

Un regalo sotto l’albero probabilmente è un indizio. Bisogna anche stare attenti alle orme, dimenticavo. Anche se Andreas ha una risposta, plausibile?

Qualcuno ha salvato capra, cavoli e cani? Ma chi può essere stato...


Fatemi sapere! Sicuramente vi auguro di scongelare qualunque convinzione o pregiudizio che possa impedirvi di vivere una gioia, o una preziosa condivisione.

Buona Lettura!

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