DI ANDREA TOMASELLI
- Anno di Pubblicazione 2023
- Edizione 1°
- Editrice Eretica Edizioni
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- Pagine 77
DALLA DESCRIZIONE EDITORIALE
“I nostri corpi vagano, in esilio, in un disperato deserto apollineo. Sono stati banditi dall’ascetismo della nuova Chiesa, quella digitale, che in questo modo può lucrare sul desiderio abbandonato.”
L’AUTORE
Andrea Tomaselli, regista, sceneggiatore, scrittore e poeta, insegna sceneggiatura e regia cinematografica presso la Scuola Holden di Torino. Oltre che del racconto LA PESTE DELL’ANNO UNO, è autore del romanzo BODIES, STORIA DI UN POLIAMORE (2021) e della raccolta poetica VERSI EROTICI NEL DESERTO. Ha curato la sceneggiatura e la regia dei film ZOOSCHOOL, del 2015, e KYO, del 2019. È da ricordare anche lo spettacolo teatrale LA CREPANZA DEI MANIACI D’AMORE, di cui cura sceneggiatura e regia.
LIBERO INFETTARSI DI VITA, E LANGUORE E NOSTALGIA DEL PARADISO PRIMIGENIO
Più di cinquanta poesie, divise in tre sezioni: un triangolo, una piramide eretta per seppellire e piangere i nostri atavici limiti… da tumulare, piangere per un minuto per poi correre sulla sabbia che sa volare ed essere invisibile. E come la fine sabbia si può raggiungere ogni angolo del creato, ogni piega del corpo, ogni profilo di un’opera d’arte, ogni essere o essenza. Il vento passa attraverso e tutto canta.
Quale scioccante aggettivo: “erotico”, quando il deserto permette visioni solo momentanee, e la sete indebolisce corpi orfani, menti raddrizzate e ammaestrate a non pensare quei corpi e a chiudere ogni accesso al cuore che deve battere con un ritmo calmo, appena necessario a portare avanti passi incerti dove in realtà l’incertezza non è permessa in un reale pauroso, e impaurito di ciò per cui è nato: essere il divino che si può toccare.
Tomaselli versifica senza pudore, usa i nomi delle parti del corpo, tutte. La morale borghese è abbracciata per essere scossa, svegliata dal prolifico sperperare che mai dorme, o forse mai si sveglia. I letti sono fatti per far riposare le macchine, forme a cui ormai siamo spesso ridotti; le mani servono per autoconfortarsi di un ononanismo secco e sterile. Tomaselli recupera la fecondità di cui siamo donati al momento della nascita: non perpetuare la specie ma amare, d’amore e di passione, di stupore e parole sporche urlate con libertà.
Siamo davvero nati liberi? Quando già abbiamo il nome delle aspettative. Ma è solo l’incompleto a permettere la santificazione nell’infinito, grazie al desiderio. Non v’è peccato nel desiderare, perché il desiderio è virtù civica, sociale, teologica. Il sesso, tra questi versi, non ha il genere, non ha “quel” nome. Nelle parti intime la violenza permette di aprire il varco della divinità, dell’energia che uccide il “solo” in nome dell’UNIONE.
Le sensazioni sono ormai passate dalle dita, dal ventre e dai genitali… ai nostri occhi, che però non vedono ciò che possono desiderare, amare, ma si proiettano vuoti su schermi che fanno invidiare e succhiare vite altrui essendone intasati. Chi siamo? Pazienta e lo saprai… devi essere quieto. No! Tomaselli chiami a raccolta gli impazienti: reietti, sputati dal deserto per un altro deserto. Ma chi cammina nudo e a piedi scalzi non teme la spaventosa potenza di un orizzonte che sfuma per i raggi di luce e il calore estremo di un sole che brucia, e corrode le pietre. Volete accontentarvi della prosa? Sì, ma cosa raccontate? Vite di altri, principi stabiliti da morti, storie che non avete vissuto e non vivrete mai. “Parlo per chi sta dentro”: ascoltate il poeta, l’ultimo germoglio che non conosce distruzione chimica, anche se siamo ormai castrati da sostanze e istanze sintetiche.
L’orgasmo universale, il vuoto che reclama la sua funzione. Come un vaso non può accogliere acqua se non ha il suo vuoto allora noi non possiamo assolvere la nostra nascita senza svuotarci per essere riempiti di saliva, follia, amore. Non è il romanticismo a vincere, è la vitalità… è l’autentica vivida bestialità del nostro potere di unire, di legare, di godere del mondo fino a farlo sorridere così forte da far cadere i tetti da tutte le prigioni.