venerdì 2 giugno 2023

L'ARTE DI LEGARE LE PERSONE

 DI 
PAOLO MILONE
Ph Francesca Lucidi

  • Anno di Pubblicazione 2021
  • Edizione 1°
  • Editrice Einaudi
  • Prezzo di copertina €10,92 per l’edizione cartacea
  • Copertina flessibile
  • FORMATO KINDLE €9,99
  • Pagine 200
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DALLA QUARTA DI COPERTINA

" Quante volte parliamo dei medici come di eroi, martiri, vittime... In verità, fuor di retorica, uomini e donne esposti al male. Appassionati e fragili, fallibili, mortali. Paolo Milone ha lavorato per quarant'anni in Psichiatria d'urgenza, e ci racconta esattamente questo. Nudo e pungente, senza farsi sconti. Con una musica tutta sua ci catapulta dentro il Reparto 77, dove il mistero della malattia mentale convive con la quotidianità umanissima di chi, a fine turno, deve togliersi il camice e ricordarsi di comprare il latte.”

L'AUTORE
Paolo Milone, psichiatra, nato a Genova nel 1954. Il 1980 lo vede incontrare la sua professione all’interno di un Centro di Salute Mentale. Tra il 1988 e il 2016 lavora in un reparto di Psichiatria D’Urgenza. 


REPARTO 77, VISITE APERTE SOLO UN SUSSULTO ALLA VOLTA

“IL VERO DISCRIMINE È NON ABBANDONARE LE PERSONE”

“Certi pazienti sono così soli
Che per farsi mettere le mani addosso,
devono spaccare tutto.”
/-/
“Il dolore in urgenza è inesprimibile a parole,
viene espresso col corpo […]”

Un diario, senza date, senza progetti o programmi. Un resoconto fuori controllo, un rigurgito d’altre persone che ti hanno infestato lo stomaco, la testa, la colonna spinale, gli orari e le notti. Tutto intorno puzza, e le finestre sono sbarrate e l’aria non passa. 

I vicini buttano un occhio, i carabinieri alzano la paletta. Le cinghie, il Narcan, iniezioni di ogni colore e densità. Chi è troppo tranquillo e chi ribalta una lettiga. Un ragazzino si butta dalla finestra… Chi l’ha spinto?

  Un medico così bravo, sì, Milone lo è: lui nel suo diario non è professionale, ed è proprio il suo nudo coinvolgimento a mostrarlo come totalmente immerso nella missione di salvare il prossimo. 

Dove inizia la vita degli altri oltre la tua? Dove sta quella cortina che fa sì che non ti possano toccare? Queste sono domande per medici “illustri”, di quelli che hanno borse pesantissime, perché non devono correre dietro a un paziente psichiatrico in carne e ossa; di quelli che vanno ai convegni e parlano di qualcosa che non ha nome, ed inizia dove finiscono le univoche e rassicuranti profilassi. Il protocollo di Paolo Milone comprende lo scontro fisico, la menzogna, le chiamate a casa di notte; l’aggiustare un lavandino. 

Davanti c’è una bella donna, che chiede di essere salvata solo con lo strozzato verso di un intestino che brontola. Quasi quasi sarebbe da innamorarsi di lei. Ma come potersi avvicinare smettendo di provare ciò che prova un uomo e allo stesso tempo diventare l’umanità più impavida, dura e determinata? Qui ci si ammazza davvero. “Lo hanno scelto loro”, direte voi. Se solo sapeste quante persone gettatesi dal quarto piano in poi chiedono chi è stato a spingerli di sotto. 

Credere che togliersi la vita sia un atto volontario rassicura. Anche se preferiamo gli assassini ai suicidi. Ci piace pensare che la morte sia controllabile, prevenibile e soprattutto punibile. E quest’ultimo tratto contraddistingue il dito puntato verso i “pazzi”. Se solo sapeste come odora di buono un nevrotico… 

Il caffè è pessimo, le tazzine unte, i dolcetti andati a male: è una domiciliare.

La macchina passa a fatica tra i vicoli, le scale odorano di urina di gatto, la sofferenza gioca a nascondino: è un TSO. 

Marcello, Chiara, Lucrezia, Carmelo: nomi comuni di pazzi. Paolo Milone vuole bene ad ogni singolo cazzotto o spinta che si è beccato. Due costole rotte per due vite riaggiustate. 

Ci sono i farmaci? Oh, ci sono. Ma ci sono anche le urla, anche quando non si sentono. 

Brevi stralci dove essere disgustati, infastiditi; sentirsi esseri biechi che provano ribrezzo celato. Il paradiso piace a tutti, piace meno partire dall’inferno. Delegare, dimenticare, eppure: 

“Il bene e il male che facciamo a un’altra persona si riverbera
E si proroga in mille modi
Tra i suoi parenti, amici e conoscenti
E, nel tempo, si trasmette a tutti i discendenti. 
Sarà qualcosa di infinitesimo, un movimento atomico,
un’ombra, un fremito, ma esiste e si diffonde nell’universo. 
Vedi Giulia, noi contribuiamo a migliorare o peggiorare 
L’universo,
e, su questo, abbiamo una responsabilità.”

Oltre il “Reparto 77” c’è la stanza del glicine. Oltre la finestra c’è la città. Tossici, trans, donne rispettabili: tutti potenziali figli prediletti della malattia mentale. E come è imbarazzante essere salutato da tante prostitute e i loro clienti, quando sei fuori dall’ospedale e tenti di goderti una cena galante. Il protagonista di questa storia è uomo quando è medico, ed è medico quando è uomo. Pensieri, innamoramenti, professionalità, ancora messaggi ossessivi sul cellulare: Lucrezia. Non tutti si salveranno, ma il mondo può ancora essere salvo per un giorno… perché qualcuno ci ha provato. 

“L’arte di legare le persone al letto. 
Legare le persone a te. 
Legare le persone alla realtà.”
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