venerdì 18 marzo 2022

IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTON

 di

Richard Bach

Ph Francesca Lucidi

Anno di Pubblicazione 2018 (1°1970)
Editrice BUR Rizzoli
Prezzo di copertina €10,00
Fotografie di Russell Munson
Traduzione di Beatrice Masini
NUOVA EDIZIONE CON ULTIMO CAPITOLO INEDITO

DALL’ALETTA INTERNA

Il gabbiano Jonathan Livingston non è come tutti gli altri. Là dove i suoi simili, schiavi di becco e pancia, si limitano a composti viaggetti per procurarsi il cibo inseguendo le barche da pesca, lui intuisce nel volo una bellezza e un valore assoluti. Tanto basta per meritargli il marchio dell’infamia e l’allontanamento dallo Stormo Buonappetito.

TEMI

Un racconto mistico e messianico; una riflessione sul coraggioso e necessario esercizio della libertà, sul dovere di sorvolare la mediocrità proposta all’uomo come unica via. L’omologazione che soffoca le passioni e le inclinazioni personali è come lo Stormo Buonappetito: promette il solito pasto, il consueto annullarsi nel produrre e consumare in una velocità stereotipata, con una vista limitata e un corpo dal quale non si chiede altro di quello che ci autoimponiamo mutilandoci con la rinuncia, la ripetizione non benefica. L’esercizio salubre qui non ha uno “scopo”, è inteso come allenamento: una pratica naturale per gli esseri viventi, che modifica l’esistenza e guida le inclinazioni e gli animi. Prendere i pesci non è il fine, lo scopo, di cui si accontenta il gabbiano Jonathan, e Bach attraverso la sua figura riconduce l’uomo alla sua responsabilità di entità pensante, di pensiero incarnato. Dopotutto la realtà è impossibile da conoscere in modo diretto: le convinzioni, le tradizioni e le convenzioni permettono solo una proiezione di essa; appunto per questo è il pensiero il più importante apparato “biologico” che permette di vedere, volare, espandersi fino trovare la corrente giusta dell’assenza di paura.

Tre parti già note ai lettori; una quarta parte aggiuntiva figlia dello stato sperimentato dall’autore dopo il terribile incidente aereo del 2012. La storia acquista così una nuova forza: dalla parabola si passa alla disamina, alla denuncia, allo sbugiardare orgoglioso di chi è pronto a donare e donarsi alla libertà. 

L’AUTORE

Richard David Bach nasce il 23 giugno del 1936 ad Oak Park, luogo di nascita anche dello scrittore Ernest Hemingway; attualmente vive a Seattle. 

Fu pilota riservista dell’aviazione militare degli Stati Uniti d’America, pilota acrobatico e meccanico aeronautico. Ha avuto due divorzi prima del terzo matrimonio con Sabryna Nelson-Alexopoulos. 

Nel settembre del 2012 ha un gravissimo incidente con il suo idrovolante; viene ricoverato in ospedale in condizioni critiche: tutto a causa di un cavo elettrico. Esce dall’ospedale dopo mesi. L’incidente lo spinge a pubblicare una quarta parte del suo grande successo letterario IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTON, grazie alla moglie Sabryna complice di aver recuperato vecchi appunti. 

Di questo importante particolare ne parleremo tra qualche riga, tranquilli. 


IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTON

DA REIETTI A MESSIA. LA RIVOLUZIONE DI UN’ILLUMINATA IDEA DI LIBERTÀ

«Tu non capisci. La mia ala. Non riesco a muovere l’ala.»

«Gabbiano Maynard, tu sei libero di essere te stesso, il tuo vero te stesso, qui e ora, e niente te lo può impedire. È la legge del Grande Gabbiano, la Legge che È.»

«Stai dicendo che posso volare?»

«Dico che sei libero.»

Il reietto gabbiano che viene cacciato dallo Stormo Buonappetito perché interessato a volare, a sperimentare la propria natura oltre i limiti per essere più autenticamente sé stesso, ed essere poi qualcos’altro. Il reietto che diventa messia, maestro. Un Cristo alato che porta la parola e non giustifica l’inazione. Un personaggio indomito e libero che porta un “non messaggio” che sarà poi tramandato. Egli chiedeva amore e opere, volo e accoglienza. Nel tempo, però, altri si sono uniti alla causa della libertà… il nuovo capitolo inedito aiuta il lettore a non restare sospeso in un finale che si avvertiva forzato.

Appunti ritrovati e riportati alla luce che donano alla storia una nuova completezza, che mostrano al mondo i propri templi d’ignoranza, e imposizioni che si ritrovano attuali dal momento della composizione a quello della ricomparsa. 

Messia, discepoli e ascoltatori saranno uniti in un volo difficilissimo e pericoloso: il premio non riempie il ventre ma fa cibare insieme una comunità che può decidere di sfidare le mura erette dall’establishment, dal dogma. Governi e uomini sono colpevoli di perpetrare una schiavitù che si giustifica attraverso il sussurro che insegna all’uomo di essere inferiore, mai abbastanza, mai degno, mai libero. Pochi comandano masse abbandonate a uno stormo indistinto: la liberazione è una missione necessaria per tramandare quel senso del dono che sa spingersi anche fino all’estremo sacrificio. Un nichilismo attivo che non rinnega il futuro ma lo conosce, lo combatte, attraverso l’azione. 

La morte non esiste per chi sa spingersi verso visioni sempre superiori, diverse; verso stati di pensiero crescenti e in espansione, coinvolgendo anche il corpo fisico che c’è ma non è più limite. I veri illuminati sono coloro che si dissolvono con il disintegrarsi delle barriere imposte dall’esterno e dall’interno. 

Ciò non invita a una visione egoistica: l’amore è la vera essenza dell’esistenza, ma esso può partire solo dall’accettazione e il rispetto della propria unicità; uno stato superiore è poi abitabile grazie alla gentilezza, alla condivisione, al dono. 


CONSIDERAZIONI CON GLI OCCHI VIOLA

Un libro che ha avuto un grande successo e che molti hanno letto. I successi a volte sono democratici, questo libro non è democratico ma anarchico, rivoluzionario. Si può capire, nella lettura si possono appuntare pensieri illuminanti. Ma che fatica quelle lunghissime descrizioni sulle tecniche di volo. Snervante, faticoso. Un caso? Un feticismo per l’aviatore che è in Bach? No.

L’esercizio e il fare sono passaggi evolutivi che il lettore deve fare insieme ai gabbiani. Si fatica e si tenta; si sperimenta e si sfiorano i limiti di attenzione e stanchezza. Azione e pensiero sono necessari alla libertà, e si compenetrano in una collaborazione che l’essere deve poi saper proiettare verso l’esterno, verso l’altro.

Il rifiuto, l’annientamento, la formazione, l’insegnamento: i livelli che i gabbiani protagonisti affrontano in questa filosofica favola di piume, ali e ascenzioni.  Bach spinge il lettore al limite della possibilità di attenzione e comprensione, solo per decretarne il superamento possibile.

Il nuovo finale è forte, è la corrente perfetta per completare le evoluzioni a cui siamo stati chiamati nelle tre precedenti sezioni di lettura, di volo. Il sacrificio e non la rinuncia, l’accettazione ma anche la forza delle domande. Una lettura non facile che richiede picchiate, stalli e cadute. 

Bach dopo l’incidente ha ricordato e ha capito. 

L’autore resta un rivoluzionario che ha finito per incarnare nella sua esistenza le vicende dei gabbiani di cui racconta: la favola si è fatta profezia e a distanza di decenni, per chi sarà pronto o consapevole di poterlo essere, specchio di attualissime verità.

Ma quel gabbiano di che colore aveva gli occhi?

Se volete acquistare opere dell'autore basta cliccare QUI: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!

mercoledì 9 febbraio 2022

PER UN PUGNO DI CIOCCOLATA

 E ALTRI SPECCHI ROTTI

di

HELGA SCHNEIDER

Ph Francesca Lucidi

Anno di Pubblicazione 2019
Editrice Oligo Editore
Pagine 176
Prezzo di copertina €15,00

DALL’ALETTA INTERNA

“Aguzzini che si intrecciano a fanciulle indifese, spie e anziani nascosti per sfuggire alla morte, donne eroiche e soldati fragili. La grande letteratura dell’autrice de IL ROGO DI BERLINO e LASCIAMI ANDARE MADRE (Adelphi) è qui rappresentata in pagine di lucida disanima dell’animo umano”.


I TEMI

La Schneider ha vissuto il Reich: la cieca ideologia, la privazione dell’identità; l’insinuarsi di un serpente divoratore di volti, genitori, figli, vite. L’autrice sa di cosa parla e lo racconta con il tramite di protagonisti che segue in una quotidianità assurda, mascherata di una quiete apparente, in bilico su un oblio in espansione. Altre volte passa a loro la parola: il mezzo in cui la Schneider crede, e di cui si “arma” per tenere sbarrata la strada a un odio pronto a strisciare di nuovo attraverso i buchi di una terra fragile, se le mani e gli animi non si abbracciano in una comune causa di pace, solidarietà e responsabilità.

Dodici racconti: testimonianze brevi, dure e reali da poter sentire sulla schiena quel terrore che i cittadini dentro e fuori il Reich avevano incastrato nella gola, soffocando. La fame, le malattie, le separazioni. I rifugi antiaerei, le cortesie tra vicini; i tradimenti, gli arresti e la morte. 

Un libro che prende il titolo dal primo racconto della raccolta: scelta che porterà il lettore a vedere come, potenzialmente, “l’innocenza” è un peccato originale che non ci si può sempre permettere nella responsabilità dell’essere nella vita, dell’essere parte di insiemi di comunità che tra loro si intrecciano per legarsi in sicurezza o strangolarsi nell’odio di pochi, accorti, colpevoli.

L’AUTRICE

Helga nasce nel 1937 in Slesia, un territorio tedesco assegnato poi alla Polonia dopo la Seconda Guerra Mondiale. Mentre Helga e suo fratello Peter, rispettivamente di quattro anni e diciannove mesi, erano già stati privati della presenza del padre partito per il fronte, la madre decide di abbandonarli a Berlino per arruolarsi come ausiliaria delle SS; la donna diverrà guardiana nel campo femminile di Ravensbrück, in seguito in quello di Auschwitz-Birkenau. 

I due sventurati fratelli vengono accolti dalla zia paterna presso una lussuosa villa; in seguito, sono affidati alla nonna. Nel frattempo, il loro papà decide di risposarsi.

 La matrigna accetta Peter, Helga viene relegata prima un istituto di correzione e poi in un collegio per ragazzi indesiderati. 

La sorella della matrigna, però, riporta Helga a Berlino: una città ormai devastata dalla guerra. I bombardamenti imperversano e la famiglia è costretta a vivere in una cantina.  È il 1944.

 Zia Hilde lavora come collaboratrice nell’ufficio propaganda del ministro Joseph Goebbels; per questo Helga e Peter si trovano coinvolti nell’operazione propagandistica “I piccoli ospiti del Führer”, conoscono così Adolf Hitler. L’incontro colpisce la bambina che ricorderà un uomo segnato dal tempo e dalle preoccupazioni.

Poi, Helga si sposta con la famiglia in Austria, dai nonni paterni.

Nel 1963 la Schneider si trasferisce in Italia, a Bologna. 

Da allora porta le testimonianze sul Reich nelle scuole, e le diffonde soprattutto grazie ai suoi libri. 

Nel 1971 riesce a rintracciare la madre; riguardo all’incontro l’autrice racconta che la donna è ancora intrisa degli ideali nazisti: è stata condannata dal Tribunale di Norimberga a sei anni di carcere ma invece di fare ammenda conserva ancora, dopo decenni, la divisa delle SS che vorrebbe addirittura far indossare alla figlia. Helga è sconvolta. L’autrice ritenta l’incontro del 1998 con gli stessi risultati.

 Resta l’interrogativo su come il regime nazista possa aver reso le persone così cieche e prive di coscienza sugli orrori per i quali si è stati complici. Una domanda che riguarda ogni dittatura: questi pensieri sono perfettamente espressi nelle storie raccontate da Helga Schneider, la quale ci porta nei suoi ricordi sofferenti offrendo una chiave di comprensione e una possibilità di cambiamento per una umanità che ancora pronuncia parole come “nazista”, “fascismo”, ignorando il peso che quelle realtà hanno abbattuto sul mondo intero. 


PER UN PUGNO DI CIOCCOLATA

MAI ACCETTARE DOLCI DAGLI SCONOSCIUTI. E DAI VICINI?

Indicazioni, commenti e considerazioni

Come era diverso essere bambini, ragazzi, solo pochi decenni fa. Durante la guerra potevi essere facilmente merce di scambio, mezzo di ricatto, carne da macello, inconsapevolmente. Crescere non era una benedizione ma una potenziale condanna alla tortura indirizzata a una morte immeritata, innaturale. Conoscere queste storie, forse, potrebbe aprire gli occhi su quanti semi di odio e criminalità ancora crescono e si espandono tra i piedi di gente comune, per mano di pochi decisionisti scellerati.

Ebrei, ariani; tedeschi o russi; bambini e anziani: tutti armi, tutti pedine di mani che nella segretezza bellica muovono sorti per il potere. Aguzzini e salvatori si scambiano i ruoli: dove l’ideologia e la patria scardinano i valori e rimpiazzano con identikit di nemici e bersagli. Il caso ti fa incontrare un angelo o un diavolo; non si sa per quale fortuito ordine, scompigliato dai regimi e gli eserciti, ti capiterà l’uno o l’altro.

Crepe si insinuano in memorie presenti scarne, che si espandono per lasciare il posto d’onore a un passato comune; dove ti trovavi a barattare una vita, un pezzo di pane, una bicicletta… 

Dodici racconti, dodici documenti, dodici opportunità per chiedersi “perché?”. Quest’ultima è una domanda che instilla il senso di colpa; e a volte ne abbiamo bisogno per caricarci di eredità che si devono riscattare solo radendole al suolo per una totale ricostruzione. Ma, legalmente, prima ci si deve caricare del costo d’appropriazione di ciò che si riceve.

PER UN PUGNO DI CIOCCOLATA, ELI SOMMERS, VOJNÀ KAPUTT!; I DISERTORI, LA BICICLETTA ROSSA, SEP MUORE DI PACE, PÀVEL ANATÒL, FRIEDRICH, L’UOMO CHE AMAVA I TEMPORALI; NOI TORNEREMO! ASPETTANDO IL NUOVO REICH, L’ULTIMA VOLTA CON PETER. RICORDO DI UN FRATELLO; ITALIA, BOLOGNA, 1971. UNA NAZISTA PER MADRE.

Racconti dove qualcuno perde l’anima o guadagna un’uniforme. Dove una donna violentata può scambiare il gesto immondo con attenzioni e affetto manchevoli da anni. Le nuove nascite possono portare il marchio della colpa di altri; o il sigillo per una condanna già decisa prima che una creatura possa vedere la luce. La guerra ti fa abituare a non avere intimità; alla puzza e ai crampi nella pancia. La carità può risiedere ancora dove non si arrende l’umanità: anche un cucciolo di cane può diventare la prova che i cuori spezzati devono passare per ricomporsi. Quando ci si abitua al buio la luce acceca e confonde: gli uomini diventano animali e della specie animale sembrano essere sopravvissuti solo topi famelici, occhi bramosi tra macerie e nascondigli. 

Gli ultimi due racconti sono il prezioso regalo dell’autrice: essa ci porta nella sua stessa sofferenza, che capiamo essere stata disseminata già nei precedenti racconti. La chiusa è l’autobiografia di traumi che hanno trovato riscatto nel servizio agli altri; nella forza della lotta contro il male sempre vigile e in agguato. L’illuminazione della conoscenza del passato protegge l’ignoranza accattivante per chi vuole riempirne il vuoto.

 La Schneider non era ebrea, non era dissidente: essa ci mostra come nessuno fosse al sicuro, come il concetto di “buoni”… “cattivi” fosse altro, quando nessuno poteva essere se stesso ma ciò che la guerra o il Führer ti dicevano di essere. Il dramma di essere nata “ariana”, di essere abbandonata; di essere una bambina inerme in un mondo assassino e folle. 

Un libro potentissimo per lettori che devono voler ascoltare; che devono saper sopportare. 

Dopo ogni altro problema sembrerà quasi un’opportunità. Combattendo insieme a persone comuni si sopravvive da uomini straordinari. Non c’è sempre una parte giusta nella quale stare: dimenticare i simboli è però il primo passo da fare, per poi guardare verso il prossimo… alla pari, come riconoscenti creature di questo mondo. 

Regalatevi l’opportunità che questa lettura vi offre.

Se volete acquistare opere dell'autrice basta cliccare QUI: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!


sabato 5 febbraio 2022

SUPERARE GLI ATTACCHI DI PANICO

 UNA GUIDA IN 12 PASSI PER SMETTERE DI EVITARE POSTI, DI FARSI ACCOMPAGNARE OVUNQUE E TORNARE A UNA VITA NORMALE 

di

Emanuele Palagi

Anno di Pubblicazione 2019
Edizione 1°
Editrice Indipendently Published
Prezzo di copertina €10,40 per l’edizione cartacea
Copertina flessibile
GRATUITO SU AMAZON PRIME READING in FORMATO KINDLE
Pagine 108

DALLA QUARTA DI COPERTINA

“Molte persone lottano ogni giorno con la paura di avere un attacco di panico. La loro vita e quella dei loro familiari è condizionata dall’ansia e dalla paura. Che fare? 

[…]

Come funziona un attacco di panico? Come riuscire a superare la paura? Evitare alcune situazioni è la giusta strategia? Come possono i miei familiari e amici aiutarmi a stare meglio? Troverai la risposta a queste e a molte altre domande.”

I TEMI

Una guida, un quaderno di esercizi; un volume che si affianca a chi si trova a dover fronteggiare l’ansia e il panico direttamente o indirettamente. Spiegazioni semplici e immediate che, attraverso il metodo della psicologia cognitivo-comportamentale, accompagnano il lettore nella consapevolezza dei meccanismi disfunzionali che regolano pensieri e azioni in cui molte persone che soffrono di disturbi d’ansia si trovano imprigionate. La missione è non far sentire soli, far comprendere senza spaventare: tenere vivo l’entusiasmo e la motivazione del lettore facendolo innanzitutto sentire assolutamente “normale” in un disagio che, seppur invalidante, è superabile. I mezzi potenti degli esercizi e della scrittura si propongono di smontare le catene dell’ansia e della paura per una vita nuova di cui ci si può sentire meritevoli e responsabili. 

Un linguaggio divulgativo che si rivolge alle persone comuni. Si può riacquisire la straordinarietà di una vita di cui essere padroni, con fiducia. 

L’AUTORE

Emanuele Palagi è psicologo, consulente sessuologo e psicoterapeuta specializzato in terapia cognitivo-comportamentale. Svolge attività clinica in Versilia con adolescenti e adulti.

Per altre informazioni www.emanuelepalagi.com. 


SEDIAMOCI, RESPIRIAMO, PRENDIAMO CARTA E PENNA

Capire e agire

“Nel mio lavoro di psicoterapeuta incontro sempre più frequentemente persone che stanno male e hanno una vita limitata dall’ansia. Non hanno però, paura di un esame o di un cane o insetto, ma hanno il terrore di avere un attacco in cui possono:

- avere un infarto;

- svenire;

- rimanere soffocati;

- fare una figuraccia davanti agli altri;

- perdere il controllo.

Tutte queste persone hanno imparato a limitare la propria vita con l’unico obiettivo di diminuire le possibilità di sperimentare queste sensazioni.

Giorno dopo giorno le cose sono peggiorate e il loro spazio di manovra si è ridotto moltissimo.”

Il termine emozione deriva latino emovére (“ex”, ossia “fuori” + “movere”: muovere); pertanto l’emozione è un moto, uno scuotimento. È lo stato che deriva dalla reazione dell’organismo a percezioni e rappresentazioni. Le emozioni sono il frutto di un’evoluzione del nostro sistema nervoso che ha portato al nostro stato di “sapiens”, in realtà. Forse abbiamo così velocizzato il nostro evolverci da aver preso quelle straordinarie risorse che sono le emozioni ed averle trasformate in spauracchi orribili e pericolosi, almeno per chi se ne trova sopraffatto. 

Anche l’ansia e la paura sono funzionali al nostro benessere: sono protettive e stimolanti, fanno reagire a un potenziale pericolo o alzano la performance grazie a una preparazione e una pianificazione spinte a uno scopo. L’ansia generalizzata, però, perde la sua utilità nel momento in cui supera una soglia di allarme che ci fa come inceppare, diventare un meccanismo incastrato non più regolato a un funzionamento ma solo moto perpetuo senza controllo, agitazione fine a sé stessa. 

Che ruolo hanno le emozioni? Beh, partiamo dal pensiero. Il pensiero influisce sulle emozioni, o meglio sul nostro modo di interpretarle e immagazzinale; le emozioni fanno leva sul comportamento modificandolo; i comportamenti vanno poi a rinforzare i pensieri che hanno dato origine a questo circolo vizioso che si accartoccia su sé stesso. Detto questo, sarete delusi nel non leggere che sono gli eventi a determinare strettamente i disagi psicologici. Ciò che accade è un input viene da noi preso e “interpretato”: la realtà oggettiva è un po' una chimera…

Le strutture e costruzioni cognitive dell’individuo sono ciò che fa la differenza tra un problema e il nostro tracollo. 

La psicologia cognitivo-comportamentale è proprio l’approccio che va a tirar fuori il paziente da quel maledetto circolo vizioso di cui abbiamo appena parlato. In tutto ciò, ovviamente, ha una sacra importanza la collaborazione tra terapeuta e paziente. Questo tipo di aiuto va proprio a comprendere e modificare la relazione tra i pensieri, le reazioni emotive e i comportamenti messi in atto in determinate circostanze; i mezzi utilizzati sono la messa in discussione delle convinzioni malsane radicate, l’apprendimento di nuovi modi di risposta, e l’esposizione graduale alle situazioni temute. Attraverso il fare si condiziona il pensare, e viceversa. Se è nato prima o l’uovo o la gallina… beh interessa che noi siamo i padroni dell’uno e dell’altro, quindi, alla fine si possono avere entrambi anche nello stesso momento… perché abbiamo parecchie galline nel nostro pollaio. 

Chi soffre di panico ha oltrepassato un limite che ormai non è neanche più visibile. La paura fa agire davanti a un pericolo immediato, l’ansia entra in gioco contro un pericolo futuro o presunto. Chi è incastrato nell’ansia non sa esattamente cosa sta cercando di prevenire: tutto e nulla direi… e io lo so bene. Allora, se non fossimo “sapiens” agiremmo principalmente per un “qui e ora”; ma la nostra evoluzione nervosa ci ha permesso di pianificare, di agire pensando a un dopo. È proprio in virtù di una promessa futura, possibile e realizzabile che questo libro aiuta in esposizioni che faranno uscire da zone di comfort solo illusivamente confortevoli. 


RECENSIONE BREVISSIMA, DATO CHE QUI CI SI DEVE CONCENTRARE SU DI… TE!

Prendete carta e penna perché il percorso implica di scrivere, analizzare, dialogare. 

La lettura non vuole sostituirsi alla terapia con uno specialista, ma dato che spesso c’è reticenza, dubbio; poco tempo o pochi soldi, direi che questo libro è un buon modo per capire l’esterno e l’interno, per riappropriarsi di una consapevolezza che sa passare all’azione. 

Unica pecca? Forse a volte la punteggiatura avrebbe avuto bisogno di una revisionatina. 

Se volete acquistare il volume basta cliccare QUI: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!


mercoledì 19 gennaio 2022

L'ESILARANTE MISTERO DEL PAPÀ SCOMPARSO

 di

NEIL GAIMAN

Illustrazioni di Chris Riddell

Ph Francesca Lucidi
Anno di Pubblicazione 2019 (Orig. 2013)
Editrice Mondadori
Pagine 153
Copertina flessibile

DALLA QUARTA DI COPERTINA

Un cartone di latte e un viso sconcertato di un papà “trattenuto” da una serie di impedimenti incontrati sulla strada per il negozio dietro l’angolo. 

ULTIMO AVVISTAMENTO: In cucina, davanti alla porta del frigorifero e a un cartone di latte vuoto. Stabilito che l’aceto dei cetriolini non poteva costituire una valida alternativa da versare sui cereali per la colazione, il soggetto è uscito di casa a comprare il latte. Lungo la strada è stato risucchiato da un disco volante, preso in ostaggio da una nave pirata e inseguito dalla Polizia Spaziale Dinosauriana. Potrebbe essere in stato confusionale.

CHIUNQUE ABBIA INFORMAZIONI È PREGATO DI AVVISARE I FIGLI, CHE LO STANNO ANCORA ASPETTANDO DAVANTI ALLA CIOTOLA DEI CEREALI.

TEMI

“Era una delle eventualità possibili”, per citare un eminente scienziato stegosauro… o una professoressa stegosaura, questo dovrete scoprirlo. Gaiman come un papà immensamente ispirato dai suoi bambini, ancora una volta; un autore capace di decretare una verità inoppugnabile con prove tangibili che solo una mente straordinaria come la sua può scovare in una quotidianità che non ci restituisce mai come scontata, noiosa, meschina. Un papà e i suoi due bambini restano soli perché la mamma è impegnata in un viaggio di lavoro: pochi gesti quotidiani e una lista di cose da fare e controllare. Peccato che il tea quella mattina mancherà del suo consueto latte. L’abituale lettura del giornale di un papà ordinariamente distratto è condannata a interrompersi per la necessità di andare a recuperare un cartone di latte; la colazione va salvata! E il mondo? Beh, il latte assume qui il simbolo di qualcosa che può mantenere in vita l’universo, il nutrimento, le famiglie, la credibilità del ruolo di un papà. Il latte forse è quella fantasia attenta che un genitore, un adulto, deve proteggere per rendere il tempo meno pauroso, la vita più ricca se ha storielle disseminate in ogni oggetto o situazione apparentemente comune. 

Riddell si affianca, come sovente, con illustrazioni che prendono la forma di disegni, fumetti, caricature; tra di esse si può riconoscere un noto e scavato volto che ha parlato a milioni di lettori rendendo sopportabile ogni vuoto cosmico dell’esistenza, e quest’ultima diventa così più incline a farsi plasmare da chi si prende la briga di immaginare e poi costruire la propria personale avventura.

L’ESILARANTE MISTERO DEL PAPÀ SCOMPARSO

Ho deciso che dovevo fare qualcosa. Avrei scritto un libro in cui un padre faceva tutte quelle cose elettrizzanti che i padri fanno nella realtà nel mondo vero.

Neil Gaiman

Siamo così certi di conoscere perfettamente il tempo e lo spazio? Che sciocchini… forse gli artisti hanno compreso che ci sono passaggi e porte, opzioni e possibilità. Andare a comprare il latte è una scocciatura, specialmente se bisogna andare a stomaco vuoto, e di prima mattina, verso il negozio all’angolo di corsa, mentre due bambini aspettano annoiati davanti a una ciotola di cereali restati orfani del proprio inzuppo. 

Un piccolo tragitto e un obiettivo banale; ma siamo sicuri che in un’attività così di routine si esaurisca quel lasso di tempo, così, senza sensi ed emozioni a parte la fretta e lo scopo materiale? Gaiman veste i panni di un papà vestito in modo particolare, e dall’aspetto poco convenzionale, e dai capelli inusuali su un viso espressivo e fumettistico; beh, è Chris Riddel che glieli mette addosso questi panni. Questo papà esce di casa e torna dopo “secoli e secoli”. Ma cosa mai lo avrà trattenuto tutto questo tempo? Ci sono buone ragioni.

Può un semplice uomo ossuto e distratto salvare il mondo con un cartone di latte sempre stretto? Attenzione! Mai perdere di vista il latte. Ah, il papà riesce a tornare e ha delle buone ragioni per discolparsi del suo ritardo; bisogna ribadirlo. 

Gaiman ci porta in un’assurda avventura: alieni, dinosauri, pirati e vampiri; varchi temporali, astronavi e antiche profezie. Che poi perché definire tutte queste cose assurde? Dopotutto i libri ne parlano, i disegni dei bambini ne sono zeppi; le leggende giurano che i vampiri esistono, alcuni scienziati lo provano addirittura. 

Un libro dove gli adulti sono “infantili” e i bambini sono pragmatici. Ma è facile cedere al desiderio di sentir raccontare qualcosa su un proprio personaggio preferito… magari un pony o un vampiro succhia pomodoro. Gaiman ribalta il reale per farci prendere meno sul serio tutto, così da rendere la realtà meno spaventosa: ci rende eroi delle nostre piccole e grandi battaglie quotidiane!

Una storia da leggere e condividere con i bambini, da gustarsi da soli con una cioccolata calda in mano o dei biscotti sbriciolati addosso. Un momento da prendersi, per concedersi di essere qualunque cosa vogliamo, portandosi poi questo potere anche fuori dalla sessione di lettura. 

CONSIDERAZIONI

Vorrei prendere in prestito ciò che Gaiman dice riguardo al suo compagno di pasticci e capolavori Chris Riddell:

Un uomo che sa riconoscere i due lati di una matita, e disegna con quello appuntito; un uomo che ha vinto dei premi per i suoi disegni; un uomo che sa che aspetto ha uno stegosauro che viaggia nel tempo a bordo di una mongolfiera; un uomo tutto d’un pezzo.

Non so come andare avanti perché con Gaiman rischio la commozione ogni secondo, facendo cadere il computer che ho adagiato sulle gambe ormai addormentate. 

Ecco, questo genere di libri sono “sapienti” non solo perché sono esattamente al corrente di come sono certe creature che i più non riescono a vedere; ma lo sono perché nel modo più ben fatto del mondo, come fa chi è tutto d’un pezzo, sanno rendere ogni cosa possibile. Leggere queste storie ti fa sentire potente. Che bella sensazione! E specialmente perché è una potenza benevola e salvavita. 

Se volete acquistare opere dell'autore basta cliccare QUI: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!


martedì 11 gennaio 2022

LA PICCOLA PRINCIPESSA

 di

Frances H. Burnett

 

Ph. Francesca Lucidi

Anno di Pubblicazione 2007 (Orig. 1883)
Edizione Prima Ristampa
Editrice DeAgostini
Pagine 171
Copertina rigida (cartonata)
Illustrazioni
 di “Sergio”

DALLA QUARTA DI COPERTINA

Quando il destino strappa Sara dalla sua amata India per portarla in un tetro collegio inglese, la bambina non si perde d’animo. Da tempo ha imparato a trarre forza dalle meravigliose storie che sa inventare… e quante nuove amiche si conquista raccontandole! Ma dopo la morte del padre, l’arcigna direttrice non ha nessuna pietà per l’orfana ridotta in miseria.

TEMI

La Burnett ci porge un’altra storia dove i bambini diventano l’incarnazione delle brutture, delle bellezze, e delle speranze del mondo intero. Leggerete pagine dove la fiaba scaturisce da una realtà così tangibile da poterne sentire la durezza sotto le dita.

 Pubblicato nel 1883, con il titolo di SARA CREWE; un romanzo pervaso dalla nebbia, e da un gelo che penetra nelle ossa di chi si trova a guardare le tremende vicissitudini di una piccola, innocente, fortissima bimba dalle gambe esili e gli occhi verdi grandissimi. Quella nebbia fa scomparire ogni colore della gioia, o forse no. Sara aveva tutto: un padre che l’adorava e un patrimonio di quelli che rendono gentili anche le persone più abiette e insensibili. Una tragedia, una disgrazia, e Sara vede crollare il bellissimo castello dove viveva accompagnata da fantasticherie magnifiche e dalla fedele bambola Emily. Devo però dire che queste due ultime cose restano la ricchezza di una nuova Sara divenuta povera, anzi “poverissima”.

Un bravo soldato non si lamenta mai… un “prigioniero della Bastiglia” mantiene la fierezza anche tra mura umide e topi affamati. Le strade di una città che non bada ai bambini coperti di stracci e impalliditi dalla fame non perché si nascondano, dato che sono troppi, ma perché guardare in faccia le proprie colpe è cosa da persone davvero forti. Qui gli adulti sono deboli, tormentati e quasi sciocchi. Solo un viso straniero può riuscire a scorgere il vero volto di una realtà a cui gli altri si sono abituati pur costringendosi a farlo. Ed ecco che quei colori riescono a far scorgere qualche sfumatura da quella nebbia di dolore… grazie alla gentilezza, alla fantasia e all’onore: quest’ultimo non di rango ma d’animo. Una Principessa non è tale solo per gli abiti sontuosi; una vera Principessa ha a cuore gli altri e non si scompone mai, mai!

Tra le mura di un collegio di prestigio e di una soffitta putrescente, la Burnett ci invita a fare amicizia con la piccola Sara, una Principessa, un soldato, un’orfana. Un romanzo che è un inno alla forza d’animo, alla bontà; guerreggiando con i pregiudizi di cui Sara non fa vittima neanche un topo che ha problemi come i nostri, e occhi umani che meritano un nome di battesimo.

La genitorialità viene raccontata dal più profondo dei suoi valori, travalicando età anagrafica e ruoli; sesso e mezzi. La fecondità risiede nella capacità di donare vita ad ogni cosa: sia essa inanimata o vivente, attraverso il raccontare o per mezzo della cura del prossimo, nonostante le difficoltà personali.

Pagine dallo stile elegante e avvolgente, realistico e magnetico; personaggi caratterizzati perfettamente e ambienti che restituiscono ai sensi numerosi impulsi che catapultano nella storia… fosse anche tra strade fangose. Un odore di focaccine nell’aria e pochi spiccioli nella tasca; ma la Burnett ci insegna la forza di credere che qualcosa veglia su di noi: la bontà di un mondo in cui possiamo immettere un calore che ci verrà restituito.

LA PICCOLA PRINCIPESSA

FORSE SE SI PENSA INTENSAMENTE A QUALCOSA…

DELIZIAMOCI CON PERSONAGGI, CITAZIONI E QUALCHE ELEMENTO CHE VI PORGO ALL’ATTENZIONE

Come a dire che un atto di generosità è stato ripagato con una grande ricompensa, e che, qualche volta, la realtà può superare la fantasia più fervida.

Il fulcro della vicenda risiede nel valore delle piccole cose: anche se il lusso è l’iniziale protagonista, i veri gioielli risiedono nell’anima di ogni oggetto, cibo o gesto. Ogni elemento ha una sua storia: racconti nel racconto che parlano di focolari stretti nella ruggine, focaccine fragranti, tea odorosi; vecchie cianfrusaglie e scialletti rossi. Sara è la creatrice, la “madre” di tutto ciò che riuscirà ad illuminarsi nonostante l’asfissiante polvere che pare scrollarsi dalle spalle della perfida Miss Minchin o di giovani ragazze ricche già avvizzite in un consumante disprezzo verso il mondo.

Sara Crewe, insieme ai suoi capelli nerissimi così diversi, ha pochi anni ma sta già vivendo più di un’esistenza.

Via via che saliva, aveva la sensazione di lasciarsi alle spalle il mondo in cui era vissuta una bambina che non era più lei. Quella che si dirigeva verso la soffitta, con un vecchio vestito troppo corto e troppo stretto, era un’altra.

Sara, però, non demorde mai. Riesce a far luccicare una fiammella di bellezza anche dove la neve smette di essere magia ed è solo un dolore per le ossa stanche. Ciò accade perché Sara sa amare veramente, e non ha pregiudizi. Mirabile il personaggio della sguattera Becky che trova nella sua nuova compagna di sventure ispirazione e aspirazione verso una vita che sembrava non avere nulla da offrirle. Una soffitta cadente può essere il più bel castello se dentro vi abita una Principessa: ricordiamo che questo titolo è nato da una bella pelliccia e si è adagiato su un cuore d’oro, per restarvi per sempre.

˜

Uno dei miei libri preferiti… letto la prima volta quando ero a letto malata: avrò avuto nove o dieci anni. Perso tra i vari regali che le mamme usavano fare ai cugini più piccoli, è tornato a me dopo che ho cercato e trovato l’edizione giusta, dallo stile retrò e pagine che profumano di vecchio e di fiaba.

Consiglio di far leggere questo libro a più bambini e bambine si possano radunare… dopotutto siamo soldati e combattiamo amabilmente per la gentilezza, l’amicizia vera e l’orgoglio puro dei coraggiosi.

Credo che la gente preferisca la gentilezza, Ermengarda. Se Miss Minchin fosse la persona più intelligente dell’universo ma avesse lo stesso brutto carattere che ha adesso, sarebbe ugualmente detestabile e nessuno le vorrebbe bene.


Ecco, c’è Ermengarda che ci aspetta per ascoltarci mentre le leggiamo qualcosa… noi adoriamo leggere e lei adora ascoltare. Speriamo che Lottie non ci distragga con i suoi capricci, ma lei ci vuole bene perché adesso ha trovato una “mamma”, tra noi, che le vuole bene.

Buona Lettura! Mi è venuta voglia di tea.

 Se volete acquistare il volume basta cliccare QUI: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!

 

 

venerdì 7 gennaio 2022

LETTERE DI STAGIONE

 

di

CONNY MELCHIORRE

 

Anno di Pubblicazione 2021
Edizione 1°
Editrice AUTOPUBBLICAZIONE
Pagine 150
Genere EPISTOLARE con 17 lettere
Copertina flessibile

DALLA QUARTA DI COPERTINA

Come le stagioni si alternano nel tempo, così i sentimenti brillano o si adombrano, per quanto ci accade. I vorticosi tumulti del nostro animo, oggi come ieri, s’affidano a chi scegliamo come custode di emozioni e sogni. Nella speranza che le acque in tempesta si plachino, sfociando in mare navigabile.

Leggere questa raccolta di storie ti renderà partecipe dei timori, delle gioie, dei tremori, delle conquiste, degli affanni di chi le vive. Un narratore per ogni lettera. Ognuno con un singolare destino.

TEMI

Una ruota della vita che ospita le stagioni, e da esse viene ospitata; diverse epoche rappresentate attraverso la messa in scena di esistenze che nel presente poggiano il palmo sul ventre del passato proiettandosi verso futuri personali o donati all’altro, al destinatario. Donne e uomini che si confidano al lettore per invitarlo in un’intimità che non si risparmia: affetti delicati e perpetui, rapporti d’amore e fratellanza che sfidano la morte, la guerra e il destino. Anche la rabbia e la follia sono mostrate senza filtri… come solo una lettera può fare grazie al patto che si compie con le parole che scivolano tra le dita più coraggiosamente se non devono esser pronunciate. Madri, nonne e amiche; studenti, fanciulle e militari; più persone della stessa specie: l’umana carne che può santificarsi grazie all’amore o può deteriorarsi nella malattia di animi che hanno rinunciato a lottare per autodeterminarsi. Si inizia in modo amaro in contrasto con i boccioli primaverili; si termina nel gelo dove fiorisce con coraggio l’umanità e la forza di uno sperare non sterile ma fatto di gesti e scelte. Si lotta, si cade e ci si medica. Ci si abbraccia e ci si confida. Brevi stralci di sincerità assai profonda dove il lettore può confrontarsi con la varietà dell’esistenza e del tempo: corsi e ricorsi dove ciò che resta è ciò che si decide di mantenere vivo nel tramandare… come un seme che vola lontano per continuare una generazione ipoteticamente senza fine.

L’AUTRICE

Abbiamo già parlato di Conny, ricordate i RACCONTI DEL FOCOLARE? Nessun problema, vi rimando al contenuto scritto in precedenza: cliccate QUI.

LETTERE DI STAGIONE

DA UNA PRIMULA AL PRIMO NEVISCHIO CHE CI ACCAREZZA IL CAPO

Conny Melchiorre sa invitare a un pasto semplice che resta impresso, che riempie la pancia come una pietanza casalinga che sa di famiglia, anche se quella famiglia può essere composta da una sola persona… da noi stessi, e non per questo è meno salda o accogliente.

Diciassette lettere dove ogni piccola cosa viene innalzata dal ricordo, dalla forza delle emozioni che prendono un particolare o un incontro e lo rendono parte della nostra vita; poi della vita di tutti grazie al racconto, alla condivisione. Leggendo si sente di avere una madre, una nonna, un fratello o un amante. Un cagnolino ci sarà riconoscente perché siamo intervenuti per spezzare la stretta corda dell’indifferenza; un soldato dividerà con noi un pane condito di speranza. La madre che avremo non rivendicherà onori per un concepimento biologico ma ci curerà come solo una genitorialità del cuore può; perché tutti i personaggi non sono stretti in uno stereotipo, sì sono comuni ma non scontati perché essi sono la messa in scena delle numerose diversità di ognuno.

Lo stile è sempre semplice e curato; i racconti brevi e poco faticosi (se non si considerano alcuni temi, pesanti e asfissianti). Un libro adatto a chi si affatica a leggere o non legge spesso; che può essere donato e par chiedere di essere proprio passato di mano in mano.

Devo avvertire che ci sono confessioni e struggimenti non facili: la malattia, la solitudine e la perdita di un figlio; la sterilità e gli orrori della guerra. Anche in ciò è riuscito a salvarsi un germoglio che mostra i setosi petali del tocco affettuoso di chi ha mantenuto memoria, e la forza di continuare a vivere.

CONSIDERAZIONI

[…] ti auguro la presenza, nella tua vita, come accade ai protagonisti che incontrerai in questo libro, di spiriti sinceri e speciali, cui affidare le tue lettere ed il tuo cuore.

Due lettere le ritroviamo anche ne I RACCONTI DEL FOCOLARE, li ho riconosciuti subito; non vi dico quali, toglierei il divertimento.

Inizialmente ero spiazzata perché l’overture non mi ha fatto impazzire; subito dopo mi sono ricreduta e ho ritrovato la cara Conny che non sa essere diversa da sé stessa, e ciò è un bene per noi che la incontriamo.

Non mi ha comunicato nulla un piccolo racconto erotico e assurdo di cui forse non ho colto il senso. Piccoli confronti che non sempre devono portare a una mediazione: la diversità di vedute si accoglie, se ciò non nuoce a nessuno.

Mirabile un certo racconto su un rossetto: niente di vanesio ma un’apoteosi della dignità. E che emozione sentire sotto le dita il pelo di un cavallo affettuoso o avvertire la lingua ruvida di un dolce cagnolino riconoscente. Con Conny non ti senti mai solo, e apprezzi la rabbia concitata delle persone normali che si comportano in modo straordinario non cedendo a brutture, vuoto e caso infausto. Purtroppo, alcune tragedie non hanno avuto vendetta, ma forse il senso è proprio questo… beh, io avrei voluto giustizia ma a volte il credito vien restituito in modi inaspettati ma non per forza meno incisivi. Vorrei che il male non esistesse, e che sciocca volerlo! Leggendo i personaggi di Conny, però, riesco a far miei consigli sussurrati; a sentire tra le fauci come una bevanda calda che fa passare il mal di stomaco.

Se volete acquistare il volume basta cliccare QUI: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!

martedì 4 gennaio 2022

COME FU CHE BABBO NATALE SPOSÒ LA BEFANA

di

ANDREA VITALI

Ph Francesca Lucidi

Anno di Pubblicazione 2013

Edizione

Editrice Mondadori

Copertina rigida con sovraccoperta

Pagine 125

ILLUSTRAZIONI di Gianluca Biscalchin

DALL’ALETTA INTERNA

Nel placido paese a bordo del lago ci si prepara a festeggiare il Natale, l’aria è carica di una promessa di neve e gli adulti sono al riparo dal freddo e dai dubbi, confortati dalle loro certezze esistenziali.

“Perché se Babbo Natale esiste nessuno l’ha mai visto?”: dalla fatidica domanda di Tom, un ragazzino curioso che non si accontenta delle risposte evasive dei suoi genitori, prende avvio il racconto di Vitali, che illustra il mondo dei grandi, impacciati e non sempre all’altezza del loro ruolo di educatori”.

TEMI

Tre bambini hanno una questione da analizzare, un caso da risolvere; un bel gruppetto di adulti si ritrova davanti a interrogativi che avrebbero voluto volentieri evitare: dopotutto dopo una certa età si presume che della vita tutto sia chiaro e che le fantasie siano delle sciocchezze. Però non tutti i grandi la pensano così: un direttore scolastico con la passione per la scrittura e una domestica ferratissima sugli amori da fotoromanzo stentano ad arrendersi a certezze che non saziano per niente, o che per lo meno lasciano lo stomaco un po' insoddisfatto per la mancanza di quella bontà che solo una magia avvenuta mentre fuori nevica può porgere su un piatto d’argento a un paesino qualsiasi con gente assolutamente ordinaria. I ruoli qui sono stabiliti, rigidi da diventare la caricatura di un mondo adulto che perde la partita davanti alla determinazione e alla pura, sincera, libera mentalità dei bambini. Carabinieri, madri e maestre; padri e barboni: per ognuno di loro c’è una definizione su aspetto, comportamento, e fregi. Ma davvero la vita è tutta lì? Di certo il lettore imparerà che le parole hanno un peso: è ora di smetterla di credere che i bambini non capiscano… essi ascoltano e vedono molto intensamente di un “carabiniere maresciallo”.

Una commedia degli equivoci che inganna fin dal titolo, a ragione. Una storiella alla maniera di Vitali che si presenta come un libro per bambini ma che, con la semplicità di un romanzo per ragazzi, si rivolge all’adulto per donargli una nuova, dolce, visione della vita.

L'AUTORE

Andrea Vitali è nato a Bellano il 5 febbraio del 1956; figlio di impiegati comunali, cresce sul lago di Como ed è il maggiore di sei fratelli. Restato a diciassette anni orfano di madre, cresce con la presenza costante delle sue tre zie, sorelle del padre; a questa esperienza dedicherà il libro LE TRE MINESTRE.  

Diplomatosi al liceo segue poi le ambizioni paterne e si laurea in medicina all’Università Statale di Milano. Vitale fa il medico per ben venticinque anni, più precisamente fa il medico di base proprio a Bellano. Nel 2020 riprende l’attività medica per aiutare nell’emergenza legata alla pandemia da Coronavirus. Nello stesso anno ha ripreso la sua aspirazione giornalistica giovanile e inizia la collaborazione con Il Fatto Quotidiano.

COME FU CHE BABBO NATALE SPOSÒ LA BEFANA

CHE COSA STA ACCADENDO?

Forse è già accaduto, forse no, non si sa.

[…]

Sicuramente è ancora giovane e lo resterà per gran tempo ancora.

Forse lo resterà per sempre, come capita a coloro che di invecchiare non ne vogliono sapere.

Tommaso ha dieci anni, il suo nome ha subito diverse modifiche: i diminutivi sono diventati sempre più lunghi con la crescita. Ciò che conta è che di maturità Tommaso ne ha da vendere, nel senso che il bimbo si pone domande serie che mettono in crisi la classica evasività che i grandi spesso hanno di fronte ai più piccoli. Se Babbo Natale esiste perché nessuno lo ha mai visto? Domanda lecita; mentre un raviolo raffredda su una forchetta in attesa di sapere se è una bandierina rossa o già una bandiera bianca.

La causa dei tormenti di Tommaso è Rebecca, “bèbèbè”, una bambina che inciampa sulle parole probabilmente perché vive la sua giovane esistenza cercando di salvarsi dagli appuntiti angoli di cui è fatta la madre. 

La Signora Stecchetti è ben nota alla mamma di Tommaso. La Stecchetti è davvero uno stecco, o meglio una figura geometrica appuntita che non lascia spazio alla gentilezza o all’emozione: le due non si sopportano perché il morbido subisce gli urti con ciò che è appuntito. 

Rebecca sa bene che Babbo Natale non esiste. Almeno così afferma frettolosamente, e freddamente, Stecchetti madre. La bimba però ha un crollo improvviso, un pianto infernale che evolverà in malesseri più cocenti. Diciamo che chi di angoli ha ferito di improvvisa magia ha subito. Non si sa se di magia si tratti ma Tommaso ha visto, e anche il suo amico Carmine; non si dubiti di Carmine il quale è figlio di un “carabiniere maresciallo” e sa bene come condurre un’indagine. 

Una bella patata bollente questo mistero che si presenta come una diatriba feroce agli occhi della maestra Venirà e del direttore Remedio Impero. Entrambi i personaggi non hanno figli ma chissà perché essendo quasi declassati come educatori, perché non essendo genitori pare non possano comprendere bene come ci si comportìi con i bambini, sembrino invece i più inclini ad osservare ed ascoltare. 

Il Direttore vive con l’anziana madre e scrive storie per bambini: è un creativo e ha tanto tempo per scrutare il cielo ed annusare l’ispirazione. Questo suo animo fanciullesco e aperto lo rende un uomo timoroso ma sicuramente comprensivo, di certo difenderebbe Babbo Natale da tutte le accuse!

Ecco, qui entrano in gioco i Carabinieri e delle accuse non ben chiare. Il Maresciallo, un carabiniere galante e una domestica si ritroveranno tra le mani la patata bollente che prima friggeva tra le mura di una scuola elementare. 

Lo sfondo degli anni Settanta, o forse prima, l’odore della neve in arrivo e le luci sul lago tanto caro a Vitali. Un’ambiente accogliente dove una leggenda diventa certezza, poi mistero, poi equivoco e ancora mistero. 

Il peso delle parole e la misura del cuore per una storia carina che regala un sorriso; potrebbe persino far venire un risotto il più buono di sempre. 

Se leggerete capirete il perché!

CI SONO CASCATA IN PIENO!

Analisi piccina con considerazioni che si son fatte attendere

Vitali è fatto così, ti pone in modo scherzoso piccole storie che vanno diventando questioni enormi e reali, di tutti e per tutti. 

All’inizio sono rimasta piuttosto delusa… se solo avessi potuto leggere l’aletta interna! 

Ho acquistato il libro usato e poco vi era scritto a riguardo. Dal titolo e dalla copertina ho pensato, inizialmente, ad una vicenda fantastica dove avrei visto il panciuto Santa Claus prendere per mano una vecchina ricoperta di stracci chissà dopo quali avventure tra cieli stellati, doni e tempeste di neve e carezze. 

Letta così direi che avevo più o meno visto bene, ma l’ho capito solo alla fine. 

Dopo una serie di vicende quotidiane niente affatto fantastiche mi sono sentita tradita, soprattutto perché Babbo Natale non è affatto il protagonista. In realtà non si sa neanche se abbia l’udito funzionante e se sappia parlare. Sta lì e tutti intorno si affaccendano a capire chi, cosa e perché. Ai piccoli la curiosità e gli spasimi passano presto, perché a loro non servono tante congetture, ma i grandi impazziranno alla ricerca di spiegazioni difendendo convinzioni e certezze che non sanno di niente e in realtà non si reggono perché un’identità non ce l’hanno: hanno solo un ruolo. 

La credibilità del ruolo è quel prestigio che una professione o una figura hanno perché considerate socialmente prestigiose: un carabiniere, un direttore di scuola, una ligia madre severa. La credibilità nel ruolo rimanda a come una persona incarna quel ruolo, e lo porta avanti. Si può rovinare un’intera categoria se non si fa ciò che ci si aspetta. In realtà le “regole” della vita sono molto più sfumate di quelle di una carica o una qualifica. Vitali gioca con tutto ciò sbeffeggiando un pochino i grandi, ma non troppo. Personaggi rigidi condividono lo spazio con personaggi sognanti e sognatori: il mix sarà simpatico, tenero e per certi versi illuminante. 

Credo che questa storia non possa essere compresa completamente da un giovanissimo che vi si approcciasse tutto da solo. Il piccolo romanzo è adatto a quelle persone che sanno essere credibili in quanto se stessi, nel senso che si danno spazio in toto: con sogni, incertezze e qualche strappo alla regola se il cuore lo richiede. Chi è fatto ad angoli, come la Stecchetti, forse potrà intraprendere un viaggio verso una meta promessa, verso una cometa messa a portata di mano. Sì, come i Magi: vi posso dire che avranno a che fare con la Stecchetti madre… dove si arriverà? O forse qualcosa partirà, o verrà spedito. 

Le illustrazioni in bianco e nero delineano con pochi tratti personaggini espressivi che sembrano poco realistici ma dimostrano, invece, la sincera realtà di ciò che rappresentano. 

Se volete acquistare il volume basta cliccare QUI: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!