martedì 11 gennaio 2022

LA PICCOLA PRINCIPESSA

 di

Frances H. Burnett

 

Ph. Francesca Lucidi

Anno di Pubblicazione 2007 (Orig. 1883)
Edizione Prima Ristampa
Editrice DeAgostini
Pagine 171
Copertina rigida (cartonata)
Illustrazioni
 di “Sergio”

DALLA QUARTA DI COPERTINA

Quando il destino strappa Sara dalla sua amata India per portarla in un tetro collegio inglese, la bambina non si perde d’animo. Da tempo ha imparato a trarre forza dalle meravigliose storie che sa inventare… e quante nuove amiche si conquista raccontandole! Ma dopo la morte del padre, l’arcigna direttrice non ha nessuna pietà per l’orfana ridotta in miseria.

TEMI

La Burnett ci porge un’altra storia dove i bambini diventano l’incarnazione delle brutture, delle bellezze, e delle speranze del mondo intero. Leggerete pagine dove la fiaba scaturisce da una realtà così tangibile da poterne sentire la durezza sotto le dita.

 Pubblicato nel 1883, con il titolo di SARA CREWE; un romanzo pervaso dalla nebbia, e da un gelo che penetra nelle ossa di chi si trova a guardare le tremende vicissitudini di una piccola, innocente, fortissima bimba dalle gambe esili e gli occhi verdi grandissimi. Quella nebbia fa scomparire ogni colore della gioia, o forse no. Sara aveva tutto: un padre che l’adorava e un patrimonio di quelli che rendono gentili anche le persone più abiette e insensibili. Una tragedia, una disgrazia, e Sara vede crollare il bellissimo castello dove viveva accompagnata da fantasticherie magnifiche e dalla fedele bambola Emily. Devo però dire che queste due ultime cose restano la ricchezza di una nuova Sara divenuta povera, anzi “poverissima”.

Un bravo soldato non si lamenta mai… un “prigioniero della Bastiglia” mantiene la fierezza anche tra mura umide e topi affamati. Le strade di una città che non bada ai bambini coperti di stracci e impalliditi dalla fame non perché si nascondano, dato che sono troppi, ma perché guardare in faccia le proprie colpe è cosa da persone davvero forti. Qui gli adulti sono deboli, tormentati e quasi sciocchi. Solo un viso straniero può riuscire a scorgere il vero volto di una realtà a cui gli altri si sono abituati pur costringendosi a farlo. Ed ecco che quei colori riescono a far scorgere qualche sfumatura da quella nebbia di dolore… grazie alla gentilezza, alla fantasia e all’onore: quest’ultimo non di rango ma d’animo. Una Principessa non è tale solo per gli abiti sontuosi; una vera Principessa ha a cuore gli altri e non si scompone mai, mai!

Tra le mura di un collegio di prestigio e di una soffitta putrescente, la Burnett ci invita a fare amicizia con la piccola Sara, una Principessa, un soldato, un’orfana. Un romanzo che è un inno alla forza d’animo, alla bontà; guerreggiando con i pregiudizi di cui Sara non fa vittima neanche un topo che ha problemi come i nostri, e occhi umani che meritano un nome di battesimo.

La genitorialità viene raccontata dal più profondo dei suoi valori, travalicando età anagrafica e ruoli; sesso e mezzi. La fecondità risiede nella capacità di donare vita ad ogni cosa: sia essa inanimata o vivente, attraverso il raccontare o per mezzo della cura del prossimo, nonostante le difficoltà personali.

Pagine dallo stile elegante e avvolgente, realistico e magnetico; personaggi caratterizzati perfettamente e ambienti che restituiscono ai sensi numerosi impulsi che catapultano nella storia… fosse anche tra strade fangose. Un odore di focaccine nell’aria e pochi spiccioli nella tasca; ma la Burnett ci insegna la forza di credere che qualcosa veglia su di noi: la bontà di un mondo in cui possiamo immettere un calore che ci verrà restituito.

LA PICCOLA PRINCIPESSA

FORSE SE SI PENSA INTENSAMENTE A QUALCOSA…

DELIZIAMOCI CON PERSONAGGI, CITAZIONI E QUALCHE ELEMENTO CHE VI PORGO ALL’ATTENZIONE

Come a dire che un atto di generosità è stato ripagato con una grande ricompensa, e che, qualche volta, la realtà può superare la fantasia più fervida.

Il fulcro della vicenda risiede nel valore delle piccole cose: anche se il lusso è l’iniziale protagonista, i veri gioielli risiedono nell’anima di ogni oggetto, cibo o gesto. Ogni elemento ha una sua storia: racconti nel racconto che parlano di focolari stretti nella ruggine, focaccine fragranti, tea odorosi; vecchie cianfrusaglie e scialletti rossi. Sara è la creatrice, la “madre” di tutto ciò che riuscirà ad illuminarsi nonostante l’asfissiante polvere che pare scrollarsi dalle spalle della perfida Miss Minchin o di giovani ragazze ricche già avvizzite in un consumante disprezzo verso il mondo.

Sara Crewe, insieme ai suoi capelli nerissimi così diversi, ha pochi anni ma sta già vivendo più di un’esistenza.

Via via che saliva, aveva la sensazione di lasciarsi alle spalle il mondo in cui era vissuta una bambina che non era più lei. Quella che si dirigeva verso la soffitta, con un vecchio vestito troppo corto e troppo stretto, era un’altra.

Sara, però, non demorde mai. Riesce a far luccicare una fiammella di bellezza anche dove la neve smette di essere magia ed è solo un dolore per le ossa stanche. Ciò accade perché Sara sa amare veramente, e non ha pregiudizi. Mirabile il personaggio della sguattera Becky che trova nella sua nuova compagna di sventure ispirazione e aspirazione verso una vita che sembrava non avere nulla da offrirle. Una soffitta cadente può essere il più bel castello se dentro vi abita una Principessa: ricordiamo che questo titolo è nato da una bella pelliccia e si è adagiato su un cuore d’oro, per restarvi per sempre.

˜

Uno dei miei libri preferiti… letto la prima volta quando ero a letto malata: avrò avuto nove o dieci anni. Perso tra i vari regali che le mamme usavano fare ai cugini più piccoli, è tornato a me dopo che ho cercato e trovato l’edizione giusta, dallo stile retrò e pagine che profumano di vecchio e di fiaba.

Consiglio di far leggere questo libro a più bambini e bambine si possano radunare… dopotutto siamo soldati e combattiamo amabilmente per la gentilezza, l’amicizia vera e l’orgoglio puro dei coraggiosi.

Credo che la gente preferisca la gentilezza, Ermengarda. Se Miss Minchin fosse la persona più intelligente dell’universo ma avesse lo stesso brutto carattere che ha adesso, sarebbe ugualmente detestabile e nessuno le vorrebbe bene.


Ecco, c’è Ermengarda che ci aspetta per ascoltarci mentre le leggiamo qualcosa… noi adoriamo leggere e lei adora ascoltare. Speriamo che Lottie non ci distragga con i suoi capricci, ma lei ci vuole bene perché adesso ha trovato una “mamma”, tra noi, che le vuole bene.

Buona Lettura! Mi è venuta voglia di tea.

 Se volete acquistare il volume basta cliccare QUI: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!

 

 

venerdì 7 gennaio 2022

LETTERE DI STAGIONE

 

di

CONNY MELCHIORRE

 

Anno di Pubblicazione 2021
Edizione 1°
Editrice AUTOPUBBLICAZIONE
Pagine 150
Genere EPISTOLARE con 17 lettere
Copertina flessibile

DALLA QUARTA DI COPERTINA

Come le stagioni si alternano nel tempo, così i sentimenti brillano o si adombrano, per quanto ci accade. I vorticosi tumulti del nostro animo, oggi come ieri, s’affidano a chi scegliamo come custode di emozioni e sogni. Nella speranza che le acque in tempesta si plachino, sfociando in mare navigabile.

Leggere questa raccolta di storie ti renderà partecipe dei timori, delle gioie, dei tremori, delle conquiste, degli affanni di chi le vive. Un narratore per ogni lettera. Ognuno con un singolare destino.

TEMI

Una ruota della vita che ospita le stagioni, e da esse viene ospitata; diverse epoche rappresentate attraverso la messa in scena di esistenze che nel presente poggiano il palmo sul ventre del passato proiettandosi verso futuri personali o donati all’altro, al destinatario. Donne e uomini che si confidano al lettore per invitarlo in un’intimità che non si risparmia: affetti delicati e perpetui, rapporti d’amore e fratellanza che sfidano la morte, la guerra e il destino. Anche la rabbia e la follia sono mostrate senza filtri… come solo una lettera può fare grazie al patto che si compie con le parole che scivolano tra le dita più coraggiosamente se non devono esser pronunciate. Madri, nonne e amiche; studenti, fanciulle e militari; più persone della stessa specie: l’umana carne che può santificarsi grazie all’amore o può deteriorarsi nella malattia di animi che hanno rinunciato a lottare per autodeterminarsi. Si inizia in modo amaro in contrasto con i boccioli primaverili; si termina nel gelo dove fiorisce con coraggio l’umanità e la forza di uno sperare non sterile ma fatto di gesti e scelte. Si lotta, si cade e ci si medica. Ci si abbraccia e ci si confida. Brevi stralci di sincerità assai profonda dove il lettore può confrontarsi con la varietà dell’esistenza e del tempo: corsi e ricorsi dove ciò che resta è ciò che si decide di mantenere vivo nel tramandare… come un seme che vola lontano per continuare una generazione ipoteticamente senza fine.

L’AUTRICE

Abbiamo già parlato di Conny, ricordate i RACCONTI DEL FOCOLARE? Nessun problema, vi rimando al contenuto scritto in precedenza: cliccate QUI.

LETTERE DI STAGIONE

DA UNA PRIMULA AL PRIMO NEVISCHIO CHE CI ACCAREZZA IL CAPO

Conny Melchiorre sa invitare a un pasto semplice che resta impresso, che riempie la pancia come una pietanza casalinga che sa di famiglia, anche se quella famiglia può essere composta da una sola persona… da noi stessi, e non per questo è meno salda o accogliente.

Diciassette lettere dove ogni piccola cosa viene innalzata dal ricordo, dalla forza delle emozioni che prendono un particolare o un incontro e lo rendono parte della nostra vita; poi della vita di tutti grazie al racconto, alla condivisione. Leggendo si sente di avere una madre, una nonna, un fratello o un amante. Un cagnolino ci sarà riconoscente perché siamo intervenuti per spezzare la stretta corda dell’indifferenza; un soldato dividerà con noi un pane condito di speranza. La madre che avremo non rivendicherà onori per un concepimento biologico ma ci curerà come solo una genitorialità del cuore può; perché tutti i personaggi non sono stretti in uno stereotipo, sì sono comuni ma non scontati perché essi sono la messa in scena delle numerose diversità di ognuno.

Lo stile è sempre semplice e curato; i racconti brevi e poco faticosi (se non si considerano alcuni temi, pesanti e asfissianti). Un libro adatto a chi si affatica a leggere o non legge spesso; che può essere donato e par chiedere di essere proprio passato di mano in mano.

Devo avvertire che ci sono confessioni e struggimenti non facili: la malattia, la solitudine e la perdita di un figlio; la sterilità e gli orrori della guerra. Anche in ciò è riuscito a salvarsi un germoglio che mostra i setosi petali del tocco affettuoso di chi ha mantenuto memoria, e la forza di continuare a vivere.

CONSIDERAZIONI

[…] ti auguro la presenza, nella tua vita, come accade ai protagonisti che incontrerai in questo libro, di spiriti sinceri e speciali, cui affidare le tue lettere ed il tuo cuore.

Due lettere le ritroviamo anche ne I RACCONTI DEL FOCOLARE, li ho riconosciuti subito; non vi dico quali, toglierei il divertimento.

Inizialmente ero spiazzata perché l’overture non mi ha fatto impazzire; subito dopo mi sono ricreduta e ho ritrovato la cara Conny che non sa essere diversa da sé stessa, e ciò è un bene per noi che la incontriamo.

Non mi ha comunicato nulla un piccolo racconto erotico e assurdo di cui forse non ho colto il senso. Piccoli confronti che non sempre devono portare a una mediazione: la diversità di vedute si accoglie, se ciò non nuoce a nessuno.

Mirabile un certo racconto su un rossetto: niente di vanesio ma un’apoteosi della dignità. E che emozione sentire sotto le dita il pelo di un cavallo affettuoso o avvertire la lingua ruvida di un dolce cagnolino riconoscente. Con Conny non ti senti mai solo, e apprezzi la rabbia concitata delle persone normali che si comportano in modo straordinario non cedendo a brutture, vuoto e caso infausto. Purtroppo, alcune tragedie non hanno avuto vendetta, ma forse il senso è proprio questo… beh, io avrei voluto giustizia ma a volte il credito vien restituito in modi inaspettati ma non per forza meno incisivi. Vorrei che il male non esistesse, e che sciocca volerlo! Leggendo i personaggi di Conny, però, riesco a far miei consigli sussurrati; a sentire tra le fauci come una bevanda calda che fa passare il mal di stomaco.

Se volete acquistare il volume basta cliccare QUI: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!

martedì 4 gennaio 2022

COME FU CHE BABBO NATALE SPOSÒ LA BEFANA

di

ANDREA VITALI

Ph Francesca Lucidi

Anno di Pubblicazione 2013

Edizione

Editrice Mondadori

Copertina rigida con sovraccoperta

Pagine 125

ILLUSTRAZIONI di Gianluca Biscalchin

DALL’ALETTA INTERNA

Nel placido paese a bordo del lago ci si prepara a festeggiare il Natale, l’aria è carica di una promessa di neve e gli adulti sono al riparo dal freddo e dai dubbi, confortati dalle loro certezze esistenziali.

“Perché se Babbo Natale esiste nessuno l’ha mai visto?”: dalla fatidica domanda di Tom, un ragazzino curioso che non si accontenta delle risposte evasive dei suoi genitori, prende avvio il racconto di Vitali, che illustra il mondo dei grandi, impacciati e non sempre all’altezza del loro ruolo di educatori”.

TEMI

Tre bambini hanno una questione da analizzare, un caso da risolvere; un bel gruppetto di adulti si ritrova davanti a interrogativi che avrebbero voluto volentieri evitare: dopotutto dopo una certa età si presume che della vita tutto sia chiaro e che le fantasie siano delle sciocchezze. Però non tutti i grandi la pensano così: un direttore scolastico con la passione per la scrittura e una domestica ferratissima sugli amori da fotoromanzo stentano ad arrendersi a certezze che non saziano per niente, o che per lo meno lasciano lo stomaco un po' insoddisfatto per la mancanza di quella bontà che solo una magia avvenuta mentre fuori nevica può porgere su un piatto d’argento a un paesino qualsiasi con gente assolutamente ordinaria. I ruoli qui sono stabiliti, rigidi da diventare la caricatura di un mondo adulto che perde la partita davanti alla determinazione e alla pura, sincera, libera mentalità dei bambini. Carabinieri, madri e maestre; padri e barboni: per ognuno di loro c’è una definizione su aspetto, comportamento, e fregi. Ma davvero la vita è tutta lì? Di certo il lettore imparerà che le parole hanno un peso: è ora di smetterla di credere che i bambini non capiscano… essi ascoltano e vedono molto intensamente di un “carabiniere maresciallo”.

Una commedia degli equivoci che inganna fin dal titolo, a ragione. Una storiella alla maniera di Vitali che si presenta come un libro per bambini ma che, con la semplicità di un romanzo per ragazzi, si rivolge all’adulto per donargli una nuova, dolce, visione della vita.

L'AUTORE

Andrea Vitali è nato a Bellano il 5 febbraio del 1956; figlio di impiegati comunali, cresce sul lago di Como ed è il maggiore di sei fratelli. Restato a diciassette anni orfano di madre, cresce con la presenza costante delle sue tre zie, sorelle del padre; a questa esperienza dedicherà il libro LE TRE MINESTRE.  

Diplomatosi al liceo segue poi le ambizioni paterne e si laurea in medicina all’Università Statale di Milano. Vitale fa il medico per ben venticinque anni, più precisamente fa il medico di base proprio a Bellano. Nel 2020 riprende l’attività medica per aiutare nell’emergenza legata alla pandemia da Coronavirus. Nello stesso anno ha ripreso la sua aspirazione giornalistica giovanile e inizia la collaborazione con Il Fatto Quotidiano.

COME FU CHE BABBO NATALE SPOSÒ LA BEFANA

CHE COSA STA ACCADENDO?

Forse è già accaduto, forse no, non si sa.

[…]

Sicuramente è ancora giovane e lo resterà per gran tempo ancora.

Forse lo resterà per sempre, come capita a coloro che di invecchiare non ne vogliono sapere.

Tommaso ha dieci anni, il suo nome ha subito diverse modifiche: i diminutivi sono diventati sempre più lunghi con la crescita. Ciò che conta è che di maturità Tommaso ne ha da vendere, nel senso che il bimbo si pone domande serie che mettono in crisi la classica evasività che i grandi spesso hanno di fronte ai più piccoli. Se Babbo Natale esiste perché nessuno lo ha mai visto? Domanda lecita; mentre un raviolo raffredda su una forchetta in attesa di sapere se è una bandierina rossa o già una bandiera bianca.

La causa dei tormenti di Tommaso è Rebecca, “bèbèbè”, una bambina che inciampa sulle parole probabilmente perché vive la sua giovane esistenza cercando di salvarsi dagli appuntiti angoli di cui è fatta la madre. 

La Signora Stecchetti è ben nota alla mamma di Tommaso. La Stecchetti è davvero uno stecco, o meglio una figura geometrica appuntita che non lascia spazio alla gentilezza o all’emozione: le due non si sopportano perché il morbido subisce gli urti con ciò che è appuntito. 

Rebecca sa bene che Babbo Natale non esiste. Almeno così afferma frettolosamente, e freddamente, Stecchetti madre. La bimba però ha un crollo improvviso, un pianto infernale che evolverà in malesseri più cocenti. Diciamo che chi di angoli ha ferito di improvvisa magia ha subito. Non si sa se di magia si tratti ma Tommaso ha visto, e anche il suo amico Carmine; non si dubiti di Carmine il quale è figlio di un “carabiniere maresciallo” e sa bene come condurre un’indagine. 

Una bella patata bollente questo mistero che si presenta come una diatriba feroce agli occhi della maestra Venirà e del direttore Remedio Impero. Entrambi i personaggi non hanno figli ma chissà perché essendo quasi declassati come educatori, perché non essendo genitori pare non possano comprendere bene come ci si comportìi con i bambini, sembrino invece i più inclini ad osservare ed ascoltare. 

Il Direttore vive con l’anziana madre e scrive storie per bambini: è un creativo e ha tanto tempo per scrutare il cielo ed annusare l’ispirazione. Questo suo animo fanciullesco e aperto lo rende un uomo timoroso ma sicuramente comprensivo, di certo difenderebbe Babbo Natale da tutte le accuse!

Ecco, qui entrano in gioco i Carabinieri e delle accuse non ben chiare. Il Maresciallo, un carabiniere galante e una domestica si ritroveranno tra le mani la patata bollente che prima friggeva tra le mura di una scuola elementare. 

Lo sfondo degli anni Settanta, o forse prima, l’odore della neve in arrivo e le luci sul lago tanto caro a Vitali. Un’ambiente accogliente dove una leggenda diventa certezza, poi mistero, poi equivoco e ancora mistero. 

Il peso delle parole e la misura del cuore per una storia carina che regala un sorriso; potrebbe persino far venire un risotto il più buono di sempre. 

Se leggerete capirete il perché!

CI SONO CASCATA IN PIENO!

Analisi piccina con considerazioni che si son fatte attendere

Vitali è fatto così, ti pone in modo scherzoso piccole storie che vanno diventando questioni enormi e reali, di tutti e per tutti. 

All’inizio sono rimasta piuttosto delusa… se solo avessi potuto leggere l’aletta interna! 

Ho acquistato il libro usato e poco vi era scritto a riguardo. Dal titolo e dalla copertina ho pensato, inizialmente, ad una vicenda fantastica dove avrei visto il panciuto Santa Claus prendere per mano una vecchina ricoperta di stracci chissà dopo quali avventure tra cieli stellati, doni e tempeste di neve e carezze. 

Letta così direi che avevo più o meno visto bene, ma l’ho capito solo alla fine. 

Dopo una serie di vicende quotidiane niente affatto fantastiche mi sono sentita tradita, soprattutto perché Babbo Natale non è affatto il protagonista. In realtà non si sa neanche se abbia l’udito funzionante e se sappia parlare. Sta lì e tutti intorno si affaccendano a capire chi, cosa e perché. Ai piccoli la curiosità e gli spasimi passano presto, perché a loro non servono tante congetture, ma i grandi impazziranno alla ricerca di spiegazioni difendendo convinzioni e certezze che non sanno di niente e in realtà non si reggono perché un’identità non ce l’hanno: hanno solo un ruolo. 

La credibilità del ruolo è quel prestigio che una professione o una figura hanno perché considerate socialmente prestigiose: un carabiniere, un direttore di scuola, una ligia madre severa. La credibilità nel ruolo rimanda a come una persona incarna quel ruolo, e lo porta avanti. Si può rovinare un’intera categoria se non si fa ciò che ci si aspetta. In realtà le “regole” della vita sono molto più sfumate di quelle di una carica o una qualifica. Vitali gioca con tutto ciò sbeffeggiando un pochino i grandi, ma non troppo. Personaggi rigidi condividono lo spazio con personaggi sognanti e sognatori: il mix sarà simpatico, tenero e per certi versi illuminante. 

Credo che questa storia non possa essere compresa completamente da un giovanissimo che vi si approcciasse tutto da solo. Il piccolo romanzo è adatto a quelle persone che sanno essere credibili in quanto se stessi, nel senso che si danno spazio in toto: con sogni, incertezze e qualche strappo alla regola se il cuore lo richiede. Chi è fatto ad angoli, come la Stecchetti, forse potrà intraprendere un viaggio verso una meta promessa, verso una cometa messa a portata di mano. Sì, come i Magi: vi posso dire che avranno a che fare con la Stecchetti madre… dove si arriverà? O forse qualcosa partirà, o verrà spedito. 

Le illustrazioni in bianco e nero delineano con pochi tratti personaggini espressivi che sembrano poco realistici ma dimostrano, invece, la sincera realtà di ciò che rappresentano. 

Se volete acquistare il volume basta cliccare QUI: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!



mercoledì 22 dicembre 2021

DI IMPOSSIBILE NON C'È NIENTE

 di

ANDREA VITALI

Illustrazioni di Fabiana Bocchi

Ph Francesca Lucidi

Anno di Pubblicazione 2015

Edizione

Editrice Salani Editore

Prezzo di copertina €10,00

Num. Pagine 156

Formato Copertina Rigida


TEMI

SALVIAMO I SOGNI, LA SPERANZA E LA NOSTRA “CASA”.

DALLA QUARTA DI COPERTINA

Perché, chiedeva Melo con uno slancio lirico finale, tutto quello, il giallo, e l’oro delle foglie, il rosso del ciliegio, il verde eterno del pino, il cangiante del larice, la nudità delle betulle, il chiacchiericcio del sottobosco, le grida di ribes e compagnia bella, avrebbe dovuto sparire per fare posto a case morte sul nascere, piccoli cimiteri per uomini e donne ancora in vita e bambini che non avrebbero avuto spazi per giocare?

L’AUTORE

Andrea Vitali è nato a Bellano il 5 febbraio del 1956; figlio di impiegati comunali, cresce sul lago di Como ed è il maggiore di sei fratelli. Restato a diciassette anni orfano di madre, cresce con la presenza costante delle sue tre zie, sorelle del padre; a questa esperienza dedicherà il libro LE TRE MINESTRE.  

Diplomatosi al liceo segue poi le ambizioni paterne e si laurea in medicina all’Università Statale di Milano. Vitale fa il medico per ben venticinque anni, più precisamente fa il medico di base proprio a Bellano. Nel 2020 riprende l’attività medica per aiutare nell’emergenza legata alla pandemia da Coronavirus. Nello stesso anno ha ripreso la sua aspirazione giornalistica giovanile e inizia la collaborazione con Il Fatto Quotidiano.

DI IMPOSSIBILE NON C’È NIENTE

SEDETEVI COMODI: SU UNA RENNA O SOTTO LA CAPPA DEL CAMINO, MAGARI VICINO A QUEL RIBES

E se l’immaginazione e i sogni andassero in “pensione”? Se le belle storie smettessero di essere raccontate, se la magia venisse tradita da una fredda modernità votata alla velocità di consumo? Ci sarebbe da chiedersi che fine farebbero Babbo Natale, la Befana, il Topolino dei denti, Santa Lucia… per non parlare della spiritualità. 

In una realtà vicinissima al nostro presente, anche se immaginata, un racconto per bambini che mira a chiamare all’attenzione gli adulti. 

L’Ospizio Vistalago ha tra le sue mura accoglienti tutte le creature magiche che da secoli vengono attese ed evocate da grandi e piccini: ormai, partendo da Babbo Natale fino alla Cicogna che porta i bambini, queste entità sembrano non servire più a nessuno proprio perché nessuno le cerca; sarà che la speranza e i desideri sono cambiati, se non scomparsi definitivamente.

Mentre il noto vecchino panciuto e rubicondo dedica odi alla luna, una suora che avrà più di duecento anni ascolta la musica delle stelle, i Re Magi passano a trovare i cammelli nella stalla dove sono lì pacifiche anche le renne, beh… ecco che arriva il postino, Mercurio. Sì, devo dirvi che la mitologia è evocata in ogni personaggio, l’allegoria dà all’adulto la responsabilità di ricordare, spiegare e quindi elaborare gli archetipi e le poste in gioco per un’umanità che sceglie di restare, appunto, umana; solidale, e va bene che sia anche fallibile purché reale come appaiono quelle creature fantastiche che dopo una grande impresa restano a letto con il mal di schiena. 

Certo, dovete sapere che ci sarà un piano da affinare e una vittoria da portare a casa a tutti i costi. E poi magari capire se “casa” è l’ospizio o il luogo da dove nacque ogni sogno o desiderio. 

Un bambino di nome Gelso smuoverà il mondo, come? Facendo recapitare a Babbo Natale la prima lettera dopo tantissimo tempo. La richiesta è precisissima: vi è anche una mappa e una descrizione accurata del luogo del misfatto; alla letterina hanno partecipato anche Melo e Pero, che poi si chiamano Pietro e Paolo. Per assonanza verrebbe da chiedersi se magari il nome di Gelso sia un altro. 

Si riuscirà a combattere i potenti e le loro decisioni scellerate? Forse basta un pizzico di furbizia: troppo ordine rischia di essere esposto al fallimento se si introduce un pizzico di sano caos. 

Ho dimenticato di dire che alla costruzione dell’Ospizio Vistalago ha partecipato un misterioso Architetto che riesce a mettere esattamente le cose a posto per ogni abitante di un luogo che progetta: ogni cosa ha una funzione… basta che poi egli possa rilassarsi per sei giorni!

I valori della speranza, della creatività, dell’amicizia e della collaborazione al servizio di ciò che c’è di più prezioso: quattro alberelli, un bosco, la terra; ed ecco che quindi torniamo al concetto di ciò che dobbiamo portare a casa, quella casa così preziosa e non recuperabile se lasciamo andare ciò che vive, anche se solo nei cuori. 

CONSIDERAZIONI

Una lettura che si traveste da libro per bambini quando il bimbo evocato è quello da risvegliare nello spirito del lettore. Allocutivi espliciti e confidenze fatte apertamente a chi ha tra le mani il volume: ecco che questa storiella è qualcosa di più di un evento divertente raccontato in modo poetico e un bel po' assurdo. Tra i nomi mitologici che si affollano; le tradizioni, a volte un po' vecchiotte o meglio eterne; la sensibilità dimostrata verso il senso della vecchiaia e del ricordo; ecco che Vitali ci restituisce una bella lavata di capo giustificata dalla freddezza di tempi pragmatici, fin troppo dediti a regole e ordini così rigidi da diventare ridicoli. E non nascondo la mia soddisfazione nel vedere la cara burocrazia autodistruggersi. 

Si riflette anche sul senso del desiderio: il desiderare è una virtù civica, ed è proprio questo che Vitali ci pone tra le mani tese a quell’adulto stressato e oberato che popola una terra sofferente ricoperta di mutui non estinguibili, che hanno sì l’aspetto di galere fisiche ma scaturiscono da finti bisogni materiali che celano in gestazione debiti perenni con lacune psicologiche e spirituali. 

Non è un caso che riguardo alla missione alla quale è chiamato Babbo Natale la renna anziana sia sfiduciata mentre la più giovane non voglia sentir parlare di arrendevolezza. Ma fosse che il problema non sono i “giovani d’oggi” ma quegli adulti che non fanno altro che smettere di provarci, di sperare e fare la cosa giusta? Troppo comodo dare la colpa è chi arrivato dopo, soprattutto se noi siamo ancora in gioco ma decidiamo di abbandonare la partita.

Consiglio questo libro davvero a tutti, senza esclusione. Uomini, donne, animali, bambini e geometri. 

Se volete acquistare il volume basta cliccare QUI: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!


lunedì 20 dicembre 2021

LA BEFANA

 

di

Sandra Nelson

Illustrazioni di

Sébastien Pelon

Ph Francesca Lucidi

Anno di Pubblicazione 2019

Edizione Prima Edizione italiana

Editrice Jaca Book

Prezzo di copertina €14,00

Num. Pagine 34 circa

 

TEMI

EDUCAZIONE E GENTILEZZA

 

DI COSA PARLA? Mettetevi comodi

Siamo a Montepulciano, nella campagna toscana; qui vive Nicola, un bambino. Beh, lì non c’è solo Nicola ma anche una mamma esasperata, delle galline indispettite e una mucca molto offesa: tutto questo è colpa di Nicola e dei suoi modi di fare pessimi.

Ph Francesca Lucidi

Ogni mamma vorrebbe un figlioletto amabile ed educato ma diciamocelo… a tutti gli esseri viventi piace essere trattati con garbo e rispetto; tutto riesce meglio e si condivide con gusto se dall’altra parte abbiamo un interlocutore piacevole. A volte prendiamo a calci un sasso e andiamo a colpire l’auto di qualcuno, altre volte non chiediamo le cose come farebbe una personcina per bene: il nervosismo è una brutta abitudine, ma ci possono mettere lo zampino anche la superficialità e il capriccio. Ah, per fortuna che c’è sempre qualcuno che ascolta, anche da lontano, e potrebbe darci la giusta lezione nel momento più inaspettato.

Non ci si deve scordare che tra questi “controllori” del buon comportamento c’è la Befana, la vecchina che la notte del 5 gennaio cavalca una scopa e, passando per i camini, distribuisce dolci o carbone a seconda se si meriti un elogio o una piccola punizione. La mamma di Nicola ricorda sempre al proprio figliolo quanto rischi di ricevere una bella montagna di carbone; il piccolo, però, è troppo occupato a gettare in terra i secchi del latte o a fare il giocoliere con delle povere uova.

Non ho paura della Befana, non ho paura della Befana.

Ph Francesca Lucidi

Così canticchia Nicola mentre si sta cacciando in un guaio, ma ancora non lo sa. Certo, un guaio che segnerà però la sua vita, il suo modo di essere… e di certo non uscirà da quella esperienza come ne era entrato.

Nicola si troverà nientepopodimeno che in una casa vecchia dove c’è un gatto vecchio… sì, nell’abitazione di una “vecchia” diciamo. E chi è la proprietaria? la Befana!

L’incontro tra i due sarà assai istruttivo; quindi, mettetevi comodi sulle vostre scope!

 

ANALISI

Ci troviamo di fronte ad un albo illustrato di grandi dimensioni, coloratissimo e liscio liscio. Le parole possono stagliarsi su un fondo bianco, e rubare tutta una pagina, o adagiarsi tra i colori facendo parte della scena. La lettura è consigliata per i bimbi dai quattro anni; ovviamente la resa dipende molto da chi leggerà e spiegherà la storia di per sé brevissima. Fate qualche vocina e fate notare le espressioni dei volti; spiegate bene perché la Befana ha adocchiato Nicola e cercate di difendere la vecchina: dopotutto se sarà un po' dura il fine è assai onorevole.

Penso che il messaggio di questo albo possa far bene proprio a tutti, non solo ai bambini. Alla fine del volume troverete una ricetta molto speciale:

Mescolate con amore,

fate cuocere dolcemente

e assaporate senza indugio.

Vi faccio una specie di indovinello: secondo voi si parla solo di biscotti o certe indicazioni possono applicarsi anche a qualche altra cosa? Pensateci un po'…

 Se volete acquistare il volume basta cliccare QUI: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!


 

 

mercoledì 15 dicembre 2021

L'EREDITÀ DI CHRISTINE

di 

LAURA USAI

Ph Francesca Lucidi

Anno di Pubblicazione 2021

Edizione 1°

Editrice AUTOPUBBLICAZIONE

Prezzo €9,52 al momento dell’acquisto

Formato in copertina flessibile

Num. Pagine 209

TEMI

Che significato può avere un cambio d’abito? Stoffa color verde bottiglia cinta da bianchi pizzi, una appena percettibile porzione di petto che si mostra al mondo dopo tempo. Un respiro che si fa più profondo, forse per sollievo… più certamente per inquietudine verso un futuro pieno di possibilità e per questo incerto. Ambientazione vittoriana per un romanzo di formazione; una ragazza, Christine, colpita da un grave lutto che lascia in eredità sospensioni, gesti mancati.

 La giovane fanciulla si fa intrecciare i biondi capelli mentre i cavilli si sovrastano l’un altro nella testa, e nello spirito che ancora cerca ciò che mancò. I ricordi non smettono di porre domande.

 La famiglia: il luogo da dove veniamo, e se proprio lì si affollano i buchi neri ecco che l’intero firmamento del nostro cielo si spegne.

Christine si trova sola; la tenuta di Cornfield Hall la accoglie in una famiglia pacata, gentile. Le emicranie del padrone di casa, le velleità artistiche della figlia maggiore e le marachelle dei più giovani Williams fanno da sfondo a giornate tutte uguali: senza entusiasmo, affetto accolto o dimostrato, tempo. Ma proprio il tempo viene scosso dalla melodia di una suonata di pianoforte a quattro mani: il Signor Lawrence, con i suoi neri capelli che si scompigliano all’unisono con le emozioni, torna dalle sue missioni marittime per affrontare l’oceano più cristallino e profondo: il cuore di Christine.

I biscotti del tea del pomeriggio della Signora Williams acquistano nuovo sapore. L’esistenza della nostra protagonista sembra guadagnare terreno rispetto alla noia, alla stasi… e come spesso accade quando si avverte che gli eventi iniziano a muoversi per dritto ecco che una curva spunta all’improvviso: l’avvocato Bailey si fa messaggero di una rivelazione scioccante. 

Segreti di famiglia, tombe che nascondono dolori insanabili, passioni rivoluzionarie: ecco, proprio una visione riformista è il medicamento a un periodo storico crudele con i poveri, i lavoratori. Quando le donne esistono solo come una sbiadita ombra degli uomini; le Workhouse mandano tanfo di vergogne; gli intellettuali imbracciano la penna per denunciare ciò che gli occhi dell’uomo comune scelgono di non vedere, o di accettare con muta disperazione. Specialmente lo sguardo delle classi più “privilegiate” pare paralizzato in convenzioni asfissianti che foraggiano scelte difficili, dure; perdonabili?

Una lettura ben congeniata, originata sicuramente da un grande amore per la letteratura dell’epoca. Il secondo Ottocento e le sue eroine che possono aver mancamenti certo, ma che sanno anche rialzarsi con fiera convinzione per trovare il proprio posto nel mondo cambiandolo per tutte noi donne. 

DALLA QUARTA DI COPERTINA

Il suo tentativo di dipanare i fili che avvolgono il misterioso passato dei suoi genitori la condurrà alla scoperta di segreti dolorosi e verità sconcertanti. Nel frattempo, la presenza del Signor Lawrence si rivelerà sempre più determinante […]

L’AUTRICE

Laura è nata con l’amore per i libri, per la scrittura. Legge e compone avidamente fin dalla tenera età. Una scrittrice giovane che produce molto materiale, e se lo pubblica da sola. 

Nel 2017 esce il primo racconto GLI OCCHI DEL DISINGANNO. Nel 2019 viene alla luce il fantasy IL SEGRETO DELLA CURATRICE, che ha un grande successo tra i lettori di Amazon, piattaforma attraverso la quale la Nostra pubblica i suoi lavori. 

Nel maggio del 2020 esce il racconto MAITE, dai toni più romantici. L’EREDITÀ DI CHRISTINE esce a marzo 2021. 

Attenzione, è già disponibile il seguito de IL SEGRETO DELLA CURATRICE, con il titolo LA DONNA SENZA NOME.  

LA DEDICA PER I LETTORI

A chi ha il coraggio di credere nei propri sogni.


L’EREDITÀ DI CHRISTINE


LA CARROZZA È PRONTA, STATE ATTENTI AGLI SGUARDI DELLA CAMERIERA

Siete un vulcano pronto a esplodere, siete fragile come un cristallo ma al contempo forte come una piccola barca che resiste alle tempeste più turbolente.

Questa è l’essenza di Christine, la sua evoluzione che nel tormento trova il senso fuggevole del suo passato, e del futuro che si guadagnerà con fiera e giusta sottomissione alla sua natura, ai suoi desideri e alla sua storia. La natura che sboccerà nelle carni di Christine verrà innaffiata di lacrime di paura, di malinconia, di dolore; il seme della libertà spingerà il terreno di un secolo severo con chi non nasce uomo, o ricco. La sottomissione a cui cederà la protagonista non ha nulla di arrendevole: a volte ci si ostina a portare alto il nome di imposizione ingiuste, di consuetudini crudeli, accettate perché la maggioranza delle persone non fa nulla per cambiare le cose. 

Christine crede di aver perduto tutta la sua famiglia: la sorte scoprirà scrigni di menzogne; ciocche di capelli mostreranno riflessi così noti quanto mai immaginati. 

A volte il dolore cambia il nostro modo di dimostrare affetto.

Il gelo sembra avvolgere ogni giornata; il sole resta velato da nubi scaturite da un’infanzia e una giovinezza passate a chiedersi perché non c’è amore nella nostra vita. L’amore però non ha un solo modo per svelarsi e toccarci; le convinzioni di ciò che dovrebbe essere ci privano di ciò che realmente è. Restare incastrati nel sommesso pianto di una vita che non si è avuta è una tentazione forte, avvelenata. 

Il passato in sé non si può cambiare, ma può mutare il nostro modo di vederlo.

La condizione della donna, i diritti dei lavoratori; la crudeltà di una Londra che pare lasciare alle mogli ripudiate solo l’alternativa della prostituzione. Dove pare che la gentilezza non possa albergare tra muri scrostati o strade umide e buie ecco che l’autrice ci mostra quanto nella storia l’amore abbia diversi stratagemmi per tendere le sue mani. La servitù che diviene una famiglia, una madre e un’amica; una sconosciuta che dai suoi occhi profondi ci invita ad un abbraccio sincero. Un cimitero che ci spezza la schiena sotto il peso del dolore ma può anche concederci il lusso del ricordo, dell’elaborazione di un dolore che sa divenire formazione e protezione. 

Ci si può unire al prossimo su inaspettati sentieri: la direzione deve deviarsi in favore dei nostri personali valori. 

Questa storia è sì anche il racconto di una vicenda sentimentale; da qui però prende le suddette deviazioni per narrare quanto il “giusto” si possa celare nelle azioni più inspiegabili per il nostro discernimento; queste azioni possono rivelarsi tutt’altro che facili perché tutt’altro che immediatamente comprensibili a chi vogliamo salvaguardare. 

Un romanzo che parla di donne, di diritti e di famiglie; quest’ultime hanno confini ben più ampi di quanto si possa immaginare nel luogo stretto e fintamente accogliente che è “l’appropriato”.

A volte le idee comuni legano più di un sentimento.

CONSIDERAZIONI

Laura Usai scrive in modo preciso, puntuale: lei stessa ci informa, a fine volume, riguardo le sue ricerche in merito all’Età Vittoriana. Come autopubblicazione, ci troviamo davanti ad un volume che non manca di nulla: biografia dell’autrice, citazione delle fonti ed editing precisissimo. 

L’autrice mi ha comunicato l’intenzione di non creare una trama eccessivamente complessa; L’EREDITÀ DI CHRISTINE è effettivamente una lettura piacevole che si porta avanti senza sforzi. In realtà io credo che questa storia contenga potenzialità che potrebbero creare altri risvolti non dico complessi… ma sicuramente affascinanti. Il profumo dolciastro del romantico avvolge tutte le pagine: magari spero in un seguito che possa dare maggior spazio e lustro alle porticine strette strette che l’autrice ha aperto verso vicende storiche che secondo me avrebbero parecchio da dire. Forse un prequel potrebbe soddisfare la morbosa curiosità che certe rivelazioni possono far nascere in più di un letture. 

Consiglio questo romanzo a tutti gli amanti di Jane Austen, Emily Brontë. Altri riferimenti ad autori ed opere li troverete a fine libro: cosa utile per chi volesse tornare sui passi di grandi scrittori che hanno dato il via a filoni letterari che ancora accompagnano il nostro gusto e le nostre coscienze. 


Se volete acquistare il volume basta cliccare QUI : grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!




venerdì 10 dicembre 2021

I RACCONTI DEL FOCOLARE. UN NATALE PER GRANDI E PICCINI

di

CONNY MELCHIORRE

Ph. Francesca Lucidi

Anno di pubblicazione 2021

Editrice AUTOPUBBLICAZIONE

Numero pagine 152

Copertina Flessibile con disegni a matita di Conny Melchiorre

Piccole chicche? Qualche ricetta gustosa alla fine del volume

Diviso in due parti con racconti per grandi… e, come annunciato, racconti per i più piccoli (i miei preferiti)


TEMI

Venti racconti di puro candore; un volume adatto a tutti… sembra una sviolinata? Non lo è: chi ama il Natale si troverà avvolto da un’atmosfera festosa così vivida da inondare narici e coronarie. La pelle si scalderà davanti alle fiamme di focolari o di cuori ardenti del più puro spirito natalizio; il pancino brontolerà ascoltando di pietanze gustose ma semplici, e mai apparecchiate a caso: piattini di formaggi piccanti, dolcetti, torte giganti gonfie di zucchero e speranza. Invece, chi non ama il Natale… e si trova casualmente o distrattamente tra le pagine scritte da Conny, verrà scosso da narrazioni di vita, di gioia e gentilezza; di ricordi e retaggi, di salvezze e pienezze di cui tutte le vite dovrebbero essere partecipi. Poche pagine scritte in un linguaggio pulito, e che più comprensibile e arrivabile non si può; una divisione che promette storie mirate a coinvolgere adulti e bambini. Però, qui, i bambini son più grandi dei “grandi” e il lettore appena più in là con l’età potrà bere della purezza di eventi semplici che hanno l’immensità della quotidianità santificata dall’amore, dalla cura e dalla forza di render speciale e unico ogni istante… nonostante le difficoltà. Temi attuali e periodi storici di varie metrature per un presepe che ha come protagonisti tutti noi. Un libro da condividere e da regalare ai nostri affetti, ma secondo me anche a chi ci è un po' antipatico. Scegliete voi.

LA DEDICA DELL’AUTRICE

Ai bambini di ieri, di oggi, di domani

Che il Natale vi scaldi il cuore, sempre!

DALLA QUARTA DI COPERTINA

Quando le fragranze di mandarino e d’abete inebriano l’aria e i primi fiocchi di neve volteggiano dal cielo, è ora d’imbastire tutte quelle tradizioni che conducono al Natale. Ogni famiglia ha le sue. Ad esempio io tiro fuori dal baule tutti i libri che raccontano le feste, per me e la mia bambina. È nata così l’idea di scrivere I racconti del focolare. Un Natale per grandi e piccini. […]

L’AUTRICE

Conny Melchiorre è nata a Lanciano il 27 ottobre del 1977, uno scorpione… come il mio ascendente. Beh, altra coincidenza è costituita dalla regione: siamo entrambi abruzzesi; questo mi ha permesso di godere al meglio di tante tradizioni citate, per non parlare delle città chiamate a costituire lo scenario delle storie raccontate, città a me care per diversi motivi. Ma sarò obiettiva… lo prometto.

La Melchiorre si laurea nel 2001 in filosofia, presso l’Università degli Studi dell’Aquila. Nel 2004, consegue la laurea magistrale in Scienze Pedagogiche, presso l’Università D’Annunzio di Chieti. Lavora come insegnate e giornalista; organizza corsi di scrittura creativa e coordina eventi. Il suo primo romanzo esce nel 2020 con il titolo Fiori d’Oriente, edito da Aletheia Editore. 

Potete trovarla sui social. Io l’ho scovata grazie al luna park chiamato Instagram.


I RACCONTI DEL FOCOLARE

PRESENTAZIONE, ANALISI E CONSIDERAZIONI: TUTTO IN UN SOL BOCCONE!

Il profumo dei mandarini è la campanella a festa che sveglia il mio spirito natalizio. Il muschio, raccolto sulle rocce dei boschi, diventa il prato su cui adagio i miei pastorelli del presepe. Sono un po' stinti, ma non li sostituirò, compagni preziosi dei miei ricordi felici.

[…]

La nostra casa, dalla Concezione, si trasforma in un luogo incantato, tra ghirlande alle pareti, pupazzi natalizi, stelle comete […]

La mia vita è una fiaba vera, che ancora oggi non mi stanco di raccontare.

Citare le parole di questa raccolta di racconti è per me un invito fin troppo pressante. Mi piace rileggere l’incipit ancora e ancora. Quale apertura efficace, accogliente! Tutto il volume è un caldo abbraccio dai sentori di legna, lana e neve. Non cedete al facile giudizio che vorrebbe pensare questa lettura come scontata o ruffiana: tutto è molto sincero, e nessuno deve osar dire il contrario… ma non mi devo neanche sforzare troppo per ribadirlo, basta leggere. 

Non è tutto rose, fiori e canditi. Lo spirito della speranza, della gioia e della vita inspira brutture e restituisce aria, un po' come fanno gli alberi. L’incipit dice bene: la fiaba è quella vicenda piena di peripezie che grazie alla magia e al coraggio si tramuta in un lieto fine che si riverbera nei secoli, per chi vuol imbracciare la spada e combattere contro il drago cattivo; senza dimenticare di far cantare gli uccellini per colazione. 

Ogni racconto è breve e porta la voce di una persona qualunque, o di una vicenda, forse vera, che ha permesso alle tradizioni di diventar tali. La scelta degli argomenti e degli spunti non è casuale: la guerra, il Cammino di Santiago o una mamma che non è a casa per Natale perché cura i malati nei “reparti Covid”. E tornando indietro nella lettura si trova anche il Purgatorio di Dante… e cos’è il Purgatorio se non una passione che va attraversata per arrivare alla beatitudine eterna. 

Non si parla solo di buoni sentimenti, di gente cattiva ve ne è: gente che scaccia un cane malandato brandendo una scopa, contadini crudeli che battono la schiena di un asino indifeso. Cosa c’entra questo con il Natale? Beh, una letterina ci aiuta a capire:

Caro Babbo Natale, te lo avevo detto che questo per me era l’anno buono. Ti ho trovato, e lo grido al mondo. Ora so che per scovarti non occorre guardarsi intorno, ma interrogare i cuori di tutti, che ti custodiscono in uno scrigno di sogni, fra i tesori più belli.

E come ogni fiaba non possono mancare gli animali: cagnolini di Natale, galline senza nome (per poco), bestioline da cortile che prendono in prestito idee dai personaggi letterari. In tutto questo il tocco dell’uomo riesce a ricucire gli strappi dell’esistenza solo guardandosi intorno, non essendo indifferenti al prossimo, mai! E il prossimo comprende una bambina povera di nome Maria, un cucciolo abbandonato, un viandante affamato; fino al Bambino Gesù. 

Volete fare un cammino tutti insieme? Forse questa è la volta buona… altrimenti potreste seguir la sorte di una vecchina che erra con sulla schiena un pesante sacco, cercando di riparare a un momento di esitazione. La vita è nei particolari: forse siamo abituati a viverla e subirla vedendola troppo come un indistinto insieme. 



Ah! Ricordate le chicche di cui vi ho parlato all’inizio di questo contenuto. Se sfornerete La Chiffon Cake di Jack Brina chiamatemi ad alta voce!



Per veder bene le ricette dovrete adottare questo bel librino. A tal proposito:

Se volete acquistare il volume basta cliccare QUI: grazie alla mia affiliazione con Amazon si aprirà la pagina dedicata al prodotto nello shop. Se acquisterete tramite il mio link potrete permettere al Penny Blood Blog di ottenere delle monete virtuali, fornite da Amazon, da investire in altri volumi sui quali discorrere insieme!