mercoledì 24 novembre 2021

CHE COSA SA MINOSSE


STORIA DI FANTASMI E GENTE STRANA

di

Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli

Ph Francesca Lucidi

Anno di Pubblicazione 2020

Edizione 1°

Editrice Scrittori Giunti

Prezzo di copertina €15,00

Copertina rigida con sovraccoperta

TEMI

Misteri e strane voci di paese; gente di città, armata di ruvido pragmatismo, che si ritrova in un mondo di credenze e superstizioni. La tanto ricercata tranquillità di due coniugi, alla ricerca di un sogno di pace, che sarà scalfita da fenomeni apparentemente inspiegabili. Pochi personaggi, stile scorrevole e una straordinaria maestria nel creare tensione crescente tinta di deliziosa ironia. Una lettura leggera, ma niente affatto inconsistente, che non rinuncia all’analisi sociologica di tratti tipicamente umani… e non.


DALL’ALETTA INTERNA

“E così i due approdarono tra gli Appennini, poco desiderosi di stringere amicizia con i ruvidi abitanti del paese vicino e determinati a godersi il loro incantevole buon retiro. Però non sono soli: dalle profondità della cantina – che i locali chiamano “inferno” – emerge un grosso gatto nero che si considera il vero padrone di casa e che, in virtù del suo pelo nerissimo, accetta l’epiteto di Minosse con felina condiscendenza.”CHE COSA SA MINOSSE


AFFACCIAMOCI ALLA TRAMA GUARDANDO IN GIÙ, O IN SU

«Questa quercia sembra più che centenaria.»

Marta sorrise, saggiandone il tronco con la mano. Quindi passeggiarono attorno all’edificio, seguiti dal frinire delle cicale nella calura estiva.

Marta tirò Maurizio per un braccio: «Guarda, c’è un cartello lì di fianco. C’è scritto: IN VENDITA».

«Già, in vendita. E chi la compra? Nessuno, a quanto vedo.»

«E se la comperassimo noi?» disse Marta dopo averci pensato un attimo.

Maurizio è vicino ai cinquanta, è uno scrittore che si ciba di sigarette quando l’ispirazione va a farsi benedire. E usare quest’ultima espressione è assai adeguato, e allo stesso tempo fin troppo lontano dal modo di pensare di un personaggio decisamente con pochi fronzoli, e con la risposta sempre pronta, forse…

Marta è sua moglie. Loro sono una coppia di città che parla poco e ha i ruoli ben divisi: Marta non scoccia Maurizio e Maurizio cerca di render felice sua moglie accontentandola; probabilmente per farsi perdonare un carattere un po' brusco; ma di certo non maleducato o rozzo. Lui è un uomo istruito e famoso; è normale che faccia notizia un personaggio del genere che va a mettere radici nel mezzo dell’Appennino, dove qualche persona rozza si può incontrare facilmente, almeno così è normale che possano pensare dei cittadini. 

I montanari sono strani, ma chissà perché chi viene da fuori crede che quella gente abbia una risposta per tutto, per lo meno per ciò che accade tra le montagne; e si sa che le montagne brulicano di storie. 

In un piccolo paese i ruoli sono ben definiti, tutti sanno tutto di chiunque; anche quando quel “chiunque”, che diventa qualcuno nello specifico, non sa esso stesso che pesci pigliare. 

Marta e Maurizio si fanno il regalo di una magione antica corredata di torre. Scenario assai suggestivo per uno scrittore. Sicuramente fa specie che lì ci abitasse da prima, non si sa da quando, un gatto nero con una macchietta bianca… come solo Edgar Allan Poe avrebbe potuto metter lì tra una quercia millenaria e una cantina soprannominata “inferno”. Tutto è ai posti giusti per creare la classica storia di misteri, fantasmi ed atrocità. Nel mezzo ci si trovano un uomo poco superstizioso e una moglie distrutta da un’insonnia che ha il sottofondo di scalini che si salgono e scendono da soli. C’è anche la governante che si fa il segno della croce… di certo io sarei ben terrorizzata se un sogno si trasformasse repentinamente in un incubo annunciato dal rizzar del pelo di un gatto nero dal nome dantesco. 

Quando si parla di presenze inquiete si pensa subito alla morte, e di conseguenza a chi dovrebbe renderla quieta come dovrebbe fare un prete; sì un prete potrebbe essere la risposta giusta… se non usasse dire “probabilmente” così troppo spesso. 

Voi cosa fareste per difendere un sogno di pace? Rischiereste di farvi male, di trovarvi faccia a faccia con il diavolo? Fino a dove sareste disposti a spingervi? La paura e il desiderio di difendere ciò che avete guadagnato quanto pesano, se messi su due bilance poste una di fianco all’altra? Pace e coraggio possono convivere? Dopotutto aver comprato e ristrutturato una enorme casa/fortezza medioevale è anche un investimento non da poco; quindi è pure una questione economica. 


IL PUNTO DELLA SITUAZIONE, CON CONSIDERAZIONI DEGNE DI UN “PROFESSORE”

Un piccolo romanzo tra il thriller, il fantastico e il popolare. La musica delle montagne mista ai passi pesanti di manovali di paese. Un bicchiere di vino sorseggiato tra una fiamma che balugina e una finestra che pencola; di certo il telefono che non smette di squillare riporta tutto ad un piano molto terreno… quando invece dall’aldilà qualcuno penzola e non si arrende. 

C’è sempre un “professore” nei centri minuscoli dove la gente non ha perso tanto tempo a studiare, perché di certo il pane è buono ma faticoso da mettere insieme quando te lo devi far da solo. C’è sempre quella persona che conserva mappe, incartamenti e libri ammuffiti; il tutto in una casa fatiscente perché il luogo comune vuole che gli istruiti siano sempre solitari e squattrinati. Di certo ciò non riguarda Maurizio, lo scrittore famoso di città… ma la città è un altro mondo e un’altra dimensione.

 Sottile psicologia spicciola, fine analisi di “perché” visti da tanti punti di vista; dato che qui non si giudica, perché non sta bene giudicare, ma dubitare in silenzio è astuta sopravvivenza. A volte ci si ferma alla superficie; a raddrizzare un quadro storto o a rimettere in pari il terriccio smosso lì sotto i piedi; ma se in cielo e in terra ci son più cose di quante ne sogni la filosofia, sotto terra cosa ci può stare? 

Una lettura lieve che rilassa e rabbrividisce quanto l’aria di montagna. Due emisferi che si incontrano e si scontrano tra il sacro e il profano, il non detto e il non accertabile. Poesia e magia al cospetto di pragmatismo e concretezza… 

Maurizio si meravigliò molto. Di solito a quell’ora i rumori della notte accompagnavano il suo lavoro al computer. Li ascoltava, seduto sul davanzale, fumando. Erano suoni discreti come lo stormire delle fronde, lontani richiami di rapaci notturni, forse una civetta o un gufo, il frinire di molti grilli, un rametto secco spezzato al passaggio di un piccolo animale…

Insomma, la musica della notte.

Uno stile adatto a tutti può soddisfare chi sta dalla parte del prete e anche chi sta dalla parte del professore. 

Questo romanzo è una bruschetta fatta alla brace con un filo di olio buono: semplice, efficace; ti riempie la pancia e ti fa contento. Di certo può scottare all’inizio… ma sono impagabili quei morsi rumorosi che fanno da sottofondo al soffiare del vento nella cappa del camino. E beh, davanti al camino si sa che si raccontano sempre tante storie, di quelle VERE MA VERE DAVVERO. 

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domenica 7 febbraio 2021

HALGAS

 UN ROMANZO FANTASY DISTOPICO 

DI MARINA MILANI

Ph Francesca Lucidi

NOTE SULL’AUTRICE

Marina Milani è un insegnante e vive a Pavia; è un’avida lettrice, una viaggiatrice. Pubblica il racconto Cacciatori Notturni, inserito nella raccolta Chiama quando vuoi edita da Mondadori. Vive il concorso Voce di donne con il racconto Frammenti.


CENNI SULLA TRAMA E TEMATICHE

«UNA CITTÀ CIRCONDATA DA UN ALTO MURO, DI MODO CHE GLI STRANIERI NON POSSANO ENTRARE A PORTARE VIA LE NOSTE RICCHEZZE. UNA CITTÀ COPERTA DA UNA CUPOLA CHE FILTRA L’ARIA E I RAGGI DEL SOLE E LASCIA PASSARE L’ACQUA DEL CIELO LE RARE VOLTE CHE PIOVE. ATTORNO ALLA CITTÀ C’È UN MARE SPORCO, DI COLORE SCURO E… NON CI SONO CAMPI, NON CI SONO FORESTE, NON CI SONO PRATI.»

«DEVE ESSERE ORRIBILE. COME FA LA GENTE A RESISTERE?»

«LA GENTE SI È TROVATA UN’ALTERNATIVA. ESISTE UN MICROCHIP, CHE SI CHIAMA IPSE, CHE VA MOLTO DI MODA A MIDLAND, LA MIA CITTÀ. TE LO FAI INNESTARE SOTTOPELLE E VEDI TUTTI I MARI CHE VUOI, LE FORESTE, E I CIELI STELLATI.»

Edito da Edikit nel 2020, un romanzo fantasy distopico, illuminato da note romantiche e da un discorso complesso sull’identità e la ricerca di sé. Halgas inventa una società futura fondata sull’annientamento del pensiero individuale: la tecnologia regola le vite di un’umanità omologata, controllata, perfetta. Donne e uomini non si riproducono più toccandosi ed amandosi; tutto è immobile e soffocato da una nube che oscura un sole lontano, separato da una realtà terrena piegata dalla mancanza di acqua e da una divisione in rigide caste non strettamente economiche ma razziali, genetiche e utilitaristiche. Tutti sono selezionati in funzione di un sistema invisibile, che da sotto la pelle del tuo braccio ti controlla e culla, come una madre apprensiva ed oppressiva: ognuno ha il suo IPSE impiantato, il proprio dispositivo che rintraccia e monitora. Un IPSE ti fa vivere in una prigione asettica che regala come unico compagno di cella un alter-ego sapientemente programmato per il tuo “bene”.

Il mondo come lo conosciamo non esiste più. C’è un emisfero desertico, popolato da umani imbambolati o schiavizzati in città-prigioni che accolgono tutti… tutti quelli che accettano il fatto di essere introdotti in cambio della promessa di non uscire mai più. C’è un emisfero sommerso, di cui non si parla, di cui i ragazzi assembrati nelle scuole non sanno nulla. In realtà, lì vive un’etnia considerata estinta che sarà l’ultimo baluardo della speranza. Gli Halgas sono creature fatte di pace, branchie e saggezza. Una vecchia guerra ha lasciato testimoni silenziosi che nuotano e pescano, e nascondono una tecnologia avanzatissima non sconosciuta agli “Uguali”. Nell’emisfero desertico ci sono Uguali più Uguali degli altri, e ogni differenza viene annientata in un battito di ciglia. Una ragazzina depressa e insicura; un professore delicato amante della poesia; un hacker dalla battuta pronta; un ragazzo affascinante con occhi nerissimi misteriosi…

Sul pontile una creatura emerge, i suoi capelli sgocciolano e si può avvertire un odore salmastro e il fruscio di una muta che avvolge membra possenti. A volte i piccoli slanci dei nostri malesseri interiori possono mettere in moto qualcosa di diverso, una reazione, una rivoluzione. Andiamo contro le regole quasi per noia, in una vita organizzata e vigliacca invischiata nella ricerca spasmodica di ordine. Un sassolino può innescare una frana: un potere iperstrutturato può avere più falle di quante esso stesso potrebbe immaginare, tronfio in una sicurezza che non può soffocare gli istinti, abbattere la potenza della libertà, piegare una vita quando essa inizia sentire il lieve respiro salvifico della speranza.

 Se hai un motivo per vivere puoi resistere a tutto, anche se sei una ragazzina debole e insicura, piena di lentiggini su una pelle delicata. Un romanzo che presenta diversi protagonisti e altrettanti punti di vista che immergono il lettore in psicologie diverse, in sensazioni comuni a tutti ma tanto differenti da rivendicare la specificità in una realtà che si è venduta a una illusoria maligna perfezione.

A Midland i libri non sono ben visti; tra le pagine impolverate la memoria guida le azioni del giusto, di chi sa ascoltare e porsi domande. Alleanze e affetti profondi; saggezza e riscoperta forza interiore; capacità di sognare un mondo diverso, di mettersi in prima linea scoprendo sé stessi in una sofferenza formatrice. Si può essere la versione migliore e coerente di noi stessi avendo il coraggio di considerare l’impossibile, di non sottomettersi al sonno dell’anima. Il viaggio di Halgas attraverserà confini inimmaginabili… ma dopotutto è questa la metafora più antica che porta l’uomo alla riappropriazione del sé.


ANALISI E CONSIDERAZIONI

“FORSE LE LORO PASSIONI POTEVANO ANCHE CONDURLI VERSO ALTI OBIETTIVI E NON SOLO VERSO LA DISTRUZIONE.”

ASPETTI POSITIVI

Una scrittura incalzante, nessun vuoto in una narrazione che tiene le redini con decisione. Vampe di vitalità o soffocante fumo di prigioni visibili e invisibili, il tutto inframezzato dai sospiri delle emozioni: depressione, solitudine, tristezza; desiderio di rivincita, indomito coraggio, onore. Ogni personaggio è funzionale a un’analisi dell’essere vivente, mostrato come uomo, Halgas o Mutapelle. Le diversità si riuniscono nell’universalità delle emozioni sopracitate. Una ragazzina con la sindrome dell’abbandono può ritrovare sé stessa nel fondo più profondo; un uomo insicuro che attira troppe donne può conoscere per una volta cosa sia l’amore; un hacker riottoso per la prima volta comprende cosa significhi scegliere di adoperare il talento per una causa; un ragazzo dovrà affrontare la sfida della sua natura che conoscerà la disumanizzazione innalzata dal tocco vero di un sentimento puro. Una femmina, un pesce, un rettile: un vessillo vivente di speranza  comprenderà l’essere umano e le sue contraddizioni. Ogni scelta narrativa crea un mondo coerente che porta la forza di moniti, profezie da scongiurare e guerre da combattere una volta per tutte. Le scelte chiameranno schieramenti netti, non facili. La commozione riesce a scaturire dalla semplicità di persone imperfette nelle proprie debolezze che apriranno il sentiero verso la vera “evoluzione”.

LE PECCHE INASPETTATE

Durante la lettura qualcosa mi costringeva a tornare indietro: perdevo il filo ma non comprendevo la ragione tanto grande era la passione che ogni riga scatenava in me. Purtroppo, dopo circa cento pagine ho trovato il mattone accidentato, la falla nel sistema di Halgas. In alcuni punti la consecutio temporum cede, frana. I tempi verbali iniziano a sovrapporsi in modo totalmente errato. Ne ho parlato con l’autrice, indicando esempi e pagine da rileggere. Ho molto apprezzato l’onestà di Marina che ha riconosciuto l'errore. I miei migliori auguri a un’autrice talentuosa, umile e educata. La ringrazio anche per aver atteso il mio lavoro, da lei tanto desiderato.

Grazie Marina per avermi inviato una copia del tuo libro. Buon lavoro!

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lunedì 1 febbraio 2021

IL FABBRICANTE DI SUONI (libro per ragazzi)

 

Testo di Alessandro Ricci

Illustrazioni di Stefania Franchi

Ph Francesca Lucidi

INTRODUZIONE

Edito nel 2019 da ArpeggioLibero Editore, IL FABBRICANTE DI SUONI è un libro per ragazzi incentrato sul senso dei sensi, e sulla difesa delle specificità che spesso vengono allontanate e temute perché fraintese. La prima prova della coppia di Ricci-Franchi si presenta come carica di arguzia, tatto e buone intenzioni. La storia racconta la formazione di un giovanotto nato "diverso": la diversità sarà proprio ciò che avrà lo straordinario potere di salvare la collettività dalla perdita di suoni e colori, anche se avrei potuto anche dire solo di suoni o solo di colori dato che le due cose non esistono in modo separato. Ci troviamo in un mondo simile al nostro se non fosse che i suoni hanno un colore, e viceversa: vedere e sentire diventano un atto unico. La popolazione di SINESTENIA vive come noi, e potete immaginare quanto tutto sia così strapieno da generare un horror vacui a cui sono soggetti piccoli e grandi. Il silenzio spaventa… quel leggendario mostro che serve anche per mandare a nanna i bimbi ribelli e far calmare i frugoletti capricciosi. Tutto parte da un ragazzo, un dodicenne sordomuto che vede tutto secondo una scala di grigi. Però non è affatto male non dividere forme, contorni e sostanze del mondo in totalmente bianco o totalmente nero.

UN’AVVENTURA PER CHI AMA I LIBRI E CREDE NEI SEGNI, SOPRATTUTTO IN QUELLI CHE NON “VEDIAMO”

Le illustrazioni sono il valore irrinunciabile di questa storia, e pensare che sono tutti piccoli spot che vibrano del colore di ogni sostanza. Tocchi che si muovono, contorni che rivelano le emozioni dei personaggi e preannunciano soprese o guai. Ogni particolare appare come nato da un grande amore. Non ci sono aperture, passanti o illustrazioni a pagina singola: piccoli scorci ci insegnano il valore dell’attenzione su ogni piccola cosa del mondo. I disegni allegri non ci fanno solo sorridere ma ci invitano a sbirciare come da un buchino sulla porta chiusa di un mondo diverso, ma non troppo, che costringe i nostri sensi ad essere assai pronti: ci servirà! Non si vede bene dentro lo stomaco di un Rossopardo, e figuriamoci attraverso le maglie di una rete o nell’angusto spazio di una fredda caverna.

Ph Francesca Lucidi

Il filo rosso di tutta la questione, che però dobbiamo veder grigio, è il piccolo Gabriel e la sua disabilità. Come spesso accade nel mondo reale, la gente ha paura di ciò che non conosce e non vive sulla propria pelle, qui dai mille suoni e colori: gli abitanti di Sinestenia tendono ad evitare Gabriel, atteggiamento che perpetrano anche i fratelli maggiori del ragazzo. Mamma e papà Giallocra non è che non vogliono bene al proprio figlio… ma che vergogna avere in casa un tale dimostrazione di stranezza. Il silenzio fa paura, questo lo abbiamo già chiarito. In realtà Gabriel ha imparato a parlare leggendo il labiale; sì, necessità ha fatto virtù.

Gabriel ci è subito simpatico perché conosce così poco del mondo ma al contempo così tanto. Non va a scuola e non interagisce con i coetanei. Il suo dovere si consuma nella fattoria di famiglia, in compagnia di violanzane e rossodori. Ma che meraviglia le passeggiate verso il bosco, la violacea minaccia che tanti evitano. Gabriel è coraggioso ed ha sviluppato un olfatto straordinario. Con il suo zainetto si incammina: l’esplorazione è la sua attività preferita. Però, si sa che cercando cercando qualcosa si trova sempre.

Uno scoiattolo giustamente un po' scocciato, un ramo che cede ed ecco che Gabriel cade nella capanna del Signor Bigio.

Bigio ha lasciato il frastuono per la frugalità di una vita nei boschi; la sua casetta non è certo accogliente o comoda… chi invece sta lì ben curato sono i libri. Il nostro scorbutico vecchietto, che accoglie il prossimo con cartelli che invitano poco gentilmente ad alzare i tacchi, si prende cura dei libri e li restaura. Tra i pochi mobili malandati spicca una grande libreria di mogano.

“Infatti il Signor Bigio amava da morire i libri, proprio perché, a differenza delle persone, non erano chiassosi, non avevano pretese e davano molto senza voler nulla in cambio.”

Ph Francesca Lucidi

Un ragazzo sordo e poco chiacchierone riesce a far subito breccia nel tenero cuore ricoperto di verdemuschio dell’uomo. Piccoli lavoretti manuali e la compagnia del silenzio e di pochi cenni amichevoli. La vera svolta arriverà in autunno: Bigio insegnerà a Gabriel a leggere e scrivere… una mensola cedevole e un libro antico metteranno lo zampino sulla soglia che segnerà chiari mille anni. Secondo voi il mondo è sempre stato a colori? Devo smentire il vostro sicuro “sì”. Bisogna preparare lo zaino, prendere una corda, una lampada ad olio e un vecchio pugnale malandato; sguardo verso la vetta della montagna e capanna alle spalle, si parte!

Gabriel è solo, sembra proprio che il nostro destino sia proprio un affare in cui cavarsela da soli. Fortuna che ci sono sempre amici pronti ad aiutarci, se guardiamo appena oltre l’aspetto. La luna piena può ingrandire le cose, le persone, volevo dire gli orchi mannari. Non sarà facile scovare una figura leggendaria di cui non si sa poi molto; però, il mondo è diventato senza colori e suoni e tutti rischiano di farsi molto male. Le auto si scontrano e gli animali sono disorientanti, bisogna affrettarsi! Appena il tempo di qualche mese. Al sapore delle radici non ci si abitua facilmente ma la posta è troppo alta. Gabriel scoprirà una “visione” diversa, annunciata da un comignolo che sputa arcobaleni. Esistono persone che attraverso il valore del dono fecero Sinestenia come era e non è più; c’è anche chi crede che la condivisione sia sciocca e vive in una solitudine nient’affatto pacifica, in questo caso. La riflessione sul senso della mancanza e della vera completezza è ciò a cui porta questa storia. Una storia nella storia parla di eroi, egoismi… o forse questo è ciò che sembra e non è. 

La verità non ha un colore, dovremo seguire Gabriel passo per passo per comprendere i diritti degli opposti, e la legittimità della diversità necessaria all’equilibrio di ogni mondo, si mangino in esso zuppe di vermone o minestre taciturne.

Una storia simpatica, pulita e profonda; personaggi efficaci assolutamente esilaranti. Amicizia, rispetto, educazione alla diversità e all’ascolto attivo, coraggio: tutto ciò che una giovane mente ha bisogno di apprendere ed abbracciare.


PICCOLE PECCHE “ROSSOATTENZIONE”

PURTROPPO, ho riscontrato diversi problemi evidentemente causati da un editing mancante o disattento. Qualche frase risulta sconnessa per la mancanza di un verbo o l’ordine sconclusionato dei sintagmi. In un’occasione si è dimenticato di riaprire i marcatori del discorso diretto. Un vero peccato per una storia piacevole che spero di poter rileggere in una seconda edizione revisionata. In alcuni tratti avrei evitato di evidenziare dei colori nelle descrizioni, essendoci solo Gabriel che vede appare assai strano come punto di vista; io ho avvertito quelle specifiche cromatiche superflue. Come prima prova possiamo però ben pensare dei creatori de Il Fabbricante. L’esperienza aiuterà, capita anche a me… credo anche a voi.

Ricci e Franchi hanno pubblicato anche un secondo lavoro: IL GIOVANE ACHILLE con la Nps Edizioni. Spero che quando lo leggerò non dovrò soffrire per altrettante disattenzioni. Ma sono certa che non accadrà, sono fiduciosa. Mai perdersi d’animo: il bosco più nero può sempre nascondere una bella mela succulenta.

Ringrazio Alessandro Ricci per il pdf.

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giovedì 28 gennaio 2021

STORIE DI BIMBE, DI DONNE, DI STREGHE

 UNA RACCOLTA DI RACCONTI 

di ELIZABETH GASKELL

Parte prima:

 IL RACCONTO DELLA VECCHIA BALIA

Ph Francesca Lucidi

INTRODUZIONE

Una raccolta di quattro racconti, quattro storie che rievocano aspetti della biografia dell’autrice come la perdita dei genitori; la natura sconfinata, dura o avvolgente che ella visse prima del trasferimento a Manchester. Abbiamo i temi della maternità espressa non solo in concepimento, gestazione e parto ma anche nelle declinazioni del cuore, nelle cure che una donna può e sa donare al prossimo, spesso fragile. La Gaskell è sincera nel presentare situazioni quotidiane piegate dai doveri, dalle convenzioni e dai sentimenti contrastanti di personaggi che si nascondono spesso in cupi silenzi, in segreti sanguinanti. La dolcezza di personaggi puri, ingenui, venuti da una vita semplice; il muro ispido di famiglie strutturate e rispettabili che covano il seme della discordia, della vergogna o della colpa. Nelle opere gotiche della Gaskell si percepiscono le mani gelide di una società che si strazia tra un passato glorioso, nobile o contadino, e un nuovo ordine gestito da un progresso che ha la sostanza della devastazione; nella realtà dell’autrice, e dei suoi romanzi, ciò è esplicato dallo scontro della civiltà industriale con gli spazi rurali.

Nella raccolta qui presentata la donna si manifesta come strega, come infante, come megera: pare di vedere le forme umane della dea Hecate, la trina creatura che rappresenta le tre facce della vita e il mistero insito nel potere femminile che pare cullare i segreti della vita e della morte.

Quattro racconti: LA STREGA LOIS, IL RACCONTO DELLA VECCHIA BALIA, LA CLARISSA e SUSAN DIXON; li affronteremo singolarmente in questo piccolo spazio dedicato. Vi ho già parlato degli occhi grigi della delicata Lois, potete leggere il contenuto cliccando QUI; lì potrete anche posare lo sguardo su una breve biografia dell’autrice.

Ripeterò la stessa introduzione per ogni racconto, così tutti i miei lettori occasionali avranno la possibilità di usufruirne senza dover tornare al principio.

 

IL RACCONTO DELLA VECCHIA BALIA

Ph Francesca Lucidi

Mi bruciava dentro una smania ansiosa; e le dissi che per lei era facile parlare, dato che sapeva cos’erano, apparizioni e suoni, e forse aveva anche avuto a che fare con lo Spettro quand’era in vita. E la molestai talmente, che alla fine mi disse tutto ciò che sapeva; ma dopo, avrei preferito che non m’avesse detto niente perché ne fui ancora più impaurita.

˜

«Sto solo cercando la mia piccola Rosa-Rosetta», risposi, ancora convinta che la bambina fosse lì vicina a me, anche se non riuscivo a vederla.

Pare di avvertire lo scricchiolare del legno, alla sera quando le temperature scendono e il buio pare avere un tocco freddo che inquieta mobili e infissi. Si sente il fruscio dell’ampia gonna di una balia, pare salire nel naso l’odore della cera che si consuma insieme al passare dei minuti… che ora andranno a dilatarsi in un racconto, in una cronaca spaventosa che ci sembrerà lieve solo perché le parole escono dalla bocca dell’amore.

Una balia e delle bimbe che ascoltano: viene ripercorsa la storia di una famiglia attraverso il ricordo di una donna che entrò in una casa sconosciuta quando era ancora una bambina. La servitù non è presentata come qualcosa di avvilente, diviene anzi la forza stessa di una casa, la depositaria di verità e memorie. Una cameriera, una governante… sono qui amiche, quasi madri delle loro padrone. La Gaskell dona dignità al servizio, quando esso si esplicita nell’amore del proprio lavoro, nel fervore di una missione votata ad affiancare, affrancare e rendere migliori le vite altrui gioendo di un’affezione reciproca che dona una nobiltà pari o superiore a quella di nascita. La servitù ha la semplicità del passero e l’acume e la furbizia di una volpe; può anche manifestare lo scatto della lupa e lo sguardo attento e premonitore della civetta.

Morti premature, bambini venuti alla luce senza vita; una creatura fatta di delicatezza e allegria che viene protetta dalla sua balia con il grembiule e l’affetto incondizionato. La nobiltà che va a reclamare i suoi discendenti per dovere ed egoismo di sopravvivenza. Sotto le montagne vi è una grande casa: Lord Furnivall non ci vive, però alla piccola Rosamond potrebbe giovare l’aria pura. Una bimba di neanche cinque anni si stringe al grembo di una balia che non ne ha neanche diciotto, di anni. Ad aspettare l’arrivo una casa gigantesca; rami fitti che oscurano, al cui interno la luna non riesce a passare. Pochi abitanti: una nobile signora triste e silenziosa, con il viso solcato da rughe che paiono esser state tracciate da un ago sottilissimo; la governante della signora, un angelo custode, uno sguardo che pietrifica ma che spiegherà le sue ragioni; i domestici fedeli, che non fanno domande e cercano di dare meno risposte possibili.

Le premesse non erano delle migliori, ma la bimba riesce ad illuminare quelle stanze avvolte dal vento gelido, dagli eventi atmosferici perennemente arrabbiati. Dopo poco inizia l’ascolto… la balia Hester ha sentito l’organo suonare, nonostante Dorothy cerchi di smentire una musica fin troppo chiara per essere ignorata. Ma come può essere malevola la musica? Se passeggiate per gli infiniti corridoi potrete notare che un solo ritratto è stato girato.

La Gaskell anticipa elementi paranormali che saranno il cardine dell’arte del brivido: i bambini che per primi avvertono turbolenze extraterrene e ne sono purtroppo vittime; testimoni a cui non si crede; sparizioni spaventose e apparizioni che mostrano quanto la rabbia, la violenza e il rancore riescano a resistere alle ere e alla morte.

Ahimè! ahimè! ciò che si fa in gioventù non si disfa in vecchiaia! Ciò che si fa in gioventù non si disfa in vecchiaia.

Una scrittura di neve: gelida e paralizzante; dolce e calmante. Le coscienze delle persone, i loro cuori e i loro desideri renderanno quella neve soffice tappeto di gioco o crudele tormenta assassina.

I brividi prodotti dalla Gaskell non sono sguaiati; ogni cosa assume un certo peso perché la storia non è solo intrattenimento di un attimo ma riflessione duratura. Ordinario e paranormale si esaltano a vicenda.

Mi diede uva passa e mandorle per acquietare la signorina Rosamond: ma lei non toccò quelle buone cose e continuò a singhiozzare per la sua bambina nella neve.

 

A presto, con il prossimo racconto della raccolta.

 

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sabato 23 gennaio 2021

LA FILOSOFIA DEL GIARDINIERE

 RIFLESSIONI SULLA CURA

di Roberto Marchesini

Ph Francesca Lucidi 
Ebook disponibile su Amzon Kindle

ROBERTO MARCHESINI

Filosofo ed etologo nato il 16 aprile del 1959; Marchesini è inquadrabile nella corrente del cosiddetto Post-Human: una concezione comprendente l’idea di un uomo-ibrido, che considera la diversità non come una devianza ma come principio stesso dell’essere.

Marchesini ha collaborato con numerosi giornali e riviste come Il Manifesto, La Stampa e Tuttoscienze. Da ottobre 2017 cura la rubrica di Etologia del Corriere della Sera. Formatosi come veterinario ha ampliato i suoi studi e la sua filosofia in numerose direzioni; voglio ricordare il suo impegno didattico verso i più piccoli, indirizzato all’importanza della relazione dell’uomo con le altre specie. L’alterità e l’interazione sono per Marchesini fondanti per lo sviluppo della personalità; l’animale non è più considerato un oggetto ma un soggetto stesso della relazione.


LA FILOSOFIA DEL GIARDINIERE. Riflessioni sulla cura

“Il giardino ti mostra sempre ciò che non sai, del mondo e quindi di te, che sei del mondo. Ti insegna a rispettare la terra, a comprendere come ogni cosa sia in realtà una relazione […]”

Parte dei saggi brevi Parva e edito da Graphe Edizioni nel 2018, questo testo è un complesso discorso sul decentramento e sulla cura di chi sa abbracciare la “chiamata”; di chi può ambire all’epifania potenziale della Filosofia del giardiniere.

Il filosofo si fa giardiniere; il giardino si fa filosofia e viceversa. Un cammino lento attraverso le stagioni e gli anni, proiettato in una sospensione che porta, attraverso la cura, alla creazione del giardino. Anche se di mera creazione non si può parlare. Una terra arida calpestata dai trattori e dai passi; animali nascosti negli anfratti. Tutto parte dalla speranza che è il principio cardine della diligenza del giardiniere, che ancora riesce ad immaginare. Nell’immaginazione come nel giardino in potenza vi è una sospensione che sa di desiderio; ciò, però, non è mancanza, come siamo abituati a percepire.

Un linguaggio non facile; un’idea che si nasconde dietro a poetica e filosofia, come una bestiolina rara che si protegge in una profonda tana circondata di radici dagli intrecci spaventosi perché di bellezza e forza incontenibili. Un’etica che esce dall’umano per riportare a un tutto dove l’individuazione è sciolta dalla vita. L’idea e il linguaggio dell’Evangelista di Pan possono sembrarci condanne, a noi presuntuosi dell’ordine… destinati, per questa idea, all’insuccesso. Si inneggia al languore che ha immensa bellezza rispetto alla sazietà; l’immaginazione e il giardino insegnano la beffa del “progetto”. Potremmo davvero aver bisogno del sublime della perdita di controllo.

La natura stessa non è più concepita come arredo ma come un essere vivente; all’interno e intorno vi sono altri innumerevoli esseri viventi che interagiscono in modi anche inaspettati: virtualità nascoste che il giardiniere può esplorare. Estro ed Estasi: saper fuggire da sé in un abbandono alla nostalgia ancestrale della terra. Poggiare l’orecchio su di essa… perché non dovremmo farlo?

Il giardiniere risponde a una chiamata, è inquieto e continuamente sollecitato dalla cura. Nel grande giardino egli andrà sempre alla ricerca della pianta che soffre; è un posseduto e rinuncia a ogni forma di chiusura.

L’autore appunta e immagina su un taccuino. La città pare concedere alla natura un qualche spazio verde nato solo per biciclette, cani e bambini. Mentre il giardino saprebbe connettere i piani temporali, insegnarci il disordine dionisiaco. Quando si pianta non si sa dove porterà il ramo o la siepe.

“Un bosco, uno qualsiasi di quelli che ornano il qui intorno, ha più ordine nell’apparente confusione di quanto ne sapremmo fare con precisa metrica.”

Un’umiltà felice della consapevolezza della propria pochezza, la potenza del volo sgraziato che comunque resta in aria. La “verità” lascia posto al fallimento, ora visto come la facoltà di poter intercettare un ordine imprevisto. Il giardiniere non cerca l’ascesa e così trascende. Il giardiniere è un vero creativo grazie allo strumento del dialogo. La filosofia delle cose non è nelle cose, ma dobbiamo poter comprendere che non è neanche nella nostra testa. Il dialogo e la coesione non vogliono la corsa: correndo perdiamo coesione… la nostra frenesia di controllo erode lo spazio e non lo può dominare. La filosofia fa finalmente emergere frasi che non solo sue.

La terra ci feconda, e non accade il contrario.

La terra è proposta come un partner con cui accordarsi, nell’armonia e non nella negoziazione.

Le piante sanno insegnarci lo scorrere, l’unione felice tra la cinetica dell’emergere e la staticità del radicamento. La nostra felice ignoranza! Che giace nella meraviglia sgombra di esperienza, come accade per i bambini.

“Vorrei dei bambini qui accanto, perché l’arte del giardiniere è il miglior seminario per la gioventù. Purtroppo in questa pallida giornata so che sono rimasti intrappolati dietro un banco ad ascoltare storie che non possono capire e apprezzare.”

Passano tre anni e il giardino si apre alla nostra vista, come anche la scrittura che pare farsi più chiara… per noi che abbiamo faticato nello sradicamento di certezze che ci privavano del vero radicamento. Un albero si eleva e si fa metafora della conoscenza. Noi siamo abituati ad aver paura di ciò che si nasconde, cerchiamo la certezza del tronco dimenticando che un albero non cresce ascendendo al cielo: le radici, anche, rappresentano un moto di crescita. L’indefinito è la vera direzione che ci fa ergere, evolvere. l’ALTERITÀ non è polarità, polemica: nella mente collettiva si è giardiniere lasciandosi abitare.

Diventare giardino è accettare di non poter dire l’ultima parola: Marchesini ci porta alla conclusione con il concetto cardine della virtualità dei dialoghi possibili, ora ai nostri occhi necessari… dopo la lettura.

A fine saggio una serie di foto da diversi giardini del mondo, le parole si perdono nel silenzio del verde.

Un testo per decentrarsi, essere forti nell’elevazione che viene dall’estendersi al nascosto, all’altro e al non ordinato o ordinario. Essere post-umani in una forza rinnovata.

 

 

giovedì 21 gennaio 2021

LA PRINCIPESSA D'OMBRA


Testo di Valentina Lini

Illustrazioni di Alessia Ferretti

Ph Francesca Lucidi

PROIEZIONI D’AMORE, BELLEZZE BLU CHE DALLA FINESTRA PROFETIZZANO

Edito nel 2020, LA PRINCIPESSA D’OMBRA è un altro indimenticabile albo illustrato della casa editrice BALENA GOBBA; un albo artistico, un “gioiello” che unisce fiabe, verità antiche, con veri e propri affreschi su carta. Storie reali che forse nel tempo hanno mantenuto la loro natura straordinaria divenendo la testimonianza più resistente al tempo: la leggenda.

Libri orizzontali in copertina rigida che si fanno finestre, specialmente in questo caso, su mondi lontani e su storie che attraverso i secoli portano una voce d’instancabile canto. Balena Gobba ci restituisce temi come l’amore, il dolore, la morte e la speranza. Può un’ombra riportare la luce su un regno piegato dalla tristezza? Valentina Lini e Alessia Ferretti ci raccontano la loro versione, comunque molto fedele all’originale, della leggenda originaria delle OMBRE CINESI: toni regali dell’oro e del blu, legati all’antica arte orafa del Tian Tsui; figure sfumate e uno stile materico aprono i sensi a un pensiero da toccare. Sinestesie calibrate, nate da una sensibilità inusuale, producono uno spettacolo a cui sono invitati i dolci amanti della bellezza concettuale. Un libro che deve essere mostrato, sul tavolo da salotto, tra gli scaffali di una libreria. Questo volume può essere uno scorcio veloce verso una narrazione efficace perché breve ed emozionale. Gli occhi si perdono in figure che vanno oltre il semplice illustrare. Ribadisco la mia impressione di trovarmi di fronte a un ciclo di affreschi. Balena Gobba l’ho già definita una vera e propria galleria d’arte. Immagini e parole si stringono in un abbraccio efficace; possono però anche essere fruite separatamente. Vi sfido a leggere solo seguendo le figure: tutto è chiaro, le sensazioni arrivano da occhi che sono fessure dalla massima espressività; i tessuti ci svegliano un tatto che pare poggiarsi su sete e tappeti; il cuore sussulta scorgendo due sposi. Ogni movimento dei personaggi è magia e realtà.

Ph Francesca Lucidi

Siamo in Cina, tantissimi anni fa; potrebbe essere anche ieri e in luogo vicino a noi. Uno sposo afflitto e la mancanza incolmabile; uno stratagemma che parte da un bisogno pratico riesce a mimare il mal tolto e a far risvegliare la speranza. Si rinasce da soli, ma ogni tentativo, seppur goffo, di stare vicino a chi ha un dolore insanabile può dare una spinta a ciò che in modo misterioso fa risollevare chi è stato brutalmente piegato dalla sorte, dalla morte. Non credo c’entri solo lo spirito di sopravvivenza… io credo che le ombre possano parlare, credo che non tutto si possa spiegare; la vita si vive, la vita non si definisce.

Ph Francesca Lucidi

Albo adatto a grandi e piccoli lettori, per fruizioni diverse e intercambiabili. 


LA LEGGENDA DELL’IMPERATORE WU

La storia raccontata nell’albo riprende le vicende dell’imperatore cinese Han Wudi (regnante dal 141 all’87 a.C.). Si narra che Wudi divenne terribilmente triste per morte della concubina Li Furen, morta prematuramente. Gli eunuchi della corte si arrovellavano nella testa alla ricerca di una soluzione, dato che lo stato dell’imperatore poteva compromettere la salute del regno. Fu escogitato, così, uno stratagemma atto a proiettare l’ombra di Li… tramite una figura di legno e gli effetti di luce su una tenda.

Ph Francesca Lucidi

L’albo, invece, mette in campo uno sciamano originale, e profondamente osservatore. È incredibile quanto la vita quotidiana nasconda genialità e soluzioni ingegnose, basta fare solo attenzione. Un inganno ben riuscito e un cuore che si ristora. Lo svelamento della verità avrà tremende conseguenze? Un martin pescatore osserva la scena, qui, vicino a noi sul davanzale di una pagina. Tre piume e un presagio… la speranza e i suoi misteri.

Nella storia “vera”, Wudi ha vissuto per molti anni e ha avuto due mogli, numerose concubine e ben nove figli.

 

L’ARTE CINESE DEL TIAN TSUI

Il TIan Tsui è un’antichissima arte orafa cinese che è sopravvissuta per ben duemila anni. Consisteva nell’incastonatura, tramite una colla ricavata dalle capre, di piume di martin pescatore fatte a pezzi. L’acceso colore blu non veniva dal cromatismo delle piume ma da un gioco di luci, da effetti prismatici. Ciò non può non richiamare l’illusione e la magia ingannatrice delle ombre cinesi: in questo albo i significati si stratificano come gemme su una regale tiara.

Purtroppo la pratica portò alla decimazione dei poveri uccellini. Il tutto fu cessato solo negli anni Quaranta, con la Rivoluzione Cinese.

 

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lunedì 18 gennaio 2021

IL CANTO DEI DANNATI

 

di Jason Ray Forbus

Illustrato da Theoretical Part

Copertina e Tavola 10 di Gianrico Reale

Ph Francesca Lucidi

UNA NUBE OSCURA CI AVVOLGE, PREPARATE LE PUPILLE A FISSARE L’INCREDIBILE

Un albo di cupo vagare, di sonno, risveglio. Un fermarsi del tempo, dove il tempo muove gli ingranaggi che enormi ci sovrastano. Il raccolto di un’esistenza, forse privata della coscienza di sé? e da chi? per cosa? Poche le certezze perché la poeticità ermetica, caustica e danzante, ci invita ad un ballo mascherato: scorgere le forme non è facile nel turbine d’estasi e inquietudine. Le volte di un’oscura cattedrale, i corridoi infiniti di un edificio d’anime e contorsioni; poi lineamenti sensuali che voluttuosi ci invitano al sublime. Cupa cattedrale che ti mostri sopra il logorio di vite che si consumano, e poi si “risolvono” in qualcosa che non ha nome!

 Numerosi simboli e figure, la determinazione spetta al viaggiatore. Tutto è maestoso e resta nella domanda del dove: dentro o fuori di noi?

Una grandezza che atterrisce; eppur si scatena il piacere di una carne che sente lo scuotere dei simboli provocatori. A sinistra le parole: brevi lampi di un temporale insistente… quasi fattosi muro di foschie ed elettricità. Il muro pare anche soffice dell’essenza spirituale che riesce ad emanare. A destra illustrazioni a pagina singola: evocazioni a Gustav Doré; gotiche fascinazioni che riescono a tener ferme vertigini alla Escher. La veste grafica contemporanea, in una carta liscia, lucida e piacevole lega antichità, riferimenti e novità in una struttura che ha le ossa della stessa sostanza del discorso sul tempo che le parole gridano. Urla, ma sommesse e provenienti da un posto profondo.

“Rendere le messi”: ciò che una vita raccoglie va portato presso le porte eterne; il grano è fatto di chicchi di anni, di conteggi autodistruttivi tenuti sulla carta dell’inconsapevolezza di un vivere privato della parola.

“ABBASSAI REVERENTE IL CAPO,

COSÌ COME MI ERA STATO DETTO DI

FARE

IL GIORNO IN CUI MI RUBARONO IL GIOCO E LA PAROLA”

˜

“MA A CHI MI INCHINAVO?”

Il corvo, già presente in copertina, non può non portare la pelle, indurita dal ribrezzo ma tenuta sotto scacco dallo scioglimento che la bellezza provoca ai nervi, a sentire il tocco di Edgar Allan Poe.

Poe scelse il corvo per motivazioni pragmatiche lucidamente espresse nel suo LA FILOSOFIA DELLA COMPOSIZIONE. Anche qui ci ritroviamo in un lavoro orchestrato ad arte… ma nulla sarà freddo: bruceremo. Come l’antecedente dello scrittore dell’incubo, il corvo decide il “quando”.

“È TARDI, DISSE IL CORVO

È TARDI”

Ph Francesca Lucidi

Memento mori, teschi ed esseri maestosi che possono evocare il dio cornuto Cernunnos. La “Natura” nel suo senso di vita, morte e potenza si manifesta nella sua essenza divina che sta ma non determina: noi determiniamo… anche il padrone da servire.

Ph Francesca Lucidi

Morte? Incubo? Visione o creazione fittizia? L’incontro tra mente, tumulti e colpe cosa può aprire?

L’uomo può costruire cattedrali magnifiche in terra, forse per cercar di guadagnarsi un ricovero nell’altrove. L’uomo può anche costruire dimore per l’oblio… o è l’oblio che non è vuoto ed è architetto laborioso?

A fine volume il testo è ricomposto e presentato semplicemente su sfondo nero. Giusto il tempo di pulirsi le scarpe, o le coscienze, e forse ci avviamo solo quando siamo alla fine; dipende dal passo e dalle “messi”.

Un albo per collezionisti, per animi artistici che non smettono di cospargere il corpo di nero languore in cerca di un effetto paradosso che faccia emergere dalla carne le essenze più pure. Pagine per chi sa prendere il tempo: sì, aprite le pagine e state lì. Non è facile leggere ciò che non è facilmente disponibile all’uomo che sempre cerca chi dica esplicitamente “cosa”. Non è facile leggere ciò che non è scritto ma c’è.

IL CANTO DEI DANNATI è la speranza realizzata di lavori che sappiano essere diversi, coraggiosi. Una lussuria da perdonare e consumare su un letto di ciglia rapite.

Ph Francesca Lucidi

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