venerdì 23 ottobre 2020

MILLE TEMPESTE

UN DARK FANTASY

 di 

TONY SANDOVAL 

Ph Francesca Lucidi

INTRODUZIONE

A circa cinque anni dalla sua nascita, ecco che MILLE TEMPESTE di Tony Sandoval torna con una nuova edizione 2020 targata, ovviamente, Tunué.

Ricordo che la Tunué si occupa delle pubblicazioni di Tony Sandoval dal 2011.

Vi parlai già di questo autore e illustratore quando discorremmo de IL CADAVERE E IL SOFÀ, graphic novel datato 2007 e pubblicato in Italia da Tunué nel 2011 e nel 2014. Per la biografia dell’artista basta cliccare QUI: verrete reindirizzati al contenuto che vi ho citato così potrete conoscere la curiosa e coraggiosa vita di Tony Sandoval, e saperne di più sulle sue idee di stile; in ogni modo qui torneremo su alcuni punti.

CENNI SULLA TRAMA, AFFACCIANDOCI APPENA OLTRE LO SPAZIO DI DUE ALBERI UNITI

Lisa è una giovanissima ragazza dall’aspetto diverso… dalle abitudini inusuali. Sua madre è morta e suo padre è separato da un “fossato”, così si dice; non capiamo dove sia il genitore, fatto sta che Lisa vive con la madrina e con il figlio della donna, Bruno.

Lisa passa le sue giornate un po' distaccata dai gruppi dei suoi coetanei che giocano per le strade. Anche lei gioca in giro, ma preferisce i boschi, la sabbia, l’erba e soprattutto i sassi. Sì, lei colleziona sassi strani e ossa: passione piuttosto bizzarra per chiunque.

 Lisa ha diversi segreti, uno la preoccupa particolarmente: ama ancora giocare con le bambole, si affretta a nasconderle quando viene scovata da qualche amico che tenta di convincerla a unirsi al gruppo, si vergogna molto quando la madrina le comunica di averla scoperta e la rimprovera. Il rimprovero della donna è, però, amorevole: invita la ragazza a trovarsi un lavoretto e le propone un posto da cameriera; la conversazione avviene mentre la madrina medica le mani ferite di Lisa… beh, la ragazza è passata in uno strano portale. Durante una delle sue scorribande, Lisa è attirata da un albero doppio, diviso in due tronchi… sembra quasi ricordare una porta, delle voci sembrano chiamarla, lei passa oltre e si ritrova in un “dove” diverso. Niente pare troppo strano alla sua curiosa attenzione che viene indirizzata verso uno spaventoso teschio, apparentemente animale, al quale Lisa asporta con difficoltà i denti… dato che quella testa morta parte non volersi far prendere.

Mentre la madrina le medica le mani, e Lisa nasconde i piedi sporchi, stretti nelle piccole infradito, la ragazza non pensa alla sua avventura ma più all’impellente problema del dover crescere. La conversazione fra le due è sotto gli occhi di qualcuno che si nasconde nell’ombra: Bruno. Il ragazzo è un integerrimo individuo dedito allo studio, invidioso dell’intelligenza di Lisa che pare non necessitare di troppo sforzo nei compiti.

Bruno ha un piano: dimostrare che Lisa non è solo strana… ma è, soprattutto, una strega.

La ragazza inizia a lavorare, a servire ai tavoli in un locale poco attraente e tra visi segnati dal tempo che ricordano di segnali di sciagura, di strane cose viste e avvertite: si sa, c’è sempre qualche strano personaggio del paese che afferma cose a cui nessuno vuol credere. Le giornate si susseguono tra il servire caffè e il passaggio oltre gli alberi: qualcuno sussurra “Regina”, altri oscuri personaggi inneggiano a un nome, a Ojdre; strane organizzazioni si adoperano, schiere si organizzano e qualcuno rivuole ciò che è suo.

Tra anormali dimensioni, tra segreti e lontananze non spiegate, continua la vita di una normale preadolescente. Il corpo di Lisa sta cambiando, qualcuno nota il suo seno e avrà anche l’ardire di volerlo toccare! Lisa è ingenua, pura… ma i suoi naturali istinti pizzicano, così come la curiosità e l’impavida ricerca di un posto diverso, magari dove sentirsi meno fuori posto.

Juan è lì, a portata d’occhi. Lisa lo nota e pare arrossire sul suo colorito cinereo. I due si parlano, e Juan si rende per la prima volta conto della straordinaria bellezza della ragazza dai capelli bianchi. I due si baciano: è quasi una “tempesta”, Lisa scappa… e proprio una tempesta determinerà il destino di Juan.

Lisa attira l’attenzione dei maschi, ma non tutti hanno intenti bonari. La “caccia alle streghe” è stata organizzata. Bruno, però, nonostante controlli la purezza dei suoi adepti, adoperandosi anche con acqua benedetta, non riesce a controllare gli altri “cacciatori”. Alla fine, a dei ragazzini interessa davvero prendersela con una loro coetanea in modo così crudele? Poi Lisa è così bella, e anche gentile, trasognata.

Chi voleva scacciare un male che ai nostri occhi pare inesistente, con finalità tutt'altro che disinteressate, forse farà un passo di troppo. Chi riuscirà ad arrivare tra le case e, soprattutto, tra i bambini?

Un uomo vestito di nero torna, porta con sé una borsa. Una lotta, morti e patti. La storia di Lisa vi porterà in un mondo fantasioso ricco di simboli alti, e significati quotidiani che hanno la loro dignità e la loro magica importanza.

Non aspettatevi tutte le risposte: Sandoval è un maestro delle sfumature e degli orizzonti ampliati.

La fantasia spesso non mette tutti i punti, come la vita reale.

ANALISI E CONSIDERAZIONI

Sandoval propone il suo stile pittorico, i lievi tocchi dell’acquerello rendono questo piccolo volume un portale verso uno dei mondi dell’autore, che sempre nascondono infinite evoluzioni, tumulti, attraverso il racconto delle vite di adolescenti mossi da pulsioni naturali… pur in situazioni dolorose, innaturali e scioccanti per chiunque.

Aprendo MILLE TEMPESTE veniamo accolti da una copertina che anche internamente presenta personaggi e scenari, seppur abbozzati. La storia inizia con ovali irregolari che, dividendosi gli spazi, introducono al personaggio di Lisa, con le informazioni che per lei contano di più: la sua passione per sassi strani e ossa, il padre misteriosamente assente; la morte della madre magistralmente nominata nel contesto di una illustrazione che vede Lisa dibattersi in acqua per poi uscirne. Abbiamo davanti un chiaro emblema della nascita, dell’elemento materno, dell’atto generativo.

Ph Francesca Lucidi

 Questa introduzione divide la nostra comprensione tra le informazioni esplicite e le scene mostrate dalle immagini, a loro volta divise tra i gesti immediati e i simboli.

Come gli è consueto, Sandoval parla di giovanissimi, della loro crescita fisica e del loro andar per il mondo con un fare ancora trasognato, con ancora la facoltà di vedere e sentire in modo amplificato.

Caro all’autore è il ruolo della leggenda e del fantastico, che nella cultura messicana fa parte della vita delle persone in modo capillare. Le origini di Sandoval si ritrovano nel modo di pensare dei personaggi, nelle umili case, nei tavolacci che ricoprono tutto; nelle orde di ragazzini che vivono la strada e il vicinato, e ancora corrono a fare piccoli servizi per la famiglia.

In questa cornice familiare si aprono tre panorami: il mondo appartato e misterioso di Lisa, una ragazza albina additata come “figlia del diavolo”, che è felice nel suo spazio fatto delle cose che le piacciono; ci sono creature terribili che voglio uscire dalla loro dimensione; c’è la vita di una comunità dove il pregiudizio è presente anche tra i ragazzi. Gli stereotipi diventano una “caccia alle streghe”, un po' per gioco per alcuni, e tanto per invidia nel caso di Bruno.

Questi spazi divisi entreranno in contatto tramite i due grandi motori dell’azione: l’amore e l’odio.

In Sandoval si vedono spesso i primi amori, i primi approcci fisici mostrati in modo esplicito attraverso le illustrazioni; il fatto, però, non appare volgare ma tenero, e risulta dolcemente naturale.

MILLE TEMPESTE mostra gli sconvolgimenti atmosferici dei sentimenti, del male e dell’amicizia.

Ph Francesca Lucidi

Purtroppo, qualcuno ci rimetterà la vita. Per qualcun altro, invece, la vita cambierà per andare incontro al destino. La sorte di Lisa è segnata?

Una caverna pronuncia sussurri, e il futuro aleggia tra fantasmatici flash.

Sandoval riesce a trattare dell’umanità scardinando le porte del sogno e dell’incubo. Ciò che resta è sempre la scelta, le azioni. Le sue produzioni restano spesso sospese, come una giovane vita che dovrà, da sola, prendere le proprie decisioni. Anche il lettore dovrà un po' creare il futuro della storia…

Personalmente avrei preferito saperne di più, magari più avanti… chissà!

Consiglio questa lettura a chi ama il fantasy, il dark e le storie di vita quotidiana; anche se la quotidianità di Sandoval è sempre aperta verso l’incredibile, la tensione, l’orrore.

Un elmo e dei gelidi occhi color ghiaccio. Anche questa volta, le oscure invenzioni di Sandoval restano fedeli alle proprie peculiarità rinnovando i tratti in relazione a personaggi, emozioni ed effetti.

Alla fine del volume potremo anche dare un fuggevole sguardo a un contenuto “BONUS”, a voi la scoperta.

 

 Ringrazio la Tunué per la copia inviatami. 

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Grazie!

lunedì 19 ottobre 2020

UNA LUNGHISSIMA NOTTE

 UN APPASSIONANTE THRILLER PER RAGAZZI
di 
Annalisa Strada 

Ph Francesca Lucidi

BIOGRAFIA DELL’AUTRICE

Annalisa Strada è nata ad Adro il 13 maggio del 1969. Dopo la laurea in lettere, ha lavorato nel mondo dell’editoria, occupandosi nei settori più svariati. Dagli inizi degli anni duemila comincia a adoperarsi nell’arricchimento del catalogo della letteratura per bambini e ragazzi del nostro paese, come scrittrice.

Annalisa è anche una professoressa di scuola secondaria di primo grado, molto amata dai ragazzi; la cosa è piuttosto ironica dal mio punto vista… ma questo lo potranno intendere solo i lettori della storia di Nilla, che qui vi andrò a presentare.

Alcuni dei suoi numerosi libri hanno guadagnato premi assai importanti. Nel 2014, Annalisa Strada vince il Premio Andersen, il più prestigioso riconoscimento italiano attribuito nell’ambito della letteratura per ragazzi.

Attualmente, l’autrice vive in provincia di Brescia con il marito e la figlia.

INTRODUZIONE

Il romanzo è stato pubblicato nel 2019 da Pelledoca Editore.

La mia scelta di “adozione” ha preso spunto da una situazione molto particolare, carina… oserei dire: la Pelledoca ha pubblicato su Instagram, tempo fa, dei post interattivi che avevano come argomento la paura. Si chiedeva ai lettori quale fosse la loro paura, in base alla risposta veniva proposto un consiglio di lettura. Io ho risposto nominando il buio. La mia non è una vera e propria paura ma un disagio fisico, un cenestesico tilt.

Non a caso, un capito di questo libro s’intitola proprio Buio. Sì, a un certo punto la nostra protagonista deve destreggiarsi nelle tenebre: forse è scattato il salvavita, o forse no. Cosa è accaduto?

L’idea del buio è corroborata dalla materialità del libro: la sovraccoperta presenta le tinte del blu e del nero, e viene rappresentata in modo stilizzato la condizione della povera Nilla nel momento più alto di terrore. L’illustrazione è di Andrea Settimo. La scoperta curiosa si fa se si estrare il volume dalla sovraccoperta: accidenti! la copertina vera e propria è completamente bianca, con il titolo in nero. Una bella contrapposizione che richiama alla mia mente anche il contrasto tra la pura innocenza della protagonista e l’oscurità inattesa dei segreti e delle atroci e turpi azioni che si celano tra le pagine di questa storia.

Ph Francesca Lucidi

Un quartiere come tanti, lontano dal caos del centro, può essere qualcosa che non sembra? La realtà supera di gran lunga la fantasia… perché implica in sé l’imprevisto. Quest’ultimo è sempre un motore che mette in evidenza movimenti che prima non erano percepibili, e spesso fa venire allo scoperto molti fatti ed eventualità di cui non ci saremmo mai accorti, diversamente.

UNA LUNGHISSIMA NOTTE è un thriller, diciamolo con sicurezza. Sarà anche indirizzato ai ragazzi ma credo sia adatto a tutti, da una certa età in su. Il romanzo narra una storia che potrebbe verificarsi; per questo motivo appare come un monito ma, badate bene, ci si diverte grazie a una scrittura perfetta e a una protagonista meravigliosa nella sua “normalità”. Si potrebbe dire che in una notte, anzi devo dire in una notte e in giorno di due anni dopo, Nilla vede la sua formazione e la sua crescita esplodere per cause di forza maggiore. Ma lei… prima un po' infantile, come ha diritto di essere, diventa poi una cittadina, un esempio di intelligenza emotiva e creativa, di caparbietà e rettitudine. Ma all’inizio… QUANTA PAURA!

UNA SBIRCIATA ALLA TRAMA, TRAMITE L’AUSILIO DI UNA TORCIA

Nilla ha tredici anni, dopo una gloriosa mattinata in cui è riuscita a sfidare l’antipatica professoressa di storia, la prof. Martinelli, torna a casa piena del senso di vittoria amplificato delle numerose pacche sulla spalla ricevute all’uscita da scuola.

Tornata a casa si accorge che la mamma non c’è: nessun problema, tra le mille distrazioni e corse di una quotidianità che si divide tra l’organizzazione minuziosa e il disordine una dimenticanza, riguardo a un cambio di programma, ci può stare. Ora, l’importante è andare a dar da mangiare a Gullo, il Retriever un po' appesantito dalla vita familiare. In genere Gullo corre al primo scossone dato alla confezione del cibo; una strana scoperta: anche Gullo non c’è.

Nilla si ritrova da sola. Iniziano timidi tentativi di contatto con la madre: il cellulare, però, non restituisce a Nilla nessun feedback confortante, solo le numerose notifiche dei gruppi silenziati e delle catene mandate compulsivamente dalla sua amica Valeria.

A questo punto tanto vale prepararsi da mangiare. I gesti meccanici della routine sembrano il modo migliore per affrontare l’annidarsi del timore, della paranoia. Piatto, acqua che bolle… ma con un po' troppa calma.

“È inutile, aveva ragione Jerome K. Jerome (al momento il suo scrittore preferito): se aspetti che vada in ebollizione, l’acqua resterà tiepida apposta per farti un dispetto. Jerome diceva che non bisogna mai far capire all’acqua che la si sta aspettando perché è sottilmente perfida.”

Effettivamente, quando si è inquieti tutto sembra remarti contro, tendando di infastidirti. Sì, anche l’acqua messa su per un piatto di spaghetti da consumare in bianco con un po' di olio e origano. Tra i sughi pronti, sistemati in dispesa per dare una parvenza di organizzazione a una casa che deve far fronte a diverse difficoltà, Nilla sceglie di non prendere quello alla boscaiola: è il preferito della mamma, sarebbe meglio consumarlo insieme, dato che sono sempre loro due da sole.

Il papà di Nilla è dovuto andare a lavorare molto lontano, sulle navi da “crociera. Un bravo chef non poteva non cogliere questa occasione, così almeno consigliò la mamma di Nilla: la famiglia era in forte crisi economica… e la sorella maggiore di Nilla aveva ormai programmato un viaggio studio in Nuova Zelanda. La mamma pare essere riuscita a pensare a tutto, mentre dalla sua scrivania zeppa di oggetti e fogli continua a portare avanti il suo lavoro da scenografa, un’occupazione probabilmente destinata ad estinguersi.

“Nilla abitava in una casetta a schiera, identica a tutte le altre della fila. Ognuna con il proprio giardinetto delimitato da siepi basse le cui foglie ingiallite ricordavano che all’inverno mancava una manciata di giorni.

Quella serie di tetti e giardini era l’ultima propaggine di un quartiere relativamente nuovo e mai ultimato, che si spingeva verso il vuoto della periferia.”

Nel mondo odierno, i contatti con i vicini sono rari, guardinghi. Anche nel mondo di Nilla le cose vanno così. Una coppia è assai inquietante… fortuna che c’è Marta, la quale rassicura Nilla di aver visto la madre al mattino, con Gullo al guinzaglio. Marta manifesta la sua sincera disponibilità imponendo alla ragazzina di chiamarla per qualunque necessità. Quella sera la vicina sarebbe andata dai suoceri, ma il suo cellulare resterà accesso.

Quanto può apparire rassicurante il vecchio gesto di due mani che si asciugano strette in un grembiule, lì, all’ingresso di una casa qualunque; poi se sopra le mani svetta un sorriso… forse Nilla avrà un’alleata.

Purtroppo, le cose andranno di male in peggio:

“Sentì che le attecchiva dentro la piantina malevola della preoccupazione, che allungava solerte le sue radici insidiose.”

Nella confusione, e nella solitudine, Nilla prende coraggio e cerca di contattare anche la sua babysitter, Marta.

Marta è una ragazza di diciotto anni che di certo non sogna di badare per sempre a dei ragazzini. Con Nilla i rapporti sono tesi, soprattutto da quando la nostra protagonista giocò un brutto scherzetto a Marta, ovviamente nulla di grave, ma per una diciottenne l’opinione dei propri amici è assai importante.

Marta ha un fidanzato, Jacopo. Entrambi sembrano dei ribelli, così vestiti di abiti e accessori da piantagrane; proprio quella mattina, i due hanno avuto un brutto litigio davanti alla scuola di Nilla. Nel trambusto si fa strada di corsa anche la professoressa Martinelli, la madre di Jacopo.

I due giovanissimi fidanzatini sempre in groppa a uno scooter, che sogna di essere un’Harley, parteciperanno alla lunghissima notte di Nilla. Qualcuno si farà molto male.

“Aprì il frigo, prese la busta dell’insalata si voltò vero il tavolo e…

Buio.”

Quando cala la sera, la nostra protagonista dovrà affrontare un altro nemico invisibile oltre alla paura: il buio.

Il contatore della corrente pare essere un traguardo impossibile, proprio perché bisogna raggiungerlo proprio quando la corrente non c’è. Di notte… ogni oggetto può proiettare ombre che si fanno figure, paurose parvenze.

Nilla, però, è una ragazzina anche molto pragmatica. In quella situazione, però, tutti si sentirebbero smarriti e divisi tra la volontà di non creare allarmismi e la voglia di dare l’allarme con forza.

“È normale che scendere sotto il livello della terra faccia paura. È il luogo dei morti, dei vermi, della decomposizione e dei demoni.”

La citata normalità si trasformerà in anomalie, in anormalità, in domande che troveranno risposte inaspettate e terribili.

Il lettore deve essere paziente come Nilla, ogni nodo verrà al pettine, anche se una tredicenne che indugia nello spazzolarsi fieramente i lunghi capelli… non poteva immaginarlo.

Umanità, coraggio, spirito di critica e analisi. La crescita di Nilla verrà stimolata da una serie di brutti eventi che cambieranno molte vite, anche se qualcosa di buono scaturirà anche dagli eventi negativi: dopotutto la vita è fatta di luci e ombre.

Qui, attraverserete entrambe.

ANALISI E OSSERVAZIONI

Il racconto della vicenda di Nilla si divide in due: abbiamo la narrazione da parte di una voce esterna che riporta gli eventi scoperchiando i pensieri dei personaggi e anche quelli del lettore, lanciando riflessioni e considerazioni quasi confidenziali, giuste e stimolanti; tra le pagine vediamo interpolate anche delle interviste, scritte in caratteri diversi, fatte ai diversi attori, principali e secondari, della brutta questione che ha coinvolto Nilla. Le interviste si rivelano spaccati curiosi e assai arricchenti: oltre a far parlare i personaggi, che si mostrano aldilà degli stereotipi esterni, contribuiscono all’evoluzione della storia diventando sequenze narrative autonome e al contempo integrate. Le interviste sono state fatte settimane dopo la conclusione delle indagini.

Sì, si parla di indagini, avvocati, giudici e polizia.

Quando un poliziotto interroga Nilla ci viene davvero da chiederci cosa avremmo risposto al suo posto.

Un reato? Un delitto? Il nero snodo della storia è qualcosa che tocca temi terribilmente attuali, e questo fa meritare il nostro plauso a un testo che parla di vite normali toccate da dolori, e da ignominie non troppo lontane, se solo riusciamo ad aprire gli occhi e a fare un po' la nostra parte nella verità, come farà Nilla.

UNA LUNGHISSIMA NOTTE è un libro per ragazzi che sa anche parlare forte e chiaro agli adulti. Si parla delle scelte giuste e delle scelte sbagliate, e di quanto additare i giovani come a una sciagura sia forse un modo per non farsi il giusto esame di coscienza. Questo non è solo un racconto per ragazzi… è una rivincita dei ragazzi! Contro ogni stereotipo; contro ogni scenografia divisa tra case tutte uguali, parchetti abbandonati, sogni edilizi mai terminati, posti definiti “di nessuno”.

“Se non fosse stata una ragazza ragionale, avrebbe potuto credere anche in qualcosa di sovrannaturale.”

Il romanzo ha un sottotesto raffinato, ben inserito, fino a diventare un insegnamento e un terapeutico discorso di cui ci si accorge passo per passo. Qui abbiamo un piccolo trattato sulla paura e i suoi effetti. È noto come non guardare in faccia i propri timori sia un modo per alimentarli, il nostro stesso corpo passa da fisiologici segnali di allarme a malessere vero e proprio.

La forza della narrazione viene da concreti suggerimenti di reazioni, proposti attraverso i pensieri e le azioni di Nilla: il celato trattato sulla paura cede spazio alla spinta motivazionale di un manuale di crescita personale.

“La paura ha due effetti contrapposti: ti frena e ti accelera.”

Ma badate bene, la nostra protagonista non si darà certo per vinta:

“Era l’ora di diventare parte attiva dell’attesa.”

Consiglio questo thriller per la scrittura coinvolgente, chiara, matura ed estremamente stimolante. Non veniamo solo avvinti da una storia perfettamente ideata e tessuta, possiamo anche imparare molto, e questo vale per giovanissimi e adulti, perché spesso la banalità non fa parte esclusivamente di ciò che è rassicurante. Anche qui:

“Il resto era stato banale, come spesso è il male.”

Vi lascio con uno spezzone dell’intervista fatta ad Andrea Soriani, il padre di Nilla:

QUALI CONSIGLI DAREBBE AI RAGAZZI CHE DOVESSERO TROVARSI NELLE STESSE CONDIZIONI DI NILLA?

Non state soli. Andate da parenti, amici, compagni di classe e cercate aiuto presso un adulto. Mentre cercate una soluzione, fate come Nilla: appellatevi alle vostre risorse interiori e non smettete di essere parte attiva. Mai abbandonarsi alla disperazione.”

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giovedì 15 ottobre 2020

MARY E IL MOSTRO


AMORE E RIBELLIONE. COME MARY SHELLEY CREÒ FRANKENSTEIN
di 
Lita Ludge

Ph Francesca Lucidi

BIOGRAFIA DELL’AUTRICE

Lita Ludge è nata in Alaska, ha dato vita a più di venti libri, creando per essi storie e illustrazioni.

Lita era una geologa, una curiosa cercatrice delle origini delle cose. Una donna che faceva un lavoro sporco, uno spirito forte che si è dovuto scontrare con la crudeltà di una malattia autoimmune. La sua condizione è riuscita a bloccarle le mani, i piedi… ad oscurarle la vista; la mente è rimasta vigile e ha trovato una nuova nascita ricreando un’altra Lita, da capo. Durante un viaggio nei luoghi d’Italia dove Mary e Percy Shelley vagarono affascinanti e addolorati, ecco che la salvezza scaturisce dalla potenza dell’esperienza vicaria, dall’ascolto della storia di una donna che è riuscita a vincere la morte facendola diventare un grembo, un organo generatore.

 La sofferenza che viene sopportata, poi capita, poi distrutta per creare qualcosa di totalmente nuovo. Dalle lettere e dal diario di Mary Shelley, Lita Ludge si immerge in un lavoro durato cinque anni. Oggi ci restituisce un volume che ti avvolge, ti raggela… e ti stringe nella potenza devastante di un racconto di dolore e ardore; amore sensuale, anarchico, che ancora dopo secoli non smette d'urlare, cantare e desiderare un mondo libero.

INTRODUZIONE

Pubblicato nel 2018 dalla casa editrice Il Castoro, a duecento anni dalla venuta al mondo di Frankenstein, MARY E IL MOSTRO è una biografia bizzarra, intensa, poetica; rispettosa e, sì, mostruosa. È la storia di una vita straordinaria e coraggiosa, immersa nelle ombre e nelle fitte voci della morte e della mancanza. Sono assolutamente fuori dal consueto queste trecento pagine che incarnano la sublime decisione di raccontare la storia di Mary Shelley in versi liberi; il tutto è avvolto dalle illustrazioni dell’autrice.

Questo volume “importante” si presenta come un poderoso albo. Le parole si stagliano su pagine interamente illustrate. Tutto è grigio, tutto pare avvolto da foschia, da spettri provenienti dal passato o nati nell’aria per restare liberi per l’eternità. Il libro è un lavoro portentoso che non solo ci racconta l’intera biografia della creatrice di Frankenstein ma circonda il risultato di una nutrita bibliografia, di un discorso sulle fonti; a fine volume sono inserite altresì le biografie di tutti gli attori dannati di questa nera storia, che riesce ad essere un canto d’amore e libertà anche quando i topi e una stufa spenta fanno danzare morte e miseria in stanze vuote, tra cuori infranti.

 C’è spazio per la redenzione? Un enorme mostro si avvicina a noi per annunciare una venuta, stiamo ad ascoltare…

MARY E IL MOSTRO

STORIA E ANALISI

LA CREATURA

Erano in tanti a non credere che fosse stata Mary Shelley,

poco più che adolescente, a scatenarmi […]

Le ragazze dovevano essere gentili

e obbedire alle regole.

Le ragazze dovevano essere silenziose

e ingoiare punizioni e dolore.

La bandirono dalla società

perché amava un uomo sposato.

Gli amici la oltraggiarono.

Il padre la cacciò di casa.

Ma lei non si nascose.

Non si lasciò zittire.

Lottò contro la crudeltà umana.

Scrivendo.”

Ph Francesca Lucidi

“Ora Mary è lo spettro

Le cui ossa sono diventate polvere,

ma io continuo a vivere.

Ascolta la sua voce!

Ha scritto la mia storia

E ora uscirà dalla tomba

per raccontarvi la sua.”

La Creatura senza nome, frutto della sfida dell’uomo alla morte, inizia questa storia nelle vesti di uno spaventoso imbonitore severo ma riconoscente e amorevole verso sua “madre”. Il mostro cammina alto, severo e smunto tra le grigie nubi avvolgenti le pagine del libro. Negli anni, la Creatura ha subito rimaneggiamenti fino a perdere una delle sue caratteristiche principali: l’essere senza nome. Ora si richiama la nostra attenzione per tornare alle origini, alla verità.

Mary si presenta davanti ai nostri occhi mostrando uno sguardo penetrante che, dalla copertina all’intera rappresentazione grafica fatta nel libro, ci guarda e narra… non solo con le parole ma grazie a multipli punti di accesso ai significati più profondi, e proibiti a una mente stretta. La cura dei tratti è straordinaria: ogni evento è descritto tramite i disegni o viene esaltato dalla forza simbolica di figure e gestualità. Ogni personaggio è scarmigliato, ha un viso marcato, ma può anche ridursi a una macchia scura che tra i tormenti di una vita diversa strilla dignità.

Ai più è noto il tenebroso convivio tenutosi in quella notte del 1816, “l’anno senza estate”, a Villa Diodati. Furono mesi di cielo intriso dal pulviscolo generato dell’eruzione del Monte Tambora in Indonesia. Lord Byron aveva affittato una villa in Svizzera e aveva invitato Mary Shelley e il suo “compagno” Percy. Dopo aver fatto sistemare in una zona secondaria la coppia, il lussurioso e controverso Byron, che attirava critiche ma anche numerosa attenzione per le sue opere, giunse di notte accompagnato da enormi cani abili a cacciare i lupi, e dal suo medico personale, il dottor Polidori. Da questo incontro, dallo slancio della noia e del turbamento di spiriti inquieti che dovevano trovar sfogo, nacquero mostri… vampiri…  tutta la ricchezza originaria della letteratura gotica.

Potrete scoprire come andò sfogliando le pagine di questa epica biografia che genera lacrime e puro fuoco.

Ma Frankenstein non nacque all’improvviso, come imprevisto risultato di un gioco di società.

La Creatura fu il frutto di una gestazione di nove mesi, e farfugliò i primi vagiti poco dopo la nascita di un esserino in carne e ossa, Clara, la seconda figlia femmina di Mary e Percy. Questa coincidenza tanto coincidenza non è.

Andando a ritroso e in avanti, poi guardandosi intorno: nella Villa c’era anche la sorella di Mary, Claire. Byron diventerà un indesiderato e spietato cognato. Shelley aveva avuto sollievo da un’eredità che aveva strappato alla misera la famiglia non convenzionale di una cognata e una coppia “clandestina”, che sì, si sposerà… ma non per coronare un sentimento che non aveva bisogno e voglia di riconoscimenti, ma per essere il capriccio o l’escamotage escogitato da Shelley dopo un tragico suicidio.

Sucidi, colpe e morti premature: il dolore fu il cavallo fedele che trasportò i personaggi nelle loro vite, a fianco il destriero bianco e selvaggio della passione, del coraggio e della voglia di cambiare il mondo.

Troppi bambini smisero di agitare le manine, cullati dall’oblio. Una bimba sepolta di fretta sul lido di Venezia, un erede maschio avvinto dalla malaria; una creatura nata prematura che distrusse il generoso e impavido cuore di Mary a soli diciassette anni.

HO DICIASSETTE ANNI

E sono già

figlia di uno spettro

e madre di un pugno d’ossa.”

La polvere di anni duri, freddi, divisi tra la furia di un uomo forte ma fragile, debole nella sua ricerca di attenzioni dove non dovrebbe cercarne. Un poeta straordinario, ignorato. Un padre assente che fuggì con una quasi bambina, che dovette sopportare l’assenza del suo di padre.

Una matrigna, una donna greve e dispotica che riuscì ad avvelenare il cuore del padre dell’anarchia, e della madre della Creatura. Mary venne alla luce dalla morte di quella che viene considerata la madre del femminismo… Mary rigirò nella bocca la colpa per anni, fino a sentire quanto fosse fiera di essere il prolungamento e il frutto della “Madre della libertà”.

Ph Francesca Lucidi

“D’improvviso capisco che non ho rubato la vita a mia madre,

quando sono nata.

Me l’ha data lei, proprio come adesso ho dato vita a mia figlia.”

 L’infanzia passata a nascondersi per ascoltare i versi recitati da Coleridge nel salotto di casa strappata via dalle mani di una donna sformata che tira i capelli di una bambina innocente, diversa, cresciuta come unico ultimo baluardo di una fortezza della libertà che si traformò nell’oscura bottega di un uomo fallito e succube.

Un viaggio in Scozia come balsamo, anche se Mary va incontro al suo destino da sola, cullata dalle onde, scacciata… mandata via come un pacco da non rispedire al mittente.

Due poli a disequilibrare una storia che sopravvive e riluce in bilico sull’orlo di un baratro: la morte, e l’amore più forte di ogni convenzione… l’amore per Percy Shelly, il ricco ripudiato promettente poeta che arrivò nella vita di Mary “come un tuono”.

Una coppia fece l’amore nei pressi della tomba di una madre: questa unione fu in realtà la dimostrazione data a chi da sottoterra vedeva solo fallimento, tradimento.

Ph Francesca Lucidi

PROMESSE INFRANTE

Nostro padre ha promesso

libertà, amore, uguaglianza

per le donne.

Ma per me sembra

aver chiuso la porta

su qualsiasi futuro

che non sia quello di vendere libri.”

Ph Francesca Lucidi

 Nel corso della lettura, i morti e l’ammirazione per loro avvicineranno molti personaggi, il lutto sarà un motore straordinario per la redenzione finale.

Purtroppo, tra i resti, dovremo anche raccogliere un cuore carbonizzato avvolto in una pagina ricamata di versi. È tutto vero, è la storia di Mary Shelley…

“Non abbiamo bisogno di denaro.

Siamo poeti,

anarchici,

profeti;

nelle nostre tasche portiamo soltanto

amore per l’universo.

Berremo latte acido e mangeremo pane stantio.

Attraverseremo le montagne a piedi!”

Buona lettura… la mia intenzione non era raccontarvi per filo e per segno come andò ma invitarvi ad avviarvi da soli tra le pagine di questo libro, che merita la riunione di tutti vostri sentimenti e di ogni forza e compassione presente nella vostra anima.

Ph Francesca Lucidi

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domenica 11 ottobre 2020

DELL'ORIGINE DEL VAMPIRO E ALTRE CREATURE DELLA NOTTE di Massimo Mayde

CONTIENE IL TRATTATO INTEGRALE DI DOM CALMET
DISSERTAZIONI SOPRA LE APPARIZIONI DEGLI SPIRITI E DEI VAMPIRI

Ph Francesca Lucidi

L’AUTORE

Massimo Mayde è nato a Milano nel 1979. Scrittore, bibliofilo… e pianista, Massimo è un artista, che come molti suoi predecessori, ha affondato le mani tra gli affari dell’occulto; questo tocco ha fatto sì che la sua intera vita fosse avvolta da una ricerca incessante e da un modo di veder le cose profondo, anche curioso e coraggioso… fino a circondare di passione e un tocco di umorismo fatti assai “gravi”.

Questo “indagatore del mistero” è co-fondatore del Dharma Project, un vero e proprio gruppo di ricerca nel campo dell’inspiegabile, o almeno così appaiono certe questioni a chi da fuori cerca di trovare risposte a ciò che è sempre più spesso confinato in angoli ospitanti etichette rassicuranti le quali provano a riunire sotto stereotipi, e spiegazioni razionali, fatti che sentiamo troppo “grandi” e spaventosi per essere accettati.

Massimo è un divulgatore: oltre a diverse pubblicazioni tra il fantasioso e il documentaristico, è produttore e curatore del Podcast IL SALOTTO DEL TERRORE.

ALCUNE PUBBLICAZIONI

Re Nero, Abeditore, luglio 2017;

L’Errante, edizione indipendente FromHell.

Dei racconti inediti possono essere ascoltati sul canale Youtube La Musifavolista.

IL VOLUME

Ph Francesca Lucidi

Questo Anno Domini 2020, assai fuori dai nostri confini rassicuranti, vede la pubblicazione di un libro pieno, lungo e affollato di informazioni che possono stuzzicare, informare, spaventare o illuminare. Possiamo forse trovare risposte? Questo dipende da noi.

Il lavoro di Massimo si divide in due distinte occupazioni: da un lato vi è il curatore di un trattato del XVIII, un compito affascinante ma di responsabilità; dall’altro versante, quello maggiormente adatto a un pubblico più ampio, abbiamo lo scrittore, il ricercatore che riunisce una serie di fatti realmente accaduti e leggende in un calderone che promette la distillazione di un succo di conoscenza e curiosità che possa stuzzicare l’appassionato dei fatti e il fantasioso lettore amante dell’horror… entrambi possono abbeverarsi sperando nella comprensione, nella conoscenza. Racchiudere le ombre di secoli di storia umana in un libro è una missione ambiziosa, che vedremo cosa ha prodotto nel complesso.

L’uomo del Medioevo, o del Cinquecento, persino del Secolo dei Lumi… non era poi tanto diverso dall’uomo contemporaneo: l’uno e l’altro si occupano delle loro faccende del quotidiano, del cibo, della casa, delle relazioni. La facoltà di farsi domande su ciò che si vede e, soprattutto, su ciò che non si vede è innata nell’attitudine personale, adesso come nel passato. L’uomo semplice pensa al “pane”, ma a volte fuori dalla finestra, che separa il focolare dal mondo, si scorgono ombre che distolgono dal “qui” per attivare la ricerca di un senso sull’altrove. La paura ha sempre generato molto molto materiale, e tante azioni spesso crudeli.

Solo una ristretta cerchia di letterati, filosofi o “ricercatori”, nel corso del tempo, ha frugato nei racconti popolari per riunire nomi, fatti e oggettivi riscontri con i libri, con il dogma, con una razionale presentazione di accadimenti e sentimenti che non si potevano ignorare. Se il Cristianesimo ha cercato di portare ordine tra la naturale attitudine umana a creare storie e a dare un volto alla paura, è anche vero che la religione è servita non tanto come sonnifero quanto a scintilla abile a far nascere vere e proprie psicosi collettive… che posso assicurarvi essere arrivate in un tempo a noi molto ma molto vicino.

Gesù Cristo è risorto, negare la resurrezione come fatto significava minare le fondamenta del credo che cercava di tenere stretta nel controllo l’Europa di ogni epoca. La necessità non era negare l’esistenza dei “non morti”, ma riunire religione, folklore e immaginario collettivo sotto un pensiero completo, accettabile, almeno per chi voleva detenere il potere della mente delle genti.

Dom Augustin Calmet credeva fermamente nei vampiri. Il fatto che lui fosse un frate dell’ordine benedettino non lo riparava dagli occhi dell’Inquisizione o della paura insita nel suo stesso cuore. Lui si limita ad esporre un “problema”, non spiega ma descrive, riassume e tenta di mettere ordine.

Il frate francese visse a lungo, ben ottantacinque anni. Scrisse molte opere di carattere storico e una versione commentata della Bibbia; nel 1746 pubblica Dissertazioni sulle apparizioni degli Spiriti e sui Vampiri, o redivivi, di Ungheria, Moravia e Silesia. Il volume di Massimo Mayde fa riferimento all’edizione italiana del 1756, stampata da Simone Occhi a Venezia.

Già dal titolo delle Dissertazioni potete intuire la portata del fenomeno. Nelle Americhe si sarebbero cacciate streghe vere o presunte, in Italia si cercava di sanare un male sempre più capillare nel suo insediarsi, nel resto dell’Europa si cacciavano “vampiri” accanendosi su sepolture e sepolti. Già dalla meta del Settecento si vendettero persino Kit atti a facilitare l’operato dei cacciatori di “non morti”, arricchendo ogni valigetta con ciò che la situazione e la cultura locale richiedevano. Sicuramente non vi era solo volontà di protezione ma anche un sano sfruttamento materiale di un qualcosa che aveva evidente diffusione, se ci si poteva guadagnare. E se io e Massimo vi dicessimo che l’ultima eclatante caccia è avvenuta negli anni Settanta del secolo scorso? A Londra, nel cimitero di Highgate, Sean Manchester e David Ferrant scatenarono una lotta indirizzata al Principe delle tenebre. Il 13 marzo del 1970, una folla inferocita si abbatté contro i cancelli di Highgate; le forze dell’ordine nulla poterono contro i due cacciatori i quali riuscirono ad entrare e operare scoperchiando tombe e piantando paletti. Questo racconto, anzi… questo documento ci deve far convincere della necessità perpetua di non ignorare le ombre per continuare a operare nella luce; o dovremmo, comunque, bilanciare in noi il naturale sentimento della paura e renderci abili a sopportare eventi luttuosi o poco intelligibili con la forza dell’anima e della ragione. Forse oggi sapremmo meglio bilanciare questi due elementi? Dipende dal libero arbitrio, dalla facoltà di scegliere che tanti avvicinano a un dono che potrebbe venire solo dal MALE. Ascoltiamo… impariamo ad ascoltare. Magari Massimo vi farà uscire qualche sorriso, a me non è scaturito; io credo che la questione sia ed è sempre stata piuttosto seria.

“Io scrivo solo per gli Spiriti ragionevoli, e non prevenuti, i quali seriamente, e a sangue freddo esaminan le cose; parlo solamene per quelli, che non danno il loro assenso alle verità conosciute se non con maturità; che sanno dubitare nelle cose incerte; sospendere il loro giudizio nelle dubbiose; e negare ciò, che manifestamente è falso. Riguardi ai pretesi spiriti forti, i quali per distinguerli, e renderli a tutti gli altri superiori negano tutto, io li lascio nella sfera della loro elevazione […]”

Dom Augustin Calmet

Non abbiate timore, grazie al buon frate potrete, in primis, trovarvi tra gli angeli e gli spiriti buoni… a patto che il Creatore abbia volontà di renderli visibili. Almen così si dice: essi sono incorporei e solo in rari casi si manifestano. Sì, dovrete mettere da parte molto dell’immaginario da catechismo e da iconografia a cui siamo tutti abituati. Qui si parla di molte culture e altrettante religioni; la lettura di Calmet non è facile ma l’avvento di Massimo a metà del volume può ricondurvi su più concisi contenuti che concedono anche una migliore possibilità di comprensione di film contemporanei assai famosi, o aiutarvi nella lettura dei capolavori gotici che poi potrebbero apparirvi in uno spessore ben più considerevole e ricco di nuovo magnetismo.

CONSIDERAZIONI SULL’OPERA

«Inoltre, questo non vuole essere un libro scontato che tra un paletto di frassino e una bomba all’aglio infila il capitolo dedicato a capolavori come Dracula di Bram Stoker e Carmilla di Le Fanu per poi passare a Intervista col Vampiro di Anne Rice per poi infine scendere prepotentemente di livello con “distutibilissime” pellicole dal sapore più patinato con tocchi “soap” che di lercio sudario.»

Nella prefazione, Massimo mostra subito il suo appeal sicuro e duro, come ci aspetterebbe da un cacciatore dell’occulto di razza. In realtà, con queste parole che possono sembrare un po' giudicanti, si vuole dire la cosa più importante. Massimo sentenzia che “IL VAMPIRO È UN MOSTRO. PUNTO”.

Ormai si vedono licantropi innamorarsi e accoppiarsi in modi impietosi… vampiri assumere qualunque tratto possibile, soprattutto se quest’ultimo è sensazionalistico e lontano dai fatti veri, generati da storie altrettanto vere perché hanno creato reazioni. L’occulto è una cosa seria.

In questo libro è giusto che si parta con un trattato specifico di parecchie lune fa… così possiamo capire che ciò che adesso è puro intrattenimento una volta era una questione di VITA o di MORTE.

Restituiamo dignità a chi ha lasciato la terra dei vivi perché considerato troppo diverso da poter essere umano, a chi ha girato il mondo cercando di cacciare il male, a chi si è infestato con le polveri delle biblioteche di tutta Europa per tentare di creare un supporto “scientifico” all’uomo che deve salvarsi dalla fiamme della dannazione, o dalle grinfie assassine di un essere malvagio: sì, non si parla di pure fantasie ma di atti perpetrati da mani umane, poi se la colpa è stata data al Diavolo… beh si sa che la responsabilità scaricata su altri pare tranquillizzare i più.

Nel volume si parla molto di vampiri, ma si passa attraverso la notte scrutando anche lupi mannari, demoni che cercano la loro forma per unirsi carnalmente con gli umani; si può avvertire il freddo brivido che precede il sorvolare soave o l’inquieto dibattersi di un fantasma. Non dimentichiamo le streghe: è anche accennato il problema di come queste potessero raggiungere il luogo del sabba, anche se pare che la maggior parte di esse non si muovesse affatto. Se unguenti ed erbe possono farti vedere o raggiungere qualunque cosa… non si può ignorare la cronaca. Nell’ultima parte del volume vengono riuniti diversi fatti avvenuti realmente.

Ogni argomento è trattato brevemente ed è corredato di stupende illustrazioni che mostrano pagine di antichi trattati, foto di persone vere, disegni che mettono in forma informi timori. Le illustrazioni sono tutte in bianco e nero; alcune si presentano più grandi, altre come piccole apparizioni sugli ampi margini del libro. Quest’ultimo punto l’ho particolarmente apprezzato non solo perché richiama un aspetto di “tempi andati” ma anche perché è, in senso pratico, utile. Gli spazi bianchi lasciano al lettore la possibilità di appuntare, di apporre informazioni magari andate a cercare altrove… beh, il dubbio è sempre sano, secondo me. Possiamo creare il nostro personale manuale dell’occulto, se vogliamo. Restando sempre sulla praticità, posso affermare che il libro in questione è un valido punto di appoggio per chiunque ami la letteratura dell’orrore, nelle diverse declinazioni. A volte non si capisce perché Dickens tratti di fantasmi in un modo e un film del 2019 ce li mostri in un altro. Non comprendiamo perché quel preciso romanzo abbia avuto tanto successo e, alla fine, definiamo una lettura “un capolavoro” anche perché cerchiamo di ricondurci all’opinione comune. Il volume di Massimo può aiutare ad orientarsi, capire, formarsi su argomenti che non sono facili da riassumere in maniera completa ma ci si può comunque infarinare di chiarezze e formazione marginale sull’argomento.

La scrittura di Massimo è diretta, quasi giornalistica. Però… non manca di cedere alla volontà di toccar con mano la spalla del lettore, dato che ad esso si rivolge spesse volte. Ogni tanto ho percepito un tono dissacrante e mi è sembrato quasi cozzare con la dichiarazione iniziale che vi ho riportato a monte.

Sicuramente l’autore ha una forte personalità e come tutti i “cacciatori del mistero” che abbiamo potuto scorgere in film, fumetti o libri… anche lui è un tipo stravagante e forte delle sue convinzioni e della sua missione. A volte, forse, la forza sfiora la polemica. Ma credo che questo vada rispettato perché ognuno presenta il proprio lavoro secondo il modo personale, il ritmo del proprio battito cardiaco e la propria velocità di pensiero. Massimo pensa velocemente e scrive molto. Tanti argomenti non citano creature o leggende che sarebbe stato opportuno magari menzionare; poi, però, penso che questo libro sarebbe diventato enorme e illeggibile. Il lavoro di Massimo Mayde va visto nel suo complesso: se non vi parla del “monaciello” in merito alle paralisi notturne siate certi che potrete trovare qualcosa sui suoi social o nel canale di Youtube. Dobbiamo un po' cercare di stargli dietro. Posso affermare che una pubblicazione indipendente di tal genere sia un lavoro importante e ammirevole. Cercate di non farvi influenzare troppo dal fascino di Massimo… trovate la vostra personale missione.

Riguardo al target di pubblico vi rimando alle parole di Calmet che vi ho riportato nella parte introduttiva.

Buona lettura!

Ringrazio Massimo per avermi inviato il suo libro. 

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