martedì 31 marzo 2020

IL SOGNO DI ECATE di Carlotta Torielli. IRONIA E INCUBI "CONDOMINIALI"


IL SOGNO DI ECATE 

di Carlotta Torielli


Ph. Francesca Lucidi

Il sogno di Ecate è un racconto di Carlotta Torielli, scrittrice indipendente dalla mente vivace e fantasiosa. Carlotta possiede una padronanza del linguaggio che gli permette di rendere credibili descrizioni tutt’altro che pesanti… ma assolutamente assurde. L’assurdo è il contorno della vicenda raccontata in questa piccola storia… che però non è una ma “trina”. Come ci dice l’autrice nel prologo, Ecate è una divinità che ha come peculiarità la triplice simbologia legata al suo essere fanciulla, donna e megera. Ecate è “Trigemina”, ed è una divinità legata agli Inferi: ha la funzione di “psicopompa”; ossia fa da tramite tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti, i quali vengono traghettati da questa entità femminea e legata a tradizioni oscure e acestrali.
 Di recente Ecate è stata riabilitata grazie alla stregoneria moderna che la identifica come una “madre” e una potente protettrice. Ecate è anche legata alla luna… alla fase calante del pallido satellite che sembra influenzare umori e amori.
 Carlotta ci presenta Ecate attraverso il racconto della sua realtà: sovrannaturale, ma che non sembra poi così lontana dalla quotidianità di una qualsiasi donna che lotta, fermamente, per qualcosa… anche se Ecate lotta dalla parte dei “cattivi”. La Dea è una donna, un membro di una relazione amorosa… e una guerriera. La vita sentimentale di Ecate sembra però non andare per il verso giusto, ma come ci dice l’autrice “non c’è mai nulla definitivo”. La nostra divinità ci appare però così umana anche grazie al motore della vicenda raccontata da Carlotta che all’inizio sembra essere un’altra Ecate infatti è stanca… così stanca da addormentarsi, ferita all’addome, all’ombra di un platano di un giardino condominiale, in un angolo di mondo dove la Guerra ancora non è arrivata. L’Apocallisse è giunta sulla Terra, ma ancora è lontana da quel condominio dove il Diavolo assume i volti e i gesti di persone qualunque.
La storia è divisa in tre microstorie che presentano diversi personaggi, che poi s’incontreranno tra loro, e intrecceranno le loro esistenze assurde ma tragicamente semplici nel loro desolante cinico egoismo.
La parte curiosa è che Ecate durante il suo sonno sogna: i personaggi dei tre intrecci (anche se la storia è una… ricordiamolo) sono gli spettri terrificanti delle sue visioni oniriche… cosa assai buffa se si pensa che Ecate è una soldatessa al servizio di Lucifero, e che qui si troverà a combattere un agitato sonno infestato, ad esempio, da due innocenti bambinette che adorano agghindare una testa umana mozzata.
Le bambine sono le prime protagoniste che si mostrano al lettore:  sono delle semplici creaturine di sette e cinque anni: Katy e Julie. Le due bimbe trovano una testa mozzata… in realtà non è che la trovano: l’orrendo reperto gli cade letteralmente dall’alto. Da dove viene quella testa? Chi l’ha tagliata? Alle bimbe in realtà importa solo custodire quel tesoro che rompe la loro quotidianità fatta di solitudine. Lasciate tutto il giorno presso Zia Leandra, un’anziana assolutamente poco conciliante con il modo di fare e le esigenge dei bambini, Katy e Julie fanno sì che quella testa congelata riesca a sostituire, in modo orribilmente funzionale,  compagni di giochi che scarseggiano (anche perché le piccole hanno un bel  caratterino, soprattutto Katy che ha un cinismo glaciale, e una predisposizione per le cose morte e disgustose), e i genitori sempre fuori per lavoro.
Katy e Julie avranno a che fare con un molestatore inquietante e al contempo goffo: George.
Il molestatore in realtà è un gay civettuolo che condivide il suo appartamento con Cat.
Cat è il motore della seconda parte: ed è una DONNA. La simbologia del femminile così evolve… come anche l’incarnazione della Dea Ecate.

Ecate sognerà teste mozzate, precipizi e canarini morti: i canarini della Signora Ecate H., detta Cate.
In tutto ciò la Guerra imperversa. Al mattino i genitori di Katy e Julie ascoltano alla radio di sanguinose battaglie ed armi chimiche… ma tutto sembra lontano… tutti si ritrovano nei loro piccoli egoismi perpetrando atrocità che saranno degne dell’incubo di una creatura infernale.
Il finale sembra chiaro… ma dopotutto “MAI NIENTE È DEFINITIVO”.



Il sogno di Ecate è disponibile su Amazon in versione E-book e in formato cartaceo.

Buona Lettura! Ma non distraetevi troppo: qualcosa di strano, magari anche “stranamente confortante”, potrebbe cadere dall’alto da un momento all’altro.

mercoledì 5 febbraio 2020

INTELLIGENZA E LIBRI CONTRO BULLISMO E SOPRUSI: La storia di MATILDE

IL ROMANZO MATILDE DI ROALD DAHL 

“I padri e le madri sono tipi strani: anche se il figlio è il più orribile moccioso che si possa immaginare, sono convinti che si tratti di un bambino stupendo.”

Roald Dahl non usa edulcorare i concetti, come i bambini dice sempre ciò che pensa, nel modo più colorito e brusco che si possa pensare. Egli scandaglia gli animi in modo magistrale: non presenta un mondo fatato e pervaso di purezza, Dahl parla dell’umanità… quella “grande” e quella “piccola”. Tutte le persone hanno presunzioni, possono essere cattive… possono essere terribilmente ordinarie e grette. Ciò che non è ordinario è il Mondo Dahl: scenari quotidiani vengono trasformati in sogni mostruosi, in contesti oppressivi o meravigliosamente colorati e assurdi. Sembra che i bambini siano il bersaglio del mirino creativo dello scrittore… in realtà lo sono ma non da soli… il motore dell’azione a mio parere sono gli adulti. I “grandi” sono la forza distruttiva dalla quale i “piccoli” devono, a volte, difendersi. I bambini imparano dai genitori, dagli educatori, e dagli adulti in generale una serie di informazioni disfunzionali su loro stessi e sulla realtà circostante. Ciò accade nella vita reale, ciò viene raccontato su milioni di lettini di milioni di psicanalisti. Leggere Dahl è una terapia molto più breve, e a volte credo anche efficace. I bambini possono riscattarsi, i bambini sono così potenti da provocare la morte o i tormenti di chi lo merita, siano essi genitori… o ad esempio streghe.  

 Ph. Francesca Lucidi
Edizione in foto: Editrice Salani 2019
Edizione letta e utilizzata in questo post: Editrice Salani 2019

MATILDE

Il romanzo Matilde fu pubblicato nel 1988: è la storia di una bambina prodigiosa, totalmente ignorata dai suoi ridicoli e disgustosi genitori (molto in Dahl è disgustoso, e questo feticcio non può non essere considerato come un tratto meravigliosamente infantile). La piccola Matilde è un genio, a diciotto mesi parla meglio di molti adulti e a tre anni ha già imparato a leggere da sola… purtroppo per lei in casa c’è solo un libro di cucina impolverato che legge e rilegge, e delle vecchie riviste (che probabilmente non aveva letto nessuno in precedenza).

 Ph. Francesca Lucidi
 Matilde ha due genitori: Il Signor Dalverme, un ometto secco che si muove velocemente nei suoi completi sgargianti… sfoggiando capelli nerissimi e curatissimi che svettano su una testa vuota da imbroglione (sì lui vende auto usate che sono, ovviamente, delle truffe), e su baffetti che fanno da accento a una “faccia da topo”; Matilde ha anche una madre… la Signora Dalverme, una donna grassa e troppo truccata, convinta  (a torto) del suo bell’aspetto e totalmente ignorante. Pensare che Matilde possa essere nata da questi due individui scortesi e superficiali fa assai impressione, contando anche il fatto che Matilde ha un fratello, Michele, che non ha assolutamente le qualità della sorella, e forse per questo non viene maltrattato così crudelmente come la piccola… probabilmente Michele non è per i Dalverme un paragone così doloroso per la loro scarsa qualità da esseri umani, come lo è Matilde.

Matilde dopo la risposta ovviamente scortese datagli dai genitori alla richiesta di avere un libro, come sempre fa da sola: inizia ad andare in biblioteca (appunto da sola), tutti i giorni, ed ha solo quattro anni. La Signora Felpa, la bibliotecaria, è stupita e intenerita da quella piccola figura che in pochissimo tempo legge tutti i libri per bambini… e arriva ben presto a leggere una lista di classici che pochi in vita possono dire di aver letto. La bibliotecaria come primo libro “da grandi” porge a Matilde Grandi Speranze di Charles Dickens; la piccola adora Dickens, e non si può certo dire che sia un caso. In questa storia, come in altre di Dahl, non si possono non riscontrare delle similitudini con Dickens: i bambini oppressi; gli adulti sciocchi, violenti o incapaci di provvedere ai propri figli… il riscatto dei bambini… e l’aiuto di qualche fenomeno soprannaturale e di qualche personaggio dal cuore d’oro per rimettere le cose a posto, anzi per far volgere la storia e la vita dei protagonisti a un livello di redenzione.

Matilde viene mandata a scuola un anno in ritardo (i genitori si erano dimenticati di iscriverla); una volta arrivata in classe la Signorina Dolcemiele, la maestra, viene subito a conoscenza, per caso, delle straordinarie doti di Matilde… tra le due nasce un rapporto speciale, e i compagni di Matilde non sembrano infastiditi da una coetanea così “avanti” nelle capacità. Matilde è tremendamente umile e tutto sembra essere un perfetto quadretto… ma il dramma non erano i Dalverme… il vero dramma è la direttrice della scuola, la Signorina Spezzindue: una donna violenta che odia i bambini, e ben più pericolosa dei genitori di Matilde. La Spezzindue ha anche a che fare con la malinconia che pervade l’esile figura della Signorina Dolcemiele… i motivi si scopriranno grazie alla perspicacia di Matilde e al suo speciale rapporto con la maestra. È proprio in classe che Matilde inizierà a manifestare dei poteri, oserei dire pericolosi… ma questi poteri saranno la chiave per la risoluzione dei drammi umani di questa storia. Ciò che fa la differenza è sempre il cuore delle persone, che scelgono se perpetrare il bene o il male. Matilde prima della manifestazione dei suoi poteri aveva già iniziato a vendicarsi dei suoi genitori… con piccoli scherzi innocenti… Matilde è convinta che chi è cattivo la debba pagare. In realtà i suoi scherzi sono solo il preludio a ciò che l’intelligenza della piccola può escogitare e poi far scaturire dalla sua mente eccelsa così vessata da un molto scialbo, materialista e crudele.

Tranquilli… non morirà nessuno, se non ricordo male. O forse qualcuno è morto, in passato, in circostanze fin troppo misteriose. Ora non potete far altro che aprire questo libro… Roald Dahl è uno slogan vivente alla lettura, come la sua piccola Matilde.

Poi vi svelerò qualche aneddoto gustoso su questo autore… ma nell’altra sezione del Blog, e non ora.


L’ILLUSTRATORE QUENTIN BLAKE

Mi preme citare l’illustratore che ha contribuito, in un modo assai speciale, alla fortuna delle storie di Dahl: Quentin Blake.

Ph. Francesca Lucidi 
Immagine dalla bandella posteriore della sovraccoperta dell'edizione Salani
Quentin, insuperabile illustratore, scrittore e disegnatore britannico, nasce nel 1932. Inizia la carriera da disegnatore a soli 16 anni per il giornale Punch. Si laurea in letteratura inglese al Downing College dell’Università di Cambrigde nel 1956, per conseguire poi un Master all’Insitute of Education. Famoso per aver illustrato i libri di Roald Dahl, ha illustrato in realtà più di trecento libri, anche i suoi. Nel 2002 vince il Premio Hans Christian Andersen per il suo contributo alla letteratura per l’infanzia. Nel 2005 viene nominato Commendatore dell’Impero Britannico per i servizi alla letteratura per l’Infanzia. Ancora attivissimo nonostante l’età… potete scoprire il suo modo di lavorare e persino fare un giro nel suo studio… basta andare sul sito dell’illustratore al link https://www.quentinblake.com/.

Per i trent’anni di Matilde disegna una copertina che ritrae la bimba divenuta ormai donna e direttrice della British Library. È davvero emozionate vedere la nostra piccola eroina felice tra i suoi amati libri… e ormai in un posto dove possa riconoscersi ed essere “riconosciuta”.



LA LISTA DEI LIBRI LETTI DA MATILDE IN BIBLIOTECA

 A soli quattro anni (e tre mesi), Matilde legge la seguente lista di libri per adulti; potete divertivi a confrontare le vostre letture passate o in corso… e magari giocare con lei in una gara di lettura che come vincita ha il nutrimento del vostro cuore e della vostra anima.



Il FILM

Dal libro Matilde di Roald Dahl è stato tratto il film Matilda sei Mitica! del 1996.

Con la regia di Denny DeVito e l’interpretazione di Matilde da parte della giovane attrice Mara Elizabeth Wilson, già nota negli anni novanta per il suo ruolo nel film Mrs. Doubtfire (1993), la storia di Dahl assume dei connotati meravigliosi. Con DeVito nei panni di Harry Wormwood (il Singnor Dalverme)… tutto diviene una parabola coloratissima e rumorosa. Nel film le fisionomie dei genitori di Matilde rispetto al libro vengono invertite, e grazie agli attori la scelta diviene credibile ed efficace. I colori… beh parlando di colori sono proprio questi ultimi a connotare ambienti e personaggi. Dagli accecanti toni dei vestiti e dell’arredamento riferibile alla famiglia Wormwood, ai colori pastello che circondano la dolce Matilda, fino agli orribili grigi e marroni che connotano la Signorina Trinciabue (trasposizione della Signorina Spezzindue), e la sua inquietante scuola. Tutto diviene grigio intorno ai cuori aridi… ma tutto viene illuminato dai disegni dei bimbi, così protetti e nascosti dalla Signorina Honey (trasposizione della Signorina Dolcemiele), alla vista della terribile preside. I poteri di Matilda divengono assai più inquietanti nella narrazione cinematografica: tutto è movimentato e molto più spaventoso rispetto al libro, anche perché rispetto a una narrazione scritta che debba assecondare la capacità di lettura di un bambino, e una certa brevità auspicabile per il suddetto motivo, il film si prolunga nell’esaltazione della straordinaria potenza della mente di Matilde. Alcuni tempi sono dilatati; in un primo momento la bimba non riesce neanche a mostrare alla Signorina Honey i suoi poteri, e anche i Wormwood sono magistralmente presentati attraverso i loro gesti quotidiani che vanno dall’ossessività per il cibo, per la cura dell’aspetto (con pessimi risultati)… fino alla loro Tv-dipendenza. Anche gli agenti che sorvegliano le attività illecite del Signor Wormwood sono personaggi assai esilaranti. Tutto è fiaba, con accenti gotici (grazie al maniero occupato illecitamente dalla Signorina Trinciabue), e con richiami a un certo cinema “anni novanta” pieno di eccessi ed esilaranti questioni assurde e misteriose: pensiamo alla scia delle storie di fantasmi; ai travestimenti e agli equivoci di decine di film che riscuotono ancora oggi molto successo… per non parlare dei protagonisti “bambini” che rivestirono un ruolo primario.  Ricordiamo a tale proposito il film Mamma ho perso  l’aereo, Mrs. Doubtfire (appunto); i numerosi film interpretati dalle Gemelle Olsen o dallo stesso Macaulay Culkin. Da non dimenticare gli importanti precursori del genere fantastico per l’infanzia, che però ancora oggi ossessionano noi adulti: i protagonisti del film I Goonies del 1985. Molti altri si potrebbero citare… per ora v’invito a unire l’esperienza letteraria “Matilde” con la visione del film, non resterete delusi!








venerdì 31 gennaio 2020

“Buona sera. Tua madre probabilmente merita di morire.”, il romanzo GLI INCUBI DI HAZEL

Per un gotico contemporaneo e fiabesco: 
GLI INCUBI DI HAZEL 

UNA STORIA PER BAMBINI? O L'ESPERIENZA DI UN INCONSCIO QUALSIASI?

“Le persone che ammazzano altre persone sono tantissime. Lo hanno sempre fatto, per tutta la storia dell’umanità […] Questo libro dice perché.”
  

“Buona sera. Tua madre probabilmente merita di morire.”, così inizia Gli incubi di Hazel. Nessuno si aspetterebbe che un incipit ci possa propinare una sentenza così frettolosa e sommaria, eppure l’autore qui non usa mezzi termini. Il nostro inconscio e la nostra parte “mostruosa” vengono così spiattellati con crudele genuinità: non possiamo mentire all’autore, non possiamo più nasconderci dietro le maschere sociali.

Questo strano autore è il giovane Leander Deeny, nato nel 1980 e di origini irlandesi. Ha vissuto a New York, e in Inghilterra dove ha frequentato l’Università di Oxford e la London Academy of Music Art, non terminando però gli studi. Il suo primo e unico romanzo, per ora, ha riscosso un grande successo… nonostante ci dica, a tutti, che la nostra madre merita di morire. Una mente assai interessante, visionaria e sadica… sicuramente dispettosa e gotica in un modo ironico, cinico ma profondamente intriso di una bontà così umana da essere chiaroscurata tra le incertezze, le debolezze e le perversioni. Deeny è sincero, e questo ci deve andare bene se vogliamo godere delle sue parole.
Lui ci parla di Hazel, sì una “nocciolina” che nocciolina non è… dato che è una bambina di dieci anni piuttosto burbera; dai ragionamenti adulti e infantili al contempo… sa quello che vuole ma soprattutto, e categoricamente, ciò che non vuole. La piccola viene mandata dai genitori dalla Zia Eugenia: una tipa assai odiosa e spocchiosa. Lady Eugenia Pequierde non sopporta alcun essere vivente: l’ultima volta che ha visto Hazel gli ha rovinato il Natale e gli ha ripetuto assai troppo spesso quanto fosse stupida… e di quanto probabilmente non avesse degli amici… insomma la classica persona frustrata che mette il dito nelle nostre piaghe con gusto. Hazel infatti non ha amici, è forse un po’ viziata dai genitori… ma solamente perché il piccolo dispotismo di Hazel li sfinisce. Lei non vuole assolutamente andare dalla zia; i genitori vogliono assolutamente andare in Egitto. Hazel finisce, quindi, dopo una sequela di capricci e proteste inverosimili (assai esilaranti ed espresse attraverso paragoni assurdi, che volevano mostrare alla mamma quanto Hazel avrebbe preferito qualunque tortura a tre settimane dalla terribile Eugenia). Il maniero dei Pequierde è in rovina: dopo la morte del marito di Eugenia, il quale era il vero detentore di titolo nobiliare e patrimonio, tutto è allo stato di abbandono, anche perché Lord Pequierde scommetteva molto in qualsiasi assurda scommessa, e perdeva sempre. La sua morte nella fossa delle tigri allo zoo sembra quasi la punizione per una scommessa persa… ma proprio questa morte sarà poi il motore di molte brutte cose pensate e fatte all’interno del romanzo, da diversi personaggi. Hazel trova in questa casa piena di funghi, muffe, puzze e segni di tazze di tea ovunque, Zia Eugenia e il figlio Isambard… un bambino, a detta della madre, molto intelligente e ligio allo studio che vive isolato in una delle torri del maniero: appartenente ubbidiente e silenzioso, molto amichevole con Hazel e assolutamente succube della madre, merita pena e compassione… ma piano piano insinua un senso di inquietudine che avrà le sue ragioni verso la fine della storia. Oltre a questi due personaggi ,dai capelli improponibili, troviamo la governante Dungeon, lo pseudo maggiordomo Pude, il giardiniere Boynce: tutti assolutamente inadeguati nelle loro mansioni, e ormai probabilmente diventati stupidi dopo esserselo sentito dire così tante volte dalla crudele Eugenia. In quella casa tutto ha un cattivo odore, non c’è la tv; i sughi di carne, di cui è ossessionata la Signora Dungeon, infestano gli stomaci di tutti… e il cavolo bollito è l’unica alternativa a quel sapore pesante e insostenibile.

Hazel subisce, Hazel odia Eugenia sempre di più… “Noce”, “Nocciola”, “Mandorla” – come viene chiamata apposta o per follia dalla zietta –  a un certo punto incontra tre incubi. Di chi sono? E soprattutto cosa faranno mai a una bambina di dieci anni che è piombata nel loro bivacco interrompendo sonnellini e mangiate di biscotti.
Ah non vi ho detto che quella proprietà ha uno strano alone di fumo di sigaretta tutto intorno: le anatre fumano; dopotutto il cane ha la testa di legno e i due maiali sono cucini insieme… chi non sarebbe talmente stressato da fumare troppo.
Il tutto è magistralmente contornato da sprazzi di illustrazioni, di David Roberts,  a ogni inizio capitolo; e da “aperture” nei fogli di guardia di inizio e fine libro; non ne posso parlare, dovete vedere. Molte cose qui debbono essere viste per essere credute.
La prima edizione è del 2008, l’edizione in foto risale al 2010 ed è della Newton Compton



Peccato non aver potuto acquistare altri libri di Deeny, anche perché credo sia impegnato a salvare il mondo: ha interpretato Capitan America versione magra e sfigata in “Capitan America. Il Primo Vendicatore”. Nulla da dire sulla tua carriera da attore… ma io avrei bisogno di un altro tuo libro, e forse di qualche altro incubo di cui poter essere regista.
“Non è facile fare amicizia. Anche se coloro con cui cerchi di fare amicizia non sono struzzi rana o gorillopardi o pitospini, o assassini o pazzi. La gente è complicata, sola, arrabbiata o ansiosa: è così e basta.
Ma devi provarci lo stesso. Per quanto la gente ti possa spaventare, devi decisamente cercare di conoscerla.
Perché i fifoni non piaccono a nessuno.”

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