Visualizzazione post con etichetta SEZIONE di STORIA e CULTURA. ARTICOLO num.2 - I FANTASMI DI CHARLES DICKENS TRA REALTÀ E SIMBOLO. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta SEZIONE di STORIA e CULTURA. ARTICOLO num.2 - I FANTASMI DI CHARLES DICKENS TRA REALTÀ E SIMBOLO. Mostra tutti i post

venerdì 17 gennaio 2020

ARTICOLO num.2: I FANTASMI DI CHARLES DICKENS TRA REALTÀ E SIMBOLO

I FANTASMI DI CHARLES DICKENS TRA REALTÀ E SIMBOLO

UN CANTO DI NATALE

                                                                                     Ph. Francesca Lucidi
In foto l'edizione Newton Compton dei RACCONTI DI NATALE, contenente Un Canto di Natale, Le Campane, Il Grillo del Focolare, La Battaglia della Vita e Il Patto col Fantasma.

Una delle letture tipiche del periodo natalizio è Un Canto di Natale  (A Christmas Carol, in Prose. Being a Ghost-Story of Christmas) di Charles Dickens. La storia è quella, primamente indigesta, dell’avaro Ebenezer Scrooge, che subisce l’apparizione dell’inquieto fantasma del  suo socio in affari Jacob Marley, morto sette anni prima proprio alla Vigilia di Natale, il quale gli preannuncia la visita di tre spettri che Scrooge deve seguire pena la maledizione irrimediabile della sua anima nera e avvizzita… e forse “morta come un chiodo di porta”. 

Henri Christiaan Pieck (19 April 1895, Den Helder – 12 January 1972, The Hague)
                                                                  
In questa storia su cui non voglio anticiparvi nulla, anche se molti ne conoscono lo svolgimento… spicca anche la vita quotidiana della famiglia del mal pagato impiegato di Ebenezer ScroogeBob Cratchit.
La povertà e la ricchezza d’animo di questo nucleo familiare si contrappone all’avarizia e alla disumanità del protagonista di questa storia dai toni gotici, intrisa della critica sociale che per Dickens fu la materia prima da cui trarre le sue storie tormentate, oscure ma rischiarate dal riscatto e dalla morale più luminosa e positiva. Dickens trasse dalla sua stessa esperienza personale la veemenza con la quale raccontò le sue storie.
John Dickens, il padre di Charles, fu rinchiuso per debiti alla Marshalsea dal febbraio al maggio del 1824, quando lo scrittore aveva solo 12 anni. Tutta la famiglia si spostò dal quartiere popolare di Camden Town (quartiere dove vive anche la famgilia Cratchit) direttamente alla prigione; tranne Charles che venne mandato a lavorare in una fabbrica di lucido da scarpe: la Warren’s Blacking Warehouse, e visse in una stanza con altri due ragazzi presso la struttura di una certa Mrs Roylace, sempre a Camden Town.
Dickens rimase profondamente scioccato da quell’esperienza e si impegnò tutta la vita per la difesa dei più poveri, e contro la “New Poor Law” (1834) che non faceva altro che trasformare i poveri in schiavi a buon mercato, intrappolati nelle “Case di Lavoro” dove ricevevano poco cibo e nessuna assistenza. Dickens definì lo stato come “Un genitore cattivo e negligente nei confronti dei più poveri”… i poveri che Dickens andò a visitare più volte anche presso le scarse strutture “scolastiche”per i ceti meno abbienti.
Un Canto di Natale fu un successo clamoroso e vendette seimila copie in soli cinque giorni (fu pronto per l’acquisto e la vendita il 19 dicembre 1843). Dickens impiegò solo sei settimane per la stesura, e i manoscritti presentano una stesura di getto zeppa di note a margine. La verve con la quale lo scrittore ci catapulta tra le strade gelide della prima Londra industriale si evince in ogni passo… le sequenze descrittive ci portano a vestire i panni della GENTE di Londra, ad annusare i cibi portati a cuocere nelle botteghe per il Natale; a vivere i sentimenti puri e genuini della gente semplice e povera… ma ricca di ciò che a Scrooge manca da molto tempo. La semplicità è nei cuori dei personaggi di Dickens, la complessità è nelle metafore e nelle evocazioni vivide e violente… nella durezza della cruda quotidianità di un popolo dimenticato e sul quale Dickens scommette la salvezza… non solo dell’animo dello spietato Scrooge.
Le tragiche condizioni dei lavoratori della Londra del tempo, sono testimoniate dal rinvenimento di cento scheletri durante uno scavo nel parcheggio di New Covent Garden; già parzialmente epurato da altri scavi negli anni sessanta, finalizzati allo spostamento del mercato dal centro della città alla zona sud-ovest. Nel sito del mercato in passato vi era un cimitero, il quale era adiacente alla Chiesa di San Giorgio a Martire. Tra i resti ne furono rinvenuti numerosi associabili bambini e ragazzi. Ogni individuo era morto a causa di una vita molto dura, disumana: infezioni, violenze, sifilide endemica… tutto a testimoniare quanto ciò che Dickens racconta nei suoi scritti sia stato realmente un racconto horror… ma purtroppo tutt’altro che inventato.
La stessa prigione dove fu rinchiuso il padre dello scrittore è tristemente nota per le condizioni in cui vivevano i prigionieri: chi non poteva permettersi di pagare i servizi era condannato a una morte per stenti ( la prigione era a gestione privata, come tutte le prigioni della Londra del XIX secolo).
Il grande successo di Un Canto di Natale non è casuale… Dickens è definito uno scrittore “generoso”, non solo per il suo stile… ma probabilmente per l’amore che circondò ogni sua opera. Nonostante il numero delle vendite del racconto, Dickens in proporzione non guadagnò moltissimo: vendette le copie a soli 5 penny, nonostante l’edizione da lui scelta fosse molto costosa. Ogni volume aveva una copertina in velluto e una carta color salmone con incisioni decorate.
La grande passione dello scrittore era ed è assolutamente contagiosa: fu famoso anche per le letture pubbliche delle sue opere, in cui riusciva a impersonare ogni soggetto… probabilmente perché ogni personaggio ha una base reale che è divertente andare a cercare seguendo i suoi indizi, e anche gli eventi della sua vita privata.
Ma su questo forse torneremo…
“E CHE DIO CI BENEDICA TUTTI QUANTI!”

Scrivania utilizzata da C. Dickens per le sue letture pubblice.Dal Web.