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mercoledì 28 ottobre 2020

FANTASMI DA ASPORTO di Eva Ibbotson

 IL VALORE DELLA VITA CELEBRATO TRA FANTASMI, ATMOSFERE URBANE E LUOGHI SPICCATAMENTE GOTICI

NOTIZIE SULL’AUTRICE

Il suo vero nome era Maria Michelle Wiesner. Nacque a Vienna nel 1925, ma la famiglia fuggì a Londra a causa dell’avvento del nazismo. I genitori erano divorziati, e Maria viaggiò attraverso l’Europa per spostarsi da un genitore all’altro.

Maria scriveva, scriveva tanto e di famiglie felici e stabili; lei non ne aveva una.

Venne istruita in Inghilterra in una scuola “alternativa”. Ella visse con insofferenza l’istruzione: passava le ore di inglese a scrivere e quelle di matematica a piangere. Tutti incitavano alla libertà ma lei voleva qualcuno che le donasse una qualche normalità, un ordine.

Tanto era grande il mio desiderio di normalità che saltavo in piedi e pregavo: «Non ditemi che posso fare quello che voglio, ma quello che devo fare!»

Maria creò una sua famiglia… e non smise di inventare storie. I suoi familiari, così originali, si tramutarono in mostri e streghe e personaggi straordinari, che popolavano i racconti che l’autrice raccontava ai propri figli. Da lì nacquero mondi fantastici e strabilianti vicende crudeli e al contempo poetiche.

Eva Ibbotson morì il 20 ottobre 2010, nella sua casa di Newcastle.

FANTASMI DA ASPORTO

Ph Francesca Lucidi

INFORMAZIONI E CENNI SULLA TRAMA

Il romanzo della Ibbotson risale al 1997, io mi sono armata dell’edizione Salani del 2011.

La storia si svolge lungo 165 pagine, il formato in mio possesso è piccolo e bellissimo… un vero tesoro da tenere stretto sotto le coperte in una serata piovosa. La lettura è resa ancora più piacevole grazie alle illustrazioni di Kerstin Meyer, nere e bianche, spaventose e dai tratti esagerati che fanno anche scappar fuori un sorriso, seppur corredato da brividi.

Già dal frontespizio ci accoglie un piede brutto con intenti poco democratici: “Schiaccerò Sotto I Piedi I Miei Nemici”. Sì, così recita lo stemma della famiglia Snodde-Brittle, di cui possiamo ammirare l’albero genealogico dai nomi e dai tratti niente affatto rassicuranti. Pochi di loro hanno fatto una bella fine, anzi, possiamo dire nessuno. Se osserviamo bene, a un certo punto vediamo l’altisonante cognome, che suona in bocca pastoso e ingombrante, interrompersi. Non sappiamo perché, ma da generazioni di disgraziati morti molto male, da quello che possiamo capire dalle illustrazioni che corredano la genealogia Snodde-Brittle, spunta in calce una figuretta esile: Oliver, solo “Oliver”.

Dai secoli di storia di chi doveva schiacciare la qualunque, ma che è rimasto a sua volta assai schiacciato, ecco che ci troviamo a leggere di una brava famiglia: i Wilkinson.

Siamo in Inghilterra, c’è la Seconda Guerra Mondiale. Gli aerei nemici si stanno avvicinando, si avverte il loro minaccioso rombo fin dentro le stanze della bella e accogliente casa della famiglia Wilkinson: Villa Serena.

Maud si prepara, come anche sua madre, un’anziana signora sempre armata di un pericoloso ombrello. Henry, l’uomo di casa, un dentista, entra di corsa e inizia a infilarsi la sua divisa della Guardia Nazionale: il corpo di soldati part-time che dopo il lavoro strisciano e sparano per imparare a difendere il proprio paese. Tra loro c’è anche il brufoloso Eric, un fiero scout tredicenne con il mal d’amore.

Tutti si stanno attrezzando per andare nel rifugio situato in fondo al giardino; però le cose necessarie da prendere sono tante: il lavoro a maglia, la gabbia del pappagallino… il VELENO.

“La nonna prese il suo ombrello e la scatola della maschera antigas che però non conteneva la maschera antigas ma un flaconcino con su scritto VELENO, che la nonna aveva intenzione di bere in caso di invasione per non cadere in mano al nemico.”

Parte della famiglia è anche Trixie, la timida sorella di Maud. Una creatura assai ansiosa Trixie: a lei capitava sempre qualcosa di brutto, e pare non esser mai a suo agio, neanche in quel concitato momento. Trixie è avvolta nella bandiera inglese perché sta preparando il costume da indossare nella recita indetta dal Circolo delle Donne per gli eroici soldati. È una bella responsabilità dover interpretare lo Spirito della Britannia.

Maud pensa a Trixie e inzia a salire le scale, ma una bomba cade su Villa Serena…

“e chi s’è visto s’è visto.”

Potremmo pensare che la storia di questa famiglia inserita lì, senza apparente motivo dopo che ci siamo sorbiti graficamente le sorti della casata degli Snodde-Brittle, finisca lì; in realtà, la storia della famiglia Wilkinson inizia proprio dalla loro morte: dopo il grande botto, il grande colpo di essere diventati fantasmi. Sconcerto, timore, disperazione. Henry, il dentista membro della Guardia Nazionale, prende in mano la questione:

“Faremo come prima, Maud […]

Vivremo una vita onesta e serviremo il nostro paese.”

Stare insieme è già una grande gioia… ma ciò non è del tutto vero: Trixie non c’è.

Dobbiamo subito abituarci a una cosa, beh… al fatto che non tutte le persone diventano fantasmi, come non tutti gli animali. Non si sa perché.

Dal bovindo di Villa Serena a un negozio di mutande dai nomi equivoci. Come è potuto accadere? Quando si è fantasmi il tempo scorre lentamente, mentre il mondo va avanti, corre, ricostruisce. A un corpo fatto di ectoplasma bastano anche amabili mura diroccate, ma non è piacevole quando le persone ti passano attraverso o dicono brutte parole come “esorcismo”.

Nessuno avrebbe immaginato che Londra fosse così piena di fantasmi. I Wilkinson non lo pensano e si ritrovano in una città pullulante di cavalieri morti in battaglia, corridori stroncati dal troppo correre, ragazze straniere portate all’altro mondo da uno “sciocco” incidente avvenuto dopo una festa. Passato e presente si incontrano in un affollato mondo di fantasmi vagabondi. La Seconda Guerra Mondiale aveva fatto impennare la popolazione ectoplasmatica; adesso, dopo quindici anni… ecco le mutande. Sempre meglio del negozio di calli che ti fa sentire addosso mille malanni, come è accaduto al tedesco che pare tanto interessare alla nonna.

Prima della partenza per Londra la famiglia si è anche allargata: i Wilkinson trovano un timido fiore vittoriano senza la scarpina, la piccola Adotta; almeno così la chiamano i suoi nuovi mamma e papà, Maud ed Henry.

Nel nostro mondo quasi non si può parlare di cimiteri, figuriamoci di adozione di anime, di fantasmi.

Qualcuno, però, fiuta l’occasione, anche se è spinto dal più sincero sentimento amorevole.

Una famiglia senza casa incontrerà le sorti di un bambino senza famiglia. Beh, più o meno. Oliver credeva di non avere una famiglia, fino a che un brutto uomo con i denti gialli non va a strapparlo via dall’orfanotrofio più mal ridotto ma più pieno di amore di tutte le storie che abbiano mai nominato luoghi del genere. Penserete che sia una fortuna scoprire di avere un cognome importante, una grande eredità, una casa… una cugina. Niente di più sbagliato. Un cane a tre zampe può valere molto più di decide di stanze vuote e fredde. Credetemi, per Oliver, quelle stanze diventeranno ancora più buie, gelide e spaventose.

Uno sbaglio può essere il tocco del destino che cerca di mettersi in mezzo?

Una borsa da bagno, due malefici spiriti ingiuriosi grondanti di sangue, un lago maledetto; un maniero oscuro e zeppo di teste impagliate e cose inquietanti. E alcune lettere che non arrivano mai.

Eppure, la fortuna fa ampi giri prima di far vibrare le corde nella giusta armonia.

A volte i doni più grandi vengono a noi quando tiriamo fuori la testa dalle coperte e impariamo a non avere paura. La diversità non deve separare i cuori… e di certo delle suore non dovrebbero dover passare le giornate a sventolare rami di sorbo tra urla e lamenti, invece di pregare in silenzio.

La cosa che più indebolisce è la paura prolungata e indotta, non naturale; se ci si mette anche la solitudine… ecco che un armadio può contenere solo mostri e morte annunciata, o forse no.

Ph Francesca Lucidi

ANALISI E VIBRAZIONI

Un romanzo dalla scrittura avvincente: tratti di indicibile orrore esplicito, dolcezza, sensibilità spiccata; umorismo mai fuori posto, capacità di spostare l’occhio narrativo permettendoci di sentire sulla pelle le esperienze dei personaggi e gli stati d’animo, o d’ectoplasma.

Apprezzabilissima la varietà di ambientazioni che passano dalla provincia, al tessuto urbano, fino allo "stato gotico" con tutti i crismi.

Un arco temporale ampio che si dipana dalla Seconda Guerra Mondiale fino agli anni della viva ricostruzione manifestata in gallerie commerciali e consumi attivissimi. Un romanzo per ragazzi che utilizza un linguaggio raffinato e al contempo assai scherzoso, narrando di  temi importanti come la famiglia, la morte, la solitudine e il senso di colpa. Tra le epoche, vengono analizzate le migliori e le peggiori sfaccettature della mente, del cuore e dell’azione. Personaggi cattivi o afflitti, positivi o sbadatamente buoni.

La lettura è estremamente piacevole e invita alla riflessione tramite il racconto semplice della vita della gente, anche se questa gente, in realtà, non è più in vita. Nessuna scemaggine ma tratti di divertimento misti a commozione. Già dal titolo si intuisce la direzione dissacrante, ma mai sguaiata, badate bene.

Il valore della famiglia si esalta e diventa la spinta per la rinascita, per la rivincita. Gli eroi di questa storia sono imperfetti e per questo assolutamente credibili. Si parte dal reale, per passare attraverso eventi improbabili ma utilizzati come spunto per ragionare sull’altruismo, sul valore della “casa” intesa come luogo di protezione e proprietà non solo materiale ma sentimentale.

Riusciamo ad affezionarci a tutti, e impareremo anche il valore della pietà. La vita nell’altro mondo è presa come pretesto per riflettere sul valore dell’inconscio e della coscienza… che paiono indirizzare la nostra anima verso un destino eterno di cui ci troviamo artefici, se riusciamo a ricordare, fare ammenda, cambiare.

Tutti qui cambieranno abitazione, contesto, amici e condizione. L’importanza di questa storia sta nella ricamatura di un disegno assurdo che riesce a rendere chiari e forti i messaggi di speranza, forza e responsabilità personale. Da qualche parte ho letto, e parafraso, che un egoista batte un altruista… ma che un gruppo di egoisti non può nulla contro una comunità di altruisti.

Allora, che ognuno si metta nel suo cantuccio a riposare nella lettura di una storia di affetti, piatti cucinati male; accoglienza, dono, e coraggio di difendersi battendo la paura. Oliver riuscirà a controllare il suo respiro? Noi possiamo sperare di riuscire a guardare nel buio, senza farci consumare dai racconti di qualcuno… che vuole sfruttare i nostri timori e la nostra solitudine. CONTROLLO e UNIONE. Insieme si può!

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